Agiografia e Lazy Days: differenze tra le pagine

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{{Album <!-- per la compilazione vedi Template:Album -->
{{NN|religione|dicembre 2008}}
|tipo album =Singolo
Nell'attuale riflessione [[Storiografia|storiografica]], per '''agiografia''' si intende, in senso lato, tutto il complesso delle testimonianze che costituiscono la memoria della vita di un [[santo]] e del [[culto]] a lui tributato: testi scritti, ma anche rappresentazioni [[Iconografia|iconografiche]], [[Epigrafe|epigrafi]], [[Monumento|monumenti]] e addirittura oggetti di vario genere comunque finalizzati alla perpetuazione del ricordo del personaggio in questione e alla promozione della venerazione nei suoi confronti.
|titolo = Lazy Days
|artista = Robbie Williams
|giornomese = 14 luglio
|anno = 1997
|postdata =
|etichetta = [[Chrysalis]]
|produttore = [[Guy Chambers]]<Br>Steve Power
|durata = 3 min : 53 s <!-- Si intende del brano che dà il nome al disco, non delle b-sides -->.
|formati = CD
|genere = Pop
|album di provenienza = [[Life Thru a Lens]]
|registrato = 1997
|note =
|numero dischi di platino =
|numero dischi d'oro =
|precedente = [[Old Before I Die]] <br /> ([[:Categoria:Singoli del 1997|1997]])
|successivo = [[South of the Border]] <br /> ([[:Categoria:Singoli del 1997|1997]])
}}
"'''Lazy Days'''" è un singolo rilasciato a [[luglio]] [[1997]] di [[Robbie Williams]], il secondo estratto dal suo album di esordio da solista ''[[Life Thru A Lens]]''. Nonostante il successo ottenuto in [[Inghilterra]], il singolo non ha avuto grandi consensi nel resto d'[[europa]].
 
==Tracce==
Più comunemente, il termine va ad indicare soprattutto la [[Letteratura|produzione letteraria]] (analizzata anche come componente importante della [[letteratura cristiana]]), all'interno della quale è possibile distinguere i [[Narrativa|testi narrativi]] (''Passiones'', vite, raccolte di [[Miracolo|miracoli]], relazioni su traslazioni di [[Reliquia|reliquie]]), da quelli di carattere [[Liturgia|liturgico]] (martirologi e calendari) e dalla produzione [[Poesia|poetica]] ed [[Innologia|innologica]].
'''UK CD1'''<br>
# "Lazy Days" - 3:53
# "Teenage Millionare" - 3:09
# "Falling In Bed (Again)" - 3:28
 
'''UK CD2'''<br>
Il termine agiografia, inoltre, va ad indicare anche l'insieme degli studi critici di varia natura (da quelli più propriamente [[Storia|storici]] a quelli di natura [[Filologia|filologica]] e [[Letteratura|letteraria]]) sviluppatisi in ambito [[Chiesa cattolica|cattolico]] a partire dall'[[età moderna]], inizialmente nel tentativo di rispondere alle critiche nei confronti del culto dei santi scaturite dagli [[Riforma protestante|ambienti riformati]] non solo sul piano della riflessione [[Teologia|teologica]], ma anche su quello dell'analisi storico-erudita.
# "Lazy Days" - 3:53
# "She Makes Me High" - 3:23
# "Everytime We Say Goodbye" - 3:03
 
==Classifiche==
In senso lato, il termine indica un testo che tende a creare un'aura di [[mito]] intorno ad un personaggio oppure avvenimento.
{| class="wikitable"
!align="left"|Chart (1997)
!align="left"|Peak
|-
|align="left"|UK Singles Chart
|align="center"|8
|-
|align="left"|Finnish Singles Chart
|align="center"|18
|-
|align="left"|Dutch Singles Chart
|align="center"|72
|-
|align="left"|German Singles Chart
|align="center"|90
|}
 
{{Portale|musica}}
==Duplicità di significato ed etimologia==
Mentre la duplicità del significato della parola agiografia – cioè l'esposizione della vita dei santi e lo studio critico delle fonti agiografiche, della [[storia]] e del culto dei santi – è quasi sempre presente negli studiosi moderni, qualche autore interpreta il termine in un solo senso più specifico che normalmente corrisponde alla propria posizione agiografica riguardo l'argomento come, ad esempio, [[Heinrich Ghǖnter|Ghǖnter]] e [[František Graus|Graus]], che tendono il loro interesse solamente sulla produzione letteraria e per indicarne lo studio usano il termine agiografia.
 
Per quanto il termine italiano derivi evidentemente da un composto [[lingua greca|greco]] ({{Unicode|ἅγιος}} - ''santo'' e {{Unicode|γράφειν}} - ''scrivere'') il sostantivo astratto è creazione recente anche in greco: la letteratura [[patristica]] riporta infatti il solo nome collettivo {{Unicode|ἁγιόγραφοι}} agiografi in sei ricorrenze (cinque in pseudo-[[Dionigi Areopagita]] e una in [[Niceforo]]).
 
[[en:Lazy Days]]
[[Tullio De Mauro]] riporta la prima attestazione in [[lingua italiana]] del termine al [[1819]].
 
Ma al di là di ogni [[etimologia]] o definizione, la parola agiografia sottintende una infinità di temi e di problemi che fanno affrontare l'argomento da angolature diverse: partendo dalle sue [[Origine|origini]] come forma peculiare del [[cristianesimo]] oppure inserito all'interno della [[storia delle religioni]] e quindi legato alle strutture [[Politica|politico]]-[[Sociale|sociali]] del momento; dalla [[Letteratura|produzione letteraria]] nei suoi legami con le strutture mentali della società, oppure nel suo rapporto con la cultura [[folklore|folkloristica]] o nelle sue [[psicanalisi|componenti inconsce]]; dal concetto di santità cristiana nelle sue diversificazioni storiche con particolare accento sul rapporto tra santità "popolare" e santità riconosciuta dalla Chiesa.
 
==Tipi di narrazione==
Tra le forme più diffuse troviamo le [[biografia|biografie]] (''vita, legenda, historia''), le raccolte di [[Miracolo|miracoli]] (''mirabilia'') e i racconti della traslazione dei resti mortali o delle [[Reliquia|reliquie]].
 
A partire dal [[IV secolo]], i testi agiografici vennero composti in [[lingua greca|greco]], in lingua [[latina|latino]] e in [[lingua staroslava|russo]] su fonti [[Bisanzio|bizantine]], per raccontare appunto le vite dei santi e celebrare le loro azioni miracolose. A partire dal [[XII secolo]], essi furono scritti anche in [[Lingua volgare|volgare]].
 
==I documenti agiografici in ambito Occidentale==
I primi documenti agiografici in Occidente si possono far risalire al periodo delle [[Persecuzione dei cristiani|persecuzioni]] e sono compresi negli ''[[Acta Martyrum]]'', "Atti dei martiri" composti tra la seconda metà del [[II secolo]] e il [[Basso Medioevo|tardo medioevo]].
Se all'inizio gli Atti erano testi degni di fede anche se con qualche amplificazione [[retorica]], più tardi, quando si affermò il culto dei martiri, i testi divennero maggiormente elaborati con frequenti descrizioni di fatti miracolosi e di supplizi atroci dei martiri stessi.
Non mancano le tradizioni attendibili riferite ai martiri più gloriosi, come [[Santa Agnese]], [[San Lorenzo]], [[San Sebastiano]], ma la maggior parte di essi sono nel complesso delle rielaborazioni irriconoscibili.
 
In seguito alla pace [[Costantino|costantiniana]] del [[313]] si sviluppò il culto dei martiri dando origine ad una ricca produzione agiografica che aveva intenti edificanti ma senza grande valore storico.
 
Durante il Medioevo l'agiografia assunse un carattere via via più fantastico dando origine a numerose leggende, come la ''Legenda aurea'' di [[Jacopo da Varazze|Giacomo da Varagine]] nel mondo latino e il ''Synaxdrion'' di [[Simeone Metafraste]] nel mondo greco.
 
===Nei primi secoli del Cristianesimo===
L'agiografia durante i primi secoli del [[cristianesimo]] aveva più che altro un carattere devozionale.
 
====I martirologi storici====
[[Immagine:Michelangelo Caravaggio 047.jpg|thumb|right|250px|Il ''Martirio di San Matteo'' del [[Michelangelo Merisi da Caravaggio|Caravaggio]]]]
 
A partire dal [[II secolo]] o dal [[IV secolo|IV]], le più importanti [[Chiesa|Chiese]] cristiane, come quella di [[Cartagine]], di [[Roma]] e di [[Antiochia]], tenevano un "martirologio" compilato in ogni sua parte e continuamente aggiornato: esso consisteva in un [[calendario]] diviso per mesi e giorni che riportava in date precise il nome di uno o più santi e l'indicazione del luogo della loro morte. Queste liste, piuttosto scarne, vennero in seguito arricchite di tutte quelle notizie che spesso includevano, oltre al riassunto della vita del [[martire]] o del [[confessore]], anche una descrizione di come era avvenuto il suo decesso.
 
Sono questi i cosiddetti "martirologi storici" tra cui il più famoso è quello "geronimiano", compilato nel [[VI secolo]] a [[Roma]] e falsamente attribuito a [[Sofronio Eusebio Girolamo|san Girolamo]]. Questo martirologio si rifaceva a testi redatti precedentemente in [[Italia]], in [[Africa]] e in [[Gallia]]. In epoca più tarda ebbero poi larga diffusione altri martirologi, come quello di [[Beda il Venerabile]], di [[Florus di Lione]], di [[San'Adone|Adone]] e quello più famoso di [[Usuardo]] la cui composizione si fa risalire all'[[875]] a [[Parigi]].
 
Anche in Oriente si ritrovano, sempre in questo periodo, dei testi compilati seguendo lo stesso processo anche se la forma è quella dei [[menologi]] e dei [[sinassari]]. Il più celebre tra questi è quello di [[Santa Sofia]] la "grande chiesa" di [[Costantino I]].
 
====Le ''legendae''====
Nello stesso periodo in cui si producevano i martirologi si assiste allo sviluppo di quella parte che riguarda la commemorazione del santo durante la [[liturgia]].
 
Si afferma l'usanza tra il [[clero]] di leggere, durante la [[Messa]], una breve storia della [[vita]] del santo di cui si celebrava il ''dies natalis'', cioè l'anniversario della morte.
 
Nascono così le ''legendae'' che erano dei [[Testo|testi]] divisi in brani narrativi incorporati nel [[Mattutino]] e destinati alla lettura pubblica. All'inizio essi vennero compilati su rifacimento dei processi verbali stilati dalle autorità civili riguardanti gli atti dei martiri e in seguito, seguendo lo stesso modello, vennero redatti veri e propri [[Racconto|racconti]].
 
====Le ''passiones''====
Questi racconti vennero chiamati ''Passiones'' e non erano che amplificazioni [[Romanzo|romanzate]] delle legendae dove si dava più importanza all'[[immaginazione]] che alla storicità.
 
Gli autori delle Passiones non mancavano di dare dettagli sulla crudeltà dei boia e dei [[Magistratura (diritto)|magistrati]], sulla durezza dei [[Supplizio|supplizi]] e sulla serena resistenza che i servi di [[Dio]] opponevano ai loro persecutori. Spesso venivano esposti una serie di miracoli straordinari operati dal santo allo scopo di suscitare nei lettori e negli uditori spirito di [[emulazione]] e ammirazione.
 
Lo stile che caratterizza questi testi, con il comportamento dei santi presentato in modo stereotipato secondo i modelli di tanti [[Panegirico|panegirici]] antichi, caratterizzerà l'agiografia fino alla fine del [[Medioevo]].
 
===Nell'era carolingia===
[[Immagine:Simone Martini 033.jpg|thumb|right|250px|[[San Martino di Tours|San Martino]] che taglia in due il suo mantello.]]
Se la Chiesa romana fino all'[[VIII secolo]] ebbe una certa reticenza di fronte alle Passiones, nell'[[Carolingi|epoca carolingia]], con lo svilupparsi del [[culto]] delle [[Reliquia|reliquie]], le fonti narrative dei santi entrarono di diritto nella liturgia rendendo così difficile, dopo l'anno [[900]], la distinzione tra quei testi prodotti per la celebrazione dell'Ufficio liturgico e i "romanzi" agiografici.
 
La maggior parte dei testi di questo periodo non hanno molto di originale e si ispirano ad alcuni testi di valore come la ''Vita di San Martino'' di [[Sulpicio Severo]] o la ''Vita di San Benedetto'' che si ritrova nei ''Dialoghi'' di [[Gregorio Magno]].
 
Non bisogna tuttavia disconoscerne completamente l'importanza soprattutto per l'influenza che ebbero alcuni testi di origine orientale, come le ''[[Vitae Patrum]]'' (le Vite dei Padri del deserto d'Egitto) o la ''[[Storia lausiaca]]'' di [[Palladio di Galazia]]. Lo scopo comune di queste opere era quello di esaltare la pratica dell'[[ascetismo]] e di presentare il ''Vir Dei'' (l'uomo di Dio) come [[profeta]] e [[taumaturgo]] che compiva i [[Miracolo|miracoli]] per il potere che aveva acquisito con il [[digiuno]], la [[mortificazione]] e la [[preghiera]].
 
===Dopo l'anno Mille===
Risalgono all'anno [[Mille]] le più celebri raccolte di miracoli prodotte in numero sempre maggiore in precisi [[Santuario|santuari]]. Esse servivano a vantare il potere del santo di cui si custodivano le reliquie e ad attrarre così più numerosi i [[Pellegrino|pellegrini]] e quindi le loro offerte.
 
Si ricorda ''Il libro dei miracoli di santa Foy'' che sembra risalire al [[1035]] e ''Il libro dei miracoli di san Giacomo di Campostela'' che risale all'inizio del [[XII secolo]].
In questo stesso periodo sono numerosi quei racconti nati intorno al ritrovamento ed alla traslazione delle reliquie dovuta sia alle invasioni [[Normanni|normanne]] e [[Saraceni|saracene]] del [[X secolo]] che provocarono spostamenti frequenti delle reliquie stesse, sia all'iniziativa presa da alcuni vescovi per rafforzare la loro potenza sulla città.
 
Tra il XII e il XIV secolo i testi agiografici subiscono in [[Occidente]] una notevole evoluzione.
====La diversa concezione della santità====
A mutare il carattere di questi testi vi è l'insorgere di una concezione diversa della santità.
 
Il santo era sempre un [[eroe]] ma doveva essere soprattutto un modello da imitare da parte dei [[monachesimo|monaci]], del [[clero]] e dei [[Laico|laici]]. Pertanto, mentre nell'[[Alto Medioevo]] i santi erano per lo più nobili o reputati tali, nel [[XII secolo]] emersero in [[Italia]] figure di santi che possedevano umili origini. Si ricorda ad esempio [[sant'Omobono]] (morto nel [[1197]]) che era un semplice sarto di [[Cremona]] e che venne [[Canonizzazione|canonizzato]] da [[papa Innocenzo III]] nel [[1199]].
[[Immagine:Maria Magdalene praying.jpg|thumb|left|[[Maria Maddalena]], in una drammatica immagine popolare di penitenza dipinta da Ary Scheffer del XIX secolo]]
 
Con lo sviluppo, inoltre, della [[spiritualità]] [[penitenza|penitenziale]], il santo diventa un essere perfetto mediante una conversione, tanto più importante se costui era stato precedentemente un peccatore come nel caso di [[Maria Maddalena]], [[Pelagio]] o [[Sant'Agostino d'Ippona|Agostino]].
 
Con l'influsso dei monaci [[cistercensi]] ed in particolare degli [[Ordini mendicanti]], la dimensione pastorale dell'agiografia si andò accentuando e con le "Vite dei santi" si cerca di dare dei modelli di comportamento ai fedeli in un'epoca in cui le masse erano attratte dai [[catari]] e dai [[Chiesa valdese|predicatori valdesi]].
 
Tra i testi più significativi di questo periodo vi è la ''Vita della beghina Maria di Oignies'' (morta nel [[1213]]) che fu composta nel [[1215]] da [[Giacomo di Vitry]], il quale diventerà in seguito [[vescovo]] e [[cardinale]].
 
====Le prime raccolte di miracoli====
A partire dal [[1230]] circa si iniziò a considerare la perfezione dei santi non tanto dai miracoli fatti ma dallo stile di vita che doveva concludersi in un processo di imitazione di [[Cristo]] anche nelle caratteristiche fisiche, come nel caso di [[San Francesco]]. Fu questo il primo santo [[Stimmate|stimmatizzato]] del quale vennero scritti, tra il [[1229]] e il [[1255]], la vita e i miracoli.
 
I testi prodotti in questo periodo cambiano stile e diventano delle vere e proprie raccolte di miracoli non più legati ad un santuario ma a un santo, una santa, alla [[Maria, madre di Gesù|Madonna]] oppure, come nel caso delle opere ''Dialogus miraculorum'' del cistercense [[Cesario di Heisterbach]] e ''Vitae fratrum'' del frate [[Ordine dei Frati Predicatori|domenicano]] [[Gerardo di Frachet]], ad un Ordine religioso o a un [[sacramento]] come l'[[Eucarestia]].
 
====I ''Flores Sanctorum''====
Alcuni domenicani, come [[Giacomo da Mailly]] e [[Bartolomeo da Trento]], compilarono dei compendi di leggende, chiamati ''Flores Sanctorum'', da mettere a disposizione del [[clero]] parrocchiale essendo difficile poter accedere ai "leggendari" posseduti dalle [[Abbazia|abbazie]] e decorati con magnifiche [[Miniatura (arte)|miniature]].
 
''La legenda aurea'' del domenicano [[Jacopo da Varazze|Giacomo da Varagine]], che venne composta verso il [[1260]] in Italia fu senza dubbio il più importante di questi testi. L'opera ebbe molto successo fino alla metà del [[XVI secolo]] e, nel corso del [[XIV secolo]] fu tradotta in tutte le lingue del mondo cristiano (esistono ancora oggi oltre mille [[Manoscritto|manoscritti]] latini di quest'opera). Essa vene utilizzata sia dagli [[Ecclesiastico|ecclesiastici]] per i loro [[Sermone|sermoni]], sia dai [[Laico|laici]] come lettura edificante e divenne anche fonte di ispirazione per molti artisti per le [[Iconografia|iconografie]] dei santi negli ultimi secoli del Medioevo.
 
====Le biografie mistiche====
Durante il XIII e l'inizio del XIV secolo apparvero delle vere biografie mistiche che cercavano di ricostruire la vita interiore dei santi con tutte le più rilevanti manifestazioni della loro devozione. Esempi significativi di questo genere di testi furono, nel [[XIII secolo]], le vite delle sante beghine dei [[Paesi Bassi]] e in Italia quella di [[Santa Margherita da Cortona]] e di [[Santa Caterina da Siena]].
 
Alla fine del Medioevo la letteratura agiografica era diffusa in ogni ambiente e comprendeva spesso anche delle [[Favola|favole]] su personaggi misteriosi e delle [[Biografia|biografie]] spirituali.
 
Questi testi, così numerosi e non ancora completamente inventariati per quanto riguarda la produzione in lingua volgare, costituiscono uno strumento assai prezioso per comprendere e analizzare la spiritualità e la mentalità del Medioevo.
 
==I documenti agiografici in ambito bizantino==
L'agiografia [[Bisanzio|bizantina]] è composta da numerosi testi che appartengono a differenti generi letterari che hanno però la comune caratteristica di commemorare e glorificare i santi.
 
===Periodo protobizantino===
Prima della cristianizzazione dell'Impero, nel [[periodo protobizantino]], la produzione di testi agiografici, man mano che si sviluppava il culto dei santi, fu enorme.
 
I [[Genere letterario|generi letterari]] che si distinguono sono gli [[Elogio|elogi]], le [[vite dei santi]], le [[raccolte di miracoli]], la descrizione del ritrovamento e traslazione delle reliquie e non manca la [[poesia liturgica]] come le [[Contacio|kontakia]] del VI secolo appartenenti a [[Romano il Melode]].
 
A seconda dei tipi di santità celebrata venivano dedicati scritti di forma differente.
 
Ai martiri venivano dedicati gli "Atti" (''praxeis'') o le "Passioni" (''martyrion''), come nel caso della Passio di [[Santa Febronia]] di [[Nisibis]]. A volte questi scritti assumevano forme di testo diverse, come nel caso del ''martirio di Policarpo'' o nel ''martirio dei cristiani di Lione'' redatti sotto forma di lettere.
 
[[Immagine:Anthony Abbot by Zurbaran.jpeg|thumb|right|200px|Sant'Antonio abate]]
Ai santi monaci o ai santi vescovi venivano invece dedicate le "Vite" (''bios, bios kai politeia'') che potevano subire una ulteriore variante secondo il tipo di vita monastica seguita. Come esempio si può riportare la "Vita di [[Sant'Antonio abate]]" scritta da [[Sant'Atanasio|Atanasio]] che già dal IV secolo ci forniva un classico esempio di vita [[Anacoreta|anacoretica]], oppure opere, come la "Vita di [[San Pacomio|Pacomio]]" o la "Vita di [[san Dositeo]]", più [[Cenobita|cenobitiche]]. Non mancano tra queste opere alcuni esempi di [[stilicismo]] dove sono rappresentate alcune forme spettacolari dell'ascesi: ''Vita di Simeone lo Stilita il Vecchio'' del V secolo o quella di ''Simeone il Giovane'' del VI secolo.
 
====La storicità dei documenti====
Una distinzione deve essere poi fatta sulla base della storicità dei documenti. Mentre infatti alcuni "Atti" dei martiri hanno buone garanzie di essere autentiche, altri fanno parte della categoria delle Passioni [[Leggenda|leggendarie]].
 
Anche l'agiografia monastica produsse accanto a narrazioni di carattere storico anche quelle che avevano come unico scopo quello di evidenziare e "pubblicizzare" un certo tipo di santità da un capo all'altro della [[cristianità]]. Si può ricordare come esempio la ''Vita di San Pelagio'' nel VI secolo e la ''Vita di Maria Egiziaca'' nel VII secolo.
 
La maggior parte delle opere prodotte sono [[Anonimo|anonime]] o [[Epigrafia|pseudoepigrafiche]] ma alcuni agiografi meritano di essere ricordati, come [[Cirillo di Scitopoli]] vissuto nel VI secolo che scrisse sette ''Vite di monaci di Palestina'' o nel VII secolo [[Leonzio di Neapolis]] con le sue due opere, ''Vita di Giovanni l'Elemosiniere'', patriarca [[Alessandria d'Egitto|d'Alessandria]] e la ''Vita di Simeone il Folle per Cristo.''
 
Fino alla conquista degli [[Arabi]] la produzione di queste opere fu intensa, creativa, geograficamente estesa e soprattutto ampia [[Lingua (idioma)|linguisticamente]] venendo infatti utilizzato sia il [[Lingua greca|greco]], come il [[Lingua copta|copto]] e il [[Lingua siriaca|siriaco]]. Le opere, a seconda della lingua utilizzata, potevano essere destinate ad un pubblico colto o, molto spesso, ad uno più umile.
 
===Periodo mediobizantino===
Nel VII secolo, con la conquista araba, inizia il [[periodo mediobizantino]] e l'Impero perde le sue province orientali che continuano però a produrre agiografie e, come nel caso di alcuni testi [[Palestina|palestinesi]] scritti in lingua greca, si vengono a conoscere i nuovi martiri vittime degli arabi.
 
====La polemica iconoclastica====
La polemica iconoclastica ([[730]]-[[787]], [[815]]-[[843]]) ebbe indubbiamente un ruolo importante nella diminuzione della produzione agiografica nell'VIII secolo e all'inizio del IX essendo gli iconoclastici ostili a certe forme di culto dei santi.
 
L'[[iconoclastia]] divenne l'occasione per gli [[iconofilo|iconofili]] di scrivere le "Vite" di coloro che confessavano la [[fede]] nelle immagini secondo il modello delle antiche "Passioni" come la ''Vita di santo Stefano il giovane'' scritta tra le due crisi iconoclastiche.
 
====Le Vite monastiche====
In questo periodo abbondarono le ''Vite monastiche'' e, soprattutto dopo l'[[843]], esse furono di ottima qualità e permettono di seguire la [[storia]] dei grandi centri monastici. Si ricorda la ''Vita di Teodoro Studita'' per Costantinopoli, le ''vite di santi monaci'' stabiliti in [[Bitinia]], come [[san Giovannizio]] e nel [[X secolo]] il [[Lathros]] e l'[[Athos]] tra cui la vita di [[sant'Anasio di Lavra]] scritta dopo l'anno mille e che è da considerarsi senza dubbio la migliore.
 
====I manoscritti====
Nel secolo [[IX secolo|IX]] e [[X secolo|X]] a Bisanzio vennero raccolte, in grandi collezioni, le opere agiografiche dei secoli passati. Nacquero, così, dei grandi [[Manoscritto|manoscritti]] agiografici che secondo l'ordine del calendario raccolgono le Vite dei santi.
[[Immagine:Byzantinischer Maler um 1020 003.jpg|thumb|left|250px|Manoscritto bizantino]]
Inoltre, la ''rinascita culturale'' che avvenne in questo periodo rese insopportabile il basso registro linguistico con cui erano state scritte queste opere che vennero riscritte in uno stile più elevato creando così il fenomeno della [[metafrasi]]. Tra i più conosciuti rappresentanti di questo nuovo genere ci fu [[Simeone Metafrasta]] detto [[Logoteta]] il cui Menologio, che sostituiva i Menologi antichi, fu molto diffuso.
 
===Dall'XI al XV secolo===
Nell'[[XI secolo]] il modello che dominava per scrivere la vita dei santi era ancora quello della vita monastica e tra le più famose celebrazioni si ricordano quelle di [[Michele Psello]]: ''Vita di [[sant'Aussenzio]]'' e il ''Panegirico di Nicola''.
 
====Modelli differenti di santità====
Nel frattempo comincia ad evolversi un modello di santità differente che non condivide il cenobitismo studita, le forme ufficiali del culto dei santi o i rapporti tra vita [[Misticismo|mistica]] e [[teologia]]. Il principale esponente di questa "scuola" è [[Simeone il Nuovo teologo]] conosciuto per i suoi scritti ma soprattutto per la sua "Vita" scritta da un suo discepolo, [[Niceta Stetato]].
 
Nel [[XII secolo]] vicino ai santi più tradizionali continuano ad essere presenti santi originali come [[Neofita il Recluso]], [[Melezio il Giovane]], [[Leonzio di Gerusalemme]] e, tra i più noti, [[Cirillo Fileota]] (''Vita di Nicola Kataskepenos'') che era un [[Esicasmo|esicasta]] laico, sposato e padre di famiglia che si fece monaco quando era avanti negli anni, fece dei miracoli e divenne consigliere dei grandi.
 
Nel [[XIII secolo]] l'[[impero di Nicea]] ricevette fama dall'imperatore [[Giovanni Vatatze il Misericordioso]], modello di principe santo famoso per la sua carità.
 
===Agiografia esicasta===
Il XIV e l'inizio del XV secolo vedono trionfare l'agiografia esicasta che esalta i protagonisti della controversia esicasta. Accolta dall'agiografia esicasta si sviluppa in questo periodo il culto del [[patriarca]] [[Atanasio di Costantinopoli]] che cercò di riformare la Chiesa all'inizio del XIV secolo e le cui reliquie hanno compiuto delle guarigioni.
 
===Il modello palamita===
Il modello agiografico di quest'epoca è in prevalenza [[palamita]]. [[Niceforo Gregoras]], che fu uno tra i principali avversari del movimento, si dedicò alle opere agiografiche scrivendo la vita dello zio [[Giovanni di Eraclea]] che, da funzionario dell'Impero, era diventato monaco ed, in seguito, vescovo vivendo in umiltà e povertà.
 
===Il modello del santo eroe===
Negli ultimi anni dell'impero, a metà del XV secolo, nascono delle forme di santità più eroiche. Annoverato tra i santi vi è infatti [[Marc Eugenikos]], metropolita di [[Efeso]] per aver salvaguardato il suo gregge sotto [[Impero Ottomano|l'impero ottomano]] e per essersi opposto al decreto di unione di Firenze e [[Macario Makres]] che esortò al martirio i cristiani in terra d'Islam tentati dall'[[apostasia]].
 
L'agiografia della fine dell'[[Impero bizantino]], per la sua insistenza sull'ascesi, i miracoli, la preghiera interiore e il martirio, ritrova dopo secoli di conformismo sociale e politico l'entusiasmo dei primi secoli.
 
==L'agiografia critica==
L'agiografia critica è un ramo della [[storiografia|scienza storica]] ed i suoi metodi sono gli stessi che si applicano agli argomenti riguardanti la storia: parte essenziale del suo compito è lo studio dei [[Documento|documenti]] e la ricerca delle [[Fonte|fonti]].
 
===I Bollandisti===
Qualunque discorso venga fatto sull'agiografia come scienza storica non può non partire dai Bollandisti (dal nome di [[Jean Bolland]] ([[1596]]-[[1665]])) membri di un collegio di dotti [[gesuiti]] [[Belgio|belgi]], costituitosi nella metà del [[XVII secolo|secolo XVII]] per pubblicare gli [[Acta sanctorum]], collezione di vite dei santi, ordinati per giorno secondo il martirologio, che si dedicano a trattare scientificamente i problemi storici fondamentali della complessa disciplina.
 
La concezione dell'opera, che è appunto incentrata sulla raccolta ed edizione degli Acta sanctorum, è importantissima nella storia della cultura soprattutto per la continuità che permette così di distinguere le diverse epoche dell'opera ed i diversi livelli degli storici che vi hanno contribuito.
 
====Heribert Rosweyde====
Ma, prima che al Bolland, la concezione dell'opera va attribuita al gesuita [[Heribert Rosweyde]] o Roswey ([[1549]]-[[1629]]) che comprese per primo la necessità di compiere un lavoro storico sui santi, che avrebbe permesso di eliminare dalla [[Narratologia|narrazione]] delle loro vite tutti quegli elementi [[apocrifo|apocrifi]] e quelli che contrastavano con la [[fede]].
 
Egli, nei ''Fasti Sanctorum'' del [[1607]], esponeva il piano dell'opera futura, che avrebbe dovuto essere composta in 18 volumi con lo scopo di redigere per ogni santo "vitam genuino suo penicillo decictam".
 
Nella prefazione dei Fasti, Rosweyde dichiarava apertamente l'importanza di uno studio storico-critico sui santi e sulle espressioni del loro culto, Vite e Passioni, nei confronti di una cultura [[Umanesimo|umanistica]] e [[Paganesimo|paganeggiante]] ma soprattutto nei confronti di quei [[protestanti]], che l'autore chiama "eretici", che avevano disprezzato e schernito i santi, i martiri e i confessori.
 
Ma a frenare, al momento, il progetto del Rosweyde sarà proprio la [[Chiesa]] che con il [[cardinale]] [[Roberto Bellarmino|Bellarmino]] opponeva le sue riserve rispondendo alla prefazione con alcune obiezioni e in particolare che tra le Vite di santi così come erano nella loro originaria integrità, ci fossero "multa...inepta, levia, improbabilia quae risum potius quam aedificationem pariant".
 
Chiaramente preoccupato per quello che una nuova impostazione nello studio dei Santi poteva comportare per la Chiesa, il Bellarmino consigliava un tipo diverso di lavoro, cioè quello di pubblicare le storie trascurate dalle prime grandi raccolte della Vita dei santi, come quelle del [[Luigi Lippomano|Lippomano]] o del [[Lorenzo Surio|Surio]], e addirittura di pubblicare la redazione originaria di opere falsate dal Surio "modo id cum delectu et prudenter fieret".
 
Il Rosweyde rispose con fermezza a queste proposte e a chi obiettava "multa fabulosa et digressiones in vitis sanctorum originalibus occurrunt, quae non videntur ita edenda" rispondeva: "In hoc sequetur doctiorum judicium et censorum sententiae se conformabit. Nec enim statuit bene a Surio recisa rursus inserere, sed acta martyrum et vitas sanctorum ad germanum et genuinum stylum revocare, ut sua antiquitati et sinceritati stet fides".
 
====Jean Bolland e Godefroid Henskens====
Il merito del vero inizio della pubblicazione si deve a Jean Bolland e a [[Godefroid Henskens]] ([[1601]]-[[1681]]) che nel [[1643]] esposero nella prefazione al I volume di gennaio degli Acta Sanctorum, in modo strutturato, l'originale progetto del Rosweyde dove si chiariva il metodo di critica agiografica da seguire: bisognava pubblicare le Vite dei santi precedute da uno studio sull'epoca degli autori e dei santi stessi, sul luogo e la data di morte, sulla loro stessa esistenza, e quindi sull'autenticità o meno delle opere a loro relative. Inoltre, si fissa per sempre il criterio di scelta dei santi e dei beati da inserire negli Acta e cioè quelli con culto approvato dalla [[Santa Sede]] o con culto molto antico, con un chiaro riferimento al decreto di [[Papa Urbano VIII]] del [[1634]] con il quale venivano stabiliti in modo definitivo i criteri e le norme giuridiche della [[canonizzazione]].
 
====Daniel Papebroch====
I Bollandisti ritorneranno a ribadire la validità delle loro impostazioni di metodo diversi anni dopo nel ''Proemium de ratione totius operis'' che formava la premessa al volume VII di ottobre. In quel periodo, intanto, vi era stata una violenta reazione dovuta agli studi del [[Daniel Papebroch|Papebroch]] ([[1628]]-[[1714]]) del quale va ricordata soprattutto la polemica relativa al [[Carmelitani Scalzi|Carmelo]] di cui il Papebroch aveva messo in dubbio l'origine tradizionale del [[profeta]] [[Elia]]. La polemica ebbe grosse conseguenze ecclesiastiche che giunsero fino alla condanna dell'[[Inquisizione spagnola]] ma furono anche occasione per ribadire alcune posizioni di principio.
Nella ''Responsio'' di Papebroch viene, tra le altre cose, ribadita la necessità di ristabilire la verità storica a proposito delle Vite, perché ciò non voleva dire un rifiuto del culto dei santi e di tutte le manifestazioni, ma era condizione necessaria perché esso diventasse, senza nessun equivoco, patrimonio della Chiesa garantendolo dalla [[superstizione]]. Si chiarisce dunque meglio, in questa occasione, che la santità poteva essere tale solo se riconosciuta dalla Chiesa e purificata da superstizioni popolari.
 
==Caratteristiche del testo agiografico==
Nelle opere agiografiche di solito vi è una ''fabula'' che è costituita da motivi abbastanza limitati e che vengono combinati in un ''intreccio'' poco complesso che segue degli schemi fissi e ricorrenti:
 
===Intreccio===
*il corso storico e l'evoluzione della Chiesa che vi corrisponde, con la storia dei martiri nei primi secoli del [[cristianesimo]], in seguito di [[monachesimo|monaci]] e [[Vescovo|vescovi]];
*il territorio e l'ambiente, che può essere o la società occidentale o quella orientale;
*le finalità specifiche di ogni scritto, come la propaganda di un santuario oppure la proposta di una vita da imitare.
 
Di solito le opere agiografiche sono composte di due parti: una prima parte che serve a descrivere la fase di preparazione in cui il santo ottiene, con l'[[ascesi]], il distacco (simile alla funzione di allontanamento individuata da [[Vladimir Propp|Propp]] nella [[fiaba]]) dalla natura (con il superamento degli interessi mondani che avviene spesso con l'''allontanamento'' dalla casa paterna) e le prove a cui il santo è sottoposto, come la fame, la sete, le tentazioni ed una seconda parte che narra la sua attività [[Magia|magico]]-[[miracolo|miracolistica]].
 
===Finalità===
Le opere agiografiche, di quell'epoca, non intendono narrare vicende verosimili, pertanto, non hanno un carattere realistico ma fortemente simbolico ed i gesti che il Santo compie esprimono, pertanto, un potere che va al di là della loro portata reale.
 
Questo carattere simbolico si lega al finalismo che sottende il testo agiografico. Il personaggio viene rappresentato non solo come positivo ma predestinato alla santità e, quindi, alla glorificazione e tutto quello che lo riguarda, dai sogni premonitori della madre, alle caratteristiche dell'ambiente in cui nasce, segue uno ''[[script]]'' ben preciso.
 
Il carattere volutamente non realistico della [[narratologia]] permette di introdurre elementi [[Romanzo|romanzeschi]], [[Fiaba|fiabeschi]] e meravigliosi.
 
===Spazio e tempo===
Come nella [[fiaba]], lo spazio è vissuto con straordinaria facilità e gli spostamenti che il personaggio protagonista compie, corrispondono alla "crescita" religiosa del personaggio.
 
Allo stesso tipo di esigenza corrisponde la collocazione dei fatti nel tempo che segue non tanto un ordine cronologico, quanto lo sviluppo della "sacralità" del personaggio.
 
Alcuni caratteri dello schema agiografico dell'[[Alto Medioevo]] persistono in alcune scritture religiose di epoca successiva, dalla [[Divina Commedia]] di [[Dante Alighieri]] ai [[I Fioretti di San Francesco|Fioretti]] di [[San Francesco d'Assisi]] ed anche in scritture di genere diverso, fino ad oggi.
 
==L'agiografia alto-medievale come materiale di studio==
Lo studio dei testi agiografici dell'epoca permette di considerare gli stessi come documenti importanti per poter ricavare sia la [[sociologia|storia della società]], sia per poter procedere ad una ricostruzione della medesima dal punto di vista [[Antropologia|antropologico]].
 
===Documento della storia sociale===
Nei testi agiografici si riscontrano particolari di quel vivere quotidiano che normalmente la [[storiografia]] dell'epoca trascurava, come i segni del sovrannaturale che presentavano l'eccezionale e l'inspiegabile.
 
Bisogna però tenere presente che, essendo l'agiografia [[Simbolo|simbolica]], segue anch'essa ben precisi modelli culturali.
 
Un esempio può essere quello dell'alto numero di guarigioni operate dai santi nei confronti dei lebbrosi, dei ciechi e dei paralitici nei testi dell'agiografia bizantina che può essere interpretata come indice di frequenza di queste malattie nel [[Medio Oriente]] ma che può dipendere, anche, dal modello [[Vangelo|evangelico]] al quale queste ''Vite'' si rifanno e che attribuiscono ai santi i miracoli operati da [[Gesù]].
 
===Documento per l'indagine antropologica===
Il componimento agiografico è, peraltro, utile anche per la ricostruzione di una data società.
 
Infatti, dal quadro dei valori, cioè dei comportamenti e dei costumi che vengono proposti come modello dell'agire del personaggio, si risale facilmente alle ''rappresentazioni collettive'', come le idee e le immaginazioni, di una società piuttosto che un'altra.
 
===Strumento di acculturazione===
Oggi gli studiosi dell'agiografia sono concordi nell'affermare che il culto dei santi, e in particolare i testi agiografici, sono un prodotto della cultura [[Clero|clericale]], cioè dotta, destinato alla diffusione fra le masse popolari, come sostiene František Graus <ref>František Grauss, ''Le funzioni del culto dei santi e delle leggende'', in "Agiografia medievale", a cura di S.Boesch Gajano, Bologna, Il Mulino, 1976,pp.159-160 </ref>.
 
Lo studioso, infatti, afferma che non è vero, come spesso si è affermato, che il popolo abbia creato la [[leggenda]] e che il suo contributo al culto dei santi nel primo medioevo è modesto dove non si è trattato di trasferire in modo meccanico usanze più antiche ai nuovi santi.
 
Il popolo comune, sempre sostiene il Grauss, trasferì spesso, a santi cristiani, usanze e, a volte, anche racconti più antichi, ma il culto cristiano di questa epoca "non era assolutamente una creazione popolare... erano creazioni del clero, in particolare, di quello dei monasteri".
 
Sembra, pertanto, che gli autori di queste opere agiografiche avessero degli scopi intenzionali riguardo il pubblico, soprattutto di propaganda in rapporto ad esigenze locali (il culto di un santo è, infatti, maggiormente legato a un luogo sacro specifico, come un monastero o un santuario).
 
Si può, quindi, concludere dicendo che la produzione di testi agiografici fu uno strumento tipico di [[acculturazione]] anche se, sempre come afferma il Grauss, nel culto dei santi confluiscono credenze popolari più antiche che rivelano elementi di una cultura tradizionale e profonda, differente da quella ufficiale cristiana come dalla cultura ufficiale precedente, cioè quella greco-romana.
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
*H. Delehaye S.J. con appendice di Wilhelm Meyer, ''Le leggende agiografiche'', Libreria editrice fiorentina 1906
*R. Aigrain, ''L'Hagiographie, ses sources, ses méthodes, son histoire'', Parigi, 1953
*H. Delehaye, ''L'oeuvre des Bollandistes à travers trois siècles'', Bruxelles, Société des Bollandistes, 1959
*F. Halkin, in BHG, 1957 ("SHG", 8; rist. 1986)
*H. Delehaye, ''Les Passions del martyrs et les genres littéraires'', 1966 (2° ed; "SHG", 13b)
*A. Bastiaensen, ''Vita di Martino, Vita di Ilarione, In memoria di Paola'', Fond. Valla-Mondadori 1975
*L. Tyden, ''New Forms of Hagiography; Heroes and Saints'', in the 17th International Byzantine Congress, Major Papers, New York 1986, 532-536;
*S. Boesch Gajano, ''Agiografia medievale'', Bologna 1976
*S. Boessh Gajano (a c.di), ''Agiografi altomedievali'', il Mulino, 1976
*J. Dubois, ''Les Martyrologes historiques du Moyen Age latin'', Louvain 1978
*M. Heinzelmann, Translationsberichte und andere Quellen des Reliquienkultes, Louvain 1979
*AA.VV. ''Aspetti e problemi degli studi agiografici'', in "La Scuola Cattolica", 108 (1981) 281-324)
*B. Ward, ''Miracles and the Medieval Mind'', Philadelphie (PA) 1982
*A. Boureau, ''La Légende Dorée. Le système narratif de Jacques de Voragine'', Parigi 1984
*V. Saxer, ''La ricerca agiografica dai Bollandisti in poi'', "Augustinianum" 24 (1984), pp. 333-345
*G. Philippart, ''Les Légendiers et autres manuscrits hagiographiques'', Louvain 1985
*R. Grégoire, ''Manuale di agiologia'', Fabriano 1987
*A. Bastiaensen, ''Introduzione ad Atti e passioni dei martiri'', Milano, Fond. Valla 1987, pp. IX-XL
*G. Dalla Torre, ''Processo di beatificazione e canonizzazione'', in Enc. del Diritto XXXVI (1987)
*AA.VV., Atti e passioni dei martiri, Fond. Valla-Mondadori 1987
*A. Vauchez, ''La santità nel Medioevo'', Il Mulino, Bologna, 1989
*S. Boesch Gajano (a c.di), ''Raccolte di Vite di santi dal XIII al XVIII secolo'', Fasano 1990
*S. Boesch Gajano, ''Le metamorfosi del racconto'', in Lo spazio letterario di Roma antica, III, Roma, Salerno 1990, pp. 217-244;
*G. Luongo, ''Alla ricerca del sacro. Le traslazioni in epoca altomedioevale'', in Il ritorno di Paolino, Napoli-Roma 1990
*H. Delehaye,'' L'Ancienne Hagiographie byzantine: les sources, les premiers modéles, la formation des geres'', 1991
*G. Luongo, ''Lo specchio dell'agiografo. S. Felice nei carmi XV e XVI di Paolino di Nola'', Napoli 1992
*J. Dubois - J. L. Lemaĵ tre, ''Sources et méthodes de l'hagiographie médiévale'', in "Histoire", Parigi 1993
*D. von der Nahmer, ''Le Vite dei santi'', Genova Marietti 1998
*Tommaso da Celano, ''Vita I di S. Francesco; Vita II'', in Fonti Francescane, Padova, Il Messaggero 1993
*G. Philippart (a c. di),'' Hagiographies'', 1, Turnhout 1994
*G. Philippart, ''Martirologi e leggendari'', in Lo spazio letterario del Medioevo, II, Roma, Salerno 1994, pp. 605-648
*M. Van Uytfanghe, ''L'origine, l'essor et les fonctions du culte des saints. Quelques repères pour un débat rouvert'', «Cassiodorus» 22 (1996), pp. 143-196 (reperibile in Biblioteca)
*G. Luongo, ''Paolo maestro e compagno dei martiri'', in V Simposio di Tarso su S. Paolo apostolo a c. di L. Padovese, Roma 1998
*G. Luongo, ''Paolino testimone del culto dei santi'', in Anchora vitae. Atti del II Convegno Paoliniano a c. di G. Luongo, Napoli-Roma, LER 1998
*G. Luongo (cur.), ''Scrivere di santi'', Roma, Viella 1998
*F. Scorza Barcellona (cur.), ''Santi del Novecento: storia, agiografia e canonizzazioni'', Torino, Rosenberg e Sellier 1998
*S. Boesch Gajano, ''La santità'', Laterza, Roma - Bari 1999
 
==Voci correlate==
*[[Jacopo da Varazze]]
*[[Santa Agnese]]
*[[San Lorenzo]]
*[[San Sebastiano]]
*[[Paolo di Tarso|San Paolo]] apostolo
*[[Giuseppe Riva (sacerdote)]]
 
==Altri progetti==
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==Collegamenti esterni==
* [http://www.santiebeati.it/ Enciclopedia dei Santi e Beati]
*[http://www.clerus.org/clerus/dati/1999-06/16-2/AGIOGRAFIA.rtf.html L'Agiografia come genere letterario]
*[http://www.dhs.ch/externe/protect/textes/i/I12817.html Il valore storico dell'Agiografia]
*[http://www.catacombe.roma.it/it/ricerche/ricerca12.html Approfondimento su ''Gli Atti dei Martiri'']
*[http://www.parrocchie.it/valledimaddaloni/martirologi_e_sacramentari.htm Martirologi e Sacramenti]
*[http://www.ilcarmelo.it/ Il Carmelo e i Carmelitani scalzi]
 
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