Storia del Veneto: differenze tra le versioni

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La '''storia del [[Veneto]]''' è in gran parte comune a quella della più vasta regione nota come [[Triveneto]] o Tre Venezie, nel Nord-est della penisola italiana, situata tra il confine del [[Mare Adriatico]] e tutta la catena delle [[Alpi Orientali]], che comprende [[Trentino-Alto Adige]], Veneto e [[Friuli-Venezia Giulia]].
 
La '''storia del Veneto''' è in parte comune a quella della più vasta regione nota come Triveneto o [[Tre Venezie]], nel Nord-est della [[penisola italiana]], situata tra il confine del [[Mare Adriatico]] e tutta la catena delle [[Alpi Orientali]], che comprende [[Trentino-Alto Adige]], Veneto e [[Friuli-Venezia Giulia]].
== Protostoria e Storia Antica ==
[[Immagine:Iron Age Italy.png|thumb|left|Il territorio occupato dai [[Paleoveneti]]]]
Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli [[Euganei]], fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei [[Paleoveneti|Veneti]]. [[Tito Livio]], nativo di [[Padova]], inizia la sua monumentale storia di [[Roma]] con il mito di [[Antenore]] che, fuggendo da [[Troia (Asia Minore)|Troia]] in fiamme e guidando un gruppo di Troiani e di Eneti, popolo alleato proveniente dalla [[Paflagonia]], giunge nell'attuale [[Golfo di Venezia]]. Nella terra estesa tra le [[Alpi]] e il [[mare Adriatico]], dopo aver scacciato gli Euganei, si insediano così queste genti che nel loro insieme si chiameranno [[Paleoveneti|Veneti]]. Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di [[Padova]]. Secondo una leggenda analoga [[Diomede (Tideo)|Diomede]] avrebbe fondato [[Adria]] mentre Clodio avrebbe fondato [[Chioggia]]. Sono comunque di certa origine venetica molte importanti città, quali [[Concordia]], [[Oderzo]] (fra le più antiche - IX-VIII sec. a.C.), [[Este]], [[Treviso]], [[Belluno]], [[Altino]], [[Vicenza]] e forse [[Verona]].
 
== Preistoria ==
La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l'esistenza di vari filoni dell'etnìa veneta, dalla [[Bretagna]], alla [[Lusazia]], fra [[Germania]] e [[Polonia]], all'[[Epiro]] in [[Grecia]], all'[[Asia Minore]]. Legati all'etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la [[Vindelicia]], regione corrispondente all'attuale [[Baviera]], Vindebona - l'attuale [[Vienna]]) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un'unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal [[Mar Baltico|Baltico]] all'Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei Campi delle Urne.
[[File:Iron Age Italy.png|thumb|left|Il territorio occupato dai [[Paleoveneti]]]]
[[File:Regio X Venetia et Istria.jpg|thumb|La [[Regio X Venetia et Histria]]]]
Il Veneto era abitato già nel'[[Epigravettiano|Epigravettiano finale]] (12.000 anni) come dimostrano i ritrovamenti del [[sito archeologico]] di [[ripari Villabruna]], dove è stata rinvenuta la sepoltura del cosiddetto [[cacciatore della Val Rosna]], noto per le ''pietre dipinte'', che formavano il suo corredo funerario, rilevante espressione della cultura artistico-religiosa dell'uomo preistorico.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=A. Broglio, A. Villabruna|anno=1991|titolo=Vita e morte di un cacciatore di 12.000 anni fa. Risultati preliminari degli scavi nei ripari Villabruna (Valle del Cismon, Val Rosna, Sovramonte, Belluno)|rivista=Odeo Olimpico|volume=|numero=}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.bellunopress.it/2014/01/19/reperti-archeologici-e-loro-collocazione-di-eugenio-padovan/|titolo=Reperti archeologici e loro collocazione}}</ref>
 
Uno studio [[Genetica|genetico]] comparato sul [[DNA antico]] di oltre 50 resti ossei ritrovati in Europa, ha individuato una serie di [[Cluster genico|cluster genici]], tra i quali il ''cluster di Villabruna'', dal nome del reperto genico più antico, il ''Cacciatore della Val Rosna'' ritrovato nei ''Ripari Villabruna''. Il cluster è caratterizzato dalla presenza dell'[[Aplogruppo R1b (Y-DNA)|aplogruppo R1b]], quello maggiormente presente dei moderni europei, di fatto la loro più antica testimonianza genetica in [[Europa occidentale]]. Il cluster rappresenta un elemento di discontinuità nella storia genetica europea, venendo a sostiuire, dopo l'[[ultimo massimo glaciale]], le precedenti popolazioni [[Magdaleniano|maddaleniane]] dell'Europa occidentale; orginatosi nell'arco alpino italiano durante l'epigravettiano, si ipotizza sia giunto in Italia dai Balcani<ref>{{Cita|titolo=Palaeogenomics of Upper Palaeolithic to Neolithic European hunter-gatherers||2023 Palaeogenomics}}</ref>.
Il processo di romanizzazione della ''Venetia'' è avvenuto in maniera graduale e senza traumi o conquiste ''manu militari'', dato che veneti e [[romani]] erano popoli alleati.
Le relazioni politico-militari con i romani iniziano nel III sec. a.C. : nel 225-222 veneti e [[cenomani]] stringono un'alleanza militare con Roma contro gli [[insubri]], i [[boi]] e i [[gesati]], fornendo secondo [[Polibio]] un contingente di 20.000 uomini. I galli saranno battuti nella storica [[Casteggio|battaglia di Clastidium]] nel 222. Nel 181 a.C. la deduzione della colonia latina di [[Aquileia]] comportò un rafforzamento dei tradizionali rapporti di collaborazione fra veneti e romani. Aquileia sorse al limite del territorio dei Veneti; nessuna colonia infatti venne mai fondata sul territorio dell'alleato veneto. Benché la regione fosse stata posta sotto il regime provinciale ([[provincia]] di [[Gallia Cisalpina]]), la romanizzazione delle élites locali continuò senza sosta. Dopo la guerra sociale nell’89 a.C. [[Gneo Pompeo Strabone]] promosse la [[lex Pompeia de Transpadanis]]. Tale legge concedeva lo [[Ius Latii]], il diritto del latini ai centri indigeni veneti. Tra le comunità che dovettero godere di questo privilegio fra ci furono, fra gli altri, [[Verona]], [[Vicenza]], [[Padova]], [[Feltre]] e [[Belluno]]. La completa integrazione delle comunità venete nell'orbe romano avvenne nel 49 a.C. con la concessione del plenum ius, cioè della piena cittadinanza romana, da parte di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]].
 
Al neoloitico risalgono i resti di un villaggio frequentato tra il IV e il III secolo a.C., al [[Molino Casarotto]] alle pendici dei Colli Berici in [[provincia di Vicenza]], che ha restituito diverso materiale [[Terracotta|fittile]], in parte attribuito alla [[cultura dei vasi a bocca quadrata]]<ref>{{Cita web|lingua=en|url=http://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchaeologicalProperty/0500590516|titolo=Fimon - Molino Casarotto (sito pluristratificato) Arcugnano,Neolitico|sito=catalogo.beniculturali.it|accesso=2025-10-14}}</ref>.
[[Immagine:Regio X Venetia et Istria.jpg|thumb|La [[Regio X Venetia et Histria]]]]
In epoca augustea il territorio dei veneti venne unificato e dotato di riconoscimento ufficiale con la creazione della [[Regio X Venetia et Histria]]. La città maggiore era [[Aquileia]], sebbene il concetto di 'capitale regionale' fosse estraneo alla pensiero istituzionale dell'Alto Impero. [[Diocleziano]] la trasformò in ''Provincia Venetiae et Histriae'', mantenendone i confini sostanzialmente inalterati.
 
== Storia antica ==
Nei primi secoli d.C. iniziò il processo di Cristianizzazione del Veneto. Centro di irradiamento della nuova religione fu [[Aquileia]], metropoli della Venezia endolagunare, in cui il [[Cristianesimo]] era giunto probabilmente per mare. Secondo la tradizione fu [[San Marco Evangelista]] a fondare la Chiesa di Aquileia, consacrandone vescovo [[Santi Ermacora e Fortunato|Sant'Ermagora]], martire sotto [[Nerone]]<ref>Secondo un'altra tradizione il martirio del vescovo Ermagora avvenne durante le persecuzioni avviate da [[Diocleziano]]. Nello stesso periodo venne condannata a morte a Padova [[Santa Giustina di Padova|Santa Giustina]]</ref>. Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzare [[Padova]], [[Asolo]], [[Vicenza]], [[Treviso]], [[Altino]] ed [[Este]]. All'evangelizzazione di [[Verona]] avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'[[Africa]] romana; africano è anche [[San Zeno vescovo|San Zeno]], patrono della città.
{{vedi anche|Veneti|Regio X Venetia et Histria}}
Insdediamenti successivi degli [[Euganei]], che in epoca protostorica fu occupato dal popolo dei [[Veneti]]. [[Tito Livio]], nativo di [[Padova]], inizia la sua monumentale storia di [[Roma]] con il mito di [[Antenore]] che, fuggendo da [[Troia]] in fiamme e guidando un gruppo di Troiani e di Eneti, popolo alleato proveniente dalla [[Paflagonia]], giunge nell'attuale [[Golfo di Venezia]]. Nella terra estesa tra le [[Alpi]] e il [[mare Adriatico]], dopo aver scacciato gli Euganei, si insediano così queste genti che nel loro insieme si chiameranno Veneti.
Antenore stesso sarebbe stato il fondatore di [[Padova]]. Secondo una leggenda analoga [[Diomede]] avrebbe fondato [[Adria]] mentre Clodio avrebbe fondato [[Chioggia]]. Sono comunque di certa origine rigoni molte importanti città, quali [[Concordia Sagittaria|Concordia]], [[Oderzo]] (fra le più antiche - IX-VIII secolo a.C.), [[Este]], [[Treviso]], [[Belluno]], [[Altino (città romana)|Altino]], [[Vicenza]] e forse [[Verona]].
 
Il primo ripetuto storico dove si attesta la presenza dei Veneti è sulla [[Stele di Isola Vicentina]] dove è presente l'incisione ''Venetkens'', aggettivo derivato dal nome della popolazione stessa.
== Storia Medievale==
=== Dal V all'XI secolo - La rottura dell'unità territoriale veneta ===
Le prime infiltrazioni di tribù germaniche nel territorio della regione ebbero luogo già nel 168-169 d.C. con il saccheggio di [[Oderzo]] ad opera dei [[Quadi]] e dei [[Marcomanni]]. Fu tuttavia a partire dal V sec. d.C. che le incursioni si fecero ripetute e più devastanti (''[[Goti]]'', ''[[Eruli]]'', ''[[Unni]]''). Ciononostante, il quadro regionale restava ancora sostanzialmente unitario; lingua, scrittura, istituzioni, tecniche agricole e manifatturiere, pur indebolite, sopravvissero all'impatto di questa ondata barbarica <ref>Da [[Cassiodoro]], funzionario romano al servizio del re goto [[Teodorico il Grande|Teodorico]], sappiamo che nelle ''Venetiae'' sussisteva una classe di proprietari agricoli e che il sovrano si preoccupò di restaurare le [[Terme Euganee]], di abbellire e fortificare [[Verona]] e di mantenere efficiente la rete di comunicazioni viaria e fluviale. Dall'epistolario di Cassiodoro apprendiamo inoltre che già in epoca gota [[488]]-[[553]] d.C., una sparsa popolazione risiedeva stabilmente nello spazio anfibio delle lagune venete, traendo di che sopravvivere dalla pesca e dallo sfruttamento delle saline.</ref>.
 
La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l'esistenza di vari filoni dell'etnìa veneta, dalla [[Bretagna]], alla [[Lusazia]], fra [[Germania]] e [[Polonia]], all'[[Epiro]] in [[Grecia]], all'[[Anatolia]]. Legati all'etnico veneto sarebbero diversi toponimi (ad es. la [[Vindelicia]], regione corrispondente all'attuale [[Baviera]], Vindebona - l'attuale [[Vienna]]) e i nomi attribuiti a popoli di origine slava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi, sarebbero queste testimonianze di un'unica civiltà indoeuropea che si estendeva dal [[Mar Baltico|Baltico]] all'Adriatico, riconducibile ai cosiddetti popoli dei [[Cultura dei campi di urne|Campi delle Urne]].
Fu solo a partire dal [[568|568 d.C]], con la ben più formidabile e corposa fiumana dei ''[[Longobardi]]'' - invasione descritta da [[Paolo Diacono]] nella sua ''[[Historia Langobardorum]]'' - che iniziò a crearsi (tra il [[VI secolo|VI]] e l'[[VIII secolo]]) una divisione sempre più netta tra la ''Venetia'' continentale, sotto il dominio longobardo e la ''[[Venetia maritima]]'' dipendente dall'[[Impero bizantino]] e dall'[[Esarcato di Ravenna]]. Gran parte delle popolazioni e le autorità religiose si trasferirono dalle città dell'interno ai centri lagunari ([[Grado (GO)|Grado]], [[Caorle]], [[Eraclea]], [[Torcello]], [[Malamocco]], [[Olivolo]], [[Chioggia]], oltre alle oggi scomparse [[Ammiana]] e [[Costanziaco]]).
 
Il processo di romanizzazione della ''Venetia'' è avvenuto in maniera graduale e senza traumi o conquiste dato che veneti e romani erano popoli alleati. Le relazioni politico-militari con i romani iniziano nel III secolo a.C. : nel 225-222 veneti e [[cenomani]] stringono un'alleanza militare con Roma contro gli [[insubri]], i [[boi]] e i [[gesati]], fornendo secondo [[Polibio]] un contingente di 20.000 uomini. I galli saranno battuti nella storica [[battaglia di Clastidium]] nel 222. Nel 181 a.C. la deduzione della [[colonia latina]] di [[Aquileia]] comportò un rafforzamento dei tradizionali rapporti di collaborazione fra veneti e romani. Aquileia sorse al limite del territorio dei Veneti;{{citazione necessaria|nessuna colonia infatti venne mai fondata sul territorio dell'alleato veneto. }} Benché la regione fosse stata posta sotto il regime provinciale ([[provincia]] di [[Gallia Cisalpina]]), la romanizzazione delle élite locali continuò senza sosta. Dopo la guerra sociale nell'89 a.C. [[Gneo Pompeo Strabone]] promosse la [[lex Pompeia de Transpadanis]]. Tale legge concedeva lo [[Ius Latii]], il diritto del latino ai centri indigeni veneti. Tra le comunità che dovettero godere di questo privilegio ci furono, fra gli altri, [[Verona]], [[Vicenza]], [[Padova]], [[Feltre]] e [[Belluno]]. La completa integrazione delle comunità venete nell'orbe romano avvenne nel 49 a.C. con la concessione del [[plenum ius]], cioè della piena cittadinanza romana, da parte di [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]].
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In epoca augustea il territorio dei veneti venne unificato e dotato di riconoscimento ufficiale con la creazione della [[Regio X Venetia et Histria]]. La città maggiore era [[Aquileia]], sebbene il concetto di 'capitale regionale' fosse estraneo alla pensiero istituzionale dell'Alto Impero. [[Diocleziano]] la trasformò in ''Provincia Venetiae et Histriae'', mantenendone i confini sostanzialmente inalterati.
! La fondazione di Venezia e la festa del popolo veneto
 
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Nei primi secoli d.C. iniziò il processo di Cristianizzazione del Veneto. Centro di irradiamento della nuova religione fu [[Aquileia]], metropoli della Venezia endolagunare, in cui il [[Cristianesimo]] era giunto probabilmente per mare. Secondo la tradizione fu [[San Marco Evangelista]] a fondare la Chiesa di Aquileia, consacrandone vescovo [[Ermagora e Fortunato|Sant'Ermagora]], martire sotto [[Nerone]]<ref>Secondo un'altra tradizione il martirio del vescovo Ermagora avvenne durante le persecuzioni avviate da [[Diocleziano]]. Nello stesso periodo venne condannata a morte a Padova [[Giustina di Padova|Santa Giustina]]</ref>. Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzare [[Padova]], [[Asolo]], [[Vicenza]], [[Treviso]], [[Altino (città romana)|Altino]] ed [[Este]]. All'evangelizzazione di [[Verona]] avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'[[Africa]] romana; africano è anche [[Zeno di Verona|San Zeno]], patrono della città.
| Secondo la leggenda Venezia fu fondata il '''[[25 marzo]] [[421]]'''. Marin Sanudo, nel ''De origine, situ et magistratibus Urbis Venetiae'' riporta che ''"Venezia fo comenzada a edificar ... del 421, adì 25 marzo in zorno di Venere circha l'hora di nona ascendendo, come nella figura astrologica apar, gradi 25 del segno del Cancro. Nel qual zorno ''ut divinae testantur litterae'' fo formato el primo homo Adam nel principio del mondo per le mano di Dio; ancora in ditto zorno la verzene Maria fo annunciada dall'angelo Cabriel, et etiam il fiol de Dio, Christo Giesù, nel suo immacolato ventre miraculose introe, et secondo l'opinione theologica fo in quel medesmo zorno da Zudei crucefisso"''. Secondo un'altra tradizione, di origine padovana, la città fu fondata da tre consoli inviati da Padova, facendo consacrare la chiesa di [[San Giacomo]] in [[Rialto]]. La storia ufficiale della Serenissima venne datata dal 421, mentre l'inizio del calendario civile fu fissata nel mese di marzo, ma per comodità, il capodanno fu anticipato al primo marzo ([[Capodanno veneziano|Capodanno Veneto]]); per evitare confusioni, nei documenti internazionali, le date che facevano riferimento al calendario veneto venivano indicate con ''m.v.'' (''more veneto''). Riconoscendo l'importanza di questo evento nella storia veneta, e la partecipazione corale alla fondazione della propria capitale storica, il Consiglio Regionale ha deciso di istituire il 25 marzo quale festa del popolo veneto.
 
== Storia medievale ==
=== Alto Medioevo ===
==== Invasioni barbariche e caduta dell'Impero d'Occidente ====
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! La fondazione di Venezia
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| Secondo la tradizione la [[fondazione di Venezia]] viene fatta risalire al '''25 marzo [[421]]'''. Marin Sanudo, nel ''De origine, situ et magistratibus Urbis Venetiae'' riporta che ''"Venezia fo comenzada a edificar... del 421, adì 25 marzo in zorno di Venere circha l'hora di nona ascendendo, come nella figura astrologica apar, gradi 25 del segno del Cancro. Nel qual zorno ''ut divinae testantur litterae'' fo formato el primo homo Adam nel principio del mondo per le mano di Dio; ancora in ditto zorno la verzene Maria fo annunciada dall'angelo Cabriel, et etiam il fiol de Dio, Christo Giesù, nel suo immacolato ventre miraculose introe, et secondo l'opinione theologica fo in quel medesmo zorno da Zudei crucefisso"''. Secondo un'altra tradizione, di origine padovana, la città fu fondata da tre consoli inviati da Padova, facendo consacrare la [[Chiesa di San Giacomo di Rialto|chiesa di San Giacomo in Rialto]], anche se la datazione della chiesa e delle sue fondamenta fanno cadere questa leggenda. La storia ufficiale della Serenissima venne datata dal 421, mentre l'inizio del calendario civile fu fissato nel mese di marzo, ma per comodità, il capodanno fu anticipato al primo marzo ([[Capodanno veneziano|Capodanno Veneto]]); per evitare confusioni, nei documenti internazionali, le date che facevano riferimento al calendario veneto venivano indicate con ''m.v.'' (''more veneto'').
|}
Le prime infiltrazioni di [[tribù germaniche]] nel territorio della regione ebbero luogo già nel [[168]]-[[169]] con il saccheggio di [[Oderzo]] ad opera dei [[Quadi]] e dei [[Marcomanni]]. Nel [[401]] calarono le orde dei [[Visigoti]] di [[Alarico I]], che ricacciati, si presentarono nuovamente nel [[403]], quando furono fermati a Verona dal generale [[Stilicone]]. Nel [[408]] però Alarico ridiscese nuovamente in Italia, questa volta senza incontrare resistenza, attraversando il Veneto nella marcia che lo condusse nel [[410]] a [[sacco di Roma (410)|saccheggiare Roma]].
 
Fu tuttavia a partire dal [[V secolo]] che le incursioni si fecero ripetute e più devastanti, prima con gli [[Unni]] di [[Attila]] nel [[452]], che costrinsero i veneti a rifugiarsi nelle isole vicino a Venezia, così prive di tesori, che ad Attila non interessasse andarci. Poi con gli [[Eruli]] di [[Odoacre]], che nel [[476]] posero fine all'[[Impero romano d'Occidente]], infine con gli [[Ostrogoti]] di [[Teodorico il Grande|Teodorico]], che il 30 settembre [[489]] vinsero Odoacre nella [[battaglia di Verona (489)|battaglia di Verona]] e assediandolo poi in Ravenna fino al [[492]], quando stabilirono infine il loro regno sull'Italia.
 
Ciononostante, il quadro regionale restava ancora sostanzialmente unitario; lingua, scrittura, istituzioni, tecniche agricole e manifatturiere, pur indebolite, sopravvissero all'impatto di questa ondata barbarica<ref>Da [[Cassiodoro]], funzionario romano al servizio del re goto [[Teodorico il Grande|Teodorico]], sappiamo che nelle ''Venetiae'' sussisteva una classe di proprietari agricoli e che il sovrano si preoccupò di restaurare le [[Terme Euganee]], di abbellire e fortificare [[Verona]] e di mantenere efficiente la rete di comunicazioni viaria e fluviale. Dall'epistolario di Cassiodoro apprendiamo inoltre che già in epoca gota 488-553, una sparsa popolazione risiedeva stabilmente nello spazio anfibio delle lagune venete, traendo di che sopravvivere dalla pesca e dallo sfruttamento delle saline.</ref>.
 
==== Bizantini e Longobardi ====
{{vedi anche|Annonaria|Venezia marittima|Ducato di Vicenza|Ducato di Verona|Ducato di Ceneda|Ducato di Venezia}}
La dominazione gota terminò brutalmente a metà del [[VI secolo]] a seguito dell'[[guerra gotica (535-553)|invasione delle armate bizantine]] guidate dal generale [[Belisario]]. Il 13 agosto [[554]], l'imperatore [[Giustiniano I|Giustiniano]] promulgava la [[Prammatica Sanzione]] con cui decretava la riunificazione all'impero della [[Prefettura d'Italia]], anche se permanevano alcune sacche di resistenza. Tra queste, Verona resistette per due anni all'assedio bizantino, cadendo infine il 20 luglio [[555]] nelle mani di [[Narsete]], succeduto a Belisario. Il 29 luglio [[563]] la città si ribellò al dominio imperiale, ma venne duramente sottomessa.
 
Appena nel [[568|568 d.C.]], però, con la ben più formidabile e corposa invasione dei ''[[Longobardi]]'' - descritta da [[Paolo Diacono]] nella sua ''[[Historia Langobardorum]]'' -, venne sottratta al dominio imperiale buona parte dell'Italia settentrionale. Verona, indifesa, venne occupata ed eletta a [[capitale (città)|capitale]] sino al [[571]].
 
In Veneto, a seguito dell'invasione, venne a crearsi una netta separazione tra la zona continentale, sotto il dominio longobardo, e quella costiera, ancora dipendente dall'[[Impero bizantino]]. Contemporaneamente, lo [[scisma tricapitolino]] provocava un'ulteriore frattura anche in campo religioso, destinata a durare per tutto il secolo successivo.
Le terre venete appartenenti al nuovo [[regno longobardo]] vennero divise tra i [[Ducato (circoscrizione)|ducati]], [[ducato di Vicenza|di Vicenza]], [[ducato di Verona|Verona]] e [[ducato di Ceneda|Ceneda]], appartenenti all'[[Austria (Longobardi)|Austria]]. Il tessuto sociale della Terraferma conobbe un rapido declino; una certa continuità della vita cittadina fu garantita dai vescovi, divenuti riferimenti autorevoli in campo morale, culturale e sociale. La zona bizantina venne invece dapprima unita nel [[580]] ai superstiti territori settentrionali nel costituire l'[[Eparchia (Impero bizantino)|eparchia]] [[Annonaria]], per essere poi resa nel [[584]] provincia autonoma dipendente dall'[[Esarcato d'Italia]] col nome di ''[[Venezia marittima]]'' (o ''Venetikà''). Dall'entroterra le autorità politiche e religiose romano-venete, assieme a parte delle popolazioni, trovarono rifugio nei centri lagunari di [[Grado (Italia)|Grado]], [[Caorle]], [[Heraclia|Eraclea]], [[Torcello]], [[Malamocco]], [[Venezia|Rialto]], [[Olivolo]], [[Chioggia]], oltre alle oggi scomparse [[Ammiana]] e [[Costanziaco]], che già da un secolo avevano iniziato a svilupparsi. Queste terre andarono quindi a costituire, nel [[697]], durante il regno dell'imperatore [[Leonzio (imperatore)|Leonzio]], il [[ducato di Venezia]].
 
A definire la separazione anche formale fra i due mondi (seppur una forte osmosi continuò sempre ad esistere) occorse la definizione dei confini (''terminatio'') fra il ''Ducatus Venetiarum'' e il ''Regnum Langobardorum'', siglato dal re [[Liutprando]] e dal primo [[doge (Venezia)|doge]] [[Paoluccio Anafesto]].
 
Nel frattempo all'interno del giovane ducato, la crescente pressione longobarda e le feroci lotte intestine scatenatesi tra la capitale [[Eraclea|Eracliana]] e la vicina [[Equilio]] portarono al trasferimento a [[Metamauco]] della sede ducale.
 
Contemporaneamente, col declinare del controllo bizantino sull'Italia, il territorio lagunare assunse caratteri sempre maggiori di indipendenza dal potere centrale, fino a che, con la conquista longobarda di [[Ravenna]] nel [[751]], la dipendenza politica da [[Bisanzio]] divenne poco più che formale.
 
==== Il Sacro Romano Impero e la nascita di Venezia ====
{{vedi anche|Marca di Verona}}
[[File:Italy 1000 AD-it.svg|thumb|I territori della [[Marca di Verona]] e della [[Repubblica di Venezia]] nell'anno Mille]]
 
Alla fine dell'[[VIII secolo]] il regno longobardo venne travolto dai [[Franchi]] di [[Carlo Magno]], che nel [[774]] posero fine in Verona all'ultima resistenza longobarda.
 
Incoronato Carlo Magno [[imperatore del Sacro Romano Impero]] nella [[Natale|notte di Natale]] dell'[[800]], il neo-costituito ''[[Regnum Italicum]]'' venne affidato al figlio [[Pipino d'Italia|Pipino]]. Questi tentò quindi anche la conquista dei territori costieri, ma, respinto, dovette riconoscere anche formalmente l'indipendenza del Ducato veneto nel trattato dell'[[811]] con l'Impero Bizantino. All'interno di quella federazione di centri e territori lagunari, da Grado a [[Loreo]], nota come ''[[Dogado]]'', si affermò [[Venezia]], imponente organismo urbano sviluppatosi attorno al polo mercantile di Rialto, in cui nell'[[812]] venne trasferita da Malamocco, distrutta da Pipino, la capitale.
 
Anche dal punto di vista religioso fu sancita nell'[[827]] una divisione fra il mondo del Veneto continentale e della Venezia marittima: i vescovi della terraferma continuarono ad essere sottoposti alla [[patriarcato di Aquileia|sede metropolita di Aquileia]], mentre il fitto reticolo di nuove sedi diocesane sorte nella laguna riconobbe come referente il [[patriarca di Grado]].
 
I problemi dinastici in seno all'impero franco ne indebolirono il controllo sull'Italia settentrionale, lasciando libero campo alle terribili aggressioni degli [[Magiari|Ungari]], che nell'[[899]] saccheggiarono Treviso, Padova e Vicenza e nel [[900]] giunsero a minacciare le lagune, venendone però respinti.
 
Il vuoto di poteri e la dilagante conflittualità afflissero il Veneto continentale fino alla metà del [[X secolo]], quando l'autorità imperiale venne infine ristabilita da [[Ottone I di Sassonia|Ottone I]]: egli aggregò nel [[962]] un vasto territorio dell'Italia nord-orientale al ''[[ducato di Baviera]]'' e successivamente, nel [[976]] al ''[[ducato di Carinzia]]''. L'organismo che ne derivò, aventi finalità di cerniera fra Germania e Italia, fu chiamato, dal nome della sua principale città, [[Marca di Verona]]. Da questa si staccarono nel [[1001]] Vicenza, che divenne [[principe vescovo|principato vescovile]], nel [[1027]] il territorio della [[Principato vescovile di Trento|diocesi di Trento]], che si organizzò in principato ecclesiastico e il [[Friuli]] nel [[1077]], che iniziò una sua autonoma parabola storica sotto l'autorità dei [[Patriarcato di Aquileia|Patriarchi di Aquileia]].
I legami fra la Marca Veronese e l'Impero vennero rafforzati dalla presenza nel territorio di diverse dinastie feudali di origine germanica: tra le più famose, destinate a giocare un ruolo importante nei secoli successivi, gli [[Este]], gli [[Ezzelini]], i [[Da Camino]], i [[Da Carrara]].
 
=== Basso Medioevo ===
==== Dal XII al XIII secolo - Comuni, Signorie e ascesa del Ducato di Venezia ====
{{vedi anche|Lega veronese|Ezzelini|Scaligeri|Da Camino}}{{Vedi anche|Storia della Repubblica di Venezia}}
A partire dai primi decenni dopo l'anno [[1000]], si assistette in tutto il Veneto ad un decollo economico e ad una ripresa della vita sociale nelle città principali, che iniziarono ad esercitare un controllo egemonico sul loro contado.
 
A partire dall'[[XI secolo]], poi, Venezia iniziò la sua espansione marittima nell'[[mare Adriatico|Adriatico]], del quale prese a configurarsi come potenza egemone, e ad accrescere enormemente i propri privilegi e commerci in Oriente.
 
Contemporaneamente allo sviluppo economico, nella Marca Veronese (che a partire dal [[XIII secolo|Duecento]] cominciò ad essere identificata col nome di [[Marca Trevisana]]), si assistette ad un indebolimento del sistema feudale, caratterizzato dalla progressiva emersione dei [[Comune medievale|liberi comuni]]: fra i più importanti Verona ([[1136]]), Padova ([[1138]]), Treviso e Vicenza. La terraferma divenne così un territorio sempre meno soggetto all'effettivo controllo degli imperatori tedeschi.
 
Contemporaneamente anche Venezia volgeva il proprio interesse verso l'entroterra, appoggiando la [[Lega Veronese]] e aderì alla [[Lega Lombarda]] contro l'imperatore [[Federico Barbarossa]] e assurgendo infine ad un prestigioso ruolo di mediatrice (e al contempo di terza forza) fra l'imperatore e [[papa Alessandro III]], favorendo coi propri auspici la riconciliazione celebrata in [[Basilica di San Marco|San Marco]] nel [[1177]] ([[Pace di Venezia]]).
 
Tra il [[1182]] e il [[1185]] Verona fornì asilo a [[papa Lucio III]], in fuga da Roma, mentre nel [[1188]] la città estendeva il suo controllo a parte del [[Polesine]], ai danni di [[Ferrara]], espandendosi poi anche ad oriente nel conflitto con [[Mantova]].
 
Il [[XIII secolo|Duecento]] fu contraddistinto dall'espansione del potere veneziano in tutto il [[mar Mediterraneo|Mediterraneo orientale]], culminato con la [[Quarta crociata]] e la creazione nel [[1205]] dell'[[Impero latino di Costantinopoli]], nel quale a Venezia era garantito il dominio sulla ''quarta parte e mezza dell'impero di Romània''. Lo ''Stato da Mar'' giunse a includere, oltre ai territori dell'[[Istria]] e della [[Dalmazia]], le [[isole Ionie]], [[Creta (Grecia)|Creta]], [[Cipro]], e tutta una serie di basi e piazzeforti nel [[Peloponneso]], nell'[[mar Egeo|Egeo]] e in [[Anatolia]].
 
In quest'epoca di grande fioritura sociale e culturale, nel [[1222]] venne fondata l'[[Università degli Studi di Padova]]. Quasi contemporaneamente si assistette in tutta la terraferma alla trasformazione dei liberi comuni in potenti signorie in lotta tra loro per l'egemonia regionale. La prima ad emergere fu la signoria di [[Ezzelini|Ezzelino da Romano]], che riuscì a conquistare gran parte del Veneto centro-settentrionale. [[Treviso]] cadde in mano ai [[da Camino]], a [[Verona]] si imposero nel [[1262]] i signori [[della Scala]], divenendo la capitale di un potente stato, che al suo culmine valicò l'Appennino, giungendo fino a [[Lucca]].
 
==== I secoli XIV e XV e il dominio veneziano ====
{{vedi anche|Carraresi|Domini di Terraferma}}
[[File:Territori degli Scaligeri nel 1336.svg|thumb|La signoria degli [[Scaligeri]] nel [[1336]], alla sua massima espansione]]
 
Nonostante Venezia avesse nel mare il centro dei propri interessi economici, essa mantenne sempre vivi i legami col proprio entroterra, esercitando una forte attrazione sulle tormentate città della [[Marca Trevigiana]]. Già nel [[1291]] [[Motta di Livenza]] passò alla Repubblica, primo territorio di Terraferma a darsi liberamente e spontaneamente al governo di Venezia, guadagnandosi il titolo di ''figlia primogenita della Repubblica''<ref>''Motta di Livenza in epoca veneziana'' di Anna Bellemo e Giampiero Rorato, 1988.</ref>.
 
A partire dal [[XIV secolo]] la [[Serenissima]] iniziò ad intervenire in maniera sempre più decisa nella politica regionale, soprattutto per impedire che il potente stato carrarese ne minacciasse le vie di comunicazione terrestri e fluviali.
Nel [[1318]], infatti, [[Padova]] aveva perduta la propria libertà comunale, divenendo signoria dei [[da Carrara]], che presto entrarono in conflitto con Venezia e con Verona, che nel [[1329]] aveva sottomesso Treviso.
 
Il potere e l'influenza crescente della Repubblica spinsero i suoi vicini a ricercare l'alleanza con la [[Repubblica di Genova]], principale rivale commerciale e marittimo di Venezia. Nel [[1379]], dunque, venne stipulata un'alleanza riunente ''[[Repubblica di Genova|la Superba]]'', i Carraresi, il [[Ducato d'Austria]], il [[Ungheria|Regno d'Ungheria]] e il [[Patriarcato di Aquileia]], scatenando contro Venezia la [[Guerra di Chioggia]], conclusa nel [[1381]] con la vittoria sul mare contro Genova e la perdita di Treviso per terra, ceduta a [[Leopoldo III d'Asburgo]].
 
Al contempo, l'insidiosa minaccia costituita dallo [[Ducato di Milano|stato visconteo]], impadronitosi fra il [[1387]] e il [[1390]] di gran parte del Veneto, ed il crescente potere degli [[Impero ottomano|Ottomani]] in Oriente spinsero Venezia a risolvere con maggior decisione la questione del controllo sulla terraferma.
 
Dapprima la Repubblica reagì con decisione alle mire di [[Francesco II da Carrara]], riprendendosi Treviso nel [[1388]]. Quindi in rapida successione praticamente tutte le terre della marca trevigiana: il 28 aprile [[1404]], il [[Consiglio dei Pregadi|Senato]] accettò, con due soli voti di maggioranza<ref>M. Bonato, ''Storia dei Sette Comuni e Contrade dalla loro origine sino alla caduta della Veneta Repubblica'', 1858, vol. II, p. 323.</ref>, la dedizione di Vicenza, pochi giorni dopo fu la volta di [[Cologna Veneta]] (7 maggio), [[Belluno]] (18 maggio), [[Bassano del Grappa|Bassano]] (10 giugno), [[Feltre]] (15 giugno), e quindi dell'[[Altopiano dei Sette Comuni]] il 20 febbraio [[1405]]<ref>La data di dedizione alla Serenissima dei Sette Comuni viene da diversi autori fatta risalire al 1404. Si tratta di un falso, dovuto all'erronea lettura della data riportata sui documenti storici (24 febbraio 1404), che secondo il ''[[more veneto]]'' faceva iniziare l'anno il primo marzo. Cfr. R. Stoppato Badoer, ''Autonomia e privilegi della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni nella Veneta Serenissima Repubblica'', Padova, 2004.</ref>.
 
Il 22 giugno fu la volta della [[dedizione di Verona a Venezia]], finché da ultimo cadde la stessa [[Padova]], il 22 novembre: gli ultimi Carraresi finirono così la loro esistenza in prigionia.
 
L'espansione di Venezia sulla terraferma fu accompagnata dalla concessione di particolari statuti e autonomie ai nuovi territori, che garantivano il mantenimento di gran parte degli istituti e delle leggi preesistenti, in cambio dell'[[omaggio feudale|atto di omaggio]] alla Repubblica, del pagamento di [[regalia|regalie]] e dell'accettazione di governatori inviati dal [[Maggior Consiglio]].
 
Nel corso del [[XVI secolo|Cinquecento]], la Repubblica di Venezia espanse ulteriormente i propri possedimenti, includendo nel [[1420]] il [[Cadore]] e il [[Friuli]], seguiti nel [[1428]] da [[Brescia]], [[Bergamo]] e [[Crema (Italia)|Crema]] e conquistando il [[Polesine]], già occupato nel [[1405]] e definitivamente strappato al duca di [[Ferrara]] nel [[1484]].
 
== Storia moderna ==
=== Dal XVI al XVIII secolo ===
Nella seconda metà del Quattrocento e agli inizi del Cinquecento, Venezia continuò la sua politica espansionistica, portando il Leone di San Marco a sventolare financo sui porti della [[Puglia]]. La Repubblica di Venezia, fra ''[[Dogado]]'', ''[[Stato da Mar]]'' e ''[[Domini di Terraferma]]'', costituiva un impero multietnico abitato da veneti, lombardi, friulani, istriani, romagnoli, dalmati, croati, albanesi, pugliesi, greci e ciprioti, ed era di fatto uno dei più potenti stati d'Europa.
 
[[File:Italy northern 1796.jpg|thumb|La terraferma veneta nel 1796]]
Venezia entrò in possesso del Polesine a scapito di Ferrara con la "Guerra del Sale" del 1482-1484.
I Veneziani diedero presto avvio ad una politica di sfruttamento intensivo e continuo delle già esauste risorse del territorio, depauperando in modo consistente e crudele terre già compromesse, impedendo di fatto uno sviluppo economico e sociale ed eliminando sul nascere ogni condizione indispensabile per un'effettiva autonomia. Si trattò di una colonizzazione spietata, sempre più avida e soffocante con il trascorrere degli anni e l'esaurirsi delle ricchezze naturali.
 
La crescente potenza di Venezia, che nel [[1503]] si era spinta a sottrarre [[Rimini]], [[Faenza]] e altre città della [[Romagna]] allo [[Stato Pontificio]] e che nel [[1508]] aveva sottratto agli [[Casa d'Asburgo|Asburgo]] [[Trieste]] e [[Gorizia]], portarono i numerosi nemici della Repubblica a coalizzarsi. Sotto l'impulso di [[Papa Giulio II]], [[Francia]], [[Spagna]], [[Sacro Romano Impero|Impero]], gli [[Este]] e altri stati minori si riunirono sotto le insegne della [[Lega di Cambrai]], dichiarando guerra alla Repubblica.
 
Venezia reagì in maniera mobilitando l'esercito e nominando ''capitano generale di Terraferma'' [[Bartolomeo d'Alviano]]. Il 14 maggio [[1509]] ad [[Battaglia di Agnadello|Agnadello]] nel cremasco, le truppe venete vennero sbaragliate dall'esercito francese di [[Luigi XII]]: in pochi giorni gran parte dello ''Stato da Tera'' fu occupato dal nemico. Solo [[Treviso]] e il [[Friuli]] resistevano.
 
Benché i nobili, in gran parte legati all'Impero, voltassero le spalle alla Dominante, schierandosi con i collegati, il popolo dimostrò un attaccamento viscerale a San Marco, preferendo, secondo [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] che pure aborriva la Repubblica, ''morir marcheschi'' piuttosto che cedere al nemico<ref>In una lettera del 26 novembre 1509 (''Opere, vol. 7''), Machiavelli scrive: «Tutto dì occorre che uno di loro preso si lascia ammazzare per non negare il nome veneziano. E pure jersera ne fu uno innanzi a questo vescovo, che disse che era Marchesco, e Marchesco voleva morire, e non voleva vivere altrimenti, in modo che il vescovo lo fece appiccare; né promesse di camparlo né d'altro bene lo poterono trarre di questa opinione; dimodoché, considerato tutto, è impossibile che questi Re tenghino questi paesi con questi paesani vivi...»</ref>.
 
Nonostante la situazione disperata, la reazione della Repubblica veneta fu determinata. Grazie alla propria abilità diplomatica, seppe sfruttare le divisioni interne al campo dei collegati, spezzando infine l'unità della Lega, in un turbinio di rovesciamenti di fronte e di alleanze, che consentirono di riconquistare progressivamente i territori perduti, ottenendo numerosi successi militari. Nel [[1511]] Venezia costituiva con il papa una [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] contro i francesi. Ma nel [[1515]], a [[Battaglia di Marignano|Marignano]], la cavalleria veneta veniva in soccorso alle fanterie francesi, ora alleate, consentendo a [[Francesco I di Francia|Francesco I]] di ottenere la vittoria sulle temibili falangi svizzere.
 
Finito il lungo periodo bellico, con la [[Pace di Cambrai]] del [[1529]], Venezia possedeva praticamente tutti i territori precedenti alla guerra, ad eccezione dell'[[Cortina d'Ampezzo|Ampezzano]] e delle città della Romagna.
 
=== Il Sei-Settecento ===
[[File:Historia veneta.tif|thumb|upright|[[Pietro Bembo]], ''Historia Veneta'', 1729]]
 
Al declino dei commerci e dell'impero marittimo della Serenissima, si accompagnò una crescente attenzione del [[patriziato (Venezia)|patriziato]] per la proprietà fondiaria di terraferma, riducendo progressivamente il dinamismo del ceto dirigente e portando sempre più verso la stagnazione sociale e politica della Repubblica.
 
Se nel [[XVII secolo|Seicento]] Venezia fu ancora in grado di combattere ferocemente contro i Turchi per difendere gli ultimi possedimenti marittimi e di promuovere una parziale riorganizzazione dell'esercito di terra, giungendo ad una più definitiva sistemazione dei contesi confini con l'Austria, il [[XVIII secolo|Settecento]] segnò il definitivo tramonto del modello politico che per un millennio aveva retto le sorti dello Stato. Incapace di rinnovarsi e di individuare obbiettivi politici precisi, la nobiltà portò lo Stato a rinchiudersi in un'ostentata neutralità ed in un ferreo mantenimento delle strutture tradizionali che non lo salvarono però dal terremoto europeo scatenato dalla [[Rivoluzione francese]].
 
== Storia contemporanea ==
=== L'arrivo di Napoleone e la dominazione austriaca ===
{{Vedi anche|Caduta della Repubblica di Venezia}}[[File:Italy 1803.jpg|thumb|Il Veneto sotto il dominio austriaco nel 1803]]
[[File:Map Kingdom of Italy (Napoleonic).jpg|thumb|Il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] napoleonico (1805-1814)]]
Alla fine del [[XVIII secolo]] fermenti rivoluzionari e borghesi percorrevano anche la Repubblica veneta, mentre dalle Alpi irrompevano le truppe di [[Napoleone Bonaparte]], disceso nella [[Napoleone Bonaparte#La campagna d.27Italia|campagna d'Italia]].
 
Venezia rifiutò di schierarsi, dichiarando la propria neutralità e al contempo rifiutando di mobilitare le truppe a difesa dei propri territori. Nell'indifferenza del governo, il Veneto divenne campo di battaglia tra gli opposti schieramenti. La Terraferma venne infine occupata dalle truppe francesi, cui venne permesso di entrare nelle città, stabilendosi in un'impossibile convivenza con le truppe di Venezia e le popolazioni venete.
 
La situazione esplosiva così creata deflagrò con le [[Pasque veronesi]], una sanguinosa e spontanea ribellione contro la presenza francese che fornì a Napoleone la scusa per rovesciare il governo aristocratico. Nell'inutile tentativo di evitare l'inevitabile Venezia smobilitò le truppe, ritirandosi nel [[Dogado]], ma sotto la minaccia d'invasione della stessa Venezia, il 12 maggio [[1797]] il [[Maggior Consiglio]] decretò la fine della Serenissima Repubblica.
 
Seguirono una serie di saccheggi e di violenze da parte dei francesi, desiderosi di ottenere dalle terre venete il massimo bottino possibile e al contempo di fornire il minor vantaggio possibile all'[[Impero austriaco|Austria]], cui quelle terre erano destinate sin dal [[trattato di Leoben|preliminare di pace]] poi formalizzato col [[trattato di Campoformio]].
 
Subita una breve interruzione in corrispondenza della nuova invasione francese, che portò alla costituzione di un effimero [[Regno d'Italia (1805-1814)]], il dominio austriaco venne quindi ristabilito con la costituzione del [[Regno Lombardo-Veneto]].
 
Il sessantennio della dominazione asburgica venne però caratterizzato dai [[Risorgimento|moti risorgimentali]], culminati con le ribellioni di Vicenza, Padova, Treviso e la costituzione a Venezia della [[Repubblica di San Marco]] nel [[1848]]. Mentre Verona diveniva uno dei capisaldi del [[Fortezze del Quadrilatero|Quadrilatero]] austriaco, i moti rivoluzionari nelle città dell'entroterra vennero ad uno ad uno repressi dall'armata imperiale. Venezia, invece, favorita dal proprio isolamento lagunare resistette, anche se stretta d'assedio. Nonostante l'auspicata unione al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]], i rovesci militari subiti dall'esercito piemontese durante la [[prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]] lasciarono isolata la Repubblica marciana, che, nonostante l'eroica resistenza contro le truppe di [[Radetzky]], dovette infine capitolare il 24 agosto [[1849]].
 
Al termine della [[seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra di indipendenza]], nel [[1859]], gli austriaci tenevano ancora il Veneto: giunto alle porte di Verona, infatti, l'esercito franco-piemontese venne arrestato dalla firma dell'[[armistizio di Villafranca]] da parte di [[Napoleone III]].
 
=== La terza guerra d'indipendenza ===
{{vedi anche|Terza guerra d'indipendenza italiana}}
[[File:Third Italian War of Independence It.svg|thumb|La situazione alla vigilia della [[terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]]]]
 
L'annessione del Veneto al Regno d'Italia avvenne nel [[1866]] al termine della [[terza guerra d'indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]] quando la [[Prussia]], d'intesa con l'Italia, dichiarò guerra all'Austria. Le truppe del generale [[Enrico Cialdini]] furono [[Battaglia di Custoza (1866)|sconfitte a Custoza]], una settimana dopo, ma le formazioni di Garibaldi scompigliarono le difese austriache nel Trentino e cominciarono ad avanzare. I prussiani, nel frattempo, battevano le truppe imperiali a [[Battaglia di Sadowa|Sadowa]], in Boemia. Nella [[battaglia di Lissa]] la flotta italiana perse due navi e subì una sconfitta. Nel Veneto e nel Trentino, tuttavia, la guerra non era ancora conclusa. Mentre le truppe regolari italiane sembravano decise a riprendere l'iniziativa, [[Giuseppe Garibaldi]] sconfisse gli austriaci nella [[battaglia di Bezzecca]] e una colonna comandata da [[Giacomo Medici]] si spinse sino a pochi chilometri da Trento. Austria e Prussia firmarono accordi di pace, e costrinsero in tal modo gli italiani, isolati, a interrompere le operazioni militari e ad accettare l'[[armistizio di Cormons]]. Nelle settimane seguenti, con la sottoscrizione del [[Trattato di Vienna (1866)|Trattato di Vienna]] del 3 ottobre fu deciso che l'Italia avrebbe avuto il Veneto, ma l'Austria non volle consegnarlo direttamente a una nazione da cui non si considerava sconfitta. Lo cedette quindi alla Francia, nell'intesa che [[Napoleone III]] lo consegnasse a [[Vittorio Emanuele II]], previa organizzazione del [[plebiscito del Veneto del 1866|plebiscito]] che si tenne il 21 e 22 ottobre a suffragio universale maschile<ref>In una stanza dell'Hotel Europa lungo il Canal Grande, il 19 ottobre, il generale francese Leboeuf consegnò il Veneto a tre notabili: il conte Luigi Michiel, veneziano, Edoardo De Betta, veronese, Achille Emi-Kelder, mantovano. Questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto: "Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto". Il generale Le Boeuf scrive a La Valette il 15 settembre: "Nutre inquietudini per l'ordine pubblico: le municipalità fanno entrare le truppe italiane o si intendono col re, che governa una gran parte: egli deve lasciar fare. Il plebiscito non si potrà fare che col re e col governo"</ref>. Su una popolazione di 2.603.009 persone<ref>Inclusi bambini e donne, che non avevano diritto al voto</ref>, i votanti furono 647.426 e i voti contrari 69. I voti favorevoli sono attorno al 99,99%. Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei biglietti col SÌ e col NO di colore diverso; inoltre ogni elettore presentandosi ai componenti del seggio pronunciava il proprio nome e consegnava il biglietto al presidente che lo depositava nell'urna". Ecco quanto scrive la "Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia" stampata a Firenze il venerdì 19 ottobre 1866: Al Presidente del Consiglio dei Ministri è pervenuto oggi alle ore 10 ¾ antimeridiane il seguente dispaccio da Venezia: "La bandiera Reale italiana sventola delle antenne di piazza San Marco, salutata dalle frenetiche grida della esultante popolazione. Generale Di Revel".
 
Il generale francese Leboeuf consegnò il Veneto a tre notabili: il conte Luigi Michiel, veneziano, Edoardo De Betta, veronese, Achille Emi-Kelder, mantovano.
 
Questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto:
 
"Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto"
Con la conquista longobarda di Ravenna alla metà dell'[[VIII secolo]], il territorio lagunare acquista una sempre maggiore indipendenza dall'impero bizantino di cui rimane formalmente dipendente. Dal trasferimento della sede del ''dux'' bizantino da ''Civitas Nova'' sulla terraferma, a Malamocco, nelle isole lagunari (e da qui agli inizi dell'[[VIII secolo]] a "Rivo Alto", l'attuale [[Rialto (Venezia)|Rialto]]), prende origine la città di [[Venezia]]. All'[[811]] risale il primo atto giuridico in cui la sovranità del Ducato è ufficialmente sancita: il trattato fra [[Carlo Magno]] e l'[[Impero di Bisanzio]]. A definire la separazione anche formale fra i due mondi (seppur una forte osmosi continuò sempre ad esistere) occorse la definizione dei confini (''terminatio'') fra il ''Ducatus Venetiarum'' e il ''Regnum Langobardorum'', siglato dal re [[Liutprando]] e dal primo doge [[Paolo Lucio Anafesto|Paulicio Anafesto]].
 
Negli ultimi decenni il dibattito storiografico su questi fatti si è piuttosto acceso: alcuni contestano l'imparzialità di quel plebiscito imputando ai Savoia una forte pressione politica, una serie di brogli e un non corretto svolgimento delle votazioni. Altri controbattono ricordando il trionfale ingresso di Vittorio Emanuele II a Venezia dopo il voto popolare e ribadendo che la società veneta ottocentesca aveva un tasso di analfabetismo elevato nonostante fosse una oligarchia con un'elevata percentuale di popolazione rurale<ref>{{Cita pubblicazione|autore=AA.VV.|titolo=L'altro anniversario 1866-2016|rivista=Venetica|numero=1/2016}}</ref>.
{{Vedi anche|Repubblica Veneta}}
 
Sia le Venezie che la Provincia di Mantova furono annesse al Regno d'Italia con Regio Decreto n.3300 del 4 novembre 1866 e con la Legge n.3841 del 18 luglio 1867<ref>{{Cita web | url = https://sites.google.com/site/mantualex/ | titolo = Leggi e Decreti sull'unificazione della Provincia di Mantova al Regno d'Italia | accesso = 31 dicembre 2009 | editore = Mantualex | dataarchivio = 11 settembre 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20130911031807/https://sites.google.com/site/mantualex/ | urlmorto = sì }}</ref>.
Nella Terraferma veneta, che stava conoscendo un rapido declino, alla guida delle principali città si installarono dei duchi longobardi. Una certa continuità della vita cittadina fu garantita dai vescovi, divenuti riferimenti autorevoli in campo morale, culturale e sociale. Anche dal punto di vista religioso fu sancita nell'[[827]] una divisione fra il mondo del Veneto continentale e della Venezia marittima: i vescovi della terraferma continuarono ad essere sottoposti alla sede metropolita di Aquileia, mentre il fitto reticolo di nuove sedi diocesane sorte nella laguna riconobbe come referente il patriarca di Grado.
 
I [[Cattolicesimo intransigente|cattolici intransigenti]], di cui il Veneto fu a lungo una "roccaforte", non accolsero favorevolmente l'unificazione; particolarmente polemico fu il giornalista padovano [[Giuseppe Sacchetti]] (1845-1906), che nel suo settimanale ''Il Codino'', ancora nel 1872, scrisse: «figure triste de Talgiani»<ref>{{Cita libro|autore=Riccardo Pasqualin|titolo=Il Codino. Un giornale padovano filocarlista|anno=2024|editore=Solfanelli|città=Chieti|pp=85-86}}</ref>, «I nostri contadini vogliono chiamare italiano quel partito, che noi chiamiamo rivoluzionario o buzzurro. È tutto merito dei nostri governatori»<ref>{{Cita libro|titolo=Ibidem}}</ref>.
[[Immagine:Italia 1000 v2.svg|thumb|I territori della [[Marca di Verona]] e della [[Repubblica di Venezia]] nell'anno Mille]]
L'avvento dei [[Franchi]], che subentrarono ai Longobardi nel IX sec., costituendo nel bacino padano il ''[[Regnum Italiae]]'', non cambiò le cose. Un tentativo di [[Pipino]], figlio di [[Carlo Magno]], di annettersi la ''Venetia Maritima'', ancora formalmente dipendente da [[Bisanzio]], fu efficacemente respinto dai venetici. Il vuoto di poteri, la dilagante conflittualità, le terribili aggressioni degli [[Ungari]], che afflissero il Veneto continentale, ebbero termine verso la metà del X sec., col ristabilimento dell'autorità imperiale da parte di [[Ottone I]]: egli aggregò nel [[962]] un vasto territorio dell'Italia nord-orientale al ''[[ducato di Baviera]]'' e successivamente, nel [[976]] al ''[[ducato di Carinzia]]''. L'organismo che ne derivò, aventi finalità di cerniera fra Germania e Italia, fu chiamato, dal nome della sua principale città, [[Marca di Verona|Marca Veronese]]. Da questa si staccarono nel [[1027]] il territorio della [[Principato Vescovile di Trento|diocesi di Trento]], che si organizzò in principato ecclesiastico e il [[Friuli]] nel [[1077]], che iniziò una sua autonoma parabola storica sotto l'autorità dei [[Patriarcato di Aquileia|Patriarchi di Aquileia]].
I legami fra la Marca Veronese e l'Impero vennero rafforzati dalla presenza nel territorio di diverse dinastie feudali di origine germanica: tra le più famose, destinate a giocare un ruolo importante nei secoli successivi, gli [[Estensi]], i [[da Romano]], i [[Caminesi]], i [[Carraresi]].
 
=== Il Veneto nel Regno d'Italia ===
=== Dal XII al XIV Secolo - Comuni, Signorie e ascesa del Ducato di Venezia ===
Dalla fine dell'Ottocento ebbe luogo un'intensa [[emigrazione]] di italiani all'estero. Gli abitanti del Veneto si spostarono particolarmente verso [[Argentina]], [[Uruguay]] e [[Brasile]].
A partire dai primi decenni dopo il Mille, si assistette in tutto il Veneto ad un decollo economico e ad una ripresa della vita sociale nelle città principali, che iniziarono ad esercitare un controllo egemonico sul loro contado. Nella Marca Veronese (che a partire dal 1200 cominciò ad essere identificata col nome di [[Marca Trevisana]]), emersero via via i comuni liberi di Verona (1136), Padova (1138), Treviso e Vicenza.
All'interno di quella federazione di centri e territori lagunari, da Grado a [[Loreo]], che era il ''[[Dogado]]'', si affermò Venezia, imponente organismo urbano sviluppatosi attorno al polo mercantile di Rialto e centro di un'entità politica gelosissima della propria autonomia. A partire dall'[[XI secolo]], Venezia si impose come potenza egemone in tutto il Mediterraneo, iniziando un'espansione coloniale, che raggiunse il culmine con la creazione nel 1205 dell'[[Impero latino d'Oriente]], e il dominio sulla ''quarta parte e mezza dell'impero di Romania''. Lo ''Stato da Mar'' giunse a includere, oltre ai territori dell'[[Istria]] e della [[Dalmazia]], le [[isole Ionie]], [[Creta]], [[Cipro]], e tutta una serie di basi e piazzeforti nel [[Peloponneso]], nell'Egeo e in Asia Minore. Nonostante il mare fosse la fonte primaria della propria ricchezza, Venezia non perse mai interesse per l'entroterra: essa mantenne forti legami in particolare con il Trevigiano e il Padovano, appoggiò la [[Lega Veronese]] e aderì alla [[Lega Lombarda]] poi, assurgendo ad un prestigiosissimo ruolo di mediatrice (e al contempo di terza forza) fra [[papa Alessandro III]] e l'imperatore [[Federico Barbarossa]], con la riconciliazione celebrata in [[Basilica di San Marco (Venezia)|San Marco]] nel [[1177]] ([[Pace di Venezia]]).
 
Il 24 maggio [[1915]] l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale a fianco delle potenze dell'[[Intesa]] con l'obiettivo di sottrarre all'[[Impero austro-ungarico]] la [[Venezia Giulia]], con [[Trieste]] e [[Gorizia]], l'[[Istria]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]]. Il Veneto divenne pertanto la retrovia del lunghissimo [[fronte italiano (1915-1918)|fronte]] esteso dalle [[Dolomiti]], alla [[Carnia]] e all'[[Carso|altopiano carsico]]. Treviso divenne sede dell'Intendenza del [[Regio Esercito]], mentre a Padova si stabilirono vari Comandi Superiori, compreso quello della 3ª [[Armata]], numerosi reparti logistici ed il principale [[ospedale militare]] del fronte. Proprio dai pressi di Padova, dal piccolo [[aeroporto]] di San Pelagio, nel comune di [[Due Carrare]], partì [[Gabriele D'Annunzio]] per il celebre [[volo su Vienna]].
[[Immagine:Scaligeri1336.png|thumb|La signoria degli [[Scaligeri]] nel [[1336]], alla sua massima espansione]]
Nel Duecento si assistette in tutta la Terraferma alla trasformazione dei liberi Comuni in potenti signorie in lotta tra loro per l'egemonia regionale. La prima ad emergere fu la signoria di [[Ezzelino da Romano]], che riuscì a conquistare gran parte del Veneto centro-settentrionale. [[Treviso]] cadde in mano ai [[da Camino]], a [[Verona]] si imposero nel [[1262]] i signori [[della Scala]], divenendo la capitale di un potente stato, che al suo culmine valicò l'Appennino, giungendo fino a [[Lucca]]. Da ultima nel [[1318]] anche [[Padova]] perse la propria libertà comunale con la fine della [[Repubblica patavina]], e divenne signoria dei [[da Carrara]], anch'essi impegnati nell'ambiziosa costruzione di uno stato padano che entrò in ripetuti conflitti con [[Verona]] e con [[Venezia]]
 
Il collasso del fronte nella notte del 24 ottobre [[1917]], durante la [[battaglia di Caporetto]], trasformò di colpo il territorio veneto nel cuore del nuovo fronte. Sotto la minaccia dell'accerchiamento e della sconfitta totale, l'esercito tentò un ripiegamento in breve trasformatosi in rotta. La via che minacciava i capoluoghi veneti si presentava completamente spalancata per l'imperial-regio esercito austro-ungarico. Nel disperato tentativo di difendere Venezia e la sua preziosa base navale, l'esercito italiano tentò di riorganizzarsi prima sul [[Livenza]], quindi si attestò sul [[Piave]], dove si impegnò in una lunghissima battaglia di resistenza.
=== Il XV secolo: le Dedizioni a San Marco e la ricomposizione dell'unità veneta ===
Nonostante Venezia avesse nel mare il centro dei propri interessi economici, essa mantenne sempre vivi i legami col proprio entroterra, esercitando una forte attrazione sulle tormentate città della [[Marca Trevigiana]]. Già nel [[1291]] [[Motta di Livenza]] passò alla Repubblica, primo territorio di Terraferma a darsi liberamente e spontaneamente al governo di Venezia, guadagnandosi il titolo di ''figlia primogenita della Repubblica''. Fu tuttavia a partire dal XIV secolo che la Serenissima iniziò ad intervenire in maniera sempre più decisa nella politica regionale, soprattutto per impedire che il potente stato Carrarese ne minacciasse le vie di comunicazione terrestri e fluviali. Nel 1339 fu Treviso con il suo territorio, precedentemente dominio degli Scaligeri, a darsi spontaneamente a Venezia, costituendo il suo primo ampio caposaldo in Terraferma. Il potere e l'influenza crescente della Repubblica suscitarono le gelosie dei suoi vicini, che costituirono nel 1379 una formidabile coalizione che riuniva i Carraresi, il Duca d'[[Austria]], il Re d'[[Ungheria]], il [[Patriarcato di Aquileia]] e [[Genova]], scatenando contro Venezia quella che sarebbe passata alla storia come la [[Guerra di Chioggia]] e conclusa nel [[1381]] con la vittoria sul mare contro Genova e la perdita di Treviso per terra. Durante il conflitto, la Repubblica marciana rischiò seriamente di essere travolta e comprese la necessità di entrare risolutamente nelle contese politico-militari della penisola italiana, tanto più che si andava facendo insidiosa la minaccia dello stato visconteo, impadronitosi fra il [[1387]] e il [[1390]] di gran parte del Veneto. In seguito fu di nuovo [[Francesco Novello da Carrara]] a minacciare l'accerchiamento: Venezia reagì in maniera decisa e dopo aver riottenuto Treviso nel 1388, sconfisse definitivamente i Carraresi nel 1405 espugnando [[Padova]] ([[22 novembre]]). Nel frattempo si erano date a Venezia in rapida successione praticamente tutte le terre della Marca Trevisana: il [[28 aprile]] [[1404]], il Senato Veneto accetta con due soli voti di maggioranza la dedizione di [[Vicenza]], pochi giorni dopo fu la volta di [[Cologna Veneta|Cologna]] ([[7 maggio]]), di [[Belluno]] ([[18 maggio]]), di [[Bassano del Grappa|Bassano]] ([[10 giugno]]), di [[Feltre]] ([[15 giugno]]), quindi i Sette Comuni dell'[[Altopiano di Asiago]] ([[20 febbraio]] [[1405]]), infine [[Verona]] il 22 giugno 1405. L'unità del Veneto era praticamente ricomposta. Per queste terre, oltre alla fine dei conflitti e alla instaurazione di un governo stabile e rispettato, le dedizioni alla Serenissima significarono, di solito, la concessione di particolari statuti di autonomia che garantivano il mantenimento di gran parte degli istituti e delle leggi pre-esistenti: lo '''Stato da Tera''' nasceva di fatto come stato federale ''ante litteram''. Nei pochi decenni che seguirono la Repubblica veneta si espanse ben aldilà dei confini della regione attuale, includendo oltre al [[Cadore]] (1420), il [[Friuli]] (1420), la [[Lombardia]] orientale (1428), con [[Brescia]], [[Bergamo]] e [[Crema]] e infine ottenendo il [[Polesine]], già occupato nel [[1405]] e definitivamente strappato al duca di [[Ferrara]] nel [[1484]].
 
I territori a nord del fronte rimasero quindi in mano austriaca sino al [[1918]] e alla vittoria finale nella [[battaglia di Vittorio Veneto]].
== Storia Moderna ==
L'[[armistizio]] che pose fine alla guerra tra [[Italia]] e gli [[Imperi centrali]] venne firmato a [[Villa Giusti|Villa Giusti del Giardino]] nei pressi di Padova.
=== Dal XVI al XVIII secolo: la ''Pax Veneta'' ===
Nella seconda metà del '400 e agli inizi del '500, Venezia continuò la sua politica espansionistica, portando il Leone di San Marco in [[Romagna]], [[Trentino]] meridionale, a [[Gorizia]], [[Trieste]] e financo in [[Puglia]]. Alla vigilia della guerra del [[1509]], la Repubblica Veneta, fra ''[[Stato da Mar]]'' e ''[[Stato da Tera]]'', costituiva un impero plurietnico abitato da veneti, lombardi, friulani, istriani, romagnoli, dalmati, croati, albanesi, pugliesi, greci e ciprioti, ed era di fatto uno dei più potenti stati d'Europa.
 
La [[prima guerra mondiale]] lasciò sul territorio gravi danni. Interi paesi vennero cancellati lungo la linea del Piave, mentre le campagne risultavano incolte e spopolate.
[[Immagine:Italy northern 1796.jpg|thumb|La terraferma veneta nel 1796]]
Tanta grandezza non poteva non suscitare le invidie dei numerosi vicini: nel [[1508]], in seguito alla sconfitta ad opera dei veneti dell'imperatore d'Austria che perse Trieste e Gorizia, si formò, sotto l'impulso di [[Giulio II]], cui Venezia aveva tolto le città della [[Romagna]], un'amplissima coalizione anti-veneziana, nota come [[Lega di Cambrai]], che dichiarò guerra alla Repubblica. Venezia reagì in maniera coraggiosa, quasi spavalda, mobilitando l'esercito e mettendovi a capo il valoroso [[Bartolomeo d'Alviano]]. Il [[14 maggio]] [[1509]] ad [[Battaglia di Agnadello|Agnadello]] nel cremasco, le truppe venete sono sbaragliate dall'esercito francese di [[Luigi XII]]: in pochi giorni gran parte dello ''Stato da Tera'' è occupato dal nemico, solo [[Treviso]] e il [[Friuli]] resistono, fedeli alla Serenissima. Nonostante la situazione disperata, la reazione della Repubblica veneta fu determinata, il popolo e il patriziato di Venezia si strinsero attorno al doge preparando la rivincita; nella Terraferma, benché i nobili, in gran parte legati all'Impero, voltassero le spalle alla Dominante, schierandosi con i collegati, il popolo dimostrò un attaccamento viscerale a San Marco, preferendo, secondo [[Machiavelli]] che pure aborriva la Repubblica, ''morir marcheschi'' piuttosto che cedere al nemico. Grazie alla propria abilità diplomatica, che seppe sfruttare e attizzare le contrapposizioni nel campo dei collegati, e alle vittorie militari dell'esercito riorganizzato (tra queste, memorabile quella di [[Battaglia di Marignano|Marignano]], in cui la cavalleria veneta, venuta in soccorso alle fanterie francesi, consentì a [[Francesco I]] di conseguire una vittoria storica sulle temibili falangi svizzere), la Serenissima riconquistò praticamente tutta la Terraferma, ritornando sui confini di fine '400. Tra le terre venete, perduto fu solo l'[[Ampezzo|Ampezzano]], che rimase austriaco fino al [[1918]]. <br/>Finito il lungo periodo bellico, nel [[1530]] iniziò per tutto il Veneto un lungo periodo di pace e di sviluppo che si protrasse, senza significative interruzioni, per quasi tre secoli fino a [[1797]].
 
L'enorme povertà lasciata dalle macerie della guerra favorì una massiccia emigrazione, diretta in massima parte verso i paesi dell'America latina e le altre regioni d'Italia.
== Storia Contemporanea ==
===L'arrivo di Napoleone e la dominazione austriaca===
[[Immagine:Italy 1803.jpg|thumb|Il Veneto sotto il dominio austriaco nel 1803]]
[[Immagine:Map Kingdom of Italy (Napoleonic).jpg|thumb|Il [[Regno d'Italia (1805-1814)|Regno d'Italia]] napoleonico (1805-1814)]]
Alla fine del [[XVIII secolo]] la Serenissima Repubblica fu invasa da [[Napoleone Bonaparte]] e da questi ceduta, dopo una serie di saccheggi e di scontri sanguinosi ([[Pasque Veronesi]]) all'[[Austria]] in cambio del [[Belgio]].
La Repubblica fu divisa in più parti dall'Austria, le singole parti furono delle semplici province dell'impero Austriaco, senza funzioni di Stato.
Il governo austriaco fu in generale benevolo, amministrazione abbastanza efficiente ed onesta, cercò di realizzare un certo benessere per i suoi sudditi, ma non molto liberale.
La parte corrispondente all'incirca all'attuale Regione Veneto, rimase così per circa 60 anni, come parte del [[Regno Lombardo-Veneto]], sotto la dominazione dell'[[Impero Austriaco]].
 
In questo stesso periodo si assistette tuttavia anche alla nascita del [[polo industriale]] di [[Marghera]], territorio espropriato dall'allora [[Mestre|comune di Mestre]] ed assegnato a [[Venezia]] per divenirne, negli [[anni 1920|anni venti]] l'area industriale e portuale. Lo sviluppo della cantieristica e della chimica segnarono quindi il nuovo volto di questa parte del Veneto.
Partecipò ai moti [[Risorgimento italiano|risorgimentali]] con l'eroica ribellione e resistenza di Venezia del [[1848]]-[[1849]].
 
La [[seconda guerra mondiale]] apportò nuove distruzioni. Dopo l'[[armistizio dell'8 settembre 1943]] il territorio venne occupato dalle truppe germaniche. A Verona il comandante dell{{'}}''VIII reggimento d'Artiglieria'' rifiutò di consegnare le armi e diede battaglia ai tedeschi, mentre in città si verificarono numerosi scontri. La città divenne quindi una delle capitali della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]], con l'insediamento di importanti comandi militari e di alcuni ministeri.<ref>G. Priante 2006, p.91</ref> Qui si tenne l'unico congresso fascista presso [[Castelvecchio (Verona)|Castelvecchio]] (in cui si decisero le basi del nuovo stato, la militarizzazione del partito e la socializzazione), ed il famoso [[processo di Verona]], in cui si decise la [[condanna a morte]] per di cinque dei partecipanti alla sfiducia a [[Mussolini]] nel [[Gran consiglio del fascismo]].
===Il plebiscito del 1866===
[[Immagine:Third Italian War of Independence It.svg|thumb|La situazione alla vigilia della [[terza guerra di indipendenza]]]]
In seguito alla guerra Austro-Prussiana del [[1866]], [[battaglia di Sadowa]], l'Austria fu sconfitta e dovette cedere il Veneto a [[Napoleone III]].
Il trattato di pace di Vienna firmato il 3 ottobre 1866 disponeva testualmente che la cessione del Veneto (con Mantova e Udine) al [[Regno d'Italia]] (che beneficiava della vittoria prussiana pur essendo stata sconfitta dall'Austria per terra a [[Battaglia di Custoza|Custoza]] e per mare a [[Battaglia di Lissa (1866)|Lissa]]) dovesse aversi ''sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate''.
 
In questo periodo enormi distruzioni vennero causate dai bombardamenti aerei alleati(particolarmente feroce quello che colpì e rase al suolo gran parte di [[Treviso]]). E altri massicci bombardamenti su [[Padova]] e [[Verona]] e in particolare [[Vicenza]], anche questa quasi rasa al suolo. Enormi distruzioni patì in particolare poi il polo industriale di Marghera, ripetutamente colpito dai bombardamenti alleati.
Napoleone III procedette all'organizzazione di un [[plebiscito]], in onorevole ottemperanza del trattato di pace, tuttavia fu soggetto a forti pressione da parte di casa Savoia, affinché cedesse anzitempo le fortezze ed il controllo militare della regione in anticipo sull'esito del plebiscito ed anche alla stessa organizzazione del plebiscito. Il conte di Gramont, cui fu affidato provvisoriamente il territorio del Veneto attuale, più Mantova e il Friuli (Pordenone-Udine), cercò di rispettare l'impegno. Le pressioni di casa Savoia furono tali che alla fine Napoleone III ordinò al conte di Gramont di ritirarsi e di consegnare le fortezze e di lasciar occupare il Veneto alle truppe di casa Savoia.
Così il plebiscito fu organizzato da casa Savoia, che lo organizzò in modo da non dover contrattare nulla con i Veneti, che secondo alcuni persero così l'ultimo sprazzo di autonomia e libertà.
L'accesso alle operazioni di voto, come per altri plebisciti dell'epoca (ad esempio: quello svolto per l'annessione di [[Nizza]] alla Francia), e per ogni altra consultazione elettorale dell'epoca, escluse le donne e fu limitato per censo: interessò pertanto solo una parte minoritaria della popolazione (meno di 650.000 votanti su un totale di 2.603.009 residenti). Inoltre si verificarono molti brogli elettorali, nei quali i Savoia gonfiarono le schede sì, mediante la consegna di schede già votate in quasi tutti i seggi elettorali, una propaganda massiccia o un semplice ordine delle forze dell'ordine.
 
Il territorio veneto divenne quindi terreno delle [[guerriglia|azioni di guerriglia]] durante la [[Resistenza italiana|Resistenza partigiana]].
Il risultato (646.789 sì; 69 no; 567 voti nulli), rispecchiò, secondo alcuni studi storici, l'assoluta mancanza di segretezza nel voto e di trasparenza nelle conseguenti operazioni di scrutinio.
Con la resa incondizionata dell'occupante tedesco il 29 aprile 1945 il Veneto venne infine liberato dal nazi-fascismo.
In tal modo, la sostanziale sconfitta militare del Regno d'Italia nella [[Terza guerra di indipendenza italiana]] del [[1866]] si trasformò in un successo politico per casa Savoia.
 
=== Il Veneto italianonella Repubblica Italiana ===
Il 2 giugno [[1946]] massiccia fu la partecipazione della popolazione veneta al [[Referendum istituzionale del 1946|referendum]] che sancì il passaggio dalla [[Regno d'Italia (1861-1946)|monarchia]] alla [[repubblica italiana|repubblica]].
Il dominio di casa Savoia non fu proficuo sotto l'aspetto economico, la pressione fiscale maggiore di quella austriaca, i servizi inferiori, e la burocrazia meno valida della proverbiale burocrazia austriaca. Alla perdita dei mercati dell'Europa centrale seguì un periodo di crisi economica.
Con l'entrata in vigore il 1º gennaio [[1948]] della [[Costituzione della Repubblica Italiana]], nella nuova organizzazione dello stato venne prevista la creazione del Veneto come [[regione (Italia)|regione a statuto ordinario]].
Dopo l'annessione al Regno d'Italia (che fu molto probabilmente una truffa ideata dai Savoia ai danni dell'indipendente popolo veneto) e sino alla [[Prima guerra mondiale]] ebbe luogo una intensa [[emigrazione]] dal Veneto, particolarmente verso [[Argentina]], [[Uruguay]] e [[Brasile]].
Durante la Prima guerra mondiale parte del territorio subì gravi danni.
 
Nel dopoguerra, riprese l'[[Emigrazione italiana|emigrazione]] che interessò, oltre ad Argentina, Uruguay e Brasile, [[Venezuela]], [[Colombia]], [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], [[Canada]] e [[Australia]]. Flussi migratori a breve termine si ebbero inoltre verso il [[Belgio]], la [[Francia]] e la [[Germania]].
Il fenomeno dell'emigrazione riprese nel primo dopoguerra, diretto in massima parte verso gli stessi Paesi dell'America Latina che avevano ricevuto le precedenti ondate migratorie provenienti dal Veneto. Fu una emigrazione un poco meglio organizzata.
 
Si stima in circa 3.300.000 le persone emigrate negli anni dal [[1876]] al [[1976]] dal Veneto, di fatto la regione italiana a maggior emigrazione in tale periodo (seconda è la Campania, con 2.500.000)<ref>Ricerca del CSER (Centro Studi Emigrazione - Roma).</ref>. {{citazione necessaria|Si calcola che ci siano attualmente nel mondo circa 9 milioni di oriundi veneti}}.
La Seconda guerra mondiale apportò nuove distruzioni, soprattutto a causa dei bombardamenti aerei (particolarmente feroce quello che colpì e rase al suolo gran parte di [[Treviso]]).E altri massicci bombardamenti su [[Padova]] e [[Verona]] e in particolare [[Vicenza]] anche questa quasi rasa al suolo.
A guerra finita, riprese l'emigrazione che interessò, oltre ad Argentina, Uruguay e Brasile, [[Venezuela]], [[Colombia]], [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], [[Canada]] e [[Australia]]. Flussi migratori a breve termine si ebbero inoltre verso il [[Belgio]], la [[Francia]] e la [[Germania]].
 
Durante gli [[anni 1950|anni cinquanta]] l'attività industriale di Porto Marghera iniziò a riprendersi dalle devastazioni portate dal conflitto, riprendendo a crescere, fino a raggiungere la massima espansione negli [[anni 1960|anni sessanta]], quando il polo industriale divenne uno dei più importanti d'Europa.
Una ricerca del CSER (Centro Studi Emigrazione - Roma) stima in circa 3.300.000 le persone emigrate negli anni dal 1876 al 1976 dal Veneto, di fatto la regione italiana a maggior emigrazione in tale periodo (seconda è la Campania, con 2.500.000). Si calcola che ci siano nel mondo circa 9 milioni di oriundi veneti.
 
A partire dagli [[anni 1980|anni ottanta]], al declino della grandi industria il Veneto ha risposto con una massiccia proliferazione di [[piccola impresa|piccole imprese]], che accelerarono lo sviluppo economico, rendendo la regione una delle più produttive d'Italia e del continente. Al contempo, con la crescita economica, il Veneto è divenuto terra d'immigrazione. Una piccola parte dei nuovi arrivati sono in realtà cittadini italiani, emigrati negli anni duri, che ritornano ai loro paesi; {{citazione necessaria|talvolta essi parlano una versione della [[lingua veneta]] più arcaica di quella ora utilizzata nel Veneto}}.
A partire dagli anni ottanta del [[XX secolo]] l'emigrazione si esaurì e, da allora, il Veneto è divenuto terra d'immigrazione.
Una piccola parte dei nuovi arrivati sono in realtà cittadini italiani, emigrati negli anni duri, che ritornano ai loro paesi; talvolta essi parlano una versione della [[lingua veneta]] più arcaica di quella ora utilizzata nel Veneto. Nelle ultime elezioni i cittadini italiani residenti all'estero hanno potuto votare.
 
== Note ==
{{<references}} />
== Bibliografia ==
* {{Cita pubblicazione|anno=2023|titolo=Palaeogenomics of Upper Palaeolithic to Neolithic European hunter-gatherers|autore1=Posth C|autore2=Yu H|autore3=Ghalichi A|autore4=Rougier H|autore5=Crevecoeur I|autore6=Huang Y|autore7=Ringbauer H|autore8=Rohrlach AB|autore9=Nägele K|autore10=Villalba-Mouco V|autore11=Radzeviciute R|autore12=Ferraz T|autore13=Stoessel A|autore14=Tukhbatova R|autore15=Drucker DG|autore16=Lari M|autore17=Modi A|autore18=Vai S|autore19=Saupe T|autore20=Scheib CL|autore21=Catalano G|autore22=Pagani L|autore23=Talamo S|autore24=Fewlass H|autore25=Klaric L|autore26=Morala A|autore27=Rué M|autore28=Madelaine S|autore29=Crépin L|autore30=Caverne JB|autore31=Bocaege E|autore32=Ricci S|autore33=Boschin F|autore34=Bayle P|autore35=Maureille B|autore36=Le Brun-Ricalens F|autore37=Bordes JG|autore38=Oxilia G|autore39=Bortolini E|autore40=Bignon-Lau O|autore41=Debout G|autore42=Orliac M|autore43=Zazzo A|autore44=Sparacello V|autore45=Starnini E|autore46=Sineo L|autore47=van der Plicht J|autore48=Pecqueur L|autore49=Merceron G|autore50=Garcia G|autore51=Leuvrey JM|autore52=Garcia CB|autore53=Gómez-Olivencia A|autore54=Połtowicz-Bobak M|autore55=Bobak D|autore56=Le Luyer M|autore57=Storm P|autore58=Hoffmann C|autore59=Kabaciński J|autore60=Filimonova T|autore61=Shnaider S|autore62=Berezina N|autore63=González-Rabanal B|autore64=González Morales MR|autore65=Marín-Arroyo AB|autore66=López B|autore67=Alonso-Llamazares C|autore68=Ronchitelli A|autore69=Polet C|autore70=Jadin I|autore71=Cauwe N|autore72=Soler J|autore73=Coromina N|autore74=Rufí I|autore75=Cottiaux R|autore76=Clark G|autore77=Straus LG|autore78=Julien MA|autore79=Renhart S|autore80=Talaa D|autore81=Benazzi S|autore82=Romandini M|autore83=Amkreutz L|autore84=Bocherens H|autore85=Wißing C|autore86=Villotte S|autore87=de Pablo JF|autore88=Gómez-Puche M|autore89=Esquembre-Bebia MA|autore90=Bodu P|autore91=Smits L|autore92=Souffi B|autore93=Jankauskas R|autore94=Kozakaitė J|autore95=Cupillard C|autore96=Benthien H|autore97=Wehrberger K|autore98=Schmitz RW|autore99=Feine SC|autore100=Schüler T|autore101=Thevenet C|autore102=Grigorescu D|autore103=Lüth F|autore104=Kotula A|autore105=Piezonka H|autore106=Schopper F|autore107=Svoboda J|autore108=Sázelová S|autore109=Chizhevsky A|autore110=Khokhlov A|autore111=Conard NJ|autore112=Valentin F|autore113=Harvati K|autore114=Semal P|autore115=Jungklaus B|autore116=Suvorov A|autore117=Schulting R|autore118=Moiseyev V|autore119=Mannermaa K|autore120=Buzhilova A|autore121=Terberger T|autore122=Caramelli D|autore123=Altena E|autore124=Haak W|autore125=Krause J.|rivista=Nature|volume=615|pp=117-126|doi=10.1038/s41586-023-05726-0|lingua=en|accesso=22 giugno 2025|cid=2023 Palaeogenomics}}}
== Voci correlate ==
* [[Veneti]]
* [[Venezia (regione)]]
* [[Regio X Venetia et Histria]]
* [[Repubblica di Venezia]]
* [[Marca di Verona]]
* [[Domini di Terraferma]]
* [[Emigrazione veneta]]
* [[Storia del territorio vicentino]]
 
==Voci correlateAltri progetti ==
{{interprogetto}}
*[[Paleoveneti]]
*[[Regio X Venetia et Histria]]
*[[Repubblica di Venezia]]
*[[Marca Veronese]]
*[[Domini di Terraferma]]
 
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{{Storia del Veneto}}
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