Guerre romano-persiane e Engelbert Humperdinck (cantante): differenze tra le pagine

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{{Artista musicale
{{Conflitto
|nome =Engelbert Humperdinck
|nome del conflitto=Guerre romano-persiane
|nome alfa=
|immagine= [[Immagine:LocationParthia.PNG|280px]]
|tipo artista =cantante
|didascalia= L'impero dei [[Parti]] prima, dei [[Sasanidi]] poi al tempo della [[Repubblica romana]] ed [[Impero romano]].
|strumento=[[pianoforte]]
|data=[[92 a.C.]]-[[627]]
|nazione =Gran Bretagna
|luogo=[[Asia Minore]], [[Caucaso]], [[Armenia]], [[Mesopotamia]], [[Egitto]], [[Partia]] e [[Persia]]
|genere =Pop
|casus=
|genere2=Adult contemporary
|mutamenti_territoriali=Passaggio della [[Siria (provincia romana)|Siria]] e della [[Mesopotamia]] tra l'uno e l'altro impero
|anno inizio attività =1956
|esito=Nulla di fatto
|anno fine attività =in attività
|schieramento1=[[Repubblica Romana]]<br />poi [[Impero romano]]
|etichetta=[[Decca Records]]
|schieramento2=[[Parti]]<br />poi [[Sasanidi]]
|numero totale album pubblicati =Vedi: [[#Discografia|Discografia]]
|comandante1=[[Lucullo]]<br />[[Pompeo]]<br />[[Crasso]]<br />[[Marco Antonio]]<br />[[Augusto (imperatore romano)|Augusto]]<br />[[Traiano]]<br />[[Lucio Vero]]<br />[[Settimio Severo]]<br />[[Caracalla]]<br />[[Alessandro Severo]]<br />[[Gordiano III]]&dagger;<br />[[Filippo l'Arabo]]<br />[[Valeriano]][[Immagine:White flag icon.svg|16px]]<br />[[Marco Aurelio Caro|Caro]]<br />[[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]]<br />[[Ardaburio]]<br />[[Teodosio II di Bisanzio|Teodosio II]]<br />[[Giustiniano I]]<br />[[Belisario]]<br />[[Eraclio I]]
|immagine=Eh.jpg|Engelbert Humperdinck poses after giving a concert in a Belgian café, named "Club nr. 1", october 1966
|comandante2=[[Surena]]<br />[[Fraate IV]]<br />[[Fraate V]]<br />[[Sapore I]]<br />[[Sapore II]]<br />[[Bahram V]]<br />[[Kavadh I]]<br />[[Cosroe I]]<br />[[Cosroe II]]<br />[[Shahrbaraz]]<br />[[Rhahzadh]]
|dimensione immagine=250
|note=
|didascalia=Engelbert Humperdinck (a destra in alto) nel [[1966]] al "Club nr. 1" ([[Belgio]])
|url= [http://www.engelbert.com/ Engelbert Humperdinck Engelbert.com]
}}
{{Bio
|Nome = Engelbert
|Cognome = Humperdinck
|PostCognomeVirgola=[[elenco di pseudonimi famosi|nome d'arte]] di '''Arnold George Dorsey'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Chennai
|GiornoMeseNascita = 2 maggio
|AnnoNascita = 1936
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = cantante
|Attività2=pianista
|Epoca =
|Nazionalità = britannico
|NazionalitàNaturalizzato = statunitense
|PostNazionalità = , specializzato in repertorio [[pop (musica)|pop]] ed [[easy listening]]. È attivo dal [[1956]] ed ha fama internazionale
}}
 
Amico di [[Elvis Presley]], ha avuto un'ottima carriera anche in [[USA]] dove diversi suoi singoli si sono piazzati nelle ''charts'', le classifiche di vendita.
Per '''guerre romano-persiane''' si intende quel complesso di ostilità a bassa o alta intensità che oppose l'[[Impero romano]] ai [[Persiani]], [[Parti]] prima, [[Sasanidi]] poi. Per quasi sette secoli dopo la prima battaglia avvenuta tra i due imperi a [[battaglia di Carre|Carre]] nel [[53 a.C.]], Roma non perse l'occasione per combattere in una lotta lungo il fiume [[Eufrate]], dalle sue sorgenti fino in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]] ed al deserto [[Palmira|palmireno]]. Alla fine i due antagonisti, indebolitisi reciprocamente, furono entrambi sconfitti (l'[[impero bizantino]]) o totalmente inglobati ([[Sasanidi]]) dal nascente impero dell'[[Arabi|arabo]].<ref>D. Kennedy, ''L'Oriente'', in ''Il mondo di Roma imperiale: la formazione'', a cura di John Wacher, Roma-Bari 1989, pp. 296-297.</ref>
 
== Contro i Parti (92 a.C.—224)==
===Dal primo incontro tra Silla e Mitridate II, fino a Fraate III (92-60 a.C.)===
Nel [[92 a.C.]] si assistette ad un avvenimento storico per quell'epoca. La [[Repubblica romana]] ed il grande Impero dei [[Parti]] vennero a contatto in modo del tutto pacifico. Una delegazione inviata dal sovrano parto, [[Mitridate II di Partia|Mitridate II]], si incontrò sulle rive dell'[[Eufrate]] con [[Lucio Cornelio Silla]]. Questo primo incontro fissò sull'Eufrate il confine tra i due imperi. Un curiosità di quell'incontro fu che Silla cercò, anche in quella circostanza, di affermare la preminenza di Roma sulla [[Partia]], sedendosi fra il rappresentante del Gran Re ed il re di Cappadocia, come se desse udienza a dei vassalli. Una volta venuto a conoscenza dell'accaduto, il re dei Parti fece giustiziare colui che lo aveva così maldestramente sostituito all'incontro con il generale romano.
 
Nel decennio [[70 a.C.|70]]-[[60 a.C.]] il nuovo re dei Parti, [[Fraate III]], approfittando della guerra tra Roma ed il [[Regno del Ponto]] ed [[Regno d'Armenia|Armenia]], riuscì ad annettere diversi territori perduti in precedenza. Fece, però, l'errore di appoggiare [[Tigrane II]] contro il generale romano, [[Lucio Licinio Lucullo]], e per poco non scatenò una guerra contro Roma, se le legioni romane non si fossero rifiutate di seguire il loro generale.
 
Fraate III reclamò i possedimenti perduti al re d'Armenia, Tigrane II, che era stato aiutato militarmente dal sovrano dei Parti, ma non ottenendoli decise di impugnare le armi. La guerra fu scongiurata dall'intervento tempestivo di [[Gneo Pompeo Magno]], giunto da poco in Oriente, e che riuscì a pacificare l'intera area ([[63 a.C.|63]]-[[62 a.C.]]).
 
===Crasso in Oriente (54-53 a.C.)===
In seguito al rinnovo del patto di collaborazione tra i tre componenti del [[primo triumvirato]] (nel [[54 a.C.]]), vale a dire [[Gneo Pompeo Magno]], [[Gaio Giulio Cesare]] e [[Marco Licinio Crasso]], a quest'ultimo toccò l'Oriente. Succedeva ad un certo [[Aulo Gabinio]], governatore della [[Siria (provincia romana)|Siria]], che nel [[56 a.C.]] fu fermato dal [[Senato romano|Senato]] poco prima che invadesse la [[Mesopotamia]] dei [[Parti]]. Gabinio era stato "invitato" ad intervenire nella disputa tra gli eredi al trono del sovrano dei Parti, [[Fraate III]], morto nel [[57 a.C.]]. Egli avrebbe dovuto sostenere [[Mitridate III di Partia]], contro il fratello [[Orode II]], se non fosse stato fermato poco prima di attraversare l'[[Eufrate]]. Sarebbe stato il primo vero conflitto militare tra i due imperi.
 
Una volta succeduto a [[Aulo Gabinio|Gabinio]], Crasso, animato dal desiderio di gloria e di successi militari, decise di riprendere il progetto di "intervento" contro i [Parti e muovendogli guerra, con la prospettiva di spingersi sulle orme di [[Alessandro Magno]], fino in [[India]]. Crasso, però, che non aveva le capacità militari né di Pompeo né di Cesare, e soprattutto non si era sufficientemente documentato sulle caratteristiche geofisiche del territorio nemico, e sulle formidabili tattiche usate dalla temibile cavalleria dei Parti. Per questi motivi andò incontro ad un disastro annunciato, paragonabile solo alla disfatta di [[Battaglia di Canne|Canne]]. A [[Battaglia di Carre|Carre]], nel [[53 a.C.]], egli fu infatti sconfitto ignominiosamente e pesantemente dal generale parto di [[Orode II]], dal titolo di [[Surena]]. L'intera [[esercito romano|armata romana]], composta da 7 [[legione romana|legioni]] (30/32.000 legionari) e 4.000 cavalieri fu completamente annientata, mentre la [[Siria (provincia romana)|Siria romana]], privata di gran parte dei suoi difensori da questa sconfitta, si trovò a doversi difendere dall'invasione partica ed a stento riuscì a resistere nel [[52 a.C.]]<ref>Cassio Dione, 40.11-30.</ref>.
 
L'anno successivo fu raccolto un esercito imponente da [[Orode II]] ed inviato, sotto l'altro comando dell'erede al trono, [[Pacoro I]], fin sotto le mura di [[Antiochia]]. Qui però furono respinte fino all'arrivo del proconsole [[Marco Calpurnio Bibulo]]. La prima guerra tra [[Roma]] ed i [[Parti]] terminava nel [[50 a.C.]] quando Orode II richiamò il figlio Pacoro dalla [[Siria (provincia romana)|Siria]].
 
=== Cesare programma la conquista della Partia (44 a.C.)===
[[Immagine:Giulio-cesare-enhanced 1-800x1450.jpg|thumb|left|250px|Ritratto del grande [[Gaio Giulio Cesare]].]]
[[Gaio Giulio Cesare]] stava programmando, poco prima di morire, due campagne militari: in [[Dacia]] contro le popolazioni [[Geti|getiche]] di [[Burebista]] ed in [[Partia]].<ref>Cassio Dione, 43.51.</ref> Questi due popoli certamente rappresentavano un nemico potenziale per il mondo romano,<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''Lettere ad Attico'', 14, 9, 3; Cassio Dione, 47.27, 2-5.</ref> comunque da non sottovalutare. Una guerra di tale portata, certamente non difensiva, nasceva però anche dalla sua brama di conquistare il mondo, ora che si sentiva invincibile, o dal desiderio di emulare il Grande [[Alessandro Magno|Alessandro]] conquistando tutto l'Oriente, o più semplicemente per vendicare la scomparsa dell'amico [[Marco Licinio Crasso]].<ref>E.Horst, ''Cesare'', Milano 1982, p.269.</ref> Ecco come descrivono il suo progetto di conquista alcuni storici antichi:
{{quote|[...] [a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]]] fecero concepire progetti di imprese ancora maggiori, suscitando in lui un desiderio di gloria, come se quella di cui godeva si fosse già esaurita [...] Preparava [...] una spedizione militare contro i [[Parti]], e sottomessi costoro pensava di attraversare l'Ircania costeggiando il [[mar Caspio]] ed il [[Caucaso]], di aggirare il [[Regno del Bosforo Cimmerio|Ponto]], invadere la [[Scizia]], percorrere le regioni vicine alla [[Germani|Germania]] e la [[Germani|Germania]] stessa, e sarebbe rientrato in [[Italia]] passando per la [[Gallia]], chiudendo così in un cerchio i suoi domini, di cui l'Oceano avrebbe costituito tutto intorno il suo confine|[[Plutarco]], ''[[Vite parallele]] - Cesare'', 58}}
{{quote|Cesare concepì l'idea di una lunga campagna contro i [[Geti]] [si intendono i [[Daci]] di [[Burebista]]] ed i [[Parti]]. I Geti sono una nazione che ama la guerra ed una nazione vicina, che doveva essere attaccata per prima, I Parti dovevano essere puniti per la perfidia usata contro [[Marco Licinio Crasso|Crasso]].|[[Appiano di Alessandria]], ''Guerra civile'', 2.110.}}
 
Gia a partire dall'autunno del [[45 a.C.]] ebbero inizio intensi preparativi per la guerra<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''Lettere ad Attico'', 13, 31, 3.</ref>, stabilendo inoltre i mandati politici delle magistrature più importanti per il periodo della sua progettata assenza.<ref>Cassio Dione, 43.47 e 43.49.</ref> Ad [[Apollonia (Albania)|Apollonia]] andavano concentrandosi ben 16 [[legione romana|legioni]] e 10.000 cavalieri<ref>Appiano di Alessandria, ''Guerra civile'', ii.110.</ref> e la campagna militare doveva iniziare in primavera del [[44 a.C.]], tre giorni dopo le famose [[15 marzo|idi di marzo]]. Ma Cesare fu ucciso e questo progetto gigantesco poté essere ripreso pochi anni più tardi, senza successo, da [[Marco Antonio]], e in parte completato da [[Traiano]], a cui si dovrà la [[conquista della Dacia]] e le campagne contro i [[Parti]] in [[Mesopotamia]].
 
===Campagne partiche di Marco Antonio (40-33 a.C.)===
[[Immagine:Marcus Antonius1.jpg|350px|thumb|right|Ritratto di [[Marco Antonio]].]]
 
Con la riconciliazione e spartizione della [[Repubblica romana]] tra [[Augusto (imperatore romano)|Ottaviano]] , [[Lepido|Marco Emilio Lepido (triumviro)]] e [[Marco Antonio]] nel [[40 a.C.]], a quest'ultimo toccò l'Oriente. Tutti i territori da [[Scutari|Scodra]], città dell'[[Dalmazia (provincia romana)|Illirico]] fino alle rive dell'[[Eufrate]] gli appartenevano<ref>Appiano di Alessandria, ''Guerra civile'', v.65.</ref>.
 
Marco Antonio, impegnato a districarsi a Roma nelle questioni sentimentali con [[Fulvia (moglie di Marco Antonio)|Fulvia]] la prima moglie, [[Cleopatra]] ed [[Ottavia minore]], la nuova moglie e sorella di Ottaviano, inviò in avanscoperta in Oriente (nel [[39 a.C.]]), un certo [[Publio Ventidio Basso]] per contrastare le recenti incursioni dei [[Parti]] di [[Orode II]] in [[Siria]], tra i quali si era rifugiato, dopo la [[battaglia di Azio]] del [[42 a.C.]], anche il figlio di [[Tito Labieno]], [[Quinto Labieno]].
 
==== Campagne di Ventidio Basso (39-38 a.C.)====
[[Immagine:DSC093719.JPG|thumb|200px|left|Busto di [[Cleopatra VII]], regina d'[[Antico Egitto|Egitto]] ed amante di [[Marco Antonio|Antonio]]]]
 
Ventidio percorsa l'[[Asia (provincia romana)|Asia romana]] venne a contatto con le armate di [[Quinto Labieno]] e dei [[Parti]], che riuscì a battere separatamente presso il monte [[Tauro]]: prima la cavalleria [[Parti|parta]] poi Labieno. Ottenuta questa importante vittoria, inviò la cavalleria romana, guidata da un certo Pompedio Silo, fino al passo del ''Mons Amanus'' (l'attuale Giaour Dagh, che separa la [[Cilicia]] dalla [[Siria (provincia romana)|Siria]]) dove si trovava un'importante guarnigione nemica, ma questi fu sorpreso dalle truppe dei [[Parti]] (guidate da Franapate, luogotenente di [[Pacoro I]]) che, per poco, non ne fecero strage se [[Publio Ventidio Basso]] non fosse intervenuto per tempo. Anche questa volta il generale romano riuscì a battere le truppe dei [[Parti]] ed a respingere un loro nuovo attacco. Ventidio riusciva poco dopo a riconquistare [[Siria (provincia romana)|Siria]] e [[Palestina]] ed a trascorrervi l'inverno del [[39 a.C.|39]]-[[38 a.C.]], senza ricevere nessun riconoscimento ufficiale da parte del [[Senato romano|Senato]].<ref>Cassio Dione, 48.39-41.</ref>
 
L'anno successivo [[Publio Ventidio Basso]] continuava la sua campagna contro i [[Parti]] e batteva, in occasione dell'anniversario della [[battaglia di Carre]] ([[9 giugno]] del [[38 a.C.]]) [[Pacoro I]] ed il suo luogotenente Franapate, presso Gindaro (''Cyrrhestica''), a 50 km ad est di [[Antiochia]]<ref>Federico A. Arborio Mella, ''L'impero persiano'', Milano 1980, p. 311.</ref>. Così scrive [[Plutarco]]:
{{quote|Il suo successo, che diventò uno dei più celebrati, diede ai Romani piena soddisfazione per il disastro subito con [[Marco Licinio Crasso|Crasso]], e colpì i [[Parti]] ancora fino ai confini con la [[Media]] e la [[Mesopotamia]], dopo averli sconfitti in tre successive battaglie. Ventidio decise comunque di non inseguire ulteriormente i [[Parti]], perché temeva di suscitare la gelosia di [[Marco Antonio|Antonio]]; e così decise di attaccare e sottomettere le popolazioni che si erano ribellate a Roma, e di assediare [[Antioco I di Commagene]] nella città di [[Samosata]] [...] Ventidio è l'unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un [[trionfo]] sui [[Parti]].|[[Plutarco]], ''Vite parallele - Marco Antonio'', 34}}
 
In seguito a questo disastro, il vecchio [[Orode II]] fu assassinato dal figliastro [[Fraate IV]], che saliva al trono con il nome di Arsace XV, mentre i [[Parti]] furono costretti a riportare il confine al fiume [[Eufrate]], rinunciando così alle sponde del Mar [[Mediterraneo]].
 
Marco Antonio giunse finalmente in Oriente per completare l'assedio di [[Samosata]] contro Antioco, ma poiché si protraeva per le lunghe, decise di accettare la resa del re di [[Commagene]], accontentandosi di ricevere 300 talenti d'argento. Al termine di questa sua prima sua campagna orientale, Ventidio fu mandato a Roma per celebrare il meritato trionfo, mentre Antonio trascorreva l'inverno nella vicina [[Atene]] e di programmare la campagna dell'anno successivo.
 
==== Preparativi della campagna (37 a.C.)====
 
Nel [[37 a.C.]] Antonio dovette assentarsi dal teatro delle operazioni e divise il comando tra due suoi validi collaboratori, i quali ottennero brillanti successi: in [[Giudea]] con la conquista di [[Gerusalemme]] grazie al governatore di [[Siria (provincia romana)|Siria]], un certo Gaio Dossio, che qui installava [[Erode il Grande]], alleato ed amico del popolo romano; ed in [[Storia dell'Armenia|Armenia]] dove un certo [[Publio Canidio Crasso]] sottomise Iberi ed Albani del [[Caucaso]].
 
Antonio, dopo essere tornato da [[Taranto]], decise di preparare una grande spedizione contro i [[Parti]], probabilmente sull'esempio di quanto concepito dallo stesso [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], mentre [[Cleopatra VII|Cleopatra]], la sua amante [[Antico Egitto|egiziana]], fu convocata dallo stesso ad [[Antiochia]], ora che si era allontanato dalla nuova moglie [[Ottavia minore]]. È probabile che la passione che travolse i due innamorati, portò Antonio a sposare la regina d'[[Antico Egitto|Egitto]] nel corso dell'inverno del [[37 a.C.|37]]-[[36 a.C.]] ed a fantasticare grandiosi piani su di un Oriente unito sotto la guida dei due amanti.<ref>André Piganiol, ''Le conquiste dei Romani'', Milano 1989, p. 507. Antonio e Cleopatra anticipano quanto successe tre secoli più tardi alla regina di [[Palmira]], [[Zenobia]] ad al suo sposo, [[Odenato]], generale romano. In questo caso l'Oriente romano si era scisso dalla parte occidentale, mentre [[Aureliano]] come aveva fatto [[Augusto (imperatore romano)|Ottaviano]] tre secoli prima, fu costretto con la forza delle armi a recuperare i territori perduti.</ref>
 
==== Fallimentare campagna del 36 a.C.====
Nel [[36 a.C.]] [[Marco Antonio]] condusse contro i [[Parti]] una spedizione dalle dimensioni colossali, come mai prima di allora Roma aveva mai condotto in territorio nemico: ben 100.000 armati.
{{quote|I re alleati erano numerosi, ma il più grande di loro era un certo [[Artavaside II|Artavaside]], re d'Armenia, che fornì 6.000 cavalieri e 7.000 armati a piedi. Qui Antonio passò in rassegna alle sue truppe. C'erano ben 60.000 legionari romani, insieme alla cavalleria romana, formata da 10.000 tra Iberi e Celti; delle altre nazioni c'erano 30.000 armati, contando sia la cavalleria sia le truppe armate alla leggera.|[[Plutarco]], ''Vite parallele - Marco Antonio'', 37}}
 
Le truppe furono concentrate a [[Zeugma]] sull'[[Eufrate]], di fronte alla [[Mesopotamia]]. Antonio, con mossa a sorpresa, invece di varcare il grande fiume e dirigersi verso la capitale dei [[Parti]], [[Ctesifonte]], decise di risalire il fiume e di recarsi in [[Storia dell'Armenia|Armenia]] verso [[Melitene]]. Secondo la strategia di Antonio si dovevano evitare le grandi pianure mesopotamiche, dove la [[Catafratto# L'esperienza persiana|cavalleria dei Parti]], risultava temibile soprattutto per il numero e la mobilità, composta com'era da arcieri "corazzati". Era preferibile un terreno montuoso e difficilmente praticabile dalla cavalleria nemica. Ciò avrebbe però comportato una deviazione attraverso la [[Commagene]] ed [[Armenia]] con una marcia di 8.000 stadi, pari a 1.500 km, per la quale si dovettero impiegare 2-3 mesi. Antonio pensava che una volta occupata la Media, avrebbe potuto l'anno successivo discendere la valle del [[Tigri]] fino alla capitale dei [[Parti]], [[Ctesifonte]].<ref>F. Chamoux, ''Marco Antonio'', Milano 1988, p. 226 segg.</ref>
 
Unitosi all'alleato armeno [[Artavaside II]], si diresse verso l'[[Azerbaijan|Artopatene]] (l'attuale Azerbaijan), ma le macchine da guerra che portava con sé erano troppo pesanti ed ingombranti. Antonio decise, così, di lasciare ad un certo [[Oppio Staziano]] il comando del convoglio dei 300 carri che trasportavano le macchine d'assedio (fra cui un ariete lungo 24 metri) e di dirigersi a gran velocità alla città di Fraata o Fraaspa (sempre in Azerbaijan), dove erano rinchiuse le mogli ed i figli del re di [[Media]]. Posta la città sotto assedio, si accorse che, non disponendo delle necessarie attrezzature, non era in grado di occupare la città. I Parti di [[Fraate IV]] che, nel frattempo, avevano visto il grosso dell'esercito romano allontanarsi, attaccarono il convoglio scarsamente difeso, riuscendo a distruggere tutte le macchine d'assedio romane. Staziano e 10.000 soldati romani furono uccisi e moltissimi furono fatti prigionieri tra cui lo stesso [[Polemone I del Ponto]].
 
Fu il principio del disastro. Anche Artavaside II re d'[[Storia dell'Armenia|Armenia]] si ritirò, abbandonando l'alleato romano. Nel frattempo Antonio, che si era allontanato con 10 legioni e tre coorti pretorie alla ricerca di vettovaglie, fu attaccato dai [[Parti]] riuscendo a respingerli. Il successo fu però effimero e di breve durata. In realtà i nemici caduti erano risultati pochissimi, mentre le perdite romane molto maggiori. Tornato al campo base, pur sotto il continuo attacco delle armate nemiche, Antonio aveva poi punito coloro che, rimasti al campo, avevano subito una sconfitta ad opera degli assediati medi. Tutto ciò non poteva che generare malumore tra le fila dell'[[esercito romano]], provato dalla fatica e con il morale ormai a terra per le ripetute sconfitte subite.<ref>[[Plutarco]], ''Vite parallele - Marco Antonio'', 38-39.</ref>
 
Alla fine, in autunno, Antonio, dopo aver richiesto invano a [[Fraate IV]] le insegne perdute da [[Marco Licinio Crasso]] a [[Battaglia di Carre|Carre]], perché non si credesse che egli si accontentava di salvare la vita, fu costretto a ordinare la ritirata oltre l'[[Eufrate]], incalzato dalle truppe dei [[Parti]], che per tutto il percorso continuarono a colpirlo senza tregua in piccole scaramucce. L'esercito fu, inoltre, decimato dalla fame e dalla sete, dal freddo di luoghi così impervi anche a causa della stagione ormai prossima all'inverno, lungo la strada del ritorno.
 
La campagna contro i [[Parti]] si rivelò per Antonio un autentico fallimento, nonostante avesse battuto i Parti in una serie di 18 battaglie non determinanti ai fini della guerra, durante i 26 giorni di marcia dalla città di Fraata al fiume [[Arasse]]: mancavano infatti all'appello ben 20.000 fanti e 4.000 cavalieri.<ref>[[Plutarco]], ''Vite parallele - Marco Antonio'', 49-50.</ref> Deciso a proseguire per correre tra le braccia di [[Cleopatra VII|Cleopatra]], riprese la marcia in pieno inverno e perse altri 8.000 armati tra le nevi ed i crepacci delle montagne [[Armenia|armene]].<ref>[[Plutarco]], ''Vite parallele - Marco Antonio'', 51.</ref>
 
==== Antonio ed il problema armeno (34-33 a.C.) ====
E mentre [[Augusto (imperatore romano)|Ottaviano]] otteneva successi in Occidente, con la sconfitta di [[Sesto Pompeo]] a [[battaglia di Nauloco|Nauloco]] nel [[36 a.C.]] e le vittoriose [[Campagne militari di Ottaviano nell'area balcanica (35-34 a.C.)|campagne sugli Illiri]] nel [[35 a.C.|35]]-[[34 a.C.]], [[Marco Antonio|Antonio]] aveva subito una grave sconfitta contro i [[Parti]], lasciando sul campo quasi 30.000 armati. In un sussulto di orgoglio Antonio decise di regolare prima i conti con il re d'[[Storia dell'Armenia|Armenia]], [[Artavaside II]], reo di averlo abbandonato nel corso della campagna del [[36 a.C.]] e poi di riprendere la campagna contro i [[Parti]].
 
Marciò rapidamente sulla capitale armena, [[Artaxata]], tanto che il suo arrivo sorprese lo stesso re che per evitare il peggio si consegnò ad Antonio, inseme ai tesori depositati presso la fortezza reale. Il re fu messo in catene provocando l'ira del figlio [[Artaxias II]], il quale gli rivolse contro un esercito ma fu sconfitto, e si rifugiò presso i [[Parti]]. Antonio aveva raggiunto il primo dei suoi obiettivi: punire [[Artavaside II|Artavaside]] ed affermare in Armenia l'autorità di Roma. Quanto al re dei [[Medi]] che da poco si era scontrato con i re dei Parti, a causa della ripartizione del bottino romano dopo la spedizione del [[36 a.C.]], Antonio si accontentò di stringere con lo stesso un trattato di alleanza (con il fidanzamento del figlio Alessandro con la figlia del re dei [[Medi]], Iotape), in vista di una possibile nuova invasione della [[Partia]] da nord, discendendo il fiume [[Tigri]] dai monti della [[Media]].
 
Soddisfatto della campagna di quest'anno, lasciò il grosso delle truppe in Armenia e se ne ritornò in Egitto da Cleopatra per celebrare il trionfo, ma cosa inaudita, sfilò per le strade di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] e non per quelle di Roma. Antonio con questo gesto simbolico aveva decretato la definitiva scissione tra l'Oriente ellenico e l'Occidente romano. Ciò provocò la rottura definitiva con Ottaviano, che lo fece dichiarare nemico pubblico della [[Repubblica romana|Repubblica]] e del popolo romano. Era l'inizio della [[Guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio#Ottaviano contro Antonio: battaglia di Azio e vittoria di Ottaviano|guerra civile]] che avrebbe portato alla fine di Antonio e Cleopatra con la [[battaglia di Azio]] del [[31 a.C.]].
 
=== Augusto recupera le insegne di Crasso (20 a.C.) ===
[[Immagine:Statue-Augustus.jpg|thumb|300px|L'[[Augusto loricato]] o "di Prima Porta", statua dell'imperatore [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], ritratto in tenuta militare da parata. Sulla corazza è rappresentata la scena della consegna delle insegne legionarie di [[Marco Licinio Crasso]] da parte del re dei [[Parti]], [[Fraate IV]]]]
 
Nel [[23 a.C.]], poco dopo l'invio di [[Marco Vipsanio Agrippa]] in Oriente in qualità di vice reggente dello stesso imperatore [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], arrivarono a Roma ambasciatori del re dei [[Parti]] chiedendo gli fossero consegnati sia [[Tiridate II di Partia|Tiridate II]], ex sovrano parto (che si era rifugiato a Roma dal [[26 a.C.]]), sia il giovane figlio del nuovo re, [[Fraate V|Fraate]]. Augusto, pur rifiutandosi di consegnare il primo, che poteva tornargli ancora utile in futuro, decise di liberare il figlio del re [[Fraate IV]], a condizione che le insegne di [[Marco Licinio Crasso]] ed i prigionieri di guerra del [[53 a.C.]] fossero restituiti allo Stato romano.<ref>Cassio Dione, 53.33.</ref>
 
In Armenia, nel frattempo, regnava una divisione cronica fra i nobili: il partito filoromano aveva inviato ad Augusto un’ambasceria per chiedere un processo contro il re [[Artaxias II]], la sua deposizione e la sostituzione al trono di Armenia del fratello minore, [[Tigrane III]], che era vissuto a [[Roma]] dal [[29 a.C.]]. Al termine del [[21 a.C.]], Augusto ordinò al figliastro [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], che aveva allora ventuno anni, di condurre un esercito legionario dai [[Balcani]] in Oriente,<ref>[[Strabone]], ''Geografia'', XVII, 821; Cassio Dione, 54.9, 4-5; [[Velleio Patercolo]] II, 94; [[Svetonio]], ''Vite dei Cesari - Tiberio'', 9,1.</ref> con il compito di porre sul trono armeno [[Tigrane II]], e recuperare le insegne imperiali.
 
Lo stesso Augusto si recò in Oriente. Il suo arrivo e l’avvicinarsi dell’esercito di Tiberio produssero l’effetto desiderato sul re dei Parti. Di fronte al pericolo di un’invasione romana che avrebbe potuto costargli il trono, [[Fraate IV]] decise di cedere e, pur rischiando di scontentare il suo stesso popolo, restituì le insegne ed i prigionieri romani ancora in vita. Augusto fu proclamato per la nona volta ''imperator''.<ref>Cassio Dione, 54.8, 1. [[Velleio Patercolo]] ''Storia di Roma'', II, 91. [[Tito Livio]], ''Ab Urbe condita'', Epitome, 141. [[Svetonio]], ''Vite dei Cesari'', ''Augusto'', 21; ''Tiberius'', 9.</ref> La restituzione delle insegne e dei prigionieri fu un successo diplomatico paragonabile alle migliori vittorie ottenute sul campo di battaglia.
 
[[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], che aveva così deciso, al momento di recuperare le insegne perdute a [[Battaglia di Carre|Carre]], di abbandonare la politica aggressiva che [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] ed [[Marco Antonio|Antonio]] avevano condotto in Oriente, riuscì a stabilire relazioni amichevoli con il vicino impero dei [[Parti]]. Egli avrebbe potuto vendicare la sconfitta ed il tradimento subiti da [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] nel [[53 a.C.]]. Al contrario, ritenne opportuna una coesistenza pacifica dei due imperi, con l'[[Eufrate]] come confine dei reciproci domini.
 
Il tenativo di sottomettere la [[Partia]] avrebbe richiesto un notevole impiego di uomini e mezzi finanziari, oltre alla possibilità di spostare il baricentro dell'[[Impero romano|impero]], dal [[Mediterraneo]] più ad oriente, ora che [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] era intenzionato a concentrare i propri sforzi sul fronte [[Europeo]]. Le relazioni tra i Parti dipendevano, pertanto, più dalla diplomazia che dalla guerra. Solo in Oriente Roma si trovava di fronte ad un’altra grande "superpotenza dell’antichità classica", anche se non paragonabile alla forza e dimensioni di quella romana.
 
I rapporti di amicizia instaurati tra Roma ed i [[Parti]] favorirono, infine, il partito filoromano della vicina Armenia, e prima che Tiberio raggiungesse l’[[Eufrate]], [[Artaxias II]] fu assassinato dai suoi stessi cortigiani. [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]], entrato nel paese senza incontrare resistenza ed in presenza delle [[legione romana|legioni]], pose solennemente il diadema regale sul capo di [[Tigrane III]], ed [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] poté annunziare di aver conquistato l’Armenia, pur astenendosi dall’annetterla<ref>[[Floro]], ''Epitome di storia romana'', 2.34.</ref>.
 
=== Seconda crisi partica sotto Augusto (1 a.C.-4)===
Nell'[[1 a.C.]], [[Artavaside III]], re d’Armenia filo-romano, fu eliminato dall’intervento dei [[Parti]] e dal pretendente al trono [[Tigrane IV]]. Questo fu un grave affronto al prestigio romano. [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], non potendo più contare sulla collaborazione di [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] (ritiratosi in ritiro volontario a [[Rodi]]) e di [[Marco Vipsanio Agrippa|Agrippa]] ormai morto da olte un decennio, oltre ad essere egli stesso troppo vecchio per intraprendere un altro viaggio in Oriente, decise di inviare il giovane nipote [[Gaio Cesare]] a trattare la questione armena, conferendogli poteri proconsolari superiori a quella di tutti i governatori provinciali d'Oriente. Ad accompagnarlo fu mandato inseme a lui anche [[Marco Lollio (console 21 a.C.)|Marco Lollio]], che aveva fatto esperienza in Oriente alcuni anni prima, al momento di dover riorganizzare la neo provincia di [[Galazia]].
 
[[Gaio Cesare]] raggiunse la [[Siria (provincia romana)|Siria]] agli inizi dell'[[1]] e qui iniziò il suo consolato. Quando [[Fraate V]], re di [[Partia]], venne a conoscenza della missione del giovane principe, ritenne sarebbe stato più conveniente negoziare, piuttosto che affrontare la crisi con durezza, rischiando una nuova guerra. Egli chiese, in cambio della sua disponibilità a trattare, il ritorno dei suoi quattro fratellastri che abitavano a [[Roma]] e che costituivano una potenziale minaccia alla sua futura sicurezza. Augusto, ovviamente, non poteva che rifiutarsi di cedere famigliari così importanti per la causa orientale. Al contrario gli intimò di lasciare l’Armenia.
 
[[Fraate V]] si rifiutò di lasciare il controllo dell'Armenia nelle mani dei Romani, e continuò a mantenerne la sua supervisione sopra il nuovo re, [[Tigrane IV]], il quale, però, mandò a [[Roma]] alcuni ambasciatori con doni, riconoscendo ad Augusto la potestà sul suo regno, e chiedendogli di lasciarlo sul trono. Augusto, soddisfatto di questo riconoscimento, accettò i doni, ma chiese a Tigrane di recarsi presso Gaio in [[Siria (provincia romana)|Siria]] per trattare la sua possibile permanenza sul trono d'Armenia. Il comportamento di [[Tigrane III]] indusse [[Fraate V]] a cambiare idea, costringendolo a venire a patti con Roma. Rinunziò alle sue pretese di veder tornare i suoi fratellastri, e si dichiarò pronto a porre fine ad ogni interferenza in Armenia.
 
Questo stesso anno venne concluso un patto tra il il principe romano [[Gaio Cesare]], ed il gran re dei [[Parti]], in territorio neutrale su di un’isola dell’[[Eufrate]], riconoscendo ancora una volta questo fiume come confine naturale fra i due imperi<ref>Cambridge University Press, ''Storia del mondo antico'', ''L’impero romano da Augusto agli Antonini'', vol. VIII, Milano 1975, pag. 135; Mazzarino, p. 81.</ref>. Tale incontro sanciva il reciproco riconoscimento tra Roma e la Partia, di Stati indipendenti con uguali diritti di sovranità. Prima di accomiatarsi, il sovrano parto [[Fraate V]], informò Gaio che [[Marco Lollio (console 21 a.C.)|Marco Lollio]] aveva abusato del suor ruolo ed aveva accettato compensi da potenti re di stati orientali. L’accusa era vera e Gaio, dopo aver esaminato le prove, allontanò Lollio dal suo seguito. Pochi giorni dopo Lollio morì, probabilmente suicida, e venne sostituito nel ruolo di consigliere del principe da [[Publio Sulpicio Quirinio]], soprattutto per le sue doti militari ed esperienze diplomatiche maturate nella precedente carriera.
 
Nel frattempo [[Tigrane IV]] era stato ucciso nel corso di una guerra, forse fomentata dai nobili armeni antiromani, contrari alla sottomissione a Roma. La morte di Tigrane fu seguita dall’abdicazione di [[Erato]], sua sorellastra e moglie, e Gaio, in nome di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], diede la corona ad [[Ariobarzane di Atropatene|Ariobarzane]], già re della [[Media]] dal [[20 a.C.]]. Il partito antiromano, rifiutandosi di riconoscere Ariobarzane quale nuovo re d'Armenia, provocò disordini ovunque, costringendo [[Gaio Cesare]] ad intervenire direttamente con l'[[esercito romano|esercito]]. Il principe romano, poco prima di attaccare la fortezza di Artagira (forse vicino a Kagizman nella valle del fiume [[Arasse]]), fu invitato ad un colloquio con il comandante del forte, un certo Addon, il quale sembra volesse rivelargli importanti dettagli sulle ricchezze del re dei [[Parti]]. Ciò si rivelò, però, una trappola, poiché al suo arrivo Addon e le sue guardie tentarono di uccidere il principe romano, che riuscì a sopravvivere all'agguato pur rimanendo ferito gravemente.
 
Il forte fu, in seguito a questi fatti, assediato ed espugnato dopo una lunga resistenza e la rivolta fu sedata, ma Gaio non si rimise più dalla ferita. Morì due anni più tardi, nel 4 d.C. in [[Licia]]. Questo fu il tragico epilogo di anni di trattative, che portarono ad un nuovo ''modus vivendi'' tra la Partia e Roma, e dove quest'ultima stabiliva la sua supremazia sull'importante stato armeno.
 
===Equilibrio tra due imperi: da Tiberio a Domiziano (14-96)===
{{vedi anche|Campagne armeno-partiche di Corbulone}}
{{S sezione}}
Appena insediatosi sul trono, [[Tiberio Claudio Nerone|Tiberio]] dovette fronteggiare una nuova crisi partica. [[Vonone I]], dopo aver regnato sul trono dei Parti ([[7]]-[[11]]) e poi armeno per oltre un quinquennio ([[11]]-[[18]]), aspirava a tornare sul prestigioso trono parto, ma il nuovo re lo costrinse a rifugiarsi in territorio romano, ad [[Antiochia]] di [[Siria (provincia romana)|Siria]], sotto la protezione del governatore Cretico Silano e forse d'accordo con il nuovo imperatore romano.<ref>[[Giuseppe Flavio]], ''Antiquitates'', 18,2,4,50; Cambridge University Press, ''Storia del mondo antico'', ''L’impero romano da Augusto agli Antonini'', vol. 8, Milano 1975, pag. 409 e 817.</ref> In seguito Vonone cercò rifugio in Cilicia, dove morì nel tentativo di fuga (nel [[19]]), ucciso dalle sue stesse guardie.
 
===Offensive romane del II-inizi del III secolo===
====Le campagne di Traiano (114-117)====
{{vedi anche|Campagne partiche di Traiano}}
{{...}}
 
====Le campagne di Lucio Vero (162-166)====
{{vedi anche|Campagne partiche di Lucio Vero}}
{{...}}
 
====Le campagne di Settimio Severo e Caracalla (194-217)====
{{vedi anche|Campagne partiche di Settimio Severo}}
{{...}}
 
== Contro i Sassanidi (224-627) ==
===Alessandro Severo si scontra con il primo sovrano sassanide, Ardashir I (230-232)===
{{...}}
 
===Anarchia militare romana e nuova dinastia sasanide (235-260)===
{{Vedi anche|Anarchia militare}}
====Prima offensiva di Sapore I e controffensiva romana (236-244)====
Il primo sovrano sasanide fu [[Ardashir I]], che in una serie di campagne attaccò la [[Mesopotamia]] (236) e conquistò [[Nisibis]] (237), [[Carre]] (238), [[Doura Europos]] (239) e [[Hatra]] (241), sfruttando il fatto che l'[[impero romano]] era impegnato lungo il [[limes romano|fronte settentrionale]] dai continui e martellanti attacchi delle popolazioni [[germani]]che di [[Goti]] ed [[Alamanni]] (a tal proposito si veda anche [[Invasioni barbariche del III secolo]]) e dalle continue guerre interne per tra i pretendenti al trono imperiale. E sempre nel [[241]] associò al potere il figlio, [[Sapore I]].
 
[[Immagine:Sapore, Gordiano e Filippo - rilievo a Bishapur 01.jpg|thumb|300px|left|Rilievo [[sasanidi|sasanide]] a [[Bishapur]], raffigurante il trionfo di [[Sapore I]] (a cavallo) sugli [[imperatori romani]] [[Gordiano III]] (calpestato dal cavallo), [[Filippo l'Arabo]] (tenuto da Sapore) e [[Valeriano]] (in ginocchio davanti a Sapore)]]
L'[[imperatore romano]] [[Gordiano III]] decise di riprendersi i territori persi, e iniziò la campagna contro Sapore nella primavera del [[243]], quando questi era occupato a soggiogare le popolazioni sul [[Mar Caspio]]. L'[[esercito romano]] era guidato dall'imperatore, anche se il comando effettivo fu affidato al suocero e [[prefetto del pretorio]] [[Timesiteo]]. Cosa curiosa è che tra le fila dell'[[esercito romano]] vi era un discreto numero di ''gentiles'' (volontari mercenari o ''[[foederati]]'' che provenivano da fuori dei confini [[Impero romano|imperiali]]), del popolo dei [[Goti]] e dei [[Germani]] del [[limes romano|fronte renano]].<ref>Mazzarino, p. 515.</ref> I Romani attraversarono l'[[Eufrate]] a [[Zeugma]], riconquistando le città di frontiera di [[Carre]] ed [[Edessa]], e si scontrarono con Sapore nella [[battaglia di Resena]], sconfiggendolo. In seguito, l'esercito romano mosse su [[Nisibis]] e [[Singara]], riprendendole, per poi tornare indietro e puntare sulla capitale sassanide di [[Ctesifonte]].<ref>''[[Historia Augusta]] - I tre Gordiani'', 26-28.</ref> Il corso della guerra cambiò in questo momento: Timesiteo, vero vincitore della battaglia di Resena, morì, forse di malattia, venendo sostituito da [[Filippo l'Arabo]].<ref>Michael Grant, ''Gli imperatori romani, storia e segreti'', Roma 1984, p. 204.</ref> A metà febbraio [[244]], i due eserciti si incontrarono ancora, a [[battaglia di Mesiche|Mesiche]], non lontano da Ctesifonte: questa volta fu Sapore a vincere.<ref>Eiddon, Iorwerth, e Stephen Edwards, ''The Cambridge Ancient History - XII The Crisis of Empire'', Campbridge University Press, 2005, ISBN 0521301998, pp. 35-36.</ref> Gordiano morì molto probabilmente assassinato dai suoi uomini dietro istigazione di Filippo,<ref>Federico A. Arborio, ''L'impero persiano. Da Ciro il grande alla conquista araba'', Milano 1980, pp. 356-357; Michael Grant, pp. 204-205.</ref> il quale divenne il nuovo imperatore (la rapidità con cui accettò l'incarico fece sospettare che fosse in qualche modo coinvolto nella morte di Gordiano).
 
Per ottenere la pace da Sapore, e portare il proprio esercito fuori dal territorio nemico, Filippo dovette accettare un trattato molto oneroso: un pagamento di 500.000 monete d'oro e la promessa di non intervenire più nella politica [[armenia|armena]]. Rimasero, però, sotto il controllo imperiale romano parte della [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]] fino a [[Singara]], al punto che Filippo si sentì autorizzato a fregiarsi del titolo di ''Persicus Maximus''.<ref>Michael Grant, ''Gli imperatori romani, storia e segreti'', Roma 1984, p. 207.</ref>
 
====Seconda offensiva di Sapore I e sconfitta di Valeriano (257-260)====
{{S sezione}}
 
Ancora nel [[259]]-[[260]] una nuova grande invasione da parte di [[Shapur I]], sottraeva importanti roccaforti al dominio romano in [[Siria (provincia romana)|Siria]],<ref>[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8.</ref> tra cui [[Doura Europos]] e la stessa [[Antiochia]]. L'imperatore [[Valeriano]] fu costretto ad intervenire, e se in un primo momento aveva attaccato i Persiani con qualche successo, fu fatto prigioniero, seppur con l'inganno, dopo un grave scontro avvenuto presso [[Edessa]].<ref>[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 7.</ref> Il figlio, [[Gallieno]], trovandosi in quello stesso periodo a dover combattere lungo il [[limes romano|fronte del basso Danubio]] contro i [[Goti]], dovette rinunciare a compiere una ulteriore spedizione per liberare il padre.<ref>Mazzarino, pp. 527-528.</ref> Egli preferì designare [[Odenato]], principe di [[Palmira]], del titolo di ''[[imperator]]'', ''[[dux]]'' e ''corrector totius Orientis'' (una forma amministrativa da porre guida e difesa dei confini orientali, come lo era stato in passato con [[Marco Vipsanio Agrippa]] per [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]] dal [[19 a.C.|19]] al [[14 a.C.]], o con [[Avidio Cassio]] per [[Marco Aurelio]] negli anni [[170]]-[[175]]), con l'obiettivo di allontanare sia la minaccia [[Persiani|persiana]] sia quella dei [[Goti]], che infestavano le coste dell'Asia Minore.<ref>Mazzarino, p. 534.</ref>
 
===Roma, il Regno di Palmira ed i Persiani (260-273)===
{{Vedi anche|Regno di Palmira}}
====Le campagne di Odenato contro Sapore I (260-267)====
La controffensiva romana portò [[Macriano Maggiore|Macriano]] (''procurator arcae et praepositus annonae in expeditione Persica'') ed il [[prefetto del pretorio]], [[Ballista]], a battere i Persiani presso Corycus in [[Cilicia]]. Frattanto Odenato, che aveva cercato di ingraziarsi in un primo momento le amicizie del sovrano persiano Shapur I, una volta che i suoi doni furono sdegnosamente rifiutati da quest'ultimo, decise di abbracciare la causa di Roma contro i Persiani. Come prima azione Odenato si diede all'inseguimento dei Persiani, di ritorno in patria dal loro saccheggio di [[Antiochia]], e prima che potessero attraversare il fiume [[Eufrate]] inflisse loro una pesante sconfitta.<ref>Federico A. Arborio, ''op. cit.'', Milano 1980, p. 360</ref>
 
Nel [[262]] Odenato, raccolto un ingente esercito passò l'Eufrate e dopo aspri combattimenti occupò [[Nisibi]], tutta la [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia romana]], recuperando gran parte dell'oriente e costringendo [[Sapore I]] alla fuga dopo averlo battuto in battaglia.<ref>[[Historia Augusta]], ''Trenta tiranni'', ''Odenato'', 15.3.</ref> Pochi anni più tardi, nel [[267]], nel corso di una nuova campagna militare riuscì a battere nuovamente Sapore I nei pressi della capitale dei Persiani, [[Ctesifonte]], riuscendo ad impadronirsi delle concubine del re e di un grande bottino di guerra..<ref>[[Historia Augusta]], ''Trenta tiranni'', ''Odenato'', 15.4.</ref>
 
==== Aureliano, il regno di Palmira e i Sasanidi (267-273)====
[[Immagine:Impero romano 260.png|thumb|300px|La triarchia dell'[[Impero romano]], vide la costituzione dell'[[Impero delle Gallie]] ad Occidente, del [[Regno di Palmira]] a Oriente ed al centro l'[[Italia]] e l'[[Illirico]].]]
L'ambiziosa vedova di [[Odenato]], [[Zenobia]], una volta ottenuto il controllo del [[Regno di Palmira|regno palimereno]] e di tutti i domini orientali dell'[[impero romano]], trasformò il nuovo stato in una monarchia, dove i motivi orientali si intrecciavano a quelli romani. Suo figlio [[Vaballato]] era infatti non solo ''corrector totius Orientis'' (coreggente di tutto l'Oriente) come lo era stato il padre, ma anche ''Rex'' (Re).<ref>Mazzarino, pp. 561-562.</ref> Zenobia orchestrò la ribellione contro l'autorità Imperiale ed attuò una politica espansionistica negli anni successivi (dal 269 al 270), riuscendo ad annettere al nuovo Regno, la [[Bitinia e Ponto (provincia romana)|
Bitinia, Ponto]] ed l'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]].
 
La nuova situazione geopolitica dell'area fu ratificata da un trattato concluso dall'imperatore Claudio II il Gotico con il Regno di Palmira, ma le cose cambiarono con l'avvento del nuovo imperatore [[Aureliano]]. Querst'ultimo, deciso infatti a ristabilire il controllo romano su tutte le regioni oreintali ed occidentali dell'[[Impero delle Gallie]], dopo aver sconfitto l'esercito palmireno nella [[battaglia di Immae]] e di [[Battaglia di Emesa|Emesa]], riuscì ad entrare vittorioso nella capitale del regno di Zenobia, a [[Palmira]] (estate [[272]]). La regina, che era fuggita per chiedere aiuto ai [[Persiani]], fu raggiunta sulle rive dell'Eufrate e catturata insieme al figlio, ed esibita pochi anni più tardi nel [[Trionfo]] presso il [[Foro romano]]. Una successiva ribellione di [[Palmira]] l'anno successivo (nel [[273]]), indusse l'imperatore a distruggere l'antica capitale del Regno.<ref>Mazzarino, p. 570.</ref>
 
===Riunificazione romana e problema armeno-mesopotamico (273-286)===
==== Campagna di Caro (283)====
[[Immagine:Thessaloniki-Arch of Galerius (eastern face).jpg|thumb|[[Arco di Galerio]] a [[Tessalonica]]. Fu eretto dall'[[galerio|omonimo imperatore]] per celebrare la vittoria sui Sasanidi del [[297]], che portò ad una pace durata quaranta anni.]]
 
{{S sezione}}
Nel [[283]] l'imperatore [[Marco Aurelio Caro]] organizzò una campagna contro i Sasanidi, approfittando del fatto che il re persiano [[Bahram II]] era indebolito da una guerra civile contro il fratello Ormisda. Caro penetrò facilmente nel territorio sasanide, giungendo fino a [[Ctesifonte]] e proseguendo oltre. L'avanzata romana terminò, però, quando l'imperatore morì: il figlio [[Numeriano]], infatti, decise di riportare l'esercito all'interno dei confini dell'impero.
 
===La riconquista romana di Mesopotamia ed Armenia sotto la Tetrarchia (286-305)===
{{Vedi anche Tetrarchia}}
==== Campagna di Galerio (296)====
{{S sezione}}
Nel [[296]], l'imperatore [[Galerio]] attaccò l'impero sasanide dall'[[Eufrate]]: la sua prima campagna si concluse con una sconfitta schiacciante nella [[battaglia di Callinicum]], con la quale Roma perse la [[Mesopotamia]]. Tuttavia, nel [[297]], avanzando attraverso le montagne dell'[[Armenia]], ottenne una vittoria decisiva sul re [[Sasanidi|sasanide]] [[Narsete di Persia|Narsete]], ricavandone un enorme bottino, che comprendeva l'harem di Narsete. Approfittando del vantaggio, prese la città di [[Ctesifonte]], costringendo Narsete alla pace. La Mesopotamia ritornò sotto il controllo romano e con il controllo di alcuni territori ad est del fiume [[Tigri]], fu raggiunta la massima espansione dell'impero verso est. Galerio celebrerà in seguito la propria vittoria erigendo l'[[arco di Galerio]] a [[Tessalonica]].
 
=== Sapore II ===
Nel [[337]], subito prima della morte di [[Costantino I]], [[Sapore II]] ruppe la tregua conclusa nel [[297]] tra [[Narsete di Persia|Narsete]] e [[Galerio]]. Iniziò così un conflitto di ventisei anni, in cui Sapore cercò di conquistare le fortezze frontaliere della [[Mesopotamia]] romana: [[Singara]] (dove si svolse la [[battaglia di Singara (348)]]), [[Nisibi]] e [[Amida]]. Sebbene Sapore sconfiggesse ripetutamente l'[[esercito romano]] di [[Costanzo II]], figlio e successore di Costantino, non riuscì a garantire una occupazione permanente delle fortezze.
 
[[Immagine:Campagna persiana di Giuliano (363).png|thumb|400px|left|Campagna sasanide di [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]], [[362]]-[[363]]]]
 
==Biografia==
Le operazioni militari contro i Romani si dovettero interrompere quando i Sasanidi furono attaccati a oriente da alcune tribù nomadi: dopo una lunga guerra ([[353]]-[[358]]), Sapore riuscì a soggiogare le tribù, ottenendo degli alleati per la sua successiva campagna contro i Romani. Nel [[359]] [[battaglia di Amida|conquistò Amida]] dopo un assedio di settantatré giorni; nel [[360]] fu la volta di Singara e di altre fortezze, tra cui [[Bezabde]], assediata e conquistata malgrado la strenua difesa di tre legioni romane — [[Legio II Parthica|II ''Parthica'']], [[Legio II Armeniaca|II ''Armeniaca'']] e [[Legio II Flavia Virtutis|II ''Flavia Virtutis'']]<ref>[[Ammiano Marcellino]], ''Res Gestae'', xx 7.</ref> — e punita con la morte dei suoi abitanti.
Ha toccato l'àpice della popolarità fra gli [[anni 1960|anni sessanta]] e gli [[anni 1970|anni settanta]], dopo che - guarito da una grave forma di [[tubercolosi]] - decise di adottare come nome d'arte quello del compositore tedesco [[Engelbert Humperdinck]].
 
Nato in una famiglia numerosa (dieci fratelli) da un ufficiale della [[British Army]], Mervyn Dorsey, e dalla moglie Olive, all'età di dieci anni si trasferì con i suoi a [[Leicester]], in [[Inghilterra]]. Un anno dopo iniziò ad interessarsi alla [[musica]] e ad imparare a suonare il [[sassofono]].
Costanzo fu obbligato a lasciare la frontiera per affrontare l'usurpazione del cugino [[Giuliano (imperatore romano)|Giuliano]], morendo lungo il viaggio. Il nuovo imperatore fu impegnato nella politica interna, ma nel [[363]] penetrò nel territorio sasanide alla testa di 36,000 uomini, giunse fino alla capitale di Ctesifonte, sconfisse l'esercito di Sapore, superiore in numero, nella [[battaglia di Ctesifonte]], ma non riuscì a conquistare la città, e fu ucciso durante la ritirata. Al suo posto fu eletto imperatore [[Gioviano]], col quale Sapore firmò un trattato di pace che garantì ai Sasanidi forti guadagni territoriali. Queste vittorie sono celebrate negli altorilievi vicino la città di [[Bishapur]]:<ref>Stolze, ''Persepolis'', p. 141.</ref> sotto gli zoccoli del cavallo di Sapore è raffigurato il corpo di un romano, probabilmente Giuliano, mentre un altro romano supplice, Gioviano, chiede la pace.
 
===Carriera===
Successivamente Sapore rivolse la propria attenzione all'[[Armenia]], da lungo tempo contesa ai Romani. Riuscì a catturare il re [[Arshak II]], fedele alleato dei Romani, e lo costrinse al suicidio; tentò anche di introdurre lo [[Zoroastrismo]] nel paese. La nobiltà armena si oppose all'invasione e prese contatto con i Romani, che inviarono il re [[Pap di Armenia|Pap]], figlio di [[Arsace III]], in Armenia. Sull'orlo di una nuova guerra, l'imperatore [[Valente]] decise di sacrificare Pap, facendolo assassinare a [[Tarso (Asia Minore)|Tarso]], dove si era rifugiato ([[374]]).
Nei primi anni cinquanta iniziò a lavorare come apprendita in uno studio di ingegnereria alternando questa attività con il suonare in nightclub. Intorno ai diciassette anni fu convinto da amici a partecipare ad una gara canora in cui imitava l'attore [[Jerry Lewis]]. Dal quel momento venne chiamato dagli amici Gerry Dorsey, nome che mantenne come pseudonimo per una decina di anni circa<ref name="ReferenceA">Stark, Herbert Alick. Hostages To India: OR The Life Story of the Anglo Indian Race. Third Edition. London: The Simon Wallenberg Press: Vol 2: Anglo Indian Heritage Books </ref>.
 
La sua carriera venne interrotta a metà anni cinquanta per il servizio militare nella British Army Royal Corps of Signals.
=== Campagne di Teodosio II ===
==== Contro Bahram V (421-423) ====
 
Nel [[1958]] ebbe dalla [[Decca Records]] l'opportunità di [[studio di registrazione|incidere]] il suo primo [[disco singolo]], ''I'll Never Fall in Love Again'', che non ebbe particolare successo ma consentì al cantante di essere scritturato dalla [[casa discografica]] per i successivi dieci anni durante i quali avrebbe inciso dischi di maggiore o minore successo.
Appena salito al trono ([[421]]), [[Bahram V]] continuò la persecuzione contro i cristiani iniziata dal padre, [[Yazdgard I]], dopo il tentativo del vescovo di [[Ctesifonte]] di bruciare il tempio del Grande Fuoco della capitale sasanide. Questa persecuzione, che portò alla morte di [[Giovanni Interciso]], fu il ''[[casus belli]]'' dell'offensiva dell'Impero romano.
 
Contestualmente, Dorsey (questo era ancora il suo nome pubblico) continuò a suonare in nightclubs fino al [[1961]], quando si ammalò di [[tubercolosi]]. Una volta guarito dalla malattia tornò a suonare nei nightclub fino al [[1965]] quando entrò nel ''team'' del [[manager]] ed amico Gordon Mills, lo stesso che curava a quel tempo gli interessi del cantante [[Tom Jones (cantante)|Tom Jones]].<ref name="ReferenceA"/>.
L'imperatore [[Teodosio II]] inviò infatti un forte contingente militare in [[Armenia]], da sempre contesa dalle due potenze confinati, al comando del ''[[magister militum]] praesentalis'' [[Ardaburio]], il quale sconfisse il comandante persiano Narsehi e procedette al saccheggio della provincia dell'[[Arzanene]] e all'assedio della fortezza frontaliera di [[Nisibis]]. Narsehi, rinchiuso nella città, mandò un ambasciata, chiedendo ad Ardaburio una tregua che però il generale romano rifiutò. Ottenuto dei rinforzi, Ardaburio entrò nella [[Mesopotamia]] sasanide.
 
===Il successo===
Bahram, vista in pericolo la prestigiosa e fondamentale fortezza di Nisibis, decise di guidare personalmente l'esercito sasanide. Giunto a Nisibis, venne messo in difficoltà dalla defezione improvvisa dei suoi alleati [[Arabi]], ma la supremazia numerica sasanide e la presenza degli elefanti impaurirono i Romani: Ardaburio ordinò di levare l'assedio, bruciare l'artiglieria e ritirarsi. Bahram mise sotto assedio [[Teodosiopoli]] e si mosse verso [[Resaena]], dove sarebbe stato fermato da [[Procopio]] ed [[Areobindo (console 434)|Areobindo]]: nel frattempo Ardaburio sconfisse un forte contingente sasanide. Bahram decise di chiedere la pace, ma prima tentò un colpo di mano, ordinando alla sua guardia personale, gli [[Immortali]], di attaccare il campo romano: venuto a conoscenza dell'attacco a sorpresa, Ardaburio riuscì a neutralizzarlo e ad imporre la pace al sovrano sasanide ([[423]]).
Nel luglio [[1966]] Humperdink (che nel frattempo, su consiglio di Mills, aveva assunto il nuovo [[pseudonimo]] rifacendosi al nome dell'autore dell'[[opera lirica]] ispirata alla fiaba ''[[Hansel e Gretel]]''), registrò il primo successo internazionale partecipando in [[Belgio]] assieme ad altri quattro colleghi britannici all'annuale Knokke song contest. In ottobre si esibì poi a [[Mechelen]]. In quel periodo, Humperdinck salì ai primi posti nelle classifiche discografiche belghe con il brano inciso sei mesi prima ''Release Me''. La televisione belga registrò un [[video clip]] del cantante che esegue la caqnzone ''Dommage Dommage'' nel porto di [[Zeebrugge]]<ref>[http://www.youtube.com/watch?v=q6yPObnNPIE YouTube - Engelbert - ''Dommage Dommage'']</ref>.
 
Forte di un nuovo contratto fatto stipulare da Mills con la Decca Records, Humperdinck reincise nel [[1967]] una nuova ''[[cover]]'' di ''Release Me'' in stile di [[ballata (musica)|ballata acustica]] arricchita da cori. In tale versione il brano raggiunse la Top ten in USA e il primo posto in Gran Bretagna davanti alla canzone dei [[The Beatles|Beatles]] ''[[Strawberry Fields Forever]]''. Rimase per cinquantasei settimane nelle Top 50 single chart<ref>{{cite web|url=http://www.chartstats.com/songinfo.php?id=4510|title='Release Me'|publisher=ChartStats|accessdate=2008-09-23}}</ref>.
==== Contro Yazdegard II (438) ====
All'inizio del regno di [[Yazdgard II]], l'imperatore [[Teodosio II]] ordinò una concentrazione di truppe lungo la frontiera, in previsione di un attacco, con il rafforzamento delle fortezze in territorio romano di fronte alla città persiana di [[Carre]]. Yazdgard radunò un esercito composto da contingenti di diverse nazioni vassalle dei Persiani e attaccò i Romani prendendoli di sorpresa: solo una improvvisa e notevole alluvione mise fine all'attacco persiano, permettendo ai Romani di ritirarsi e impedendo a Yazdgard, che comandava il proprio esercito, di invadere il territorio romano.
 
Sebbene quel 1967 fosse un anno consacrato alla [[musica psichedelica]] del nascente [[flower power]] sostenuta dai Beatles e in USA dai [[The Byrds]], il successo di un brano ''pop'' come ''Release Me'' non sorprese più di tanto, considerando il fatto che lo stesso [[Frank Sinatra]] aveva raggiunto appena un anno prima la vetta delle classifiche e lo stesso aveva fatto un altro cantante di genere [[adult contemporary music]] come Tom Jones. Ad ogni buon conto, ''Release Me'' fu venduta, nel periodo di maggiore popolarità, ad una media di 85 mila copie/giorno restando per anni la sua canzone più conosciuta.
Teodosio ordinò allora al proprio generale e politico [[Anatolio (console)|Anatolio]] di recarsi al campo sasanide per stipulare la pace; Anatolio giunse al campo di Yazdgard da solo e si gettò ai piedi del sovrano: Yazdgard, impressionato, accettò di stipulare la pace, che prevedeva tra i suoi termini l'accordo di non costruire nuove fortezze frontaliere e di non fortificare quelle esistenti.
 
===Stile Cronologia "Easygoing"===
Lo stile ''easygoing'' del canto assieme al ''[[look]]'' ''casual'' e al portamento distinto, spesso rapportati al messaggio più virile, se non rude, di Tom Jones, hanno garantito nel tempo a Humperdinck un largo seguito specialmente fra il pubblico maturo femminile.
 
A ''Release Me'' hanno fatto seguito due altre ballate piazzatesi ai primi posti in classifica, ''There Goes My Everything'' e ''The Last Waltz'', che gli fecero acquisire una fama da [[crooner]] che lui peraltro non sempre apprezzò. "Se non sei un vero crooner", disse in un'intgervista a Rick Sherwood del ''[[The Hollywood Reporter]]'', "non puoi desiderare di essere definito tale". Convinto di non avere la cifra del ''crooner'', era consapevole di essere semplicemente un buon cantante del suo tempo, con un proprio stile definito.
;Campagna di [[Gordiano III]] contro [[Sapore I]]
* [[243]] - Riconquista di [[Carre]], [[Edessa]], [[Resena]], [[Nisibis]] e [[Singara]]. I Romani vincono la [[battaglia di Resena]], ma [[Timesiteo]] muore.
* [[244]] - [[Battaglia di Mesiche]], in cui i Sasanidi sconfiggono i Romani e Gordiano muore. Il nuovo imperatore [[Filippo l'Arabo]] è costretto ad accettare una pace onerosa.
;Campagna di [[Marco Aurelio Caro|Caro]]
* [[283]] - I Romani avanzano su Ctesifonte ed oltre, sconfiggendo l'esercito di [[Vararane II]], ma la morte dell'imperatore mette fine alla campagna.
;Campagna di [[Galerio]]
* [[296]] - I Romani entrano in territorio sasanide, ma vengono gravemente sconfitti nella [[battaglia di Callinicum]].
* [[297]] - I Romani sconfiggono l'esercito di [[Narsete di Persia]] e lo costringono alla pace.
;Campagna di [[Sapore II]]
* [[359]] - [[Battaglia di Amida]], un assedio di settantatré giorni dopo il quale Sapore II conquista la fortezza frontaliera di [[Amida]]
;Campagna di [[Teodosio II]]
* [[421]] - Il generale romano [[Ardaburio]] invade l'[[Armenia]] e la [[Mesopotamia]]
* [[423]] - Ardaburio e [[Bahram V]] firmano una pace
 
Altre sue canzoni di successo sono in seguito state ''Am I That Easy to Forget'', ''A Man Without Love'', ''From Here To Eternity'', ''Les Bicyclettes de Belsize'', ''The Way It Used To Be'', ''A Place In The Sun'', ''I'm A Better Man'' e ''Winter World of Love'', tutte distribuite prima che gli anni sessanta declinassero nei settanta.
== Note ==
{{references|2}}
 
Nel decennio successivo il cantante ha pubblicato diversi album di successo: ''The Last Waltz'', ''The Way It Used To Be'', ''A Man Without Love'' e l'[[eponimo]] ''Engelbert Humperdinck''.
== Bibliografia ==
;Fonti primarie
* [[Ammiano Marcellino]], ''Res Gestae Libri XXXI'', 23.5.17
* [[Appiano di Alessandria]], ''Guerra civile'',
* [[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana''
;Fonti secondarie
* Boardman, John, ''et. al.'', ''The Cambridge ancient history'', Cambridge University Press, ISBN 0521301998, pp. 34-36.
* Mazzarino, Santo, ''L'impero romano'', Bari 1976.
* Rawlinson, George, [http://www.gutenberg.org/files/16167/16167-h/raw7a.htm#2HCH0015 ''The Civilizations of the Ancient Near East'']
* Yarshater, Ehsan, ''The Cambridge History of Iran'', vol. 3 ''The Seleucid, Parthian and Sassanian periods'', Cambridge University Press, 1983, ISBN 052120092X, p. 125.
 
Meno fortuna ha avuto con la [[televisione]]: un suo programma di scarso successo fu interrotto dopo sei mesi di trasmissione.
== Voci correlate ==
===Da parte romana===
*[[Repubblica romana]]
**[[Marco Licinio Crasso]]
**[[Gaio Giulio Cesare]]
**[[Marco Antonio]]
*[[Impero romano]]
**[[Augusto (imperatore romano)|Ottaviano Augusto]]
***[[Tiberio Claudio Nerone]], figliastro di Augusto
***[[Gaio Cesare]], nipote di Augusto
{{...}}
 
==Discografia==
===Da parte persiana===
===Album===
*[[Parti]]
*''Release Me'' (1967) UK #6
**[[Mitridate II di Partia]]
*''The Last Waltz'' (1967) UK #3
**[[Tigrane II]] di Armenia
*''Man Without Love'' (1968) UK #3
**[[Fraate III]] di Partia
*''Engelbert'' (1969) UK #3
**[[Mitridate III di Partia]]
*''Engelbert Humperdinck'' (1969) UK #5
**[[Orode II]] di Partia
*''We Made It Happen'' (1970) UK #17
**[[Pacoro I]] di Partia
*''Sweetheart'' (1971)
**[[Tiridate II]]
*''Another Time, Another Place'' (1971) UK #48
**[[Fraate IV]] di Partia
*''Live at the Riviera Las Vegas'' (1972) UK #45
**[[Artavaside II]] di Armenia
*''In Time'' (1972)
**[[Artaxias II]] di Armenia
*''Engelbert King of Hearts'' (1973)
**[[Tigrane III]] di Armenia
*''My Love'' (1973)
**[[Artavaside III]]
*''Engelbert Humperdinck - His Greatest Hits'' (1974) UK #1
**[[Fraate V]] di Partia
*''engelbert humperdinck live in Japan(2lp)'' (1975)
**[[Tigrane IV]] di Armenia
*''After the Lovin''' (1976)
*''Miracles By Engelbert Humperdinck'' (1977)
*''christmas tyme'' (1977)
*''Last of the Romantics'' (1978)
*''This Moment in Time'' (1979)
*''love's only love'' (1980)
*''retrospective'' (1980)
*''Live in Concert All of Me'' (1980)
*''A Merry Christmas With Engelbert Humperdinck'' (1980)
*''Don't You Love Me Anymore'' (1981)
*''You and Your Lover'' (1983)
*''A Lovely Way To Spend An Evening (2lp)'' (1985)
*''Träumen Mit Engelbert'' (1986)
*''remember-i love you'' (1987)
*''in love'' (1988)
*''Ich denk an Dich'' ''(Star Of Bethlehem)'' (1989)
*''zartlichkeiten'' (1990)
*''Coming Home'' (1991)
*''Hello Out There'' (1992)
*''Yours'' (1993)
*''Yours Quiereme Mucho'' (1993)
*''Love Unchained'' (1995)
*''After Dark'' (1996)
*''A Little In Love'' (1998)
*''The Dance Album'' (2000) UK #48
*''Always Hear The Harmony: The Gospel Sessions'' (2002)
*''Definition of Love'' (2003)
*''Engelbert Live'' (2003)
*''His Greatest Love Songs'' (2004) UK #4 - nuova registrazione di Ted Carfrae
*''Let There Be Love'' (2005)
*''Totally Amazing'' (2006)
*''Greatest Hits and More'' (2007)
*''The Winding Road'' (2007)
*''Legacy Of Love'' (2009)
 
=== Singoli nelle "chart" USA ===
*[[Sasanidi]]
*''Release Me (And Let Me Love Again)'' - #4, 1967
**[[Ardashir I]]
*''There Goes My Everything'' - #20, 1967
**[[Sapore I]]
*''The Last Waltz'' - #25, 1967
*''Am I That Easy To Forget'' - #18, 1968 (#1 Adult Contemporary - per una settimana)
*''A Man Without Love (Quando M'Innamoro)'' - #19, 1968
*''Les Bicyclettes De Belsize'' - #31, 1968
*''The Way It Used To Be'' - #42, 1969
*''I'm A Better Man'' - #38, 1969
*''Winter World Of Love'' - #16, 1970
*''My Marie'' - #43, 1970
*''Sweetheart'' - #47, 1970
*''When There's No You'' - #45, 1971 (#1 Adult Contemporary - per una settimana
*''Another Time, Another Place'' - #43, 1971
*''After The Lovin'' - #8, 1977 (#1 Adult Contemporary - per due settimane - [[disco d'oro]])
 
==Note==
== Collegamenti esterni ==
<references/>
{{portale|Antica Roma|Bisanzio|guerra}}
 
==Collegamenti esterni==
[[Categoria:Guerre di Roma antica|Persiane]]
*{{en}} [http://allmusic.com/cg/amg.dll?p=amg&sql=11:e9fxlf3e5cqu Allmusic]
[[Categoria:Battaglie bizantine]]
*{{en}} [http://www.thebiographychannel.co.uk/biography_home/331:0/Engelbert_Humperdinck.htm/ The Biography Channel]
*{{en}} [http://music.yahoo.com/ar-251990-bio--Engelbert-Humperdinck/ Yahoo!]
*{{en}} [http://www.starpulse.com/Music/Humperdinck,_Engelbert/ Starpulse]
*{{en}}[http://www.livedaily.com/artists/bio/1491.html/ Live Daily]
*{{en}}[http://www.e-fansite.com/engelbert Sito amatoriale]
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[[de:Römisch-PersischeEngelbert Kriege(Sänger)]]
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[[hr:Engelbert Humperdinck]]
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[[ja:エンゲルベルト・フンパーディンク (歌手)]]
[[no:Engelbert Humperdinck (sanger)]]
[[pl:Engelbert Humperdinck (piosenkarz)]]
[[pt:Engelbert Humperdinck (cantor)]]
[[ru:Энгельберт Хампердинк]]
[[fi:Engelbert Humperdinck (laulaja)]]
[[sv:Engelbert Humperdinck (sångare)]]