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=== Habitat e comportamento sociale ===
Il lupo è stato segnalato in diversi habitat di varie altitudini, dai litorali marini<ref>https: name="frýbová2024"//www.today.it/cronaca/bimba-aggredita-lupo-vasto.html</ref> ai {{formatnum:2500}} metri s.l.m. nelle Alpi sud-occidentali. Tende a favorire le zone montane intatte densamente forestate e lontane dall'interferenza umana. La maggior parte delle popolazioni dimostrano comportamenti crepuscolari e notturni, probabilmente in risposta alle attività antropiche. Un'eccezione si trova nel [[parco nazionale del Pollino]], zona scarsamente visitata dall'uomo, dove i lupi sono attivi anche di giorno.<ref name="ciucci2003"/>
 
I branchi in Italia tendono a essere più ridotti di quelli che si segnalano nel Nord America, con gruppi familiari composti di 2-7 esemplari nella [[Toscana]] centro-meridionale e l'Appennino abruzzese, e 2-5 nell'Appennino settentrionale: la dimensione del branco dipende infatti dalla dimensione delle prede abituali e quindi i branchi sono più grandi nelle zone ricche di cervi, più piccole in zone ove il capriolo è la preda più grande.<ref name="ciucci2003"/> Il singolo [[ciclo estrale]] avviene a seconda della latitudine, concentrandosi in febbraio nel Sud e in metà marzo sulle Alpi.<ref name="marucco43">{{cita|Marucco, 2014|p. 43|cidMarucco2014}}.</ref> La mortalità dovuta ai conflitti con altri lupi colpisce soprattutto gli esemplari adulti, ma la proporzione è bassa quando paragonata a cause antropiche,<ref name="lovari">{{Cita pubblicazione|cognome1= Lovari |nome1= S. |etal=si |anno= 2007 |titolo= Mortality parameters of the wolf in Italy: Does the wolf keep himself from the door? |url= https://archive.org/details/sim_journal-of-zoology_2007-05_272/page/n118 |lingua=en |rivista= Journal of Zoology |volume= 272|numero=|pp=117-124}}</ref><ref name="musto">{{Cita pubblicazione|cognome1= Musto |nome1= C. |etal=si |anno= 2021 |titolo= Men and wolves: Anthropogenic causes are an important driver of wolf mortality in human-dominated landscapes in Italy |lingua=en |rivista= Global Ecology and Conservation |volume= 32|numero=6|pp=}}</ref><ref name="marucco2015.36">{{cita|Marucco, 2015|p. 36|cidMarucco2015}}.</ref> e si segnala molto più di rado che in Nordamerica, dove la densità di lupi è più alta e la concorrenza per territorio e risorse è più intensa.<ref name="marucco2015.36"/>
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I cani vaganti, randagi e rinselvatichiti sono concorrenti del lupo per il cibo e lo spazio vitale. Nel 2012, si stimava che ci fossero dai sei ai settemila cani randagi in Italia, contro un numero di circa 900 lupi.<ref name="marucco2014.78">{{cita|Marucco, 2014|pp. 78-79|cidMarucco2014}}.</ref> Tra i vantaggi competitivi dei cani sui lupi ci sono la superiore capacità riproduttiva (con due cicli estrali all'anno piuttosto che uno come si riscontra nel lupo) e la maggior tolleranza umana verso di loro. Presso le discariche, dove i cani e i lupi hanno maggior possibilità di incontrarsi, esiste pure il rischio dello spargimento di malattie come l'[[echinococcosi]] nei lupi. I branchi di cani inselvatichiti stabilitisi in una data zona possono inoltre ostacolare i lupi vaganti in cerca dei propri territori.<ref name="boitani1988.126">{{cita|Boitani, 1988|pp. 126-129|cidBoitani1988}}.</ref> La predazione sul bestiame da parte dei cani può portare all'incolpamento dei lupi da parte degli allevatori, siccome le ferite inflitte dai cani sono pressoché indistinguibili da quelle inflitte dai lupi.<ref name="boitani1998"/>
 
==Nella cultura==
==Conflitti==
===Danni agli allevamenti===
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La variabile più frequente che caratterizza gli attacchi risulta essere la pratica del pascolo allo stato brado, applicato soprattutto nelle zone di pianura e collinari. I danni maggiori si riscontrano in regioni di recente ricolonizzazione lupina, dove gli allevatori non dispongono né della conoscenza né dei mezzi per frenare la predazione. Si segnala un picco durante il periodo primaverile-estivo e autunnale, che coincide con la massima presenza di bestiame sui pascoli e il periodo in cui i lupi crescono i cuccioli. Gli animali domestici più vulnerabili sono le pecore e le capre, mentre i bovini ed equini vengono attaccati solo se giovani.<ref name="boitani1998"/>
 
===Concorrenza venatoria===
Il lupo viene spesso percepito come serio concorrente dei cacciatori per le prede [[Ungulati|ungulate]], limitandone i numeri.
 
{{chiarire|Ciononostante, secondo i dati disponibili presso l'[[Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale|ISPRA]], si evince che in Italia tutte le popolazioni di ungulati sono aumentate esponenzialmente di pari passo con i lupi: nel periodo compreso tra il 1980 e il 2010 il [[cervus elaphus|cervo]] ha incrementato la sua consistenza del 700%, il [[Capreolus capreolus|capriolo]] del 350% (circa 456&nbsp;000 esemplari in tutto il Centro-Nord Italia e localmente nel Sud, isole escluse), il [[Rupicapra rupicapra|camoscio alpino]] del 120% e il [[Ovis musimon|muflone]] del 300%, mentre il [[Sus scrofa|cinghiale]], ritenuta una delle specie maggiormente predata dal lupo, solo nel periodo 2004-2019 è aumentato del 400%, sfiorando il milione di esemplari.<ref name="RagazzaLupi">{{cita libro|titolo=La ragazza dei lupi. La mia vita selvaggia tra i lupi italiani|autore=Mia Canestrini|editore=Pickwick|città=Milano|anno=2019|isbn=978-88-5544-613-6|pp=208-209}}</ref>|Questo paragrafo cosa c'entra con il lupo? Si afferma che le popolazioni di ungulati sono cresciute parallelamente a quelle del lupo senza che si evinca una relazione di causa-effetto, la fonte non è verificabile trattandosi di pagine di un libro}}
 
===Predazione sui cani===
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=== Aggressioni alle persone e antropofagia ===
In una ricerca d'archivi storici, effettuata in una porzione della pianura Padana comprendente gran parte di [[Lombardia]], [[Vercelli]] e [[Novara]], ed il [[Canton Ticino]], sono state rinvenute notizie di almeno 440 casi di aggressioni letali verso gli umani risalenti tra il XV e il XIX secolo. Un'analisi comparata dei vari casi ha rilevato che le aggressioni avvenivano soprattutto in zone agricole a seguito dell'incremento delle popolazioni rurali, coi conseguenti cambiamenti ambientali dovuti al pascolo e alla caccia alle prede naturali del lupo. La maggior parte delle vittime in tutto il periodo in questione furono bambini dai 6 ai 15 anni, impegnati di giorno come pastorelli, spesso da soli, in zone di pascolo ad altitudini di 101-300 metri [[Livello del mare|s.l.m]]. Vi era un picco nel numero di aggressioni nel periodo giugno-luglio, che coincideva con la nascita dei cuccioli e il conseguente aumento della fame e l'arrivo dei pastori con il bestiame nei pascoli. A differenza che nelle campagne, nei pressi delle zone abitate le aggressioni furono per lo più contro persone adulte, probabilmente sferrate da esemplari affetti di [[Rabbia (malattia)|rabbia]], una malattia che a quei tempi aveva esito mortale.<ref name="cagnolaro1992"/> Un'altra ricerca ha evidenziato come le documentazioni riguardanti le uccisioni di persone, complice anche la regolarità di stesura dei registri di morte parrocchiani, vengono minuziosamente registrate solo dal 1800. Da queste si distinguono i casi di aggressione stimate in un 20% dei casi, di lupi [[rabbia (malattia)|idrofobi]] i quali non prelevano le vittime e non le mangiano, dalla maggior parte dei casi in cui risulta che i corpi vengono trascinati e divorati.<ref>Aldo Oriani, ''Il lupo nel XIX secolo nella pianura vercellese e novarese'', in Roberto Fantoni, Atti del convegno: ''La presenza storica di lupo, lince e orso nel Piemonte orientale'', 2020, CAI, Varallo[https://www.caivarallo.com/wp-content/uploads/2021/02/Atti_Varallo_2019_grandi_predatori.pdf]</ref>
Un'altra ricerca ha evidenziato come le documentazioni riguerdanti le uccisioni di persone, complice anche la regolarità di stesura dei registri di morte parrocchiani, vengono minuziosamente registrate solo dal 1800. Da queste si distinguono i casi di aggressione stimate in un 20% dei casi, di lupi [[rabbia (malattia)|idrofobi]] i quali non prelevano le vittime e non le mangiano, dalla maggior parte dei casi in cui risulta che i corpi vengono trascinati e divorati.<ref>Aldo Oriani, ''Il lupo nel XIX secolo nella pianura vercellese e novarese'', in Roberto Fantoni, Atti del convegno: ''La presenza storica di lupo, lince e orso nel Piemonte orientale'', 2020, CAI, Varallo[https://www.caivarallo.com/wp-content/uploads/2021/02/Atti_Varallo_2019_grandi_predatori.pdf]</ref>.
 
Una rassegna di aggressioni contro gli umani da parte dei lupi pubblicata dal ''Norsk institutt for naturforskning'' (NinaNINA) nel 2002 non riuscì a portare alla luce casi documentati in Italia dopo la seconda guerra mondiale e l'eradicazione della [[Rabbia (malattia)|rabbia]] negli anni sessanta.<ref>{{Cita libro|url=http://www.wnmuoutdoors.org/PDF/Linnell2002_Wolves.pdf|titolo=The Fear of Wolves: A Review of Wolf Attacks on Humans|editore=NINA|autore=Linnell, J.D.C.|etal=si|lingua=en|anno=2002|isbn=82-426-1292-7|cid=harv|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131109205016/http://www.wnmuoutdoors.org/PDF/Linnell2002_Wolves.pdf|citazione=''There are no documented cases of wolves attacking or killing humans in Italy in the period after world war two. Italy has been free of dog rabies dince c.1960, and has not had rabies in wildlife populations during recent centuries, so rabid wolves would not be expected to occur in recent times.''}}</ref>. Un aggiornamento pubblicato nel 2021 includeva il caso di un lupo solitario a [[Otranto]] che, nel giugno del 2020, ferì due persone dopo essere stato nutrito per giorni dai turisti. Un esame dell'animale rivelò il segno di un collare, indicando che fu precedentemente tenuto in cattività, e un'analisi genetica rivelò un basso livello di introgressione canina.<ref>{{Cita libropubblicazione|nome=Linnell|cognome=J.D.C.|url=https://brage.nina.no/nina-xmlui/bitstream/handle/11250/2729772/ninarapport1944.pdf?sequence=1&isAllowed=y|titolo=Wolf attacks on humans: an update for 2002–2020|editore=NINA|autoreetal=Linnell, J.D.C.si|etallingua=sien|anno=2021|isbn=978-82-426-4721-4|cid=harv}}</ref>, altriOltre attacchiil sonocaso succedutiotrantino, trail iprogetto qualiLIFE iWILD piùWOLF rilevantirilevò sonoaltri statecinque una seriecasi di undicicomportamenti aggressioniaudaci nellanei [[provincialupi diin Chieti]]Italia culminatenel l'11periodo agostodal 20232012-2022, ala [[Sanmaggior Salvo]],parte quandodei unaquali bambinacoinvolgendo dilupi 11singoli anniche vienenon infinedimostrarono morsaalcun altimore polpaccioper dagli unesseri lupoumani.<ref name="frýbová2024">{{Cita pubblicazione|nome=Frýbová|cognome=S.|url=https://wwwlciepub.iononhopauradelluponina.itno/il-paradosso-del-lupo-di-vasto-un-fallimento-allitalianapdf/</ref>,638742571606602771_Technical_report_T2.1_WW_LCIE.pdf|titolo=Bold certificatowolf tramitebehaviour: analisidefinitions deland dnaanalysis sulleof feritereported dellapast cases across Europe|editore=Report for LIFE piccola<ref>https://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/notizieWILD WOLF project LIFE21 NAT-eIT-novita-normative/notizie-ispra/2023/08/le-analisi-genetiche-di-ispra-confermano-che-lanimale-responsabile-degli-attacchi-a-vasto-e-una-femmina-di-lupo</ref>101074417, aTask settembre2.1, 2024in uncollaboration bambinowith vienethe trascinatoIUCN viaLarge dacarnivore unaInitiative lupafor alleEurope porte(LCIE). Istituto di RomaEcologia salvatoApplicata|etal=si|lingua=en|anno=Dicembre da ragazzi intervenuti prontamente<ref>https://www.romatoday.it/cronaca/lupa-catturata-parco-delle-sabine-roma.html2024|cid=harv}}</ref>. A fine 2024 [[ISPRA]] certifica con analisi del dnaDna 20 aggressioni a persone in Italia, a seguito i [[Carabinieri Forestali]] iniziano a formare i primi nuclei di pronto intervento attrezzati di pallottole di gomma e letali.<ref>Aragno{{Cita pubblicazione|nome1=P., |cognome1=Aragno|nome2=V.|cognome2=Salvatori |nome3=V., |cognome3=La Morgia |nome4=V., |cognome4=Gervasi V|nome5=P., |cognome5=Fazzi P|nome6=F., |cognome6=Marucco F|nome7=S., |cognome7=Angelucci S|nome8=P., |cognome8=Genovesi P|url=https://www., ''isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo/notizie/protocollo_lupi_confidenti_ispra_life_wild_wolf_dic24_def.pdf|titolo=Protocollo sperimentale per l’identificazionel'identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti.'', 2024, confident|editore=Realizzato da ISPRA in collaborazione con il progetto LIFE Wild Wolf.[https://www.isprambiente.gov.it/it/news/le-interazioni-tra-uomo-e-lupo?sfnsn=scwspwa]</ref>.
da ISPRA in collaborazione con il progetto LIFE Wild Wolf|anno=2024|cid=harv}}</ref>
<ref>Aragno P., Salvatori V., La Morgia V., Gervasi V., Fazzi P., Marucco F., Angelucci S., Genovesi P., ''Protocollo sperimentale per l’identificazione e la gestione dei lupi urbani e confidenti.'', 2024, Realizzato da ISPRA in collaborazione con il progetto LIFE Wild Wolf.[https://www.isprambiente.gov.it/it/news/le-interazioni-tra-uomo-e-lupo?sfnsn=scwspwa]</ref>.
 
==Nella cultura==
===Nomi regionali===
*[[Dialetti dell'Abruzzo|Abruzzese]]: ''Lupe'', ''Lope''<ref name="altobello1921"/>
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Cognomi italiani derivati dal [[Lingua latina|latino]] ''lupus'' includono: ''Lupi'', ''-o'', ''-is'', ''Lóvo'', ''Lupétti'', ''Lupatti'', ''Lupatèlli'', ''Lupini'', ''-o'', ''Lupicini'', ''Lupoli'', ''Luppoli'', ''Lupori'', ''Luporini'', ''Luparini'', ''Luperini'', ''Lupóne'', ''Lupièri'', ''Lovèlli'', ''Lovini'', ''Luvini'', ''Lovòtti'', ''Luvotti'', ''-o'', ''Lovatti'', ''Lovattini'', ''Lovari'', ''-ini'', ''Lovati'', ''-o'', ''Lovàt'' e ''Lovatèlli''. Dal [[Lingue germaniche|germanico]] ''wolf'' si ha anche ''Adinòlfi''.<ref name="alinei2017">{{cita|Alinei e Benozzo, 2017|p. 22|cidAlinei2017}}.</ref>
 
Secondo il Portale Cartografico Nazionale (PCN), vi sono almeno 1555 [[Toponimo|toponimi]] accertati risalenti ai lupi sparsi in gran parte dell'Italia, incluso la [[Sardegna]], dove la specie non è mai stata presente. Una delle categorie di luogo che porta il nome del lupo più comune include insediamenti umani come castelli, ponti, villaggi e case isolate.<ref name="tattoni2019">{{Cita pubblicazione|cognome1= Tattoni |nome1= C. |anno= 17 settembre 2019 |titolo=Nomen omen. Toponyms predict recolonization and extinction patterns for large carnivores|url=https://natureconservation.pensoft.net/article/38279/|lingua=en |rivista= Nature Conservation |volume= 37 |pp= 1-16}}</ref> Nella sola [[provincia di Belluno]], si segnalano 23 toponimi riferibili al lupo.<ref name="tormen2003"/>
 
Si segnalano 23 toponimi riferibili al lupo nella sola [[provincia di Belluno]].<ref name="tormen2003"/> Vi sono 45 località che portono il nome di "Fosso del lupo" e 124 con "Cantalupo". L'11% dei nomi contengono implicazioni aggressive, con 87 posti contenenti la parola "Lupara", 13 con "Caccialupo", e 12 con "Mazzalupo". Presso Roma, appare la località "Cecalupo", mentre "Scannalupi" appare solamente in Sicilia. La località di "Bacialupo" è notevole nell'essere l'unico toponimo con implicazioni positive.<ref name="tattoni2019"/>
 
===Superstizioni===
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<ref name="pitré1889"/>
 
===Leggende metropolitane===
Negli anni settanta, girava la voce che in Italia fossero reintrodotti attraverso elicotteri o paracadute lupi di origine straniera, talvolta siberiani, americani o africani a secondo della fonte.<ref name="boitani1979">{{Cita pubblicazione|cognome1=Boitani |nome1=L.|cognome2=Soccodato |nome2=A. |anno= 1979 |titolo=Al lupo, al lupo!|url=https://www.storiadellafauna.com/wp-content/uploads/2021/05/Wwf-1979.-Al-lupo-al-lupo-ott.pdf|rivista= WWF- Fondo Mondiale per la Natura}}</ref><ref name="boitani1988.47">{{cita|Boitani, 1988|pp. 47-49|cidBoitani1988}}.</ref> [[Luigi Boitani]] respinse la storia nei seguenti termini:
 
{{Citazione|A parte la spontanea considerazione «ma come avranno fatto i lupi a togliersi il paracadute?», restano altre domande a cui si può dare una risposta più seria. Esistono almeno tre buone ragioni per definire una barzelletta questa storia: 1) un lupo straniero [...] non riuscirebbe a sopravvivere in Italia che qualche giorno: come farebbe un lupo siberiano, abituato alle renne e ai buoi muschiati, agli spostamenti di decine e decine di km al giorno, a stare lontano dagli odori e dai pericoli dell'uomo, ad abituarsi alle nostre condizioni? Morirebbe presto di fame, paura, stress. 2) un lupo nato in gabbia, non sarebbe in grado di cacciare e soprattutto, non avendo paura dell'uomo, si avvicinerebbe ai paesi finendo presto ucciso. 3) Se lo scopo della reintroduzione era di rinsanguare i lupi italiani, il risultato sarebbe la distruzione della nostra razza, come ogni allevatore ben sa; quindi quale può essere oggi in Italia quell'ente (perché, data la spesa, solo un ente potrebbe permetterselo) così pazzo (e ricco) da fare una cosa del genere? Certo non lo Stato, né le Regioni, né i Comitati Caccia (visto poi l'amore che c'è tra lupi e cacciatori!!), né le organizzazioni protezionistiche che cercano di salvare il «nostro» lupo. E chi altro allora?|''Al lupo, al lupo!'', 1979, p. 20}}
 
Lo stesso Boitani rintracciò la storia ai primi anni settanta nel Parco nazionale d'Abruzzo, quando le autorità del parco avevano discretamente reintrodotto esemplari di cervo e capriolo originari da altre regioni in grandi casse. Girò poco dopo la voce che fra gli animali introdotti vi fossero dei lupi, e la storia, spargendosi in tutto il territorio, venne successivamente usata come esempio dell'aperta contrapposizione del parco agli interessi locali.<ref name="boitani1988.47"/>
 
==Note==