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{{Sito archeologico
|Nome = Mastaba di Ptahhotep
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|Civiltà = [[Antico Egitto]]
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|Epoca = [[Antico Regno (Egitto)|Antico Regno]]
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}}La '''Mastaba di Ptahhotep''' è il monumento funerario di [[Ptahhotep]], [[visir (antico Egitto)|visir]] che operò durante il regno di [[Djedkara Isesi]], faraone appartenente alla [[V dinastia egizia|V dinastia]]. Ptahhotep è noto perché a lui è stata attribuita la realizzazione di una raccolta di consigli e di massime, dedicati al figlio, conosciuta come ''[[Massime di Ptahhotep]]''.<ref>{{cita|Grimal|p. 100}}.</ref>
 
La [[mastaba]] è situata a [[Saqqara]] Nord, a ovest della [[piramide di Djoser]], nei pressi della [[Mastaba di Ti]];<ref>{{cita|Lauer|p. 48}}.</ref> è costituita da un complesso funerario dedicato pure al figlio Akhtihotep, anch'egli visir e incaricato di sovrintendere al granaio e al tesoro; nella stessa mastaba vi è una parte riservata al nipote di Ptahhotep, Ptahhotep II.
'''Perséphone''' è una composizione di [[Igor Stravinskij]] in tre parti del 1933. Sebbene l'autore definisse Perséphone come [[ melodramma]], in realtà si tratta di un'opera più complessa, ben lontana dalla tradizione italiana e che comprende infatti recitazione, canto e danza.
[[File:Ptahhotep and Akhethetep mastaba tombs.jpg|thumb|Parte frontale della Mastaba di Ptahhotep]]
== Struttura ==
Il monumento funerario, più piccolo di quello di Ti, ma più complesso, è catalogato precisamente come D62 (Ptahhotep) e D64 (Akhtihotep). Si accede dai resti di un cortile entrando in un corridoio che presenta interessanti bassorilievi a stadi di completamento diversi. Si entra quindi nella sala che accoglie la tomba di Akhtihotep; annessa a questa vi è la cappella la cui porta è decorata con scene palustri; sono presenti importanti sezioni di decorazioni a colori, sulla sinistra alcuni operai sono intenti alla costruzione di barche realizzate utilizzando il papiro mentre altri trasportano le canne dalla palude. Sulla destra alcuni barcaioli fissano ai pali di precarie piattaforme le imbarcazioni.
 
Dalla sala funeraria di Akhtihotep si accede dal lato sinistro alla tomba di Ptahhotep che è ricchissima di decorazioni; il soffitto ha rilievi a imitazione di tronchi di palma; le scene sulle pareti raffigurano aspetti della torchiatura del vino, momenti di mietitura, una gazzella che allatta il piccolo, pantere, leoni, uccellatori che utilizzano reti, bambini che giocano e Ptahhotep che prende parte a una festa seduto su una barca. I rilievi sono estremamente vivi, infatti hanno mantenuto quasi ovunque i colori accesi e brillanti originari. Notevole è la scena posta sopra l'ingresso che rappresenta il visir mentre si prepara alla giornata con l'intervento di manicure e pedicure, con musicisti che lo allietano e i levrieri posti sotto la sua sedia. <ref>{{cita|Haag|p. 164}}.</ref> Analogamente a quelle presenti in altre tombe, le pitture murarie illustrano anche scene di portatori di offerte, spesso con la presenza di animali e sono inoltre presenti aspetti di vita dei defunti, a volte raffigurati seduti davanti al tavolo delle offerte oppure mentre assistono a esibizioni musicali, durante banchetti o intenti a sacrifici.<ref>{{cita|Hansen|p. 321}}.</ref>Le decorazioni sono fra le meglio conservate dell'[[Antico Regno (Egitto)|Antico Regno]], di una raffinatezza pari a quelle della più celebre mastaba di Ti.<ref>{{cita|Haag|p. 163}}.</ref>
==Storia==
L'opera fu commissionata a Stravinskij nel 1933 da [[Ida Rubinstein]] per la stagione del 1934 a l'[[Opéra di Parigi]]. L'idea era quella di far rivivere la meravigliosa triade del Teatro Greco: Poesia, Musica e Danza <ref>{{cita libro | nome=Robert | cognome=Siohan | titolo=Stravinsky | anno=1959 | editore=Editions du Seuil | città=Parigi }}</ref>.Il testo è costituito da un dramma di [[André Gide]] ispirato al mito di [[Demetra]] tratto dagli Inni di [[Omero]]<ref>{{cita libro | nome=André | cognome=Gide | titolo=lettera a Igor Stravinskij del febbraio 1933 tratta da Colloqui con Stravinskij di Igor Stravinskij e Robert Craft | anno=1958 | editore=Einaudi | città=Torino }}</ref>; inizialmente il compositore ebbe delle perplessità sul libretto perchè temeva le difficoltà della prosodia francese. Tuttavia, lavorando, egli prese sempre più piacere nell'utilizzare questa lingua per il suo canto sillabico <ref>{{cita libro | nome=Igor | cognome=Stravinskij | titolo=Chroniques de ma vie | anno=1935 | editore=Editions Danoel | città=Parigi }}</ref>. La prima rappresentazione avvenne all'Opéra di Parigi il 30 aprile 1934 con la direzione dello stesso Stravinskij, coreografia di [[Kurt Jooss]], scene e costumi di André Bersacq, compagnia di balletto di Ida Rubinstein che ne fu anche protagonista. L'opera fu replicata il 4 e 9 maggio e fu poi diretta ancora dall'autore come concerto radiofonico alla [[BBC]] di Londra nel novembre 1934.
 
==Trama Note ==
<references/>
Nella prima parte ''Persefone rapita'' il sacerdote Eumolpo (voce narrante) invoca la dea Demetra, regina della terra, e ricorda come la figlia di lei Persefone venne rapita. Le [[Ninfe]] incitano la principessa a restare con loro, ma Persefone vuole
portare conforto alle anime dei trapassati. Nella seconda parte ''Persefone agli Inferi'' si narra del suo passaggio nell'Ade e l'unione con [[Plutone]]; sulla terra intanto cambiano le stagioni, la primavera impallidisce e Persefone rimpiange di aver abbandonato la madre. Nella terza parte ''Persefone rinata'' la principessa ritorna alla vita, si ricongiunge alla madre e allo sposo terrestre Trittolemo; intanto la natura sulla terra si risveglia come da un letargo, la primavera si colora di fiori. Persefone però sa di dover tornare nell'Ade dal suo sposo infernale perchè il suo destino è quello di portare alle ombre un po' di luce e di conforto; ella si incammina a lenti passi e volontariamente fa ritorno nel mondo tenebroso degli inferi.
 
==Organico Bibliografia ==
*{{cita libro|autore=Nicolas Grimal|titolo=Storia dell'antico Egitto|traduttore=Gabriella Scandone Matthiae|editore=Laterza|anno=2002|città=Bari|ISBN=9788842056515|cid=Grimal}}
Tenore, coro misto, coro di voci bianche
*{{cita libro|autore=Michael Haag|titolo=Egitto|traduttore=Daniela Gavazzi Porta|editore=Phileas|anno=1988|città=Milano|ISBN=9788871080079|cid=Haag}}
 
*{{cita libro|autore=Kathy Hansen|titolo=Egitto|traduttore=Franco Brunelli|editore=Idealibri|anno=1997|città=Rimini|ISBN=9788870823547|cid=Hansen}}
Orchestra composta da: archi, tre flauti, tre oboi, tre clarinetti, tre fagotti, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, una tuba, timpani, percussioni, due arpe, un pianoforte.
*{{cita libro|autore=Jean-Philippe Lauer|titolo=Les pyramides de Sakkara|editore=Institut Français d'Archéologie Orientale|anno=2015|città=Il Cairo|
lingua=fr, en|ISBN=9782724706598|cid=Lauer}}