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La [[Lista rossa IUCN]] italiana classifica il lupo come [[Specie prossima alla minaccia]] in Italia.<ref name="battistoni2022">{{Cita pubblicazione|cognome1= Battistoni |nome1= A. |cognome2=Teofili |nome2=C. |anno= 2022 |titolo= Lista Rossa IUCN dei vertebrati italiani 2022 |url= https://www.iucn.it/pdf/Lista-Rossa-vertebratiitaliani-2022.pdf |rivista=Comitato Italiano IUCN e Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, Roma|pp=31, 38|citazione=[...] il Lupo è considerevolmente aumentato nel numero, ora è fermamente insediato sulle Alpi occidentali e si è diffuso anche nelle Alpi centrali; questa specie migliora anche rispetto alla precedente valutazione e, cautelativamente, è stata valutata come Quasi Minacciata (NT, nella precedente analisi del 2013 era inserita nella categoria VU), il fattore di minaccia principale è rappresentato dal rischio dell’ibridazione introgressiva con il cane che appare maggiore rispetto al passato.}}</ref>
 
Il lupo è considerato da alcuni come l'[[animale nazionale]] dell'Italia, sebbene la definizione non sia ufficiale.<ref>{{cita|Minahan, 2009|p. 436|cidMinahan}}.</ref><ref>{{cita|Blashfield, 2009|p. 33|cidBlashfield}}.</ref> Vi sono numerosi cognomi<ref name="alinei2017"/> e più di mille [[Toponimo|toponimi]] in Italia derivati dal lupo.<ref name="tattoni2019"/>
 
==Panoramica==
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=== Habitat e comportamento sociale ===
Il lupo è stato segnalato in diversi habitat di varie altitudini, dai litorali marini<ref>https: name="frýbová2024"//www.today.it/cronaca/bimba-aggredita-lupo-vasto.html</ref> ai {{formatnum:2500}} metri s.l.m. nelle Alpi sud-occidentali. Tende a favorire le zone montane intatte densamente forestate e lontane dall'interferenza umana. La maggior parte delle popolazioni dimostrano comportamenti crepuscolari e notturni, probabilmente in risposta alle attività antropiche. Un'eccezione si trova nel [[parco nazionale del Pollino]], zona scarsamente visitata dall'uomo, dove i lupi sono attivi anche di giorno.<ref name="ciucci2003"/>
 
I branchi in Italia tendono a essere più ridotti di quelli che si segnalano nel Nord America, con gruppi familiari composti di 2-7 esemplari nella [[Toscana]] centro-meridionale e l'Appennino abruzzese, e 2-5 nell'Appennino settentrionale: la dimensione del branco dipende infatti dalla dimensione delle prede abituali e quindi i branchi sono più grandi nelle zone ricche di cervi, più piccole in zone ove il capriolo è la preda più grande.<ref name="ciucci2003"/> Il singolo [[ciclo estrale]] avviene a seconda della latitudine, concentrandosi in febbraio nel Sud e in metà marzo sulle Alpi.<ref name="marucco43">{{cita|Marucco, 2014|p. 43|cidMarucco2014}}.</ref> La mortalità dovuta ai conflitti con altri lupi colpisce soprattutto gli esemplari adulti, ma la proporzione è bassa quando paragonata a cause antropiche,<ref name="lovari">{{Cita pubblicazione|cognome1= Lovari |nome1= S. |etal=si |anno= 2007 |titolo= Mortality parameters of the wolf in Italy: Does the wolf keep himself from the door? |url= https://archive.org/details/sim_journal-of-zoology_2007-05_272/page/n118 |lingua=en |rivista= Journal of Zoology |volume= 272|numero=|pp=117-124}}</ref><ref name="musto">{{Cita pubblicazione|cognome1= Musto |nome1= C. |etal=si |anno= 2021 |titolo= Men and wolves: Anthropogenic causes are an important driver of wolf mortality in human-dominated landscapes in Italy |lingua=en |rivista= Global Ecology and Conservation |volume= 32|numero=6|pp=}}</ref><ref name="marucco2015.36">{{cita|Marucco, 2015|p. 36|cidMarucco2015}}.</ref> e si segnala molto più di rado che in Nordamerica, dove la densità di lupi è più alta e la concorrenza per territorio e risorse è più intensa.<ref name="marucco2015.36"/>
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Nel 1939, il lupo fu incluso fra gli animali classificati come nocivi nell'articolo 4 delle nuove norme per l'esercizio della caccia, e la sua eliminazione, come specificato in articolo 25, si poteva svolgere con lacci, tagliole, trappole e bocconi avvelenati "anche nei luoghi facilmente sorvegliabili". Fu inoltre permessa la caccia notturna e l'eliminazione dei cuccioli.<ref>[https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1939/07/25/172/sg/pdf REGIO DECRETO 25 luglio 1939, n. 1016, Approvazione del testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l'esercizio della caccia. (GU n.172 del 25-07-1939)]</ref> La contrazione dell'areale del lupo accelerò nel dopoguerra, grazie principalmente all'utilizzo liberale di bocconi avvelenati anche in aree protette.<ref name="boitani1988.50"/>
 
Nel 1971, dopo appelli da parte del ramo italiano del [[WWF]],<ref name="zimen1975">{{cita pubblicazione|autore1=E. Zimen|autore2=L. Boitani||titolo=Number and distribution of wolves in Italy|rivista=Zeitschrift fur Säugetierkunde|anno=1975|volume=40|lingua=en|pp=102-112}}</ref> il [[Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali|Ministero dell'agricoltura e delle foreste]] proibì la caccia al lupo in tutto il territorio italiano fino al 31 dicembre 1973.<ref>[https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1971/07/23/186/sg/pdf DECRETO MINISTERIALE 1 luglio 1971, n. 6528, Divieto di caccia al lupo in tutto il territorio nazionale fino al 31 dicembre 1973 (GU n.186 del 23-7-1971)]</ref> Per estendere il divieto, fu necessario un sondaggio accurato sul numero di lupi rimasti sulla penisola. Perciò, i biologi [[Luigi Boitani]] e [[Erik Zimen]] avviarono due censimenti negli Appennini durante la prima metà del 1973. La metodologia del censimento indiretto consisteva nel perlustrare un territorio che si estendeva da Firenze meridionale alla Calabria meridionale, intervistare informalmente gli abitanti dei luoghi pertinenti e controllare tutte le segnalazioni recenti di avvistamenti e abbattimenti di lupi e dei danni inflitti sul bestiame, mentre quella diretta consisteva nel perlustrare la [[Maiella]], dove viveva ancora un numero elevato di lupi. Alla conclusione dei censimenti, i due biologhi conclusero che ci fossero 80/-100 lupi negli Appennini che sopravvivevano in piccole zone isolate dove scarseggiavano prede naturali. Oltre il bracconaggio e la carenza di prede, un'ulteriore minaccia a queste popolazioni fu identificata nell'incremento di attività turistiche nelle zone ancora abitate dai lupi.<ref name="zimen1975"/> A seguito del censimento, fu proibito a tempo indeterminato la caccia al lupo e l'utilizzo di bocconi avvelenati in tutto il territorio nazionale nel 22 novembre 1976.<ref>[https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1976/12/06/325/sg/pdf DECRETO MINISTERIALE 22 novembre 1976, n. 12887, Divieto di caccia al lupo e dell'uso di bocconi avvelenati (GU n.325 del 23-11-1976)]</ref> Un altro studio di Luigi Cagnolaro svolto attraverso dei questionari rivolti al Corpo Forestale stimò 300/-400 lupi distribuiti lungo tutta la dorsale appenninica.<ref>{{cita pubblicazione|autore=L. Cagnolaro|titolo=Inchiesta sulla distribuzione del lupo in Italia
e nei Cantoni Ticino e Grigioni (Svizzera)|rivista=Ricerche Biologia della Selvaggina|anno=1974|volume=59|etal=si}}</ref> Nel 1983, una nuova indagine stimò il numero degli esemplari in circa 220-240 individui, in espansione.<ref name="boitani1988.62">{{cita|Boitani, 1988|pp. 62-63|cidBoitani1988}}.</ref><ref name="bocedi2004">{{cita pubblicazione|autore1=R. Bocedi|autore2=P. G. Bracchi|url=https://www.esvaso.it/dati/digital/allegato_201401225534_lupo-evoluzione.pdf|titolo=Evoluzione demografica del lupo (Canis Lupus) in Italia: cause storiche del declino e della ripresa, nuove problematiche indotte e possibili soluzioni|rivista=Annali della Facoltà di Medicina Veterinaria|anno=2004|volume=XXIV|pp=403-415}}</ref>
 
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I cani vaganti, randagi e rinselvatichiti sono concorrenti del lupo per il cibo e lo spazio vitale. Nel 2012, si stimava che ci fossero dai sei ai settemila cani randagi in Italia, contro un numero di circa 900 lupi.<ref name="marucco2014.78">{{cita|Marucco, 2014|pp. 78-79|cidMarucco2014}}.</ref> Tra i vantaggi competitivi dei cani sui lupi ci sono la superiore capacità riproduttiva (con due cicli estrali all'anno piuttosto che uno come si riscontra nel lupo) e la maggior tolleranza umana verso di loro. Presso le discariche, dove i cani e i lupi hanno maggior possibilità di incontrarsi, esiste pure il rischio dello spargimento di malattie come l'[[echinococcosi]] nei lupi. I branchi di cani inselvatichiti stabilitisi in una data zona possono inoltre ostacolare i lupi vaganti in cerca dei propri territori.<ref name="boitani1988.126">{{cita|Boitani, 1988|pp. 126-129|cidBoitani1988}}.</ref> La predazione sul bestiame da parte dei cani può portare all'incolpamento dei lupi da parte degli allevatori, siccome le ferite inflitte dai cani sono pressoché indistinguibili da quelle inflitte dai lupi.<ref name="boitani1998"/>
 
==Nella culturaConflitti==
===Danni agli allevamenti===
È considerato da alcuni come l'[[animale nazionale]] dell'[[Italia]], sebbene la definizione non sia ufficiale.<ref>{{cita|Minahan, 2009|p. 436|cidMinahan}}.</ref><ref>{{cita|Blashfield, 2009|p. 33|cidBlashfield}}.</ref>
[[File:Loups dans le parc National des Abruzzes 08.png|thumb|Lupo nel [[parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise|PNALM]] che passa dei [[Vitellone Bianco dell'Appennino Centrale|Vitelloni Bianchi]]]]
In Italia, la predazione al bestiame rappresenta un principale movente di persecuzione dei lupi, sebbene su larga scala, i danni inflitti all'industria zootecnica da parte dei lupi sono bassi: in Toscana nel periodo 1991-1995 per esempio, le perdite ovine dovute ai lupi ammontavano allo 0,35% delle cause di mortalità.<ref name="boitani1998"/>
 
La variabile più frequente che caratterizza gli attacchi risulta essere la pratica del pascolo allo stato brado, applicato soprattutto nelle zone di pianura e collinari. I danni maggiori si riscontrano in regioni di recente ricolonizzazione lupina, dove gli allevatori non dispongono né della conoscenza né dei mezzi per frenare la predazione. Si segnala un picco durante il periodo primaverile-estivo e autunnale, che coincide con la massima presenza di bestiame sui pascoli e il periodo in cui i lupi crescono i cuccioli. Gli animali domestici più vulnerabili sono le pecore e le capre, mentre i bovini ed equini vengono attaccati solo se giovani.<ref name="boitani1998"/>
 
===Predazione sui cani===
Un'indagine nelle province di Reggio Emilia e Parma nel 2011-2016 identificò 30 casi verificati di cani aggrediti dai lupi. Tredici delle vittime erano [[cane da caccia|cani da caccia]] aggrediti durante la stagione di caccia al cinghiale e alla lepre, mentre i restanti 17 erano cani da compagnia uccisi di notte. La maggior parte dei cani uccisi erano di taglia media, spesso parzialmente consumati. Il numero di cani perduti in tal modo era ipotizzato a essere il risultato dell'adattamento da parte dei lupi coinvolti a una nuova fonte di cibo per evitare la concorrenza per le prede naturali con gli altri branchi, reso più probabile dallo sconfinamento dei lupi in zone più antropizzate.<ref name="molinari">{{Cita pubblicazione|cognome1= Molinari|nome1= L. |etal=si |anno= 2016 |titolo=Recent increase of wolf predation on dogs in the northern Apennines, Italy|url=https://www.researchgate.net/publication/301551176_RECENT_INCREASE_OF_WOLF_PREDATION_ON_DOGS_IN_THE_NORTHERN_APENNINES_ITALY|lingua= en}}</ref>
Il 9 gennaio 2024 è stato presentato alla Camera il primo report, dell'indagine a cura della federazione cacciatrici italiane, sulle predazioni del lupo sui cani in genere, sia da caccia, d'affezione o da guardiania, con alla data almeno 400 casi verificati in Italia<ref>https://www.bighunter.it/Cani/ArchivioNews/tabid/207/newsid729/32445/Default.aspx</ref>. In mancanza di un censimento istituzionale la raccolta delle segnalazioni prosegue<ref>http://federcaccialombardia.it/2024/01/19/predazioni-da-lupo-linvito-a-partecipare-al-monitoraggio-del-coordinamento-cacciatrici-federcaccia/</ref>.
Nel 2024 ISPRA certifica il fenomeno: <<Sono inoltre noti diversi casi di branchi o individui che predano ripetutamente cani all’interno dei centri abitati.[...] È possibile che aggressioni di cani da compagnia, o anche di cani da caccia, da parte di lupi con intento presumibilmente predatorio, in situazioni di vicinanza all’uomo eventualmente intervenuto in difesa del proprio animale, sfocino poi in atteggiamenti aggressivi anche nei confronti di persone. Molti casi di attacchi e uccisioni di cani, soprattutto da caccia, non vengono denunciati, è pertanto difficile conoscere la dimensione effettiva del fenomeno.[...] Rimane evidente che la predazione su cani da compagnia, per lo più se vicini ai proprietari, implica un certo grado di pericolo di lesioni anche per l’uomo.>> <ref>Aragno P., Salvatori V., La Morgia V., Gervasi V., Fazzi P., Marucco F., Angelucci S., Genovesi P., ''Protocollo sperimentale per l’identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti.'', 2024, Pag. 17, Realizzato da ISPRA in collaborazione con il progetto LIFE Wild Wolf.[https://www.isprambiente.gov.it/it/news/le-interazioni-tra-uomo-e-lupo?sfnsn=scwspwa]</ref>
 
=== Aggressioni alle persone e antropofagia ===
In una ricerca d'archivi storici, effettuata in una porzione della pianura Padana comprendente gran parte di [[Lombardia]], [[Vercelli]] e [[Novara]], ed il [[Canton Ticino]], sono state rinvenute notizie di almeno 440 casi di aggressioni letali verso gli umani risalenti tra il XV e il XIX secolo. Un'analisi comparata dei vari casi ha rilevato che le aggressioni avvenivano soprattutto in zone agricole a seguito dell'incremento delle popolazioni rurali, coi conseguenti cambiamenti ambientali dovuti al pascolo e alla caccia alle prede naturali del lupo. La maggior parte delle vittime in tutto il periodo in questione furono bambini dai 6 ai 15 anni, impegnati di giorno come pastorelli, spesso da soli, in zone di pascolo ad altitudini di 101-300 metri [[Livello del mare|s.l.m]]. Vi era un picco nel numero di aggressioni nel periodo giugno-luglio, che coincideva con la nascita dei cuccioli e il conseguente aumento della fame e l'arrivo dei pastori con il bestiame nei pascoli. A differenza che nelle campagne, nei pressi delle zone abitate le aggressioni furono per lo più contro persone adulte, probabilmente sferrate da esemplari affetti di [[Rabbia (malattia)|rabbia]], una malattia che a quei tempi aveva esito mortale.<ref name="cagnolaro1992"/> Un'altra ricerca ha evidenziato come le documentazioni riguardanti le uccisioni di persone, complice anche la regolarità di stesura dei registri di morte parrocchiani, vengono minuziosamente registrate solo dal 1800. Da queste si distinguono i casi di aggressione stimate in un 20% dei casi, di lupi [[rabbia (malattia)|idrofobi]] i quali non prelevano le vittime e non le mangiano, dalla maggior parte dei casi in cui risulta che i corpi vengono trascinati e divorati.<ref>Aldo Oriani, ''Il lupo nel XIX secolo nella pianura vercellese e novarese'', in Roberto Fantoni, Atti del convegno: ''La presenza storica di lupo, lince e orso nel Piemonte orientale'', 2020, CAI, Varallo[https://www.caivarallo.com/wp-content/uploads/2021/02/Atti_Varallo_2019_grandi_predatori.pdf]</ref>
 
Una rassegna di aggressioni contro gli umani da parte dei lupi pubblicata dal ''Norsk institutt for naturforskning'' (NINA) nel 2002 non riuscì a portare alla luce casi documentati in Italia dopo la seconda guerra mondiale e l'eradicazione della [[Rabbia (malattia)|rabbia]] negli anni sessanta.<ref>{{Cita libro|url=http://www.wnmuoutdoors.org/PDF/Linnell2002_Wolves.pdf|titolo=The Fear of Wolves: A Review of Wolf Attacks on Humans|editore=NINA|autore=Linnell, J.D.C.|etal=si|lingua=en|anno=2002|isbn=82-426-1292-7|cid=harv|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131109205016/http://www.wnmuoutdoors.org/PDF/Linnell2002_Wolves.pdf|citazione=''There are no documented cases of wolves attacking or killing humans in Italy in the period after world war two. Italy has been free of dog rabies dince c.1960, and has not had rabies in wildlife populations during recent centuries, so rabid wolves would not be expected to occur in recent times.''}}</ref> Un aggiornamento pubblicato nel 2021 includeva il caso di un lupo solitario a [[Otranto]] che, nel giugno del 2020, ferì due persone dopo essere stato nutrito per giorni dai turisti. Un esame dell'animale rivelò il segno di un collare, indicando che fu precedentemente tenuto in cattività, e un'analisi genetica rivelò un basso livello di introgressione canina.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Linnell|cognome=J.D.C.|url=https://brage.nina.no/nina-xmlui/bitstream/handle/11250/2729772/ninarapport1944.pdf?sequence=1&isAllowed=y|titolo=Wolf attacks on humans: an update for 2002–2020|editore=NINA|etal=si|lingua=en|anno=2021|isbn=978-82-426-4721-4|cid=harv}}</ref> Oltre il caso otrantino, il progetto LIFE WILD WOLF rilevò altri cinque casi di comportamenti audaci nei lupi in Italia nel periodo dal 2012-2022, la maggior parte dei quali coinvolgendo lupi singoli che non dimostrarono alcun timore per gli esseri umani.<ref name="frýbová2024">{{Cita pubblicazione|nome=Frýbová|cognome=S.|url=https://lciepub.nina.no/pdf/638742571606602771_Technical_report_T2.1_WW_LCIE.pdf|titolo=Bold wolf behaviour: definitions and analysis of reported past cases across Europe|editore=Report for LIFE WILD WOLF project LIFE21 NAT-IT-101074417, Task 2.1, in collaboration with the IUCN Large carnivore Initiative for Europe (LCIE). Istituto di Ecologia Applicata|etal=si|lingua=en|anno=Dicembre 2024|cid=harv}}</ref> A fine 2024 [[ISPRA]] certifica con analisi del Dna 20 aggressioni a persone in Italia, a seguito i [[Carabinieri Forestali]] iniziano a formare i primi nuclei di pronto intervento attrezzati di pallottole di gomma e letali.<ref>{{Cita pubblicazione|nome1=P.|cognome1=Aragno|nome2=V.|cognome2=Salvatori|nome3=V.|cognome3=La Morgia|nome4=V.|cognome4=Gervasi|nome5=P.|cognome5=Fazzi|nome6=F.|cognome6=Marucco|nome7=S.|cognome7=Angelucci|nome8=P.|cognome8=Genovesi|url=https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo/notizie/protocollo_lupi_confidenti_ispra_life_wild_wolf_dic24_def.pdf|titolo=Protocollo sperimentale per l'identificazione e la gestione dei lupi urbani e confident|editore=Realizzato
da ISPRA in collaborazione con il progetto LIFE Wild Wolf|anno=2024|cid=harv}}</ref>
<ref>Aragno P., Salvatori V., La Morgia V., Gervasi V., Fazzi P., Marucco F., Angelucci S., Genovesi P., ''Protocollo sperimentale per l’identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti.'', 2024, Realizzato da ISPRA in collaborazione con il progetto LIFE Wild Wolf.[https://www.isprambiente.gov.it/it/news/le-interazioni-tra-uomo-e-lupo?sfnsn=scwspwa]</ref>.
 
==Nella cultura==
===Nomi regionali===
*[[Dialetti dell'Abruzzo|Abruzzese]]: ''Lupe'', ''Lope''<ref name="altobello1921"/>
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*[[Dialetti calabresi|Calabrese]]: ''Lupu'', ''Upu'', ''Laura'', ''Nicola''<ref name="ciucci2003">{{cita|Ciucci e Boitani, 2003|pp. 20-47|cidCiucci}}.</ref>
*[[Lingua ligure|Ligure]] ([[Dialetto brigasco|brigasco]]): ''Lùv'', ''Loùv'', ''Lup''<ref name="ciucci2003"/>
*[[Lingua lombarda|Lombardo]]: [[Dialetto bresciano|Bresciano]] — ''Loatû'' (spregiativo)<ref name="melchiori1817">{{cita|Melchiori, 1817|pp. 336|cidMelchiori1817}}.</ref>; [[Dialetti galloitalici di Sicilia|Siculo-lombardo]] — ''Dàuv'', ([[San Fratello]]), ''Ddùvu'' ([[Nicosia (Italia)|Nicosia]]), ''Lup'',<ref name="pitrépitré1889">{{cita|Pitré, 1889|pp. 463-470|cidPitré1889}}.</ref> ''Lùpu'' e ''Suarázz'' ([[Piazza Armerina]])<ref name="roccella">{{cita|Roccella, 1875|pp. 144, 267|cidRoccella1875}}.</ref>
*[[Lingua occitana|Occitano]]: ''Loup'', ''Louba''<ref name="ciucci2003"/>
*[[Lingua piemontese|Piemontese]]: ''Luv'', ''Luu''<ref name="ciucci2003"/>
*[[Lingua siciliana|Siciliano]]: ''Lupu'' (maschio), ''Lupa'' (femmina), ''Lupacchiu'' o ''Lupacchiolu'' (diminutivo), ''Lupazzu'' o ''Lupiceddu'' (spregiativo)<ref name="traina">{{Cita|Traina, 1868|p. 546|cidTraina1868}}.</ref>
*[[Lingua veneta|Veneto]]: [[Bellunese]] — ''Lovo'' (maschio), ''Lova'' (femmina), ''Lof'', ''Louf'', ''Lou'', ''Loo'' (maschile), ''Loa'' (femminile), ''Lovatel'', ''Lu''<ref name="tormen2003">{{Cita pubblicazione|cognome1= Tormen|nome1= G. |cognome2=Catello |nome2=C. |cognome3=Frare |nome3=P. C. |anno= 2003 |titolo=Presenza storica e toponimi sul lupo Canis lupus Linnaeus, 1758 in Provincia di Belluno|url=https://www.storiadellafauna.com/wp-content/uploads/2020/03/Tormen-et-al.-Presenza-storica-e-toponimi-sul-lupo-Canis-lupus-Linnaeus-1758-in-provincia-di-Belluno.pdf|rivista=Natura Vicentina |numero= 7}}</ref>; [[Dialetto veneziano|venezianoVeneziano]]): ''Lovo'', ''Lovazzo'' (accrescitivo), ''Lovèto'' (diminutivo)<ref name="boerio">{{Cita|Boerio, 1829|p. 315|cidBoerio1829}}.</ref>
 
===Cognomi e toponimi===
[[File:Nomen omen. Toponyms predict recolonization and extinction patterns for large carnivores (2019) - Figure 1 (1).jpg|thumb|Distribuzioni di toponimi lupini in Italia]]
Cognomi italiani derivati dal [[Lingua latina|latino]] ''lupus'' includono: ''Lupi'', ''-o'', ''-is'', ''Lóvo'', ''Lupétti'', ''Lupatti'', ''Lupatèlli'', ''Lupini'', ''-o'', ''Lupicini'', ''Lupoli'', ''Luppoli'', ''Lupori'', ''Luporini'', ''Luparini'', ''Luperini'', ''Lupóne'', ''Lupièri'', ''Lovèlli'', ''Lovini'', ''Luvini'', ''Lovòtti'', ''Luvotti'', ''-o'', ''Lovatti'', ''Lovattini'', ''Lovari'', ''-ini'', ''Lovati'', ''-o'', ''Lovàt'' e ''Lovatèlli''. Dal [[Lingue germaniche|germanico]] ''wolf'' si ha anche ''Adinòlfi''.<ref name="alinei2017">{{cita|Alinei e Benozzo, 2017|p. 22|cidAlinei2017}}.</ref>
 
Secondo il Portale Cartografico Nazionale (PCN), vi sono almeno 1555 [[Toponimo|toponimi]] accertati risalenti ai lupi sparsi in gran parte dell'Italia, incluso la [[Sardegna]], dove la specie non è mai stata presente. Una delle categorie di luogo che porta il nome del lupo più comune include insediamenti umani come castelli, ponti, villaggi e case isolate.<ref name="tattoni2019">{{Cita pubblicazione|cognome1= Tattoni |nome1= C. |anno= 17 settembre 2019 |titolo=Nomen omen. Toponyms predict recolonization and extinction patterns for large carnivores|url=https://natureconservation.pensoft.net/article/38279/|lingua=en |rivista= Nature Conservation |volume= 37 |pp= 1-16}}</ref> Nella sola [[provincia di Belluno]], si segnalano 23 toponimi riferibili al lupo.<ref name="tormen2003"/>
 
Vi sono 45 località che portono il nome di "Fosso del lupo" e 124 con "Cantalupo". L'11% dei nomi contengono implicazioni aggressive, con 87 posti contenenti la parola "Lupara", 13 con "Caccialupo", e 12 con "Mazzalupo". Presso Roma, appare la località "Cecalupo", mentre "Scannalupi" appare solamente in Sicilia. La località di "Bacialupo" è notevole nell'essere l'unico toponimo con implicazioni positive.<ref name="tattoni2019"/>
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===Superstizioni===
====Licantropi====
[[Giuseppe Pitrè]] notò che in Sicilia la credenza nei licantropi era "comunissima" in tutte le città e paeselli dell'isola.<ref name="pitré1952">{{cita|Pitré, 1952|pp. 237-243|cidPitré1952}}.</ref>
 
Secondo [[Giuseppe Altobello]], la credenza nei licantropi, o ''lupe-menare'', era ancora diffuso in Abruzzo nei primi anni 1920, ed era tradizione tra le popolazioni rurali coprirsi il volto quando riposavano di notte durante una luna piena all'aperto, perché si riteneva che esporre la faccia alla luna avrebbe trasformato il dormiente in un lupo.<ref name="altobello1921"/>
 
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<ref name="degubernatis">{{cita|De Gubernatis, 1872|pp. 146–147|cidDeGubernatis1872}}.</ref>
 
<ref name="pitrépitré1889"/>
 
===Leggende metropolitane===
Negli anni settanta, girava la voce che in Italia fossero reintrodotti attraverso elicotteri o paracadute lupi di origine straniera, talvolta siberiani, americani o africani a secondo della fonte.<ref name="boitani1979">{{Cita pubblicazione|cognome1=Boitani |nome1=L.|cognome2=Soccodato |nome2=A. |anno= 1979 |titolo=Al lupo, al lupo!|url=https://www.storiadellafauna.com/wp-content/uploads/2021/05/Wwf-1979.-Al-lupo-al-lupo-ott.pdf|rivista= WWF- Fondo Mondiale per la Natura}}</ref><ref name="boitani1988.47">{{cita|Boitani, 1988|pp. 47-49|cidBoitani1988}}.</ref> [[Luigi Boitani]] respinse la storia nei seguenti termini:
 
{{Citazione|A parte la spontanea considerazione «ma come avranno fatto i lupi a togliersi il paracadute?», restano altre domande a cui si può dare una risposta più seria. Esistono almeno tre buone ragioni per definire una barzelletta questa storia: 1) un lupo straniero [...] non riuscirebbe a sopravvivere in Italia che qualche giorno: come farebbe un lupo siberiano, abituato alle renne e ai buoi muschiati, agli spostamenti di decine e decine di km al giorno, a stare lontano dagli odori e dai pericoli dell'uomo, ad abituarsi alle nostre condizioni? Morirebbe presto di fame, paura, stress. 2) un lupo nato in gabbia, non sarebbe in grado di cacciare e soprattutto, non avendo paura dell'uomo, si avvicinerebbe ai paesi finendo presto ucciso. 3) Se lo scopo della reintroduzione era di rinsanguare i lupi italiani, il risultato sarebbe la distruzione della nostra razza, come ogni allevatore ben sa; quindi quale può essere oggi in Italia quell'ente (perché, data la spesa, solo un ente potrebbe permetterselo) così pazzo (e ricco) da fare una cosa del genere? Certo non lo Stato, né le Regioni, né i Comitati Caccia (visto poi l'amore che c'è tra lupi e cacciatori!!), né le organizzazioni protezionistiche che cercano di salvare il «nostro» lupo. E chi altro allora?|''Al lupo, al lupo!'', 1979, p. 20}}
 
Lo stesso Boitani rintracciò la storia ai primi anni settanta nel Parco nazionale d'Abruzzo, quando le autorità del parco avevano discretamente reintrodotto esemplari di cervo e capriolo originari da altre regioni in grandi casse. Girò poco dopo la voce che fra gli animali introdotti vi fossero dei lupi, e la storia, spargendosi in tutto il territorio, venne successivamente usata come esempio dell'aperta contrapposizione del parco agli interessi locali.<ref name="boitani1988.47"/>
 
==Note==
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*{{cita libro|nome=J. B.|cognome=Minahan|titolo=The Complete Guide to National Symbols and Emblems|anno=2009|editore=ABC-CLIO|città=Santa Barbara|url=https://books.google.fr/books?id=jfrWCQAAQBAJ&pg=PA436#v=onepage&q&f=false|lingua=en|cid=cidMinahan}}
*{{cita libro|nome=G.|cognome=Pitré |titolo=Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Volume 3|anno=1889|editore=Lauriel|città=Palermo|url=https://books.google.it/books?id=bU2zwr7WKvcC&dq=giuseppe+pitr%C3%A9+lupo&pg=PA465&redir_esc=y#v=onepage&q=giuseppe%20pitr%C3%A9%20lupo&f=false|cid=cidPitré1889}}
*{{cita libro|nome=G.|cognome=Pitré |titolo=Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Volume 4|anno=1952|editore=G. Barbèra Editore|città=Firenze|url=https://ia801705.us.archive.org/19details/itemsbibliotecadelle11pitrgoog/operecompletedig17pitrpage/operecompletedig17pitr.pdfn5/mode/2up|cid=cidPitré1952}}
*{{cita libro|nome=R.|cognome=Roccella|titolo=Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina (Sicilia)|url=https://books.google.it/books?id=zoQ_AAAAIAAJ&q=lupo&redir_esc=y#v=snippet&q=lupo&f=false|editore=Bartolomeo Mantelli|città=Caltagirone|anno=1875|cid=cidRoccella1875}}
*{{cita libro|nome=A.|cognome=Traina|titolo=Nuovo vocabolario siciliano-italiano, Volume 1|url=https://archive.org/details/bub_gb_qIBWAAAAcAAJ/page/545/mode/2up|editore=Lauriel|città=Palermo|anno=1868|cid=cidTraina1868}}