Gandino: differenze tra le versioni

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|Nome = Gandino
|Panorama = Gandino1.jpg
|Didascalia = Panorama
|Bandiera = Gandino-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
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|Amministratore locale = Filippo Servalli<!--nome, cognome SENZA titoli-->
|Partito = [[lista civica]]
|Data elezione = 13-066-2022
|Data istituzione =
|Altitudine = 552
|Sottodivisioni = [[Barzizza (Gandino)|Barzizza]], Cirano<ref>{{Cita web |url=http://www.comune.gandino.bg.it/index.php/territorio |titolo=Comune di Gandino - Il territorio |accesso=11 marzo 2018 |dataarchivio=22 febbraio 2020 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200222125112/http://www.comune.gandino.bg.it/index.php/territorio |urlmorto=sì }}</ref>
|Abitanti = 5191
|Divisioni confinanti = [[Casnigo]], [[Cazzano Sant'Andrea]], [[Cerete]], [[Clusone]], [[Endine Gaiano]], [[Leffe (Italia)|Leffe]], [[Peia]], [[Ponte Nossa]], [[Ranzanico]], [[Rovetta]], [[Sovere]]
|Note abitanti = [http://demo.istat.it/bilmens/index.php?anno=2021&lingua=ita Dato Istat] - Popolazione residente al 31 maggio 2021 (dato provvisorio).
|Aggiornamento abitanti = 31-5-2021
|Sottodivisioni = [[Barzizza (Gandino)|Barzizza]], Cirano<ref>
[http://www.comune.gandino.bg.it/index.php/territorio Comune di Gandino - Il territorio]</ref>
|Divisioni confinanti = [[Casnigo]], [[Cazzano Sant'Andrea]], [[Cerete]], [[Clusone]], [[Endine Gaiano]], [[Leffe]], [[Peia]], [[Ponte Nossa]], [[Ranzanico]], [[Rovetta]], [[Sovere]]
|Zona sismica = 3
|Gradi giorno = 2853
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}}
[[File:Val Gandino.jpg|miniatura|La Val Gandino vista dal monte Farno]]
'''Gandino''' (<small>[[Alfabeto Fonetico Internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|[ɡanˈdiːno]}}; (''Gandì'' {{IPA|[ɡanˈdi]}} in [[dialetto bergamasco]]<ref>Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario di {{cita libro|curatore=Carmelo Francia, |curatore2=Emanuele Gambarini |titolo=Dizionario italiano-bergamasco |url=https://archive.org/details/dizionarioitalia0000unse |anno=2001 |editore=Grafital |città=Torre Boldone |ISBN=88-87353-12-3 }}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:5191Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Bergamo]] in [[Lombardia]]. Situato in [[Val Gandino]], alla sinistra orografica del fiume [[Serio]], dista circa 24 chilometri a nord-est dal [[Bergamo|capoluogo orobico]] ed è compreso nella [[Comunità montana della Valle Seriana]].
 
== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
[[File:Gandino4.jpg|left|thumb|upright=1.3|Vista su Gandino]]
Il territorio comunale si sviluppa presso la parte terminale dell'altipiano della [[val Gandino]], che deve il proprio nome al paese stesso, a un'altezza di compresa tra i {{M|465 [[Livello del mare|ul=m s.l.m.]]slm}} del fondovalle ede i 1.636{{M|1636|u=m}} del [[Pizzo Formico]].
Il nucleo abitativo del capoluogo è raccolto attorno al centro storico e distribuito in modo uniforme, mentre più a monte sono poste le due frazioni Cirano, nella stretta val d'Agro, e Barzizza, sulle pendici del [[monte Farno]] in direzione nord-ovest del territorio
 
A livello amministrativo, il territorio è delimitato in modo naturale dalle alture che sovrastano il centro abitato: a nord il confine infatti è dato dalla cresta che sale dal [[Corno Guazza]] (1.297 {{M|1297|u=m s.l.m.slm}}) fino al pizzo Formico, continuando per il monte Fogarolo (1.529 {{M|1529|u=m s.l.m.slm}}), limite naturale con i comuni di Ponte Nossa, Clusone e Cerete; a est è invece lo spartiacque dato dal monte di Sovere (1.282 {{M|1282|u=m s.l.m.slm}}) e dal monte Grione (1.381 {{M|1381|u=m s.l.m.slm}}) a fungere da delimitazione con Sovere e la val Borlezza; mentre a Sud-Est il profilo delle sommità dei monti Grione, Sparavera (1.369 {{M|1369|u=m s.l.m.slm}}) e Pizzetto (1.208 {{M|1208|u=m s.l.m.slm}}) è il limite orografico con la [[val Cavallina]] ed i comuni di Ranzanico ed Endine Gaiano.
A sud la linea di divisione con Peia scende dal monte Pizzetto al fondovalle, fino a raggiungere il corso del fiume [[Romna]], che rappresenta il confine prima con la stessa Peia, poi con Leffe.
 
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Ricchissima è l'idrografia. Il principale corso d'acqua è il torrente [[Romna]], che nasce dall'unione di tre corsi d'acqua inferiori che scendono dalle vallate che sovrastano il paese: la val d'Agro (in alcuni documenti indicata col nome di "val d'Andro"), la val Groaro e la valle Piana.
 
La val d'Agro, compresa tra il monte Guazza ed il monte Corno (1.340{{M|1340|u=m}}), si sviluppa a monte del centro abitato e termina presso la località Campo d'Avene, ricevendo le acque delle piccole valle Segaboli e valle Cane da destra; la val Groaro, in cui scorre l'omonimo torrente, prende vita sulle pendici del [[pizzo Formico]] e ha come tributarie le valli Peregallo, che vi si immette più a monte, e Fada, che si unisce più a valle; la valle Piana nasce invece nella zona del monte di Sovere, (nei pressi del rifugio partigiano [[Malga Lunga]]) e nel suo tratto iniziale è stretta in ripido solco scavato tra il monte Corno (a destra) ed i monti Grione, Sparavera e Pizzetto (a sinistra). Riceve numerosi affluenti minori, molti dei quali si gonfiano solo in seguito ad abbondanti piogge, tra cui quelli che solcano la valle dei Fondi, la valle di Boda, la valle Servalli e la valle Costa Bruciata.
 
Vi è inoltre il [[Re (torrente della val Gandino)|torrente Re]], che prende vita nella piccola valle Chignolo, da cui poi si sviluppa la valle Torre, e riceve le acque del torrente Togna, che scende dalla zona di Cirano ad ovest della Costa del Gallo, attraversando la zona residenziale al confine con Cazzano. Quest'ultimo corso d'acqua, che fino al termine del XX secolo era utilizzato come scarico dei pozzi neri e per questo chiamato Merdarolo, si getta poi nella Romna a valle di Casnigo, nei pressi del centro sportivo consortile.
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È invece durante l'[[età del ferro]], periodo del quale sono giunti a noi due punte di lancia e un elmo, che si verificarono i primi insediamenti stabili, quando nella parte alta del centro abitato si svilupparono piccoli agglomerati, a margine dei quali cominciarono a trovare spazio le prime coltivazioni stanziali. Si trattava di popolazioni di origine ligure, dedite alla pastorizia, tra cui gli [[Orobi]]. A essi, a partire dal [[V secolo a.C.]], si aggiunsero ed integrarono le popolazioni di ceppo celtico, tra cui i [[Cenomani|Galli Cenomani]]. Nonostante si trattasse di presenze sporadiche, che non formarono mai un nucleo abitativo definito, questi ultimi lasciarono segni indelebili della loro presenza, come testimoniato dai numerosi toponimi a essi riconducibili.
 
In primo luogo il nome stesso del paese deriverebbe dalla chiara matrice celtica ''Gand-'', indicante un territorio ripido, sassoso e franoso (luogo probabilmente identificabile con il ghiaione della località ''Groaro''), e presente in numerosi altri toponimi della [[provincia di Bergamo]] quali [[Gandellino]], [[Gandosso]] e [[Ganda (Aviatico)|Ganda]]<ref>U. Zanetti. Op. cit. pgp. 121</ref>. Di origine celtica dovrebbero essere anche i nomi dei torrenti [[Romna]] e [[Rino (torrente di Leffe)|Rino]], e delle frazioni [[Barzizza (Gandino)|Barzizza]] (''Bargigia'' nella forma dialettale, riconducibile a ''Barg-'' o ''Berg-'', indicante un'altura) e Cirano (in dialetto ''Scerà'' e derivato da ''Scèr-'', ossia [[Quercus cerris|cerro]], genere di albero)<ref>P. Gelmi e B. Suardi, Gandino, ''Op. cit''. p. 32</ref>.
 
Riguardo alle frequentazioni di questa popolazione, è invece priva di fondamenta la leggenda che indicherebbe la località ''Coren d'altar'' come luogo sacro in cui i [[druido|druidi]] svolgevano i propri riti<ref>P. Gelmi e B. Suardi, Gandino, ''Op. cit.'' p. 28</ref>.
 
=== Dai Romani al Medioevo ===
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Al termine della dominazione romana vi fu un periodo di decadenza e abbandono del centro abitato, con la popolazione che sovente era costretta a cercare riparo sulle alture circostanti al fine di difendersi dalle scorrerie perpetrate dalle orde barbariche. La situazione ritornò a stabilizzarsi con l'arrivo dei [[Longobardi]], popolazione che a partire dal [[VI secolo]] si radicò notevolmente sul territorio, influenzando a lungo gli usi degli abitanti: si consideri infatti che il diritto longobardo rimase ''de facto'' attivo nelle consuetudini della popolazione fino alla sua abolizione, avvenuta soltanto al termine del [[XV secolo]].
 
Con l'arrivo dei [[Franchi]], avvenuto verso la fine dell'[[VIII secolo]] il territorio, formato da agglomerati sparsi, venne sottoposto al sistema feudale, con il paese che inizialmente venne assegnato, al pari di gran parte della valle, ai monaci di [[Tours]]. Ed è a questo evento a cui si riferisce il primo documento scritto che attesta l'esistenza del paese: è il 17 agosto [[774]] quando, in un atto rogato redatto a [[Pavia]], l'imperatore [[Carlo Magno]] dona ai suddetti religiosi la [[valleVal Camonica]] ''cum salto Candino'', dove ''salto'' starebbe a indicare l'intera valle Gandino.
 
La prima volta in cui viene fatta menzione del paese è datata invece 1º agosto [[830]] quando Aucunda, moglie di Gausperto, dona alcuni terreni posti presso Gandino a Grasemundo, [[vescovo di Bergamo]]. Quest'ultima autorità, grazie a permute, donazioni e investiture, acquisì pieno potere su tutta la val Seriana, assurgendo in modo ufficiale a ruolo di feudatario nel [[1041]].
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=== Il periodo comunale ===
[[File:PServalli Emancipazione comunale di Gandino.png|left|thumb|upright=1.4|L'atto di emancipazione comunale, firmato da Arpinello Ficieni]]
Tuttavia tra la popolazione cresceva sempre più il desiderio di emanciparsi dal potere vescovile e feudale, al fine di poter decidere in autonomia la gestione del territorio. Il primo passo in tale direzione è datato [[1180]], quando il [[Guala (vescovo di Bergamo)|vescovo Guala]], formalmente detentore dei diritti, investì il comune, rappresentato da tre consoli, dei diritti riguardanti la caccia. La nascita definitiva dell'istituzione comunale risale invece al 6 luglio [[1233]], quando Arpinello Ficieni, dopo aver ereditato dal padre il feudo della val Gandino, decise di cedere in perpetuo tutti i suoi diritti feudali al comune di Gandino. Il passaggio di consegne venne firmato tramite un atto pubblico alla presenza dell'[[Arengo]] (l'assemblea del popolo) comandato da tre consoli, per la somma di 950 lire imperiali. L'atto detto ''di Emancipazione'', è conservato presso la ''Sala della Valle''<ref>{{cita web|url=https://www.ecodibergamo.it/stories/storie-dimenticate/e-gandino-compro-la-liberta-dallo-squattrinato-arpinello_1067213_11/|titolo= E Gandino si comprò la libertà dallo squattrinato Arpinello|editore=L'Eco di Bergamo|accesso=22 aprile 2018}}</ref>. Qualche anno più tardi, nel [[1247]], seguì anche l'acquisizione delle terre e dei diritti della famiglia Adelasio, per la cifra di 1.010{{formatnum:1010}} lire imperiali.
[[File:Cirano torre En Caster.JPG|thumb|La torre di Cirano]]
 
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L'istituzione comunale era retta dagli appartenenti alla classe dei proprietari terrieri e alla classe mercantile, che poterono gestire più o meno direttamente i beni comunali, affittando pascoli e facendo pagare dazi.
A livello istituzionale, il potere esecutivo era esercitato da sei consoli, mentre gran parte della gestione del territorio e il controllo dell'operato degli altri organi spettava all'Arengo, che era composto da 84 membri, eletti dal "[[Consiglio di Credenza]]". Quest'ultimo, composto da dodici credendari (o credenzieri) e da due consoli con mandato semestrale, aveva il compito di deliberare riguardo al governo della comunità. Con il passare degli anni la sua importanza crebbe sempre più, fino a diventare più importante dell'Arengo stesso.
 
Dopo aver redatto il primo statuto comunale verso la metà del [[XIII secolo]], Gandino venne inserito nella circoscrizione denominata "Facta di san Lorenzo" con un territorio che non includeva Barzizza ma comprendeva Peia, come indicato negli statuti della città di [[Bergamo]] del [[XIV secolo|XIV]] e [[XV secolo]].
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=== I Visconti e le lotte di fazione ===
[[File:Gandino cinta muraria (2).JPG|left|thumb|upright=1.4|La cinta muraria del borgo storico]]
Nel frattempo Gandino continuava a crescere sia economicamente, nonostante il forte aumento della pressione fiscale attuato dai Visconti, che come popolazione, tanto che nel [[1369]] nel paese, suddiviso tra le contrade "Cima Gandino", "Mezzadora", "Fondo Gandino", "Cirano" e "Peia", {{citazioneSenza necessariafonte|venne stimato il numero di 1.900{{formatnum:1900}} abitanti.}}
Quegli anni però furono anche caratterizzati da un progressivo sfaldamento dell'equilibrio sociale, che risentì negativamente delle lotte di fazioni tra [[guelfi e ghibellini]]. Gandino, appartenente alla fazione ghibellina, in una prima fase non fu interessato in modo diretto dagli scontri, anche grazie al giuramento fatto verso i Visconti dalle principali famiglie del paese che si impegnarono a non commettere violenze sul suolo del comune.
 
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La tanto temuta rappresaglia guelfa non si scagliò contro Gandino, ma contro Vertova che il 10 giugno [[1397]] fu rasa al suolo da un attacco devastante. La rovina di Vertova fu la fortuna di Gandino: in primo luogo la diarchia economica dei due paesi fu spezzata a vantaggio di Gandino, con numerosi mercanti vertovesi che si spostarono nel centro rimasto immune dalla furia guelfa, segnando l'inizio di una nuova fase in ambito economico e commerciale.
 
La comunità sentì quindi l'esigenza di dotarsi di un'adeguata protezione, al fine di preservare la propria integrità territoriale e scongiurare attacchi simili. A partire dal [[1397]] ebbe inizio la costruzione di una cinta muraria attorno a Gandino e Cirano, edificata grazie al contributo di tutti i cittadini, sia a livello economico (ognuno in base alle proprie ricchezze) che di manodopera. Al termine dei lavori, nel [[1406|1415]] il paese si ritrovò con una muratura con uno sviluppo pari a due chilometri, circondata da un fossato e dotata da otto porte con altrettante torri.
 
Questa tuttavia non fu sufficiente a evitare pericoli agli abitanti. Il 17 agosto [[1404]], in seguito a un attacco dei ghibellini gandinesi (unitamente a quelli di [[Nembro]], Vertova e [[Almenno San Salvatore|Almenno]]) perpetrato ai danni di esponenti guelfi di [[Albino (Italia)|Albino]], vi fu una ritorsione di questi ultimi che riuscirono a eludere i posti di blocco alle porte del paese e uccidere nove gandinesi.
 
La complicata situazione sociale venne accompagnata da una un'altrettanto problematica situazione politica. Dopo la morte di [[Caterina Visconti]], duchessa di Milano, il possesso della bergamasca passò al condottiero [[Pandolfo III Malatesta|Pandolfo Malatesta]]. Gandino immediatamente formalizzò la propria sottomissione al nuovo signore, inviando anche propri uomini in appoggio alle campagne militari in corso. Durante una di queste, il 26 marzo [[1418]] il condottiero soggiornò presso Gandino, poco prima di arrendersi a [[Filippo Maria Visconti]]. Il nuovo cambio di governo portò i reggenti del paese a giurarvi fedeltà, mossa che garantì a Gandino la conferma dei privilegi formalizzati precedentemente dal Malatesta.
 
=== La Serenissima ===
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Nel frattempo la contrada di [[Peia]] richiese e ottenne, tra il [[1531]] e il [[1542]], l'autonomia amministrativa, strada seguita anche da Cirano che tuttavia non riuscì nell'intento a causa della mancanza di fondi economici e dell'esiguo numero di abitanti (solo 384 nel [[1568]]).
 
Tuttavia vi furono anche alcuni violenti scossoni alla tranquillità degli abitanti, dati dalle epidemie di peste che ebbero effetti devastanti. La prima, nel [[1529]] provocò la morte di 1.179{{formatnum:1179}} abitanti su un 2.938{{formatnum:2938}}, circa il 40% del totale, mentre la seconda, tristemente nota anche per essere stata narrata da [[Alessandro Manzoni]] tra il [[1629]] e il [[1630]], fu ancora più disastrosa. In quest'ultimo caso gli abitanti cercarono di evitare la diffusione del morbo limitando gli accessi al borgo fortificato e mettendo in quarantena i mercanti di ritorno dai traffici commerciali. Nonostante gli sforzi, la malattia fece la sua comparsa a Gandino nel mese di giugno del [[1630]], mietendo circa 50 vittime ogni giorno. Al termine dell'epidemia, la popolazione era più che dimezzata, tanto che i sopravvissuti furono circa 1.500{{formatnum:1500}}, contro i 1.760{{formatnum:1760}} morti. Questa situazione vide una notevole riduzione della manodopera specializzata, che fu "importata" da altri paesi, permettendo un rapido rilancio dell'industria della lana, che in breve tempo ritornò su livelli considerevoli. La notevole quantità di denaro che circolava per il paese fece sì che le famiglie più in vista cominciassero a erigere ville e palazzi signorili che potessero dare lustro al casato e al paese.
 
Se in quegli anni la borghesia era attiva nei commerci, gli stati più bassi della popolazione erano spesso impegnati nell'allevamento e nell'agricoltura, attività che ricoprivano sempre un ruolo importante nell'economia locale. Anche in questi ambiti Gandino riuscì a innovare, tanto da essere il primo paese della [[Lombardia]] a inserire la coltivazione di [[Zea mays|granoturco]], come testimoniato da documenti del [[1632]]. Il ''melgotto'', così chiamato in dialetto locale, venne importato da mercanti e fu coltivato presso la località "Clusven", posta alle pendici del monte Corno.
 
A partire dalla metà del [[XVIII secolo]] il commercio della lana subì un forte declino. Ciò fu causato da una forte perdita di competitività data da molteplici fattori: in primo luogo il livello medio-basso dei pannilana prodotti in val Gandino, che risentì quindi della concorrenza estera; la politica asburgica che inserì misure protezionistiche per favorire i prodotti austriaci; la scarsa innovazione dei prodotti gandinesi, non attenti quindi alle nuove tendenze del mercato. Le più facoltose famiglie del paese, su tutti i Giovanelli, i Peruzzi e i Raffaelli, emigrarono nei domini asburgici, dove abbandonarono i commerci, investendo i propri beni in possedimenti terrieri e nell'acquisizione di cariche nobiliari.
La crisi fu ulteriormente acutizzata da dazi che la Repubblica di Venezia impose sui pannilana, provocando una vera e propria agonia del commercio gandinese, tanto che nel [[1775]] i poveri nel paese vennero stimati nel numero di 1.796{{formatnum:1796}}, pari al 64% dell'intera popolazione.
 
Per porre rimedio a questa situazione, nel [[1785]] la Serenissima decise di togliere i dazi sui pannilana: gli effetti furono immediati, dal momento che la produzione ebbe un incremento pari al 72%, con le esportazioni che ebbero come mete principali le città del [[Ducato di Savoia]], della [[Romagna]], [[Parma]] e Milano.
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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Basilica di Santa Maria Assunta ===
[[File:Gandino9.jpg|thumb|upright=1.3|La basilica di Santa Maria Assunta]]
{{vedi anche|Basilica di Santa Maria Assunta (Gandino)}}
[[File:Gandino9.jpg|thumb|upright=1.3|La basilica di Santa Maria Assunta]]
La principale struttura presente nel comune è indubbiamente la chiesa prepositurale, assurta a ruolo di basilica, dedicata a santa Maria Assunta. Posta nel cuore del vecchio centro storico, da sempre ha ricoperto grande importanza per i propri abitanti, come testimoniato dalle numerose elargizione che, fin dall'epoca medievale, le hanno permesso di dotarsi di importanti opere d'arte. Risalente al [[1180]], subì numerose trasformazioni, l'ultima delle quali eseguita dal gandinese Paolo Micheli alla fine del [[XVII secolo]], dopo la quale è rimaste tale fino ai nostri giorni. Costituita da una sala interna a tre navate, presenta la copertura con una successione di spioventi posti a differenti altezze (detta [[facciata a salienti|facciata a saliente]]), composta in pietra locale con intensità calda che fanno risaltare [[lesena|lesene]] e cornicioni di tonalità chiara. Sempre sulla facciata si trovano i portali, realizzati dai veneziani [[Domenico Rossi (architetto)|Domenico Rossi]] e Antonio Cavalleri, nonché statue di figure zoomorfe eseguite in pietra di [[Rovigno]] da Paolo Callolo e Paolo Groppelli. Sulla struttura svetta la torre campanaria alta 74 metri con cupola a cipolla, di derivazione [[Europa centrale|mitteleuropea]], dotata di una cuspide in rame alta 13 metri, ed eseguita dal bolzanino Francesco Shgraffer e dal trentino Paolo Sterzl. Il campanile possiede inoltre un concerto di 10 campane datate dal 1786 al 1822 tranne la seconda campana più piccola ( do#4) fusa nel 1706. All'interno sono custodite numerose opere di indubbio valore. Il campanile con i suoi 74 metri è il più alto della Val Seriana
 
Attiguo alla basilica, si trova il museo che raccoglie numerose opere d'arte e oggetti sacri, legati alla storia del principale edificio religioso del paese. Inaugurato nel [[1929]], ristrutturato e ampliato nel [[1963]], è suddiviso in tre sezioni, l'archeologia tessile, sezione quest'ultima, che permette di comprendere al meglio la storia dell'economia gandinese, da sempre basata sull'industria tessile, che ha permesso al paese di arricchirsi e di prosperare per secoli.
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* [[Chiesa di Santa Croce e Sant'Alessandro]], quattrocentesca, dov'è presente la confraternita della Madonna del Carmine;
* [[Chiesa di Santa Maria Nascente (Gandino)|Chiesa di Santa Maria Nascente]] (detta anche del Suffragio, per via della congregazione in essa presente), secentesca;
* Chiesa di Santa Maria degli Angeli, in località "Valpiana", a un'altezza di circa 1.000&nbsp;{{M|1000|u=m [[s.l.m.]] slm}}
* Chiesa della Beata Vergine Addolorata, inizialmente dedicata a sant'Antonio e inaugurata nel 1924, presso il monte Farno.
*[[Chiesa di San Nicola di Bari e San Lorenzo|Chiesa parrocchiale di San Lorenzo]], nella frazione di Barzizza, il cui primo nucleo risale al [[XV secolo]], ma ricostruita nel secolo successivo e modificata nel [[1880]];
* [[Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo (Gandino)|Chiesa di San Giacomo Apostolo]], cinquecentesca, nell'altro nucleo di Cirano.
* [[Chiesa dei Santi BartolomeoGottardo e GottardoBartolomeo]], nel nucleo di Cirano,
* [[Ex monastero francescano di Santa Maria delle Grazie]], costruito nel [[XV secolo]] e soppresso con l'avvento della [[Repubblica Cisalpina]].
 
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* Palazzo del Vicario, quattrocentesco, sede municipale, che presenta un orologio e una struttura porticata che si apre su piazza Vittorio Veneto, al centro della quale si trova una fontana.
* Palazzo del Salone della Valle, cinquecentesco, anch'esso di proprietà comunale, sito sul lato opposto della medesima piazza, dotato esternamente di una facciata simmetrica ed internamente di affreschi ed arredamenti di valore storico e artistico. I suoi saloni sono utilizzati come sala consiliare, sede della ''Pro loco'' e archivio, nel quale sono custoditi anche documenti risalenti all'epoca comunale.
* Palazzo [[Giovanelli]], appartenne a una delle famiglie più in vista della borghesiadi gandineseGandino all'epoca della dominazione veneta, casato che vantava contatti economici e d'amicizia con la corteCorte d'Austria e con la Serenissima tanto da diventare Patrizi di Venezia e Conti di [[Morengo]] (1668) e Conti del Sacro Romano Impero (1678) oltre che Signori di altri paesi (dall'Ottocento sono anche Principi). Costruito in differenti riprese tra il XV secolo e il [[1668]], presenta una struttura a L a due piani: sul lato che dà verso la strada spicca l'imponente facciata con il portale d'ingresso sormontato da un balcone ed adornato bassorilievi in pietra di Sarnico che contornano anche le numerose finestre presenti. L'altro corpo dell'edificio, rivolto a ovest, possiede all'interno un porticato con giardino, con un loggiato al primo piano. Nonostante la valenza storica ed artistica, l'edificio versa in condizioni precarie.
* I palazzi Spampatti e Loverini;
* I resti delle fortificazioni medievali, composti da tratti di muratura e torri utilizzate come roccaforti difensive. A tal riguardo interessanti sono la "porta di piazza", antico accesso al borgo storico, e le altre due porte in via Lacca, dove sono presentiipresenti i resti di una torre;
* Torre del Portone Fosco, risalente al XIV secolo e costituita da pietre squadrate disposte in modo regolare per tutta la sua altezza, pari a quattro piani.
* Torre Gandino, in località "Cima Gandino", che, risalente al [[XIV secolo]], presenta una copertura che alterna parti in intonaco ad altre in pietra e laterizio;
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Il territorio comunale di Gandino offre innumerevoli possibilità per chiunque volesse passare un po' di tempo nella natura. I monti che sovrastano l'abitato, che fungono da spartiacque con le vicine valli Borlezza e [[val Cavallina|Cavallina]], garantiscono infatti itinerari adatti alle più svariate esigenze: si va dalla semplice passeggiata adatta a bambini e meno giovani, alle tracce utilizzate per trekking e mountain bike, fino alla pratica di parapendio (la cui scuola è posta sulle pendici del monte Farno) e, nel periodo invernale, anche sci da fondo, disciplina per la quale esiste un percorso attrezzato nella conca del Farno.
 
Come punto di appoggio per traversate o come punto di arrivo e di partenza per gli itinerari escursionistici, sono presenti ben tre rifugi: il rifugio Parafulmine, posto sul monte Guazza, che dall'alto dei suoi 1.536 {{M|1536|u=m s.l.m.slm}} domina la conca del Farno, la baita Monte Alto (1.380&nbsp;{{M|1380|u=m s.l.m.slm}}) situata tra le località Campo d'Avene (detto anche Piano d'Avena) e la Corna lunga, e la [[Malga Lunga]], antico osservatorio utilizzato durante la [[seconda guerra mondiale]], posto tra il monte di Sovere e il monte Grione, a un'altezza di 1.235{{formatnum:1235}} metri.
Queste strutture sono collegate tra loro grazie a una fitta sequenza di sentieri, gran parte dei quali sono contrassegnati da numero identificativo del [[Club Alpino Italiano|C.A.I.]].
 
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Il 547 invece, dalla zona del monte di Sovere, si mantiene in quota toccando la Malga Lunga, le pendici del monte Sparavera, la "pozza dei Sette Termini", la località Monticelli, i "prati di Cap", fino a giungere a Cima Peia, da cui scende fino a concludersi nella zona degli opifici di Gandino.
 
Attorno a questi itinerari si sviluppa un interessante reticolo di alternative e varianti, date dai segnavia contrassegnati con il 544A (Fontanei-Croce di Corno-Valle Piana, con percorso attrezzato per escursionisti esperti), il 544B (dalla chiesetta di Val Piana alla "Pozza dei Sette Termini"), il 545A (Monte di Sovere-Baita Monte Alto-"Campo d'Avene"), il 545B ("Campo d'Avene"-"Pozza del Fogarolo"), il 548 (Cirano-"Campo d'Avene"), il 548A (Croce di Corno-"Foppa Cornaclì"-"Campo d'Avene"), il 549 (Barzizza–"Groaro"–Tribulino della Guazza-[[pizzo Formico]]), il 549A (Monte Farno-Tribulino della Guazza) e il 508 (Fogarolo–San Lucio–Clusone).
Degna di nota è infine la traversata, identificabile con il numero 513 e intitolata al partigiano A. Caslini, che dalla frazione di Tribulina di [[Scanzorosciate]] raggiunge prima la [[valle Rossa]], poi la località dei "Monticelli", per concludersi presso la Malga Lunga, ripercorrendo gli itinerari della [[Resistenza italiana|resistenza partigiana]].
 
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=== Tradizioni e folclore ===
[[File:Gandino (BG) - chiesa di Santa Croce e SAlessandroSant'Alessandro - esterno - 01.JPGjpg|upright=1.3|thumb|La chiesa di santa Croce e sant'Alessandro]]
Un appuntamento particolarmente interessante è la "Fiera di San Giuseppe", che si svolge ogni anno alla quarta domenica di [[Quaresima]]. Questa in gergo locale viene chiamata la ''féra dé palpacüi'', in quanto si svolge in vie così strette che gli avventori sono costretti a muoversi quasi a contatto tra loro.