Bitonto: differenze tra le versioni

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{{Nota disambigua|2=Bitonto (disambigua)}}{{Divisione amministrativa
|Nome = Bitonto
|Panorama = DSF5161Bitonto - Concattedrale - 01.jpg
|Didascalia = Veduta della [[concattedrale di Bitonto]]
|Bandiera = Flag of Bitonto.png
|Voce bandiera =
|Voce stemma =
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|Divisione amm grado 2 = Bari
|Amministratore locale = Francesco Paolo Ricci
|Partito = [[Indipendente (politica)|Indipendente]] di [[Centro-sinistra in Italia|centro-sinistra]]
|Data elezione = [[elezioni comunali in Puglia del 2022#Bitonto|13-6-2022]]
|Data istituzione =
|Sottodivisioni = [[Mariotto (Bitonto)|Mariotto]], [[Palombaio]]
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Il centro abitato si trova sul primo gradino dell'[[altopiano della Murgia]] a {{M|118|u=m}} [[s.l.m.]]<ref name=CI>{{cita web|url=http://www.comuni-italiani.it/072/011/clima.html|titolo=Comuni Italiani|accesso=5 luglio 2011}}</ref> mentre a {{M|102|u=m}} [[s.l.m.]] raggiunge il suo punto più basso. Il territorio comunale ha un'altezza minima pari a {{M|39|u=m s.l.m.}} riscontrabili nella parte settentrionale, quella più vicina al mare, mentre nella parte meridionale è decisamente collinare e raggiunge un'altezza massima di {{M|491|u=m s.l.m.}}<ref name=CI/> che determina, così, una escursione altimetrica di {{M|452|u=m}}.
 
Il territorio comunale include il [[parco nazionale dell'Alta Murgia]] e la [[Parco naturale regionale Lama Balice|Lama Balice]], sito naturalistico e paesaggistico istituito nel [[2007]] come parco regionale, collocato ai margini del centro storico della città. Il terreno su cui insiste il territorio di Bitonto è caratterizzato dalla presenza del [[calcare di Bari]] e della [[dolomia]] bitontina<ref>{{cita|Gelao|p. 197.|Gelao, 2004}}.</ref>, i cui estesi giacimenti ne hanno fatto il materiale utilizzato per la costruzione della stragrande maggioranza delle strutture e monumenti locali.
 
* [[Classificazione sismica]]: zona 3 (sismicità bassa). [[Ordinanza ministeriale]] n. 3274/03, aggiornata al 16/01/2006 con le comunicazioni delle regioni.
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{{Vedi anche|Storia di Bitonto|Monetazione di Butuntum|Battaglia di Bitonto}}
=== Mito fondativo e origini ===
Secondo la tradizione, Bitonto sarebbe stata fondata dal re [[illiri]]co [[Botone]], eroe leggendario dal quale deriverebbe il nome. La leggenda di Botone si inserisce nel contesto dei miti di esilio e fondazione di nuove città, simile alla storia di [[Enea]] e alla nascita di Roma. Botone, secondo genitosecondogenito del re [[Illiri|Illirius]], sovrano di un antico regno [[Illiria|illirico]], amato dal popolo, non ambiva al trono, ma suo fratello maggiore [[Enchelei|Encheleo]], temendo che Botone potesse minacciare le sue aspirazioni, complottò per eliminarlo. Quando Botone scoprì la cospirazione, fuggì con suo figlio per salvarsi e abbandonò la sua terra natale. Nel momento di pericolo, Botone ricevette l’aiuto della dea [[Minerva]], che gli indicò la [[Puglia]] come sua nuova dimora. [[Minerva]] gli donò una pianta di ulivo, simbolo di pace e prosperità, che sarebbe diventato il segno distintivo della sua nuova città. Sbarcato in [[Puglia]], Botone fondò Bitonto, dove piantò l’ulivo donato dalla dea. La città crebbe sotto il suo governo, prosperando grazie alla protezione divina e divenendo simbolo di speranza e rinascita.<ref>{{cita|Moretti, Robles|p. 347|Moretti, Robles, 2003}}.</ref>
 
La presenza umana nel territorio risale in realtà già all'epoca [[Neolitico|neolitica]], testimoniata da insediamenti in grotte e da ''[[menhir]]''<ref>{{cita|Touring club italiano|p. 14|Touring club italiano, 1978}}.</ref>. Una necropoli dell'[[età del ferro]] era situata presso un'ansa del torrente Tiflis, nella [[lama (corso d'acqua)|lama]]. Ciò fa presumere che la città fosse sede di una grande comunità che attirava la popolazione sparsa nelle campagne<ref>{{cita|Riccardi, Depalo|p. 45|Riccardi, Depalo, 2003}}.</ref>.
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=== Medioevo ===
[[File:Bitonto, - Concattedrale di San Valentino- 08306.jpg|thumb|Veduta del soccorpo della cattedrale col grifone musivo]]
Dopo la dissoluzione dell'[[Impero Romano d'Occidente]], del dominio di [[Odoacre]] e del [[Regno ostrogoto|regno gotico]], gran parte della [[Puglia]], inclusa Bitonto, fu riconquistata dall'[[impero Romano d'Oriente]] nell'ambito delladelle "restitutio"[[guerre giustinianeagreco-gotiche]] e si trovò coinvolta in una fase di lotte. La Puglia, come le altre regioni costiere italiane, infatti, era minacciata dalle scorrerie dei pirati saraceni. Al [[V secolo|V]]-[[VI secolo]] risalgono i resti di una chiesa rinvenuti negli scavi sotto l'attuale concattedrale<ref>{{cita|Custode|p. 197|Custode, 1999}}.</ref>.La Puglia, come le altre regioni costiere italiane, inoltre, era minacciata dalle scorrerie dei pirati saraceni.
 
Successivamente,La Bitontocittà fu poi presa dai [[Longobardi]] durante la graduale invasione della Penisola da nord e divenne nodo strategico nel sistema viario pugliese, e centro [[gastaldato|gastaldale]]. Successivamente tornò bizantina e divenne roccaforte del [[thema di Longobardia]]<ref>{{cita|Castellano, Muschitiello|pp. 260-61|Castellano, Muschitiello, 1994}}.</ref>.
Nel [[975]] il [[catapano]] [[Impero Bizantino|bizantino]] Zaccaria saccheggiò la città<ref>{{cita|Lupi Protospatae Chronicon|p. 40B|Lupi Protospatae Chronicon, 1724}}.</ref> dopo aver sconfitto i [[Saraceni]] e ucciso il loro capo, Ismaele<ref>{{cita|De Blasiis|p. 33|De Blasiis, 1864}}.</ref>; nel [[1010]] Bitonto, [[Bari]], [[Bitetto]] e [[Trani]] si ribellarono al governo bizantino dando inizio alla rivolta guidata da [[Melo di Bari|Melo]] contro gli stessi bizantini<ref>{{cita|De Blasiis|p. 55|De Blasiis, 1864}}.</ref>. [[Basilio Argiro il Mesardonite|Mesardonite]] fu mandato in Puglia per arginare la rivoluzione ma in uno scontro presso Bitonto avvenuto nel [[1017]] rimase ucciso<ref>{{cita|CPASP|pp. 127-30|CPASP, 1901}}.</ref>. La rivolta si concluse con l'arrivo dei [[Normanni]] che posero fine in Puglia al dominio bizantino e agli attacchi dei Saraceni. Al [[1089]] risale la prima notizia certa dell'esistenza del vescovado bitontino<ref>{{cita|Custode|p. 213|Custode, 1999}}.</ref>. Nel [[1098]] Roberto,invece figliola dicittà [[Guglielmoè d'Altavilla]],sotto siil controllo normanno<ref>un documento menziona Robertus comes proclamòfilius Guidelmi comitis come ''dominator civitatis Botonti''<ref>{{cita|Pasculli|p. 195|Pasculli, 1962}}.</ref>, instaurando una sorta di contea feudale.
 
Tra [[XI secolo|XI]] e [[XII secolo]] sotto il dominio dei Normanni di [[Ruggero II]], [[Guglielmo I di Sicilia|Guglielmo il Malo]] e [[Guglielmo II di Sicilia|Guglielmo II]], la città si rivestì di nuove mura<ref>{{cita|Custode|p. 201|Custode, 1999}}.</ref>. Il giudice bitontino Maggiore, a seguito della distruzione di Bari da parte di Guglielmo il Malo, assunse la suprema carica di regio giustiziere: grazie a lui e con l'aiuto dei [[Benedettini]], prese il via la costruzione della nuova cattedrale. I Benedettini erano giunti in città in questo periodo<ref name=Antonucci>{{cita|Antonucci|pp. 347-351|Antonucci|1939}}.</ref>, fondando fuori le mura l'[[abbazia]] dedicata a [[Papa Leone I|San Leone]] e dando un forte impulso all'economia cittadina, grazie anche alle nuove tecniche [[agricoltura|agricole]] e alla bonifica di nuove terre.
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Con [[Federico II di Svevia|Federico II]] fu ''civitas specialis'' e rimase sempre nell'ambito del [[demanio regio|regio demanio]], ossia alle dirette dipendenze della corona<ref>{{cita|Moretti|pp. 265, 298|Moretti, 1989}}.</ref>, escludendo il periodo feudale che va dal [[1412]] al [[1551]].
 
Il 29 settembre [[1227]] inoltre, Bitonto fu teatro della scomunica, da parte di [[papa Gregorio IX]], di Federico II accusato di essere sceso a patti con il [[sultano]] [[al-Malik al-Kamil]].
[[File:Titoloarenario.jpg|miniatura|upright|Il Titolo dell'Arenario, il maggiore titolo confinario tra Bari e Bitonto]]
 
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=== Età moderna ===
Il 27 maggio [[1551]] la città riacquistò la propria autonomia e la regia demanialità, versando al duca di Sessa e alla corona spagnola una somma di 86&nbsp;000 ducati (66&nbsp;000 per la città di Bitonto e 20&nbsp;000 per il porto di Santo Spirito). Gli statuti cittadini furono redatti nel [[1565]]<ref>{{cita|Gelao|p. 195.|Gelao, 2004}}.</ref>. La disputa di confine con Bari per il possesso di Santo Spirito, iniziata nel XIII secolo, riprese vigore in quegli anni fino al [[1584]], quando il consiglio di [[Napoli]] fissò nuovamente i medesimi confini del [[1265]]<ref>{{cita|Melchiorre|p. 69|Melchiorre, 2010}}.</ref>.
 
[[File:Obcarolino.png|miniatura|upright|Obelisco Carolino]]
Nel [[XVII secolo|Seicento]] visse una fioritura culturale, con la bottega di pittura di [[Carlo Rosa (pittore)|Carlo Rosa]], l{{'}}''Accademia degli Infiammati'', il matematico [[Vitale Giordano]] e [[Nicola Bonifacio Logroscino]], attore dell'[[opera buffa]].
 
Nel [[1647]] vi furono moti insurrezionali del popolo contro la nobiltà frenati solo dal conte di Conversano<ref>{{cita|Piacente|pp. 334-36.|Piacente, 1861}}.</ref>. Il 25 maggio [[1734]], durante la [[guerra di successione polacca]], nel campo di San Leone l'esercito [[Spagna|spagnolo]] di [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] vi sconfisse gli [[Impero austro-ungarico|Austriaci]] nella [[battaglia di Bitonto]], assicurando ai [[Borbone]] il possesso del [[Regno di Napoli]] e la sua indipendenza dopo secoli di dominazione straniera. Per celebrare l'avvenimento fu innalzato l'obelisco Carolino.
 
=== Età contemporanea ===
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{{immagine grande|Panbitonto.png|700px|3=<div align="center">Panoramica di piazza Cattedrale, nel centro storico di Bitonto.</div>}}
=== Architetture religiose ===
[[File:Bitonto, - Concattedrale di San Valentino- 00112.jpg|thumb|LaAmbone della concattedrale]]
;[[concattedrale di Bitonto|Concattedrale]]: Consacrata a [[San Valentino da Terni]]<ref>Secondo gli studiosi, la chiesa era dedicata al santo vescovo, che costituisce ancora oggi il patrono del capitolo della concattedrale, e il cui culto sarebbe stato introdotto in città da Guglielmo di Viterbo, uno dei primi vescovi cittadini di cui si ha notizia. Oggi la chiesa è invece dedicata a santa Maria Assunta.</ref>, è stata innalzata probabilmente nel [[XII secolo]]<ref>{{cita|Milillo|p. 11|Milillo, 2001}}.</ref> in stile [[romanico pugliese]]. Il fianco destro è scandito da un [[esafora]]to e profondi arconi, l'ultimo dei quali conserva un portale gotico noto come "porta della Scomunica"<ref>{{cita|Pasculli|p. 87|Pasculli, 1962}}.</ref>. L'interno, con pianta a [[croce latina]], è diviso in tre [[Navata|navate]] absidate. Notevoli il soffitto a [[capriata|capriate]] lignee con decorazione policroma e l'[[ambone]] federiciano, decorato con paste vitree secondo [[arte islamica|modelli islamici]] e recante i [[bassorilievi]] degli [[Hohenstaufen|imperatori svevi]]. La [[cripta]] è costituita da un ambiente voltato a crociera e sostenuto da trentasei capitelli, interessanti nei motivi zoomorfi e fitomorfi delle decorazioni. Dalla cripta si accede agli scavi, adibiti a museo, in cui si conservano i resti, databili a partire dal [[V secolo]]<ref>{{cita|Minenna|p. 197|Minenna, 2000}}.</ref>, di una chiesa precedente, tra i quali un [[mosaico]] raffigurante un [[Grifone (mitologia)|grifone]] risalente all'[[XI secolo]] e materiale ceramico e numismatico risalenti soprattutto al periodo peucezio. [[File:SanFrancescoBitonto.jpg|miniatura|upright|La facciata della chiesa di San Francesco la Scarpa]]
;[[Chiesa di San Francesco d'Assisi (Bitonto)|Chiesa di San Francesco d'Assisi]]: Detta ''San Francesco la Scarpa'', fu costruita nel [[1283]] su un terreno ceduto dalle monache benedettine del monastero di santa Lucia<ref>{{cita|Milillo|p. 100|Milillo, 2001}}.</ref>. Sino al [[XIX secolo]] l'edificio fu affidato ai frati francescani, che nei pressi vi costruirono un convento e un seminario. La chiesa è stata chiusa al culto nel 1970. La facciata, in stile tardo romanico, si caratterizza per un [[Portale (architettura)|portale]] con [[arco a sesto acuto]] e sormontato da un [[archivolto]] con decorazioni floreali e di buoi, in omaggio alla famiglia Bove che promosse l'edificazione della chiesa, e per un'ampia [[trifora]] sorretta da colonnine, pure racchiusa in un arco a sesto acuto. Sono affiancati alla facciata il cappellone [[XVI secolo|cinquecentesco]] munito di cupola e un [[campanile]] [[XVII secolo|seicentesco]], suddiviso in tre registri da cornici marcapiano e sormontato da una cupola a bulbo.
[[File:Bitonto BW 2016-10-19 15-08-52San Gaetano.jpg|miniatura|La facciata della chiesa di San Gaetano]]
;[[Chiesa di San Gaetano (Bitonto)|Chiesa di San NiccolòGaetano ai Teatini o San GaetanoThiene]]: Commissionata dai [[Teatini]] nel [[1609]]<ref name="torrione"/> e realizzata secondo il progetto di Dionisio Volpone di [[Parabita]], fu eretta sull'antico palazzo dell{{'}}''Universitas''. e venne consacrata nel [[1730]]<ref>{{cita|Basile Bonsante|p. 66|Basile Bonsante, 2002}}.</ref>. La facciata di stampo controriformistico composta [[lesene]], alternate da [[nicchie]]. Allineati invece, sono il portale e un finestrone centrali. La facciata si chiude con un [[timpano (architettura)|timpano]] recante lo stemma dei Teatini. L'interno si compone di un'unica [[navata]] centrale, terminante in tre [[absidi]] e delineata da quattro [[arcata|arcate]] per lato corrispondenti ad altrettante [[cappella|cappelle]]. Notevole l'altare in pietra di gusto [[barocco]] del [[1696]] nella prima cappella a destra, patronato della famiglia Sylos-Sersale<ref>{{cita|Castellano|p. 32|Castellano, 1974}}.</ref>. Le pareti della navata e il soffitto ligneo recano affreschi del pittore bitontino [[Carlo Rosa (pittore)|Carlo Rosa]]. [[File:Crocifissobitonto.png|thumb|La chiesa del Crocifisso]]
;[[Chiesa del Santissimo Crocifisso (Bitonto)|Chiesa del Crocifisso]]: Edificata dal [[1664]]<ref>{{cita|Milillo|ppp. 31|Milillo, 2001}}.</ref>, in luogo di una cappella rurale, su progetto di Carlo Rosa, che ne curò anche la decorazione interna, la chiesa presenta un'originale [[Pianta (architettura)|pianta]] a [[croce greca]] con [[cupola|cupole]] in asse ricoperte di chianchette. Il registro inferiore della facciata riecheggia i modelli classici, con lesene doriche e cornice a [[metopa|metope]] e [[triglifi]]; quello superiore, caratterizzato da una cornice spezzata su cui si innestano [[colonne ioniche]] che reggono un timpano curvilineo, presenta uno stile più vicino all'architettura barocca. L'interno, interamente affrescato, è opera di Carlo Rosa e degli allievi [[Nicola Gliri]], Giuseppe Luce e Vitantonio de Filippis, che dopo la sua morte ne completarono il progetto.
[[File:ChiesapurgatorioBitonto - Chiesa del Purgatorio - 1.JPGjpg |thumb|Portale della chiesa del Purgatorio]]
;Chiesa del Purgatorio: La costruzione ebbe inizio nel [[1670]] su disegno di Michelangelo Costantino, architetto anche del mausoleo Carafa in [[Cattedrale di Bitonto|Cattedrale]], e fu [[consacrazione|consacrata]] nel [[1688]] dal vescovo Massarenghi<ref name=Milillopurg>{{cita|Milillo|p. 4|Milillo, 2001}}.</ref>. Il [[Portale (architettura)|portale]] presenta linee architettoniche che si adattano alla facciata. Le lesene e il timpano del portale sono ornate da figure scheletriche e anime penitenti, come voluto dalle regole della [[Controriforma]]. L'interno della chiesa è a un'unica [[navata]] delimitata da [[arcata|arcate]]. L'edificio conserva un [[reliquiario]] risalente al [[XVII secolo]], alcune tele e un'effigie della Madonna. La chiesa è sede dell'Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio e custodisce i simulacri della Madonna Addolorata e del Cristo morto, esposti durante la [[Settimana Santa]].
[[File:Bitonto, San Domenico 045.jpg|thumb|La volta della ''cappella dei Misteri'' nella chiesa di San Domenico]]
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;[[Palazzo Vulpano-Sylos]]: [[Monumento nazionale]]<ref>{{cita|Ministero della Pubblica Istruzione|p. 394|MPI, 1902}}.</ref>, fu costruito nella seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]] per volere di Giovanni Vulpano, riutilizzando forse una torre medievale del [[XII secolo]]. Oltre il portale con elementi [[Architettura gotica|tardo-gotici]] [[aragonesi]], si apre un cortile che riprende lo [[Rinascimento|stile rinascimentale]] napoletano dove, nel [[fregio]], diversi personaggi del casato sono raffigurati insieme a condottieri e imperatori romani<ref name=vulpano>{{cita|Custode|pp. 303-09|Custode, 1999}}.</ref>. Allo stemma della famiglia Vulpano si aggiunse quello della famiglia Sylos, quando con l'estinzione della prima questa divenne proprietaria del palazzo<ref name=vulpano/>.
[[File:Bitonto Palazzo Sylos Calò 2 (1).jpg|thumb|Loggiato illuminato del palazzo Sylos-Calò]]
;[[Palazzo Sylos-Calò]]: Edificato tra il [[1529]] e il [[1583]] da Giovanni Alfonso Sylos<ref>{{cita|Gelao|p. 201.|Gelao, 2004}}.</ref>, in stile tardo-[[Architettura rinascimentale|rinascimentale]]. La residenza nobiliare ha una facciata irregolare sulla quale si apre un portale inquadrato da lesene e con due effigi imperiali sotto il cornicione. Il loggiato, realizzato su due livelli, è una pregevole espressione del Rinascimento pugliese. Il porticato si erge su otto colonne; l'androne è coperto da volte ribassate con lunette e presenta colonne lisce con capitelli corinzi, ripresi dal [[rinascimento fiorentino]]. Dal [[2009]] l'edificio ospita la [[Galleria nazionale della Puglia]], che custodisce una ricca collezione di dipinti di arte moderna donata allo Stato da Girolamo e Rosaria De Vanna.
[[File:Palazzoregna.png|thumb|facciata del palazzo De Ferraris-Regna]]
;Palazzo De Ferraris-Regna: Il nucleo originario risale al [[XIV secolo]] e fu realizzato dai De Ferraris, nobile famiglia [[Genova|genovese]] che si stanziò nel [[XIV secolo]] a Bitonto<ref name=regna>{{cita|Pasculli|p. 158|Pasculli, 1978}}.</ref>. Tra il [[1586]] e il [[1639]] fu ricostruito per volere della famiglia Regna (giunta a Bitonto nel [[XIII secolo]] con Paolo Regna, preso in ostaggio a Milano da Federico II)<ref name=regna/>. Il palazzo presenta un portale con colonne di ordine dorico poggianti su un semplice basamento. I loggiati interni sono realizzati in epoche diverse: il primo piano e il cortile risalgono al [[XIV secolo]], mentre il piano superiore è più recente. Le finestre sono state trasformate in seguito in balconi. Il portale è in stile tardorinascimentale, con la data ([[1586]]) incisa sul portale stesso<ref name=regna/>.
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=== Architetture militari ===
==== Mura e porte ====
[[File:PiazzaBitonto Cavour- Porta Baresana & Torrione Angioino - Bitonto2.jpg|miniatura|450px|Il torrione angioino col fossato e la facciata posteriore di porta Baresana]]
La fortificazione della città visibile nel [[XXI secolo]] risale al periodo [[normanni|normanno]]. Tra l'[[XI secolo|XI]] e il [[XII secolo]] infatti, si ha la costruzione di gran parte del tratto murario che costeggia il centro storico, per una lunghezza di circa {{M|2000|u=m}}, nonché delle torri a base quadrata e di cinque [[Porta cittadina|porte]]: Nova, Pendile, Robustina, La Maja e Baresana<ref>{{cita|Moretti, Robles|pp. 265, 298|Moretti, Robles, 2003}}.</ref>. Lo storico bitontino della prima metà del [[XX secolo]] Luigi Sylos, sulla base di suoi accurati studi e ricerche affermò che le ultime quattro delle porte appena elencate furono edificate già in [[Civiltà romana|epoca romana]]<ref name=Sylos>{{cita|Luigi Sylos| pp. 74-78}}.</ref>.
[[File:Bitonto BW 2016-10-19 15Torrione angioino -07-08 1.jpg|thumb|upright|PortaTorrione Baresanaangioino]]
[[File:Porta la Maya o del Carmine.jpg|thumb|upright|Porta del Carmine]]
Durante il periodo [[angioino]] la difesa della città non fu trascurata; furono, infatti, innalzate le torri cilindriche, tra cui il torrione, la torre più imponente e più resistente, e restaurate porta Pendile e porta Robustina. Tra il [[XVI secolo|XV]] e [[XVII secolo]], furono attuati dei restauri e reintegrazioni che interessarono soprattutto il tratto tra Porta La Maja, piazza Castello e Vico Goldoni, cosa che comportò un avanzamento di tale tratto rispetto al vecchio allineamento normanno. Fu realizzato il ''Trione'', cioè un torrione, posto sull'estremo orientale della città antica, laddove probabilmente sorgeva una torre più vecchia<ref name=torrioneuno>{{cita|Massarelli|pp. 21-40|Massarelli, 2005}}.</ref>. Oggi delle mura, rimangono lunghi tratti che delimitano la parte meridionale del centro storico mentre della parte settentrionale rimane ben poco. Delle cinque porte originarie rimangono solo porta La Maja e porta Baresana, mentre molte torri, sia angioine che normanne, sono ancora esistenti.
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;[[Torrione angioino]]: È un [[torre|torrione]] cilindrico la cui committenza è attribuita a [[Giovanni I Ventimiglia]] e [[Marino Correale]] a metà del XV secolo per la presenza di alcuni stemmi presenti nei capitelli delle colonnine reggicamino<ref name=":1">{{cita|Galati|pp. 95-103|Galati}}.</ref>, la morfologia, gli accorgimenti ossidionali, la struttura architettonica, la scansione delle volte distribuite su 3 piani e soprattutto per la comparazione con altri edifici coevi, quali il torrione di [[San Mauro Forte]]<ref name=":1" /> e il torrione di [[Minervino Murge]]<ref name=":1" />, realizzati negli stessi anni. Faceva parte di una [[piazzaforte]] con ventotto torri e cortine<ref>{{cita|Riccardi|p. 118|Riccardi}}.</ref>. Fu utilizzata come [[torre d'avvistamento|torre di avvistamento]] e di difesa, e i suoi sotterranei furono adibiti a luogo di detenzione. Ha un'altezza che supera i {{M|24|u=m}}, e un diametro di circa 16<ref name=torrione>{{cita|Touring club italiano|p. 158|Touring club italiano, 1978}}.</ref>. È dotata di mura spesse quasi {{M|5|u=m}}<ref name=torrione/> che rendono la torre molto resistente. È realizzata in [[bugnato]] e termina con una [[merlatura]]. Alla base il torrione è inanellato dalle casematte che, in basso, terminano con uno zoccolo a stella che segna il perimetro interno del [[fossato (architettura)|fossato]], profondo oltre {{M|4|u=m}}. L'interno è composto da tre ambienti poveri. Quella del piano terra e l'ultimo sono di [[pianta (architettura)|pianta]] circolare e hanno copertura a volta semisferica. Il piano mediano ha invece pianta ottagonale ed è coperta da una [[volta a crociera]]. Il torrione dal [[2009]] è sede di una galleria d'arte contemporanea allestita nelle [[casematte]], grazie a un intervento di riqualificazione che ha anche riportato alla luce il fossato.
;Porta Baresana: Fu costruita presumibilmente nel [[XVI secolo]]<ref name=porta>{{cita|Acquafredda|pp. 351-352|Acquafredda, 1996}}.</ref>. Tuttavia un secolo più tardi fu ricostruita in seguito a un danneggiamento<ref name=porta/>. La facciata anteriore mostra uno stile rinascimentale con l'accesso costituito da un [[arco a tutto sesto]] e affiancato da [[paraste]] terminanti in un [[architrave]]. Su questo è stata aggiunta la copia di una [[predella]] policroma, un dipinto rappresentante i santi protettori della città. Più in alto la facciata reca uno stemma dei [[Savoia (famiglia)|Savoia]] che sostituisce lo stemma della città aggiunto nel 1551 in occasione del riscatto della città dal feudatario. La parte superiore della facciata anteriore è costituita dal vano dell'[[orologio]], aggiunto nel [[Novecento]]. Sul vano dell'orologio si erge una statua dell'Immacolata, che nasconde la campana dell'orologio. La facciata retrostante presenta un [[fornice]] a [[archivolto|ghiera]] affiancato da paraste in bugnato, similmente alla facciata esterna ma con degli zoccoli di basamento più alti. Sull'architrave, che presenta lo stemma della città si erge il [[Timpano (architettura)|timpano]] in cui è situato, nel mezzo, il secondo quadrante dell'orologio.
;Porta La Maja: È detta anche "del [[Monte Carmelo|Carmine]]" (la stessa porta reca l'iscrizione <small>IANUA CARMELI</small>) e sostituisce una porta di età romana<ref>Si sarebbe conservata fino agli inizi del [[XVII Secolo]] ed era posta probabilmente più in alto e più a est di quella attuale (dove in antichità, accoglieva la [[via Traiana|via Minucia-Traiana]], biforcatasi dalla porta Robustina) e "spostata" nella sede attuale quando fu costruito il primo ponte sulla [[lama Balice|lama]] (il "ponte del Carmine", poi andato distrutto nell'alluvione del 1846), cfr. {{cita|Sylos|pp. 74-78|Sylos, 1981}}.</ref>. Fino alla prima metà del [[Seicento]] la porta era costituita da un semplice ambiente chiuso da una [[volta a botte]] acuta, esattamente come appare dalla facciata interna<ref name=torrioneuno/>. Dal [[1677]] la facciata esterna viene inglobata in un ricco paramento così come appare oggi<ref name=torrioneuno/>. Si tratta di una coppia di colonne binate a fasce orizzontali, poggianti su [[piedritti]] e terminanti con [[capitelli tuscanici]], che sorreggono due [[trabeazione|trabeazioni]] da cui si innalzano i rispettivi [[timpano (architettura)|timpani]]. Nell'ambiente superiore è uno stemma dei Savoia e una statua della [[Madonna del Carmine]]. Una cornice unifica l'ambiente sovrastante al resto della struttura. Fiancheggiano la porta una torre normanna rettangolare, sulla destra, e una torre angioina cilindrica, sulla sinistra<ref>{{cita|Dicarlo|p. 79|Dicarlo, Foramitti, Massarelli}}.</ref>. Il riferimento al Carmine deriva anche dal fatto che si trovasse in prossimità del convento dei [[Ordine dei carmelitani scalzi|Carmelitani]] (ora l'immobile ospita l'orfanotriofio provinciale femminile [[Maria Cristina di Savoia]])<ref name=Sylos/>.
 
==== Torri di campagna ====
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=== Obelischi ===
 
[[File:Bitonto BW 2016-10-19 15Guglia dell'Immacolata -21-29 2.jpg|miniatura|upright|La guglia dell'Immacolata.]]
;Guglia dell'immacolataImmacolata: La guglia o gloria dell'[[Immacolata Concezione|Immacolata]] è un piccolo obelisco [[barocco]] situato su piazza Cattedrale. Fu realizzata in seguito a una scossa di [[terremoto]] avvenuta nel [[1731]]<ref>{{cita|Milillo|p. 6|Milillo, 2001}}.</ref>. La scossa provocò diversi danni nei dintorni mentre Bitonto rimase intatta. Tale evente fu ritenuto miracoloso e accrebbe la devozione per l'Immacolata, in memoria della quale fu realizzato questo obelisco. La guglia fu commissionata dalla famiglia Calamita. A base quadrangolare con gli angoli smussati si eleva per quattro ordini, l'uno più piccolo dell'altro, in cui sono interposte tre cornici. Su di essi insistono dei [[putti]] seduti o in piedi con [[cartegloria]] e lampade. In cima svetta la statua [[bronzo|bronzea]] dell'Immacolata.
;Obelisco Carolino: Si trova su piazza [[26 maggio|XXVI Maggio]] [[1734]], fu costruito su ordine di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] nel [[1741]], in ricordo della [[battaglia di Bitonto|battaglia]] che gli assicurò il [[Regno delle Due Sicilie]]. L'obelisco fu progettato da [[Giovanni Antonio Medrano]]<ref>{{cita|Moretti, Robles|p. 321|Moretti, Robles, 2003}}.</ref>, autore della [[reggia di Capodimonte]] e del [[Teatro Massimo Vittorio Emanuele|Teatro Massimo]] di [[Palermo]]. La base è costituita da un [[crepidine]] su cui è allocato il [[plinto]], di base quadrata con angoli smussati. Per ciascun lato sono apposte targhe marmoree recanti, in latino, una sintesi della battaglia e il ruolo degli autori della battaglia: Carlo III, [[Filippo V di Spagna]] e il [[duca di Montemar]]. Il basamento termina con una cornice su cui si innalza una lunga piramide che fa raggiungere all'obelisco l'altezza di 18 metri. Qui è apposto, su ciascun lato, un simbolo bellico: fascio, scudo, bandiera e corazza. Sulla sommità sono situati quattro stemmi dei Borbone con, in cima, una corona regia.
 
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[[File:Lampascioni.jpg|thumb|left|Lampascioni sott'olio]]
Ricca è la cucina bitontina, che annovera diversi piatti tipici.
Tra questi è la ''ciallédde'', preparato con pane bagnato, pomodorini, olio e sale. Piatti simili sono diffusi in tutta la Puglia<ref>{{cita|Bonomo, Loaldi, Prosperi|p. 230.|Bonomo}}.</ref>.
Diffusi sul territorio murgiano sono i [[lampascioni]], una pianta che genera dei bulbi dalla forma di piccole cipolle, che sono raccolti e lasciati a mollo almeno due giorni, dopo i quali sono pronti per essere serviti, solitamente conditi con [[sale]] e [[olio d'oliva]].
 
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Rinomati i dolci legati alle tradizioni festive.
Legata al periodo di Ognissanti è ad esempio la colva, preparata con grano ammorbidito nell'acqua, chicchi di melograno e di uva, scaglie di cioccolato fondente, il tutto legato insieme dal vin cotto di uva<ref>{{cita|Buttitta|p. 95.|Buttitta}}.</ref>.
 
Tipiche del periodo [[natale|natalizio]] sono, invece, le [[cartellate]], e i cuscinetti. Le prime sono dei nastrini di una sottile sfoglia di pasta preparata con farina, olio e vino bianco, avvolti su sé stessi sino a formare una sorta di "rosa" che sono poi fritte in abbondante olio e passate nel vin cotto di uva, di fichi, o di fichi d'India. Talvolta il vino bianco è sostituito con del succo di arancia.
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[[File:Festa promozione in Serie D Maggio 2003 (2).jpg|miniatura|I tifosi del Bitonto festeggiano la promozione in Serie D (2003).]]
Hanno sede nel Comune diverse società di calcio.
L'[[Unione Sportiva Dilettantistica Bitonto Calcio|U.S. Bitonto Calcio]], fondata nel 1921, è stata promossa per la prima volta nella sua storia in [[Serie C]] dopo la vittoria del campionato di [[Serie D]] 2019-2020<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.bitontolive.it/sport/calcio/736937/usd-bitonto-calcio-si-presenta-ufficialmente-alla-citta/|titolo=Usd Bitonto Calcio si presenta ufficialmente alla città|accesso=13 luglio 2018}}</ref>. Tuttavia, a causa di presunte combine avvenute nella partita contro il [[AZ Picerno|Picerno]] del 5 maggio 2019 secondo l'autorità calcistica competente, ha visto sfumare questa possibilità quindi attualmente, nella stagione 20242025-2526, milita nel campionato di Eccellenza Pugliese.
 
L'associazione U.S.D. Olimpia Bitonto, fondata nel 1981, è affiliata al [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] e, nella stagione 20242025-2526, disputa il campionato di SecondaPrima Categoria Puglia.
 
Un'altra realtà del calcio bitontino, a livello giovanile, è il ''Bitonto Calcio Bellavista'', fondata dall'omonimo calciatore, [[Antonio Bellavista]].
 
Dal 2008 al 2018 è stata attiva la società A.S.D. Omnia Bitonto<ref>{{cita web|url=http://www.asdomniabitonto.it/site/index|titolo=A.S.D. Omnia Bitonto|accesso=29 giugno 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120406032145/http://www.asdomniabitonto.it/site/index}}</ref>, che ha raggiunto la [[Serie D]] nella stagione 2017-2018 dopo aver sconfitto ai play-off nazionali i [[Campania|campani]] dell'Afragolese. In seguito la società ha cambiato denominazione in [[Unione Sportiva Dilettantistica Bitonto Calcio|US Bitonto]] (nel frattempo l'Unione Sportiva Bitonto aveva ceduto il proprio titolo sportivo ad un'associazione calcistica della città di [[Molfetta]]) per poter continuare la tradizione storica e sportiva neroverde.
 
Nel 2024 è stata formata la ''A.S.D. Pugliese'' che gareggia nel campionato di [[terza categoria]]. Un'altra realtà del calcio bitontino, a livello giovanile, è il ''Bitonto Calcio Bellavista'', fondata dall'omonimo calciatore, [[Antonio Bellavista]].
 
=== Calcio a 5 ===
La città vanta una squadra di [[calcio a 5]] femminile, il [[Bitonto Calcio a 5]], che nel [[2021]] ha raggiunto la prima storica promozione in [[serie A (calcio a 5 femminile)|serie A]] e nella [[Serie A 2022-2023 (calcio a 5 femminile)|stagione 2022-2023]] ha vinto la Coppa Italia e lo scudetto, la prima volta per un club bitontino. L’anno successivo, le ragazze si sono ripetute vincendo coppa Italia, scudetto e supercoppa e ottenendo il titolo di vice-campionesse d’Europa.<ref>{{Cita web|url=https://www.bitontoviva.it/sport/triplete-del-bitonto-c5-le-leonesse-vincono-6-1-e-si-aggiudicano-la-supercoppa-italiana/|titolo=Triplete del Bitonto C5: le leonesse vincono 6-1 e si aggiudicano la Supercoppa italiana|data=18 settembre 2023|lingua=it|accesso=4 agosto 2024}}</ref>
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Dal 2017 è attiva anche l'A.S.D. Tennis Tavolo Seven Bitonto, che disputa il campionato di tennistavolo nelle serie D1 e D2.
 
Sono operative pure ''Motris'' associazione sportiva dilettantistica di [[karate]] e ''La Perla'' associazione sportiva dilettantistica di [[pattinaggio artistico a rotelle]] nonché ''C.I. Torre d'Agera'' scuola di [[equitazione]].
C. I. Torre d'Agera scuola di equitazione
 
=== Impianti sportivi ===
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* il [[Arena coperta|palazzetto dello sport]], presso l'istituto M. Cristina di Savoia;
* lo [[stadio Città degli Ulivi]];
* il centro polisportivo ''Nicola Rossiello'';
* il Circolo di Tennis;
* il polivalente ''P.Paolo Borsellino''.
* Circolo ippico "Giovanni deTrizio"
* Circolo ippico "Torre d'Agera"
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*{{cita libro|curatore=Paolo Malagrinò |titolo= Miscellanea di studi pugliesi |volume=I|anno= 1984|editore= Schena|cid= Malagrinò, 1984}}
*{{cita libro|autore-capitolo= Tommaso Maria Massarelli|capitolo= Morfologia e trasformazione delle mura urbiche di Bitonto|titolo= Studi Bitontini|volume= 80|anno= 2005|editore= Edipuglia|città= Bari|isbn=88-722-8463-5|cid= Massarelli, 2005}}
*{{cita libro|autore= Vito Antonio Melchiorre |titolo= Storie Baresi|url= https://archive.org/details/storiebaresi0000melc |anno= 2010|editore= Levante|isbn= 88-7949-562-3|cid= Melchiorre, 2010}}
*{{cita libro|autore= Stefano Milillo|titolo= Cultura e società in Puglia e a Bitonto nel XVIII secolo|anno= 1996|editore= Centro Ricerche di Storia e Arte |città= Bitonto|cid= Milillo, 1997}}
*{{cita libro|autore= Stefano Milillo|titolo= La chiesa e le chiese di Bitonto|anno= 2001|editore= Centro Ricerche di Storia e Arte |città= Bitonto|cid= Milillo, 2001}}