Romano Prodi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m clean up, replaced: dell''' → dell{{'}}''
m Annullata la modifica di ~2025-30486-16 (discussione), riportata alla versione precedente di PGS 1984
Etichetta: Rollback
 
(17 versioni intermedie di 10 utenti non mostrate)
Riga 2:
{{Carica pubblica
| nome = Romano Prodi
| immagine = Romano Prodi 20162024 crop(cropped).jpg
| didascalia = Romano Prodi nel 20162024
| carica = [[Presidente della Commissione europea]]
| mandatoinizio = 16 settembre 1999<ref>{{cita web|url=http://ec.europa.eu/archives/commission_1999_2004/index_it.htm|titolo=La Commissione Europea 1999-2004|accesso=9 ottobre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180614101002/http://ec.europa.eu/archives/commission_1999_2004/index_it.htm|urlmorto=no}}</ref>
Riga 98:
=== Note familiari ===
{{Vedi anche|Franco Prodi|Giorgio Prodi|Giovanni Prodi|Paolo Prodi|Vittorio Prodi}}
È l'ottavo dei nove figli di Mario Prodi ([[1895]]-[[1970]]), [[ingegnere]], e di Enrichetta Franzoni ([[1903]]-[[1990]]), [[Insegnante|maestra]] elementare. La famiglia era composta da sette fratelli e da due sorelle: [[Giovanni Prodi|Giovanni]] ([[1925]]-[[2010]]), Maria Pia ([[1926]]), [[Giorgio Prodi|Giorgio]] ([[1928]]-[[1987]]), Fosca ([[1931]]), [[Paolo Prodi|Paolo]] ([[1932]]-[[2016]]), Quintilio ([[1935]]-[[2023]]), [[Vittorio Prodi|Vittorio]] ([[1937]]-[[2023]]) e [[Franco Prodi|Franco]] ([[1941]]). LaQuasi maggiortutti parte deii fratelli, sonoincluso Romano, sono o sono stati, [[Docente universitario|docenti universitari]]: Giovanni di [[analisi matematica]], Vittorio di [[fisica]] (oltre che [[europarlamentare]]), Paolo di [[storia moderna]], Franco di [[fisica dell'atmosfera]], Giorgio di [[patologia generale]]; mentre Quintilio era architetto.
 
Nel [[1969]] si è sposato, in una celebrazione presieduta dall'allora [[sacerdote]] (e poi [[cardinale]]) [[Camillo Ruini]], con Flavia Franzoni ([[1947]]-[[2023]])<ref>{{cita web|url=https://www.ilmessaggero.it/persone/prodi_moglie_morta_flavia_franzoni_chi_era_malattia_news-7460212.html|titolo=Prodi, è morta la moglie Flavia Franzoni: aveva 76 anni. L'ex premier: «Un dolore enorme»|data=13 giugno 2023}}</ref>, a quel tempo studentessa e in seguito divenuta anch'ella [[economista]] e docente universitaria. Dal matrimonio sono nati due figli: Giorgio ([[1971]]) e Antonio ([[1974]]).
Riga 129:
Negli [[anni 1970|anni '70]]<!--1975, '76?--> ebbe un primo incarico manageriale come presidente della [[Maserati]] e della società nautica Callegari e Ghigi, imprese in difficoltà gestite dall'istituto finanziario pubblico [[GEPI]], allo scopo di risanarle.
 
Successivamente è statofu [[Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato della Repubblica Italiana|ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato]] dal novembre [[1978]] fino al marzo [[1979]], nel [[Governo Andreotti IV|quarto governo Andreotti]]. (marzo 1978 - marzo 1979) In tale veste, promosse un decreto legge che porta il suo nome (''[[legge Prodi]]''), volto a regolamentare la procedura di amministrazione straordinaria dello Stato per il salvataggio delle grandi imprese in crisi.
 
Su nomina del Presidente del Consiglio [[Giovanni Spadolini]], nel [[1982]] e fino al [[1989]] fu presidente dell'[[IRI|Istituto per la Ricostruzione Industriale]] (IRI), allora il maggiore [[ente pubblico economico]] italiano, che controllava varie società di rilievo operanti nel mercato in diversi settori economici e che in quel momento si trovava in forti difficoltà economiche. La nomina di un economista (seppur sempre politicamente di area democristiana, come il predecessore [[Pietro Sette]]) alla guida dell'IRI costituiva in effetti un segno di discontinuità rispetto al passato. La ristrutturazione dell'IRI durante la presidenza Prodi portò a:
Riga 148:
{{Vedi anche|L'Ulivo|elezioni politiche in Italia del 1996|Governo Prodi I|XIII legislatura della Repubblica Italiana}}
[[File:Romano Prodi 96.jpg|thumb|left|Romano Prodi nel 1996]]
Allievo di [[Beniamino Andreatta]], aderì alle [[Corrente politica|correnti]] riformiste della [[Democrazia Cristiana]] (DC) ed ebbe buoni rapporti con [[Giulio Andreotti]], tant'è che fu proprio quest'ultimo che il 25 novembre [[1978]] lo scelse come [[Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato della Repubblica Italiana|ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato]] alper posto disostituire [[Carlo Donat-Cattin]]. Anche se non volle mai diventare un vero e proprio militante del partito (il suo risultava infatti un ministero "tecnico") Prodi, così come i capi della corrente ''[[Morotei|morotea]]'' ([[Aldo Moro]] e [[Benigno Zaccagnini]] su tutti) e come [[Amintore Fanfani]], non fu ostile né al [[compromesso storico]] tra [[Democrazia Cristiana|DC]] e il [[Partito Comunista Italiano]] né alla partecipazione diretta dei comunisti al governo.
 
La sua azione economico-manageriale trovò l'appoggio del [[Governo De Mita|governo]] guidato da [[Ciriaco De Mita]]. Fu [[Giovanni Spadolini]] a collocare Prodi ai vertici dell'[[IRI]] nel [[1982]], ove rimase fino al 1989.
 
Il 25 maggio [[1994]] Prodi si reca a [[Palazzo Chigi]] per un colloquio di un'ora col nuovo Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il presidente dell'IRI ha probabilmente deciso di dimettersi ritenendo esaurito l'incarico di risanamento ricevuto l'anno prima da Ciampi,<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/26/quel_summit_Prodi_Berlusconi_co_0_94052612402.shtml|titolo=Quel summit Prodi Berlusconi|accesso=23 settembre 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714173310/http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/26/quel_summit_Prodi_Berlusconi_co_0_94052612402.shtml|urlmorto=no}}</ref> ma le dimissioni saranno formalizzate il 31<ref>{{Cita web |url= http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/01/Iri_comincia_dopo_Prodi_co_0_9406019976.shtml |titolo=Iri, comincia il dopo Prodi |accesso=23 settembre 2010 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20110921061722/http://archiviostorico.corriere.it/1994/giugno/01/Iri_comincia_dopo_Prodi_co_0_9406019976.shtml |urlmorto=no }}</ref> e rese effettive dal 22 luglio.
Riga 157:
 
==== Nascita de ''L'Ulivo'' ====
In seguito alla scomparsa dei principali partiti di riferimento che avevano segnato la storia repubblicana, come la [[Democrazia Cristiana]], il [[Partito Comunista Italiano]] e il [[Partito Socialista Italiano]], agli inizi degli anni 1990 la vita politica italiana volgeva verso la prospettiva del [[bipolarismo]], dopo l'esperienza delle [[Elezioni politiche in Italia del 1994|elezioni politiche del 1994]], in cui aveva prevalso la coalizione di centro-destra guidata da [[Silvio Berlusconi]], andata in crisi dopo pochi mesi.<ref>{{Cita news|autore=Gianluca Luzi|url= http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/21/berlusconi-225-giorni-poi-addio.html|titolo=Berlusconi, 225 giorni e poi l'addio|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|accesso=25 maggio 2010|giorno=21 |mese=12 |anno=1994 |p=2|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151117013911/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/21/berlusconi-225-giorni-poi-addio.html|urlmorto=no}}</ref> A tale alleanza di centro-destra si opponevano una coalizione centrista, lil [[Patto per l'Italia]] (PPI-Segni-PSDI-PRI),<ref>{{Cita news|url= http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/04/nasce_PATTO_PER_ITALIA__co_0_9401043249.shtml|titolo=e nasce il " PATTO PER L'ITALIA "|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|accesso=25 maggio 2010|giorno=04|mese=01 |anno=1994|p=2|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210131092202/http://archivio.corriere.it/Archivio/interface/landing.html|urlmorto=no}}</ref> e una di sinistra, l'[[Alleanza dei Progressisti]] (PDS-PRC-PSI-Verdi-RS-CS-AD).<ref>{{Cita news|autore=Gianna Fregonara|url=http://archiviostorico.corriere.it/2000/maggio/09/Ulivo_addio_futuro_Riformisti_Girasoli_co_0_0005097850.shtml|titolo=e nasce il " PATTO PER L'ITALIA "|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|accesso=25 maggio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130313025152/http://archiviostorico.corriere.it/2000/maggio/09/Ulivo_addio_futuro_Riformisti_Girasoli_co_0_0005097850.shtml|giorno=04|mese=01|anno=1994|p=2|urlmorto=sì}}</ref>
 
In seguito alla sconfitta del '94, tra i partiti della sinistra riformista e le forze del [[Centrismo|centro]] italiano si svilupparono rapporti di consultazione politica. Dopo la caduta del [[governo Berlusconi I]] nel dicembre [[1994]], tuttavia, l'Italia fu per un anno governata da una squadra di tecnici guidati da [[Lamberto Dini]], che ebbe il sostegno di un'inedita maggioranza di centro-sinistratrasversale, formata daida Progressisti (meno [[Rifondazione Comunista]]), [[Partito Popolare Italiano (1994)|PPI]] e [[Lega Nord]]. La fine del [[governo Dini]] nel 1996 portò dunque a [[Elezioni politiche in Italia del 1996|nuove elezioni]], nelle quali lo stesso Dini si presentò con un suo partito di natura [[Moderatismo|moderata]] e [[Centrismo|centrista]]: [[Rinnovamento Italiano]], che scelse di entrare subito nel nascente schieramento di centro-sinistra.
 
Dall'unione della maggior parte delle forze di [[Centrismo|centro]] (esclusi solo i settori centristi di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] e il [[Centro Cristiano Democratico|CCD]]-[[Cristiani Democratici Uniti|CDU]]) e le forze della [[Sinistra (politica)|sinistra]] [[Riformismo|riformista]] nacque una nuova coalizione di "centro-sinistra". Questa era così formata da partiti moderato-riformisti di centro e centrosinistra ([[Partito Popolare Italiano (1994)|PPI]], [[Rinnovamento Italiano|RI]], [[Alleanza Democratica (Italia)|AD]], [[La Rete (partito politico)|La Rete]], [[Partito Socialista Italiano|PSI]]) alleati con partiti collocati nell'ambito della sinistra moderata e democratica ([[Rinascita Socialista]], [[Federazione dei Verdi|Verdi]], [[Cristiano Sociali]], [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]]). Tale coalizione riconobbe come proprio ''leader'' l'ex Presidente dell'[[IRI]] ed ex ministro dell'industria Prodi, da sempre vicino ai settori [[Riformismo|riformisti]] e "[[Aldo Moro|morotei]]" della [[Democrazia Cristiana]] e perciò ben visto tanto dai settori centristi quanto da quelli di sinistra dello schieramento.
 
[[File:Romano Prodi Lamberto Dini Massio D'Alema 1996.jpg|thumb|Romano Prodi, candidato [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] per [[L'Ulivo]], insieme a [[Lamberto Dini]], Presidente del Consiglio uscente e [[Massimo D'Alema]], Segretario del [[Partito Democratico della Sinistra]], nel 1996]]
Riga 174:
=== Primo governo Prodi ===
[[File:Giuramento Prodi I.jpg|miniatura|Giuramento di Romano Prodi per il suo primo incarico come Presidente del Consiglio nelle mani di [[Oscar Luigi Scalfaro]]]]
Il programma politico di Prodi prevedeva la continuazione del lavoro di risanamento della situazione economico-finanziaria italiana, iniziato dai suoi predecessori [[Giuliano Amato|Amato]], [[Carlo Azeglio Ciampi|Ciampi]] e [[Lamberto Dini|Dini]], con l'obiettivo di includere l'[[Italia]] nel progetto della [[Euro|moneta unica europea]], cosa che richiedeva il rispetto di [[Parametri di Maastricht|precisi parametri economici]], difficile da raggiungere poiché l'Italia era da qualche anno uscita dal [[Sistema Monetario Europeo]] (vi rientrò nel novembre del [[1996]] dopo le politiche di risanamento dei ministri [[Vincenzo Visco|Visco]] e [[Carlo Azeglio Ciampi|Ciampi]]). Visco varò una complessa riforma fiscale che eliminava alcune imposte (fra cui la patrimoniale sulle imprese) e tutti i contributi sanitari, introduceva l'[[IrapIRAP]], razionalizzava il sistema sanzionatorio, cambiava la riscossione, introduceva il modello di dichiarazione unico che consentiva la compensazione fra debiti e crediti di imposta, procedeva a una radicale riorganizzazione dell'amministrazione finanziaria, istituendo quattro [[Agenzia governativa|agenzie]] fiscali ([[Agenzia delle entrate|Entrate]], [[Agenzia delle dogane e dei monopoli|Dogane]], [[Agenzia del territorio|Territorio]] e [[Agenzia del demanio|Demanio]]) e, rendendo autonoma l'amministrazione dei [[Monopoli di Stato]] e varando la normativa di [[privatizzazione]] della produzione di sigari e sigarette. Visco condusse una campagna contro l'[[evasione fiscale]] che consentì il recupero di quote significative di imposte occultate, ma che gli costò l'ostilità di alcune categorie di contribuenti abituate alla tradizionale tolleranza. Queste politiche consentirono al governo Prodi una drastica riduzione del disavanzo pubblico, portato sotto la soglia prescritta del 3 per cento (fu del 2,7) grazie anche a un recupero di evasione fiscale pari a 0,5 punti di [[PilPIL]] in assenza del quale il disavanzo sarebbe stato del 3,2 per cento. Si riuscì quindi a raggiungere il principale parametro del [[Trattato di Maastricht]]. Per rientrare nei parametri europei fu anche deciso un contributo straordinario, chiamato anche "eurotassa" o "tassa per l'Europa", commisurata ai redditi delle persone, che venne in seguito restituita per il 60% restituita nel 1999.
 
Col cosiddetto ''[[Legge 24 giugno 1997, n. 196|pacchetto Treu]]'' il governo guidato da Prodi inaugurò una stagione di continue riforme del mercato e del [[Diritto del lavoro in Italia|diritto del lavoro]] favorite anche dall'utilizzo del sistema della [[concertazione]] introdotta nell'azione di governativa dal precedente governo presieduto da Ciampi. Con questa legge il [[lavoro interinale]] e altre forme contrattuali di lavoro atipico ottennero il riconoscimento legislativo da parte dell'ordinamento italiano.
Riga 188:
Nel 1998 fu approntata la nuova normativa in materia di commercio che, nel rivedere la legge del 1971, dispose l'abolizione delle tabelle merceologiche e, per la maggioranza degli esercizi, la soppressione dell'obbligo di iscrizione al [[Registro esercenti il commercio|Registro Esercenti il Commercio]] (REC). Il testo, difeso dal ministro dell'industria [[Pier Luigi Bersani]], fu criticato dalle opposizioni, secondo le quali la riforma avrebbe avvantaggiato soprattutto la [[grande distribuzione organizzata]].
 
Sempre nel 1998 fu approvata la riforma della disciplina dell'immigrazione, la [[legge Turco-Napolitano]] (proposta dal [[Ministri dell'interno della Repubblica Italiana|ministro dell'interno]] [[Giorgio Napolitano]] e dal [[Ministri della solidarietà sociale della Repubblica Italiana|ministro della solidarietà sociale]] [[Livia Turco]]);, la leggeche, peraltrotra gli altri provvedimenti, introdusse nell'ordinamento italiano il reato di reingresso illegale nel territorio dello Stato da parte dello straniero in precedenza [[espulsione dello straniero|espulso]], oltre chenonché l'istituto dei [[Centri di permanenza per i rimpatri|Centricentri di permanenza temporanea]], destinati appunto al rimpatrio di stranieri irregolari.
 
Con [[Beniamino Andreatta]] [[Ministri della difesa della Repubblica Italiana|ministro della difesa]], si operò la riforma degli [[Stato Maggioremaggiore|stati maggiori]] e si ricevette dal [[Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite]] il ruolo di guida durante la [[Missione Alba]] (un'operazione di ''[[peacekeeping]]'' e d'aiuto umanitario all'[[Albania]], interamente gestita da forze europee), fu sospesa la [[leva obbligatoria]] e modificato anche il [[servizio civile]]. Venne proposta l'idea di creare una [[Forze armate dell'Unione europea|forza di difesa internazionale europea]].
 
==== Fine del governo ====
Riga 201:
Designato dai governi europei alla [[Commissione europea]], venne accolto con un appoggio ampio composto in particolare dai parlamentari europei [[Gruppo del Partito Popolare Europeo|popolari]] e [[Gruppo del Partito del Socialismo Europeo|socialdemocratici]].
 
Durante la sua presidenza avvennero alcune innovazioni nell'Unione: il 1º gennaio [[2002]], l'entrata in vigore dell'[[Euroeuro]] come valuta corrente in undici paesi dell'Unione; il 1º maggio [[2004]] l'[[Allargamento dell'Unione europea del 2004|allargamento]] dell'Unione ad altri 10 paesi: [[Cipro]], [[Estonia]], [[Lettonia]], [[Lituania]], [[Malta]], [[Polonia]], [[Repubblica Ceca]], [[Slovacchia]], [[Slovenia]], [[Ungheria]]; il 29 ottobre [[2004]], la firma a Roma della [[Costituzione europea]]. Molte furono le riforme proposte o appoggiate da Prodi in materia di mercato interno e di unificazione dello spazio giudiziario europeo (tra cui il cosiddetto "[[mandato di arresto europeo]]"). <!--da verif.:costituzione europea e commissione, riforme proposte o appoggiate da Prodi. Da inserire:nuova politica di vicinato, operazioni per l'allineamento delle leggi per i paesi entranti -->
 
Terminato il suo mandato, Prodi ritornò a dedicarsi alla politica italiana, e venne scelto da tutti i partiti della coalizione del [[centro-sinistra]] come ''leader'' del[[l'Unione]] e candidato a Presidente del Consiglio alla ''[[convention]]'' del 14 febbraio [[2004]] al [[Palazzo dello Sport (Roma)|PalaLottomatica]] di [[Roma]].<ref>{{Cita news|autore=Ernesto Assante|url=http://www.repubblica.it/2004/b/sezioni/politica/girolista2/inno/inno.html|titolo=Ligabue e l'"inno" del Professore: "Il mediano lavora per il Paese"|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|giorno=15|mese=02|anno=2004|p=21|accesso=29 giugno 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101009011327/http://www.repubblica.it/2004/b/sezioni/politica/girolista2/inno/inno.html|urlmorto=no}}</ref> Questa coalizione debuttò vittoriosamente in occasione delle [[elezioni regionali in Italia del 2005|elezioni regionali del 2005]], nelle quali l'Unione si affermò in 12 delle 14 regioni interessate al voto.<ref>{{Cita news|autore=Marco Bracconi|url=http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/politica/regio2005/terrevt/terrevt.html|titolo=Regionali, l'Unione schiaccia il Polo Inizia un'altra campagna elettorale|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|giorno=05|mese=04|anno=2005|accesso=22 gennaio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100126025412/http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/politica/regio2005/terrevt/terrevt.html|urlmorto=no}}</ref>
Riga 252:
 
=== Dopo la caduta del governo Prodi II ===
[[File:Romano Prodi 2024 (cropped).jpg|thumb|left|Prodi nel 2024]]
Il 9 marzo [[2008]], nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche anticipate, Podi dichiarò in un'intervista: «Io ho chiuso con la politica italiana e forse con la politica in generale».<ref>{{cita web|url= http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_18938668.html|titolo=«Prodi, lascio la politica ma il mondo è pieno di occasioni»|editore=ANSA|accesso=9 marzo 2008|data=9 marzo 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080330070541/http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_18938668.html|urlmorto=no}}</ref> Successivamente, dopo le [[elezioni politiche in Italia del 2008|elezioni politiche]], Prodi annunciò anche di lasciare la presidenza del PD. La decisione, già comunicata al segretario Veltroni a marzo, venne resa nota il 16 aprile [[2008]].<ref>{{Cita news|autore=Marco Marozzi|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/17/pd-prodi-lascia-la-presidenza-il-voto.html|titolo=Pd, Prodi lascia la presidenza Il voto non c' entra, avanti i nuovi|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|giorno=17|mese=04|anno=2008|p=6|accesso=16 novembre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20091121231533/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/17/pd-prodi-lascia-la-presidenza-il-voto.html|urlmorto=no}}</ref>
 
Riga 272 ⟶ 271:
La mattina del 19 aprile [[2013]], mentre erano in corso i lavori per l'[[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2013|elezione del Presidente della Repubblica]], l'assemblea dei "[[grandi elettori]]" appartenenti al [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]] prese all'unanimità<ref>{{cita web|url=http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/19/prodi-allunanimita-per-pd-franceschini-ora-aspettiamo-lappoggio-del-m5s/229014/|titolo=Il Pd candida Prodi all’unanimità|editore=il Fatto Quotidiano|data=19 aprile 2013|accesso=15 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130601060909/http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/19/prodi-allunanimita-per-pd-franceschini-ora-aspettiamo-lappoggio-del-m5s/229014/|urlmorto=no}}</ref> la decisione di candidare a capo dello Stato Romano Prodi, che quel giorno si trovava a [[Bamako]] nell'ambito del suo incarico ONU.
 
Nonostante il dichiarato appoggio unanime dei democratici, alla [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2013|quarta votazione]] Prodi ottenne solo 395 voti sui 504 necessari, e analisi giornalistiche calcolarono che 101 delegati democratici su 496 avevano fatto mancare il loro voto<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2013/04/19/italia/speciali/elezione-presidente-repubblica-2013/quirinale-bersani-candida-prodi-rMRSbynbUZ4fGqaKmG1sMI/pagina.html|titolo=Prodi non ce la fa: ritiro la candidatura|editore=la Stampa|data=19 aprile 2013|accesso=15 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131015092334/http://www.lastampa.it/2013/04/19/italia/speciali/elezione-presidente-repubblica-2013/quirinale-bersani-candida-prodi-rMRSbynbUZ4fGqaKmG1sMI/pagina.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://lastampa.it/2013/11/04/italia/politica/bersani-nei-contro-prodi-cerano-anche-i-renziani-QqlKBB342MHwLCRJpfl4dP/pagina.html|titolo=Nei 101 contro Prodi c'erano anche i renziani|accesso=16 marzo 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140316110430/http://lastampa.it/2013/11/04/italia/politica/bersani-nei-contro-prodi-cerano-anche-i-renziani-QqlKBB342MHwLCRJpfl4dP/pagina.html|urlmorto=no}}</ref> (i cosiddetti "[[franchi tiratori]]"). Ciò ha determinato il fallimento della candidatura di Prodi e le conseguenti dimissioni dei vertici del PD,<ref>{{cita web|url=http://www.ilmessaggero.it/QUIRINALE2013/quirinale_prodi_pd_sotto_choc_bersani/notizie/271855.shtml|titolo=Prodi fallisce, Bersani si dimette|editore=il Messaggero|data=19 aprile 2013|accesso=15 ottobre 2013|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20130530014749/http://www.ilmessaggero.it/quirinale2013/quirinale_prodi_pd_sotto_choc_bersani/notizie/271855.shtml|urlmorto=no}}</ref> tra cui il segretario [[Pier Luigi Bersani]] e la presidente [[Rosy Bindi]]. In seguito, Prodi decide di non rinnovare più la propria tessera del PD,<ref>{{cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/16/dramma-pd-romano-prodi-non-rinnova-tessera/595604/|titolo=Dramma Pd, Romano Prodi non rinnova la tessera|data=16 maggio 2013|accesso=4 febbraio 2021}}</ref> rinunciando così a far parte della direzione nazionale, di cui sarebbe stato membro di diritto in quanto ex-Presidente del Consiglio.<ref>{{Cita web |url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/16/pd-romano-prodi-non-fara-parte-della-direzione-non-e-piu-iscritto/816150/ |titolo=Pd, Romano Prodi non farà parte della direzione. "Non è più iscritto" - Il Fatto Quotidiano<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=17 dicembre 2013 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20131219000548/http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/16/pd-romano-prodi-non-fara-parte-della-direzione-non-e-piu-iscritto/816150/ |urlmorto=no }}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.romanoprodi.it/comunicati/prodi-non-entra-nella-nuova-direzione-del-pd_7851.html|titolo=Prodi non entra nella nuova direzione del Pd|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140113052516/http://www.romanoprodi.it/comunicati/prodi-non-entra-nella-nuova-direzione-del-pd_7851.html }} Comunicato ufficiale dal sito di Romano Prodi</ref>
 
Alle [[elezioni politiche in Italia del 2018|elezioni politiche del 2018]] ha manifestato il suo sostegno alla lista elettorale [[Italia Europa Insieme]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/02/17/prodi-sostengo-insieme_ee5d3fc5-c372-45fa-b21d-ba8d873fe223.html|titolo=Prodi, sostengo 'Insieme' - Ultima Ora|sito=ANSA.it|data=17 febbraio 2018|accesso=28 dicembre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191228140110/http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/02/17/prodi-sostengo-insieme_ee5d3fc5-c372-45fa-b21d-ba8d873fe223.html|urlmorto=no}}</ref>
Riga 346 ⟶ 345:
 
== Controversie ==
{{Controversie|politici}}
{{controversie}}
=== La seduta spiritica nel caso Aldo Moro ===
{{vedi anche|Caso Moro}}