Wikipedia:Pagine da cancellare/Prof. Luciano Rispoli e Centro storico di Albano Laziale: differenze tra le pagine
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Il '''centro di Albano Laziale''' corrisponde al territorio della prima [[circoscrizione di decentramento comunale]] dell'omonimo comune di [[Albano Laziale]], in [[provincia di Roma]], nel [[Lazio]].
Il [[centro storico]] di Albano è capoluogo dell'omonimo [[Comune italiano|comune]], che include anche le [[Frazione geografica|frazioni amministrative]] di [[Cecchina]] (seconda circoscrizione) e [[Pavona]] (terza circoscrizione). Inoltre è [[Sede suburbicaria|sede vescovile suburbicaria]] attestata dal [[IV secolo]],<ref>Alberto Galieti, ''Cronotassi storico-critica dei vescovi albanensi'', in AA.VV., ''Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale'', pp. 92-112.</ref> sede di [[Pretore (ordinamenti moderni)|pretura]] e della direzione generale della ASL RMH.
==Storia==
{{Vedi anche|Storia di Albano}}
===Età antica===
====Dai primi insediamenti umani all'età repubblicana====
[[Immagine:Albano Laziale Sepolcro degli Orazi e Curiazi.JPG|thumb|200px|left|Il cosiddetto sepolcro degli Orazi e dei Curiazi, uno dei simboli di Albano.]]
[[Immagine:Albano Laziale - villa Gneo Pompeo Magno.JPG|thumb|200px|left|Un nicchione della villa di [[Gneo Pompeo Magno]] nel [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di villa Doria]].]]
Il territorio albanense, assieme all'intera area dei [[Colli Albani]], è stato soggetto, tra i 600.000 ed i 20.000 anni fa circa,<ref>[[Parco Regionale dei Castelli Romani]], ''L'ambiente naturale del Parco Regionale dei Castelli Romani'', pp. 3-8.</ref> all'attività del [[Vulcano Laziale]]: ciò ha determinato la creazione di un terreno vulcanico composto in gran parte da [[peperino]] e, in misura minore, [[tufo]].<ref>{{cita web|url=http://www.apat.gov.it/Media/carta_geologica_italia/tavoletta.asp?foglio=150|titolo=Servizio Geologico d'Italia - Carta Geologica d'Italia, foglio n° 150 (Roma)|accesso=URL consultato il 21-07-2009}}</ref> I primi insediamenti umani attestati nel territorio di Albano risalgono all'[[età del ferro]], ovvero ai periodi laziali I e II A ([[1000 a.C.]]-[[830 a.C.]] circa):<ref name="notaperiodolaziale">{{cita|Pino Chiarucci|''La civiltà laziale e gli insediamenti albani in particolare'', p. 31|cidLazioantico}}.</ref> si tratta di reperti di superficie rinvenuti in due località (Tor Paluzzi e Colle dei Cappuccini) probabili siti di altrettanti insediamenti umani.<ref>{{cita|Pino Chiarucci|''La civiltà laziale e gli insediamenti albani in particolare'', p. 35|cidLazioantico}}.</ref> Nel successivo periodo laziale II B ([[830 a.C.]]-[[770 a.C.]] circa)<ref name=notaperiodolaziale/> sono attestati i primi ritrovamenti collegabili alla nascita di ''[[Alba Longa]]'': secondo il racconto di [[Dionigi di Alicarnasso]]<ref>{{cita web|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/1C*.html|titolo=Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, I 66|accesso=21-07-2009|lingua=en}}</ref> la città sarebbe stata fondata dal figlio di Enea, Ascanio, trent'anni dopo la fondazione di ''[[Lavinium]]'', "vicino ad una montagna ed ad un lago, occupando lo spazio tra i due". Sebbene l'archeologo [[Antonio Nibby]] abbia collocato il sito della città sul lato orientale del [[lago Albano]], tra le località di Costa Caselle presso [[Marino (RM)|Marino]] e Pozzo Carpino in comune di [[Grottaferrata]], ai piedi di [[Monte Cavo]],<ref>{{cita|Antonio Nibby|vol. I p. 61|cidNibbyanalisi}}.</ref> i resti archeologici più sostanziosi sono stati ritrovati sul lato meridionale del lago, tra il Colle dei Cappuccini ed il [[Convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo|convento di Santa Maria ''ad Nives'' di Palazzolo]] in comune di [[Rocca di Papa]],<ref name="notaIIB">{{cita|Pino Chiarucci|''La civiltà laziale e gli insediamenti albani in particolare'', p. 39|cidLazioantico}}.</ref> circostanza che ha suggerito agli archeologi moderni di collocare il sito dell'antica città presso quest'ultima località. Nel territorio albanense in località Selvotta e nel confinante territorio di [[Ariccia]] presso le cave di peperino dismesse sono state rinvenute inoltre alcune [[necropoli]] collegabili allo sviluppo di ''Alba Longa''.<ref name=notaIIB/> In località [[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]] fiorì un nuovo insediamento umano, attestato da alcune sepolture rinvenute nella sottostante Valle Pozzo: continuava ad esistere, seppur ridimensionato, l'insediamento di Tor Paluzzi.<ref name=notaIIB/> Il periodo laziale III ([[770 a.C.]]-[[730 a.C.]] circa)<ref name=notaperiodolaziale/> potrebbe essere considerato un tutt'uno con il periodo precedente, perchè non si sono riscontrati sostanziali cambiamenti nella cultura materiale nè nella continuità degli insediamenti:<ref name=notaIIB/> il dato più importante di questo periodo riguarda l'egemonia crescente di ''Alba Longa'', riscontrabile dai reperti trovati nella necropoli di via Virgilio.<ref name=notaIIB/> Nel periodo laziale IV A ([[730 a.C.]]-[[640 a.C.]] circa)<ref name=notaperiodolaziale/> si registrò probabilmente l'introduzione della [[viticoltura]] nel [[Lazio]]:<ref>{{cita|Pino Chiarucci|''La civiltà laziale e gli insediamenti albani in particolare'', p. 40|cidLazioantico}}.</ref> in questo periodo ''Alba Longa'' venne distrutta da [[Tullo Ostilio]], la sua popolazione deportata a [[Roma]] e la [[Lega Latina]] assoggettata al dominio romano. Ai [[Colli Albani]] rimase ancora una certa importanza religiosa, grazie all'esistenza degli importanti santuari di [[Giove Laziale]] su [[Monte Cavo]],<ref>{{cita|Filippo Coarelli|pp. 111-112|cidCoarelli}}.</ref> di [[Diana (divinità)|Diana Aricina]] presso l'attuale [[Nemi]]<ref>{{cita|Filippo Coarelli|pp. 98-99|cidCoarelli}}.</ref> e di [[Giunone|Giunone Sospita]] a [[Lanuvio]],<ref>Pino Chiarucci, ''Lanuvium'', in ''Il Lazio antico'', p. 127.</ref> oltre che alla permanenza delle congregazioni sacerdotali albane sopravvisute a ''[[Bovillae]]'', che da allora si fregiò di essere succeduta ad ''Alba Longa'' come capitale religiosa latina.<ref>[[Girolamo Torquati]], ''Studi storico-archeologici sulla città e sul territorio di Marino'', vol. I cap. XX p. 178.</ref> Dopo la cacciata dell'ultimo [[re di Roma]] [[Tarquinio il Superbo]] nel [[510 a.C.]] questi fuggì presso il [[lucumone]] di [[Chiusi]] [[Porsenna]], che nel [[505 a.C.]] inviò metà dell'esercito chiusino comandata da suo figlio Arunte contro ''[[Aricia]]'': davanti alle mura della città, grossomodo presso l'attuale [[Chiesa di Santa Maria della Stella (Albano)|chiesa di Santa Maria della Stella]] alla periferia di Albano,<ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte I cap. III p. 23|cidLucici}}.</ref> si svolse così la [[battaglia di Aricia]], che vide trionfare gli aricini ed i loro alleati.<ref>{{cita|ANtonio Nibby|vol. I p. 245|cidNibby}}.</ref> Il sepolcro di Arunte, ucciso in battaglia, è stato identificato da alcuni storici con il sepolcro a due coni popolarmente attribuito agli Orazi ed ai Curiazi,<ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte I cap. III p. 30|cidLucici}}.</ref> che è forse il simbolo più noto di Albano.
In [[Repubblica romana|età repubblicana]] i Colli Albani furono scelti dalle [[Patrizio (storia romana)|famiglie patrizie romane]] come sede delle loro [[Villa romana|ville suburbane]]: in particolare questo fenomeno coinvolse il territorio albanense, attraversato a partire dal [[312 a.C.]] dalla [[via Appia Antica]], la "''regina viarum''", voluta dal [[Censore (storia romana)|censore]] [[Appio Claudio Cieco]] come collegamento diretto tra [[Roma]] e ''[[Capua antica|Capua]]'', porta della [[Campania]]. In seguito la strada fu migliorata (il tratto di una ventina di chilometri tra Roma e ''Bovillae'' fu pavimentato in "''[[Basolato|saxum quadratum]]''" nel [[293]])<ref name="notaappia">{{cita|Filippo Coarelli|p. 10|cidCoarelli}}.</ref> e prolungata fino a [[Benevento]] e poi a [[Brindisi]], porta della [[Grecia]].<ref name=notaappia/> Tra le personalità che ebbero ville nell'area albana in età repubblicana ci furono [[Gneo Pompeo Magno]], Quinto Aurelio, Lucio Albucio Iusto, [[Marco Giunio Bruto]], [[Publio Clodio Pulcro]]: altre ville anonime sono state trovate presso la sponda meridionale del [[lago Albano]] ed alla [[Stazione di Albano Laziale|stazione ferroviaria di Albano Laziale]].
====L'età imperiale====
[[Immagine:Albano Laziale - Le antiche terme romane di Cellomaio.jpg|thumb|200px|left|Le [[terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]], anche soprannominate "di Cellomaio".]]
[[Immagine:Albano L. Anfieatro Romano.JPG|thumb|200px|left|L'[[anfiteatro romano di Albano Laziale|anfiteatro romano]].]]
In [[Impero romano|età imperiale]] sorsero nuove ville nel territorio albanense, come quelle di [[Lucio Anneo Seneca]] o di [[Publio Papinio Stazio]]: ma l'edificio più imponente costruito in questo periodo fu l'"''Albanum Caesarum''", la colossale [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]], voluta dall'imperatore [[Tito Flavio Domiziano]] ([[81]]-[[96]]): il palazzo vero e proprio occupava gran parte dell'attuale villa Barberini, nel complesso extra-territoriale della [[Castel Gandolfo (Palazzo Pontificio)|Villa Pontificia di Castel Gandolfo]], ma le proprietà annesse alla villa coprivano gran parte del territorio degli attuali comuni di Albano e di Castel Gandolfo, estendendosi attorno alle coste del lago Albano anche nei territori comunali di Marino, Rocca di Papa ed Ariccia per un totale di circa tredici o quattordici chilometri quadrati.<ref name="notavasta">{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani', parte I p. 6|cidLugli}}.</ref>
Dopo Domiziano, i suoi successori abbandonarono la villa, che fu sostituita come residenza imperiale suburbana dalla più famosa [[villa Adriana]] di [[Tivoli]]: [[Settimio Severo]] ([[193]]-[[211]]) decise perciò di installare all'interno dei terreni imperiali a ridosso della via Appia la ''[[Legio II Parthica]]'', una [[legione romana]] fedele all'imperatore con compiti di guardia del corpo e sorveglianza di [[Roma]]. Nacquero così i ''[[Castra Albana]]'', la città fortificata che diventò residenza della legione e che occupava esattamente l'area dell'attuale Albano.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 211|cidLugli}}.</ref>
In funzione dei ''Castra'' sorsero una serie di edifici come l'[[Anfiteatro romano di Albano Laziale|anfiteatro]], le [[terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]], quattro porte (oggi ne restano visibili due, fra cui la porta Pretoria) e due edifici interni ad uso di ''praetorium'', oltre alle abitazioni comuni: i resti di tutto ciò rendono oggi Albano uno dei centri urbani del [[Lazio]] più ricchi di memorie romane oltre a [[Roma]] stessa.<ref>{{cita web|url=http://www.castelliromanionline.eu/pages/Albano_Laziale_monumenti.html|titolo=Castelli Romani online - Monumenti di Albano Laziale|accesso=21-07-2009}}</ref>
La ''Legio II Parthica'' occupò i ''castra'' di Albano almeno fino alla metà del [[III secolo]].<ref>{{cita|Filippo Coarelli|p. 82|cidCoarelli}}.</ref> In seguito, nel "''[[Liber Pontificalis]]''" si afferma che l'[[imperatore]] [[Costantino I]] ([[306]]-[[337]]), durante il pontificato di [[papa Silvestro I]] ([[314]]-[[335]]), abbia fondato ad Albano una [[Cattedrale di San Pancrazio|cattedrale di San Giovanni Battista]], provvedendo a donarle arredi liturgici ed ingenti proprietà nel territorio albanense, tra cui anche i ''castra'' abbandonati.<ref name="notadonazionecostantino">{{cita web|url=http://www.thelatinlibrary.com/liberpontificalis1.html|titolo=Liber Pontificalis - XXXIV 30|accesso=27-06-2009}}</ref>
Il [[cristianesimo]] era già stato annunciato nel territorio albano probabilmente addirittura da [[Pietro apostolo|san Pietro]] e [[Paolo di Tarso|san Paolo di Tarso]]: sicuramente la presenza di comunità cristiane è piuttosto antica, come testimoniano le [[catacombe di San Senatore]] presso la [[Chiesa di Santa Maria della Stella (Albano)|chiesa di Santa Maria della Stella]]:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo I p. 174|cidRicci}}.</ref> databili al [[IV secolo|IV]] o al [[V secolo]], furono mantenute in uso fino al [[IX secolo]].<ref>{{cita|Pino Chiarucci|pp. 50-52|cidChiarucci}}.</ref>
Altre antiche testimonianze della presenza cristiana ad Albano sono un oratorio cristiano situato all'interno dei resti della villa repubblicana del [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di villa Doria]]<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo I p. 175|cidRicci}}.</ref> ed un oratorio cristiano scoperto dentro i "''[[Vomitorium|vomitoria]]''" dell'anfiteatro romano in via San Francesco d'Assisi.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', pp. 253-256|cidLugli}}.</ref>
===Medioevo===
[[Immagine:Albano Laziale - Porta pretoria da Palazzo Savelli.JPG|thumb|200px|right|La ''porta Praetoria'' dei ''[[Castra Albana]]''.]]
[[Immagine:Retro Palazzo Savelli.JPG|thumb|200px|right|La facciata di [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]] su piazza San Pietro: in evidenza i due torrioni quadrangolari laterali.]]
[[Immagine:Terme Albano 1.jpg|thumb|200px|right|Le [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]] a Cellomaio in un'incisione anonima del [[XVIII secolo|Settecento]].]]
====Dalla caduta dell'Impero romano al XII secolo====
Attorno all'[[VIII secolo]] probabilmente iniziò il culto mariano nel [[santuario di Santa Maria della Rotonda]],<ref name="notamadonna">{{cita|Alberto Galieti|p. 34|cidGalieti}}.</ref> anche se la prima consacrazione del santuario è datata al [[1060]].<ref name="nota1060">{{cita|Alberto Galieti|p. 35|cidGalieti}}.</ref> Già nel [[VI secolo]] invece era stata edificata la [[Chiesa di San Paolo (Albano)|chiesa di San Paolo]], ricavata da un'aula delle [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]].<ref name="notasanpietro">{{cita|Pino Chiarucci|p. 55|cidChiarucci}}.</ref>
Nell'[[agosto]] [[846]] l'[[Agro Romano]] fu devastato da un'incursione dei [[Saraceni]], che arrivarono al punto di saccheggiare la [[basilica di San Pietro in Vaticano]] e la [[basilica di San Paolo fuori le mura]], prima di ripiegare lungo la via Appia "tra indescrivibili guasti":<ref>{{cita|Ferdinand Gregorovius|libro V cap. III pp. 100-103|cidGregorovius}}.</ref> furono messe a sacco Albano<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo IV p. 191|cidRicci}}.</ref> ed ''Aricia''.<ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte II cap. XXV p. 233|cidLucidi}}.</ref> I maomettani depredarono [[Ciociaria]] e [[Campania]] dalla postazione fortificata sul [[Garigliano]] finchè non furono sloggiati da un'armata confederata cristiana nel [[916]].<ref>{{cita|Ferdinand Gregorovius|libro VI cap. I p. 274|cidGregorovius}}.</ref>
[[Ottone I del Sacro Romano Impero]] nel [[964]] donò Albano, [[Ariccia]] ed altre tre castelli circostanti (probabilmente [[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]], [[Montagnano]] e [[Malafitto]] o [[Castel Gandolfo]]) a Virginio Savelli:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo IV p. 192|cidRicci}}.</ref> tuttavia questa donazione è creduta da alcuni storici un falso realizzato successivamente dagli stessi [[Savelli (famiglia)|Savelli]] per giustificare un'usurpazione dei diritti ecclesiastici su Albano.<ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte I cap. XVII p. 399|cidLucidi}}.</ref> Del resto, la pratica fu comune anche ad altre famiglie baronali romane per legittimare il loro acquisto di altri feudi dell'[[Agro Romano]].
Quando [[papa Pasquale II]] nel [[1108]] mosse verso [[Benevento]] per risolvere alcune questioni territoriali in [[Terra di Lavoro]], pensò bene di affidare la tranquillità del [[Lazio]] a Tolomeo dei [[Conti di Tuscolo]], il quale non tardò a ribellarsi all'autorità pontificia.<ref>{{cita|Gregorovius|libro VIII cap. I pp. 326-327|cidGregorovius}}.</ref> Il papa fu costretto ad accorrere a [[Roma]], e probabilmente subì vittoriosamente un assedio ad Albano,<ref name="nota1108">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo V p. 202|cidRicci}}.</ref> se per ricompensare gli albanensi delle sofferenze subite li dispensò dal pagamento delle tasse sulla cavallerìa e sul macinato: di questo privilegio è conservata memoria in un'epigrafe posta nella [[cattedrale di San Pancrazio]], e studiata dallo storico settecentesco Giovanni Antonio Ricci.<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo V pp. 199-201|cidRicci}}.</ref> Pasquale II conservò la fedeltà degli albanensi anche nel [[1116]], quando fu costretto a fuggire ad Albano a causa della rivolta della famiglia nobiliare romana dei [[Pierleoni]].<ref name="nota1116">{{cita|Gregorovius|libro VIII cap. I p. 338|cidGregorovius}}.</ref>
[[Federico I del Sacro Romano Impero|Federico I "Barbarossa" del Sacro Romano Impero]] inviò in [[Lazio]] un esercito comandato da [[Rainaldo di Dassel]], [[Arcidiocesi di Colonia|arcivescovo di Colonia]], perchè aiutasse Raino dei Conti di Tuscolo, acceso ghibellino assediato dai romani anti-imperiali a ''[[Tusculum]]'':<ref>{{cita|Gregorovius|libro VIII cap. V p. 530|cidGregorovius}}.</ref> romani ed imperiali combatterono così la [[battaglia di Prata Porci]] ([[29 maggio]] [[1167]]), combattuta presso ''Tusculum'' nell'attuale comune di [[Monte Porzio Catone]]. I romani avevano il più grande esercito che da secoli avessero mai schierato, ed erano numericamente in vantaggio sugli imperiali per venti ad uno: tuttavia, persero lo stesso la battaglia.<ref>{{cita|Gregorovius|libro VIII cap. V pp. 531-532|cidGregorovius}}.</ref> Albano, ''Tusculum'', [[Tivoli]] ed altre "cittaduzze" del Lazio<ref>{{cita|Gregorovius|libro VIII cap. V p. 529|cidGregorovius}}.</ref> non tardarono a schierarsi con gli imperiali, circostanza che non fu dimenticata dai romani: dopo la ritirata dell'esercito imperiale, nel [[1168]] Albano venne rasa al suolo dai romani,<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo V p. 207|cidRicci}}.</ref> e ''Tusculum'' subì la stessa sorte nel [[1191]].<ref>{{cita|Gregorovius|libro VIII cap. VI p. 576|cidGregorovius}}.</ref>
====Dal XIII secolo alla distruzione del 1436====
Nel [[1203]] [[papa Innocenzo III]] donò ai cardinali vescovi della [[Sede suburbicaria di Albano|diocesi suburbicaria di Albano]] il possesso del ''palatium'' e di alcune chiese nel territorio albanense, perchè non andassero in rovina data la desolazione dell'antica città:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VI p. 210|cidRicci}}.</ref> il [[9 agosto]] [[1217]] il cardinale Paio Galvão ottenne da [[papa Onorio III]] la conferma della potestà vescovile sulla "''Civitatem Albanensem cum Burgo, Thermis Monte, qui dicitur Sol[is] et Luna, Palatio''" e loro attinenze e dipendenze.<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VI p. 212|cidRicci}}.</ref> Tuttavia, i [[Savelli (famiglia)|Savelli]] riuscirono a farsi investire del feudo da [[Federico II del Sacro Romano Impero]] nel [[1221]],<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VI p. 214|cidRicci}}.</ref> ed è probabile che da questo momento ne abbiano mantenuto saldamente il controllo, nonostante un'ennesima conferma dei diritti vescovili su Albano promulgata nel [[1278]] da [[papa Niccolò III]].<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VI p. 213|cidRicci}}.</ref>
Il [[cardinale]] [[Papa Onorio IV|Giacomo Savelli]], dal [[1285]] [[papa Onorio IV]], nel [[1282]] fondò l'[[Chiesa di San Paolo (Albano)|abbazia di San Paolo]],<ref name="notatridente">{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|pp. 12-14|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref><ref name="notasanpaolo">{{cita|Pino Chiarucci|p. 60|cidChiarucci}}.</ref> affidandola ai padri Guglielmini e dotandola di ingenti proprietà nel territorio albanense ed attorno al [[lago Albano]] (come il pittoresco [[Romitorio di Sant'Angelo in Lacu|romitorio di Sant'Angelo ''in Lacu'']]).<ref>[[Parco Regionale dei Castelli Romani]], ''Coste del Lago Albano (itinerario naturalistico)'', in ''Itinerari nel Parco'', n° 3.</ref> Nel [[XIII secolo|Duecento]], anche grazie alla signorìa dei Savelli, ci sono i segni di una rinascita della città: oltre alla fondazione dell'abbazia, ad Albano è attestata una delle prime "guardianìe" dell'[[Ordine francescano]], attiva presso l'allora cadente [[cattedrale di San Pancrazio]],<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III cap III p. 239|cidRicci}}.</ref> e nel [[1316]] venne consacrato per la seconda volta il [[santuario di Santa Maria della Rotonda]], ad opere di [[Ordine di Sant'Agostino|monache agostiniane]].<ref name="nota1316">{{cita|Alberto Galieti|p. 47|cidGalieti}}.</ref> Inoltre, la città fu dotata di un impianto di fortificazione, come attesterebbe la datazione di [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]] a questa epoca.<ref name="notapalazzosavelli">{{cita|Pino Chiarucci|pp. 66-67|cidChiarucci}}.</ref>
Durante la guerra tra [[papa Eugenio IV]] ed i [[Colonna (famiglia)|Colonna]], nell'[[ottobre]] [[1434]] il comandante pontificio Orsino Orsini incalzò l'esercito ribelle guidato dal [[capitano di ventura]] Antonio da Pontedera fin sotto al [[Borghetto di Grottaferrata]], a [[Marino (RM)|Marino]] e ad Albano,<ref name="nota37">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 195-207|cidTomassetti}}.</ref> il primo e l'ultimo castello ospitali per il ribelle perchè di proprietà dei Savelli, alleati dei Colonna che invece dominavano Marino: il [[cardinale]] [[Giovanni Maria Vitelleschi]], comandante in capo dell'esercito pontificio, riconquistò [[Roma]] (da cui il papa era stato scacciato) il [[25 ottobre]],<ref>{{cita|Ferdinand Gregorovius|libro XIII cap. I pp. 56-60|cidGregorovius}}.</ref> ed il [[31 marzo]] [[1436]] arrivò al Borghetto di Grottaferrata che fu distrutto:<ref name=nota37/> Quindi, il cardinale passò presso Marino senza assaltarla e si gettò sui feudi dei Savelli lungo la direttrice Appia, cioè [[Castel Gandolfo]], Albano e [[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]], radendoli al suolo:<ref name=nota37/> passando per [[Rocca Priora]] poi ruppe gli indugi e colpì i Colonna direttamente nella [[Valle Latina (geografia)|valle del Sacco]]. La guerra terminò con la conquista di [[Palestrina]] il [[18 agosto]] [[1436]] e la sua selvaggia distruzione ad opera dello stesso cardinale Vitelleschi.<ref>{{cita|Ferdinand Gregorovius|libro XIII cap. I pp. 66-70|cidGregorovius}}.</ref>
===Età moderna===
====Da Eugenio IV a Innocenzo XII====
[[Immagine:Albano Laziale, il tridente da San Paolo.JPG|thumb|200px|left|[[Piazza San Paolo]]: il [[Tridente (Albano Laziale)|"tridente"]].]]
[[Immagine:Albano L. Chiesa S. Maria della Stella.jpg|thumb|200px|left|La [[Chiesa di Santa Maria della Stella (Albano)|chiesa di Santa Maria della Stella]].]]
[[Immagine:Assonometria Pamphilj Albano.jpg|thumb|200px|left|Ricostruzione assionometrica di [[Palazzo Pamphilj (Albano)|palazzo Pamphilj]].]]
Dopo la distruzione di Albano, Eugenio IV concesse ai [[Ordine di San Gerolamo|padri Gerolamini]] il [[santuario di Santa Maria della Rotonda]] e l'[[Chiesa di San Paolo (Albano)|abbazia di San Paolo]] ([[1444]]),<ref name="notagerolamini">{{cita|Alberto Galieti|p. 50|cidGalieti}}.</ref> ed incamerò tra i beni della [[Camera Apostolica]] il feudo: tale stato di cose rimase fino al [[1448]], quando con la morte del pontefice i Savelli ritornarono a governare Albano.
[[Papa Pio II]] volle visitare le rovine archeologiche visibili ad Albano nelle proprietà dell'abbazia di San Paolo durante il suo viaggio sui [[Colli Albani]] nel [[1462]]:<ref>[http://imagohistoriae.signum.sns.it/imageView.php?workId=29&workSign=Piccolomini_Commentarii&imgNumber=320 Papa Pio II, ''Commentari'', libro XI p. 566.] <small>URL consultato il 23-07-2009</small></ref> altre tappe furono [[Genzano di Roma]], il [[Convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo|convento di Santa Maria ''ad Nives'' di Palazzolo]] e [[Monte Cavo]].
Durante la guerra tra [[papa Sisto IV]] e [[Ferdinando I di Napoli]] nel [[1482]] i [[Colli Albani]] furono il principale teatro degli scontri: il [[5 giugno]] infatti i napoletani avevano occupato il [[Borghetto di Grottaferrata]] e da quella postazione inizito a saccheggiare l'[[Agro Romano]] assieme alle truppe mobilitate dai [[Colonna (famiglia)|Colonna]] e dai [[Savelli (famiglia)|Savelli]],<ref name="nota61">{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 210-212|cidTomassetti}}.</ref> il [[16 luglio]] il comandante in capo napoletano [[Alfonso d'Aragona]], [[Ducato di Calabria|duca di Calabria]], decise di "scaricare" gli alleati Colonna ed occupò [[Marino (RM)|Marino]],<ref name=nota61/> e probabilmente nello stesso periodo fu occupata anche Albano, dove presso l'abbazia di San Paolo si installò un bivacco dei soldati fino alla ritirata napoletana seguita alla [[battaglia di Campomorto]] ([[21 agosto]] [[1482]]).<ref name="nota1482">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VII p. 230|cidRicci}}.</ref>
La città fu nuovamente coinvolta in un altro conflitto locale tra Sisto IV e gli Orsini da una parte ed i Colonna e i Savelli dall'altra, ed occupata dal comandante pontificio Paolo Orsini nel [[1483]].<ref name=nota1482/> La pace, siglata il [[2 gennaio]] [[1485]] dal neo-eletto papa Innocenzo VIII, stabilì il ritorno allo ''[[Status quo|status quo ante bellum]]''.<ref name=nota61/>
[[Papa Alessandro VI]], approfittando della discesa in [[Italia]] dell'esercito francese inviato da [[Luigi XI di Francia]], ordinò il bando, la scomunica ed il sequestro dei beni delle famiglie sue avversarie dei [[Colonna (famiglia)|Colonna]], dei [[Savelli (famiglia)|Savelli]] e degli Estouteville, e donò i feudi sequestrati assieme ad altri feudi ecclesiastici ai propri nipoti Rodrigo e Giovanni Borgia, rispettivamente di due e tre anni, con [[Breve apostolico|''Breve'' apostolico]] ''"Coelestis altitudinis potentiae"'' del [[1 ottobre]] [[1501]].<ref>{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. IV pp. 215-220|cidTomassetti}}</ref><ref>[[Nicola Ratti]], [[Storia di Genzano, con note e documenti]], Appendice XIV pp. 155-157.</ref> Albano spettò a Rodrigo, per il quale a causa della minore età fu nominato un procuratore nella persona del [[cardinale]] [[Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano|arcivescovo di Cosenza]] Francesco Borgia.<ref>{{cita|Gregorovius|libro XIII cap. V p. 492|cidGregorovius}}.</ref> I Savelli non tornarono in possesso dei loro feudi prima del [[1503]], anno della morte di Alessandro VI e dell'ascesa al pontificato di [[papa Pio III]].
Seguì un periodo di relativa crescita per Albano: nel [[1560]] furono eseguiti i primi restauri da tempo immemorabile alla [[cattedrale di San Pancrazio]],<ref name="notarestaurocattedralebonelli">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III cap VII p. 242|cidRicci}}.</ref> nel [[1565]] vennero fondati la [[Chiesa di Santa Maria della Stella (Albano)|chiesa di Santa Maria della Stella]] con l'attiguo convento dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|padri carmelitani]],<ref name="notastella">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo VI p. 240|cidRicci}}.</ref> nel [[1591]] furono riordinate le rendite della cattedrale e la suddivisione in parrocchie della città,<ref name=notarestaurocattedralebonelli/> nel [[1615]] vennero fondati la [[Chiesa di San Bonaventura (Albano)|chiesa di San Bonaventura]] ed il convento dei [[Ordine dei Frati Minori Cappuccini|frati minori cappuccini]],<ref name="notacappuccini2">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo VI p. 244|cidRicci}}.</ref> nel [[1628]] il seminario vescovile e nel [[1631]] il convento della [[monache clarisse]] sull'attuale [[piazza Pia]].<ref name="notasepoltevice">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo VII p. 246|cidRicci}}.</ref> Nel [[1605]] i Savelli concessero nuovi statuti al feudo.<ref>{{cita|Del Pinto|p. 9|cid1798}}.</ref>
Alla metà del [[XVII secolo|Seicento]], sulle terre dell'[[Chiesa di San Paolo (Albano)|abbazia di San Paolo]] venne disegnato il [[Tridente (Albano Laziale)|"tridente di strade" di Albano Laziale]],<ref name=notatridente/> attorno al quale sorse il nuovo quartiere di [[Borgo San Paolo (Albano)|borgo San Paolo]], che si popolò di edifici monumentali come palazzo Rospigliosi ([[1667]])<ref name="notapalazzivari">{{cita|Pino Chiarucci|p. 70|cidChiarucci}}.</ref> e soprattutto [[Palazzo Pamphilj (Albano)|palazzo Pamphilj]] ([[1708]]-[[1717]]).<ref name=notapalazzivari/>
La situazione economica dei Savelli tuttavia non era buona: nel [[1662]] furono costretti a vendere ai [[Chigi]] il feudo di [[Ariccia]] per 358.000 [[Scudo pontificio|scudi pontifici]],<ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte I cap. XXX p. 296|cidLucidi}}.</ref> e nel [[1697]] i creditori dei Savelli fecero ricorso a [[papa Innocenzo XII]] perchè costringesse il principe Giulio Savelli a pagare i suoi debiti.<ref name="notabuffisavelli">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo VII p. 250|cidRicci}}.</ref> I cronisti raccontano che il papa convocò il principe, che rispose con spavalderìa, incurante delle minaccie del carcere o della decapitazione per morosità (pare anzi che disse scherzosamente che in quest'ultimo caso si sarebbe procurato una testa di bronzo):<ref name=notabuffisavelli/> si procedette così alla vendita all'incanto del feudo di Albano, del valore di 440.000 scudi pontifici, che fu in breve incamerato dalla [[Camera Apostolica]].<ref name=notabuffisavelli/><ref name="nota1g">{{cita|Antonio Nibby|vol. I p. 86|cidNibby}}.</ref>
L'antica casata dei Savelli di Albano si estinse con lo sfortunato Giulio.<ref name=notabuffisavelli/><ref name=nota1g/>
====La dominazione della Camera Apostolica: 1697-1798====
Unanimamente, il periodo che inizia con l'acquisizione della città al dominio diretto della Chiesa cattolica viene riconosciuto come il più felice della storia di Albano.<ref>{{cita|Pino Chiarucci|p. 15|cidChiarucci}}.</ref> [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]] fu riconvertito a residenza del [[Governo (Stato Pontificio)|governatore pontificio]] ma anche di illustri ospiti del papa, tra cui [[Giacomo Francesco Edoardo Stuart]], [[pretendente]] al [[Regno Unito di Gran Bretagna]] in esilio a [[Roma]], ed il figlio [[Enrico Benedetto Stuart]], [[duca di York]], creato [[cardinale vescovo]] della [[Sede suburbicaria di Frascati|diocesi suburbicaria di Frascati]].<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo VII p. 251|cidRicci}}.</ref>
Nei primi anni del [[XVIII secolo|Settecento]] sorsero [[Villa Doria (Albano Laziale)|villa Doria]],<ref name="notariccidoria">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VIII pp. 253-254|cidRicci}}.</ref> villa Altieri,<ref name="notapalazzivari2">{{cita|Pino Chiarucci|p. 71|cidChiarucci}}.</ref> palazzo Corsini<ref name=notapalazzivari2/> e palazzo Lercari,<ref name="notapalazzovescovile">{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VIII p. 256|cidRicci}}.</ref> donato dall'omonimo cardinale fondatore come residenza ai cardinali vescovi di Albano nel [[1757]]: dalla fine del Settecento i cardinali vescovi titolari avrebbero soggiornato nella loro sede fino a sei mesi l'anno.<ref name=notapalazzovescovile/> La [[cattedrale di San Pancrazio]] fu restaurata tra il [[1719]] ed il [[1722]],<ref name=notariccidoria/> intervento che delineò l'attuale facciata [[Architettura barocca|tardo barocca]]. Nel [[1747]] nacque un ordine religioso femminile albanense, fondato nel [[1724]] da suor Maria Maggiori,<ref>{{cita|Pino Chiarucci|p. 63|cidChiarucci}}.</ref> le Suore Oblate di Gesù Maria, che occuparono dal [[1735]] l'attuale convento sito nel pittoresco quartiere di Cellomaio.<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo VII p. 255|cidRicci}}.</ref>
[[Papa Pio VI]], per far fronte alle spese di guerra e alle ingenti richieste economiche (36 milioni di [[Lira italiana|lire italiane]] e 100 opere d'arte) fatte da [[Napoleone Bonaparte]] allo [[Stato Pontificio]] prima con l'[[Armistizio di Bologna]] e poi con il [[Trattato di Tolentino]] ([[19 febbraio]] [[1797]]) nel [[1795]] pensò di vendere Albano: all'asta parteciparono il [[Principato di Piombino|principe di Piombino]] Antonio Maria Boncompagni-Ludovisi, il [[Banco di Santo Spirito]] ed il Santo Monte di Pietà, facendo un'offerta di 300.000 [[Scudo pontificio|scudi pontifici]]: tuttavia alla fine il papa preferì aprire un prestito presso alcuni banchieri genovesi.<ref>{{cita|Gaetano Moroni|vol. I p. 188|cidMoroni}}.</ref>
====La Repubblica Romana e l'occupazione napoleonica: 1798-1814====
{{Vedi anche|Rivoluzione Francese nei Castelli Romani e a Velletri}}
Il [[9 febbraio]] [[1798]] [[Roma]] fu occupata dall'esercito rivoluzionario francese comandato dal generale [[Louis Alexandre Berthier]]: il [[15 febbraio]] al [[Foro Romano]] venne solennemente proclamata la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]]. Sui [[Colli Albani]], Albano, [[Frascati]] e [[Velletri]] si auto-proclamarono "repubbliche sorelle" il [[18 febbraio]],<ref>{{cita|Del Pinto|p. 4|cid1798}}.</ref> [[Marino (RM)|Marino]] ai primi di marzo.<ref>Antonia Lucarelli, ''Marino dalla Rivoluzione alla Restaurazione'', in Antonia Lucarelli, ''Memorie marinesi'', pp. 88-96.</ref>
Il governo municipale repubblicano albanense fu molto attivo nei primi mesi dell'esperienza repubblicana romana: il [[18 febbraio]] dichiarò aboliti "tutti i caratteri, potestà, facoltà e diritti che dalla vile e froce Oligarchia del mort Governo erano stati addetti e ascritti ai suoi Ministri costituiti",<ref name="nota17981">{{cita|Del Pinto|p. 5|cid1798}}.</ref> i luoghi d'asilo nelle chiese, tutte le "franchigie e giurisdizioni" che ostacolassero la legge;<ref name=nota17981/> il [[19 febbraio]], piantato l'albero della libertà nell'attuale piazza Antonio Gramsci,<ref name=nota17981/> si proclamò l'affratellamento della repubblica albanense con la Repubblica Romana;<ref>{{cita|Del Pinto|p. 6|cid1798}}.</ref> il [[22 febbraio]] fu abolita la tassa sul macinato, salita nel [[1798]] a 55 [[Baiocco|baiocchi]].<ref>{{cita|Del Pinto|p. 10|cid1798}}.</ref> Tuttavia ben presto iniziarono i problemi: già al primo giorno della sua esistenza il governo repubblicano si curò di vietare l'esportazione fuori comune di generi alimentari,<ref>{{cita|Del Pinto|p. 8|cid1798}}.</ref> mentre tra il 21 ed il 22 febbraio il governo municipale fu costretto ad ipotecare alcuni beni pubblici ex-camerari per poter mantenere la popolazione.<ref name="nota17982">{{cita|Del Pinto|p. 11|cid1798}}.</ref>
Il [[20 febbraio]] [[1798]] gli abitanti di [[Trastevere]] insorsero contro i francesi e la Repubblica Romana, e la rivolta reazionaria si estese rapidamente fuori dalla Capitale:<ref name=nota17982/> Albano, Velletri, [[Castel Gandolfo]], [[Nemi]] e [[Lanuvio]] insorsero, Ariccia e Genzano di Roma si mantennero calme, Marino e Frascati rimasero dalla parte dei francesi.<ref name="nota17983">{{cita|Del Pinto|pp. 12-13|cid1798}}.</ref> I reazionari iniziarono un tentativo di marcia su Roma il [[28 febbraio]]: erano circa 2000, e si scontrarono con l'esercito francese comandato dal generale [[Gioacchino Murat]] sulla via Appia in territorio marinese, tra [[Frattocchie]] e [[Due Santi]]: la cosiddetta [[battaglia di Frattocchie]] si concluse con la vittoria francese.<ref name=nota17983/> Murat occupò e saccheggiò Castel Gandolfo, e poi marciò su Albano che oppose un tentativo di resistenza prima di arrendersi ed essere saccheggiata dai francesi.<ref name=nota17983/> Il [[1 marzo]] [[1798]] Murat tornò a [[Roma]], "ricevuto con sommo applauso e accompagnato dagli evvive universali del popolo":<ref name="nota17984">''Monitore di Roma'', anno I n° 4, p. 35.</ref> portava con sè "le spoglie degli uccisi ribelli",<ref name=nota17984/> ovvero "conche di rame, caldai, padelle, rotoli di tela, coperte, lenzuoli, galline ed asini",<ref name=nota17983/> che nel complesso fecero apparire quell'ingresso trionfale una "scena comica e pietosa insieme".<ref name=nota17983/>
Dopo il tentativo reazionario, la repubblica albanense continuò come se niente fosse la sua grama esistenza: il [[13 marzo]] si costituirono sette compagnie della "Guardia Nazionale", formate da nove uomini ciascuna;<ref>{{cita|Del Pinto|pp. 15-16|cid1798}}.</ref> il [[14 marzo]] continuavano i problemi di approvigionamento del grano,<ref>{{cita|Del Pinto|p. 17|cid1798}}.</ref> tanto che il [[27 marzo]] si dovettero istituire i "bollettini"; ovvero le tessere annonarie.<ref>{{cita|Del Pinto|p. 18|cid1798}}.</ref> Il governo municipale provvedeva a stabilire i prezzi dei generi di più largo consumo, ed il [[26 marzo]] fu effettuata una "requisizione generale dell'olio" nascosto dai proprietari per venderlo a prezzo maggiore fuori comune.<ref>{{cita|Del Pinto|p. 19|cid1798}}.</ref> Nello stesso tempo, i rivoluzionari albanensi si occupavano anche dei necessari restauri della [[cattedrale di San Pancrazio]].
===Età contemporanea===
====Dalla "prima Restaurazione" alla fine del XIX secolo====
{{...}}
====Il XX secolo====
{{...}}
====Il Duemila====
{{S sezione|storia|Lazio}}
Sabato [[25 febbraio]] [[2006]], a margine di un corteo organizzato dal movimento della [[destra radicale]] [[Movimento Sociale Fiamma Tricolore]], il centro di Albano è stato teatro di scontri tra alcuni militanti di Fiamma Tricolore ed altri militanti di diverse forze [[Antifascismo|antifasciste]] accorsi da [[Roma]] e da altre località dei [[Castelli Romani]] per contestare lo svolgimento del corteo, conclusosi con un comizio: il bilancio è stato di soli due feriti leggeri.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/26/Duce_duce_fascisti_sfilano_Albano_co_10_060226077.shtml|autore=Edoardo Sassi|titolo=«Duce, duce»: i fascisti sfilano e ad Albano sale la tensione|editore=Corriere della Sera|data=26 febbraio 2006, p. 2.|accesso=21-07-2009}}</ref> Incidenti simili si sono verificati a margine della manifestazione nazionale di Fiamma Tricolore tenutasi ad Albano dal [[13 settembre|13]] al [[16 settembre]] [[2007]].<ref>{{cita web|url=http://www.fiammatricolore.net/pdf/FiammaRockFestivalOK.jpg|titolo=Fiamma Tricolore - Fiamma Rock Fest 2007|accesso=il 21-07-2009}}</ref>
==Monumenti e luoghi di interesse==
===Architetture religiose===
====Cattedrale di San Pancrazio====
[[Immagine:Cattedrale San Pancrazio Albano 01.JPG|thumb|200px|left|La [[Cattedrale di San Pancrazio|basilica cattedrale di San Pancrazio]].]]
La [[Cattedrale di San Pancrazio|basilica cattedrale di San Pancrazio martire]] è il principale luogo di culto [[Chiesa cattolica|cattolico]] della città, nonchè [[cattedrale]] della [[Sede suburbicaria di Albano|diocesi suburbicaria di Albano]]. La prima testimonianza dell'esistenza di una cattedrale ad Albano, intitolata a San Giovanni Battista, risale al pontificato di [[papa Silvestro I]] ([[314]]-[[335]]).<ref name=notadonazionecostantino/>
Lo stesso edificio venne ricostruito da [[papa Leone III]] ([[795]]-[[816]]) perchè minacciava il crollo a causa della grande antichità:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo I pp. 188-189|cidRicci}}.</ref> a questa fase risalirebbero i cospicui avanzi di colonne e murature antiche messi in luce all'interno dell'attuale cattedrale.<ref name="notatourcattedrale">{{cita web|url=http://www.comune.albanolaziale.roma.it/Guida/tour19.htm|titolo=Comune di Albano Laziale - Tour della città - Cattedrale|accesso=28-06-2009}}</ref>
Altri interventi di restauro della cattedrale furono dovuti al [[cardinale vescovo]] [[Michele Bonelli]] alla fine del [[XVI secolo|Cinquecento]],<ref name=notarestaurocattedralebonelli/> al cardinale vescovo Flavio Chigi nel [[1687]]<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VIII p. 249|cidRicci}}.</ref> e soprattutto ai cardinali vescovi [[Ferdinando d'Adda]] e [[Fabrizio Paolucci]] tra il [[1719]] ed il [[1722]]:<ref name=notariccidoria/> quest'ultimo in particolare commissionò all'architetto Carlo Buratti la realizzazione della facciata.<ref name=notatourcattedrale/>
Ulteriori interventi sulla struttura furono eseguiti nel periodo della [[Repubblica Romana (1798-1799)]]<ref>{{cita|Giuseppe Del Pinto|pp. 21-22|cidDelPinto}}.</ref> e tra il [[1806]] ed il [[1808]] si dovette intervenire sul campanile pericolante:<ref name="notanavatadestra">{{cita|Giuseppe Del Pinto|p. 24|cidDelPinto}}.</ref> tra il [[1821]] ed il [[1826]] si lavorò per riaprire al culto la navata destra verso [[piazza Pia]], fino ad allora adibita a cimitero.<ref name=notanavatadestra/>
I restauri che hanno dato l'aspetto attuale alla cattedrale sono stati quelli del [[1854]]-[[1858]] e del [[1912]]-[[1913]].<ref>{{cita|Pino Chiarucci|p. 50|cidChiarucci}}.</ref>
Lavori di ripristino all'interno ed all'esterno della struttura si sono svolti nel [[2007]]-[[2008]], e si sono conclusi con la riconsacrazione dell'altare maggiore ad opera di [[papa Benedetto XVI]] il [[21 settembre]] [[2008]].<ref>{{cita web|url=http://www.agensir.it/pls/sir/v2_s2doc_b.rss?id_oggetto=158365|titolo=Agenzia SIR - ''Benedetto XVI domenica sarà ad Albano'' (19-09-2008)|accesso=20-07-2009}}</ref>
La chiesa è a pianta [[Basilica|basilica]] a tre [[Navata|navate]], e si presenta in [[architettura neoclassica]] dopo i restauri ottocenteschi: sulle navate si aprono sei cappelle laterali arredate con dipinti del [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo]]:<ref name=notatourcattedrale/> tra le altre opere d'arte, si distinguono gli affreschi novecenteschi dell'abside, sotto al quale esiste una cripta all'interno della quale sono conservati alcuni ornamenti architettonici dell'antica basilica leonina.<ref name=notatourcattedrale/>
====Chiesa di San Pietro====
[[Immagine:Campanile di San Pietro.JPG|thumb|200px|right|Il campanile romanico della [[Chiesa di San Pietro (Albano)|chiesa di San Pietro apostolo]]. ]]
La [[Chiesa di San Pietro (Albano)|chiesa di San Pietro apostolo]] è uno dei più antichi luoghi di culto [[Chiesa cattolica|cattolici]] della città: ricavata in un locale delle [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]] con affaccio sulla [[via Appia Antica]], fu fondata probabilmente all'epoca di [[papa Ormisda]] ([[514]]-[[523]]).<ref>{{cita web|url=http://www.thelatinlibrary.com/liberpontificalis1.html|titolo=Liber Pontificalis - LIV 1|accesso=27-06-2009}}</ref>
Il campanile, uno dei simboli della città di Albano, venne realizzato secondo il gusto dell'[[architettura romanica]] attorno al [[XII secolo]], mentre nel [[XIII secolo]] fu eseguita la decorazione pittorica dell'interno della chiesa, oggi sopravvissuta in parte.<ref name=notasanpietro/>
Nel [[1440]] la chiesa, data la sua vicinanza a [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]], venne scelta dalla [[Savelli (famiglia)|famiglia Savelli]] come cappella di famiglia:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo II p. 189|cidRicci}}.</ref> vi furono praticate alcune sepolture principesche e fino al [[1697]] i Savelli mantennero il [[giuspatronato]] sulla chiesa. All'interno, oltre ai summenzionati affreschi ed alle tombe principesche, fanno mostra di sè una [[pala d'altare]] cinquecentesca e due [[Arazzo|arazzi]] del [[1771]] e del [[1851]].<ref name=notasanpietro/> In diverse parti della struttura sono incastonate parti architettoniche romane, come la [[trabeazione]] posta sulla porta orientale ed i componenti marmorei della porta occidentale, oltre ad un [[sarcofago]] del [[III secolo]] posto all'interno della chiesa.<ref name=notasanpietro/>
====Chiesa e convento di San Paolo====
[[Immagine:Albano Laziale Chiesa di San Paolo.JPG|thumb|200px|right|La [[Chiesa di San Paolo (Albano)|chiesa di San Paolo]].]]
La [[Chiesa di San Paolo (Albano)|chiesa di San Paolo]], dal [[1999]] anche nota come santuario di San Gaspare del Bufalo, è stata uno dei più importanti luoghi di culto di Albano, legato alla fondazione dell'omonima abbazia retta da padri Guglielmini voluta nel [[1282]] dal [[cardinale]] Giacomo Savelli, che dal [[1285]] diventò [[papa Onorio IV]].<ref name=notatridente/><ref name=notasanpaolo/> L'abbazia fu dotata di ingenti proprietà terriere ad Albano e nei dintorni, tra cui il pittoresco [[Romitorio di Sant'Angelo in Lacu|romitorio di Sant'Angelo ''in Lacu'']] sul [[lago Albano]], ed in seguito istituita in [[commenda]] in favore dei Savelli.
Ai Guglielmini subentrarono nel [[1444]] i [[Ordine di San Gerolamo|padri Gerolamini]],<ref name=notagerolamini/> che rimasero nella chiesa fino alla chiusura dei conventi decretata durante l'occupazione napoleonica ([[1807]]-[[1814]]).<ref>{{cita web|url=http://www.sangasparedelbufalo.pcn.net/case/albano/chiesa.html|titolo=Missionari del Preziosissimo Sangue - Albano - La chiesa|accesso=20-07-2009}}</ref>
Alla metà del [[XVII secolo|Seicento]] l'[[abate commendatario]] cardinale [[Paolo Savelli]] promosse la creazione del [[Tridente (Albano Laziale)|"tridente di strade" di Albano]] che spianò la strada per l'urbanizzazione del cosiddetto [[Borgo San Paolo (Albano)|borgo San Paolo]].<ref name=notatridente/>
Nel [[1769]] il cardinale [[Marcantonio Colonna (cardinale XVIII secolo)|Marcantonio Colonna]] fece eseguire alcuni lavori di restauro alla chiesa, cadente<ref name=notatridente/> mentre nel [[1821]] ai Girolamini subentrarono nella gestione della chiesa e del convento i [[missionari del Preziosissimo Sangue]], che dopo la morte del loro fondatore [[Gaspare del Bufalo|san Gaspare del Bufalo]] traslarono in un altare laterale parte del suo corpo, circostanza che attira ancora oggi ad Albano numerosi [[Pellegrinaggio|pellegrini]] da tutto il mondo.<ref name=notatridente/>
L'adiacente convento fu completamente distrutto durante la [[seconda guerra mondiale]], ed è stato ricostruito nel [[1952]]: attualmente ospita anche il seminario vescovile ed un centro di formazione professionale.<ref>{{cita web|url=http://www.sangasparedelbufalo.pcn.net/case/albano/collegio.html|titolo=Missionari del Preziosissimo Sangue - Albano - Il collegio|accesso=20-07-2009}}</ref>
Nell'interno ad una navata, oltre alle reliquie di san Gaspare, si possono ammirare l'affresco settecentesco sulla volta ed altri dipinti del [[XVIII secolo]], fra cui una copia anonima del "Battesimo di San Paolo" di [[Pietro da Cortona]] conservata presso la [[chiesa di Santa Maria Immacolata a via Veneto]] a [[Roma]].
====Chiesa e convento di Santa Maria delle Grazie====
La chiesa di Santa Maria delle Grazie è un luogo di culto [[Chiesa cattolica|cattolico]] di Albano, già menzionato secondo alcuni studiosi nel [[1203]] con il nome di Santa Maria Minore:<ref name=notasanpaolo/> ad ogni modo la chiesa venne affidata nel [[1560]] ai [[Ordine dei Frati Minori Conventuali|frati minori conventuali]], che avevano anticamente la custodia della non lontana [[cattedrale di San Pancrazio]], dal [[cardinale vescovo]] [[Giovanni Gerolamo Morone]].<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III cap III p. 239|cidRicci}}.</ref>
L'aspetto attuale della chiesa è fortemente influenzato da interventi successivi in [[architettura neoclassica]]. All'interno si possono ammirare alcuni dipinti del [[XVII secolo]].<ref name=notasanpaolo/>
====Chiesa e convento di Santa Maria della Stella====
[[Immagine:Albano L. Facciata S. Maria della Stella.JPG|thumb|200px|left|La [[Chiesa di Santa Maria della Stella (Albano)|chiesa di Santa Maria della Stella]].]]
La [[Chiesa di Santa Maria della Stella (Albano)|chiesa di Santa Maria della Stella]] è uno dei luoghi di culto di Albano più ricchi di memorie storiche, grazie alla presenza nel sottosuolo dell'adiacente ex-convento dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|padri Carmelitani]] delle [[catacombe di San Senatore]].
Le catacombe furono ricavate in una cava dismessa di pozzolana già a partire dal [[IV secolo|IV]] o dal [[V secolo]], e rimasero in uso fino al [[IX secolo]] circa:<ref name="notacatacombe">{{cita|Pino Chiarucci|pp. 50-52|cidChiarucci}}.</ref> la chiesa ed il convento vennero fondati nel luogo di un antico romitorio nel [[1565]] per volontà di Fabrizio e Cristoforo Savelli.<ref name=notastella/>
La chiesa, crollata nel [[1676]], venne restaurata dall'ultimo principe Giulio Savelli ed in seguito dal [[cardinale]] [[Niccolò Coscia]] intorno alla metà del [[XVIII secolo|Settecento]].<ref name=notastella/>
Nel [[1826]] il Comune collocò accanto alla chiesa il cimitero comunale, finora collocato nella navata destra della [[cattedrale di San Pancrazio]]:<ref name=notanavatadestra/> questo cimitero, sostituito dopo l'annesione del [[Lazio]] al [[Regno d'Italia]] nel [[1870]] con l'attuale cimitero comunale, è noto anche come "cimitero della peste" perchè ha accolto soprattutto i morti per l'epidemia di [[colera]] del [[1867]].<ref name="notastellachiarucci">{{cita|Pino Chiarucci|p. 64|cidChiarucci}}.</ref> Altri restauri alla chiesa sono stati eseguiti nel [[1957]] e nel [[1987]].<ref name="notastellachiarucci"/>
All'interno in [[Architettura barocca|architettura tardo barocca]] ad una navata è possibile ammirare l'immagine sacra della Madonna, databile al [[XIV secolo]], ed alcuni dipinti del [[XVIII secolo]].<ref name=notastellachiarucci/>
====Chiesa e convento di San Bonaventura====
La [[Chiesa di San Bonaventura (Albano)|chiesa di San Bonaventura]], anche denominata di San Francesco d'Assisi,<ref name="notacappuccini">{{cita|Pino Chiarucci|p. 61|cidChiarucci}}.</ref> è un luogo di culto di Albano adiacente al convento dei [[Ordine dei Frati Minori Cappuccini|frati minori cappuccini]]. Il convento fu fondato nel [[1619]] per volere della principessa Flaminia Colonna Gonzaga, e la chiesa venne consacrata nel [[1635]] dal cardinale Giulio Savelli.<ref name=notacappuccini2/>
All'interno ad una navata in architettura tardo barocca, è da notare soprattutto la [[pala d'altare]] del pittore olandese [[Gerard van Honthorst]].<ref name=notacappuccini/> Accanto al convento si trova una vasta area boscosa in gran parte di proprietà comunale<ref name=notacappuccini/> situata alla sommità del colle dei Cappuccini (615 {{m s.l.m.}}), dalla quale si ha una visuale panoramica sul [[lago Albano]] da una parte, e dall'altra sulla città e sulla pianura costiera sottostante.
====Chiesa e convento dell'Immacolata Concezione====
[[Immagine:Campanile Rotonda Albano 01.JPG|thumb|200px|right|Il campanile romanico del [[santuario di Santa Maria della Rotonda]].]]
La chiesa dell'Immacolata Concezione, meglio nota come chiesa delle Clarisse o, popolarmente, delle "sepolte vive",<ref name=notastellachiarucci/> è un luogo di culto [[Chiesa cattolica|cattolico]] annesso al convento delle [[monache clarisse]] di stretta osservanza, fondato nel [[1631]] per volere della principessa Caterina Savelli e già autorizzato da [[papa Urbano VIII]] con [[bolla pontificia]] dell'[[8 agosto]] [[1625]].<ref name=notasepoltevice/>
Il convento, con prospetto su [[piazza Pia]] ma incluso nel perimetro della [[Castel Gandolfo (Palazzo Pontificio)|Villa Pontificia di Castel Gandolfo]], fu nonostante ciò raso al suolo dal bombardamento aereo anglo-americano del [[1 febbraio]] [[1944]], ed in seguito ricostruito.
====Santuario di Santa Maria della Rotonda====
Il [[santuario di Santa Maria della Rotonda]] è il luogo di culto più antico della città e dell'intera [[Sede suburbicaria di Albano|diocesi suburbicaria di Albano]]: sorge infatti all'interno di un [[ninfeo]] romano edificato in età [[Tito Flavio Domiziano|domizianea]] ([[81]]-[[96]]) come parte della [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', pp. 244-245|cidLugli}}.</ref> Consacrato all'uso di chiesa probabilmente attorno all'[[VIII secolo]],<ref name=notamadonna/> la prima consacrazione ufficiale risale al [[1060]].<ref name=nota1060/> Con molta cautela si può affermare che il santuario mariano fu gestito in questo periodo dai [[monaci basiliani]] dell'[[Abbazia di San Nilo|abbazia di Santa Maria di Grottaferrata]],<ref>{{cita|Alberto Galieti|pp. 43-44|cidGalieti}}.</ref> ma in occasione della seconda consacrazione del [[1316]] la gestione del luogo di culto spettava già alle [[Ordine di Sant'Agostino|monache agostiniane]].<ref name=nota1316/> Il santuario fu assegnato ai [[Ordine di San Gerolamo|padri Gerolamini]] della [[Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio|basilica dei Santissimi Bonifacio ed Alessio all'Aventino]] in [[Roma]] nel [[1444]],<ref name=notagerolamini/> e sotto questa proprietà rimase fino all'acquisto da parte del [[cardinale vescovo]] Giovanni Battista Pallotta nel [[1663]]:<ref name="seicentorotonda">{{cita|Alberto Galieti|p. 55|cidGalieti}}.</ref> presso il santuario fu installato il seminario vescovile nel [[1667]], assegnato dal [[1708]] al [[1801]] ai [[Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie|padri Scolopi]].<ref name=seicentorotonda/>
L'attuale aspetto dell'edificio è dovuto ai drastici restauri del [[1935]]-[[1938]],<ref>Guglielmo Mathiae, ''Relazione sui restauri della Rotonda'', in AA.VV., ''Il tempio di Santa Maria della Rotonda'', pp. 17-25.</ref> che hanno eliminato ogni traccia non solo delle manomissioni seicentesche ma anche degli interventi trecenteschi ed alto-medioevali: nell'interno, a pianta centrale con cupola forata al centro ad imitazione del [[Pantheon (Roma)|Pantheon di Roma]]<ref>Giuseppe Lugli, ''La "Rotonda" di Albano'', in AA.VV., ''Il tempio di Santa Maria della Rotonda'', p. 16.</ref> seppur in scala ridotta, oltre all'immagine mariana databile attorno all'[[VIII secolo]]<ref name=notamadonna/> sono conservati alcuni cicli pittorici del [[XIV secolo]]<ref>{{cita|Alberto Galieti|pp. 52-54|cidGalieti}}.</ref><ref>Mariano Apa, ''Santa Maria della Rotonda - Storia e affreschi'', pp. 13-17.</ref> e, nel portico, il pavimento [[Mosaico|musivo]] originale di età domizianea.
===Architetture civili===
====Palazzo Savelli====
[[Immagine:Arcate Palazzo Savelli.JPG|thumb|200px|left|[[Palazzo Savelli (Albano)|Palazzo Savelli]].]]
[[Palazzo Savelli (Albano)|Palazzo Savelli]] è il palazzo storico più importante della città, attualmente destinato a residenza municipale assieme all'adiacente palazzo Camerario. In età romana nella zona del palazzo si trovavano alcuni impianti termali, a quanto è possibile evincere da diverse fistole acquarie di età domizianea rinvenute nel sito: attorno al [[XIII secolo]] venne strutturato da Luca Savelli o dal figlio Giacomo come fortificazione lungo la [[via Appia Antica]].<ref name=notapalazzosavelli/> L'antica funzione militare è richiamata, oltre dai due torrioni quadrangolari che affacciano su piazza San Pietro, dalla tecnica muraria in blocchetti di [[peperino]] con spesso letto di malta.<ref name=notapalazzosavelli/>
Infine, tra il [[XVI secolo|Cinquecento]] ed il [[XVII secolo|Seicento]], il castello subì la trasformazione in residenza nobiliare della [[Savelli (famiglia)|famiglia Savelli]]:<ref name=notapalazzosavelli/> dopo l'acquisizione del feudo da parte della [[Camera Apostolica]] nel [[1697]] al palazzo venne aggiunto l'adiacente palazzo Camerale con affaccio su corso Alcide de Gasperi, collegato al corpo centrale attraverso un cavalcavia, e l'edificio fu riadattato a residenza di ospiti illustri.<ref name=notapalazzosavelli/> Diventato sede municipale di Albano nel [[1870]], gli interni furono risistemati negli [[Anni 1930|anni trenta]] dal pittore Aldo Albani.<ref name=notapalazzosavelli/>
All'interno del palazzo si trovano i locali dell'ex-pretura al piano terra, utilizzati come sede di mostre temporanee e convegni, lo scalone che conduce al piano nobile, dove si trova il salone d'onore affrescato oggi utilizzato come sede del [[consiglio comunale]]. Nel portico al piano terra sono conservate alcuni decorazione della demolita porta Romana,<ref name=notapalazzosavelli/> assieme ad altre lapidi ed iscrizioni moderne.
====Palazzo Rospigliosi====
[[Immagine:Palazzo Vescovile Albano.JPG|thumb|200px|right|Il portale del palazzo Vescovile.]]
[[Immagine:Albano L. - Villa Doria - viale.JPG|thumb|200px|right|Il viale inferiore del [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di Villa Doria]].]]
Palazzo Rospigliosi è un palazzo storico costruito dalla famiglia [[Rospigliosi]] nel [[1667]]<ref name=notapalazzivari/> nel costruendo [[Borgo San Paolo (Albano)|borgo San Paolo]], sull'attuale via san Leonardo Murialdo. Dagli anni trenta nell'edificio si sono installati i [[Congregazione di San Giuseppe|padri Giuseppini del Murialdo]] che hanno fondato un [[liceo scientifico]] ed oggi vi mantengono oltre allo scientifico una [[scuola primaria]], una [[scuola secondaria di primo grado]] ed un [[liceo classico]] paritari.<ref>{{cita web|url=http://www.murialdo.it/index.php?method=section&id=6397|titolo=Giuseppini del Murialdo - Istituto Murialdo Albano Laziale|accesso=31-05-2009}}</ref>
====Palazzo Pamphilj====
[[Palazzo Pamphilj (Albano)|Palazzo Pamphilj]], anche chiamato del Collegio Nazareno, è uno dei palazzi storici di Albano più grandi ed interessanti dal punto di vista architettonico: la genesi della sua costruzione è stata presa in esame in uno studio dell'[[accademia degli Incolti]] del [[1988]] come esemplificativa di una fabbrica patrizia settecentesca nell'[[Agro Romano]].<ref>{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|pp. 47-92|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref>
Il palazzo fu costruito tra il [[1708]] ed il [[1717]] per volere del [[cardinale]] [[Benedetto Pamphilj]]<ref>{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|p. 19|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref> nel luogo di due pre-esistenti casini di villeggiatura, il casino Maculani ed il casino Bottini.<ref>{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|p. 22|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref> Dopo alterne vicende nel [[1764]] il palazzo venne venduto ai [[Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie|padri Scolopi]] del [[Collegio Nazareno]] in [[Roma]] che lo adattarono a luogo di villeggiatura estiva dei loro alunni:<ref>{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|p. 30|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref> i lavori che hanno dato fondamentalmente l'aspetto attuale al palazzo furono eseguiti nel [[1777]].<ref>{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|pp. 31-33|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref>
Gli Scolopi continuarono ad utilizzare il palazzo fino al [[1944]], quando il Comune di Albano firmò una convenzione con i religiosi per installare nel palazzo 52 famiglie di sfollati senzatetto della [[seconda guerra mondiale]]: il palazzo fu così "violentato", per usare una colorita espressione degli studiosi Marco Silvestri ed Enzo d'Ambrosio,<ref>{{cita|Silvestri-D'Ambrosio|pp. 43-44|cidSilvestriD'Ambrosio}}.</ref> per ricavare al suo interno appartamenti. Attualmente l'edificio, abbandonato dagli sfollati, versa nel degrado più totale.
====Palazzo Vescovile====
Il palazzo Vescovile, anche denominato palazzo Lercari, venne fondato dal [[cardinale]] Nicolò Maria Lercari nella prima metà del [[XVIII secolo|Settecento]]: il palazzo ospitò [[papa Benedetto XIII]] già durante il viaggio per la visita apostolica a [[Benevento]] del [[1727]].<ref>{{cita web|http://www.madonnadellaneve.frosinone.it/Benedetto_XIII.htm|Santuario della Madonna della Neve - Benevento|18-02-2009}}</ref>
Fu donato alla [[Curia diocesana]] come residenza vescovile alla morte del cardinale nel [[1757]],<ref name=notapalazzovescovile/> dato che fino ad allora la città era sprovvista di una residenza per il proprio [[cardinale vescovo]], esentato dall'obbligo di residenza imposto a tutti gli altri vescovi dal [[Concilio di Trento]]. Il cardinale vescovo [[Francesco Scipione Maria Borghese]] intraprese ingenti lavori di sistemazione dell'edificio, che ospitò i cardinali vescovi per sei mesi l'anno:<ref name=notapalazzovescovile/> oggi vi hanno sede stabilmente gli uffici diocesani ed il vescovo.
====Palazzo Corsini====
Palazzo Corsini è un palazzo storico di Albano edificato lungo la via Appia nell'attuale [[Borgo Garibaldi (Albano)|borgo Garibaldi]] attorno alla prima metà del [[XVIII secolo|Settecento]] dalla famiglia [[Corsini]] assieme al grande [[Giardino|giardino all'italiana]]: nel [[1817]] il palazzo fu rinnovato da [[Carlo IV di Spagna]], lo spodestato monarca spagnolo, mentre nel [[1844]] venne restaurato e soprannominato dall'architetto Pietro Antonio Giorni "locanda reale".<ref name=notapalazzivari2/> Oggi ospita la direzione generale dell'Azienda Sanitaria Locale RMH.
====Villa Doria====
Il [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di Villa Doria]], meglio noto semplicemente come villa Doria, è la più grande area verde del centro di Albano. Il palazzo e la villa furono costruiti all'inizio del [[XVIII secolo|Settecento]] dal [[cardinale vescovo]] [[Fabrizio Paolucci]] assieme alla cappella di San Giobbe, arredata da un quadro del pittore [[Carlo Maratta]], diventò in seguito di proprietà della famiglia [[Doria]].<ref name=notariccidoria/> Il palazzo venne completamente distrutto durante la [[seconda guerra mondiale]],<ref name=notapalazzivari/> mentre la villa fu teatro della [[battaglia di Villa Doria]] tra italiani e tedeschi il [[9 settembre]] [[1943]], conclusasi con la morte di ventisei soldati italiani.<ref>Ernesto Nassi, Ennio Morigi, ''Una storia dal passato'', p. 1.</ref> Le macerie del palazzo furono sgomberate nel [[1951]]<ref name=notapalazzivari/> per lasciare spazio all'attuale [[Piazza Giuseppe Mazzini (Albano)|piazza Giuseppe Mazzini]]. La villa è parco pubblico, ed all'interno del perimetro verde si trovano i resti di una [[villa romana]] attribuita a [[Gneo Pompeo Magno]].<ref name=notavillapompeo/>
====Villa Altieri====
[[Immagine:P13-09-07 18.44.jpg|thumb|200px|left|Villa Ferrajoli.]]
Villa Altieri è una villa costruita sulla via Appia all'ingresso di Albano all'inizio del [[XVIII secolo|Settecento]] dal [[cardinale]] Lorenzo Altieri sul sito di una casa colonica di proprietà della [[Savelli (famiglia)|famiglia Savelli]]: i lavori terminarono entro il [[1720]].<ref name=notapalazzivari2/>
Oggi il palazzo con il suo maestoso portale sulla via Appia, già di proprietà [[Oblati di San Francesco di Sales]],<ref name=notapalazzivari2/> ospita un ristorante.<ref>{{cita web|http://www.villaaltieri.it/villa-altierihome.html|Villa Altieri|22-07-2009}}</ref> La villa invece è un parco pubblico adiacente alla scuola media statale "Giovanni Pascoli".
====Villa Ferrajoli====
Il parco pubblico di villa Ferrajoli, meglio noto semplicemente come villa Ferrajoli, è una villa edificata all'inizio dell'[[XIX secolo|Ottocento]] da Domenico Benucci di fronte a palazzo Corsini.<ref name="notapalazzivari2"/> La villa e la palazzina furono acquistate nel [[1845]] dal marchese Giuseppe Ferrajoli, che ampliò e sistemò il complesso in [[architettura neoclassica]].<ref name="notapalazzivari2"/> La palazzina venne acquistata dal Comune di Albano nel [[1948]]:<ref name="notapalazzivari2"/> la villa fu amputata di molte parti su cui è sorto il moderno [[quartiere Villa Ferrajoli]]. Nell'edificio venne collocato nel [[1970]] l'[[Istituto professionale di stato Nicola Garrone|istituto professionale di stato "Nicola Garrone"]], e nel [[1974]] divenne idonea sede per il [[Museo civico (Albano Laziale)|museo civico di Albano]], per iniziativa del direttore dello stesso Pino Chiarucci.<ref name="notapalazzivari2"/>
====Villa Venosa-Boncompagni====
Villa Venosa-Boncompagni venne costruita nel [[1857]] dalla [[Boncompagni (famiglia)|famiglia Boncompagni]] nell'attuale [[Borgo Garibaldi (Albano)|borgo Garibaldi]] sulla via Appia:<ref name=notapalazzivari2/> rinomato fu il giardino, popolato di piante autoctone e tropicali conservate all'interno di dodici grandi [[Serra|serre]].<ref name=notapalazzivari2/> Oggi palazzo e villa sono decaduti ed utilizzati ad uso di civili abitazioni.
===Architetture militari===
[[Immagine:Albano L. Monte Savello con ruderi.jpg|thumb|200px|left|[[Castel Savello (Albano)|Castel Savello]].]]
In età medioevale Albano fu cinta di mura, poichè nell'[[XI secolo]] fu roccaforte di [[papa Pasquale II]] in due occasioni, nel [[1108]]<ref name=nota1108/> ed ancora nel [[1116]],<ref name=nota1116/> e nel [[XIII secolo]] i [[Savelli (famiglia)|Savelli]] si curarono di fortificare la città con la costruzione dell'attuale [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]] e, probabilmente, trasformando l'[[Anfiteatro romano di Albano Laziale|anfiteatro romano]] in una fortezza chiamata "''palatium''", menzionata nel [[1203]] e nel [[1217]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', p. 256|cidLugli}}.</ref>
Tutte le fortificazioni furono smantellate nel [[1436]], quando la città fu rasa al suolo dal [[cardinale]] [[Giovanni Maria Vitelleschi]]:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro III capo VI p. 227|cidRicci}}</ref><ref>{{cita|Gaetano Moroni|vol. X p. 157|cidMoroni}}.</ref> ad oggi, perciò, è impossibile seguire il tracciato delle mura medioevali.
Invece è possibile identificare almeno tre porte: porta San Paolo, che si apre in [[piazza San Paolo]] presso l'[[Chiesa di San Paolo (Albano)|omonima chiesa]], l'unica ancora in piedi, e due porte demolite in età recente, la porta dei Cappuccini, accesso medioevale che si apriva a metà dell'attuale via San Francesco d'Assisi, demolito nell'ultimo trentennio dell'[[XIX secolo|Ottocento]] per allargare la strada,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra ALbana'', p. 220|cidLugli}}.</ref> e la porta Romana, la più pregevole dal punto di vista artistico, ricostruito sotto il pontificato di [[papa Clemente XI]] nel [[1713]]: demolita nel [[1908]] per lasciar passare la [[Tram|linea tranviaria]] delle [[Tranvie dei Castelli Romani]],<ref>[http://www.controluce.it/giornali/a10n06/p14-15-inostripaesi.htm Alberto Crielesi, Angelo Curci, ''STEFER, poi STEFER... C'era una volta'', in ''Controluce'', anno X n° 6 (giugno 2001), pp. 14-15.] URL consultato il 22-07-2009</ref> nonostante le proteste del professor Giuseppe Del Pinto, che riuscì a far salvare i componenti monumentali della porta, oggi collocati nell'atrio di palazzo Savelli.
===Resti archeologici===
====Ville di età repubblicana====
Tra le ville che sorsero nell'area albana in età repubblicana, la più importante e la meglio conservata è quella di [[Gneo Pompeo Magno]], situata convenzionalmente (e secondo alcuni archeologi a torto)<ref>{{cita|Filippo Coarelli|p. 83|cidCoarelli}}.</ref> nel sito dell'attuale [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di villa Doria]]:<ref name="notavillapompeo">{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 33-47|cidLugli}}.</ref> poco distante da essa sulla via Appia all'ingresso della città si trova un sepolcro romano popolarmente conosciuto come il sepolcro di Pompeo, attribuzione considerata probabile dagli archeologi.<ref>{{cita|Filippo Coarelli|p. 82|cidCoarelli}}.</ref> Tra le altre ville o fondi sono notevoli da menzionare quelle di proprietà di Quinto Aurelio (di ignota ubicazione,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', p. 7|cidLugli}}.</ref> secondo alcuni storici posta presso l'imbocco della moderna tangenziale di Albano sulla via Appia proveniendo da Roma),<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro I capo IV p. 121|cidRicci}}.</ref> di Lucio Albucio Iusto (di ignota ubicazione),<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', p. 9|cidLugli}}.</ref> di [[Marco Giunio Bruto]] (di ignota ubicazione),<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', p. 10|cidLugli}}.</ref> di [[Publio Clodio Pulcro]] (ubicata con grande probabilità sulla via Appia presso la località Ercolano in comune di [[Castel Gandolfo]]),<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 15-32|cidLugli}}.</ref> oltre alle ville anonime trovate presso la sponda meridionale del [[lago Albano]]<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 51-54|cidLugli}}.</ref> e alla [[Stazione di Albano Laziale|stazione ferroviaria di Albano Laziale]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 54-55|cidLugli}}.</ref>
====Ville di età imperiale====
In [[Impero romano|età imperiale]] sorsero nuove ville nel territorio albanense, come quella di [[Lucio Anneo Seneca]] situata sulla sponda meridionale del [[lago Albano]]<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', p. 56|cidLugli}}.</ref> e quella di [[Publio Papinio Stazio]], sita in luogo non identificato.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 56-57|cidLugli}}.</ref> Inoltre la villa repubblicana di Gneo Pompeo Magno fu riconvertita dopo [[Augusto]] ([[27 a.C.]]-[[17]]) in tenuta imperiale, e tale rimase fino all'età flavia: in età adrianea fu poi alienata dal patrimonio imperiale, salvo tornare tra i possedimenti imperiali entro il [[IV secolo]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 57-68|cidLugli}}.</ref>
Tuttavia il complesso residenziale più vasto che occupò il territorio del centro di Albano in età imperiale fu la [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]]: vasta complessivamente 13 o 14 chilometri quadrati,<ref name=notavasta/> attraversata da una fitta rete di strade<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte I p. 17|cidLugli}}.</ref> e servita da almeno tre acquedotti,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte I p. 307|cidLugli}}.</ref> la parte "padronale" della tenuta si estendeva su tre colli, tra Castel Gandolfo ed Albano Laziale, occupando grossomodo il sito dell'attuale villa Barberini, nella zona extra-territoriale della [[Castel Gandolfo (Palazzo Pontificio)|Villa Pontificia di Castel Gandolfo]]. Suddivisa in tre terrazzamenti, questa parte ospitava le cisterne, gli impianti termali, alcuni ninfei ed una terrazza sul lago Albano<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte II pp. 17-40|cidLugli}}.</ref> ed il teatro<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte II pp. 40-57|cidLugli}}.</ref> al primo ripiano in alto, il criptoportico, l'ippodromo ed il palazzo<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte II pp. 57-68|cidLugli}}.</ref> al secondo ripiano, costruzioni sparse al terzo, verso la [[via Appia Antica]].
====I "Castra Albana"====
{{Vedi anche|Castra Albana}}
[[Immagine:Castra Albana.jpg|thumb|200px|right|Pianta dei ''castra'' (ritrovamenti aggiornati al [[1915]]-[[1916]]).]]
[[Immagine:Albano laziale - costruzioni integrate con le terme di Cellomaio.jpg|thumb|200px|right|Via don Carlo Gnocchi: costruzioni moderne fondate sulle [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]].]]
'''I "castra"'''
I ''[[Castra Albana]]'' furono l'accampamento fortificato stabile della ''[[Legio II Parthica]]'' in [[Italia]], fondato dall'imperatore [[Settimio Severo]] ([[193]]-[[211]]) non appena fu salito al potere, per la sua sicurezza politica.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 258|cidLugli}}.</ref> La legione continuò a prosperare fino alla seconda metà del [[III secolo]], ma all'inizio del [[IV secolo]] i ''castra'' risultavano già abbandonati: sul sito di questi nacque nell'[[alto Medioevo]] l'attuale città di Albano.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 265|cidLugli}}.</ref>
Il perimetro delle mura dei ''castra'' è di 1334 metri:<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 214|cidLugli}}.</ref> i resti più abbondanti si trovano sul lato sud-est in via Castro Partico, dove resta un tratto di muro di 142 metri di lunghezza.<ref name="notatrattosud-est">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 221|cidLugli}}.</ref> Resti notabili della cerchia si trovano nella stessa via Castro Partico, dove ci sono una torretta di guardia rettangolare e la ''porta principalis sinixtra'',<ref name=notatrattosud-est/> in via Alcide De Gasperi davanti a [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]], dove si trova l'imponente ''porta praetoria'',<ref>{{cita|Pino Chiarucci|p. 31|cidChiarucci}}.</ref> e nel sottosuolo di via San Pancrazio, dove resta una torretta di guardia circolare.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 227|cidLugli}}.</ref>
Degli edifici interni ai ''castra'' rimane ben poco: del ''praetorium'' non si conosce nulla tranne il probabile sito,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 237|cidLugli}}.</ref> degli alloggiamenti dei soldati si sono rinvenuti solo muri sporadici in diversi punti della città, mentre si hanno più elementi per quanto riguarda le "''thermae parvae''", un piccolo impianto termale situato presso l'attuale piazza della Rotonda,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 235|cidLugli}}.</ref> e soprattutto de "i Cisternoni", una grande cisterna romana i cui lati lunghi misurano 45.50 e 47.90 metri, mentre i lati corti sono di 29.62 e 31.90: la superficie è di 1436.50 metri quadrati, con una capacità di 10.132 metri cubi d'acqua.<ref>{{cita|Pino Chiarucci|''Albano Laziale'', p. 35|cidChiarucci}}.</ref>
'''Le terme di Caracalla'''
Delle [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla o di Cellomaio]] restano alcuni imponenti elementi, visibili nell'insieme da via Volontari del Sangue: questo grande impianto termale esterno alle mura dell'accampamento venne costruito dall'imperatore [[Caracalla]] ([[211]]-[[217]]) poco dopo la realizzazione dei ''castra''. La struttura dell'edificio è costituita da un nucleo cementizio di scaglie di peperino, interrotto a tratti da laterizi, rivestito da [[Mattone|mattoni]]:<ref name="notachiarucciterme">{{cita|Pino Chiarucci|p. 39|cidChiarucci}}.</ref> l'unico locale intero è un'aula di 37 metri per 12 occupata fin dall'alto Medioevo dalla [[Chiesa di San Pietro (Albano)|chiesa di San Pietro]].<ref name=notachiarucciterme/>
'''L'anfiteatro romano'''
L'[[anfiteatro romano di Albano Laziale]] venne costruito dopo le terme, attorno alla metà del [[III secolo]],<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', p. 253|cidLugli}}.</ref> fuori dalle mura dei ''castra'', sempre in funzione della presenza dei legionari partici. Attualmente è visibile tutto l'emisfero meridionale dell'anfiteatro, mentre la parte settentrionale è interrata dai muri di sostruzione di via San Francesco d'Assisi e di via dell'Anfiteatro Romano. Tra gli altri avanzi, in parte scavati nella roccia viva di peperino in parte costruiti in ''[[Opera quadrata|opus quadratum]]'' della stessa pietra, ci sono il ''pulvinar'', ovvero il palco imperiale,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti restauri'', p. 242|cidLugli}}.</ref> i particolarissimi e "bizzarri"<ref name="notasostruzioni">{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti restauri'', pp. 228-229|cidLugli}}.</ref> fornici sostruttivi, gli altrettanto particolari ''vomitoria'', ovvero i corridoi d'accesso all'arena.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', pp. 221-222|cidLugli}}.</ref>
'''Il sepolcreto della Selvotta'''
Il sepolcreto della ''[[Legio II Parthica]]'' fu individuato presso la località Selvotta, ai confini comunali tra [[Albano Laziale]] ed [[Ariccia]], a partire dal [[1866]]:<ref name="sepolcreto1">{{cita|Giuseppe Lugli|''La Legione II Partica e il suo sepolcreto nell'agro Albano'', pp. 1-2|cidLugli}}.</ref> negli [[Anni 1960|anni sessanta]] si erano scoperte una cinquantina di tombe, buona parte dotate di epigrafe funeraria.<ref name=sepolcreto1/> Tutte le tombe presentavano la stessa tipologia di realizzazione, con le casse scavate nella roccia viva di [[peperino]] ed i coperchi realizzati in un blocco monolitico della stessa pietra, in genere a forma di tetto o di coperchio.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La Legione II Partica e il suo sepolcreto nell'agro Albano'', p. 5|cidLugli}}.</ref> Nel sepolcreto trovavano sepoltura anche le mogli ed i figli dei legionari partici.
====Sepolcri isolati====
'''Sepolcro "degli Orazi e dei Curiazi"'''
{{...}}
'''Sepolcro a torre o "di Pompeo"'''
{{...}}
'''Sepolcro sotterraneo'''
{{...}}
'''Altri sepolcri sparsi'''
{{...}}
====Resti archeologici paleocristiani====
{{...}}
===Aree naturali===
{{...}}
==Note==
{{references|3}}
==Bibliografia==
{{Vedi anche|Bibliografia sui Castelli Romani}}
{{...}}
==Voci correlate==
* [[Castelli Romani]]
* [[Cecchina]]
* [[Pavona]]
* [[Rocca di Papa]]
==Altri progetti==
{{Interprogetto|commons=Albano Laziale|etichetta=Centro di Albano Laziale}}
{{Interprogetto|wikisource=Chirografo di Pasquale II|etichetta=Centro di Albano Laziale}}
==Collegamenti esterni==
* [http://www.comune.albanolaziale.roma.it/ Sito ufficiale del Comune di Albano Laziale]
* [http://www.diocesidialbano.it/ Sito ufficiale della diocesi suburbicaria di Albano]
* [http://www.museicivicialbano.it/ Sito ufficiale dei Musei Civici di Albano Laziale]
* [http://www.sangasparedelbufalo.pcn.net/case/albano/albano.html Sito ufficiale del santuario di San Gaspare del Bufalo]
{{Portale|Castelli Romani|Geografia|Storia}}
[[Categoria:Albano Laziale|Centro]]
[[Categoria:Centri storici|Albano Laziale]]
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