Elena Duglioli: differenze tra le versioni
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Si diffuse anche (poco dopo il 1512) la leggenda che Elena sarebbe stata non figlia di un notaio bolognese bensì del sultano turco [[Maometto II]].
Il marito morì nel 1516 e Elena visse piamente una breve vedovanza, durante la quale scrisse l'unica sua operetta morale di cui si abbia notizia (''Brieve et
== Culto ==
La Duglioli ebbe fama di santità già in vita e ancora dopo la morte: Prospero Lambertini (poi [[papa Benedetto XIV]]) la cita nel suo ''De Servorum dei beatificatione'' come esempio di spontaneo culto popolare.
Il suo corpo è custodito in una cappella della chiesa di San Giovanni in Monte.<ref>{{Cita web |url=
[[Papa Leone XII]] ne autorizzò nel [[1828]] il culto come beata.<ref name=SB/> Materialmente, fu la [[congregazione dei Riti]] a emettere il decreto del 26 marzo 1828 che le riconobbe il titolo di beata sulla base dell'esistenza di un culto ''ab immemorabili''.
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