Demostene: differenze tra le versioni

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==== Contro Midia ====
Nel [[348 a.C.]], si verificò un evento singolare: [[Midia di Atene|Midia]], un ricco ateniese, sostenitore di Eubulo e della spedizione all'Eubea, schiaffeggiò pubblicamente Demostene, all'epoca corego alle [[Grandi Dionisie]], una grande festa religiosa in onore del dio [[Dioniso]].<ref name="Usher226" /><ref name="Peace5" /><ref>{{Cita|E.M. Burke|p. 174}}.</ref> Era, inoltre, un vecchio nemico di Demostene tanto che nel 361 a.C. era penetrato con violenza nella sua casa, accompagnato dal fratello Trasiloco, per prenderne possesso.<ref name="Meidias78-80">{{Cita|Demostene, ''Contro Midia''|78-80}}.</ref> Demostene, pertanto, decise di perseguire il suo avversario componendo l'orazione ''Contro Midia'' che fornisce preziose informazioni sul diritto ateniese del tempo e soprattutto sul concetto di ''[[hybris]]'' (aggressione aggravata), crimine nei confronti dell'intera città.<ref>{{en}}H. Yunis, ''The Rhetoric of Law in 4th Century Athens'', p. 206</ref> In uno dei passaggi più noti dell'orazione, Demostene dichiarò che uno Stato perisce se la certezza del diritto fosse minata da uomini ricchi e senza scrupoli e che i cittadini avessero ottenuto l'autorità negli affari di Stato in forza alle leggi.<ref name="Meidias223">{{Cita|Demostene, ''Contro Midia''|p. 223}}.</ref> In ogni caso, non è noto se tale orazione fosse stata realmente pronunciata nel dibattimento dal momento che Midia offrì un risarcimento di trenta mine a Demostene che, in seguito, fece dire a Eschine che Demostene si fosse lasciato corrompere.
 
==== Pace di Filocrate ====
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{{Vedi anche|Battaglia di Cheronea (338 a.C.)}}
[[File:Chaeronea map.png|thumb|Manovre della battaglia di Cheronea|sinistra]]
Nel [[341 a.C.]] Demostene fu inviato a [[Bisanzio]] per convincerla a rinnovare l'alleanza con Atene e, grazie a manovre politiche, ottenne anche l'adesione di [[Abydos (Ellesponto)|Abido]] provocando inevitabilmente la rabbia di Filippo II e il rifiuto da parte dell'ecclesia di richiamare Demostene e di denunciarne la politica, di fatto costituì una dichiarazione di guerra alla Macedonia. In ogni caso il conflitto tra Atene e Macedonia non scoppiò e, nel 339 a.C., Filippo II, dopo aver accusato gli abitanti di [[Anfissa]] di aver profanato un terreno consacrato, indusse i Tessali, suoi alleati, a chiedere la convocazione del consiglio dell'anfizionia per infliggere una dura multa ai colpevoli. Eschine, rappresentante ateniese presso l'anfizionia, concordò con la posizione espressa e sostenne che Atene avrebbe dovuto partecipare al congresso, Demostene si oppose e infine gli Ateniesi decisero di astenersi dalla decisione.<ref name="On the Crown151">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|149-151}}.</ref><ref>C. Carey, ''Aeschines'', pp. 7-8</ref>
 
Risultato dell'assemblea, fu l'invio di una spedizione miliare contro la Locride, di cui Anfissa faceva parte, che, tuttavia, fallì permettendo a Filippo di condurre una seconda campagna per conto dell'intera Anfizionia. Nell'inverno del 339-338 a.C., Filippo, oltrepassate le Termopili, conquistò Anfissa poi penetrò nella Focide e, seguendo il corso del Cefisso, conquistò Elateia e ne restaurò le mura, consolidando il suo controllo sulla Grecia continentale.<ref name="On the Crown152">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|152}}.</ref><ref>{{Cita|K. Tsasos|p. 238}}.</ref><ref>{{en}}H. Weil, ''Biography of Demosthenes'', pp. 41-42,</ref> Atene allora stipulò, in funzione anti-macedone, un'alleanza con l'[[Eubea]], [[Megara Nisea|Megara]], l'[[Acaia (regione storica)|Acaia]], [[Corinto (città antica)|Corinto]], l'[[Acarnania]] e diverse città del [[Peloponneso]] e inviò Demostene a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] per indurre anche i Beoti a entrare nell'alleanza.<ref name="On the Crown153">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|153}}.</ref><ref name="Tsasos pp284-285">{{Cita|K. Tsasos|pp. 284-285}}.</ref> Filippo, provò anch'egli a inviare un'ambasceria presso i Beoti, ma alla fine costoro preferirono Demostene che, a nome di Atene, riconobbe il controllo di Tebe sulla Beozia, il comando delle forze armate e infine che Atene avrebbe pagato i due terzi delle spese di guerra.<ref name="Rhodes317">{{en}}P. J. Rhodes, ''A History of the Classical World'', p. 317.</ref> Filippo, mentre gli Ateniesi e i loro alleati approntavano le truppe, provò a placare i suoi avversari offrendo un nuovo trattato di pace che, però, fu sdegnosamente rigettato.<ref name="Tsasos pp284-285" /><ref name="Pl18">{{Cita|Plutarco|18}}.</ref>
In ogni caso il conflitto tra Atene e Macedonia non scoppiò e, nel 339 a.C., Filippo II, dopo aver accusato gli abitanti di [[Anfissa]] di aver profanato un terreno consacrato, indusse i Tessali, suoi alleati, a chiedere la convocazione del consiglio dell'anfizionia per infliggere una dura multa ai colpevoli.
 
Dopo alcune schermaglie favorevoli alla lega, Filippo riuscì a trascinare gli avversari in una pianura nei pressi di Cheronea, ove il suo esercito, maggiormente addestrato, sconfisse quello avversario. Nella battaglia, Demostene combatté come semplice [[oplita]] per poi essere costretto anch'egli a ritirarsi in città. A tale proposito si racconta che Filippo, dopo la battaglia, lo deridesse pubblicamente: si dice che gozzovigliò ubriaco sui cadaveri dei nemici e cominciò a cantare ripetendo le parole iniziali del decreto voluto da Demostene, col quale si era deliberata la guerra contro i Macedoni;<ref>{{cita|Plutarco|20, 3}}.</ref>; smise quando [[Demade]], oratore ateniese catturato sul campo, pur essendo un avversario di Demostene, gli ricordò che con quegli insulti egli, da [[Agamennone]], si era abbassato al ruolo di [[Tersite]].<ref name="DiodXVI87">{{Cita|Diodoro|XVI, 87}}.</ref>
Eschine, rappresentante ateniese presso l'anfizionia, concordò con la posizione espressa e sostenne che Atene avrebbe dovuto partecipare al congresso, Demostene si oppose e infine gli Ateniesi decisero di astenersi dalla decisione<ref name="On the Crown151">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|149-151}}.</ref><ref>C. Carey, ''Aeschines'', pp. 7-8</ref>.
 
Risultato dell'assemblea, fu l'invio di una spedizione miliare contro la Locride, di cui Anfissa faceva parte, che, tuttavia, fallì permettendo a Filippo di condurre una seconda campagna per conto dell'intera Anfizionia. Nell'inverno del 339-338 a.C., Filippo, oltrepassate le Termopili, conquistò Anfissa poi penetrò nella Focide e, seguendo il corso del Cefisso, conquistò Elateia e ne restaurò le mura, consolidando il suo controllo sulla Grecia continentale<ref name="On the Crown152">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|152}}.</ref><ref>{{Cita|K. Tsasos|p. 238}}.</ref><ref>{{en}}H. Weil, ''Biography of Demosthenes'', pp. 41-42,</ref>.
 
Atene allora stipulò, in funzione anti-macedone, un'alleanza con l'[[Eubea]], [[Megara Nisea|Megara]], l'[[Acaia (regione storica)|Acaia]], [[Corinto (città antica)|Corinto]], l'[[Acarnania]] e diverse città del [[Peloponneso]] e inviò Demostene a [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] per indurre anche i Beoti a entrare nell'alleanza<ref name="On the Crown153">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|153}}.</ref><ref name="Tsasos pp284-285">{{Cita|K. Tsasos|pp. 284-285}}.</ref>.
 
Filippo, provò anch'egli a inviare un'ambasceria presso i Beoti, ma alla fine costoro preferirono Demostene che, a nome di Atene, riconobbe il controllo di Tebe sulla Beozia, il comando delle forze armate e infine che Atene avrebbe pagato i due terzi delle spese di guerra<ref name="Rhodes317">{{en}}P. J. Rhodes, ''A History of the Classical World'', p. 317.</ref>.
 
Filippo, mentre gli Ateniesi e i loro alleati approntavano le truppe, provò a placare i suoi avversari offrendo un nuovo trattato di pace che, però, fu sdegnosamente rigettato<ref name="Tsasos pp284-285"/><ref name="Pl18">{{Cita|Plutarco|18}}.</ref>.
 
Dopo alcune schermaglie favorevoli alla lega, Filippo riuscì a trascinare gli avversari in una pianura nei pressi di Cheronea, ove il suo esercito, maggiormente addestrato, sconfisse quello avversario. Nella battaglia, Demostene combatté come semplice [[oplita]] per poi essere costretto anch'egli a ritirarsi in città. A tale proposito si racconta che Filippo, dopo la battaglia, lo deridesse pubblicamente: si dice che gozzovigliò ubriaco sui cadaveri dei nemici e cominciò a cantare ripetendo le parole iniziali del decreto voluto da Demostene, col quale si era deliberata la guerra contro i Macedoni<ref>{{cita|Plutarco|20, 3}}.</ref>; smise quando [[Demade]], oratore ateniese catturato sul campo, pur essendo un avversario di Demostene, gli ricordò che con quegli insulti egli, da [[Agamennone]], si era abbassato al ruolo di [[Tersite]].<ref name="DiodXVI87">{{Cita|Diodoro|XVI, 87}}.</ref>
 
=== Ultimi anni ===
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[[File:Napoli BW 2013-05-16 16-24-01.jpg|thumb|[[Alessandro Magno]] alla [[battaglia di Isso]], mosaico romano di Pompei, copia di un dipinto originale greco andato perduto]]
 
Dopo Cheronea, Filippo impose una dura sanzione a Tebe, ma accettò di stipulare con Atene una pace a condizioni assai miti; Demostene, invece, fece approvare dall'assemblea il suo progetto di rafforzare la cinta muraria e ottenne l'onore di pronunciare l'[[Epitaffio di Demostene|orazione funebre per i caduti]].<ref name="On the Crown299">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|285-299}}.</ref> Nel [[337 a.C.]] Filippo istituì la [[Lega di Corinto]], una confederazione di Stati greci sotto la sua guida, e tornò a Pella ove l'anno seguente fu assassinato durante il matrimonio della figlia [[Cleopatra di Macedonia|Cleopatra]] con [[Alessandro I (re dell'Epiro)|Alessandro I]] e l'esercito proclamò il ventenne [[Alessandro Magno|Alessandro]] come nuovo sovrano. Il cambio di ''leadership'' suscitò nei Tebani e negli Ateniesi la speranza di riconquistare la piena indipendenza e Demostene elogiò pubblicamente l'assassino di Filippo giungendo perfino, scrive Eschine, a fare offerte di ringraziamento nel periodo di lutto derivatogli dalla morte della figlia<ref name="Ctesiphon77" />. Poi, inviò emissari al generale [[Attalo (generale)|Attalo]], suocero di Filippo e avversario di Alessandro<ref>P. Green, ''Alexander of Macedon,'' p.119</ref> il quale, però, mosse rapidamente le truppe sulla Beozia e la indusse a giurare nuovamente fedeltà. Nel 335 a.C. Alessandro si sentì libero di condurre una campagna nel Nord, ma Demostene fece diffondere la notizia, falsa, che l'intero corpo di spedizione fosse stato massacrato dai [[Triballi]] e, grazie anche al cospicuo finanziamento inviato dal gran re [[Dario III di Persia|Dario III]], indusse Ateniesi e Tebani alla rivolta. Alessandro reagì immediatamente assediando e facendo radere al suolo Tebe per poi puntare su Atene; solo un'ambasceria, guidata da Focione, esponente della fazione neutralista, fu in grado di convincere Alessandro a non attaccare la città<ref name="Phocion">Plutarco, ''Focione'', 17</ref>.
Dopo Cheronea, Filippo impose una dura sanzione a Tebe, ma accettò di stipulare con Atene una pace a condizioni assai miti; Demostene, invece, fece approvare dall'assemblea il suo progetto di rafforzare la cinta muraria e ottenne l'onore di pronunciare l'[[Epitaffio di Demostene|orazione funebre per i caduti]]<ref name="On the Crown299">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|285-299}}.</ref>.
 
Nel [[337 a.C.]] Filippo istituì la [[Lega di Corinto]], una confederazione di Stati greci sotto la sua guida, e tornò a Pella ove l'anno seguente fu assassinato durante il matrimonio della figlia [[Cleopatra di Macedonia|Cleopatra]] con [[Alessandro I (re dell'Epiro)|Alessandro I]] e l'esercito proclamò il ventenne [[Alessandro Magno|Alessandro]] come nuovo sovrano.
 
Il cambio di leadership suscitò nei Tebani e negli Ateniesi la speranza di riconquistare la piena indipendenza e Demostene elogiò pubblicamente l'assassino di Filippo giungendo perfino, scrive Eschine, a fare offerte di ringraziamento nel periodo di lutto derivatogli dalla morte della figlia<ref name="Ctesiphon77" />. Poi, inviò emissari al generale [[Attalo (generale)|Attalo]], suocero di Filippo e avversario di Alessandro<ref>P. Green, ''Alexander of Macedon,'' p.119</ref> il quale, però, mosse rapidamente le truppe sulla Beozia e la indusse a giurare nuovamente fedeltà. Nel 335 a.C. Alessandro si sentì libero di condurre una campagna nel Nord, ma Demostene fece diffondere la notizia, falsa, che l'intero corpo di spedizione fosse stato massacrato dai [[Triballi]] e, grazie anche al cospicuo finanziamento inviato dal gran re [[Dario III di Persia|Dario III]], indusse Ateniesi e Tebani alla rivolta. Alessandro reagì immediatamente assediando e facendo radere al suolo Tebe per poi puntare su Atene; solo un'ambasceria, guidata da Focione, esponente della fazione neutralista, fu in grado di convincere Alessandro a non attaccare la città<ref name="Phocion">Plutarco, ''Focione'', 17</ref>.
 
==== L'orazione ''Sulla corona'' ====
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{{vedi anche|Scandalo di Arpalo}}
[[File:Temple of Poseidon Poros.jpg|thumb|Il sito del tempio di Poseidone a [[Calauria]] ove Demostene passò gli anni dell'esilio e si suicidò|sinistra]]
Nel [[324 a.C.]] [[Arpalo]], tesoriere di Alessandro Magno, disertò e cercò rifugio ad Atene portando con sé una rilevante somma di denaro; l'assemblea, inizialmente, rifiutò di accoglierlo, ma poi, su consiglio di Demostene, fu ammesso in città per essere arrestato a seguito di una proposta di Demostene e Focione, approvata nonostante l'opposizione di [[Iperide]]. L'assemblea decise di prendere il controllo del denaro di Arpalo, affidandolo a un comitato presieduto da Demostene; in seguito tale comitato si accorse che solo una metà della somma, che Arpalo aveva dichiarato di possedere, era effettivamente presente. Il deficit non venne reso noto ma, quando il tesoriere fuggì, l'[[Areopago]] incriminò Demostene, mentre Iperide [[Contro Demostene (Iperide)|lo accusava]] di non aver rivelato la mancanza in quanto era stato corrotto da Arpalo stesso. Demostene fu condannato al pagamento di una pesante multa, per evitare la quale fuggì a Calauria<ref name="Hypereides">{{Cita|Iperide, ''Contro Demostene''|3}}.</ref><ref>D. Whitehead, ''Hypereides'', pp. 359-360</ref> anche se fu presto richiamato in città.<ref name="Pl27">{{Cita|Plutarco|26-27}}.</ref><ref>{{Cita|K. Tsatsos|pp. 303-311}}.</ref>
 
L'assemblea decise di prendere il controllo del denaro di Arpalo, affidandolo a un comitato presieduto da Demostene; in seguito tale comitato si accorse che solo una metà della somma, che Arpalo aveva dichiarato di possedere, era effettivamente presente. Il deficit non venne reso noto ma, quando il tesoriere fuggì, l'[[Areopago]] incriminò Demostene, mentre Iperide [[Contro Demostene (Iperide)|lo accusava]] di non aver rivelato la mancanza in quanto era stato corrotto da Arpalo stesso.
 
Demostene fu condannato al pagamento di una pesante multa, per evitare la quale fuggì a Calauria<ref name="Hypereides">{{Cita|Iperide, ''Contro Demostene''|3}}.</ref><ref>D. Whitehead, ''Hypereides'', pp. 359-360</ref> anche se fu presto richiamato in città<ref name="Pl27">{{Cita|Plutarco|26-27}}.</ref><ref>{{Cita|K. Tsatsos|pp. 303-311}}.</ref>.
 
==== Morte ====
Alla morte di Alessandro, Demostene esortò nuovamente gli Ateniesi a cercare l'indipendenza dalla Macedonia e fu l'ispiratore della [[guerra lamiaca]], ma [[Antipatro (generale)|Antipatro]], reggente di Macedonia, sedò facilmente ogni opposizione, pose un presidio a [[Munichia]] e pretese la consegna di Demostene e Iperide e di tutti gli esponenti della fazione anti-macedone. Ottenuta la condanna da parte dell'assemblea, Antipatro fece giustiziare gli agitatori più importanti, mentre Demostene era fuggito presso il santuario di Poseidone di Calauria, piccola isola davanti a [[Trezene]].<ref>{{cita|Plutarco|27-29}}.</ref>.
 
In seguito [[Archia di Thurii|Archia]], incaricato da Antipatro di scovare gli antimacedoni fuggiti da Atene, scoprì dove si era rifugiato Demostene e con un drappello di soldati andò a catturarlo. Tentò prima di convincere Demostene a uscire dal santuario e andare insieme da Antipatro, promettendogli l'incolumità; Demostene, tuttavia, capendo che l'altro fingeva, gli rispose: «Archia, non mi hai mai convinto da attore; non mi convincerai ora con le tue promesse», scatenando l'ira del generale. Demostene, a quel punto, prevenendo l'intervento degli avversari, si spostò all'interno del tempio e, preso un foglio, finse di voler scrivere una lettera d'addio ai famigliari<ref name="Pl29">{{Cita|Plutarco|29}}.</ref>, assumendo in realtà un potente veleno per morire poco dopo ai piedi dell'altare.<ref name="Pl29" >{{Cita|Plutarco|29}}.</ref>. Secondo Aristone, Demostene assunse il veleno direttamente dalla penna, mordicchiandola per qualche minuto<ref name=":0">{{Cita|Plutarco|30}}.</ref>; altri tramandano che l'oratore assunse il veleno bevendo da una pezzuola che portava sempre con sé<ref name=":0" />. Un'ulteriore versione, riportata da Eratostene, sostiene che l'avvelenamento fu dovuto a un bracciale cavo che portava al polso.<ref name=":0" />{{Cita|Plutarco|30}}.</ref>
 
Anni dopo gli Ateniesi eressero una statua in suo onore e decretarono che i suoi discendenti sarebbero stati ospitati nel [[Pritaneo]]<ref name="pseudo14">{{Cita|Pseudo-Plutarco|847 D}}.</ref>; sulla base della statua fu scolpita la frase "Se avessi avuto, o Demostene, forza pari all'intelletto, mai sui Greci avrebbe regnato il Macedone Ares." Secondo [[Demetrio di Magnesia]] questa fu la frase che Demostene scrisse sul foglio prima di morire;<ref name="pseudo14">{{Cita|Pseudo-Plutarco|847 D}}.</ref>; altri, invece, raccontano che le uniche parole che riuscì a scrivere prima che il veleno facesse effetto siano state "Demostene ad Antipatro".<ref name=":0" />.
 
== Considerazioni ==
=== Attività politica ===
Demostene ricevette ampie lodi da [[Plutarco]] per via della sua coerenza e, riprendendo [[Teopompo]], ricorda che egli militò nella stessa fazione fino alla sua fine e che mantenne fede alle proprie convinzioni al punto da rinunciare alla vita.<ref name="Pl13">{{Cita|Plutarco|13}}.</ref> [[Polibio]], invece, criticò aspramente la politica di Demostene accusandolo di aver lanciato calunnie nei confronti di grandi uomini della sua e di altre città e bollandoli come traditori dei Greci, aggiunse che l'unico suo pensiero fisso fosse Atene e sottolineò quanto l'unico frutto della sua politica fosse la disfatta di Cheronea per poi affermare che le conseguenze sarebbero state ben peggiori se non fosse stato per la magnanimità di Filippo e Alessandro.<ref>{{Cita|Polibio|XVIII, 14}}.</ref> Paparrigopoulos da un lato esalta il patriottismo di Demostene, ma d'altro canto lo giudicò miope per non aver compreso che gli antichi Stati greci sarebbero potuti sopravvivere solo sotto la guida della Macedonia.<ref>{{Cita|Paparringopulos|pp. 396-398}}.</ref> Mentre altri lo accusano di non essere mai stato in grado di prevedere il trionfo di Filippo.<ref name="Carey">{{Cita|G. Carey|pp. 12-14}}.</ref>
 
In sintesi, gli storici condividono l'opinione che Demostene abbia sopravvalutato la forza di Atene e l'abbia indotta ad affrontare una sfida cui non era affatto preparata:<ref name="Tsatsos318-326">{{Cita|K. Tsasos|pp. 318-326}}.</ref> la città, infatti, aveva perduto gran parte degli alleati nell'Egeo e dovette affrontare un rivale che aveva ormai consolidato il proprio controllo sulla Macedonia e deteneva importanti risorse minerarie.<ref name="Carey" /><ref name="Tsatsos318-326" /> In ogni caso, osserva sempre Carey, Demostene, migliore come oratore che come politico o stratega, aveva una visione di cui Eschine e Focione mancavano e che questo impedì loro di gareggiare con il primo. Demostene, infatti, chiese agli Ateniesi di scegliere ciò che è giusto e onorevole, ancora prima della loro sicurezza<ref name="Pl13" />, e il popolo preferiva di gran lunga l'attivismo del primo alla tattica attendista dei secondi; la stessa disfatta di Cheronea fu nient'altro che il prezzo da pagare per il tentativo di mantenere la libertà e il prestigio.<ref name="Carey" />.
[[Polibio]], invece, criticò aspramente la politica di Demostene accusandolo di aver lanciato calunnie nei confronti di grandi uomini della sua e di altre città e bollandoli come traditori dei Greci, aggiunse che l'unico suo pensiero fisso fosse Atene e sottolineò quanto l'unico frutto della sua politica fosse la disfatta di Cheronea per poi affermare che le conseguenze sarebbero state ben peggiori se non fosse stato per la magnanimità di Filippo e Alessandro<ref>{{Cita|Polibio|XVIII, 14}}.</ref>.
 
Bisogna, inoltre, ricordare che il successo non può essere il criterio fondamentale per giudicare le azioni di personaggi storici come Demostene che sono stati motivati da forti ideali<ref name="Pickard">{{Cita|A.W. Pickard|p. 490}}.</ref>. Ad Atene Filippo II chiedeva di sacrificare libertà e democrazia mentre Demostene agognava l'antico splendore della città<ref name="Tsatsos318-326" /> e, per far rivivere tali valori, divenne un vero e proprio "educatore del popolo", come scrisse [[Werner Jaeger]].<ref name="Romilly120-122">{{Cita|De Romilly|pp. 120-122}}.</ref>.
Paparrigopoulos da un lato esalta il patriottismo di Demostene, ma d'altro canto lo giudicò miope per non aver compreso che gli antichi Stati greci sarebbero potuti sopravvivere solo sotto la guida della Macedonia.<ref>{{Cita|Paparringopulos|pp. 396-398}}.</ref> Mentre altri lo accusano di non essere mai stato in grado di prevedere il trionfo di Filippo<ref name="Carey">{{Cita|G. Carey|pp. 12-14}}.</ref>.
 
In sintesi, gli storici condividono l'opinione che Demostene abbia sopravvalutato la forza di Atene e l'abbia indotta ad affrontare una sfida cui non era affatto preparata<ref name="Tsatsos318-326">{{Cita|K. Tsasos|pp. 318-326}}.</ref>: la città, infatti, aveva perduto gran parte degli alleati nell'Egeo e dovette affrontare un rivale che aveva ormai consolidato il proprio controllo sulla Macedonia e deteneva importanti risorse minerarie<ref name="Carey" /><ref name="Tsatsos318-326" />.
 
In ogni caso, osserva sempre Carey, Demostene, migliore come oratore che come politico o stratega, aveva una visione di cui Eschine e Focione mancavano e che questo impedì loro di gareggiare con il primo. Demostene, infatti, chiese agli Ateniesi di scegliere ciò che è giusto e onorevole, ancora prima della loro sicurezza<ref name="Pl13" />, e il popolo preferiva di gran lunga l'attivismo del primo alla tattica attendista dei secondi; la stessa disfatta di Cheronea fu nient'altro che il prezzo da pagare per il tentativo di mantenere la libertà e il prestigio<ref name="Carey" />.
 
Bisogna, inoltre, ricordare che il successo non può essere il criterio fondamentale per giudicare le azioni di personaggi storici come Demostene che sono stati motivati da forti ideali<ref name="Pickard">{{Cita|A.W. Pickard|p. 490}}.</ref>. Ad Atene Filippo II chiedeva di sacrificare libertà e democrazia mentre Demostene agognava l'antico splendore della città<ref name="Tsatsos318-326" /> e, per far rivivere tali valori, divenne un vero e proprio "educatore del popolo", come scrisse [[Werner Jaeger]]<ref name="Romilly120-122">{{Cita|De Romilly|pp. 120-122}}.</ref>.
 
=== Esperienza militare ===
Come riportano gli storici, il fatto che Demostene abbia combattuto nella battaglia di Cheronea come semplice oplita, rivela una forte inesperienza bellica. Infatti, ricorda lo storico [[Thomas Babington Macaulay]] è proprio al tempo di Demostene che la divisione tra cariche politiche e militari inizia a farsi marcata<ref name="Macaulay">T.B. Macaulay, ''On Mitford's History of Greece,'' 136.</ref> con la sola eccezione di [[Focione]], che fu abile oratore e ricoprì la strategia. Quanto a Demostene, risulta evidente che non fosse affatto versato nelle attività belliche<ref name="Macaulay" />, mancava di vigore, resistenza fisica ed era carente di una visione d'insieme della propria strategia.<ref name=":0" /><ref name="Carey" /><ref name="Tsatsos318-326" />
 
Infatti, ricorda lo storico [[Thomas Babington Macaulay]] è proprio al tempo di Demostene che la divisione tra cariche politiche e militari inizia a farsi marcata<ref name="Macaulay">T.B. Macaulay, ''On Mitford's History of Greece,'' 136.</ref> con la sola eccezione di [[Focione]], che fu abile oratore e ricoprì la strategia.
 
Quanto a Demostene, risulta evidente che non fosse affatto versato nelle attività belliche<ref name="Macaulay" />, mancava di vigore, resistenza fisica ed era carente di una visione d'insieme della propria strategia<ref name=":0" /><ref name="Carey" /><ref name="Tsatsos318-326" />.
 
=== Stile ===
[[File:Herma Demosthenes Glyptothek Munich 292.jpg|thumb|upright=0.7|[[Erma (scultura)|Erma]] di Demostene; la testa è una copia di una statua commemorativa di bronzo, opera di Policleto, posta nell'agorà. Ritrovata nel 1825 al Circo di Massenzio, l'erma è conservata alla [[Gliptoteca (Monaco di Baviera)|Gliptoteca di Monaco]].]]
È riconosciuto che lo stile di Demostene, per quanto peculiare e sviluppato autonomamente, sia stato influenzato, specialmente per le orazioni ascrivibili all'inizio della carriera, da [[Lisia]] e [[Iseo (oratore)|Iseo]].<ref>{{Cita|K. Tsasos|p. 86}}.</ref> In ogni caso, anche le opere della giovinezza, per quanto talora poco fini, imprecise e standardizzate, mostrano scorci di un talento notevole: forte logica intellettuale, magistrale selezione (e omissioni) di fatti, affermazione fiduciosa della giustezza del caso, l'espressione artistica di opinioni motivate.<ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 514-519}}.</ref> Secondo lo storico e retore [[Dionigi di Alicarnasso]], Demostene rappresentò lo zenit della prosa attica e, come Dionigi, anche Cicerone affermò che l'oratore ateniese riunì le migliori caratteristiche degli stili in uso e che primeggiò in tutti e tre: mediano, arcaico, elegante<ref>{{Cita|Dionigi di Alicarnasso|46}}.</ref><ref>{{Cita|Cicerone|101}}.</ref><ref>{{Cita|Wooten|p. 39}}.</ref> e pertanto è possibile considerarlo un oratore consumato, abile nell'uso delle tecniche.<ref name="Romilly120-122" /> Invece, secondo lo studioso classico Harry Thurston Peck, Demostene risulta assai poco abile nel coinvolgimento emotivo dal momento che, esponente della scuola attica, rifiuta ogni forma di ornamento eclatante, non è capace di arguzia, umorismo o vivacità, almeno nella moderna accezione dei termini e conclude che la sua fortuna è essenzialmente dovuta al forte intreccio tra Demostene stesso e i principi politici da lui seguiti<ref name="Thurston">H.T. Peck,{{cita web|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0062%3Aalphabetic+letter%3DD%3Aentry+group%3D4%3Aentry%3Ddemosthenes-harpers|titolo=Harpers Dictionary of Classical Antiquities}}</ref> e, riportando l'opinione di Jaeger, aggiunse che erano le imminenti decisioni politiche a rendere affascinanti i discorsi di Demostene.<ref>{{Cita|Jaeger|pp. 123-124}}.</ref> Altri, al contrario, fanno notare quanto lo stile di Demostene, armonizzandosi con il fervente impegno politico, coniughi repentinità con profonde pause riflessive, brevità e ampiezza.<ref name="Romilly120-122" />
È riconosciuto che lo stile di Demostene, per quanto peculiare e sviluppato autonomamente, sia stato influenzato, specialmente per le orazioni ascrivibili all'inizio della carriera, da [[Lisia]] e [[Iseo (oratore)|Iseo]]<ref>{{Cita|K. Tsasos|p. 86}}.</ref>.
 
In ogni caso, anche le opere della giovinezza, per quanto talora poco fini, imprecise e standardizzate, mostrano scorci di un talento notevole: forte logica intellettuale, magistrale selezione (e omissioni) di fatti, affermazione fiduciosa della giustezza del caso, l'espressione artistica di opinioni motivate<ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 514-519}}.</ref>.
 
Secondo lo storico e retore [[Dionigi di Alicarnasso]], Demostene rappresentò lo zenit della prosa attica e, come Dionigi, anche Cicerone affermò che l'oratore ateniese riunì le migliori caratteristiche degli stili in uso e che primeggiò in tutti e tre: mediano, arcaico, elegante<ref>{{Cita|Dionigi di Alicarnasso|46}}.</ref><ref>{{Cita|Cicerone|101}}.</ref><ref>{{Cita|Wooten|p. 39}}.</ref> e pertanto è possibile considerarlo un oratore consumato, abile nell'uso delle tecniche<ref name="Romilly120-122"/>.
 
Invece, secondo lo studioso classico Harry Thurston Peck, Demostene risulta assai poco abile nel coinvolgimento emotivo dal momento che, esponente della scuola attica, rifiuta ogni forma di ornamento eclatante, non è capace di arguzia, umorismo o vivacità, almeno nella moderna accezione dei termini e conclude che la sua fortuna è essenzialmente dovuta al forte intreccio tra Demostene stesso e i principi politici da lui seguiti<ref name="Thurston">H.T. Peck,{{cita web|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0062%3Aalphabetic+letter%3DD%3Aentry+group%3D4%3Aentry%3Ddemosthenes-harpers|titolo=Harpers Dictionary of Classical Antiquities}}</ref> e, riportando l'opinione di Jaeger, aggiunse che erano le imminenti decisioni politiche a rendere affascinanti i discorsi di Demostene<ref>{{Cita|Jaeger|pp. 123-124}}.</ref>.
 
Altri, al contrario, fanno notare quanto lo stile di Demostene, armonizzandosi con il fervente impegno politico, coniughi repentinità con profonde pause riflessive, brevità e ampiezza<ref name="Romilly120-122" />.
 
Il lessico è semplice, quasi ordinario, mai inverosimile o artificiale tanto da far affermare a Jebb che Demostene era un vero artista cui l'arte si inchinava e obbediva<ref name="Jebb" />, capace di una forte intensità, stigmatizzata da Eschine come ricchezza di immagini assurde o incoerenti<ref>{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|166}}.</ref>.
 
Per Dionigi di Alicarnasso, l'unico inconveniente è la totale mancanza di umorismo che, però, Quintiliano considera come virtù<ref>{{Cita|Dionigi di Alicarnasso|56}}.</ref><ref>{{Cita|Quintiliano|VI, 3}}.</ref> e Cicerone, sebbene fosse ammiratore dell'oratore ateniese, sottolinea quanto talvolta non fosse soddisfatto dall'espressione<ref>Plutarco, ''Cicerone'', 4.</ref>; in ogni caso, secondo il parere di Plutarco, era noto per le sue battute caustiche.<ref>{{Cita|Plutarco|8}}.</ref> Tuttavia, la critica principale imputata a Demostene è la sua riluttanza a parlare a braccio<ref>{{Cita|J. Bolansie|p. 415}}.</ref> tanto che assai spesso si rifiutava di commentare argomenti che prima non avesse approfondito accuratamente e si rifiutava di presentarsi alla tribuna anche quando il popolo lo chiamava insistentemente e per nome, venendo per questo schernito dai suoi avversari<ref>{{Cita|Plutarco|VIII, 3}}.</ref>; ogni sua orazione, pertanto, risulta essere frutto di un profondo lavoro di compilazione e limatura<ref name="Thurston" />, dovuta a una vera e propria forma di rispetto nei confronti degli ascoltatori, come egli stesso ammetteva.<ref>{{Cita|Plutarco|VIII, 6}}.</ref>
 
Assai importante è il ritmo della prosa e la strutturazione, estremamente versatile con passaggi da periodi lineari e asciutti, ad altri concitati e incalzanti ed è noto che Cicerone si ispirasse alla struttura delle orazioni di Demostene<ref>{{Cita|Wooten|pp. 38-40}}.</ref> per poi riportare in due passaggi del ''Brutus'' che Demostene considerava i gesti e la voce assai più importanti dello stile.<ref>Cicerone, ''Brutus'', 38 e 142.</ref> Infatti, per quanto gli mancasse la voce suadente di Eschine e l'abilità di improvvisazione di Demade, Demostene fu molto abile a far uso della mimica per accentuare il significato delle parole e così proiettare le sue idee e i suoi argomenti con maggiore forza di chiunque altro.<ref>{{en}}Blair, Nietzsche's Lecture Notes on Rhetoric, p. 100.</ref> Tale aspetto, però, non essendo parte integrante della formazione retorica del tempo<ref>{{Cita|Hunis|p. 238}}.</ref>, non fu accettato da tutti: Demetrio Falereo e numerosi comici del tempo ridicolizzavano la teatralità di Demostene ed Eschine gli anteponeva Leodama di Acarne.<ref>{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|139}}.</ref><ref>{{Cita|Plutarco|11}}.</ref>
Tuttavia, la critica principale imputata a Demostene è la sua riluttanza a parlare a braccio<ref>{{Cita|J. Bolansie|p. 415}}.</ref> tanto che assai spesso si rifiutava di commentare argomenti che prima non avesse approfondito accuratamente e si rifiutava di presentarsi alla tribuna anche quando il popolo lo chiamava insistentemente e per nome, venendo per questo schernito dai suoi avversari<ref>{{Cita|Plutarco|VIII, 3}}.</ref>; ogni sua orazione, pertanto, risulta essere frutto di un profondo lavoro di compilazione e limatura<ref name="Thurston" />, dovuta a una vera e propria forma di rispetto nei confronti degli ascoltatori, come egli stesso ammetteva<ref>{{Cita|Plutarco|VIII, 6}}.</ref>.
 
Assai importante è il ritmo della prosa e la strutturazione, estremamente versatile con passaggi da periodi lineari e asciutti, ad altri concitati e incalzanti ed è noto che Cicerone si ispirasse alla struttura delle orazioni di Demostene<ref>{{Cita|Wooten|pp. 38-40}}.</ref> per poi riportare in due passaggi del ''Brutus'' che Demostene considerava i gesti e la voce assai più importanti dello stile<ref>Cicerone, ''Brutus'', 38 e 142.</ref>.
 
Infatti, per quanto gli mancasse la voce suadente di Eschine e l'abilità di improvvisazione di Demade, Demostene fu molto abile a far uso della mimica per accentuare il significato delle parole e così proiettare le sue idee e i suoi argomenti con maggiore forza di chiunque altro<ref>{{en}}Blair, Nietzsche's Lecture Notes on Rhetoric, p. 100.</ref>.
 
Tale aspetto, però, non essendo parte integrante della formazione retorica del tempo<ref>{{Cita|Hunis|p. 238}}.</ref>, non fu accettato da tutti: Demetrio Falereo e numerosi comici del tempo ridicolizzavano la teatralità di Demostene ed Eschine gli anteponeva Leodama di Acarne<ref>{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|139}}.</ref><ref>{{Cita|Plutarco|11}}.</ref>.
 
Concludendo, un giudizio d'insieme sul suo stile può essere quello riportato da Plutarco (''Comp. Demosth.-Cic.'' I 2, 4; II 2):
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Nella Roma antica, infatti, autori come Longino e [[Cecilio]] considerarono la sua oratoria come sublime<ref>{{en}}D. C. Innes, ''Longinus and Caecilius''.</ref>, [[Giovenale]] lo esaltò come un "largus et exundans ingenii fons" ("grande e traboccante fontana del genio")<ref>Giovenale, Satura, X. 119.</ref>. [[Cicerone]] non soltanto ne fu ammiratore, ma chiamò Filippiche le proprie orazioni contro Marco Antonio in evidente segno di imitazione del ruolo politico di Demostene<ref>{{en}}C. Wooten, "Cicero's Reactions to Demosthenes", p. 37.</ref> e in merito Plutarco stesso sottolinea le connessioni tra Cicerone e Demostene<ref>{{Cita|Plutarco|3}}.</ref>.
 
Nel corso del [[Medioevo]] e del [[Rinascimento]], Demostene mantenne la propria reputazione<ref>{{en}}A. J. L. Blanshard & T. A. Sowerby, ''Thomas Wilson's Demosthenes'', pp. 46-55.</ref> e fu letto assai più di ogni altro oratore, tranne, forse, Cicerone.<ref>{{en}}G. Gibson, ''Interpreting a Classic'', p. 1.</ref> Nel Rinascimento, lo scrittore e avvocato francese [[Guillaume du Vair]] elogiò i suoi discorsi per la loro disposizione abile e stile elegante, mentre per [[John Jewel]], [[vescovo di Salisbury]] e [[Jacques Amyot]], Demostene fu l'oratore "supremo"<ref>{{en}}W. A. Rebhorn, ''Renaissance Debates on Rhetoric'', p. 139, 167, 258.</ref> e Thomas Wilson, che fu il primo a tradurne le opere in inglese, Demostene non solo era un oratore abile, ma anche uno statista autorevole, una "fonte di saggezza"<ref>{{en}}A. J. L. Blanshard & T.A. Sowerby, "Thomas Wilson's Demosthenes", pp. 46-55.</ref> ed è, inoltre, significativo che la traduzione della ''Prima Olintiaca'', eseguita su mandato del cardinale [[Bessarione (cardinale)|Bessarione]], fosse stata utilizzata a scopo di incitamento alla crociata contro i turchi che avevano appena conquistato Costantinopoli.
 
Nel Rinascimento, lo scrittore e avvocato francese [[Guillaume du Vair]] elogiò i suoi discorsi per la loro disposizione abile e stile elegante, mentre per [[John Jewel]], [[vescovo di Salisbury]] e [[Jacques Amyot]], Demostene fu l'oratore "supremo"<ref>{{en}}W. A. Rebhorn, ''Renaissance Debates on Rhetoric'', p. 139, 167, 258.</ref> e Thomas Wilson, che fu il primo a tradurne le opere in inglese, Demostene non solo era un oratore abile, ma anche uno statista autorevole, una "fonte di saggezza"<ref>{{en}}A. J. L. Blanshard & T.A. Sowerby, "Thomas Wilson's Demosthenes", pp. 46-55.</ref> ed è, inoltre, significativo che la traduzione della ''Prima Olintiaca'', eseguita su mandato del cardinale [[Bessarione (cardinale)|Bessarione]], fosse stata utilizzata a scopo di incitamento alla crociata contro i turchi che avevano appena conquistato Costantinopoli.
 
Nell'etàEtà moderna, oratori come [[Henry Clay]] ne imitarono le tecniche mentre le sue idee e i suoi principi influenzarono non poco i rivoluzionari americani (in particolare i [[Partito Federalista (Stati Uniti d'America)|federalisti]]) e i principali oratori della [[Rivoluzione francese]]<ref name="Tsatsos352">{{Cita|K. Tsatsos|p. 352}}.</ref> mentre lo storico e politico tedesco [[Barthold Georg Niebuhr]] adoperò la traduzione tedesca della Prima Filippica contro Napoleone.
 
Infine, agli inizi del [[XX secolo|Novecento]], il primo Ministro francese [[Georges Clemenceau]], scrisse un libro su Demostene idealizzandone le virtù e le capacità<ref name="Marcu">{{en}}V. Marcu, ''Men and Forces of Our Time'', p. 32</ref> mentre il filosofo (e filologo) [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] sovente ne reinterpretava lo stile.<ref>F. Nietzsche, ''Al di là del Bene e del Male'', § 247.</ref><ref>{{en}}P. J. M. Van Tongeren, ''Reinterpreting Modern Culture'', p. 92.</ref>.
 
== Opere ==
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* {{cita libro|autore=Jan Bollansée|titolo=Herrmippos of Smyrna |editore=Brill Academic Publishers |anno=1999|isbn=90-04-11303-7|cid=Bolansie}}
* {{cita pubblicazione|autore=David Braund|titolo=The Cauldron of Ariantas|editore=Aarhus University Press|anno=2003|isbn=87-7934-085-7|url=http://www.pontos.dk/publications/books/bss-1-files/BSS1_16_Braund.pdf|capitolo=The Bosporan Kings and Classical Athens|cid=Braund|accesso=10 dicembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070928023759/http://www.pontos.dk/publications/books/bss-1-files/BSS1_16_Braund.pdf#|urlmorto=sì}}
* {{cita pubblicazione|autore=Edmund M. Burke|titolo=The Early Political Speeches of Demosthenes: Elite Bias in the Response to Economic Crisis|url=https://archive.org/details/sim_classical-antiquity_2002-10_21_2/page/165|rivista=Classical Antiquity|volume=21|numero=2|jstor=10.1525/ca.2002.21.2.165|anno =2002|mese=ottobre|pp=165–193165-193|editore=University of California Press|cid=Burke}}
* {{cita libro|autore=Chris Carey| titolo=Aeschines |editore=University of Texas Press |anno=2000 | isbn=0-292-71223-5|cid=Carey}}
* {{cita libro|autore=George Cawkwell |titolo=Philip II of Macedon |url=https://archive.org/details/philipofmacedon0000cawk |editore=[[Faber & Faber]] |anno=1978 |isbn=0-571-10958-6|cid=Cawkwell}}
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* {{cita libro|autore=P.J. Rhodes |titolo=A History of the Classical Greek World |editore=Blackwell Publishing |anno=2005 | isbn=0-631-22564-1|capitolo=Philip II of Macedon|cid=Rhodes}}
* {{cita libro|autore=Arnold Schaefer|titolo=Demosthenes und seine Zeit (in German). Third Volume |editore=B. G. Teubner|anno=1885|cid=Schaefer}}
* {{cita pubblicazione|autore=Ole Thomsen|titolo=The Looting of the Estate of the Elder Demosthenes|rivista=Classica et Mediaevalia&nbsp;— Revue Danoise De Philologie et D'Histoire|volume=49|pp=45–6645-66|anno=1998|url=http://books.google.com/?id=2JB_rQpAv80C&pg=PA45&lpg=PA45&dq=Demosthenes,+Thomsen|isbn=978-87-7289-535-2|accesso=8 ottobre 2006|editore=Museum Tusculanum Press|cid=Thomsen}}
* {{cita libro|autore=Michael Trapp|titolo=Greek and Latin Letters |url=https://archive.org/details/greeklatinletter0000unse|editore=Cambridge University Press |anno=2003 |isbn=0-521-49943-7|cid=Trapp}}
* {{cita libro|autore=Lawrence A. Tritle |titolo=The Greek World in the Fourth Century |url=https://archive.org/details/isbn_9780415105835 | editore=Routledge (UK) |anno=1997 | isbn=0-415-10583-8|cid=Tritle}}
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* {{cita libro|autore=J.H. Vince|titolo=Demosthenes Orations Vol. 1 |editore=Loeb Classical Library |anno=1930 |capitolo=Preface|cid=Vince}}
* {{cita libro|autore=Henri Weil |titolo=Biography of Demosthenes in "Demosthenes' Orations" | editore=Papyros (dalla traduzione greca) |anno=1975|cid=Weil}}
* {{cita libro|autore=David Whitehead|titolo=Hypereides: the Forensic Speeches |url=https://archive.org/details/hypereidesforens0000hype|editore = Oxford University Press|isbn=0-19-815218-3|anno =2000|cid=Whitehead}}
* {{cita pubblicazione|autore=Cecil Wooten|titolo=Cicero's Reactions to Demosthenes: A Clarification|rivista=The Classical Journal|volume=73|numero=1|jstor=3296953|anno =1977|mese=ottobre – novembre|pp =37–4337-43|editore = The Classical Association of the Middle West and South|cid=Wooten}}
* {{cita pubblicazione|autore=Nancy Worman|titolo=Insult and Oral Excess in the Disputes between Aeschines and Demosthenes|url=https://archive.org/details/sim_american-journal-of-philology_spring-2004_125_1/page/n5|rivista=The American Journal of Philology|volume=125|numero=1|jstor=1562208|anno=2004|pp=1–251-25|editore=The Johns Hopkins University Press|cid=Worman}}
* {{cita pubblicazione|autore=Ian Worthington|titolo=The Chronology of the Harpalus Affair|rivista=Symbolae Osloenses|volume=61|url=http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/00397678608590798#preview|numero=1|anno=1986|accesso=8 novembre 2011|doi=10.1080/00397678608590798|pp =63–7663-76|editore = Taylor & Francis|cid=Worthington}}
* {{cita libro|autore=Harvey Yunis|titolo=Demosthenes: On the Crown|editore=Cambridge University Press |anno =2001 | isbn=0-521-62930-6|cid=Yunis}}