Johann Gottlieb Fichte: differenze tra le versioni

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|larghezza = 300px
|titolo = La nascita dell'[[Idealismo]]
|contenuto = Fichte elimina la necessità della cosa in sé ([[noumeno]]) di cui parlava [[Kant]]: infatti non ha senso ammettere l'esistenza di una realtà che si trovi oltre i nostri limiti conoscitivi. Per poter parlare di qualcosa è necessario averne una rappresentazione mentale, ovvero uno schema trascendentale, secondo quanto insegna la stessa ''[[Critica della ragion pura]]''; come si può dire, pertanto, che esiste un oggetto se non lo posso ridurre alle forme ''[[a priori]]'' di un soggetto conoscente? Ne consegue che il [[fenomeno]] non è più un limite causato dall'inconoscibilità del noumeno, ma diventa una creazione del soggetto stesso. È così che si pone l'[[Idealismo]]: la realtà fenomenica è un prodotto del soggetto pensante, in contrapposizione al [[realismo (filosofia)|realismo]], secondo il quale gli oggetti esistono indipendentemente da colui che li conosce. Fichte reinterpreta l'''[[Io penso]]'' kantiano in senso [[trascendentale]] come la possibilità formale non solo del sapere ma anche dell'[[essere]]: l'[[Io (filosofia)|Io]] si pone un limite [[ontologico]] per affermare la sua [[libertà]] e la sua dimensione infinita.}}
 
{{Bio
|Nome = Johann Gottlieb
|Cognome = Fichte
|PreData = pronuncia [[lingua tedesca|tedesca]] {{IPA|[ˈjoːhan ˈɡɔtliːp ˈfɪçtə]}}<ref>[{{Cita web|https://www.duden.de/rechtschreibung/Fichte_Philosoph |Duden wörterbuch]Wörterbuch}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Rammenau
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|Epoca = 1700
|Attività = filosofo
|Attività2= docente= teologo
|Attività3 = docente
|Nazionalità = tedesco
|FineIncipitPostNazionalità = è stato un [[filosofo]] [[Germania|tedesco]], continuatore del pensiero di [[Immanuel Kant|Kant]] e iniziatore dell'[[idealismo tedesco]]
}}
 
Le sue opere più famose sono la ''[[Dottrina della scienza]]'', che animerà il suo itinerario speculativo dal 1794 alla morte, e i ''[[Discorsi alla nazione tedesca]]'', nei quali sosteneva la superiorità culturale del [[popolo tedesco]] incitandolo a combattere contro [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]].
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== Biografia ==
=== L'infanzia e i primi studi ===
Johann Gottlieb Fichte nacque nel 1762 a [[Rammenau]], in [[Sassonia]], da genitori molto poveri. Era il primo degli otto figli di Christian Fichte (1737–1812), tessitore di nastri, e di sua moglie Maria Dorothea Schurich (1739–1813). Durante la sua infanzia fu costretto a lavorare come guardiano di oche per aiutare la sua famiglia. Fu grazie al sostegno del barone Ernst Haubold von Miltitz (1739-1774) che Fichte poté incominciare gli studi. Si narra che il barone fosse rimasto stupefatto nell'udire il ragazzo ripetere a memoria un sermone (che egli non aveva potuto udire) e, comprese le grandi potenzialità che aveva, decise di aiutarlo.
 
Dopo aver frequentato il ginnasio a Pforta nel 1774, nel [[1780]] si iscrisse alla facoltà di [[teologia]] di [[Università di Jena|Jena]], proseguendo in seguito gli studi a [[Università di Lipsia|Lipsia]]. In questi anni gli aiuti del barone si fecero sempre più radi e Fichte dovette attraversare un periodo durissimo, che lo costrinse a lavorare come [[precettore]] per non cadere nella miseria. Nel 1785 si trasferì a [[Zurigo]], dove conobbe Johanna Rahn, che diverrà in seguitodivenne sua moglie, nel [[1793]]. In questo stesso anno fu iniziato alla [[massoneria]] a [[Danzica]],<ref name=Lessing-Herder>Lessing-Herder, ''Dialoghi per massoni'', Milano, Bompiani, 2014, p. 14, nota 4.</ref> nella loggia "Eugenia al leone coronato".<ref>Lambros Couloubaritsis, ''La complexité de la Franc-Maçonnerie. Approche Historique et Philosophique'', Bruxelles, 2018, Ed. Ousia, p. 367.</ref>
 
=== L'inizio della formazione filosofica: Kant ===
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{{Quote| Da quando ho letto la ''Critica della Ragion Pratica'' vivo in un mondo nuovo... cose che non credevo potessero essere dimostrate, per esempio il concetto della libertà assoluta e del dovere, ora sono provate al mio spirito e io ne sono tanto più lieto. È inimmaginabile quale rispetto per l'umanità, quale forza ci conferisca la filosofia, quale benedizione essa sia in una epoca in cui le basi della morale sono distrutte e la nozione del dovere esclusa da tutti i lessici.|Fichte, da una lettera del 1790<ref>[[Rudolf Steiner]], [https://books.google.it/books?id=Ij0cDAAAQBAJ&pg=PT77&dq=da+quando+ho+letto+la+Critica+della+Ragion+Pratica+vivo+in+un+mondo+nuovo.+..&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjc573Y1ZLNAhUDuBQKHSPkA28Q6AEINDAD#v=onepage&q=da%20quando%20ho%20letto%20la%20Critica%20della%20Ragion%20Pratica%20vivo%20in%20un%20mondo%20nuovo.%20..&f=false ''L'Evoluzione della Filosofia dai presocratici ai postkantiani''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160630014250/https://books.google.it/books?id=Ij0cDAAAQBAJ&pg=PT77&dq=da+quando+ho+letto+la+Critica+della+Ragion+Pratica+vivo+in+un+mondo+nuovo.+..&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjc573Y1ZLNAhUDuBQKHSPkA28Q6AEINDAD#v=onepage&q=da%20quando%20ho%20letto%20la%20Critica%20della%20Ragion%20Pratica%20vivo%20in%20un%20mondo%20nuovo.%20..&f=false |data=30 giugno 2016 }}, ed. Bocca, 2016.</ref>}}
 
Dopo aver scritto un'opera intitolata ''[[Saggio di una critica di ogni rivelazione]]'' (''Versuch einer Kritik aller Offenbarung''), in cui esponeva abilmente i principi della morale kantiana applicandoli alla [[religione rivelata]], Fichte si recò a [[Königsberg]] per farla leggere a Kant stesso. Quando, per intercessione di Kant, un editore pubblicò il lavoro nel [[1792]], per intercessione di Kant, non vi stampò il nome dell'autore: questo fece sì che lo scritto fosse scambiato per un lavoro di Kant stesso, essendo noto che stava lavorando a un'opera sulla religione. Quando Kant, nella ''Religione entro i limiti della sola ragione'' (1793), rivelò l'identità dell'autore, Fichte divenne immediatamente celebre, e due anni dopo saràfu chiamato all'[[Università di Jena]].
 
Nel [[1791]] intanto, a [[Danzica]], Fichte stava stendendo una difesa degli editti del governo [[prussia]]no che limitavano la [[libertà di stampa]] e introducevano la [[censura]]: nel mentre gli furono però negati i permessi per la pubblicazione del ''[[Saggio di una critica di ogni rivelazione]]''. L'indignazione per questa censura fece mutare la posizione di Fichte di fronte agli editti sulla riduzione della libertà di stampa, tanto che nel [[1793]] pubblicò, anonimamente, la ''[[Rivendicazione della libertà di pensiero]] (Zurückforderung der Denkfreiheit von den Fürsten Europens, die sie bisher unterdrückten. Eine Rede)''.
 
=== Il periodo a Jena ===
Fichte fu nominato professore nel [[1794]] e terràtenne la cattedra fino al [[1798]], quando saràfu costretto a dimettersi per le [[#La polemica sull'ateismo|accuse di ateismo]] e l'opposizione di [[Friedrich Heinrich Jacobi]], schierato con la teologia ufficiale.<ref>Sul ruolo della [[Massoneria]] per la chiamata di Fichte a Jena si vedano Klaus Hammacher, ''Fichte und die Freimaurerei'', Fichte-Studien 2/1990, pp. 138-159; Hans-Helmut Lawatsch, ''Fichte und die hermetische Demokratie der Freimaurerei'', ''Fichte-Studien'', 3/1991, pp. 204-218. Citato in {{cita libro|url=https://www.google.it/books/edition/Il_prisma_Rousseau/GEgzDwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&pg=PA38&printsec=frontcover|pagina=38|titolo=Il prisma "Rousseau". Lo sguardo di Fichte sulla politica tra Staatsrecht e Rivoluzione francese.|autore=[[Marco Rampazzo Bazzan]]|anno=2017|editore=Franco Angeli Edizioni|ISBN=9788891757531}}</ref> Il suo posto saràfu preso da undal giovanissimo [[Friedrich Schelling|Schelling]], che di lui era stato studente e poi, grazie all'intercessione di [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], coadiutore. Durante il soggiorno a [[Jena]] Fichte scrisse la maggior parte delle sue opere più importanti di esposizione del suo pensiero, tra cui i ''[[Dottrina della scienza|Fondamenti dell'intera dottrina della scienza]]'', la cui prima edizione apparve nel 1794, ma alla quale ne seguirannoseguirono altre, rivedute e ampliate.
 
Pur avendo fatto proprio il pensiero del filosofo di [[Königsberg]], Fichte criticò la presupposizione [[kant]]iana di un [[cosa in sé|essere]] posto irrimediabilmente fuori dal soggetto. Tale esistenza sarebbe un limite non superabile per l'attività dello spirito e dunque per la sua libertà. Per Fichte la posizione di Kant era ancora [[dogmatismo|dogmatica]], e perciò in parte materialista e fatalista, perché in lui il soggetto è passivo e assiste da spettatore agli eventi che lo determinano.
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L'[[idealismo]] di Fichte vuole celebrare invece la libertà e l'indipendenza del soggetto rispetto a ciò che si trova al di fuori di lui, perché l'io «si fa da sé stesso». Con questo Fichte vuole affermare ancora una volta come lo spirito non è prodotto né condizionato dall'essere. La sua filosofia dovrà descrivere le varie tappe con cui l'essere viene prodotto come momento del pensiero.
 
Le altre opere di questo periodo sono i ''[[Discorsi sulla missione del dotto]]'', breve saggio del [[1794]], i ''[[Fondamenti del diritto naturale]]'' ([[1796]]), in cui Fichte prende posizione a favore del [[giusnaturalismo]], e il ''[[Sistema della dottrina morale]]'' ([[1798]]).
 
=== La polemica sull'ateismo ===
Nel 1798 pubblicò il saggio ''Ueber den Grund unsers Glaubens an eine göttliche WeltRegierung''<ref>{{cita web |url=https://www.iliesi.cnr.it/iniziative/Letture/valenza_scheda.htm|titolo=Sul fondamento della nostra fede in un governo divino del mondo}}.
Nel [[1799]] scoppiò la cosiddetta «polemica sull'[[ateismo]]» (''Atheismusstreit''): nel [[1798]] Fichte aveva pubblicato sul ''Giornale filosofico'' un articolo intitolato ''Sul fondamento della nostra credenza nel governo divino del mondo'': in esso veniva sostenuta la tesi per la quale [[Dio]] coincideva con l'ordine morale del mondo, apparendo soltanto come un "dover essere". Nello stesso articolo, inoltre, il direttore del giornale, [[Friedrich Karl Forberg|Forberg]], suo discepolo, aggiungeva che era possibile non credere in Dio pur essendo religiosi, purché si credesse nel suddetto ordine morale, secondo un'interpretazione radicale dell'etica di Kant esposta nell'opera ''[[La religione entro i limiti della semplice ragione]]''.
Johann Gottlieb Fichte, Ueber den Grund unsers Glaubens an eine göttliche WeltRegierung (file pdf 889 KB), in J. G. Fichte, Gesamtausgabe der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Bd. 5, Werke 1798-1799. Tr. it. Johann Gottlieb Fichte, Sul fondamento della nostra fede in un governo divino, in J. G. Fichte, La dottrina della religione, a cura di G. Moretto, Napoli, Guida, 1989, pp. 71-84</ref> in cui sostenne che Dio non poteva essere più inteso antropomorficamente come una persona trascendente, ma doveva essere fatto coincidere con l'ordine morale del mondo e con una vitalità universale, cosmica e immanente alla storia umana e si identificava col progresso morale del genere umano.
 
Nel [[1799]] scoppiò la cosiddetta «polemica sull'[[ateismo]]» (''Atheismusstreit''): nel [[1798]] Fichte aveva pubblicato sul ''Giornale filosofico'' un articolo intitolato ''Sul fondamento della nostra credenza nel governo divino del mondo'': in esso veniva sostenuta la tesi per la quale [[Dio]] coincideva con l'ordine morale del mondo, apparendo soltanto come un "dover essere". Nello stesso articolo, inoltre, il direttore del giornale, [[Friedrich Karl Forberg|Forberg]], suo discepolo, aggiungeva che era possibile non credere in Dio pur essendo religiosi, purché si credesse nel suddetto ordine morale, secondo un'interpretazione radicale dell'etica di Kant esposta nell'opera ''[[La religione entro i limiti della semplice ragione]]''.
 
In risposta all'articolo comparve un libello anonimo che accusava Fichte di ateismo, montando una campagna mirante in realtà a screditarlo. Poco tempo dopo intervenne lo stesso governo prussiano, proibendo la stampa del giornale; per di più esso adoperò pressioni sul [[Carlo Augusto di Sassonia-Weimar-Eisenach|duca di Weimar]] affinché fossero presi dei severi provvedimenti nei confronti di Fichte e di Forberg, minacciando in caso contrario di proibire ai cittadini prussiani di iscriversi all'[[Università di Jena]]. Il governo di Weimar, sia per timore di far perdere prestigio ad uno dei suoi migliori centri universitari, sia per il contesto storico che vedeva la Germania dominata dall'influenza della [[Prussia]], chiese quindi al Senato Accademico dell'università di formulare un rimprovero ufficiale nei confronti dei due intellettuali.
 
A quel punto però Fichte rispose con fermezza, scrivendo in data 22 marzo [[1799]] una lettera privata ad un membro del governo nella quale minacciava, in caso di rimprovero, di lasciare la cattedra insieme a molti suoi colleghi. Lanciò inoltre un ''Appello al pubblico'' e raccolse l'appoggio di molti studenti tramite una petizione. Il governo di [[Jena]], allora, venuto a conoscenza della lettera di Fichte, la prese come pretesto per "accettare" le sue dimissioni, che il filosofo rassegnò poco tempo dopo.<ref>Fichte, ''[https://books.google.it/books?id=deHPzKytOZ0C&printsec=frontcover&source=gbs_navlinks_s#v=onepage&q=&f=false La missione del dotto]'', a cura di Nicolao Merker, edizioni Studio Tesi, 1982, pag. XXXV.</ref> La richiesta di dimissioni di Fichte era stata caldeggiata anche da [[Wolfgang Goethe|Goethe]], che godeva di grande influenza nell'ambiente universitario di Jena; fu quest'ultimo a proporre, con successo, che la cattedra rimasta vacante fosse data a [[Friedrich Schelling]] (già nominato coadiutore di Fichte proprio con l'appoggio di Goethe). Si dice inoltre che, in occasione di questo avvicendamento, Goethe abbia detto:
[[File:Fichtes Grabstein auf dem Dorotheenstädtischen Friedhof.jpg|thumb|upright|Tomba di Johann G. Fichte al [[Dorotheenstädtischer Friedhof]]]]
{{citazione|Per un astro che tramonta un altro ne sorge.|[[Johann Wolfgang von Goethe]]}}
 
=== Periodo berlinese ===
Fichte si trasferì allora a [[Berlino]], dove visse dando lezioni private e frequentò diversi intellettuali [[Romanticismo|romantici]], tra i quali [[Friedrich Schlegel|Schlegel]], [[Friedrich Schleiermacher|Schleiermacher]], [[Ludwig Tieck|Tieck]] e [[Novalis]] (grande estimatore dell'opera di Fichte). Il 23 ottobre [[1799]] fu affiliato alla [[Loggia massonica|loggia]] berlinese "Royal York zur Freundschaft", dalla quale usciràuscì il 7 luglio [[1800]] per contrasti interni.<ref name=Lessing-Herder /> Nel [[1805]] tornò all'insegnamento universitario quando gli fu offerta una cattedra all'[[Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga|università di Erlangen]].
 
Nel [[1806]] Fichte era a [[Königsberg]] quando [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] invase la città: tornato a Berlino, scrisse i ''[[Discorsi alla nazione tedesca]]'' ([[1807]]-[[1808]]), in cui cercava di risvegliare l'anima del popolo tedesco contro la dominazione napoleonica, affermando il primato culturale del popolo tedesco. Questa pubblicazione lo rese nuovamente celebre, favorendo anche la sua nomina, da parte del Re, a professore ordinario dell'Università di Berlino, di cui fu in seguito eletto rettore.
 
Morì nel [[1814]] di [[colera]], contagiato dalla moglie, la quale aveva contratto la malattia curando i soldati negli ospedali militari. È sepolto nel [[cimitero di Dorotheenstadt]] accanto alla tomba di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]].
 
== La ''Dottrina della scienza'' ==
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== La filosofia politica ==
La filosofia politica di Fichte nasce nel segno del [[giusnaturalismo]] e del [[contratto sociale|contrattualismo]]. Lo scopo dello [[Stato]] è quello di educare tutti gli uomini alla libertà, realizzando una "società perfetta" nel senso di essere formata da uomini "[[libertà|liberi]] e ragionevoli" tanto da non aver più bisogno di essere governati. Lo scopo di ogni [[governo]] è infatti quello di "rendere superfluo" sé stesso. Si noti come Fichte sia stato inizialmente attratto dalle teorie liberali del filosofo empirista inglese [[John Locke]].
Da questi Fichte, ispirato dagli eventi della Rivoluzione Francese, riprende la dottrina del diritto a ribellarsi ad un sovrano che non rispetti il patto sancito tra lui ed i cittadini: se lo Stato non compie la sua missione il contratto sociale è sciolto.
Si avanza un nuovo concetto di libertà intesa estensivamente non più soltanto come quella che appartiene ad ogni [[individuo]] che agisca moralmente, (la libertà di scelta, secondo la [[Critica della ragion pratica|morale kantiana]]) ma, come sostiene Fichte nell'opera sui ''Fondamenti del diritto naturale'', poiché le manifestazioni [[materia (filosofia)|materiali]] dell'Io sono le azioni, in esse l'Io esprime la propria libertà in una sfera di azioni possibili. La libertà per Fichte è quindi essenzialmente libertà di pensiero e di scelta.
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{{Vedi anche|Nazionalismo tedesco}}
 
Nei ''[[Discorsi alla nazione tedesca]]'' scritti e pronunciati in pubblico nell'inverno tra il 1807 e il 1808, quando ancora i francesi occupavano la Prussia dopo le [[battaglia di Jena|vittorie napoleoniche di Jena]] e [[Battaglia di Auerstädt|Auerstädt]], Fichte sembrò avanzare un progetto [[pedagogia|pedagogico]] teso al rinnovamento sia [[spirito (filosofia)|spirituale]] che materiale del popolo tedesco.<ref name=discorsi>''[http://www.treccani.it/enciclopedia/discorsi-alla-nazione-tedesca_%28Dizionario-di-filosofia%29/ Discorsi alla Nazione tedesca]''.</ref> Lo scopo apparentemente educativo servì alla libera circolazione dell'opera di cui i francesi non identificarono la pericolosità politica.<ref>In seguito ai ''Discorsi'' di Fichte tredici uditori fondarono una [[società segreta]] anti-napoleonica, ispirata all'antico [[Ordine teutonico]] medioevale e all'idea di un ordine maschile a orientamento nazionale, il «Deutscher Orden» (Cfr. ''I riti e le associazioni politiche nella Germania romantica'', pag. 354, e ''Hitler e l'Ordine teutonico'' pagg. 288-289, nel testo ''Il Collegio di Sociologia. 1937-1939'', a cura di Denis Hollier).</ref> Il nuovo modello di educazione che vi era esposto consisteva in un compito affidato al popolo tedesco, ritenuto l'unico tra tutti gli [[Europa|europei]] ad aver conservato intatte le sue caratteristiche [[nazione|nazionali]] originarie e naturali, ed inoltre la cui lingua era l'unica priva di barbarismi, e il cui Stato il solo dove la religione non avesse influito sulla politica. Questo per Fichte è comprovato dal fatto che la [[Lingua (linguistica)|lingua]] tedesca è l'unica ad essersi conservata pura nel corso dei secoli, mantenendo così intatta la [[cultura]] germanica. Questo non è avvenuto invece per l'[[Italia]] e la [[Francia]] dove la lingua, a causa delle dominazioni straniere, si è imbarbarita dando luogo a [[dialetto|dialetti]] bastardi. Il popolo tedesco ha così conservato non solo la purezza della lingua ma anche quella del [[sangue (religione)|sangue]] e quindi della [[stirpe]] che li caratterizza come il ''popolo'' per eccellenza: lo stesso termine ''deutsch'' vuol dire infatti popolare o volgare, nel senso riferito al ''vulgus'', il popolo appunto.
 
I tedeschi quindi sono gli unici ad avere un fattore unificatore spirituale e materiale che li caratterizza come stirpe, nazione.<ref>È improprio parlare di «razza» in quest'opera, termine di cui Fichte non fa alcun uso, e che peraltro è un concetto tipicamente novecentesco.</ref> La stessa storia culturale tedesca con le grandi figure di [[Lutero]], [[Gottfried Leibniz|Leibniz]], [[Kant]], dimostra la sua superiorità spirituale che ne fa una nazione eletta, a cui è stato affidato il compito di espandere la sua civiltà agli altri popoli. E guai se essa fallisse! Si legge infatti nella XIV e ultima lezione, dal titolo ''Conclusioni generali'': «Perciò non c'è nessuna via di uscita: se sprofondate voi, sprofonda l'intera umanità, senza speranza di ripristinarsi in futuro».<ref>Johann Gottlieb Fichte, ''Discorsi alla nazione tedesca'', a cura di Gaetano Rametta, Laterza, Roma-Bari 2003, ISBN 88-420-6990-6, p. 218.</ref>
 
Il pensiero di Fichte verrà poi esaltato dalla corrente del [[pangermanismo]], a cui tra gli altri si rifece [[Hitler]], sebbene Fichte parlasse in realtà di primato culturale del popolo tedesco, anziché militare o bellico.
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* ''Über Machiavelli, als Schriftsteller, und Stellen aus seinen Schriften'', 1807
* ''Reden an die deutsche Nation'' (''[[Discorsi alla nazione tedesca]]''), 1807–1808
* ''Transzendentale Logik'' (''Logica trascendentale''), due corsi di lezionelezioni del 1812
 
Altri scritti minori sono raccolti in appendice a ''Lettera a Fichte'' (''Jacobi an Fichte'') con testi complementari di Jacobi e di Fichte (1799 e 1816), trad. di A. Acerbi.<ref>''Lettera a Fichte (1799, 1816)'', di F. H. Jacobi, a cura di A. Acerbi, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 2011.</ref>
 
=== Traduzioni in italiano ===
* ''Discorsi alla nazione tedesca'', LaterzaTorino, 2003Utet, 1965.
 
* ''Sulla Rivoluzione francese: sulla libertà di pensiero'', Bari, Laterza, 1966.
* ''Fondamento dell'intera dottrina della scienza'', Bompiani, 2003.
* J. G. Fichte, F. W. J. Schelling, ''Carteggio e scritti polemici'', Napoli, Prismi, 1986.
* ''Discorsi alla nazione tedesca'', Laterza, 2003.
* ''La Dottrina della religione'', Napoli, Guida, 1989,.
* ''Machiavelli scrittore'', trad. di Federico Ferraguto, Castelvecchi, 2014.
* ''Fondamento del diritto naturale secondo i princìpi della dottrina della scienza'', Roma-Bari, Laterza 1994.
* ''Meditazioni personali sulla filosofia elementare'', Bompiani, 2017.
* ''Saggio di una nuova esposizione della "Dottrina della scienza": prima introduzione'', Milano, Guerini e associati, 1996.
* ''La missione del dotto'', Orthotes, 2020.
* ''Lezioni di Zurigo : sul concetto della dottrina della scienza: Estratto di J. K. Lavater'', Milano, Guerini e associati, 1997.
* ''Scritti sul linguaggio (1795-1797)'', Milano, Guerini e associati, 1998.
* ''Saggio di una critica di ogni rivelazione'', Roma-Bari, Laterza 1998.
* ''Scritti sulla dottrina della scienza: 1794-1804'', Torino, Utet, 1999.
* ''Prima e Seconda introduzione alla dottrina della scienza: con i "Dictate" - 1798-1799'', Roma-Bari, Laterza 1999.
* ''I tratti fondamentali dell'epoca presente'', Milano, Guerini e associati, 1999.
* ''Dottrina della scienza: seconda esposizione del 1804'', Milano, Guerini e associati, 2000
* ''Logica trascendentale I. L'Essenza dell'empiria'', Milano, Guerini e associati, 2000.
* ''Logica trascendentale II. Sul rapporto della logica con la filosofia -- Introduzione sullo studio della filosofia (ottobre 1812)'', Milano, Guerini e associati, 2000.
* ''La destinazione dell'uomo'', Roma-Bari, Laterza 2001.
* ''Rendiconto chiaro come il sole al grande pubblico sull'essenza propria della filosofia più recente: un tentativo di costringere i lettori a capire'', Milano, Guerini e associati, 2001.
* ''Fondamento dell'intera dottrina della scienza'', Milano, Bompiani, 2003.
* ''Discorsi alla nazione tedesca'', Bari, Laterza, 2003.
* ''Introduzione alla vita beata'', Cinisello Balsamo, San Paolo, 2004.
* ''Dottrina della scienza: esposizione del 1807'', Milano, Guerini e associati, 2005.
* ''I fatti della coscienza, 1810/11'', Milano, Guerini e associati, 2007.
* ''Sistema di etica'', Milano, Bompiani, 2008
* ''Lezioni sulla destinazione del dotto (1811). La dottrina della scienza, esposta nel suo profilo generale (1810)'', Milano-Udine, Mimesis, 2011.
* ''La missioneMissione del dotto'', OrthotesMilano, Bompiani, 20202013.
* ''La dottrina dello Stato ovvero, Sulla relazione dello Stato originario con il Regno della ragione'' Roma, Edizioni Accademia "Vivarium Novum" 2013.
* ''Machiavelli scrittore'', trad. di Federico FerragutoFirenze, Castelvecchi, 2014.
* ''Lo stato secondo ragione o lo stato commerciale chiuso: saggio di scienza del diritto e d'una politica del futuro'', Milano, La vita felice, 2016.
* ''Meditazioni personali sulla filosofia elementare'', Milano, Bompiani, 2017.
* ''Fondazione dell'intera dottrina della scienza'', Napoli, Orthotes, 2024.
 
== Letteratura critica ==
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* [[Fritz Medicus]], ''Fichte'', Reuter & Reichard, Berlino 1905
* X. Léon, ''Fichte et son temps'', A. Colin, Parigi 1922-1927, opera in tre volumi a cui si deve la riscoperta del pensiero fichtiano e la difesa del suo punto di vista contro le pretese romantiche di accedere per via razionale alla prospettiva dell'assoluto
* M. Gueroult, ''L'évolution et la structure de la doctrineDoctrine de la science'', Aubier, Parigi 1930
* [[Arturo Massolo]], ''Fichte e la filosofia'', Sansoni, Firenze 1948, prima opera importante in Italia: combatte l'interpretazione che giudicava Fichte traditore di Kant
* [[Luigi Pareyson]], ''Fichte'', Mursia, Torino 1950 (3ª ediz. Milano 2011, ISBN 978-88-425-4618-4), mette in rilievo l'attualità del pensiero fichtiano, sottolineando in esso, accanto alla rigorosa aderenza al punto di vista del finito, la particolare importanza della sua criticità e del suo porsi così come critica ''ante litteram'' di Hegel
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[[Categoria:Idealismo tedesco]]
[[Categoria:Filosofi della religione]]
[[Categoria:Autori di opere sulla massoneria]]
[[Categoria:Traduttori della Divina Commedia]]