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La '''Conquista dell'impero azteco''' e delle altre popolazioni che abitavano la regione della [[mesoamerica]] avvenne grazie un piccolo esercito comandato da [[Hernán Cortés]] per conto della Monarchia spagnola. Quando venne sottomesso l'impero [[azteco]], la conquista spagnola riguardò tutto il resto del continente e fu decisamente più facile. La capitale dell'Impero azteco si chiamava [[Tenochtitlán]].
 
La conquista non fu solo militare ed amministrativa, ma anche sociale, culturale e religiosa, e diede così vita ad una nuova identità culturale che permane tutt'ora nel Messico attuale. Il periodo successivo alla conquista, che durò circa 300 anni, viene comunemente chiamato periodo "Coloniale" o del [[Vicereame della Nuova Spagna]]. Il movimento d'[[Guerra d'Indipendenza del Messico|indipendenza]] del Messico iniziò nel [[1810]] e arrivò a termine nel [[1821]].
 
==Prime Spedizioni==
[[Immagine:Rapallo-IMG 1618.JPG|thumb|left|200px|La ricerca di nuove rotte commerciali portò [[Cristoforo Colombo]] a scoprire il continente Americano]]
[[Immagine:Cortes-Hernando-LOC.jpg|thumb|left|200px|Hernán Cortés il ''conquistador'' del [[Messico]]]]
Gli [[aztechi]] erano arrivati sull'altopiano della Valle del Messico verso l'anno [[1300]] e già nel [[1430]] avevano esteso il proprio dominio su tutta la mesoamerica e le civiltà preesistenti inclusi gli [[zapotechi]] e i [[mixtechi]]. Nello stesso periodo in [[Europa]], in particolare in [[Spagna]] e in [[Portogallo]], era nato un intenso programma di esplorazioni marittime per trovare nuove rotte commerciali e fonti alternative per procurarsi le merci più preziose come la [[seta]], l'[[oro]] e le [[spezie]]. A partire dal [[1492]], si iniziarono a esplorare le nuove terre scoperte da [[Cristoforo Colombo]] che venivano generalmente chiamate [[Indie Occidentali]].
 
La prima spedizione si realizzò nel [[1517]], capitanata da Francisco Hernández de Córdoba<ref>Scopritore dello Yucatán</ref> che assieme con un gruppo di spagnoli partì da [[Cuba]] e arrivò a Champoton, sulle coste dell'attuale stato del [[Campeche]]. Hernandez scoprì l'[[Isla Mujeres]] e il Cabo Catoche, nella penisola dello [[Yucatán]].
 
Nel [[1518]] ebbe luogo una seconda spedizione voluta da [[Diego Velázquez de Cuéllar]], governatore di Cuba, che inviò [[Juan de Grijalva]], il quale esplorò un fiume che oggi porta il suo nome: il Fiume Grijalva. La spedizione risalì la costa e passò per i fiumi Tonalà e Coatzacoalcos. All'arrivo al fiume Papalopan, [[Pedro de Alvarado]], uno dei capitani, navigò per quelle acque e tornò affascinato da ciò che aveva visto. La spedizione seguì fino al fiume Jampa. Lì lo attendevano gli ambasciatori del [[tlatoani]] [[Montezuma II]], il quale credeva, ingenuamente, che gli spagnoli fossero inviati dal dio [[Quetzalcoatl]].
La spedizione continuò verso nord passò per l'Isola dei Sacrifici, chiamata dagli indigeni ''Chalchihuitlapazco'', fino a sbarcare su di un'isola che chiamarono [[San Juan de Ulua]]. Pedro de Alvarado ritornò a Cuba con regali per il [[Re di Spagna]], mentre Juan de Grijalva continuò il viaggio esplorando la costa di Veracruz. Arrivò a Nautla, [[Tuxpan]], alla laguna di Tamiahua e al fiume Panuco, dove terminò il suo viaggio e fece ritorno a Cuba.
 
Nel [[1518]], Diego Velázquez decise di inviare, in una terza spedizione, [[Hernán Cortés]]; ma venuto a conoscenza di un possibile ammutinamento di questi ritirò la sua autorizzazione. In ogni caso, Cortes partì nel [[1519]] al comando dell'esercito che avrebbe conquistato il Messico, e che in seguito avrebbe dato vita al [[Vicereame della Nuova Spagna]].<br/>
Cortes, per evitare che i suoi uomini scappassero al primo segno di pericolo, o tornassero a Cuba, prese la decisione di far affondare e bruciare le sue navi, obbligando così i suoi uomini a combattere per poter sopravvivere.
 
==Arrivo di Cortés a Cozumel. Presa di Potonchán==
[[Immagine:Malinche Tlaxcala.jpg|thumb|300px|[[La Malinche]] traduce la lingua dei mexicas a Cortés. ''Lienzo Tlaxcala Secolo XVI'']]
Il primo contatto di Hernán Cortés con le cività mesoamericane lo ebbe nell'isola di Cozumel, un importante porto e centro religioso [[maya]], parte dello stato di Ecab, dove si trovava il santuario dedicato a Ixchel, dea della fertilità. Gli spagnoli arrivarono durante il periodo postclassico della cultura maya poco dopo la caduta di Mayapan nel [[1480]], che portò alla frammentazione della penisola dello [[Yucatán]] in 16 piccoli staterelli in costante conflitto tra di loro, ognuno con il proprio governante chiamato ''Halach Uinik''.
 
Immediatamente dopo essersi presentato al governatore locale della città, Cortés impose agli autoctoni di abbandonare la loro religione e adottare il cristianesimo: egli pertanto invitò i suoi uomini a distruggere gli idoli religiosi maya per sostituirli con croci e immagini della [[Vergine Maria]].
 
Hernán Cortés utilizzava come interprete una giovane ragazza maya presa come prigioniera sull'[[Isla Mujeres]], il cui nome è sconosciuto, ma che venne soprannominata dagli spagnoli ''la Marina''. Attraverso di lei Cortés scoprì che uomini barbuti erano prigionieri di un capo tribù maya, inviò immediatamente degli ambasciatori per liberarli. Trovò fra [[Gerónimo de Aguilar]] sopravvissuto ad un naufragio nel [[1511]]. Aguilar allora si diresse per salvare un secondo prigioniero, [[Gonzalo Guerrero]], che viveva a Chetumal.
 
Guerrero era riuscito a scappare dalla sua prigione e a guadagnarsi la fiducia del capo locale [[Nachan Can]], così da diventare egli stesso un capo militare maya e sposare la principessa maya [[Zazil Hà]], con la quale ebbe vari figli, i quali vengono oggi considerati i primi ''Messicani'' moderni.<br/>
Aguilar decise di tornare da Cortés e di lavorare per lui come interprete, mentre Guerrero decise di rimanere con i maya e morì verso il [[1536]] combattendo proprio contro gli spagnoli.<ref>[http://www.mexicodesconocido.com/espanol/historia/personajes/detalle.cfm?idcat=1&idsec=5&idsub=0&idpag=4167 ''Jerónimo de Aguilar y Gonzalo Guerrero: dos actitudes frente a la historia'', por Eduardo Matos Moctezuma, México Desconocido]</ref>
 
La spedizione di Cortes continuò a percorrere la costa guidata dal navigatore [[Anton de Alaminos]] fino ad arrivare il [[14 marzo]] del [[1519]] nelle vicinanze della città di Potonchan (Putunchan). Lì venne combattuta la cruciale [[Battaglia di Centla]] raccontata dal punto di vista spagnolo da [[Francisco López de Gómara]], cappellano della casa di Hernán Cortés, nel capitolo ''Battaglia e presa di Potonchan'' del suo libro ''La Conquista del Messico''<ref>Gómara, Francisco López de. «Combate y toma de Potonchan», en ''La Conquista de México'', pág. 72-75. Edición de José Luis de Rojas. Crónicas de América. Editorial Dastin, S.L. España.</ref>.
 
Le autorità di Potonchan ordinarono di portare acqua e cibo agli spagnoli così che questi si allontanassero. Ma Cortes sostenne che non era sufficiente, e che dovevano lasciar entrare le sue truppe nella città.<br/>
Gli Indios non volevano avere sconosciuti nella loro città e tanto meno accettavano ordini da uomini terribili e che si atteggiavano da padroni. Una volta che [[Hernán Cortés|Cortes]] capì che con la diplomazia non avrebbe ottenuto niente, mandò a dire loro che sarebbe entrato nelle loro terre, perché il più grande sovrano della terra lo mandava per esplorarle, e che se non lo avessero lasciato entrare potevano iniziare a pregare che Dio, le sue mani e quelle dei suoi soldati avessero pietà di loro.
[[Immagine:Aztecempirelocation.png|thumb|left|250px|Impero Azteco]]
Al loro rifiuto, gli spagnoli attaccarono la città dai lati, dando vita ad una battaglia sanguinaria che terminò con la caduta di Potonchan, facendone la prima città scoperta e conquistata da Cortes.
 
Dopo la sconfitta le autorità di [[Tabasco]] offrirono a Cortes viveri, gioielli, tessuti e un gruppo di venti schiave, che furono accettate, e divise tra gli uomini<ref>López de Gómara, Francisco, Historia de la Conquista de México, Prólogo y cronología de Jorge Gurría Lacroix, Caracas, Biblioteca Ayacucho, 1984. pp. 39-40</ref>.
 
Tra queste schiave c'era una donna chiamata Malintzin, che venne poi rinominata dagli spagnoli Marina, conosciuta anche con il nome di ''[[La Malinche|Malinche]]'', che sarebbe poi diventata fondamentale per la conquista del [[Messico]]. La sua grande intelligenza, la sua padronanza delle lingue maya e [[Lingua nahuatl|nahuatl]], la conoscenza della psicologia e dei costumi degli aztechi e la sua fedeltà verso gli spagnoli, fecero di lei una delle più straordinarie e controverse donne della storia dell'America.<ref>[http://www.tihof.org/honors/malinche-esp.htm ''Malinche: ¿Creadora o traidora?'', por Michael Conner]</ref>. È possibile pensare che senza di lei la conquista del [[Messico]] da parte degli spagnoli sarebbe stata ritardata di una ventina d'anni e avrebbe sparso molto più sangue.
 
La Malinche fu l'interprete, la consigliera e la concubina di [[Hernán Cortés]], con il quale ebbe un figlio quattordici anni dopo, [[Martín Cortés]]. Lei e [[Gerónimo de Aguilar]] sostituirono Melchorejo come interprete, visto che quest'ultimo aveva abbandonato gli spagnoli e stava incitando gli indigeni a resistere e a combattere.
 
==Fondazione di Veracruz e alleanza militare con Cempoala==
[[Immagine:Zempoala-06.jpg|thumb|right|300px|Vista della piazza principale delle rovine della città di Cempoala, capitale della nazione totonaca, la prima a stabilire un'alleanza militare con la [[Spagna]] per attaccare l'impero azteco.]]
A [[Tabasco]], gli spagnoli seppero dell'esistenza di un paese verso ovest che gli indios chiamavano "Mexico". La flotta risalì la costa messicana in direzione nord-ovest, sbarcando e creando un accampamento di fronte alla città di [[Quiahuiztlan]] abitata dai totonaca, nei pressi dell'odierno porto, situato a 70 kilometri della odierna città di [[Veracruz]], così perché erano arrivati il [[Giovedì santo]] ed erano sbarcati il [[Venerdì santo]] del [[1519]].
 
I nuovi abitanti chiesero a Cortes di proclamarsi capitano generale, dipendendo direttamente da [[Carlo I di Spagna]] e non da Velázquez, al quale non riconoscevano l'autorità su quelle nuove terre. Dopo aver rifiutato varie volte, Cortes accettò il titolo. Nominò sindaco, reggenti, e amministratori, comportandosi così da vero e proprio governatore di quelle terre, svincolandosi definitivamente dal dominio del governatore di Cuba. Lui stesso si nominò Capitano Generale e Maggiore di Giustizia, ed egli stesso scrisse la prima di cinque lettere che inviò al monarca spagnolo per giustificare i suoi atti. Questo atto è considerato come la fondazione della prima città europea nell'America continentale.
 
In questo luogo Cortés ricevette i primi ambasciatori di [[Montezuma II]], il [[tlatoani]] degli aztechi. Cortes mostrò loro le sue armi da fuoco, i suoi cavalli, così da spaventarli, ma allo stesso tempo parlando loro di pace. Gli ambasciatori portarono con essi pittori e disegnarono tutto quello che successe cosi da informare l'imperatore su ciò che questi semidei facevano e dicevano. [[Montezuma II]] inviò nuovamente regali, gioielli e oggetti preziosi, ma Cortés insisteva di voler visitare l'imperatore, che a sua volta continuava a negare l'incontro.
 
Cortés allora notò che l'impero azteco era circondato da molti nemici e che questo avrebbe facilitato i suoi piani. Cominciò a elaborare un piano per fomentare l'odio tra i popoli mesoamericani così da impadronirsi più facilmente dei territori e delle loro ricchezze. Cortés doveva prendere autorità visto che, secondo [[Diego Velázquez de Cuéllar]], Cortés non era autorizzato a popolare quei territori ma solo ad esplorarli e, una volta terminata l'esplorazione, sarebbe dovuto tornare a Cuba. Quasi tutti i capitani e la truppa appoggiavano Cortes, visto che intuivano le enormi ricchezze che potevano celarsi in [[Tenochtitlán]].
 
La prima nazione mesoamericana con la quale Cortés stabilì un'alleanza militare fu quella totonaca, con capitale a [[Cempoala]], una città di 20.000 abitanti. Verso la metà del [[1519]] trenta villaggi totonachi si riunirono con Cortés a Cempoala per stabilire un'alleanza e marciare assieme verso la conquista di Tenochtitlán. I totonachi misero assieme 13.000 guerrieri mentre Cortés disponeva solo di 400 uomini, qualche arma da fuoco e quidici cavalli.
 
L'accordo prevedeva che, una volta sconfitto l'impero azteco, la nazione totonaca sarebbe stata libera. Il patto non fu rispettato e, dopo la conquista del Messico, i totonaca furono obbligati ad abbandonare la propria cultura e religione, pena la morte, sottomessi come schiavi dei signori spagnoli nelle loro terre, a coltivare la [[canna da zucchero]]. Cempoala rimase disabitata la loro cultura si estinse e venne dimenticata, solo verso la fine dei [[XIX secolo]] venne riscoperta dall'archeologo messicano Francisco del Paso y Troncoso.
 
==Guerra e successiva alleanza con Tlaxcala==
[[Immagine:Mexico.Pue.Cholula.Pyramid.01.jpg|right|thumb|300px|Sezione ricostruita della Grande Piramide di Cholula]]
Una volta fondata Veracruz, Montezuma chiese a Cortés, attraverso l'invio di ambasciatori, di non proseguire. In ogni caso, il [[16 agosto]] [[1519]], i ''conquistadores'' abbandonarono la costa e iniziarono la marcia verso il cuore dell'impero azteco. L'esercito invasore era composto da 13.000 guerrieri totonachi, 400 soldati spagnoli con armi da fuoco e 15 cavalli.
 
A fine di agosto l'esercito di Cortés arrivò nel territorio della confederazione o repubblica di [[Tlaxcala]], formata da quattro signorie autonome: [[Tepeticpac]], [[Ocotelulco]], [[Tizatlán]] e [[Quiahuiztlán]].
 
In quel periodo Tlaxcala e Tenochtitlán rappresentavano due concezioni opposte di organizzazione politica che le portò allo scontro aperto. Tlaxcala si era organizzata come una confederazione di città stato unite in una repubblica governata da un senato; Tenochtitlán al contrario era organizzata come un impero.<ref>[http://www.e-local.gob.mx/work/templates/enciclo/tlaxcala/mpios/29033a.htm ''Tlaxcala'', Enciclopedia de los Municipios de México, Gobierno del Estado de Tlaxcala, 2005]</ref>.
 
A partire dal [[1455]] l'impero azteco, formatosi sopra la base della Triplice Alleanza tra Tenochtitlán, Texcoco e Tlacopán, aveva iniziato quelle che erano chiamate ''«guerras floridas»'',(guerre fiorite) contro [[Huejotzingo]], [[Cholula]] e [[Tlaxcala]], con il fine di catturare prigionieri per i sacrifici religiosi.
[[Immagine:Matanza de Cholula - Lienzo de Tlaxcala.jpg|thumb|left|200px|Massacro di Cholula]]
In queste circostanze arrivò Cortés nel territorio di Tlaxcala, al comando del suo esercito totonaca-spagnolo. Inizialmente la Repubblica di Tlaxcala, comandata da Xicohténcatl Axayacatzin, negò agli stranieri di attraversare il suo territorio, scontrandosi il [[2 settembre]]; lo scontro favorì Cortés.<br/>
Il giorno dopo si ebbe un nuovo scontro che fu nuovamente sfavorevole per Tlaxcala, e che portò alla divisione della repubblica, con la diserzione delle truppe di Ocotelulco e Tepeticpac. Superate in numero da [[Xicohténcatl]] furono nuovamente sconfitti e il senato ordinò di fermare la guerra e di offrire la pace a Cortes. Questo accordo stabilì la cruciale alleanza con i tlaxcaltechi, acerrimi nemici degli aztechi, che non erano mai riusciti a conquistare il loro territorio. Cortés rimase diverse settimane a Tlaxcala.
 
Nel suo cammino verso Tenochtitlán i ''conquistadores'' arrivarono a [[Cholula]], alleata dell'impero azteco, la seconda città più grande dopo Tenochtitlán, con 30.000 abitanti. La leggenda spagnola racconta che dopo aver ricevuto Cortes e il suo enorme esercito, le autorità di Cholula pianificarono di tendere un'imboscata così da distruggere gli spagnoli, ma un'anziana che volle salvare [[la Malinche]], commise l'errore di confidarsi con lei, così che Cortes fu avvertito e poté attaccare i congiurati, iniziando quella che viene ricordata come la [[mattanza di Cholula]], nella quale più di 5.000 uomini furono uccisi in meno di cinque ore. L'esercito rimase in Cholula nei mesi di ottobre e novembre e, quando ripartì, la città fu incendiata.
 
Nel cammino da Cholula, Cortés oltrepassò due vulcani, il [[Popocatépetl]] e il [[Iztaccíhuatl]] in un passo che ancora oggi porta il suo nome. Attraversato il passo avvistò per prima volta il [[lago di Texcoco]] e l'isola di Tenochtitlán, centro pulsante dell'impero azteco e si avvicinò verso [[Xochimilco]].
 
A [[Ayotzinco]] fu preparato l'attacco a Tenochtitlán. Al suo arrivo a México-Tenochtitlán, Cortés rimase sorpreso per la bellezza del posto, che è descritta dal cronista [[Bernal Díaz del Castillo]] come "un sogno".
 
== Entrata a Tenochtitlán ==
[[Immagine:Tenochtitlan Modell.jpg|right|thumb|300px|left|La Gran Tenochtitlan, e il plastico del Templo Mayor]]
L'[[8 novembre]] [[1519]], nonostante Montezuma disponesse di un grande esercito, Cortés riuscì da entrare a Tenochtitlán. Gli spagnoli entrarono dal lago di Chalco, mentre i loro alleati rimasero ad Amecameca.
 
Una serie di funesti presagi precedette l'arrivo dei ''conquistadores'' in città, secondo alcuni aztechi predizione della conquista.
* Una [[cometa]] apparve in cielo, in pieno giorno.
* Una colonna di fuoco (probabilmente la cometa) apparve nel cielo della notte.
* Il tempio di Huitzilopochtli venne distrutto dalle fiamme.
* Un fulmine colpì il tempio di Tzonmolco.
* Tenochtitlán subì un'inondazione.
* Gente ''strana'' con molte teste su un corpo solo fu vista camminare per la città.
* Si sentì la voce di una donna intonare un canto funebre per gli Aztechi.
* Venne catturato uno strano [[uccello]]. Quando Montezuma guardò nei suoi occhi, che erano come specchi, vide degli uomini dalle strane sembianze che sbarcavano sulla costa.
 
Al loro arrivo a Tenochtitlán gli spagnoli e Cortés furono accolti con tutti gli onori e alloggiati in un palazzo centralissimo, esattamente dove oggi sorte il [[Monte di Pietà|monte di pietà]] di [[Città del Messico]]; la residenza vera e propria di Montezuma invece si trovava sull'altro lato dell'attuale Piazza dello [[Piazza della Costituzione|Zócalo]], dove oggi sorge il [[Palazzo Nazionale|palazzo nazionale]].
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[[Immagine:Tenoch2A.jpg|300px|La Gran Tenochtitlan. Dipinto del Dr. Atl (1930)]]
Gli spagnoli rimasero molto colpiti dalla magnificenza di Tenochtitlán e Bernal Diaz del Castillo riportò nelle sue cronache che la città superava in bellezza e grandezza molte delle città europee, arrivò a descriverla anche come un "sogno".<br/> Così viene descritta in una cronaca: ''La grande città è costruita sulla laguna salata e dista, in qualunque punto, due leghe dalla riva. Vi si può accedere da quattro parti attraverso strade ben costruite, della larghezza di due lance. È grande come [[Siviglia]] o [[Córdoba]]. La piazza più grande è due volte quella della città di [[Salamanca]], interamente circondata di portici. Dove, ogni giorno, tra compratori e venditori, ci saranno più di sessantamila persone''.<br/> Tenochtitlán a quel tempo era abitata da circa 300.000 persone (più di [[Parigi]] o [[Londra]]) ed era dotata di viali ampi e puliti ed era attraversata da grandi canali che permettevano un continuo rifornimento alla città di ogni tipo di bene presente nel vasto impero azteco. I conquistatori non tardarono a capire che la città, collegata alla terra ferma da tre ponti in legno facilmente rimovibili, poteva trasformarsi in una vera e propria fortezza.}}
 
Dopo qualche giorno di riposo all'interno della città, Cortés invitò Montezuma a recarsi nel palazzo in cui gli spagnoli si erano insediati e lo fece prigioniero ([[14 novembre]] [[1519]]), riuscendo a fargli giurare fedeltà a [[Carlo V]] re di Spagna.
 
Nei mesi successivi gli spagnoli vissero più o meno pacificamente e, con l'autorità di Montezuma, iniziarono a convertire al cristianesimo molti indios e a sostituire le statue delle divinità con crocifissi e con statue della Vergine Maria; iniziarono anche a esplorare tutto il territorio dell'impero e a scoprire i giacimenti di oro e argento del [[Messico]]. Parte della popolazione azteca credeva, come Montezuma, che gli spagnoli fossero degli dei, o per lo meno dei messaggeri divini; ma un'altra parte della popolazione, capeggiata dal fratello di Montezuma, Cuitlahuac, credeva che gli spagnoli non fossero altro che uomini molto ambiziosi e violenti.
 
==Nuove battaglie==
Quando il governatore di Cuba, Diego Velázquez, venne a sapere dell'avanzata di Cortés nel continente, decise di inviare immediatamente un esercito guidato da [[Pánfilo de Narváez]], con l'ordine di catturare Cortes e riportarlo con i suoi uomini a Cuba, da dove poi sarebbe stato rispedito in Spagna per essere giudicato per tradimento. Appresa la notizia Cortes affidò il controllo di Tenochtitlán al capitano Pedro de Alvarado, radunò i suoi uomini e marciò contro l'esercito di Narvaez. Lo scontro avvenne a Zempoala, ma Cortes non ebbe grosse difficoltà per attrarre dalla sua parte il grosso delle truppe inviate da Velázquez, e così rapidamente schiacciò il resto delle truppe di Narvaez.
Nel frattempo Alvarado era asserragliato nel palazzo degli spagnoli con Montezuma praticamente prigioniero e circondato dal malcontento verso gli spagnoli che si stava diffondendo in tutta la città. La situazione precipitò il [[15 maggio]] [[1520]], quando, durante una cerimonia religiosa, Alvarado ordinò di attaccare gli indios disarmati per poter strappare loro i gioielli che portavano: quell'atto segnò l'inizio della sollevazione popolare contro gli invasori ed è ricordato come il [[Massacro del Templo Mayor]].
 
Il ritorno di Cortes a Tenochtitlan coincise con una delle sollevazioni popolari contro il dominio spagnolo, che si erano moltiplicate in quel periodo nella città; Cortes chiese subito a Montezuma di ordinare al popolo di cessare le sollevazioni, ma il popolo stanco dell'oppressione spagnola, in tutta risposta iniziò a lanciare pietre contro gli spagnoli e contro lo stesso sovrano che morì, molto probabilmente, a causa di una pietra lanciata dai suoi stessi sudditi.
 
Cuitlahuac, fratello di Montezuma e signore di Iztapalapa fu nominato tlatoani di Tenochtitlane iniziò subito ad organizzare una lotta armata contro gli spagnoli, ma dopo pochissimo tempo morì di vaiolo.
 
La notte tra il [[30 giugno]] e il [[1 luglio]] [[1520]], gli spagnoli capirono di star combattendo una battaglia che impossibile da vincere, decidendo così di fuggire dalla città portandosi via tutto il tesoro degli aztechi. Per uscire dalla città Cortes decise di prendere la via ad ovest, che era anche la più corta, ma il ponte di legno non resistette al peso delle truppe spagnole e si spezzò lasciando la retroguardia, comandata da Alvarado, intrappolata in città; Cortés perse la maggior parte dei suoi uomini e dei suoi alleati, gran parte dei cavalli e dell'artiglieria, e tutto il tesoro trafugato venne inghiottito per sempre dal lago.<br/>
La leggenda racconta che Cortés arrivato alla riva del lago si mise a piangere, ancora oggi a [[Città del Messico]] esiste l'albero su cui Cortés avrebbe pianto quella notte, che viene ricordata come la [[Noche Triste]] (notte triste). La retroguardia venne massacrata dagli aztechi e i superstiti, compreso Alvarado, vennero sacrificati agli dei aztechi nel Templo Mayor.
 
==Caduta di Tenochtitlán==
[[Immagine:Lago de Texcoco-posclásico.png|thumb|left|150px|Mappa del lago e della città di [[Tenochtitlán]]]]
 
Cortes e i sopravvissuti arrivarono a Tlacopán (oggi Tacuba) e seguirono la via per il nord dei laghi in direzione di Tlaxcala, lungo il cammino sconfissero un gruppo di indios nelle vicinanze di [[Battaglia di Tenochtitlán#La battaglia di Otumba|Otumba]], e compirono un nuovo massacro nella città di Calacoaya. Nel frattempo Tlaxcala aveva rifiutato una richiesta di alleanza contro gli spagnoli giunta da Tenochtitlán, cosa che, molto probabilmente, avrebbe portato allo sterminio delle truppe di Cortes<ref>Juan Brom, Esbozo de Historia de México, Grijalbo, México, p. 81</ref>; al contrario Tlaxcala mantenne i patti con gli spagnoli. Questo permise a Cortés di riarmarsi e di trovare ancora più alleati indigeni, frustrando i tentativi del nuovo signore azteco Cuauhtemoc di riunire tutti i signori indigeni contro gli invasori. Era evidente che il rancore nei confronti del popolo di Tenochtitlan era troppo grande<ref>Juan Brom, Esbozo de Historia de México, Grijalbo, México, p. 81-82</ref>.
 
Secondo le cronache del tempo Cortés fece costruire dai suoi uomini una flotta di [[brigantino|brigantini]] sulle rive settentrionali del lago e ordinò ai suoi alleati indigeni di distruggere tutti i villaggi sulle rive e di bloccare ogni via di comunicazione con Tenochtitlán, così da impedire l'entrata in città di acqua e di cibo. Nella città, messa già in ginocchio dalla peste e dal vaiolo (le due malattie avevano già ucciso circa la metà della popolazione), scoppiò una guerra per il potere tra i nobili che furono tutti misteriosamente assassinati; nel frattempo la flotta di Cortés iniziò l'assedio alla città-isola.
 
[[Immagine:Cuahtemoc.jpg|thumb|300px|[[Cuauhtemoc]] torturato da [[Hernán Cortés|Cortés]] per fargli confessare dove è nascosto il tesoro. dipinto del [[XIX secolo]]]]
Nelle intenzioni originali di Cortés Tenochtitlán non doveva essere distrutta, avrebbe dovuto essere la punta di diamante delle sue conquiste e sarebbe divenuta la capitale del nuovo grande impero spagnolo, ma vista la strenua difesa dei mexica, si vide costretto a distruggere pezzo per pezzo la sua nuova capitale.
 
Gli aztechi trovandosi senza classe dirigente iniziarono a demoralizzarsi e vennero sterminati: poco a poco gli ultimi valorosi difensori della città arrivarono ad accamparsi a [[Tlatelolco]], (qui sacrificarono gli ultimi prigionieri spagnoli), e dopo più di due mesi di combattimenti il [[13 luglio]] [[1521]] gli spagnoli catturarono Cuauhtemoc, ultimo tlatoani di Tenochtitlán, ponendo fine alla guerra, con quello che è ricordato come il [[Massacro di Tlatelolco]]. Nel massacro morirono, come scrisse lo stesso Cortés, più di 40.000 aztechi, decretando così la fine di Tenochtitlán e della cultura azteca.
 
Con l'entrata degli spagnoli e dei loro alleati indigeni tutti gli aztechi rimasti vennero torturati e resi schiavi, [[Cuauhtémoc]] e i nobili ancora in vita vennero torturati più volte per obbligarli a rivelare la collocazione del tesoro di Montezuma, ma gli storici hanno riportato che resistettero alle torture con grande valore. Nel [[1525]], durante il viaggio alla scoperta di Las Hibueras, Cuauhtemoc venne condannato per tradimento e impiccato assieme al signore azteco di Tacuba.
 
==Conseguenze della conquista==
[[Immagine:Lienzo-tlaxcala2.jpg|left|thumb|200px|Sottomissione religiosa]]
Con la caduta di Tenochtitlán e dell'impero azteco, la conquista spagnola non si fermò. Oltre a sottomettere il resto dell'attuale Messico e di gran parte dell'America centro-meridionale, compresi i popoli con i quali si erano in un primo tempo alleati, l'impero spagnolo negli anni seguenti attuò una ''seconda conquista'', ossia nella sistematica repressione delle culture e delle religioni indigene.
 
Il [[Cattolicesimo]] venne imposto con la forza, e le antiche divinità vennero rapidamente associate al demonio, e dieci anni dopo la caduta del grande impero azteco e delle divinità della spiritualità tradizionale, nelle vicinanze del lago dell'antica Tenochtitlán si crede sia apparsa ad un indio di nome [[San Juan Diego|Juan Diego]] una visione mistica. I cristiani la associarono immediatamente alla [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]], chiamata [[Nostra Signora di Guadalupe]] e divenuta in seguito la patrona del Messico e dell'America Latina. L'apparizione tuttavia — come fa notare lo storico [[William Taylor]] — presentava le caratteristiche tipiche di alcune divinità locali, come il mantello blu e verde della coppia cosmica di [[Ometeotl]] e un'[[agave americana]], pianta associata alla [[Dea Madre]], un tempio alla quale sorgeva inoltre sulla stessa [[collina di Tepeyac]], luogo della manifestazione.
 
Gran parte dei codici e del patrimonio culturale azteco venne mandato al rogo dall'[[inquisizione]], (assieme a molti indigeni), causando così la scomparsa quasi totale delle culture precolombiane. Soltanto nel [[XIX secolo]] si iniziò a recuperare le antiche culture mesoamericane.
Esemplare quanto accaduto durante la costruzione della [[Cattedrale di Città del Messico]]: ci furono diversi cedimenti e le autorità religiose non tardarono a incolpare il terreno e le pietre usate per la costruzione. Infatti la nuova cattedrale stava sorgendo sopra le rovine del [[Templo Mayor]] di [[Tenochtitlán]] ed era edificato proprio con le pietre del tempio pagano. Si diffuse così la leggenda che le divinità azteche fossero presenti nelle pietre della Cattedrale.
 
In conclusione la conquista del Messico diede agli spagnoli il dominio per circa 300 anni di un territorio vastissimo e ricchissimo di materie prime e di minerali preziosi come l'oro e l'argento. Per gli aztechi e le altre popolazioni indigene significò l'annientamento quasi totale della propria cultura e identità, che sarebbero confluite solo nei secoli successivi in una nuova cultura meticcia ed in una nuova grande nazione erede di due popoli.
 
==Un fattore decisivo: la catastrofe demografica causata dalle malattie==
[[Immagine:Demomex-1518-1623.png|thumb|300px|Secondo i ricercatori Cook e Borah, la popolazione azteca diminuì da 25 milioni a 6 milioni in 30 anni dalla conquista.]]
 
La storiografia moderna ha determinato che uno dei fattori decisivi, se non quello definitivo, che rese possibile la conquista e la sottomissione delle culture e degli imperi dell'America Latina da parte degli europei, fu la catastrofe demografica causata dalle malattie portate dagli europei in America.
 
Malattie come il [[vaiolo]] e la [[peste]] sterminarono la popolazione che non era immune a queste malattie. Esse inoltre contagiarono per primi i capi ed i nobili, lasciando così la popolazione senza una guida solida, facilitando ancor più la conquista.
 
I ricercatori Cook e Borah, dell'Università di Berkeley, dopo alcuni decenni di ricerche, sostennero che quando Cortés sbarcò in [[Messico]], la popolazione della regione arrivava a circa 25,2 milioni di persone e che 100 anni dopo ne rimanevano meno di un milione<ref>Cook, S. F. y W. W. Borah (1963), The indian population of Central Mexico, Berkeley (Cal.), University of California Press</ref>. Nella stessa epoca Spagna e Portogallo assieme non arrivavano a 10 milioni di abitanti<ref>Mann, Charles (2006). 1491; Madrid:Taurus, pag. 136</ref> e in tutta Europa vivevano circa 57,2 milioni di persone<ref>[http://www.eumed.net/cursecon/libreria/2004/icm/8.htm Covarrubias, Isaías M. (2004)''La economía medieval y la emergencia del capitalismo'', Cap. III, 2; ISBN:84-688-8317-4]</ref>. Il Messico ha recuperato la popolazione del XV secolo solo negli [[Anni 1960|anni '60]] del [[XX secolo]].
 
==Cronologia della conquista==
<blockquote style="background: white; border: 1px solid black; padding: 1em;">
* '''1519'''
**21 aprile - Cortés arriva a Cozumel venendo da Cuba.
**22 aprile - Fondazione di Villa Rica de la Vera Cruz a Chalchicueyecan.
**24 aprile - Cortés si riunisce per la prima volta con gli ambasciatori di Montezuma.
**15-25 maggio - Crezione della prima congrega spagnolo a Vera Cruz.
**1-3 de giugno - Viaggio a Cempoala, alleanza con gli Zapotechi e trasferimento della congrega a Quiahuiztlán.
**giugno - Incendio delle navi spagnole
**16 agosto - Parte la spedizione per la conquista di Tenochtitlan.
**18 agosto - Si attraversa a Xalapa.
**1-10 settembre - Battaglie con i tlaxcaltechi
**16-18 ottobre - Massacro di Cholula
**3 novembre - Si attraversa Amecameca.
**8 novembre - Arrivo a Tenochtitlán.
**14 novembre - arresto di Montezuma.
*'''1520'''
[[Immagine:Jaguar warrior.jpg|thumb|150px|Guerriero Azteco a difesa di[[Tenochtitlan]]]]
**10 maggio - Uscita di Cortes a Cempoala, per l'incontro con Pánfilo de Narvaez.
**15 maggio - [[Massacro del Templo Mayor]], si iniziano le ostilità contro gli Aztechi.
**24 giugno - Cortés torna a Tenochtitlán.
**30 giugno - Sconfitta della [[La Noche Triste|Notte Triste]] e ritirata degli invasori.
**7 luglio - Battaglia di Otumba
**8 luglio - Ritorno a Tlaxcala.
**luglio-ottobre - Cortés rafforza le alleanze, riceve rinforzi considerevoli e prepara il suo ritorno a Tenochtitlán.
**30 ottobre - trentacinquesimo compleanno di Cortés.
**25 novembre - Cuitláhuac muore di vaiolo lo sostituisce Cuauhtémoc.
**Dicembre - Si prepara l'assalto a Tenochtitlán e si realizzano vari massacri nelle popolazioni intorno al lago.
*'''1521'''
**gennaio-aprile - Cortés duplica il numero iniziale dei soldati.
**Marzo - Vengono terminate a Tlaxcala le 12 navi che Cortés necessita per assediare Tenochtitlan.
**16 aprile - Gli eserciti invasori entrano a Xochimilco.
**30 maggio - Si da inizio all'assalto di Tenochtitlán.
**13 agosto - Cattura di Cuauhtémoc, massacro di Tlatelolco e fine della guerra.
</blockquote>
 
==Note==
<div class="references-small" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
<references/>
</div>
 
== Bibliografia ==
 
===In spagnolo===
** ''Historia General de México''. Cuarta edición, El Colegio de México (1994), ISBN 9681209699
** ''Hombres y armas en la conquista de México, 1518-1521'', Pablo Martín Gómez (2001)
** ''Hernán Cortés. Inventor de México'', [[Juan Miralles Ostos]] (2001)
** ''Hernán Cortés : el conquistador de lo imposible'', [[Bartolomé Bennassar]] (2002)
** ''Historia Minima de México''. Colegio de México (1994), ISBN 9789681206185
** ''Esbozo de Historia de México'' Juan Brom, Grijalbo, (1998), ISBN 9700509370
** ''Conquista della Nuova Spagna'' Bernal Diaz del Castillo
** ''Hispania Victrix'' Francisco López de Gomara
 
===In altre lingue===
** ''Storia della Conquista del Méssico'', [[William H. Prescott]] (1843)
** ''La Conquista del Méssico'', [[Hugh Thomas]] (1993)
** ''La conquista del Messico'', [[F. Marenco]]
** ''La conquista del Messico'', [[Hernán Cortés]]
** ''Lettere dal Messico'' [[Hernán Cortés]]
** ''Moctezuma. Il tramonto del Quinto Sole'', Antonio Aimi
** ''La vera visione dei vinti: la conquista del Messico nelle fonti azteche'', Antonio Aimi, (2002)
** ''The Conquest of America'', Tzvetan Todorov (1996) ISBN 0-06-132095-1
** ''La colonizzazione dell'immaginario : società indigene e occidentalizzazione nel Messico spagnolo'', Duccio Sacchi, Serge Gruzinski
** ''Istoria della conquista del Messico della popolazione, e de' progressi nell' America Settentrionale conosciuta sotto il nome di Nuova Spagna'', De Solis Antonio D.
 
===Romanzi correlati all'argomento===
** ''[[L'Azteco]]'', [[Gary Jennings]] (1980)
 
 
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