Partito della Rifondazione Comunista e Categoria:Ducas: differenze tra le pagine

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In questa categoria sono contenuti i componenti della famiglia [[Impero bizantino|imperiale bizantina]] dei [[Ducas]].
{{Infobox Partito politico italiano|
nome = Partito della Rifondazione Comunista|
simbolo = |
definizione = Partito politico italiano|
leader = |
segretario = [[Franco Giordano]] |
presidente = |
coordinatore = |
fondazione = [[12 dicembre]] [[1991]] |
sede = Via del Policlinico 131, Roma |
coalizione = [[La Sinistra - l'Arcobaleno]] |
ideologia = [[eurocomunismo]], [[pacifismo]] |
internazionale = |
partito europeo = [[Partito della Sinistra Europea]] |
gruppo europeo = [[Sinistra Unitaria Europea - Sinistra Verde Nordica|GUE-NGL]] |
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senatori = 0 |
europarlamentari = 5 |
organo = [http://www.liberazione.it Liberazione] |
sito web = [http://www.rifondazione.it www.rifondazione.it] |
colore = red |
}}
Il '''Partito della Rifondazione Comunista''' (PRC), o semplicemente ''Rifondazione Comunista'', è un partito politico della [[sinistra radicale]], [[movimentismo|movimentista]] e [[pacifismo|pacifista]] italiana, fondato nel [[1991]].
 
[[Categoria:Famiglie imperiali bizantine]]
Il principale esponente del partito è [[Fausto Bertinotti]], presidente uscente della [[Camera dei deputati]], che è stato segretario per 12 anni (dal [[1994]] al [[2006]]). Dal [[7 maggio]] [[2006]], il segretario nazionale è [[Franco Giordano]].
 
[[cs:Kategorie:Dukové]]
Rifondazione Comunista, membro e promotore del [[Partito della Sinistra Europea]] (organizzazione che raggruppa alcune formazioni della [[sinistra radicale]] europea) è presente nel Parlamento Europeo nel gruppo [[GUE/NGL]], ed attualmente fa parte della coalizione di [[sinistra]], [[La Sinistra - L'Arcobaleno]].
[[en:Category:Doukid dynasty]]
 
[[es:Categoría:Dinastía de los Ducas]]
Gli iscritti al partito sotto i 30 anni si riuniscono nella struttura parallela dei [[Giovani Comunisti]].
[[fr:Catégorie:Famille Doukas]]
 
[[ja:Category:ドゥーカス家]]
==Storia==
[[pt:Categoria:Dinastia dos Ducas]]
===Le origini===
{{vedi anche|Storia del Partito della Rifondazione Comunista (1991-1993)}}
[[Immagine:Luciana Castellina.jpg|thumb|Luciana Castellina]]
Il [[Movimento per la Rifondazione Comunista]] (MRC) nasce nel [[1991]] a [[Rimini]] dove si svolge il XX e ultimo congresso del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e il I del [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]]. A dar vita al MRC sono una novantina di delegati del XX Congresso del PCI, che si opponevano allo scioglimento del PCI e alla nascita del PDS. La maggior parte di questi delegati erano costituenti della corrente cossuttiana del Partito, reduci da un decennio circa di lotta interna al PCI. La corrente di Cossutta, senza mai apertamente dichiararsi, essendo ancora in vigore nel Partito Comunista il sistema del centralismo democratico che vietava formalmente le frazioni, era organizzata e operante su tutto il territorio nazionale con referenti in tutte le Regioni e almeno nelle maggiori città. A sua volta il "nocciolo duro" della corrente cossuttiana era costituita da un gruppo di "secchiani", dal nome del leader scomparso al quale facevano riferimento, Pietro Secchia. I fondatori del MRC cercano inutilmente di mantenere per una nuova formazione comunista il vecchio e glorioso simbolo del PCI, ma il PDS lo mantiene, rimpicciolito nel suo nuovo simbolo, ai piedi di una quercia come per simboleggiare le sue radici. [[Sergio Garavini]] venne eletto coordinatore nazionale.
 
Nel giro di pochi mesi confluisce nel MRC anche [[Democrazia Proletaria]] (guidata da [[Giovanni Russo Spena]]) (l'adesione dei membri del partito, dopo lo scioglimento di questo ultimo, avvenne formalmente a titolo individuale), il gruppo ex-[[Partito di Unità Proletaria|PdUP]] di [[Lucio Magri]] e [[Luciana Castellina]] (proveniente dal PCI) e il [[Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) - Linea Rossa]]. Nelle elezioni amministrative ed in quelle regionali siciliane dello stesso anno, Rifondazione dimostrò di avere un consenso intorno al 6%.
 
Nel [[dicembre]] del 1991 si svolse il I congresso del PRC, a cui parteciparono ben 1300 delegati. Il congresso decise: di istituire la figura del segretario nazionale e quella del presidente; di creare il Comitato Politico Nazionale (CPN), erede del vecchio Comitato Centrale del PCI; di autorizzare le correnti organizzate, vietate di fatto nel PCI. Si deliberò che per il PRC sarebbe stata prioritaria ''"la lotta contro la svolta a destra sul piano istituzionale - la richiesta di ''impeachment'' contro [[Francesco Cossiga]] ma anche la opposizione ai referendum elettorale di [[Mario Segni]]; il rifiuto del sindacato-istituzione con lo sviluppo di una lotta a fondo contro la finanziaria e le posizioni della [[Confindustria]]; il no alla [[NATO]] trasformata in una santa alleanza dei paesi ricchi"''.
 
Il congresso, però, a causa di divisioni interne, dovette essere riconvocato nel [[gennaio]] del [[1992]] dove vennero eletti segretario e presidente del partito (rispettivamente Garavini e [[Armando Cossutta]]). Il 1992 è anche il primo anno senza l'[[Unione Sovietica|URSS]]: alle [[elezioni politiche italiane del 1992|elezioni]] di quell'anno il PRC raccoglie oltre 2 milioni di voti (5,6%) alla Camera e si piazza come quinta forza del Paese, dopo [[Tangentopoli]] ed il referendum di [[Mario Segni|Segni]] con cui venne introdotto un sistema elettorale prevalentemente [[sistema elettorale maggioritario|maggioritario]]: il tutto malgrado il PRC avesse lottato nel referendum per il "No".
 
Il [[6 giugno]] si torna alle urne per rinnovare molte amministrazioni comunali, ma per la prima volta con l'elezione diretta del sindaco. Il PRC ottiene un buon risultato ed a [[Torino]] raccoglie più voti del PDS. Poco dopo inizia lo scontro tra Cossutta e Garavini circa i compiti del presidente e del segretario: Garavini forza i meccanismi decisionali e ben presto viene accusato di "leaderismo". Nel [[maggio]] del [[1993]] la direzione nazionale boccia la proposta di Garavini di un'unità d'azione col PDS: la bocciatura suona come una sfiducia al segretario che, in [[giugno]], rassegnerà le dimissioni. [[Lucio Libertini]] nominato segretario muore improvvisamente e fino al II congresso il PRC viene retto da un direttorio.
{{vedi anche|Svolta della Bolognina}}
 
===L'era Bertinotti===
[[Image:Bertinotti07022007-1.jpg|thumb|Fausto Bertinotti]]
Il [[10 maggio]] del [[1993]] [[Fausto Bertinotti]] lascia polemicamente il PDS insieme ad altri 30 sindacalisti [[CGIL]]. Bertinotti è in quel momento il leader della corrente massimalista e minoritaria ''Essere sindacato'' della CGIL, ed è un socialista massimalista. E nel 1991, allo scioglimento del PCI, essendo giunto a questo partito attraverso il [[PSIUP]], aveva preferito rimanere nel PDS (pur non approvando in pieno la [[svolta della Bolognina]]).
 
Inizialmente Rifondazione e Bertinotti sembrano destinati a non unirsi; poi, il [[17 settembre]], avviene la svolta: Bertinotti è pronto ad entrare nel PRC e Cossutta lo vuole subito segretario. Il [[23 gennaio]] del [[1994]] Fausto Bertinotti diventa il secondo segretario di Rifondazione Comunista, grazie a un accordo tra Cossutta e Magri. Nel Cpn Bertinotti ottiene il voto favorevole di 160 membri su 193, un risultato che viene considerato dal politico lombardo estremamente positivo.
 
====Alleanza dei Progressisti e la sconfitta alle politiche del '94====
{{vedi anche|Storia del Partito della Rifondazione Comunista (1994-1998)}}
Per le [[elezioni politiche del 1994]], dato che il nuovo sistema elettorale impone la formazione di una coalizione in grado di competere con il centro-destra ([[Polo delle Libertà]], [[Polo del Buon Governo]]) e con il centro ([[Patto per l'Italia]]), viene presentata l'[[Alleanza dei Progressisti]] che comprende otto partiti di centro-sinistra, tra cui il PRC.
 
Alle elezioni il PRC raggiunge il 6% dei voti, ma la coalizione vincente è quella di centro-destra, che elegge [[Silvio Berlusconi]] [[Presidente del Consiglio]]. Il [[12 giugno]], le prime [[elezioni europee del 1994|elezioni europee]] fruttano 6 europarlamentari ai comunisti. Il [[17 dicembre]] il PRC propone una propria mozione di sfiducia contro il [[governo Berlusconi I|primo governo Berlusconi]], in autonomia da quelle di [[Lega Nord]]-[[Partito Popolare Italiano]] e del PDS.
 
Il [[22 dicembre]] Berlusconi si arrende e si dimette: secondo alcuni esponenti comunisti, tra cui [[Livio Maitan]], questo è il primo grande risultato a livello nazionale raggiunto da Rifondazione.
 
====La scissione dei Comunisti Unitari====
Rifondazione Comunista si trovò però divisa sul da farsi circa il dopo Berlusconi. Nel [[gennaio]] del [[1995]] alla Camera 14 deputati, tra i quali Garavini ed il capogruppo [[Famiano Crucianelli]], votano la fiducia al governo di [[Lamberto Dini]], ex ministro berlusconiano sostenuto dalla Lega Nord, dal PPI e dal PDS. Anche se i voti dei deputati comunisti non sono decisivi (il [[governo Dini]] si salva grazie all'astensione di molti parlamentari del centrodestra), all'interno del PRC scoppiano le polemiche riguardo la mancata osservazione dell'indicazione del partito da parte dei 14 politici.
 
Di conseguenza Crucianelli si dimette da capogruppo e viene sostituito da [[Oliviero Diliberto]], ex direttore di ''[[Liberazione (quotidiano)|Liberazione]]'' e docente universitario. Nel frattempo i dissidenti sosterranno anche la manovra economica bis di Dini del [[marzo]] del [[1995]]: il partito decide di non prendere provvedimenti disciplinari e chiede un "confronto" con l'ala ribelle, ma 14 deputati, 3 senatori, 2 europarlamentari ed un gruppo di dirigenti locali, guidati da Sergio Garavini, Luciana Castellina e Lucio Magri, escono dal PRC per dar vita al [[Movimento dei Comunisti Unitari]], che poi confluirà nei [[Democratici di Sinistra]].
 
====La "desistenza" con il centro-sinistra e le elezioni del 1996====
Alle [[elezioni regionali del 1995]], Rifondazione sale all'8% grazie alla battaglia contro la riforma delle pensioni voluta dal governo Dini. Di conseguenza il [[centrosinistra]] si rende disponibile ad un accordo elettorale con il PRC per le politiche dell'anno successivo, ma circa duecento dirigenti nazionali e locali del partito sostenuti da [[Marco Ferrando]], il leader della [[trockijsmo|minoranza trotzkista]], si oppongono.
 
Il [[25 ottobre]] il centro-destra cerca di far cadere il governo Dini con una mozione di sfiducia, ma la fiducia passa per 9 voti grazie all'astensione del PRC, che aveva strappato al governo le dimissioni per il successivo dicembre. Il [[6 dicembre]] [[Romano Prodi]] presenta il programma di governo della coalizione di centrosinistra, denominata [[L'Ulivo]]: il PRC boccia il documento insieme ai [[Federazione dei Verdi|Verdi]]. Nel [[febbraio]] del [[1996]], però, il Cpn del PRC approva un "patto di [[desistenza]]" con l'Ulivo: in pratica l'Ulivo rinuncia a presentarsi in 45 collegi maggioritari "sicuri", lasciandoli al PRC che però userebbe il vecchio simbolo dell'Alleanza dei Progressisti. Un misurato patto elettorale che non prevede accordi di governo.
 
Il [[21 aprile]] il PRC ottiene il suo massimo storico e risulta decisivo alla Camera per dare una maggioranza al centrosinistra. Il PRC decide di dare un appoggio esterno al neonato [[governo Prodi I|primo governo Prodi]], senza di conseguenza pretendere ministri e sottosegretari: solo la deputata [[Mara Malavenda]] vota contro il governo ed esce dal partito.
 
====La rottura col centro-sinistra e la scissione dei "Comunisti Italiani"====
Al III congresso del PRC, avvenuto nel [[dicembre]] del 1996, la mozione favorevole a "influenzare l'esperienza del governo Prodi" ottiene l'85,48% dei consensi. Nel [[gennaio]] del [[1997]] Bertinotti, però, comincia a criticare l'operato del governo, in particolare sulle politiche per i metalmeccanici. Il [[9 ottobre]] Diliberto presenta una risoluzione firmata anche da Bertinotti e Cossutta che boccia la finanziaria presentata dal governo. Prodi non aspetta il voto e va a rassegnare le dimissioni. La crisi di governo è formalmente aperta ma il [[13 ottobre]] il PRC e Prodi fanno pace grazie alla mediazione del [[Presidente della Repubblica]] [[Oscar Luigi Scalfaro|Scalfaro]]. Il PRC accetta le modifiche avanzate dal governo e l'esecutivo si impegna a varare una legge che riduca le ore settimanali di lavoro a 35 entro il [[2001]] e a garantire adeguate pensioni a chi ha svolto lavori usuranti.
 
Tra il [[dicembre]] del [[1997]] ed il [[gennaio]] del [[1998]] ''Liberazione'', il quotidiano del partito, diviene luogo dello scontro tra il presidente Cossutta, favorevole al dialogo con il PDS ed al sostegno più diretto al governo Prodi, ed il segretario Bertinotti, favorevole ad un partito che pungoli continuamente il governo dall'esterno. Il partito si divide, così, tra cossuttiani, soprattutto militanti dell'ex PCI, ed i bertinottiani, prevalentemente ex militanti della cosiddetta "[[nuova sinistra]]" e del [[socialismo]] radicale ([[Democrazia Proletaria|DP]], [[Partito Socialista di Unità Proletaria|PSIUP]], ecc...). Il [[3 settembre]] si decide di tenere il IV congresso nei primi mesi del [[1999]], per una trasparente resa dei conti fra le due sottocorrenti.
 
Il [[16 settembre]] il governo presenta la [[finanziaria]] 1999, non rendendosi disponibile a sostanziali modifiche. Nel Cpn del PRC, agli inizi di [[ottobre]], prevale la mozione anti-governativa di Bertinotti (188 voti), sostenuta anche da cossuttiani dissidenti e dai [[Lev Trotsky|trotzkisti]] di ''Bandiera Rossa''. La mozione Cossutta ottiene, invece, 112 voti. Quella di Ferrando, anch'essa anti-governativa, ottiene 24 voti. Il [[5 ottobre]] Armando Cossutta si dimette da presidente del partito. Molti iscritti al partito si autoconvocarono, allora, presso il [[Palazzo delle Esposizioni]] di [[Roma]] per impedire la rottura con il governo, ma Bertinotti è irremovibile.
 
Il [[9 ottobre]] il capogruppo alla Camera, Oliviero Diliberto, annunciò che la maggioranza assoluta del Gruppo parlamentare comunista avrebbe votato a favore del governo Prodi. Bertinotti si dichiarò invece per la sfiducia ed a Diliberto toccò spiegare a [[Montecitorio]] i motivi per cui Rifondazione non rinnovava la fiducia all'esecutivo, scelta che lui per primo non condivideva.
 
Al termine delle dichiarazioni di voto ed alle operazioni di conta, il governo cadeva per un solo voto. Due giorni dopo, i sostenitori della mozione di Cossutta abbandonarono il PRC e diedero vita al [[Partito dei Comunisti Italiani]]. Si procedette così alla costituzione di nuovi governi di centro-sinistra, prima a guida di [[Massimo D'Alema]] poi di [[Giuliano Amato]], sostenuti dal PdCI, ma non dal PRC.
 
===Il nuovo corso===
{{vedi anche|Storia del Partito della Rifondazione Comunista (1998-2000)}}
La leadership di Bertinotti e la frattura con i Comunisti Italiani spingono Rifondazione verso la necessità di rinnovare il proprio bagaglio ideale. Molti eventi, tra il 1999 ed il [[2005]], contribuiranno a questi cambiamenti.
 
Nel [[marzo]] del 1999 si svolge il IV congresso del PRC, che vede presentate due mozioni: quella "bertinottiana", sostenuta da bertinottiani, ex-cossuttiani e maitaniani (Bandiera Rossa), e quella trotzkista radicale di Ferrando, Grisolia e Ricci. La prima mozione passa con l'84% dei voti. Per la prima volta la parola "Rifondazione" fa ingresso nel simbolo del partito, anche per differenziarsi più chiaramente dall'altro neonato partito comunista. Bertinotti non chiude del tutto le porte al centro-sinistra, ma preferisce puntare su una scelta "movimentista". A [[giugno]] le [[elezioni europee del 1999]] sono un fiasco, il PRC ottiene il 4% dei voti (contro l'8% delle precedenti politiche). Il calo è solo in parte compensato dal 2% del Pdci. Nel Cpn del [[4 luglio]], Bertinotti avanza l'idea di un un "forum" aperto alla "''[[sinistra antagonista]] ed ai movimenti [[antiliberismo|anti-liberisti]]''".
 
Il PRC non riesce, però, a cogliere l'ampiezza del "fenomeno movimenti", tanto che a [[Seattle]] per protestare contro il terzo meeting dell'[[Organizzazione Mondiale del Commercio]], sarà presente la sola presidente dei [[Federazione dei Verdi|Verdi]], [[Grazia Francescato]]. Il PRC non parteciperà, del resto, ad analoghi momenti organizzati dal "popolo di Seattle" durante il [[2000]]. Il PRC preferì puntare molto sulla Conferenza intergovernativa dell'[[UE]] di [[Nizza]] del [[dicembre]] [[2000]]. Il successo dell'iniziativa, alla quale parteciparono solo PRC e Verdi, permise al partito di guardare in modo nuovo al rapporto con i movimenti.
 
In [[aprile]], alle [[elezioni regionali del 2000|elezioni regionali]] il PRC preferì fare accordi di desistenza con il centro-sinistra in tutte le regioni tranne che in [[Toscana]] (ma in [[Lombardia]] molti dirigenti locali di Rifondazione non sostennero il candidato dell'Ulivo [[Mino Martinazzoli]] e preferirono schierarsi con [[Nerio Nesi]] del PdCi; cosa analoga accadde in [[Piemonte]] dove alcuni rifondini votarono la verde [[Francesca Calvo]] e non l'ulivista [[Livia Turco]]). Ciò nonostante la [[Casa delle Libertà]], la nuova coalizione del centrodestra, vinse in ben 10 regioni su 15.
 
====Le elezioni del 2001====
{{vedi anche|Storia del Partito della Rifondazione Comunista (2001-2003)}}
[[Image:Russo spena.JPG|265px|thumb|left|Givanni Russo Spena alla manifestazione a Roma il 20 ottobre 2007]]
Il [[21 gennaio]] del [[2001]], in occasione degli ottant'anni dalla fondazione del PCI, a [[Livorno]], Bertinotti chiede ai militanti di riscoprire la radice [[Marxismo|marxista]], ma di sradicare dal partito qualsiasi residuo di [[stalinismo]]. Per il [[13 maggio]] dello stesso anno sono previste le elezioni politiche: dopo una lunga trattativa tra Ulivo e PRC, Rifondazione decide alla Camera di concorrere solo nella quota proporzionale (patto di "non belligeranza"), e di presentarsi al Senato come forza indipendente. I risultati non sono dei migliori, anche se il PRC risulta l'unico partito fuori dai poli a superare lo sbarramento del 4% (ottenne infatti il 5%).
 
A [[Palazzo Chigi]] torna il centro-destra con [[Berlusconi]]. Al Senato il mancato accordo tra Ulivo e PRC permette ai conservatori di conquistare ben 40 seggi. Per questo motivo il PRC sarà oggetto di durissime critiche da parte del centro-sinistra.
 
Il PRC continua nel dialogo con i movimenti e si rende tra i principali protagonisti del del ''Genoa Social Forum'' (vedi [[Fatti del G8 di Genova]]), aggregazione di associazioni anti-[[G8]], il cui portavoce è [[Vittorio Agnoletto]], già candidato dal PRC alla Camera.
 
Il [[17 agosto]] del [[2001]] il governatore della [[Banca d'Italia]] [[Antonio Fazio]] spinge per un ripensamento dell'articolo 18 dello [[Statuto dei Lavoratori]], quello che impedisce i licenziamenti senza giusta causa in imprese sopra i 15 dipendenti. L'idea è accolta favorevolmente sia dal [[ministro per le Attività Produttive]], sia dalla [[Confindustria]]; mentre un secco no arriva dai sindacati uniti. Bertinotti, allora, lancia la proposta di un referendum che estenda le tutele dell'articolo 18 anche alle aziende sotto i 15 dipendenti. La proposta referendaria è accolta favorevolmente dai Verdi, dalla corrente DS ''Socialismo 2000'' di [[Cesare Salvi]], dalla [[Fiom]] e da parte della CGIL. Nel frattempo, dopo la grande mobilitazione sindacale guidata dalla CGIL, il governo Berlusconi rinuncia a modificare l'articolo 18.
 
====L'opposizione alla guerra in Iraq ed Afganistan====
Dopo l'attacco alle [[Torri Gemelle]] di [[New York]] ed al [[Pentagono]] dell'[[11 settembre 2001]] gli USA, il [[7 ottobre]] dello stesso anno attaccarono l'[[Afghanistan]], guidato dai talebani, ed accusato di difendere i terroristi. Rifondazione, appellandosi all'articolo 11 della [[Costituzione italiana]], che impedisce all'Italia di fare guerre d'aggressione, si oppone all'invio delle truppe italiane in Afghanistan, un anno dopo l'attacco USA. Il [[3 ottobre]] a votare in parlamento contro l'invio del contingente militare, saranno solo il PRC, il PdCI, i Verdi e parte dei DS.
 
Il [[16 ottobre]] il Presidente statunitense [[George W. Bush]] firma una risoluzione del [[Congresso]] che autorizza la guerra contro l'[[Iraq]]. Il PRC, allora, presenta in Parlamento una sua mozione che chiede un "no" convinto contro ogni soluzione che preveda la guerra. Il [[5 marzo]], Bertinotti aderisce, con altri esponenti politici e sindacali, a una giornata di digiuno indetta dal [[Vaticano]] "contro la guerra e il terrorismo".
 
Al Cpn del [[15 dicembre|15]] e [[16 dicembre]] vengono approvate le 63 tesi su cui verterà il successivo V congresso del partito. A redigerle è [[Paolo Ferrero]], già trotzkista all'opposizione nel partito, e ora l'uomo che Bertinotti ha voluto per far svoltare il partito.
 
Il [[3 aprile]] viene comunque approvata dal Parlamento una mozione sulla guerra in Iraq. Il centrosinistra presenta tre mozioni distinte. Una di queste è presentata da PRC, PdCI e Verdi.
 
====L'addio allo stalinismo e la sconfitta al referendum sull'art.18====
Il [[4 aprile]] del [[2002]] si apre così il V congresso del PRC. Nella sua relazione introduttiva, Fausto Bertinotti pone subito "il problema della costruzione di un nuovo progetto politico", per "costruire un'alternativa di modello sociale e di democrazia, che può diventare anche alternativa di governo, fondata sulla duplice discriminante del no alla guerra e alle politiche neo-liberiste. E, contestualmente, si propone di rifondare la politica, a partire dalla ripresa della sua ambizione più alta, quella di trasformare la società capitalistica".
 
Bertinotti ribadisce anche che "lo stalinismo è incompatibile col comunismo" e pone come alternativa il modello proposto da [[Frei Betto]]. Bertinotti propose "di definire questa società con un termine che riassume, da circa due secoli, le aspirazioni dell'umanità a un nuovo modo di vivere, più libero, più ugualitario, più democratico e più solidale. Un termine che - come tutti gli altri ("libertà", "democrazia", ecc.) - è stato manipolato da interessi profondamente antipopolari e autoritari, ma che non per questo ha perduto il suo valore originario ed autentico: socialismo'. Anche per noi il futuro si chiama socialismo".
 
Nel frattempo si svolge il [[referendum]] per l'estensione dell'art. 18. La consultazione referendaria, però, risultò nulla perché a votare andò solo il 25,5% degli aventi diritto. I "sì" saranno comunque 10.572.538, ma Bertinotti ammetterà il risultato decisamente negativo.
 
Il [[12 ottobre]] il PRC partecipa alla tradizionale ''Marcia della Pace [[Perugia]]-[[Assisi]]''. Bertinotti spinge affinché il pacifismo di Rifondazione approdi alla vera e propria [[nonviolenza]].
 
====I distinguo sulla politica cubana====
Il [[29 aprile]] del [[2003]] alla Camera si vota sulle misure da prendere contro [[Cuba]], colpevole in quei giorni di aver incarcerato 75 oppositori di [[destra (politica)|destra]] e averne fucilato altri 3, rei di aver dirottato un traghetto nel porto de [[L'Avana]].
 
Vengono approntate 4 distinte mozioni dalla CdL, dall'Ulivo, dal PRC e dal PdCI. Solo quella del PdCI non condanna Cuba. Le risoluzioni dell'Ulivo e di Rifondazione, pur non invocando le sanzioni, condannano entrambe il regime castrista. Il PRC, in tal modo, inizia l'allontanamento dal governo di [[Fidel Castro]].
 
Nel Cpn del [[3 maggio|3]] e [[4 maggio]], Bertinotti viene bersagliato da forti critiche per la scelta su Cuba. Il segretario chiarisce che "la questione sulla pena di morte non è solo una questione etica, ma anche politica. La pena di morte va rifiutata hic et nunc, senza se e senza ma. Non credo che la divergenza verta sulla storia di Cuba".
 
Il [[9 maggio]] esce su ''Liberazione'' un articolo di [[Fulvio Grimaldi]] (già giornalista del [[Tg3]]) in difesa di [[Fidel Castro]]. Il giorno dopo Grimaldi viene sostituito con [[Fabrizio Giovenale]]. Il caso Castro si riaprirà nel PRC in occasione della convocazione a [[L'Avana]] di più di 600 personalità di 70 paesi per un "Incontro Internazionale contro il terrorismo, per la verità e la giustizia" da tenersi nel [[giugno]] del [[2005]]. A rappresentare l'Italia, Cuba invita solo il PdCI ed esclude il PRC, ma accetta comunque una delegazione della corrente ''[[L'Ernesto]]'', guidata da [[Claudio Grassi]]. Il responsabile esteri [[Gennaro Migliore]] afferma: "È un fatto singolare, grave e incongruo nei rapporti tra i nostri partiti, che sono stati sempre corretti. Rifondazione è solidale con le lotte del popolo cubano, ma rivendica la possibilità di criticare quanto non va in quella esperienza".
 
====Verso un nuovo centro-sinistra====
Il [[6 marzo]] invece si arriva a una svolta storica: a [[Montecitorio]] tutti i leader de L'Ulivo tornano a sedersi a un tavolo con Bertinotti. Alla fine dell'incontro con L'Ulivo, vengono anche costituite tre commissioni paritetiche per creare delle prime convergenze di programma. Il [[16 maggio]] Bertinotti precisa la sua idea di accordo con L'Ulivo: "[[Francesco Rutelli|Rutelli]] dice che per vincere è necessario un patto trasparente con Rifondazione? Dice una verità elementare. Noi siamo disponibili solo a un accordo di programma, non a riesumare vecchie formule come la desistenza". Per la prima volta dal [[1994]], Rifondazione si dichiara disponibile ad un accordo organico che può anche tradursi in una presenza del PRC in un prossimo governo di centro-sinistra. Non, quindi, un semplice appoggio esterno.
 
Il [[17 giugno]] la Direzione Nazionale del Partito, riunita per analizzare il risultato referendario, dà il via libera alla ricerca di nuove intese con l'Ulivo, con 21 voti favorevoli e 5 contrari (tutti della corrente Ferrando), 10 astenuti. Ferrando è contrario e chiede di "avviare immediatamente un congresso straordinario". Anche il Cpn del [[28 giugno|28]] e [[29 giugno]] sarà d'accordo, e stavolta il documento sarà votata da tutta la maggioranza uscita dall'ultimo congresso (68 sì, 14 no, 1 astensione). Viene così definitivamente abbandonata l'idea lanciata nel 2000 di "rompere la gabbia del centro-sinistra". Secondo i bertinottiani perché essa è stata rotta; mentre per le opposizioni interne così facendo il PRC accetta di entrare nella gabbia e pure in modo docile.
 
===La scelta nonviolenta===
{{vedi anche|La svolta nonviolenta del Partito della Rifondazione Comunista (2001-2004)}}
Già al V congresso del [[2002]], la nonviolenza è introdotta con la tesi di maggioranza, ma nel nuovo Statuto non vengono indicati riferimenti alla nonviolenza.
 
Nell'[[ottobre]] del [[2003]] si verifica l'arresto di 8 appartenenti alle [[Brigate Rosse]] che hanno operato tra il [[1999]] ed il [[2002]]. Sul quotidiano ''[[la Repubblica]]'' [[Sergio Segio]], fondatore di [[Prima Linea]], afferma che "le Brigate rosse sono e coabitano nel Movimento, hanno infiltrato il sindacalismo di base". A Segio replica Bertinotti secondo il quale "La scelta non può essere altra che respingere ogni atto di violenza".
 
Nel frattempo gli scontri della [[guerra in Iraq]] continuavano, il ''[[Campo Antimperialista]]'', coordinamento di movimenti di sinistra di vari paesi, organizzò una manifestazione di solidarietà con i "resistenti" iracheni. In proposito Bertinotti precisò di aver "chiesto con molta fermezza, a tutti i firmatari di quell'appello iscritti a Rifondazione di ritirare la loro firma".
 
Nel [[novembre]] del 2003, con lettere a vari quotidiani, Bertinotti si dà da fare "per spiegare il motivo per cui il comunismo e la non violenza che nel passato sono apparsi e sono stati antinomici, oggi, non possono che vivere insieme". Nel [[dicembre]] 2003, in un convegno sulle [[foibe]], premessa la scelta antifascista, Bertinotti sostiene che "le foibe avvengono per "il trapasso cruento di potere tra regimi contrapposti". "Le foibe ci possono capitare addosso non solo per imbarbarimento indotto dall'avversario, ma perché nessuna cultura forte è immune dalla propensione fondamentalista". Per Bertinotti è dunque arrivato il momento di fare "una revisione coraggiosa" sull'"idea del potere" e sull'"idea della violenza" che hanno caratterizzato l'[[Unione Sovietica]] e che Rifondazione si ritrova in eredità.
 
Rifondazione, nel frattempo, continua la ricerca di un rapporto migliore con la [[religione]] e col [[cattolicesimo]] in particolare. L'avvicinamento al [[cristianesimo]] non è facile per un partito erede di [[Karl Marx]], che considerava la religione "oppio dei popoli". Il PRC deciderà di essere presente alla prima visita di un [[pontefice]] al Parlamento italiano il [[14 novembre]] 2002, scelta contestata dagli ex-compagni del PdCI. Il [[16 ottobre]] Bertinotti sarà tra i tanti che invieranno auguri a [[Papa Giovanni Paolo II|Karol Wojtyła]] per i suoi 25 anni di pontificato.
 
Bertinotti, inoltre, circa la questione se togliere il crocifisso dalle scuole, dirà che "se dovessimo decidere ex novo, non metterei nessun segno religioso. Ma un conto è mettere, uno è togliere. E io avrei qualche difficoltà a togliere il crocifisso". Il [[24 dicembre]] 2003 ''Liberazione'' approfondisce l'imminente festività del [[Natale]] con un articolo di [[Ritanna Armeni]] che riabilita esplicitamente la religione. Scrive Armeni: "Oggi non ci sentiremmo di dire che la religione è l'oppio dei popolì". L'operazione è giustificata come un modo nuovo di essere rivoluzionari, pacifisti e nonviolenti. Infatti per Armeni la religione va vista come "un messaggio di pace e non di guerra, di dialogo e non di contrapposizione".
 
===Nasce il [[Partito della Sinistra Europea]]===
{{vedi anche|Storia del Partito della Rifondazione Comunista (2004-2006)}}
Dalla fine del 2002, Bertinotti intesse dialoghi coi leader europei dei partiti antiliberisti di varia estrazione. L'obiettivo è quello di fondare "un partito europeo di sinistra alternativa". Non una nuova internazionale "europea" di partiti comunisti, visto che è aperto anche a partiti socialisti massimalisti. Del progetto il Partito è pressocché all'oscuro e ne avrà piena conoscenza solo il giorno della fondazione del Partito della Sinistra Europea, il [[10 gennaio]] del [[2004]] a [[Berlino]], nella stessa stanza dove nella notte di capodanno del [[1918]] [[Rosa Luxemburg]] assieme a [[Karl Liebknecht]] fondò il [[Partito Comunista Tedesco]].
 
A firmare l'appello fondativo saranno 11 partiti su 19 presenti, compreso il PRC, che Bertinotti leggerà come "una rottura di continuità con il passato, che non può limitarsi a rinnegare stalinismo e leninismo, ma che introduce la nonviolenza come elemento di riforma del comunismo medesimo". Si decide altesì, su idea di Bertinotti, di recarsi ad omaggiare la tomba della Luxemburg e di ripetere l'iniziativa ogni anno nella seconda settimana di gennaio.
 
Al suo ritorno in Italia, Bertinotti trova mezzo partito contrariato per l'adesione alla SE avvenuta per iniziativa del solo segretario e senza la consultazione di organi dirigenti. Il malumore sarà evidente nella Direzione Nazionale del [[28 gennaio]], dove l'adesione alla SE passa con appena 21 sì, 17 no (tra cui due bertinottiani) e un'astensione. Il [[6 marzo|6]] e [[7 marzo]] tocca al Cpn la decisione definitiva. La maggioranza si sfalda e vengono presentati 5 documenti. Il documento del segretario passa comunque con 67 sì e 53 no. Viene così modificato anche il simbolo del PRC, dove viene aggiunta un'"unghia" rossa con scritto ''Sinistra Europea''. Nello stesso Cpn passa anche la linea di proseguire l'unità d'azione col centrosinistra con 82 sì (bertinottiani e grassiani).
 
Con questo voto positivo, il PRC può partecipare l'[[8 maggio|8]] e il [[9 maggio]] a Roma al Congresso fondativo della SE, dove Fausto Bertinotti viene eletto presidente all'unanimità.
 
===Le elezioni regionali del 2005 e le elezioni primarie nell'Unione===
[[Immagine:Vendola, Nichi - al Pride di Roma 16-6-2007 - Foto Giovanni Dall'Orto.jpg|thumb|250px|right|Nichi Vendola]]
L'[[11 ottobre]] del [[2004]] tutti i partiti dell'Ulivo decidono di allargare la coalizione all'[[Italia dei Valori]] e a Rifondazione Comunista e danno via alla ''[[Grande Alleanza Democratica]]'' (GAD).
 
Contestualmente la neonata GAD decide di tenere delle [[elezioni primarie]] per trovare un proprio leader "entro febbraio" 2005.
 
Durante l'autunno 2004, Bertinotti incomincia un duro braccio di ferro con la GAD per imporre la candidatura di [[Nichi Vendola]] come Presidente della Regione [[Puglia]], in alternativa a quella dell'esponente del[[la Margherita]] [[Francesco Boccia]]. Il [[20 dicembre]] si arriva al compromesso di organizzare delle elezioni primarie tra Boccia e Vendola per il [[16 gennaio]] 2005. La soluzione primarie per dei candidati presidenti per le imminenti [[elezioni regionali del 2005]], era già stata battuta in [[Calabria]] il [[28 novembre]], ma allora s'era trattato di primari con grandi elettori. A sorpresa vince Vendola, seppur di strettissima misura e nonostante il fatto che tutti gli altri partiti del centrosinistra, compreso il PdCI, si fossero schierati col suo rivale.
 
Due giorni dopo, [[18 gennaio]], la GAD a Roma decide di rinviare le primarie nazionali a [[maggio]]. E Bertinotti non ritira la sua candidatura, mentre si aggiungono anche quelle di [[Alfonso Pecoraro Scanio]] e di [[Antonio Di Pietro]].
 
Nel mezzo si svolgono le regionali in 14 regioni il [[3 aprile|3]] e il [[4 aprile]] e un nuovo cambio di nome: la GAD diventa [[l'Unione]]. L'Unione vince in 12 regioni su 14, compresa la Puglia con Vendola, che diventa il primo presidente di regione della storia del PRC ed il primo [[omosessualità|omosessuale]] dichiarato a prendere in mano le redini di una regione italiana.
 
La partecipazione alle elezioni primarie per il candidato dell'Unione alla presidenza del Consiglio sarà superiore di sette volte rispetto ai pronostici, ma Bertinotti arriva secondo dietro Prodi, raccogliendo 631.592 voti ovvero il 14,7% dei votanti, un risultato che viene giudicato dagli analisti leggermente negativo.
 
====VI congresso - La segreteria composta solo da bertinottiani====
Nel 2004 il PRC si ritrova diviso in due su moltissime questioni e Bertinotti riesce a far passare le sue proposte in Dn e Cpn con margini molto ristretti. In un simile clima, il VI congresso si pone come un vero e proprio regolamento di conti fra correnti. Nel Cpn del [[30 ottobre|30]] e [[31 ottobre]] la maggioranza decide di andare a un congresso a mozioni contrapposte, scontentando l'Ernesto che chiedeva un congresso a tesi emendabili.
 
Il Cpn del [[20 novembre|20]] e [[21 novembre]] licenzia ben 5 documenti congressuali, rappresentativi delle 5 anime del partito. La mozione congressuale ("L'alternativa di società") di Bertinotti ottengono il 59% dei voti. La tesi vincente dei bertinottiani si presenta in forma molto snella e conferma tutte le svolte degli ultimi anni. I congressi di circolo si giocano in un clima teso e di sospetto, perché le minoranze denunciano un aumento imprevisto e eccessivo di tesserati che, a loro dire, servono a far vincere agilmente il congresso a Bertinotti.
 
Il [[3 marzo]] al [[Palazzo del Cinema]] del [[Lido di Venezia]], si apre quello che verrà ricordato come il congresso più violento del PRC. Bertinotti può contare su 409 delegati, Grassi su 181, Ferrando e Malabarba su 45 ciascuno e Bellotti su 11. Bertinotti apre assicurando che è l'ultima volta che si fa eleggere segretario e che punta a un "ricambio generazionale" con i giovani che non hanno conosciuto il Partito Comunista Italiano o [[Democrazia Proletaria]]. Negli stessi giorni del congresso, [[Pietro Ingrao]] e [[Pietro Folena]] (DS) si avvicinano a Rifondazione. Bertinotti viene rieletto dal Cpn con 143 sì, 85 no e 2 astenuti (30 non hanno partecipato al voto), nonostante le 4 minoranze abbiano poi deciso di coalizzarsi quando hanno saputo che la segreteria sarebbe stata non più unitaria (cioè rappresentativa di tutte e 5 le mozioni), ma solo di esponenti vicini al nuovo segretario.
 
===Le [[elezioni politiche italiane del 2006]]===
[[Immagine:0921 - Franco Giordano al Congresso Arcigay - Foto Giovanni Dall'Orto 11-5-2007.jpg|thumb|250px|right|Franco Giordano]]
Alla fine del 2005, dopo tre legislature, viene ripristinata una [[legge elettorale proporzionale]], da sempre gradita al PRC, ma stavolta con liste bloccate. Il Cpn del PRC, a maggioranza, approva le candidature del partito, tra cui vari indipendenti, come [[Francesco Caruso]], noto leader no-global, e la [[transgender]] Vladimiro Guadagno in arte [[Vladimir Luxuria]]. Alle minoranze (rappresentative di oltre il 40,5 del partito) vengono anche assicurati 9 candidati sicuramente vittoriosi pari ad appena il 14% degli eletti totali. Trova posto in Senato anche Marco Ferrando, capofila della minoranza troskista. La candidatura di Ferrando farà più discutere, perché questi dichiarerà - in una intervista al ''Corriere della Sera'' - di lì a poco di stare con i resistenti iracheni anche quando sparano contro gli italiani. La segreteria nazionale escluderà allora Ferrando dalle elezioni, sostituendolo con la pacifista [[Lidia Menapace]].
 
Alle elezioni politiche del [[9 aprile|9]] e [[10 aprile]] 2006, l'Unione ottiene una vittoria di misura e Rifondazione Comunista ottiene un grande successo al [[Senato della Repubblica]] con il 7,4%, mentre alla [[Camera dei Deputati]] conferma la sua forza con il 5,8%.
 
Grazie alla nuova [[legge elettorale]], Rifondazione è la lista che più ha guadagnato in termini di seggi: 52 in più rispetto al [[2001]], (41 deputati e 27 senatori). In [[Basilicata]], per la prima volta, il PRC elegge un senatore ed in [[Sardegna]] passa dal 4% all'8,2%. Nelle aree metropolitane ottiene risultati migliori che in quelle rurali, ad esempio a [[Napoli]] il PRC ha ottenuto il 9,7%. In alcune province il PRC si posiziona come secondo partito dell'Unione, sorpassando [[la Margherita]]: è successo a [[Roma]], con il 9,4% di preferenze al Senato (7,9% alla Camera), a [[Livorno]] che supera il 18%, a [[Massa (MS)|Massa]] con il 15%, a [[Firenze]] con l'11%, a [[Pisa]] con il 12%, a [[Perugia]] e a [[Lucca]] con il 10%.
 
[[Fausto Bertinotti]] il [[29 aprile]] viene eletto Presidente della [[Camera dei deputati]] alla quarta votazione. A seguito della sua elezione, il Cpn del [[7 maggio]] elegge [[Franco Giordano]] nuovo Segretario Nazionale del Partito.
 
=====La scissione di PC-ROL e del PCL=====
Al VI congresso del partito la corrente "Progetto comunista" aveva ottenuto il 6,5% dei voti. Era la corrente del partito con le posizioni più estreme, contraria alla coalizione de L'Unione e dichiaratamente [[Lev Trockij|trotskista]], il suo portavoce era [[Marco Ferrando]]. Riferimento internazionale dell'area è il ''Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale'', organizzazione trotzkista scissasi dal ''Segretariato Unificato'' nel [[1997]] con sede a [[Buenos Aires]]. Con la candidatura a parlamentare (poi ritirata dagli organismi dirigenti nazionali del PRC) di Marco Ferrando, l'area si è divisa: all'ultima conferenza nazionale dell'''Associazione Marxista Rivoluzionaria - Progetto Comunista'' un gruppo di militanti capeggiati da Francesco Ricci (terzo firmatario della mozione, proposto dai suoi sostenitori come candidato alla Camera in rappresentanza dell'area al posto di Ferrando al Senato) hanno abbandonato i lavori congressuali fondando un nuovo gruppo, che nel [[22 aprile]] 2006 uscirà dal PRC: [[Progetto Comunista - Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori|PC-ROL]] (poi [[Partito di Alternativa Comunista]]), aderente alla Lega Internazionale dei Lavoratori.
 
Il [[18 giugno]] del 2006 anche il resto della corrente, guidata da Ferrando, abbandona il PRC e da vita al [[Partito Comunista dei Lavoratori]] (salvo un piccolo gruppo capeggiato da [[Marco Veruggio]], [[Alì Ghaderi]] e [[Bruno Manganaro]], che costituisce la "Sinistra del PRC"). Nel [[dicembre]] del [[2006]] esce dal PRC anche il gruppo guidato da [[Luigi Izzo]] (PC-Area Programmatica, scissosi da Progetto Comunista nel 2003) che prenderà il nome di [[Associazione Unità Comunista]].
 
===Rifondazione al governo===
====L'inizio====
Il [[17 maggio]] nasce il [[governo Prodi II]] e, per la prima volta in 15 anni di vita, Rifondazione aderisce direttamente con una sua delegazione ad un esecutivo.
 
[[Immagine:Paolo Ferrero.JPG|thumb|250px|right|Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà Sociale del Governo Prodi II, durante un comizio elettorale a [[Sarzana]]]]
Unico ministro di Rifondazione è [[Paolo Ferrero]], ministro della Solidarietà Sociale. [[Patrizia Sentinelli]] è viceministro agli Esteri; mentre i 6 sottosegretari sono [[Alfonso Gianni]] (Attività Produttive), [[Franco Bonato]] (Interno), [[Danielle Mazzonis]] (Beni Culturali), [[Donatella Linguiti]] (Pari Opportunità), [[Laura Marchetti]] (Ambiente) e [[Rosa Rinaldi]] (Lavoro). Il nuovo presidente del gruppo alla [[Camera dei Deputati|Camera]] è [[Gennaro Migliore]]. Al [[Senato della Repubblica|Senato]] capogruppo è [[Giovanni Russo Spena]].
 
Fin dai primi mesi di governo, Rifondazione assume un profilo medio-basso, coerentemente con il patto di governo che sta a monte della nascita de l'Unione. I primi problemi sorgono con la parata del [[2 giugno]] del [[2006]], quando Bertinotti per dovere istituzionale vi partecipa, mentre il partito scende in piazza a protestare. Sei giorni dopo Lidia Menapace non diventa a sorpresa presidente della commissione difesa del Senato, viene eletto grazie ai voti dell'opposizione il senatore [[Sergio De Gregorio]], che da li a pochi giorni uscirà dall'Unione per passere nelle file della [[Casa delle Libertà]]: Rifondazione chiede la verifica, ma alla fine si giunge ad un accordo: a Rifondazione andrà la presidenza della commissione antimafia, nella persona del [[Francesco Forgione]].
 
Il [[12 giugno]] fanno scalpore le dichiarazioni del ministro Ferrero di proporre la creazione di "stanze del buco" per gli eroinomani: tuttavia la proposta ministeriale verrà in seguito ritirata dallo stesso autore. Successivamente il partito vota il rifinanziamento della missione in [[Afghanistan]] e appoggia la legge sull'indulto su molti reati commessi fino al [[2 maggio]] 2006.
 
Il [[3 luglio]] Bertinotti elogia i "borghesi buoni" come [[Sergio Marchionne]] e il [[29 luglio|29]] propone di trovare un modo per allargare la maggioranza di governo. Intanto il [[5 luglio]] approva la legge che reistituisce la commissione antimafia, tra i malumori di chi avrebbe voluto una legge più restrittiva (divieto ai parlamentari inquisiti per [[Mafia]] o avvocati di mafia di parteciparvi). Rifondazione opta invece per una linea garantista che non prevede alcun divieto.
Il [[19 luglio]] si dimette da deputato [[Paolo Cacciari]] che, insieme ad altri rifondaroli di minoranza, aveva dichiarato di essere pronto a votare no sul rifinanziamento delle missioni all'estero. Nascono i cosiddetti "senatori dissidenti" che verranno poi minacciati di espulsione dal segretario Giordano. Le dimissioni di Cacciari saranno respinte dai suoi colleghi.
 
Il [[17 settembre]] Bertinotti accetta l'invito di partecipare ad un incontro con [[Gianfranco Fini]] presso la festa nazionale dei giovani di [[Alleanza Nazionale]]. Le polemiche a sinistra sono inevitabili, ma i dirigenti di AN plaudono, anche se Bertinotti sarà fischiato dai ragazzi di [[Azione Giovani]].
 
Un mese dopo lo stesso Bertinotti è in [[Ungheria]] per ricordare gli eventi del [[1956]]. Qui dichiara che all'epoca dei fatti fu giusta la lettura che diede [[Pietro Nenni]] e non quella di [[Palmiro Togliatti]]. E, ritornato in Italia, rincara alla Camera asserendo che «''i vinti di ieri sono i vincitori di oggi''» e in aula scoppia la bagarre con dure accuse da parte del PdCI, come già accaduto in passato.
 
Poco dopo tornano le manifestazioni di piazza contro la [[legge finanziaria]] del 2007. Vi partecipano esponenti di Rifondazione. A [[dicembre]] viene lanciata l'idea di una "Conferenza Nazionale di Organizzazione" per la fine di [[marzo]] del [[2007]], nell'intento di svolgere delle assemblee di partito di ogni grado come in un congresso, dove poter però verificare lo stato di salute del partito stesso.
 
====Dopo la crisi (2007)====
Il [[21 febbraio]] [[2007]] Prodi si dimette e segue una crisi di una settimana, causata dalla mancata approvazione al Senato dell'ordine del giorno sulla politica estera. La bocciatura avviene sostanzialmente per il mancato appoggio di tre senatori a vita, ma non mancano le strumentalizzazione per la non partecipazione al voto del senatore di Rifondazione [[Franco Turigliatto]], il quale, non approvando la mozione esce dall'Aula insieme al senatore [[Ferdinando Rossi]]. Il senatore viene allontanato dal Partito, ma egli decide di non rinunciare al suo seggio, nonostante in precedenza avesse fatto dichiarazioni contrarie.
 
Il [[25 febbraio]] Bertinotti lancia dalla prima pagina di ''Liberazione'' l'idea di riunire la sinistra e che Rifondazione voleva già concretizzare con la fondazione della sezione italiana della Sinistra Europea.
 
Intanto alla Conferenza di organizzazione le minoranze interne al partito pongono alcune questioni critiche: da ''Essere Comunisti'' fuoriesce un gruppo legato a [[Fosco Giannini]] che dà vita alla corrente de ''l'Ernesto'', dal nome della storica rivista del gruppo grassiano. [[Sinistra Critica]] ([[11 giugno]]) inizia il percorso politico che porterà alla fuoriuscita dal partito. Si vanno delineando due tendenze, una legata alla volontà di Fausto Bertinotti di lavorare per un nuovo partito di sinistra che nasca dalla fusione dei partiti a sinistra del [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]], superando così il PRC, ma anche la stessa sezione italiana della Sinistra Europea, la quale finalmente vede la luce il [[17 giugno]] e altri esponenti della maggioranza interna, più vicini al segretario Giordano, e le minoranze seppur con diversi accenti, che preferiscono una prospettiva di confederazione che concretizzi sì l'unità a sinistra, ma senza arrivare a uno scioglimento dei partiti esistenti.
 
Alle amministrative del 27 e 28 maggio 2007 Rifondazione ha subito una pesante sconfitta passando mediamente dal 6% al 4% e perdendo alle provinciali circa 30.000 voti; oltre alle scissioni a sinistra che hanno dato vita al Partito di Alternativa Comunista e al [[Partito Comunista dei Lavoratori]], a influire su questo risultato è stato un pesante astensionismo a sinistra.
 
Il 9 giugno fallisce poi il sit-in a Roma contro la visita del Presidente USA Bush, ma che non si configurava anche come una protesta contro il Governo Prodi fatto insieme alle altre forze della sinistra del governo. Tale destino non coglie invece un'analoga manifestazione fatta dal [[movimento]] cui anno partecipato la maggior parte dei militanti del PRC. I due episodi rafforzano gli antigovernativi di Rifondazione, mettendo a dura prova la linea di maggioranza.
 
====Dopo la crisi (2008)====
In seguito alla crisi di Governo provocata dalla fuoriuscita dalla maggioranza dell'[[Udeur]], il PRC - che aveva rinnovato la fiducia al Governo - si è dichiarato disponibile alla formazione di un governo istituzionale che possa modificare la legge elettorale vigente, ma ha riaffermato la propria contrarietà alla formazione di nuove maggioranze che includano i partiti della [[Casa delle Libertà]].
In un'intervista [[Franco Giordano]] ha dichiarato che non saranno più possibili alleanze con il Centro moderato, definito trasformista.<ref>Intervista al quotidiano [[La Stampa]] del 25/1/2008 [http://notizie.alice.it/notizie/economia/2008/01_gennaio/25/crisi_giordano_mai_piu_con_centristi_zavorra_paese_stampa,13899852.html]</ref>
Il partito decide quindi di avviare la campagna elettorale in corrispondenza dell'Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori tenutasi al [[Parco della Pellerina]]. Si delinea pertanto un ritorno alla centralità delle grandi tematiche del lavoro e della precarietà che durante il periodo del PRC al Governo sembravano essere state messe da parte.
 
===Il processo federativo===
[[Immagine:Manifestazione del 20 Ottobre.JPG|thumb|right|250px||Piazza San Giovanni, termine della manifestazione del 20 ottobre]]L'annuncio della nascita del [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]] (PD), per il mese di [[ottobre]] [[2007]], aiuta un nuovo avvicinamento tra le formazioni della sinistra italiana "a sinistra dei DS": Rifondazione innanzitutto ma anche il PdCI, i Verdi e [[Sinistra Democratica]]. La necessità di costituire un soggetto che raccolga unitariamente le istanze della Sinistra italiana, soprattutto in virtù della deriva centristra del Partito Democratico, approda alla creazione di un "cantiere per l'unità a sinistra", in cui si profila, all'interno di Rifondazione, l'inizio del percorso congressuale che porterà al VII Congresso del Partito nel 2008.
 
Il Partito, dai vertici fino a un gran numero di strutture e militanti di base, ha aderito alla manifestazione nazionale unitaria della [[Sinistra]], convocata dai giornali [[Liberazione (quotidiano)|Liberazione]], [[Il Manifesto]], [[Carta (rivista)|Carta]] e da 15 personalità della Sinistra, che si è svolta a [[Roma]] il [[20 ottobre]] [[2007]]. All'iniziativa, che coinvolge circa un milione di persone per le strade di Roma, ripropone le istanze di maggiore unità fra i partiti della sinistra.
 
Dopo alcuni mesi il cantiere della sinistra, definito giornalisticamente "'''Cosa Rossa'''", ha una forte accelerazione e culmina l'8 e 9 dicembre 2007 con l'Assemblea della Sinistra e degli Ecologisti, durante la quale viene varata la nuova federazione [[La Sinistra - L'Arcobaleno]] che vede uniti sotto un unico simbolo i quattro partiti di PRC, SD, PdCI e Verdi.
 
In seguito alla caduta del Governo Prodi, il segretario di Rifondazione Franco Giordano ha dichiarato che non è più possibile rimandare la costruzione di un soggetto unitario della Sinistra. Per bocca dello stesso segretario, tale soggettività non potrà essere solo comunista, ma dovrà avere "più ampio respiro".
 
===Elezioni politiche del 2008===
In seguito alla netta sconfitta registrata in occasione delle [[Elezioni politiche italiane del 2008|elezioni politiche del 2008]], Rifondazione perde ogni rappresentanza all'interno degli organi legislativi nazionali; Bertinotti lascia la carica di leader della coalizione.<ref>http://www.corriere.it/Politica/2008/elezioni08/disfatta_sinistra_arcobaleno_398c9304-0a28-11dd-bdc8-00144f486ba6.shtml</ref><ref>http://www.corriere.it/Politica/2008/elezioni08/parlamentari_rimasti_esclusi_344e6d1a-0a67-11dd-bdc8-00144f486ba6.shtml</ref>
Ulteriore conseguenza della sconfitta elettorale è stata la convocazione del Congresso straordinario.
All'interno del partito vi è una spaccatura tra le posizioni del segretario Giordano, che propone il rilancio del soggetto unitario, e quelle di Ferrero, contrario allo scioglimento del partito.
Quest'ultimo, grazie al sostegno della minoranza [[Essere comunisti]] e all'astensione di 14 membri, ha ottenuto la maggioranza al Comitato Politico Nazionale del [[20 aprile]] [[2008]] e guiderà quindi il Comitato di Garanzia con il compito di traghettare il Partito al Congresso Straordinario.
 
==Correnti==
* '''Movimentisti''': è la corrente guidata da [[Paolo Ferrero]] e da [[Giovanni Russo Spena]], e raggruppa la vecchia maggioranza movimentista di [[Democrazia Proletaria]], oltre ad ex-[[PCI|Comunisti]] come [[Ramon Mantovani]]. Fautrice, come i bertinottiani, di un rinnovamento del comunismo, si è staccata dalla maggioranza in seguito alle [[elezioni politiche italiane del 2008|elezioni del 2008]], dopo aver già espresso nei mesi precedenti perplessità sul partito unico della Sinistra. Propone una federazione della Sinistra in cui ogni partito conservi la propria autonomia<ref>http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/elezioni-2008-cinque/prc-si-conta/prc-si-conta.html</ref>. Al Cpn del [[20 aprile]] [[2008]] riesce a far approvare il proprio documento con 98 voti su 190 e conquista la maggioranza del Partito<ref>[http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/2006/rep_nazionale_n_3078598.html?ref=hpsbdx4 PRC: vince Ferrero, battuto documento Giordano]</ref>.
 
* '''Bertinottiani''', "L'alternativa di società": raccoglie principalmente quegli eredi della Sinistra tradizionale ([[Pietro Ingrao|ingraiani]] usciti dal PCI, ex-[[PSIUP]] tra cui Bertinotti stesso, una componente ex-cossuttiana capeggiata da [[Graziella Mascia]] aperta al dialogo con [[l'Ulivo]]) che propongono una rifondazione del comunismo attraverso la contaminazione culturale con il [[Movimento no-global|movimenti No-global]] ed una sua radicale revisione teorica fondata sull'apertura alle culture del pacifismo, della non violenza, del femminismo e dell'ambientalismo. Particolarmente netta è la condanna di ogni degenerazione totalitaria del comunismo, dello [[stalinismo]] e del [[socialismo reale]]. Dopo il ritiro di Bertinotti dalla scena politica, la guida dell'area è passata a Franco Giordano e [[Gennaro Migliore]]. Al congresso [[2005]], sostenendo la necessità dell'ingresso di Rifondazione in un governo di centrosinistra, ha raccolto unita il 59% dei voti.
 
*'''[[Essere comunisti|Essere Comunisti]]''': è la corrente del senatore [[Claudio Grassi]]. Tra marzo e aprile 2007 una crisi interna alla corrente ha portato alla scissione de ''l'Ernesto'' di Fosco Giannini. In parte è la riorganizzazione dell'ala sinistra della vecchia corrente di Cossutta, quando questi era ancora presidente di Rifondazione e non del [[Partito dei Comunisti Italiani|PdCI]]. Non si riconosce nella posizione ultracritica assunta dal vertice del partito nei confronti dell'esperienza storica del comunismo novecentesco. L'area esprime una critica al progetto della [[Sinistra Europea]], giudicato non marxista ed escludente delle forze comuniste europee. Riavvicinatasi alla maggioranza dopo la [[elezioni politiche italiane del 2006|vittoria del 2006]] e disposta ad accettare una federazione plurale della Sinistra, si sta ora rivolgendo verso il progetto di unificazione comunista promosso dal [[PdCI]]. Al sesto congresso raccolse unita il 26% dei voti, sostenendo la necessità della partecipazione di Rifondazione alla coalizione de L'Unione ma non necessariamente del suo ingresso al governo, senza precisi vincoli programmatici. In vista del VII congresso ha avviato un intenso dialogo con la componente tematica ''Valorizzare il saper fare'', il cui maggiore esponente è [[Aurelio Crippa]], prima facente parte dell'area di maggioranza.
 
* '''[[L'Ernesto]]''': prende il nome dalla rivista della corrente di cui attualmente è leader il senatore [[Fosco Giannini]], (il quale è anche il direttore politico della pubblicazione, mentre il direttore responsabile è Gianfranco Ginestri). La corrente L'Ernesto si è scissa ufficialmente da Essere Comunisti il [[21 aprile]] [[2007]], in dissenso con la scelta di Essere Comunisti di votare a favore dell'allontanamento del senatore Franco Turigliatto dal partito. Su molte questioni come pace, lavoro, governo, sinistra, Cuba, ecc., la corrente L'Ernesto si colloca su posizioni più radicali rispetto alla corrente Essere Comunisti.
 
*'''[[FalceMartello]]''': prende il nome della rivista che la appoggia. Questa corrente si professa trotzkista e propone il fronte unico dei partiti di sinistra (PRC, PdCI, SC e PCL) con un programma di trasformazione sociale e di difesa dei diritti dei lavoratori; di conseguenza sostiene la rottura col "centro borghese" di Prodi e si oppone alla coalizione de L'Unione. FalceMartello a livello internazionale si appoggia alla tendenza di [[Alan Woods]] e [[Ted Grant]], il [[CWI|Comitato per un'Internazionale Marxista]] [http://www.marxist.com]. Il primo firmatario della mozione congressuale (1,6% dei voti) è stato [[Claudio Bellotti]].
 
*'''[[Controcorrente]]''': corrente nata il [[16 dicembre]] [[2006]] per sostituire quella che fu l'area di ''Progetto Comunista'' di [[Marco Ferrando]]. Può contare su un membro in Cpn ([[Marco Veruggio]], già organico alla corrente di Progetto). Si assestano sulle vecchie posizioni di Ferrando, dal quale dissentirono sulla necessità di uscire dal PRC dopo l'approdo di quest'ultimo al governo. Al Cpn del [[20 aprile]] [[2008]] ha sostenuto la mozione presentata dall'Ernesto.
 
===Correnti Uscite dal Partito===
*'''[[Sinistra Critica]]''': chiamata anche ''Erre'' (dalla rivista), che aveva come leader l'ex - senatore [[Luigi Malabarba]]. Erede della corrente fondata da [[Livio Maitan]] ''Bandiera rossa'' (dal nome della rivista), era contraria alle posizioni di Prodi e si opponeva all'entrata del PRC in un possibile governo di centrosinistra. Si dichiarava innovatrice e movimentista. Il riferimento internazionale della corrente era il [[Segretariato Unificato]] della [[Lega comunista rivoluzionaria IV internazionale|Quarta Internazionale]], una delle maggiori organizzazioni internazionali trotzkiste di cui fu dirigente lo stesso Maitan. Dopo l'allontanamento di Turigliatto si era di fatto autosospesa dalle attività di partito. Nell'ultimo congresso a cui si era presentata si era attestata al 6,5%. Dopo la nascita della federazione "[[La Sinistra - L'Arcobaleno]]" la corrente è uscita dal partito per fondare il "Movimento per la Sinistra Anticapitalista".
 
*'''Progetto Comunista''': era la corrente del partito con le posizioni più estreme, contraria alla coalizione de [[L'Unione]]. Dichiaratamente [[trotzkismo|trotskista]], il suo portavoce era [[Marco Ferrando]]. Nel congresso del 2002 raccolse oltre l'11% dei consensi presentandosi insieme con il gruppo denominato FalceMartello, il quale all'ultimo congresso ha presentato una propria mozione. Riferimento internazionale dell'area era il Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, organizzazione trotzkista scissasi dal [[Segretariato Unificato]] nel [[1997]] con sede a [[Buenos Aires]]. Al sesto congresso ha ottenuto il 6,5% dei voti. Con la candidatura a parlamentare (poi ritirata dagli organismi dirigenti nazionali del PRC) di Marco Ferrando, l'area si divise: all'ultima conferenza nazionale dell'Associazione Marxista Rivoluzionaria - Progetto Comunista (l'associazione di quadri e militanti che animava la stessa mozione) i sostenitori di un documento, contrario anche ad accettare candidature in alleanza con l'Unione, capeggiati da Francesco Ricci (terzo firmatario della mozione) abbandonarono i lavori congressuali fondando un nuovo gruppo, che il 22 aprile 2006 uscì dal PRC: PC-ROL, che porterà nel gennaio 2007 alla fondazione del [[Partito di Alternativa Comunista]]. La corrente aveva perso in passato anche i gruppi di Luigi Izzo (PC, Area Programmatica) e quelli di Matteo Malerba e Guido Benni (confluiti nell'area Grassi, dopo non aver trovato abbastanza firme per presentare due proprie mozioni). Il 18 giugno 2006 il resto della corrente si costituisce come [[Movimento Costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori]], salvo [[Marco Verruggio]], [[Alì Ghaderi]] e [[Bruno Manganaro]], rimasti nel PRC.
 
==Movimenti giovanili==
L'organo giovanile ufficiale del PRC è rappresentato dai [[Giovani Comunisti]], i quali vantano comunque una discreta autonomia tanto da convocare congressi paralleli.
Il partito si appoggia però anche a collettivi studenteschi ed a movimenti universitari, con maggiore penetrazione nelle grandi realtà metropolitane rispetto alle zone meno densamente popolate.
 
==Risultati elettorali==
[[Image:Evo prc.svg|center|thumb|500px|Risultati elettorali per milioni di voti e percentuale.]]
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|-
!align=left|<small>Senato
|align=center|2.163.317
|align=center|6,5
|align=center|20
|align=center|
|-
!rowspan=2; align=left|[[Elezioni politiche italiane del 1994|Politiche 1994]]
!align=left|<small>Camera
|align=center|2.334.029
|align=center|6,0
|align=center|39
|align=center|
|-
!align=left|<small>Senato
|align=center|-
|align=center|-
|align=center|-
|align=center|<small>(1)
|-
!colspan=2; align=left|[[Elezioni europee del 1994|Europee 1994]]
|align=center|1.991.977
|align=center|6,1
|align=center|5
|align=center|
|-
!rowspan=2; align=left|[[Elezioni politiche italiane del 1996|Politiche 1996]]
!align=left|<small>Camera
|align=center|3.215.960
|align=center|8,5
|align=center|35
|align=center|
|-
!align=left|<small>Senato
|align=center|934.974
|align=center|2,9
|align=center|10
|align=center|<small>(2)
|-
!colspan=2; align=left|[[Elezioni europee del 1999|Europee 1999]]
|align=center|1.330.341
|align=center|4,3
|align=center|4
|align=center|
|-
!align=left|[[Elezioni politiche italiane del 2001|Politiche 2001]]
!align=left|<small>Proporz. Camera
|align=center|1.868.659
|align=center|5,0
|align=center|11
|align=center|
|-
!colspan=2; align=left|[[Elezioni europee del 2004|Europee 2004]]
|align=center|1.971.700
|align=center|6,0
|align=center|5
|align=center|
|-
!rowspan=2; align=left|[[Elezioni politiche italiane del 2006|Politiche 2006]]
!align=left|<small>Camera
|align=center|2.229.604
|align=center|5,8
|align=center|41
|align=center|
|-
!align=left|<small>Senato
|align=center|2.518.624
|align=center|7,4
|align=center|27
|align=center|
|}
 
*<small>(1) Non può essere indicata una percentuale e un numero di voti del PRC in quanto si presenta all'interno dell'[[Alleanza dei Progressisti]].</small>
*<small>(2) La percentuale non deve considerarsi indicativa perché si stabiliscono dei "patti di desistenza" con [[l'Ulivo]] e quindi la lista del PRC non è presente in tutti i collegi.</small>
 
== Iscritti ==
{| cellpadding=4 width=100%
| valign=top width=1%|
* 1991: 112.278
* 1992: 117.511
* 1993: 120.911
* 1994: 113.495
* 1995: 115.984
| valign=top width=1%|
* 1996: 127.610
* 1997: 130.509
* 1998: 117.137
* 1999: 96.125
* 2000: 90.422
| valign=top width=1%|
* 2001: 91.993
* 2002: 89.124
* 2003: 85.770
* 2004: 97.629<ref>Dato contestato dalle correnti di opposizione</ref>
* 2005: 92.752
| valign=top width=1%|
* 2006: 93.196
|}
 
==Congressi nazionali==
*I Congresso - [[Roma]], 12-14 dicembre 1991 -
*II Congresso - [[Roma]], 21-24 gennaio 1994 - ''Una forza comunista per una sinistra di alternativa''
*III Congresso - [[Roma]], 12-15 dicembre 1996 - ''Rinnovare la politica per cambiare la società''
*IV Congresso - [[Rimini]], 18-21 marzo 1999 - ''Un'alternativa di società''
*V Congresso - [[Rimini]], 4-7 aprile 2002 - ''Rifondazione rifondazione rifondazione''
*VI Congresso - [[Venezia]], 3-6 marzo 2005 - ''Verso un mondo nuovo''
*VII Congresso - Da stabilire, 17-20 luglio 2008 -
 
==Vertice del Partito==
===Cronologia dei segretari===
*[[Sergio Garavini]] ([[10 febbraio]] 1991 - [[27 giugno]] 1993)
*[[Fausto Bertinotti]] ([[22 gennaio]] 1994 - [[6 maggio]] 2006)
*[[Franco Giordano]] ([[7 maggio]] 2006 - [[20 aprile]] 2008)
 
===Attuale Segreteria nazionale===
{| {{prettytable|width=70%}}
|- bgcolor="#EFEFEF"
| '''Incarico'''
| '''Nome e Cognome'''
|-
| Segretario nazionale
| [[Franco Giordano]]
|-
| Responsabile area Nuovi diritti e poteri istituzionali
| [[Imma Barbarossa]]
|-
| Responsabile area Enonomia, lavoro e inchiesta
| [[Maurizio Zipponi]]
|-
| Responsabile area Organizzazione
| [[Francesco Ferrara (deputato)|Francesco Ferrara]]
|-
| Responsabile area della Conoscenza
| [[Loredana Fraleone]]
|-
| Responsabile Esteri
| [[Fabio Amato]]
|-
| Responsabile area Informazione, comunicazione ed eventi
| [[Daniela Santroni]]
|-
| Responsabile area Diritti sociali e Immigrazione
| [[Roberta Fantozzi]]
|-
| Coordinatore della Segreteria, Sinistra Europea, attività legislative<br>e rapporti con i gruppi parlamentari e con il Governo
| [[Walter De Cesaris]]
|-
| Responsabile Ambiente, Beni comuni, vertenze territoriali
| [[Mirko Lombardi]]
|-
| Responsabile area movimenti, autonomie locali, nuovi municipi, Mezzogiorno
| [[Michele De Palma]]
|}
 
===Gruppi parlamentari===
<div style="font-size:90%; border:0px; padding:0px; margin-left:1em; margin-right:0px;margin-bottom:0px; text-align:left">
{| cellpadding=4 width=100%
| valign=top width=1%|
 
'''Camera dei Deputati'''
* [[Maurizio Acerbo]]
* [[Fausto Bertinotti]] (presidente della Camera)
* [[Alberto Burgio]]
* [[Paolo Cacciari]]
* [[Francesco Caruso]]
* [[Luigi Cogodi]]
* [[Peppe De Cristofaro]]
* [[Titti De Simone]] (Deputato segretario della Camera)
* [[Elettra Deiana]]
* [[Daniela Dioguardi]]
* [[Donatella Duranti]]
* [[Antonio Falomi]]
* [[Daniele Farina]]
* [[Francesco Ferrara (deputato)|Francesco Ferrara]]
* [[Paolo Ferrero]]
* [[Pietro Folena]]
* [[Francesco Forgione]]
* [[Mercedes Frias]]
| valign=top width=1%|
 
* [[Alfonso Gianni]]
* [[Franco Giordano]]
* [[Salvatore Iacomino]]
* [[Angela Lombardi]]
* [[Vladimir Luxuria]]
* [[Ramon Mantovani]]
* [[Graziella Mascia]]
* [[Gennaro Migliore]] (Capogruppo)
* [[Donatella Mungo]]
* [[Sergio Olivieri]]
* [[Gian Luigi Pegolo]]
* [[Maria Cristina Perugia]]
* [[Marilde Provera]]
* [[Alì Rashid]]
* [[Andrea Ricci]]
* [[Mario Ricci]]
* [[Augusto Rocchi]]
* [[Franco Russo]]
* [[Patrizia Sentinelli]]
* [[Sabina Siniscalchi]]
* [[Massimiliano Smeriglio]]
* [[Maurizio Zipponi]]
 
| valign=top width=1%|
'''Senato della Repubblica'''
* [[Martino Albonetti]]
* [[Daniela Alfonzi]]
* [[Salvatore Allocca]]
* [[Maria Luisa Boccia]]
* [[Salvatore Bonadonna]]
* [[Giovanna Capelli]]
* [[Milziade Caprili]] (vicepresidente del Senato)
* [[Giovanni Confalonieri]]
* [[José Luiz Del Roio]]
* [[Giuseppe Di Lello Finuoli]]
* [[Erminia Emprin]]
* [[Rina Gagliardi]]
* [[Fosco Giannini]]
* [[Claudio Grassi]]
* [[Santo Liotta]]
* [[Luigi Malabarba]]
* [[Francesco Martone]]
* [[Lidia Menapace]]
* [[Maria Celeste Nardini]]
* [[Anna Maria Palermo]]
 
| valign=top width=1%|
* [[Giovanni Russo Spena]] (Capogruppo)
* [[Tommaso Sodano]]
* [[Raffaele Tecce]]
* [[Tiziana Valpiana]]
* [[Olimpia Vano]]
* [[Stefano Zuccherini]]
 
'''Europarlamento''' ('''aderenti al gruppo [[GUE/NGL]]''')
* [[Vittorio Agnoletto]]
* [[Vincenzo Aita]] (da giugno 2006 in sostituzione di [[Fausto Bertinotti]] eletto alla [[Camera dei Deputati|Camera]] e dopo la rinuncia di [[Corrado Gabriele]])
* [[Giusto Catania]]
* [[Luisa Morgantini]]
* [[Roberto Musacchio]] (Capodelegazione Parlamento Europeo)
|}
</div>
 
===Altri esponenti===
* [[Giuseppe Arnone]]
* [[Marco Assennato]]
* [[Luca Cangemi]]
* [[Guido Cappelloni]]
* [[Aurelio Crippa]]
* [[Gianni Favaro]]
* [[Corrado Gabriele]] (assessore al Lavoro della [[Regione Campania]])
* [[Domenico Jervolino]]
* [[Raul Mordenti]]
* [[Giuliano Pisapia]]
* [[Rosario Rappa]]
* [[Rosa Rinaldi]] (vicepresidente della [[provincia di Roma]])
* [[Massimo Rossi]] (presidente della [[provincia di Ascoli Piceno]])
* [[Gino Sperandio]]
* [[Nichi Vendola]] (presidente della regione [[Puglia]])
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
*[[Simone Bertolino]], ''Rifondazione comunista. Storia e organizzazione'', [[Bologna]], Società editrice [[il Mulino]], 2004
 
Si veda anche:
*[[Ritanna Armeni]] e [[Vichi De Marchi]] (a cura di), ''Cronache della rifondazione comunista. «Chiamateci compagni»'', [[Roma]], [[Edizioni Associate]], 1991
*[[Jean-Yves Dormagen]], ''I Comunisti. Dal PCI alla nascita di Rifondazione comunista. Una semiologia politica'', Roma, Koyné, 1996
*[[Alessio Diliberto]] e [[Oliviero Diliberto]], ''La fenice rossa'', Roma, Robin edizioni, 1998
*[[Alessandro Valentini]], ''La vecchia talpa e l'araba fenice'', [[Napoli]], la Città del Sole, 2000
*[[Leonardo Caponi]], ''Rifondazione comunista. La scommessa perduta. Fatti, personaggi, retroscena'', Roma, [[Editori Riuniti]], 2003
 
==Voci correlate==
*[[Movimento per la Rifondazione Comunista]]
 
==Altri progetti==
{{Interprogetto/notizia|Scontro alla Camera sulla lingua italiana|data=13 dicembre 2006}}
 
==Collegamenti esterni==
*Registrazioni audiovideo integrali di [http://www.radioradicale.it/organizzatori/partito-della-rifondazione-comunista Rifondazione Comunista] sul sito di [http://www.radioradicale.it Radio Radicale]
 
{{Partiti politici italiani}}
[[Categoria:Partito della Rifondazione Comunista| ]]
[[Categoria:Partiti politici italiani (presente)]]
 
[[cs:Strana komunistické obnovy]]
[[de:Partito della Rifondazione Comunista]]
[[en:Communist Refoundation Party]]
[[eo:Partito della Rifondazione Comunista]]
[[es:Refundación Comunista]]
[[et:Partito della Rifondazione Comunista]]
[[fr:Parti de la refondation communiste]]
[[ja:共産主義再建党]]
[[la:Factio Restititutionis Communisticae]]
[[nl:Partito della Rifondazione Comunista]]
[[nn:Rifondazione Comunista]]
[[no:Rifondazione Comunista]]
[[pl:Odrodzenie Komunistyczne]]
[[pt:Partido da Refundação Comunista]]
[[ru:Партия коммунистического возрождения]]
[[scn:Rifunnazzioni Cumunista]]