[[Immagine:Gilgamesh.jpg|right|250px|thumbnail|Gilgamesh, Re di Uruk]]
{{W|filosofia|settembre 2007|firma=<span style="border:1px solid;padding:1px;background:#ffffff;color:#9999CC">[[Utente:Sergejpinka|<span style="background:#CCCCFF;">Sergejpinka</span>]][[Discussioni utente:Sergejpinka|<small> discutiamone</small>]]</span> <small></small> 01:56, 17 set 2007 (CEST)}}
{{quote|Di colui che vide ogni cosa, voglio narrare al mondo;<br /> di colui che apprese e che fu saggio in tutte le cose.|Incipit dell'Epopea di Gilgamesh}}
[[Immagine:Schopenhauer.jpg|thumb|220px|Arthur Schopenhauer]]
L''''Epopea di Gilgamesh''' è un [[poema epico]] [[sumerico]], scritto in [[Scrittura_cuneiforme|caratteri cuneiformi]] su tavolette d'argilla che risale a circa 4500 anni fa.
{{quote|A parte poche eccezioni, al mondo tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese|Arthur Schopenhauer, [[aforisma]]}}
L'Epopea di Gilgamesh, raccoglie tutti quegli scritti che hanno come oggetto le imprese del mitico re di [[Uruk]] ed è da considerarsi il più importante dei testi [[Mitologia|mitologici]] babilonesi e assiri pervenuti fino a noi.
{{Bio
|Nome = Arthur
|Cognome = Schopenhauer
|Sesso = M
|LuogoNascita = Danzica
|GiornoMeseNascita = 22 febbraio
|AnnoNascita = 1788
|LuogoMorte = Francoforte sul Meno
|GiornoMeseMorte = 21 settembre
|AnnoMorte = 1860
|Attività = filosofo
|Epoca = 1800
|Nazionalità = tedesco
}}
Di quest'opera noi possediamo, oltre all'edizione principale allestita per la biblioteca del re [[Assurbanipal]] - ora conservata nel [[British Museum]] di [[Londra]], – altre versioni più antiche e maggiormente frammentarie. Tutti i popoli che sono venuti a contatto con il mondo sumerico hanno avvertito la grandezza dell'ispirazione, tanto è vero che tavolette cuneiformi con il testo di Gilgameš sono state trovate in [[Anatolia]], scritte in [[ittita]] e [[hurrita]], e in [[Siria]]-[[Palestina]]. I testi più antichi che trattano le avventure dell'eroe (pervenutici in condizioni frammentarie) appartengono alla [[letteratura sumerica]] e anche scene dell'epopea si ritrovano, oltre che su vari [[Bassorilievo|bassorilievi]], su [[Sigillo|sigilli]] cilindrici del III millennio a.C.
== Biografia ==
==Narrazione==
Figlio di un ricco [[commercio|mercante]], Heinrich Floris, e di una [[scrittore|scrittrice]], Johanna Henriette Trosiener, nel [[1805]], alla morte del padre, si stabilì a [[Weimar]] con la madre. Qui conobbe [[Christoph Martin Wieland]] e [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]]. Contrario ad ogni mondanità, si ritirò in solitudine per portare a termine gli studi. Nel [[1809]] s'iscrisse alla facoltà di medicina a [[Gottinga]]. Due anni dopo, nel [[1811]], si trasferì a [[Berlino]] per frequentare i corsi di [[filosofia]]. Ingegno molteplice, sempre interessato ai più diversi aspetti del sapere umano (frequentò corsi di [[fisica]], [[matematica]], [[chimica]], [[magnetismo]], [[anatomia]], [[fisiologia]], e tanti altri ancora), nel [[1813]] si laureò a [[Jena]] con una tesi ''Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente'' e, nel [[1818]], pubblicò la sua opera più importante, ''[[Il mondo come volontà e rappresentazione]]'' che ebbe tuttavia scarsissimo successo tra i suoi contemporanei. Anche le successive edizioni del trattato furono accolte assai sottotono, nonostante fossero giunti, da più parti, persino riconoscimenti ufficiali, primo fra tutti la vittoria di un concorso indetto dalla Società delle Scienze [[norvegia|norvegese]], che egli conseguì nel [[1839]] con un trattato ''Sulla libertà del volere umano''.
La narrazione prende nome dal protagonista, [[Gilgamesh]], il re sumero di [[Uruk]] (Erech nella [[Bibbia]], attualmente Tell-al-Warka in [[Iraq]]), l'eroe che con il compagno [[Enkidu]] affronta avventure di ogni genere, alla ricerca del segreto dell'immortalità.
Nel poema compaiono molte affinità con i testi biblici e con l'epica classica; si pensa che alcuni temi fossero largamente diffusi nel mondo antico, e che la loro attestazione testimoni rapporti culturali fra i popoli, altrimenti non documentati.
Dopo aver girato in lungo ed in largo l'[[Europa]], e dopo una breve parentesi da libero docente universitario a Berlino ([[1820]]), dal [[1833]] decise di fermarsi a Francoforte sul Meno dove visse da solitario borghese, celibe, misogino.
La vera affermazione del pensatore si ebbe solo a partire dal [[1851]], data della pubblicazione del volume ''Parerga e paralipomena'', inizialmente pensato come un completamento della trattazione più complessa del ''Mondo'', ma che venne accolto come un'opera a sé stante, uno scritto forse più facile per stile e approccio e che, come rovescio della medaglia, ebbe quello di far conoscere al grande pubblico anche le opere precedenti del filosofo. Fondamentalmente in pieno accordo con i dettami della sua filosofia, manifestò un sempre più acuto disagio nei confronti dei contatti umani (ciò che gli procurò, in città, la fama di irriducibile [[misantropo]]) e uno scarso interesse, almeno in via ufficiale, per le vicende [[politica|politiche]] dell'epoca quali furono, ad esempio, i moti rivoluzionari del [[1848]]); i tardi riconoscimenti di critica e pubblico servirono, suppositivamente, ad attenuare i tratti più intransigenti del carattere del filosofo, ciò che gli procurò negli ultimi anni della sua esistenza una ristretta ma interessata e fedelissima cerchia di (come egli stesso amò definirli) devoti "apostoli", tra cui il compositore [[richard Wagner|Wagner]]. Morì di [[pleurite]], nel [[1860]].
==Cronologia=Trama===
Gilgamesh è il re sumero della città di Uruk. Guerriero e crudele, è per due terzi divino e per un terzo mortale e tiene sotto il suo dominio un popolo sempre più stanco delle sue prepotenze e ingiustizie. Gli dei, dunque, per punirlo, decidono di mandargli contro Enkidu, un uomo primitivo e rozzo, creato dall' argilla e descritto nell' epopea come selvaggio sia nel fisico che nei comportamenti. I due si scontrano, come previsto, ma lo scontro finisce alla pari. Colpito dalla Forza di Enkidu, Gilgamesh stringe con lui un patto d'amicizia. Decidono di andare insieme alla Foresta dei Cedri per prelevare il prezioso legno di questi alberi. Alla guardia della Foresta c'è però un mostro, che i due riescono a sconfiggere senza grossi problemi. Accresciuta ulteriormente la sua fama e l'amicizia con Enkidu, Gilgamesh viene corteggiato da Ishtar (la dea della bellezza e della fecondità, ma anche della guerra e della distruzione), che lo vorrebbe come sposo, estasiata dalle sue doti di guerriero e dalla sua fama. Gilgamesh però la rifiuta, visto il triste destino degli amanti della dea, e Ishtar, con l'aiuto di Anu (il dio del Cielo e padre di Ishtar stessa) invia contro i due amici un ferocissimo toro divino di colore blu. Nel combattimento che ne consegue, Enkidu blocca il selvaggio animale e Gilgamesh gli infila la spada tra le corna, uccidendolo. Oltraggiata ancora di più, Ishtar fa morire Enkidu con una brutale malattia, che gli fa patire una morte lenta e atroce. Gilgamesh scopre così per la prima volta il dolore per la perdita di un caro amico, e la sua tristezza è tanta. Decide dunque di intraprendere un viaggio alla ricerca del senso della vita. E'inoltre deciso a scoprire il segreto dell'immortalità. Viene a sapere che c'è un solo uomo che conosce questo segreto: il suo nome è Ut-narpisthim, un uomo molto vecchio e saggio che scampò, grazie all'aiuto di un dio, dal diluvio universale, acquistando così l'immortalità. Egli vive isolato su un monte altissimo e, dato il grandissimo segreto che conosce, la sua casa è raggiungibile solo dopo aver superato molti ostacoli. Gilgamesh riesce a superarli tutti, riesce a superare anche gli uomini scorpione, che sorvegliano i monti "Mashu", ed ad un tratto arriva in un bellissimo giardino (molto simile al paradiso terrestre biblico) dove una bella donna gli implora di fermarsi e non proseguire. Il valoroso re non cede alle richieste e sceglie di andare avanti, giungendo finalmente nel luogo dove vive Ut-narpisthim. Il vecchio però gli risponde che la morte è inevitabile per l'uomo che, prima o dopo, dovrà morire. Gilgamesh, ormai senza speranze, sta per andarsene quando Ut-narpisthim, impietosito, gli rivela che c'è un'unica possibilità per l'eterna giovinezza: è una pianta che si trova in fondo al mare. Gilgamesh parte subito alla ricerca del prezioso vegetale e, dopo averlo trovato, decide di riposarsi sulle rive di un ruscello. Al suo risveglio, scopre che la pianta tanto preziosa è stata mangiata da un serpente, che dopo averla mangiata ha cambiato pelle. Sconfitto, torna così ad Uruk, la sua città.
===Infanzia===
====[[1788]]====
Nasce a Danzica il [[22 febbraio]] Arthur, figlio di [[Heinrich Floris Schopenhauer]] ([[1747]]-[[1805]]), ricco commerciante appartenente a una delle famiglie più antiche e ben in vista della città, e da [[johanna Schopenhauer|Johanna Henriette Trosiener]] ([[1766]]-[[1839]]), donna vivace e salottiera dalle evidenti velleità letterarie. Il nome è scelto dal padre, uomo colto e illuminato che intrattiene conoscenze in tutta [[Europa]], in quanto la sua pronuncia rimane identica in francese come in inglese, ed è dunque un buon biglietto da visita per il futuro erede di un'impresa commerciale a carattere internazionale.
====[[1793]]====
La "città libera" [[Danzica]] entra a far parte dell'orbita dello [[stato]] [[prussia]]no, sicché Heinrich Floris, spirito eminentemente liberale, decide di trasferirsi, famiglia a seguito, ad [[Amburgo]], ben accolto peraltro dalla borghesia cittadina. Gli Schopenhauer intessono relazioni amichevoli con personalità di spicco tra cui il [[pittore]] [[Johann Heinrich Wilhelm Tischbein|Tischbein]], il [[poeta]] [[Friedrich Gottlieb Klopstock|Klopstock]] e il filosofo [[Hermann Samuel Reimarus|Reimarus]].
====[[1797]]====
È l'anno della nascita della sorella minore di Arthur, Louise Adelaide (Adele). Heinrich Floris esprime il desiderio di impartire al figlioletto una [[cultura]] quanto più cosmopolita possibile: ''«Mio figlio deve leggere nel libro del mondo»''. Arthur segue dunque il padre in un viaggio in Francia e ivi rimane, nella città di [[Le Havre]], per ben due anni presso la casa d'un amico di famiglia, imparando così perfettamente la [[lingua francese]] e acquisendo i primi rudimenti di quella [[lingua latina|latina]].
[[Immagine:ArthurSchopenhauer.jpg|thumb|left|Ritratto del giovane Schopenhauer.]]
====[[1799]]====
Arthur fa ritorno ad [[Amburgo]] e comincia la frequenza del prestigioso Istituto Runge, compiendo studi a carattere squisitamente commerciale.
====[[1800]]====
Durante le vacanze estive Arthur accompagna i genitori a [[Weimar]], (dove fa la conoscenza di [[Friedrich Schiller|Schiller]]), [[Karlsbad]], [[Praga]], [[Berlino]] e [[Lipsia]].
===Giovinezza===
====[[1801]]/[[1803]]====
Il giovane Schopenhauer prosegue i suoi studi presso l'Istituto Runge, ma non è soddisfatto: vorrebbe iscriversi al ginnasio. Il padre lo convince a proseguire i suoi studi con un piccolo raggiro: potrà seguirlo in un lungo viaggio attraverso l'Europa se deciderà di proseguire la sua pratica commerciale. Arthur accetta e, per il momento, rinuncia ad intraprendere gli studi umanistici.
====[[maggio]] [[1803]]/[[dicembre]] [[1804]]====
Gli Schopenhauer sono in viaggio per l'Europa; li ritroviamo dapprima in [[Gran Bretagna]], a [[Wimbledon (Londra)|Wimbledon]], dove il giovane Arthur rimane a pensione presso il Rev. Lancaster e ha così modo di approfondire la sua conoscenza della lingua e soprattutto della letteratura inglese: legge [[William Shakespeare|Shakespeare]], [[George Gordon Byron|Byron]], [[Burns]], [[Laurence Sterne|Sterne]], [[Walter Scott|Scott]] e altri ancora. In una lettera alla madre deplora la bigotteria inglese, un tema che spesso si riscontrerà nelle sue opere.<!--perché scrivere alla madre, se stanno viaggiando insieme?--> Da [[novembre]] il viaggio prosegue verso [[Olanda]] e [[Belgio]], quindi [[Parigi]] e, fino all'estate successiva, nelle altre regioni della [[Francia]]. In [[estate]] gli Schopenhauer sono a [[Vienna]], a [[Dresda]] e infine a Berlino: da qui la signora Schopenhauer e Arthur si recano a Danzica. A fine anno i due fanno ritorno ad Amburgo.
====[[1805]]====
Arthur inizia il tirocinio commerciale presso la ditta Jenisch. Il [[20 aprile]] il padre ha un grave incidente: viene ventilata l'ipotesi d'un [[suicidio]], ufficialmente per questioni economiche, ma molto più probabilmente a causa dell'apatia e dell'insofferenza dimostrategli da parte della moglie, cosa che il filosofo, anche in futuro, non le perdonerà mai.
====[[1806]]====
L'ormai vedova signora Schopenhauer si trasferisce a Weimar con la figlia dove, grazie alle sue qualità di intrattenitrice e al suo fascino, riesce ad accattivarsi l'amicizia e la frequentazione del suo salotto da parte di personaggi di assoluta eccellenza, primo fra tutti [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], ma anche i due fratelli [[Schlegel]] e [[Wieland]]. Arthur intanto è rimasto ad Amburgo a curare gli interessi dell'attività del defunto padre; non trascura però il suo sempre vivo interesse per la cultura umanistica: legge [[wilhelm Heinrich Wackenroder|Wackenroder]] e [[johann Georg Sulzer|Sulzer]].
====[[1807]]====
Il giovane filosofo è tormentato da un dilemma: è legato alla promessa fatta al padre, anni prima, di proseguire l'attività di commerciante, ma brama anche intraprendere gli studi classici; teme però sia ormai troppo tardi per dare alla sua vita una svolta così radicale. Nel dubbio atroce un soccorso gli viene dallo storico e studioso d'arte [[Carl Ludwig Fernow]], il quale lo esorta a compiere il gran passo; Arthur si reca dunque a [[Gotha]] e diviene allievo dell'umanista [[Fr. Jacobs]] e del latinista [[Fr. W. Doering]], sotto la cui guida si esercita nella composizione in lingua tedesca e latina; ben presto però è costretto a lasciare la città, a causa soprattutto delle sue caustiche satire che gli inimicano l'ambiente. A fine anno si trasferisce a Weimar, ma rinuncia a stabilirsi dalla madre e preferisce prendere alloggio dal grecista [[franz Passow|Passow]].
[[Immagine:Arthur Schopenhauer Portrait by Ludwig Sigismund Ruhl 1815.jpeg|thumb|right|220px|Arthur Schopenhauer ritratto da [[Ludwig Sigismund Ruhl]] (1815)]]
====[[1808]]/[[settembre]] [[1809]]====
Sono, questi, i mesi di più intenso studio, sempre sotto la guida di Passow per quanto riguarda la [[lingua greca]], mentre [[Cr. Lenz]] lo segue nel [[lingua latina|latino]]. Intanto [[karl Ludwig Fernow|Fernow]] (di cui Johanna Schopenhauer ha nel frattempo scritto una [[biografia]]) lo avvicina alla [[cultura]] italiana e, in particolare, all'opera [[francesco Petrarca|petrarchesca]] (fra quelle dei poeti italiani, la preferita dal filosofo). Gli intensissimi studi non gli precludono però la vita sociale: Arthur si reca spesso a [[teatro]] e ai concerti, e s'innamora di Karoline Jagemann, un'attrice cui dedica una piccola poesia sentimentale. Al compimento del ventunesimo anno riceve il suo terzo dell'eredità paterna, circa 19.000 [[tallero|talleri]].
Nel finale il testo originale è ricco di lacune, dovute certamente alla mancanza di alcune tavolette, andate ormai perdute.
====[[ottobre]] [[1809]]/[[aprile]] [[1811]]====
Si iscrive alla facoltà di medicina della prestigiosa [[Università degli studi|Università]] di [[Gottinga]]: segue lezioni di fisiologia, [[anatomia]], [[matematica]]; s'interessa di [[fisica]], [[chimica]] e [[botanica]]; segue anche [[storia]], [[psicologia]] e [[metafisica]], ed è soprattutto la passione per quest'ultima che lo spinge ad abbandonare definitivamente gli studi medici e a dedicarsi completamente alla filosofia. Sotto la guida di [[gottlob Ernst Schulze|Schulze]] studia [[gottfried Leibniz|Leibniz]], [[Christian Wolff (filosofo)|Wolff]], [[David Hume|Hume]], [[carl Jacobi|Jacobi]] e, infine, [[Platone]] e [[immanuel Kant|Kant]], che possono a tutti gli effetti essere considerati come suoi veri e propri maestri.
Altro episodio, del quale però non si capisce la giusta collocazione all'interno del poema, è il seguente:
====[[1811]]/[[1812]]====
Trascorre le vacanze a [[Weimar]], dove incontra Wieland che gli pronostica un futuro di sicuro successo. In autunno è a Berlino per ascoltare le lezioni di [[johann Gottlieb Fichte|Fichte]], fino ad allora venerato alla stregua d'un grande pensatore. Dallo studio dell'opera di Fichte emerge però un certo disappunto, che presto si tramuta in ostilità. Il filosofo prova allora a consolarsi con le scienze, una materia di studio che sarà sempre tra le sue preferite: si interessa di [[elettromagnetismo]], di [[astronomia]], fisiologia, [[anatomia]] e [[zoologia]]; segue con grande interesse persino i corsi di [[archeologia]] e di [[letteratura greca]], nonché quelli di poesia nordica. Ha l'occasione di ascoltare le lezioni di [[friedrich Schleiermacher|Schleiermacher]], che però non apprezza e, anzi, contesta nei riguardi della teoria della coincidenza fra [[religione]] e filosofia, sostenendo che un uomo religioso non ha bisogno di filosofia, mentre il vero filosofo non cerca sostegni (Schopenhauer paragonerà le religioni ad una sorta di "stampella" per spiriti inetti) ma procede libero da imposture dottrinali, affrontando ogni pericolo.
====[[1813]]/[[primavera]] [[1814]]====
In seguito alla ripresa delle [[guerre napoleoniche]] ([[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] sarà in seguito aspramente criticato dal filosofo), Schopenhauer abbandona Berlino e si reca nuovamente a Weimar, dove approfondisce lo studio di [[baruch Spinoza|Spinoza]]; si trasferisce poi a [[Rudolstadt]], dove lavora al suo trattato ''Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente'', che spedisce poi all'Università di [[Jena]] ottenendo con ciò la laurea in [[filosofia]] ''in absentia''. A fine anno ritorna a Weimar dove ha l'opportunità di rivedere l'ormai maturo [[johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], sicuramente il personaggio a cui il filosofo sarà più legato nel corso della sua esistenza (le sue opere saranno sempre abbondantemente arricchite di citazioni e appunti presi dalle opere del grandissimo poeta). Assieme all'"eletto dagli Dei" Schopenhauer approfondisce la ''teoria dei colori'' in accesa critica antinewtoniana. Nel contempo s'avvicina alle culture d'oriente: legge con crescente entusiasmo, su suggerimento dell'orientalista [[Fr. Majer]], le [[Upaniṣad]] indiane.
====[[1814]]/[[1818]]====
Nel maggio si trasferisce a [[Dresda]]. È un periodo di intensissimo lavoro, interrotto per alcuni sporadici viaggi estivi. Frequenta la galleria d'arte e la biblioteca; legge moltissimo, specie i grandi classici latini ([[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] e [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]), i classici del [[rinascimento]] italiano ([[Machiavelli]]), della [[letteratura tedesca]] contemporanea ([[Jean Paul]]) e, in generale, della filosofia d'ogni tempo ([[Aristotele]], [[Giordano Bruno|Bruno]], [[francesco Bacone|Bacone]], [[thomas Hobbes|Hobbes]], [[john Locke|Locke]], Hume e, ovviamente, Platone e Kant). Il suo interesse per l'ottica lo spinge a pubblicare, nel [[1816]], un trattato ''Sulla vista e sui colori''. Inizia la stesura della sua opera principale, ''Il mondo come volontà e rappresentazione'', che porta a termine all'inizio del 1818 e che fa pubblicare, per i tipi della casa editrice Brockhaus di Lipsia, nel dicembre dello stesso anno. Questa prima edizione sarà un totale fiasco economico, e buona parte di essa andrà al macero.
====[[autunno]] [[1818]]/[[1819]]====
Nel settembre 1818 Schopenhauer lascia Dresda e, dopo un breve soggiorno a [[Vienna]], varca le [[Alpi]] e raggiunge l'[[Italia]]. A novembre è a Venezia, nello stesso periodo in cui in città si trova il grande poeta inglese [[george Gordon Byron|Byron]], tra l'altro molto ammirato dal filosofo. Per una serie di ragioni non ben chiare [cfr. "La vispa Teresa" di A. Verrecchia (2006)], i due non si incontrano, nonostante Schopenhauer abbia una lettera di presentazione datagli da Goethe in persona. Ha una breve ma molto intensa relazione amorosa con una gentildonna veneziana, tale Teresa Fuga, che gli rimarrà nei pensieri fino a vecchiaia inoltrata. Visita poi [[Bologna]], [[Firenze]], [[Roma]] e [[Napoli]]: maneggia con una certa abilità la lingua italiana, e s'interessa sempre più ad altri autori del panorama poetico della penisola, tra cui ovviamente [[Dante Alighieri|Dante]], [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]], [[Ludovico Ariosto|Ariosto]] e [[Torquato Tasso|Tasso]], nonostante il preferito rimanga comunque Petrarca. Nel [[giugno]] del 1819 gli vien recapitata una lettera della sorella che lo informa dell'avvenuto fallimento della banca Muhl di Danzica, cui le due familiari avevano affidato la totalità dell'eredità e Arthur 8.000 talleri: Schopenhauer rientra frettolosamente in Germania nella speranza di ottenere il capitale versato, rifiuta di giungere ad un accordo con i curatori fallimentari (cosa che gli permetterebbe di rientrare subito in possesso di almeno una parte della somma perduta) e, per due anni, orbita in una situazione piuttosto complessa dal punto di vista economico: nonostante propugni l'impossibilità dell'insegnamento filosofico (così come l'assoluta inutilità dell'apprendimento delle virtù, che egli giudica innate, ovvero fornite ''a priori'' solo ad alcuni eletti), pensa d'ottenere una cattedra di filosofia e di dedicarsi alla carriera universitaria: le opzioni sono [[Heidelberg]], Gottinga e Berlino. Decide infine di stabilirsi in quest'ultima.
====[[1820]]/[[1821]]====
Nella primavera del 1820 è libero docente all'Università di Berlino: con inverosimile cipiglio fissa gli orari delle sue lezioni in concomitanza con quelle dell'odiato [[georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]], il che gli procura, almeno in principio, un pubblico esiguo ma relativamente fedele; in seguito le sue orazioni verranno per lo più disertate. Incontra Caroline Richter, detta Medon, corista dell'[[Teatro d'Opera|Opera]] di Berlino: la loro relazione, tra alti e bassi, si concluderà definitivamente nel [[1826]]. Nell'agosto del 1821 è protagonista di un evento increscioso: disturbato e irritato dai continui rumori che la sua vicina di casa, Caroline Louise Marquet, continua a fare davanti alla soglia della sua abitazione, il filosofo la spintona facendola rovinare a terra e causandole leggere ferite. In prima istanza Schopenhauer viene assolto, ma è poi condannato in appello e costretto a versare alla donna un'indennità di cinquanta talleri al mese, fino alla morte della stessa.
===Maturità===
====[[1822]]/[[1824]]====
Il [[26 maggio]] 1822 il filosofo riparte per l'Italia: in agosto, dopo qualche tempo di svago passato sulle [[Alpi]] svizzere, è a Milano; prosegue poi per Venezia, per Firenze, dove rimane a lungo, e per Roma. Nell'estate del [[1823]] fa ritorno in Germania, passando per Monaco, dove trascorre qualche tempo, e per Dresda, in cui si stabilisce: le sue condizioni di salute non sono delle migliori, ma ciò non ostacola la sua sete di sapere: legge [[François de La Rochefoucauld (scrittore)|La Rochefoucauld]] e [[nicolas Chamfort|Chamfort]], progetta di tradurre Hume e Bruno.
====[[1825]]/[[1827]]====
Ad aprile è a Berlino con la speranza di tenere nuovi, più fruttuosi corsi universitari. Conosce [[Alexander von Humboldt]]; decide di imparare lo [[lingua spagnola|spagnolo]]: legge [[Calderón de la Barca]], [[felix Lope de Vega|Lope de Vega]], [[miguel de Cervantes|Cervantes]] e s'appassiona per l'opera di [[Baltasar Graciàn]].
====[[1828]]/[[1829]]====
Vorrebbe lasciare definitivamente Berlino e trasferirsi, come docente, ad [[Heidelberg]]; purtroppo i contatti col decano dei filosofi di quell'università, di posizione spiccatamente hegeliana, sono scoraggianti. Si dedica dunque agli studi scientifici e alle traduzioni: completa la versione tedesca dell'''Oràculo manual y arte de prudencia'' di Graciàn e lo propone all'editore Brockhaus, che lo rifiuta; l'opera apparirà postuma.
====[[1831]]/[[1833]]====
Nell'agosto del 1831 fugge da Berlino, colpita dal [[colera]], e si rifugia a [[Francoforte sul Meno]], dove resta fino al luglio dell'anno successivo. Trascorre quindi un anno a [[Mannheim]] e, dal [[giugno]] 1833, è nuovamente e definitivamente a Francoforte, città che non abbandonerà più fino alla morte. In questo periodo la sua titanica curiosità lo porta ad occuparsi di [[filosofie orientali|filosofia cinese]], [[magnetismo]] e letteratura mistica.
====[[1834]]/[[1836]]====
Lavora al trattato ''Sulla volontà nella natura'', opera che rappresenta una ''summa'' dei suoi precedenti studi di anatomia, fisiologia, [[patologia]], [[astronomia]], [[linguistica]], magnetismo animale e [[cina|sinologia]]. Secondo la formulazione del sottotitolo, l'opera vuol essere «un'esposizione delle conferme che la filosofia dell'Autore ha ricevuto da parte delle scienze empiriche, dal tempo in cui è comparsa».
====[[1837]]/[[1838]]====
Nel 1837 esprime la sua personale opinione circa la costruzione e la dedica a Goethe di una statua da parte della città di Francoforte; secondo il filosofo dovrebbe trattarsi di un busto, come si confà «ai poeti, ai filosofi e agli scienziati, che hanno servito l'umanità solo con la testa», e recare sullo zoccolo non il nome, bensì la scritta «Al poeta dei tedeschi - La sua città natale». I suoi suggerimenti non vengono accolti. Maggiore successo riscuote il suo parere sull'edizione delle ''Opere complete'' di Kant, a cura di [[Karl Rosenkranz]] e [[Wilhelm Schubert]]. Convinto che la prima edizione della ''Critica della ragion pura'', ormai introvabile, sia di gran lunga superiore a tutte le successive, scrive alcune lettere a Rosenkranz per indurlo a ripubblicare lo scritto, cosa che avviene nel 1838. Medita di partecipare a due concorsi, banditi l'uno nel 1837 dalla Reale Società delle Scienze di [[Norvegia]] e l'altro l'anno successivo dalla Reale Società delle Scienze di [[Danimarca]] per saggi rispettivamente sui temi della libertà del volere e del fondamento della morale.
====[[1839]]/[[1841]]====
Nel 1839 viene premiato dalla Società norvegese per il suo saggio ''Sulla libertà del volere umano'': è il primo riconoscimento ufficiale. [[17 aprile]]: muore a [[Jena]] la madre Johanna. L'anno successivo invia alla Società danese la sua opera sul ''Fondamento della morale'', ma questa volta non gli viene assegnato alcun premio. Nel 1841 i due trattati vengono pubblicati assieme sotto il titolo ''I due problemi fondamentali dell'etica'', ma l'accoglienza della critica è come sempre poco favorevole. Continua la sua attività di studio, da tempo ormai concentrata sulle civiltà orientali. Ha i primi contatti con l'"arciapostolo" [[Julius Frauenstädt]], allievo fedelissimo cui il filosofo lascerà in eredità i propri inediti.
====[[1843]]====
[[Friedrich Dorguth]] pubblica la sua opera ''La falsa radice dell'ideal-realismo'', dove parla con ammirazione del filosofo di Danzica: è il primo di una lunga serie di scritti con i quali l'autore cercherà di rompere la cortina di silenzio innalzata attorno a Schopenhauer dalla "congrega dei cialtroni", come il filosofo spesso avrà modo di definire la triade Fichte, [[friedrich Schelling|Schelling]] ed Hegel.
====[[1844]]====
Brockhaus pubblica una seconda edizione del ''Mondo'', con l'aggiunta dei cinquanta capitoli di ''Supplementi'' ai quali Schopenhauer lavora già da una decina d'anni: l'opera, come prevedibile, è accolta con un certo superficiale disinteresse e il libro non si vende.
====[[1847]]====
Esce a Francoforte la seconda edizione del trattato ''Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente''.
====[[1848]]====
Durante i moti rivoluzionari di [[settembre]] il filosofo è profondamente turbato dall'idea che la massa possa prendere il potere, tanto che prevede di dover abbandonare Francoforte.
====[[1849]]====
Muore la sorella Louise Adelaide. Schopenhauer incontra il futuro discepolo [[Adam Ludwig von Doß]].
Gilgamesh prega il dio degli inferi di fargli rivedere Enkidu per un'ultima volta. Il desiderio viene esaudito e l'anima di quest'ultimo si presenta a Gilgamesh. Enkidu rivela al suo grande amico che la vita nell'oltretomba è triste e cupa, piena di rimpianti per tutto ciò che non si è fatto nella vita terrena e per le occasioni che si sono perse. Gli consiglia pertanto di lasciar stare in pace i morti e di godersi la vita finché possibile, dato che nell'oltretomba l'esistenza sarà piatta e senza felicità.
===Ultimi anni===
====[[1851]]====
Prima edizione, in novembre, dei ''Parerga e Paralipomena'', opera alla quale lavora già dal [[1845]]. Finalmente arriva il successo, e con immensa soddisfazione del filosofo i complimenti più calorosi gli giungono proprio dall'amata [[Inghilterra]].
====[[1854]]==Bibliografia==
*Henrietta McCall, ''Miti mesopotamici'', Milano, Mondadori, 1995 ISBN 8804400307
Esce a Francoforte la seconda edizione de ''La volontà nella natura''. Si fa più stretta l'amicizia con l'avvocato e romanziere [[Wilhelm Gwinner]], primo biografo del filosofo. Wagner gli fa avere il [[libretto]] della sua opera ''L'anello del Nibelungo'': Schopenhauer, che tra i musicisti predilige [[Gioachino Rossini|Rossini]], [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]] e [[Vincenzo Bellini|Bellini]], apprezza di Wagner più i versi che la musica.
*N. K. Sandars (a cura di), ''L'Epopea di Gilgamesh'', Milano, Adelphi, 1994 ISBN 8845902110
====[[1858]]====
*J. Bottero & S. N. Kramer, ''Uomini e dei della Mesopotamia: alle origini della mitologia'', Torino, Einaudi, 1992 ISBN 8806127373
Schopenhauer ha adesso settant'anni. Alla morte dell'avvocato Martin Emder, uno degli amici più cari e suo esecutore testamentario, l'incarico passa a Gwinner, che da ora fino alla fine sarà la persona più vicina al filosofo. La schiera dei discepoli comincia ad infoltirsi: vi entrano a far parte il giornalista [[Otto Lindner]], lo scrittore [[David Asher]] e il pittore [[Johann Karl Bähr]]. La sua vita è da tempo piuttosto ritirata: lunghe passeggiate solitarie o in compagnia del suo fedele cane Atma (= anima, nella filosofia [[induismo|indù]]) (Schopenhauer, nella sua ''Eudemonologia'', raccomanda almeno due ore di moto continuo e vivace al giorno, per meglio ossigenare tessuti e muscoli), pasti all'"Englischer Hof", molto lavoro e tante letture: legge con regolarità il ''[[the Times|Times]]'', il ''Frankfurter Postzeitung'', riviste scientifiche e letterarie tedesche, inglesi e francesi. In questo periodo scopre [[Giacomo Leopardi]], immergendosi «con molto diletto» nella lettura delle ''[[operette morali (Leopardi)|Operette morali]]'' e dei ''Pensieri''. La seconda edizione del ''Mondo'' si esaurisce.
*Andrew George, ''The Epic of Gilgamesh - a new translation'', Penguin Classics (in inglese)
====[[1859]]====
*Giovanni Pettinato (a cura di), ''La saga di Gilgamesh'', Milano, Rusconi, 1992 ISBN 8818880284
Terza edizione del ''Mondo''. La giovane e bella scultrice [[Elisabeth Ney]] modella un busto di Schopenhauer.
====[[1860]]====
Dal mese di aprile si manifestano problemi di salute: difficoltà respiratorie e [[tachicardia]]. Il [[9 settembre]] il filosofo si ammala di [[polmonite]]: frequenti sbocchi di [[sangue]]. Con Gwinner Schopenhauer si intrattiene parlando di [[politica]] e della questione dell'[[unità d'Italia]]. Il [[21 settembre]] il grande filosofo muore. Viene seppellito cinque giorni dopo nel cimitero di Francoforte, alla presenza di pochi fedelissimi. Sulla pietra sepolcrale nessuna epigrafe, solo il suo nome: Arthur Schopenhauer.
== Le opere ==
* ''Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente'' (titolo originale: ''Über die vierfache Wurzel des Satzes vom zureichenden Grunde''), 1813.
* ''Sulla vista e i colori'' (titolo originale: ''Über das Sehen und die Farben''), 1816.
* ''[[Il mondo come volontà e rappresentazione]]'' (titolo originale: ''Die Welt als Wille und Vorstellung''), 1818/1819, secondo volume, 1844.
* ''Sul volere nella natura'' (titolo originale: ''Über den Willen in der Natur''), 1836.
* ''Sulla libertà del volere umano'' (titolo originale: ''Über die Freiheit des menschlichen Willens''), 1839.
* ''Sul fondamento della morale'' (titolo originale: ''Über die Grundlage der Moral''), 1840.
* ''Parerga e paralipomena'' (titolo originale: ''Parerga und Paralipomena''), 1851.
* ''L'arte di ottenere Ragione''.
== Il pensiero ==
{{Vedi anche|Pensiero di Schopenhauer}}
===Influenze===
Nella sua [[filosofia]], Schopenhauer fu influenzato da vari autori:
* [[Platone]]: nella teoria delle "idee", forme eterne dell'[[Iperuranio]]
* [[Kant]]: Schopenhauer riprende i termini del problema kantiano del rapporto fra le cose come ci appaiono ([[fenomeno]]) e le cose in sé ([[noumeno]]). Il fenomeno, ovvero le cose come ci appaiono che elaborate dalle forme a priori di spazio e tempo e dalla categoria di causalità (Kant ne aveva identificate 12 invece) da vita alla scienza è oggettivo ma non vero, perché offuscato dal 'velo di Maya, ovvero un velo che impedisce ai sensi di percepire la realtà. Le cose in sé, il noumeno è, a differenza di quanto diceva Kant, conoscibile, e consiste nella volontà di vivere, presente in ogni cosa dell'universo.
* [[Illuminismo|Illuministi]]: Schopenhauer analizza il mondo da un punto di vista fisiologico, è critico e rifiuta l'Idealismo. In particolare riprende da [[Voltaire]] l'atteggiamento ironico e demistificatore nei confronti di religioni, credenze popolari e superstizioni.
* [[Romanticismo]]: riprende alcuni temi: l'irrazionalismo, il dolore, l'importanza (catartica) dell'[[arte]] e della [[musica]]. [[Richard Wagner]], in particolare, modificò la sua concezione dopo aver letto ''Il mondo come volontà e rappresentazione'', specie nel testo de ''[[L'anello del Nibelungo]]'' (la cessazione della volontà di vivere che accompagna il personaggio di Wotan), nel ''[[Parsifal]]'' e nel ''[[Tristano e Isotta]]''. Nel ''Tristano,'' però, a torto si esagerò l'influenza del filosofo sul musicista.
* Spiritualità indiana: Schopenhauer la conosce attraverso [[Frederich Mayer]]; ammira molto la sapienza orientale, tanto da metterne il sapore nelle proprie opere: molte espressioni e immagini fanno parte del repertorio indiano. Allo stesso modo, il ''[[Parsifal]]'' di Wagner ne ricalca la medesima concezione buddhista.
*Riprende la teoria del [[Nirvana (religione)|Nirvana]], che è un mondo dove l'uomo non desidera, che si raggiunge attraverso 3 momenti:
** giustizia, che ci porta a considerare la volontà di vivere come un'istanza collettiva e non individuale;
** compassione, che ci porta a superare l'eros per amare il prossimo condividendone il dolore, simile appunto al nostro;
** ascesi, che è uno stato di castità che ci serve per annullare il desiderio e raggiungere così il nirvana.
===Temi principali===
{{ViolazioneCopyright|url= Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero, Itinerari di filosofia: Protagonisti, testi, temi e laboratori, Volume 3A da Schopenhauer alle teorie novecentesche sulla politica, pag. 5-18}}
== Voci correlate ==
* [[Filosofia schopenhaueriana]]
* [[Eudemonologia]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons|q}}
[[Categoria:Mitologia sumera]]
[[Categoria:Letteratura sumera]]
== Collegamenti esterni ==
* {{de}} [http://www.schopenhauer-online.de/start.htm Schopenhauer Gesellschaft e.V.]
* {{lingue|de|en}} [http://www.stub.uni-frankfurt.de/archive/schop.htm Archivio schopenhaueriano dell'Università di Francoforte s.M.]
* {{lingue|de|en}} [http://www.schopenhauer.philosophie.uni-mainz.de/index.html Centro ricerche "Schopenhauer" dell'Università di Mainz]
* {{lingue|de|en}} [http://free.freespeech.org/schopenhauer/links.html Link schopenhaueriani]
{{Portale|Filosofia}}
[[Categoria:Danzica|Schopenhauer, Arthur]]
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