'''Histonium''' era un'antica [[città]] del [[popolo italico]] dei [[Frentani]], corrispondente all’odierna [[Vasto]] e oggi sito archeologico italiano.
{{Conflitto
|nome del conflitto=Invasioni barbariche del III secolo
|parte_di=delle [[guerre romano-germaniche]]
|immagine=[[Immagine:Invasioni barbariche III secolo png.png|330px]]
|didascalia=Le invasioni barbariche del [[III secolo]]
|luogo=[[Limes romano|Limes]] [[reno]]-[[Danubio|danubiano]]
|data=dal [[212]] al [[305]]
|esito=scorrerie che andarono affievolendosi dopo il [[268]]
|schieramento1=[[Impero romano]]
|schieramento2=Genti [[germani]]che e [[sarmati]]che
|comandante1= [[Caracalla]], [[Alessandro Severo]], [[Massimino Trace]], [[Gordiano III]], [[Filippo l'Arabo]], [[Decio]], [[Treboniano Gallo]], [[Gallieno]], [[Claudio il Gotico]], [[Aureliano]], [[Marco Aurelio Probo]], [[Diocleziano]]
|comandante2=[[Cannabaude]] dei [[Goti]], [[Cniva]] dei Goti, [[Gabiomaro]] dei [[Quadi]], [[Gennobaude]] dei [[Franchi]], [[Igillo]] dei [[Burgundi]], [[Naulobato]] degli [[Eruli]], [[Semnone]] dei [[Lugi]]
|effettivi1=coinvolte almeno 23 [[legione romana|legioni]] e 150/200 [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità ausiliarie]] circa, per un totale di 200/250.000 armati
|effettivi2=numerosi popoli, pari a qualche centinaia di migliaia di armati
|perdite1=numerose
|perdite2=centinaia di migliaia di persone
}}
{{Campagnabox Guerre Germaniche}}
==Storia==
Le '''invasioni barbariche del III secolo''' ([[212]]/[[213]]-[[305]]) costituiscono un periodo quasi ininterrotto di scorrerie di genti armate, per fini di saccheggio e bottino, appartenenti alle popolazioni che gravitavano soprattutto lungo le [[limes romano|frontiere]] settentrionali dell’[[impero romano]] come: [[Pitti]], [[Scoti]], [[Caledoni]] e [[Sassoni]] in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]]; le tribù [[germani]]che di [[Frisi]], [[Sassoni]], [[Franchi]], [[Alemanni]], [[Burgundi]], [[Marcomanni]], [[Quadi]], [[Lugi]], [[Vandali]], [[Iutungi]], [[Gepidi]] e [[Goti]] ([[Tervingi]] ad occidente e [[Grutungi]] ad oriente<ref>Peter Heather, ''La migrazione dei Goti: dalla Scandinavia alla Tracia'', catalogo della mostra di Palazzo Grassi a Venezia, ''Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo'', a cura di Jean-Jacques Aillagon, Milano 2008, p.239.</ref>), le tribù [[daci]]che dei [[Carpi (popolo)|Carpi]], quelle [[sarmati]]che di [[Iazigi]], [[Roxolani]] ed [[Alani]], oltre a [[Bastarni]], [[Sciti]], [[Borani (popolo)|Borani]] ed [[Eruli]] lungo i fiumi [[Reno (Germania)|Reno]]-[[Danubio]] ed il [[Mar Nero]].
{{F|storia|marzo 2009}}
Secondo un mito fu fondata dall'eroe tracio [[Diomede (Tideo)|Diomede]] dopo la guerra di Troia. In effetti forse fu in origine una colonia greca la cui economia si basava sulla lavorazione della lana.
In seguito l'influsso di Roma ebbe determinanti orientamenti perché riuscì a diffondere in Abruzzo la sua civiltà, le arti, riuscendo a tramandare, attraverso i secoli, l'opulenza e la maestosità di edifici che ancora oggi destano l'ammirazione delle genti, nonostante gli sconvolgimenti naturali e le ire dei numerosi eserciti delle invasioni barbariche.
Le tribù germano-sarmatiche ripresero ad esercitare lungo i confini settentrionali dell'[[impero romano]] una pressione analoga a quella esercitata dai tempi di [[Marco Aurelio]] durante le [[guerre marcomanniche]] (del [[166]]/[[167]]-[[188]]). La crescente mentalità guerriera da parte dei [[Germani]] era dovuta principalmente dalla sopravvivenza tribale. La popolazione in costante crescita necessitava di nuovi territori per espandersi, sospinta dai popoli orientali, pena l'estinzione delle tribù più deboli. Da qui la necessità di aggregarsi in federazioni etniche di grandi dimensioni, come quelle di [[Alemanni]], [[Franchi]] e [[Goti]] stessi, per meglio aggredire il vicino [[impero romano]], che provava ad impedirne l'espansione trincerandosi dietro una [[limes romano|linea continua di fortificazioni]] tra [[Reno (Germania)|Reno]] e [[Danubio]], costruita a loro contenimento.<ref>Pat Southern, ''The roman empire: from Severus to Constantine'', Londra & New York 2001, pp.205 e 207.</ref>
L'Abruzzo era ben noto ai romani, non solo perché vi confinava, ma anche perché durante l'epoca gloriosa, era attraversato dalle vie [[Salaria]], [[Via_Caecilia|Caecilia]], [[Claudia Nova]], Valeria, Traiano-Frentana, che favoriscono il fiorire di un'arte di carattere locale, il cui influsso, però, è rimasto sempre ancorato agli schemi architettonici romani.
Le difficoltà romane del periodo sarebbero da ascriversi a quella instabilità interna dello Stato romano causata dal continuo alternarsi di [[imperatori romani|imperatori]] ed [[usurpatori romani|usurpatori]]. Le guerre interne non solo consumarono importanti risorse inutilmente tra i contendenti, ma cosa ben più grave sguarnirono le [[limes romano|frontiere]] con conseguente sfondamento da parte delle popolazioni barbariche che si trovavano lungo le stesse. E fu solo grazie ad una successiva divisione interna e provvisoria dello Stato romano in tre parti (ad occidente l'[[impero delle Gallie]], al centro Italia, Illirico e province africane, ad oriente il [[Regno di Palmira]]) che l'impero riuscì a salvarsi da un definitivo tracollo e smembramento. Con la morte di [[Gallieno]] nel [[268]], infine, un gruppo di [[imperatori romani|imperatori]] di chiara origine militare delle province centrali dell'[[Illirico]] ([[Claudio il Gotico]], [[Aureliano]] e [[Marco Aurelio Probo]]), riuscirono a riunificare l'impero in un unico blocco, pur avendo dovuto rinunciare in un quarantennio di guerre civili, sia al settore degli ''[[Limes germanico-retico|Agri decumates]]'' ([[260]] circa), sia alla provincia di [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] ([[256]]-[[271]]).<ref>Averil Cameron, ''Il tardo impero romano'', Milano 1995, pp. 12 e segg.</ref>
Fiera delle sue istituzioni e della libertà, Histonium oppose energica resistenza nell'epoca in cui la potenza romana iniziò la sua espansione e l'affermazione del potere anche in Abruzzo, ma nel [[305 a.C.]] Histonium cadde insieme alla Frentania che fece così parte delle popolazioni soggette a Roma, combattendo valorosamente contro gli Epiroti, sotto le insegne romane. Divenne così [[colonia romana]].
Vi è da aggiungere che, lungo il [[limes romano|fronte orientale]], a partire dal [[224]] la debole dinastia [[persiani|persiana]] dei [[Parti]] fu sostituita da quella dei [[Sasanidi]], che a più riprese impegnò severamente l'[[Impero romano]] costretto a subire i loro attacchi, spesso in combinazione con le invasioni, seppur meno impegnative, del fronte meridionale africano delle tribù [[Berberi|berbere]] di [[Mauri]], [[Baquati]], [[Quinquegentiani]], [[Nobati]], [[Blemmi]] ed [[Arabi]]. Roma dimostrava di avere, così, grosse difficoltà a condurre due guerre contemporaneamente.
Nel [[91 a.C.]], Histonium prese parte alla Lega della Confederazione dei Popoli Italici contro Roma, fino ad ottenere la cittadinanza ed il titolo di fiorente Municipio. Da [[Silla]], nella lotta contro [[Gaio Mario]], la città subì enormi ed irreparabili danni, fino a che non venne ricostruita e, nel [[117]], compresa nella Provincia del Sannio. Gli anni seguenti determinarono la progressiva decadenza della Città, perché, dopo la caduta dell'Impero, toccò all'Abruzzo la sorte delle altre regioni d'Italia.
Il periodo in questione ebbe inizio tradizionalmente con la prima invasione della confederazione di popoli germani degli [[Alemanni]], per terminare con l’abdicazione di [[Diocleziano]] a vantaggio del nuovo sistema [[Tetrarchia|tetrarchico]].<ref>Roger Rémondon, ''La crisi dell'impero romano. Da Marco Aurelio ad Anastasio'', Milano 1975, pp. 87-88.</ref>
Gli opulenti municipi romani furono invasi dalle orde barbariche, subendone l'oppressione vandalica e rappresentando il teatro di sanguinose lotte, che si protrassero durante il periodo feudale.
==Contesto storico==
{{Vedi anche|Crisi del III secolo}}
Dopo circa 30 anni di relativa quiete lungo le [[limes romano|frontiere]] [[reno]]-[[danubio|danubiane]], nel [[212]]-[[213]] scoppiò una nuova crisi lungo le [[Limes germanico-retico|frontiere del limes germano-retico]] in seguito alla prima invasione della confederazione degli [[Alemanni]].
==Il sito archeoogico<ref>AA.VV. Histonium, resti della città romana in Musei e siti archeologici d'Abruzzo e Molise, pagg.124-127, Carsa Edizioni, 20011 Pescara</ref>==
===Preludio alle invasioni del III secolo: le guerre marcomanniche (166-188)===
*Piazza Rossetti di Vasto conserva la forma ellissoidale del'anfiteatro. L'anfiteatro fu costruito tra la fine del [[I secolo]] e la metà del [[II secolo d.C.]]. Alcuni resti dell'edificio sono tuttavia visibili, trattasi di resti in [[opus reticolatum]] inglobatinei sotterranei del castello di Vasto ed in parte nelle mura che si affacciano nel lato orientale della piazza stessa, ma vi sono anche atri tratti dell'anfiteatro presso la Torre di Bassano e in un negozio della piazza. I resti visibili sono parte dell'ingresso e parte del perimetro ellissoidale dell'anfiteatro.
{{Vedi anche|Guerre marcomanniche}}
*In via Cavour sono presenti i ruderi delle cisterne di Santa Chiara realizzate in [[opus signinum]]. Le cisterne erano alimentate dall'[[acquedotto]] delle Luci. Le cisterne erano degli ambienti rettangolari con [[volta]] [[a botte]] comunicanti tra loro mediante arcate.
[[Immagine:Marcomannia_e_Sarmatia_178-179_dC_jpg.jpg|330px|thumb|right|Il culmine delle guerre marcomanniche negli anni [[178]]-[[179]].]]
*In Via Adriatica vi sono le [[terme]] risalenti al II secolo d. C. suddiviso in tre livelli. Il restauro che ha interessato le terme a partire dal [[1994]] ha visto ricollocare ''in situ'' un mosaico riportato alla luce nel [[1974]]. Il mosaico ha per tema raffigurazioni marine tra cui [[Nettuno]] col [[tridente]]. Gli scavi del [[1997]] hanno riportato alla luce quattro ambienti destinati ad essere riscaldati ed il ''[[praefurnium]]'' una sorta di fornace che riscaldava alcuni locali presso l'ingresso.
Nell'Europa centro-orientale, il mondo barbaro era scosso da forti agitazioni interne e da movimenti migratori tra le sue popolazioni che tendevano a modificare gli equilibri con il vicino mondo romano. Questi popoli alla ricerca di nuovi territori dove insediarsi, per il crescente aumento demografico della popolazione nei territori dell'[[Germania Magna|antica Germania]], erano, inoltre, attratti dalle ricchezze e dalla vita agiata del vicino [[impero romano]].<ref>Southern, pp. 206-207.</ref> Cinquant'anni prima, attorno al [[166]]/[[167]], ai margini della massa germanica si erano verificati movimenti e mescolanze di popoli, con l’avvento di un fenomeno nuovo tra i Germani: interi popoli (come Marcomanni, Quadi e Naristi, Vandali, Cotini, Iazigi, Buri ecc.), si raggrupparono in coalizioni di natura più che altro militare, imprimendo una maggior pressione sul vicino limes danubiano. Sotto [[Caracalla]] il fenomeno di aggregazione si era evoluto ulteriormente andando a costituire attorno all’area degli Agri decumati una vera e propria confederazione etnica di tribù: gli [[Alamanni]] (che andarono ad aggregare i popoli germani dei [[Catti]], [[Naristi]], [[Ermunduri]] e parte dei [[Semnoni]]), posizionati sull'Alto Reno da [[Mogontiacum]] fino al Danubio presso [[Castra Regina]]; i [[Franchi]] sul Basso Reno, dalla sua foce fino a [[Bonn|Bonna]];<ref>Rémondon, pp. 53-55.</ref> ed i [[Sassoni]] composti dai popoli marinai tra le foci dei fiumi [[Weser]] ed [[Elba (fiume)|Elba]]<ref>Stephen Williams, ''Diocleziano. Un autocrate riformatore'', Genova 1995, p. 23; Southern, p. 207.</ref>
*Presso l'ospedale si trovano alcuni resti murari di un edificio della fine del I-metà del II secolo d.C.
*In Via V. Lancetti vi sono delle Piccole Cisterne.
Vi è da aggiungere a questo fenomeno anche la spinta dei germani orientali provenienti dalla [[Scandinavia]], come i [[Goti]] ([[Ostrogoti]], [[visigoti]] ed [[Eruli]]) che provenivano dalla [[Vistola]], e che da oltre cinquant’anni contribuirono ad alimentare questa pressione, tanto più che questi ultimi erano ormai giunti in prossimità delle coste settentrionali del [[Mar Nero]]. Nel sud est europeo si contesero i territori con le popolazioni [[sarmati]]che di [[Roxolani]] ed [[Alani]]. E sempre dalla regione della [[Slesia]]-[[Vistola]] provenivano altre due grandi tribù: i [[Vandali]] che erano già venuti in contatto con le [[legione romana|legioni romana]] della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]] e della [[Dacia (provincia romana)|Dacia porolissensis]] dai tempo delle [[guerre marcomanniche]] sotto [[Marco Aurelio]], ed i [[Burgundi]] che si dirigevano ad ovest verso i fiumi [[Elba (fiume)|Elba]] e [[Meno (fiume)|Meno]].<ref>Rémondon, pp. 53-55; Williams, p. 21.</ref>
==Forze in campo romane==
Numerose furono le forze legionarie ed ausiliarie messe in capo in questo periodo dall’[[Impero romano]]. Le cifre sono difficili da calcolare in quanto nel corso del secolo alcune unità furono distrutte e rimpiazzate con nuove, e soprattutto con il nuovo [[tetrarchia|sistema tetrarchico]] di [[Diocleziano]], differente fu la nuova riorganizzazione strategica generale.
===Lungo il fronte europeo di Reno e Danubio===
{{Vedi anche|Limes romano}}
L'[[Impero romano]] poteva schierare numerose legioni come: la [[legio I Adiutrix|I ''Adiutrix'']], [[legio I Illyricorum|I ''Illyricorum'']] (reclutata sotto [[Aureliano]]), [[legio I Italica|I ''Italica'']], [[Legio I Maximiana|I ''Maximiana'']] (sotto [[Massimiano]]), [[Legio I Minervia|I ''Minervia'']], [[legio I Pontica|I ''Pontica'']] (sotto [[Diocleziano]]), [[legio II Adiutrix|II ''Adiutrix'']], [[legio II Italica|II ''Italica'']], [[legio II Parthica|legio II ''Parthica'']], [[legio III Italica|III ''Italica]], [[legio IIII Flavia Felix|IIII ''Flavia'']], [[legio IIII Italica|IIII ''Italica]] (sotto [[Alessandro Severo]]), [[legio V Macedonica|V ''Macedonica'']], [[legio VII Claudia|VII ''Claudia'']], [[legio VIII Augusta|VIII''Augusta'']], [[Legio X Gemina|X ''Gemina'']], [[Legio XI Claudia|XI ''Claudia Pia Fidelis']], [[legio XIII Gemina|XIII ''Gemina'']], [[Legio XIIII Gemina|Legio XIIII ''Gemina Martia Victrix'']], [[legio XV Apollinaris|XV ''Apollinaris'']], [[legio XX Valeria Victrix|XX ''Valeria Victrix'']], [[Legio XXII Primigenia|XXII ''Primigenia'']] e [[Legio XXX Ulpia Victrix|XXX ''Ulpia Victrix'']].<ref>Julio Rodriquez Gonzalez, ''Historia de las legiones romanas'', Madrid 2003, pp. 729-732.</ref>
Il totale delle forze messe in campo dall'[[impero romano]] potrebbe aver superato dall’inizio alla fine del III secolo oltre 200/250.000 armati, di cui la metà [[legione romana|legionari]] ed altrettanti [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliari]].<ref>Yann Le Bohec, ''L'esercito romano'', Roma 1992, pp. 34 e 45.</ref>
== Le invasioni ==
===Fronte settentrionale: dal Reno al Danubio, fino al Mar Nero===
====Prima fase: i primi attacchi durante la dinastia dei Severi (212-235)====
[[Immagine:AlberoImperatoriSeveri.png|thumb|left|400px|L'[[albero genealogico dei Severi]].]]
{{Vedi anche|Dinastia dei Severi}}
;[[212]]: Dopo circa quarant'anni, i [[germani]] [[Catti]] tornano a sfondare il [[limes romano]] e per la prima volta sono menzionati gli [[Alemanni]], lungo il [[Wetterau]].
;[[213]]: [[Caracalla]], giunto nella primavera di quell'anno lungo il [[limes germanico-retico]], condusse una campagna contro i Germani, sconfiggendo prima i [[Catti]] lungo il fiume [[Meno (fiume)|Meno]], poi gli [[Alemanni]] nella zona che va dalla [[Rezia (provincia romana)|Rezia]] all'[[Svevia|altopiano Svevo]]. In seguito a queste vittorie il giovane imperatore assume l'appellativo di ''[[Germanicus maximus]]'' ([[6 ottobre]]<ref>Pat Southern, ''The Roman Empire: from Severus to Constantine'', Londra & New York, 2001, p.209; ''Historia Augusta'' - ''Caracalla'', 5.6.</ref>; dalla storiografia posteriore riformulato in ''[[Alemannicus]]''<ref>''Historia Augusta''- ''Caracalla'', 10.6.</ref>) anche se pare che abbia comprato la pace con i barbari, come suggerisce [[Cassio Dione Cocceiano|Cassio Dione]]<ref>Cassio Dione, 78.14.</ref>
:A questo periodo sono da attribuirsi alcune iscrizioni trovate a [[Brigetio]], di un interprete dace, conseguenti a possibili spedizioni punitive contro i [[Daci|liberi Daci]] del [[Banato]], compresi tra la [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia inferiore]] ad occidente e la [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] ad oriente.<ref> P. Oliva, ''Pannonia and the onset of crisis in the roman empire'', Praga 1962, pp. 338, 355.</ref> E sempre a quest’anno sarebbero da attribuire anche due altre invasioni: nelle [[Dacia (provincia romana)|Tre Dacie]] ad opera di [[Carpi (popolo)|Carpi]] e [[Vandali]], oltre che in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia inferiore]] lungo il tratto danubiano attorno ad [[Aquincum]].<ref> András Mócsy, ''Pannonia and Upper Moesia'', Londra 1974, p. 198.</ref>
;[[214]]: Nella primavera di quell'anno, Caracalla partì per il [[limes romano|fronte danubiano]] (dopo una malattia che lo aveva immobilizzato per tutto l'inverno), con destinazione la Pannonia, dove nel corso dell'anno si erano verificate nuove incursioni tra [[Brigetio]] ed [[Aquincum]] sia da parte dei [[Quadi]] sia da parte degli [[Iazigi]].<ref>''Historia Augusta''- ''Caracalla'', 5.3; Mócsy, pp. 198-199.</ref> L'imperatore, in seguito a questi eventi, nel tentativo di cercare di mantenere inalterata la situazione clientelare lungo il [[Danubio]],<ref>Erodiano, ''Storia dell'Impero dopo Marco Aurelio'', IV, 7.3.</ref> se da un lato riuscì a farsi scudo dei [[Marcomanni]], mettendoli contro ai vicini [[Vandali]] che si stavano dimostrando da qualche tempo particolarmente ostili,<ref>Cassio Dione, ''Storia romana'', 77.20.3.</ref> dall’altro fu costretto a giustiziare il re dei [[Quadi]], un certo [[Gabiomaro]], per le resistenze che si erano create da parte di questo popolo, alleato dei Romani dai tempi di [[Marco Aurelio]], ma che recentemente si era rivoltato al potere romano invadendo al principio dell’anno le due Pannonie.<ref>Giuseppe Dobiaš, "Il Limes romano VIII", ''Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca'', Ist. Studi Romani, Roma 1938, p. 27; Cassio Dione, ''Storia romana'', 77.20.4.</ref> Egli riuscì, infine, a battere anche i [[sarmati]] [[Iazigi]], alleati probabilmente a [[Quadi]] e [[Vandali]], assumendo l'appellativo di ''Sarmaticus'', come si racconta nella biografia del fratello [[Geta]]<ref>''Historia Augusta'' - ''Geta'', 6.6.</ref> [[Erodiano (storico)|Erodiano]] racconta inoltre che Caracalla al termine di queste guerre:
{{Quote|Caracalla vinse i [[Germani]] a nord del Limes ed ottenne da loro legalità ed amicizia, tanto da vestire le sue truppe ausiliarie come loro e da creare con questi una sua guardia del corpo personale con uomini scelti di grande forza e di bell’aspetto.[…] egli usava inoltre utilizzare una parrucca bionda elaborata in moda da apparire con acconciatura di tipo germanico. I barbari da ciò ne erano compiaciuti e lo adoravano.| [[Erodiano (storico)|Erodiano]], ''Storia dell'Impero dopo Marco Aurelio'', IV, 7.3-4.}}
:In seguito a questi avvenimenti la Pannonia inferiore fu ampliata, ora includendo la fortezza legionaria di [[Brigetio]], in modo che entrambe Pannonie disponessero ora di due legioni ognuna.<ref> Oliva, pp. 142 e 152 nota 39.</ref>, mentre i centri civili di [[Carnuntum]] (Colonia Septimia Aurelia Antoniana) e della stessa Brigetio erano elevati a [[Colonia romana|colonie]].<ref> Làszlò Borhy, ''Brigetio accampamento dei legionari e municipium sul Danubio'', in ''Traiano ai confini dell’Impero'', a cura di Grigore Arbore Popescu Ancona 1998, p. 88. P.Oliva, p. 340.</ref>
;[[215]]: Caracalla, una volta giunto in [[Dacia (provincia romana)|Dacia]], dopo aver ispezionato l'intero limes pannonico,<ref>{{CIL|3|15148}}.</ref> riuscì a respingere la prima invasione di [[Goti]] e [[Carpi (popolo)|Carpi]], assumendo per queste vittorie l'appellativo di ''Goticus''<ref>''Historia Augusta'' - ''Geta'', 6.6; ''Caracalla'', 10.6. Per aver fatto ammazzare il fratello [[Geta]], venne chiamato, in modo sarcastico, ''Geticus''.</ref>
;[[219]]-[[221]]: Pare che l'imperatore [[Eliogabalo]] stesse preparando una spedizione militare contro i [[Marcomanni]], poiché un oracolo gli aveva riferito che questa guerra sarebbe stata portata a termine da un membro della [[dinastia dei Severi|sua dinastia]]: questa notizia potrebbe suggerire nuove infiltrazioni barbariche lungo i [[limes romano|confini]] della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia superiore]] e conseguente controffensiva romana.<ref>''Historia Augusta'' - ''Eliogabalo'', 9.1-2.</ref> Egli sembra sia stato l’ultimo della dinastia dei Severi che poté mantenere forti oltre il Danubio come a ''[[Celemantia]]''.<ref> Giuseppe Dobiaš, ''Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca'', Istituto Studi Romani, Roma 1938, pp. 27-28.</ref>
[[Immagine:Alexander severus.jpg|right|thumb|Busto di Alessandro Severo]]
;[[228]]: Sotto il regno di [[Alessandro Severo]], i [[sarmati]] [[Iazigi]] portano una nuova incursione lungo il [[limes romano|limes]] della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia inferiore]].<ref>Mócsy, p. 202.</ref>
;[[230]]: La guarnigione romana del ''[[Regno del Bosforo Cimmerio|Chersonesus Tauricus]]'' (nell'attuale [[Crimea]]) è massacrata dai [[Borani (popolo)|Borani]], mentre i [[Goti]], che si erano spinti fino alle coste del [[Mar Nero]], riuscono ad occupare la città di ''[[Olbia (Ucraina)|Olbia]]'' (moderna [[Odessa]]), che probabilmente dai tempi di [[Nerone]] era in mano romana e difesa dal [[Legatus Augusti pro praetore|governatore]] della provincia di [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]].<ref>{{AE|1995|1348}}, {{AE|2002|1252}}.</ref>
;[[231]]: Il [[limes romano|limes pannonico inferiore]] subisce nuovi attacchi da parte degli [[Iazigi]].<ref>Mócsy, p. 202.</ref> I [[Gepidi]] potrebbero aver raggiunto anche loro la regione dei [[Carpazi]], ma sono, per il momento, respinti dai [[Goti]].
;[[233]]: Il [[Limes romano|limes]] del [[Norico (provincia romana)|Norico]], tra [[Wachau]] e [[Wienerwald]] nella zona del [[Distretto di Tulln|Tullnerfeld]], e [[limes germanico-retico|quello germanico-retico]] furono attaccati pesantemente dagli [[Alamanni]]. Notevoli sono le testimonianze archeologiche di distruzioni riportate in queste province nel corso di queste incursioni: da [[Castra Regina]] a [[Pfünz]] fino a [[Treveri]].<ref>Géza Alföldy, ''Noricum'', Londra & Boston 1974, p. 148; Giuseppe Dobiaš, ''Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca'', vol. VII, Istituto Studi Romani, Roma 1938, p. 28; Southern, pp. 211-212.</ref>
;[[234]]-[[235]]: [[Alessandro Severo]] riesce a respingere le incursioni degli [[Alamanni]] negli ''[[Limes germanico-retico|Agri Decumates]]'', ma commette l'errore di voler concludere con gli stessi un trattato di pace, offrendo loro grandi somme di denaro: questo atteggiamento indispose le [[esercito romano|armate romane]], che, sotto la guida del generale [[Massimino il Trace]], si ribellano e trucidano barbaramente Alessandro e la madre, proclamando poco dopo lo stesso Massimino nuovo [[imperatore romano]].<ref>Erodiano, VI.8-9; ''Historia Augusta'' - ''Alessandro Severo'', 69; ''Historia Augusta'' - ''Massimino il Trace'', 7.4.</ref>
==== Seconda fase: l'anarchia militare ed i ripetuti sfondamenti del limes settentrionale (235-259)====
[[Immagine:Maximinus Thrax Musei Capitolini MC473.jpg|left|thumb|200px|L'imperatore [[Massimino Trace|Massimino il Trace]] iniziò il turbolento periodo dell'[[anarchia militare]], che terminò solo con [[Diocleziano]] cinquant'anni dopo.]]
{{Vedi anche|Anarchia militare}}
La pressione dei barbari lungo le [[limes romano|frontiere settentrionali]] e contemporaneamente dei [[Sasanidi]] in Oriente, non solo si era intensificata, ma dava l'idea che l'[[impero romano|impero]] fosse totalmente accerchiato da un anello di tribù nemiche.<ref>R. Rémondon, p. 74.</ref> La vecchia diplomazia usata fin dai tempi di [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], basata sulla minaccia dell'uso della forza o il creare dissidi interni tra le diverse tribù per tenerli impegnati tra loro, era ormai inefficace. Era necessario ricorrere da subito alla forza, schierando armate superiori tatticamente, capaci di intercettare il più rapidamente possibile ogni possibile via di invasione dei barbari, ma con la difficoltà di dover presidiare [[limes romano|immensi tratti di frontiera]] con contingenti militari per lo più scarsi.<ref>Williams, p. 23.</ref> Molti degli imperatori che vennero via via proclamati dalle legioni in questi venticinque anni, non riuscirono neppure a metter piede a Roma, né tanto meno a mettere mano a riforme interne durante i loro brevissimi regni, poiché permanentemente occupati nelle lotte contro altri pretendenti al trono imperiale o a difesa del territorio contro i nemici esterni.
;[[235]]-[[236]]: [[Massimino Trace]], che riteneva fosse una priorità dell'[[Impero romano|Impero]] la guerra "anti[[germani]]ca",<ref>[[Santo Mazzarino]], ''L'impero romano'', Bari 1973, p. 492.</ref> continuò a combattere gli [[Alamanni]], riuscendo non solo a respingerne le loro incursioni lungo il [[limes germanico-retico]], ma penetrando profondamente in [[Germani|Germania]], dove batté le loro armate nella regione del [[Württemberg]] e [[Baden]].<ref>Michael Grant, ''Gli imperatori romani, storia e segreti'', Roma 1984, p. 186.</ref> A tal proposito ci sarebbero segni di devastazione databili a questo periodo anche lungo il [[limes romano|limes]] del [[Norico (provincia romana)|Norico]]<ref>Géza Alföldy (in ''Noricum'', Londra & Boston 1974, p. 169) riscontra segni di devastazione a [[Lauriacum]] ed a [[Bernau]].</ref> Per questi motivi ricevette dal [[Senato romano|Senato]] l'appellativo di ''[[Germani|Germanicus maximus]]'',<ref>{{CIL|8|10073}}; {{CIL|8|22030}}; {{AE|1980|951}}; {{AE|2002|1663}}; RMD III, 198.</ref> mentre sulle monete appare la dicitura ''Victoria Germanica''.<ref>Southern, p. 212.</ref>
;[[236]]-[[237]]: [[Massimino il Trace]], una volta pacificato il settore germano-retico condusse nuove campagne contro i [[sarmati]] [[Iazigi]] della piana del [[Tibisco]], che avevano provato ad attraversare il [[Danubio]] dopo circa un cinquantennio di pace lungo le loro [[limes romano|frontiere]]. Egli aveva un sogno: quello di emulare il grande [[Marco Aurelio]], e conquistare la libera ''[[Germania Magna]]''.<ref>S. Mazzarino, p. 498.</ref> Il suo quartier generale fu posto a [[Sirmio]], al centro del fronte [[Pannonia (provincia romana)|pannonico inferiore]] e [[Dacia (provincia romana)|dacico]]. Così infatti scrive la [[Historia Augusta]]: {{Quote|Portate a termine le campagne in [[Germania (provincia romana)|Germania]] [contro gli [[Alemanni]]], Massimino si recò a [[Sirmio]], per preparare una spedizione contro i [[Iazigi|sarmati]], e programmando di sottomettere a [[Impero romano|Roma]] le regioni settentrionali fino all'Oceano.|''[[Historia Augusta]] '' - ''Massimino il Trace'', 13.3.}}
: Al termine di queste operazioni a Massimino fu conferito l'appellativo prima di ''[[Dacicus maximus]]''<ref>{{CIL|11|1176}}; {{CIL|8|10073}}; {{CIL|8|22030}}; {{AE|2002|1663}}; IScM-5, 250b; RIB 1553; CIL 17-2, 170; CIL 13, 06547 (4, p 100); MiliariHispanico 461; {{CIL|2|6345}}; {{CIL|2|4834}}; {{AE|1958|194}}; {{CIL|2|4649}}; {{AE|1980|831}}; {{AE|1986|586}}; {{CIL|6|40776}}.</ref> e poi di ''[[Sarmaticus maximus]]''.<ref>{{CIL|3|3336}}; {{CIL|8|10075}}; {{AE|1905|179}}; {{CIL|8|10025}}; {{AE|2003|1972}}; {{CIL|8|10083}}; {{CIL|8|22020}}; {{CIL|2|4693}}; {{CIL|2|4731}}; {{CIL|13|6547}}; Erodiano, VII, 2, 9; VII 8, 4.</ref>
: Nel corso del 236, fu respinta un'incursione di [[Carpi (popolo)|Carpi]] e [[Goti]], culminata con una battaglia vittoriosa per le armate romane di fronte ad ''[[Istria (Costanza)|Histropolis]]''. Ciò potrebbe significare che, attorno a questa data, i [[Goti]] avevano già occupato la zona della [[Dacia|Dacia libera]] a nord dei [[Carpazi]], fino alla foce del [[Danubio]] ed alle coste del [[Mar Nero]], incluse le città di [[Olbia (Ucraina)|Olbia]] e [[Tyras]].<ref>Southern, pp. 220-221.</ref>
;[[238]]: Ad una nuova incursione dei [[Goti]] che avevano attraversato il basso corso del [[Danubio]], sembra sia andato incontro l'imperatore [[Decimo Celio Calvino Balbino]].<ref>''Historia Augusta'' - ''Balbino'', 13.5;</br>Grant, p. 196.</ref> Nel corso di questa incursione sembra che i barbari siano riusciti a mettere a sacco la città di ''[[Istria (Costanza)|Histropolis]]'',<ref>Southern, p.221 (data la presa di ''Histriopolis'' al [[236]]).</ref> mentre la tribù di stirpe [[Daci|dacica]] dei [[Carpi (popolo)|Carpi]], passò il [[Danubio]] più a monte, sempre lungo i [[limes romano|confini]] della [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]]. Il governatore provinciale, un certo Tullio Menofilo, riuscì a trattare con i [[Goti]] offrendo loro un sussidio in cambio della restituzione dei prigionieri in precedenza catturati, mentre ai [[Carpi (popolo)|Carpi]], dopo aver raccolto una consistente armata, riuscì a respingerli.<ref>Grant, p. 203.</ref>
[[Immagine:Gordian III Musei Capitolini MC995.jpg|thumb|200px|right|Busto di [[Gordiano III]] presso i [[Musei Capitolini]].]]
;[[242]]-[[243]]: Sotto il giovane [[Gordiano III]], il [[prefetto del pretorio]] [[Timesiteo]], riuscì a battere una coalizione di [[Carpi (tribù)|Carpi]], [[Goti]] e [[Sarmati]] lungo le [[limes romano|frontiere]] della [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]].<ref>''Historia Augusta'' - ''I tre Gordiani'', 34.3.</ref> La [[Historia Augusta]] narra infatti:{{Quote|[[Gordiano III|Gordiano]] partì per la guerra contro i [[persia]]ni [[Sasanidi]] con un grande [[esercito romano|esercito]] ed una tale quantità di oro da poter sconfiggere facilmente il nemico o con i legionari o ausiliari. Marciò attraverso la [[Mesia (provincia romana)|Mesia]] e, nel corso dell'avanzata, distrusse, mise in fuga, cacciò lontano tutti i nemici che si trovavano nella [[Tracia (provincia romana)|Tracia]].|''[[Historia Augusta]] - Gordiano III'', 26.3-4.}}
E sempre in questi anni, durante gli anni delle campagne orientali di Gordiano III, potrebbero esserci stati nuovi sfondamenti del [[Limes germanico-retico]] ad opera degli [[Alemanni]], come risulterebbe da alcuni ritrovamenti archeologici nei pressi del forte di [[Künzing]].<ref>Southern, p. 212.</ref>
;[[245]]-[[247]]: I [[Carpi (tribù)|Carpi]] della [[Dacia|Dacia libera]] ripresero a compiere incursioni al di là del [[Danubio]] nel territorio della [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]], dove né un certo Severiano, né il governatore provinciale, poterono fermare gli invasori. Alla fine del primo anno di guerra dovette intervenire lo stesso [[imperatore romano|imperatore]] [[Filippo l'Arabo]], il quale nel [[246]] riportò un grande successo contro le genti [[germani]]che dei [[Quadi]] lungo il [[limes romano|fronte]] [[Pannonia (provincia romana)|pannonico]], grazie al quale gli fu attribuito l'appellativo di ''[[Germani|Germanicus maximus]]''. Nel [[247]] l'offensiva romana riprese lungo il [[limes romano|fronte del basso corso danubiano]] contro i [[Carpi (tribù)|Carpi]], tanto da tributargli nuovi onori e l'appellativo di ''[[Carpicus maximus]]''.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 20.1-2; Grant, p. 210; Southern, p. 222.</ref>
:È proprio a questo periodo che apparterrebbe l'istituzione di un comando militare generale e centralizzato per l'intera [[limes romano|frontiere del medio e basso]] corso del [[Danubio]] (che comprendesse, pertanto, le province di [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia inferiore]], [[Mesia (provincia romana)|Mesia superiore ed inferiore]], oltre alle [[Dacia (provincia romana)|Tre Dacie]]), a [[Sirmio]]. A capo di questo distretto militare fu posto un certo [[Pacaziano|Tiberio Claudio Marino Pacaziano]].<ref>Mócsy, pp. 203-204.</ref>
;[[248]]: Una nuova incursione di [[Goti]] a cui era stato rifiutato il contributo annuale promesso da [[Gordiano III]], ed a cui si associarono anche i [[Carpi]], portò devastazione ancora una volta nella provincia di [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]]. L'invasione fu però fermata dall'accorrente generale di [[Filippo l'Arabo]], [[Decio|Decio Traiano]] (futuro [[imperatore romano|imperatore]]) presso la città di [[Marcianopoli]]. La resa fu anche possibile grazie all'ignoranza dei [[Germani]] in fatto di [[Assedio|macchine d'assedio]].<ref>Grant, p. 212.</ref>
[[Immagine:Aureus-Trajan Decius-RIC 0029a.jpg|thumb|left|250px|[[Aureo]] raffigurante l'imperatore [[Decio]].]]
;[[249]]: [[Decio]], proclamato imperatore dalle armate [[Pannonia (provincia romana)|pannonico]]-[[Mesia (provincia romana)|mesiche]], si diresse in Italia, portando con sé buona parte delle truppe di confine, e presso Verona riuscì a battere l'esercito dell'accorrente [[Filippo l'Arabo]], provocandone la conseguente morte di quest'ultimo e del figlio. Ma l'aver sguarnito le difese dell'area [[Balcani|balcanica]] permise, ancora una volta, a [[Goti]] e [[Carpi]] di riversarsi nelle province di Dacia, Mesia inferiore e Tracia. Sembra infatti che i Goti, una volta passato il [[Danubio]] ghiacciato, si divisero in due colonne di marcia. La prima orda si spinse in [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] fino a [[Filippopoli]] (l'odierna [[Plovdiv]]) dove assediarono il governatore [[Tito Giulio Prisco]], la seconda, quella più numerosa e comandata da un certo [[Cniva]], si spinse in [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]] fino sotto le mura di [[Novae]].<ref>Grant, pp. 215-217; Southern, p. 222.</ref>
;[[250]]: Il nuovo imperatore, Decio, fu costretto a fare ritorno lungo la [[limes romano|frontiera]] del basso Danubio, per affrontare l'invasione dell'anno precedente dei [[Goti]] di [[Cniva]]. Si trattava di un'orda di dimensioni fino ad allora mai viste ed in combinazione con i [[Carpi (popolo)|Carpi]], mentre questi ultimi assalivano la provincia di [[Dacia (provincia romana)|Dacia]].<ref>Grant, p. 217; Mazzarino, p. 525.</ref> Cniva che, nel corso di questo nuovo anno di guerra, era riuscito a spingersi fin sotto le mura di ''[[Nicopoli|Nicopolis ad Istrum]]'', ne assediava un'armata romana agli ordini di [[Treboniano Gallo]]. Decio Traiano, venuto a conoscenza della difficile situazione in cui si trovava l'intero fronte [[Balcani|balcano]]-[[Danubio|danubiano]], decise di accorrere personalmente in loro aiuto. I Carpi furono battuti e respinti dalla provincia dacica, tanto da meritargli l'appellativo di ''[[Dacicus maximus]]'',<ref>{{CIL|2|6345}}; CIL 2, 4949 (p 998); CIL 2, 4957 (pp. 998, 1057).</ref> e ''restitutor Daciarum'' (ovvero restauratore della Dacia).<ref>{{CIL|3|1176}}.</ref>
:L'[[imperatore romano|imperatore]] era ora deciso a sbarrare la strada del ritorno ai Goti in [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] ed ad annientarli per evitare potessero ancora riunirsi e sferrare nuovi attacchi futuri, come ci racconta [[Zosimo]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 23.1.</ref> Posto [[Treboniano Gallo]] presso il [[Danubio]] nei pressi di [[Novae]], riuscì a sorprendere ed a battere il re dei [[Goti]], [[Cniva]], mentre questi stava ancora assediando la città [[Mesia (provincia romana)|mesica]] di [[Nicopoli]]. Le orde barbariche, riuscirono però ad allontanarsi e, dopo aver attraversato tutta la [[Balcani|penisola balcanica]], attaccarono la città di [[Filippopoli]]. Decio, deciso ad inseguirli, subì però una cocente sconfitta presso ''[[Stara Zagora|Beroe Augusta Traiana]]'' (l'attuale [[Stara Zagora]]), tanto da impedirgli nel prosieguo della campagna di salvare Filippopoli, che, caduta in mano ai [[Goti]], fu saccheggiata e data alle fiamme, mentre del governatore della [[Tracia (provincia romana)|Tracia]], [[Tito Giulio Prisco]] (che aveva frattanto tentato di proclamarsi imperatore), nessuno seppe più nulla.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 24.2; Grant, p. 217.</ref>
[[Immagine:Invasione 249-251 png.png|right|thumb|330px|Invasioni dei [[Carpi (popolo)|Carpi]] e [[Goti]] di [[Cniva]] negli anni 249-251.]]
;[[251]]: Al principio dell'anno la monetazione imperiale celebrò una nuova "vittoria germanica", in seguito alla quale [[Erennio Etrusco]] fu proclamato [[Augusto (titolo)|Augusto]] insieme al padre. I Goti, che avevano trascorso l'inverno in territorio romano, in seguito a questa sconfitta, offrirono di restituire il bottino ed i prigionieri a condizione di potersi ritirare indisturbati. Ma Decio che aveva ormai deciso di distruggere quest'orda di barbari, preferì rifiutare le proposte di Cniva e sul cammino del ritorno, dispose le sue armate ed impegnò il nemico a [[battaglia di Abrittus|battaglia nei pressi di Abrittus]], in [[Dobrugia]]. Qui i Goti, pur stremati, riuscirono a infliggere una cocente sconfitta all'[[esercito romano]] (luglio del [[251]]), uccidendo persino l'imperatore ed il figlio maggiore, Erennio Etrusco. Era la prima volta che un [[imperatore romano]] cadeva in battaglia contro un nemico straniero.<ref>Grant, p. 218.</ref> Rimase imperatore il figlio minore [[Ostiliano]], il quale fu a sua volta adottato dall'allora [[legatus|legato]] delle due [[Mesia (provincia romana)|Mesie]], [[Treboniano Gallo]], acclamato quello stesso mese di giugno imperatore. Quest'ultimo, accorso sul luogo della battaglia, concluse una pace con i Goti di Cniva poco favorevole. Egli non solo permise loro di tenersi il bottino, ma anche i prigionieri catturati a [[Plovdiv|Filippopoli]] (molti dei quali di ricche famiglie nobili). Inoltre furono loro garantiti loro sussidi annuali, con la promessa di non rimettere più piede sul suolo romano.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 24.2; Mazzarino, p. 525; Grant, p. 219.</ref>
;[[252]]: A partire da questa data i [[Quadi]] tornarono ad attaccare in modo crescente il [[limes romano|limes]] [[Pannonia (provincia romana)|pannonico]], nella zona di fronte alla [[castrum|fortezza legionaria]] di [[Brigetio]].<ref>Mócsy, p. 203.</ref>
;[[253]]: Una nuova "ondata" di [[Goti]], [[Borani]], [[Carpi (popolo)|Carpi]] ed [[Eruli]] portò distruzione fino a [[Pessinunte]] ed [[Efeso]] via mare, e poi via terra fino ai territori della [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I.28.1.</ref> Questo è quanto ci tramanda [[Zosimo]]:
{{Quote|Poiché Treboniano Gallo amministrava malamente il potere, gli Sciti [''ndr. si intendono i Goti''] cominciarono ad invadere le province vicine, ed avanzavano saccheggiando anche i territori bagnati dal mare [''NdR. mar Nero''], e così nessuna provincia dei Romani fu risparmiata dalle loro devastazioni. Furono prese tutte le città prive di fortificazioni e la maggior parte di quelle fornite di mura. E non meno della guerra scoppiò ovunque anche un'epidemia di peste, nei villaggi e nelle città, eliminando i barbari superstiti e procurando così tante morti come mai prima d'ora era accaduto.|[[Zosimo]], ''Storia nuova'', I.26.}}
:E mentre [[Emiliano (imperatore romano)|Emiliano]] (allora governatore della [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]]) fu costretto a ripulire i territori romani a sud del [[Danubio]] dalle orde dei barbari, scontrandosi vittoriosamente ancora una volta con il capo dei Goti, [[Cniva]] (primavera del [[253]]; tanto che per questi successi fu acclamato imperatore), ne approfittarono le armate dei [[Sasanidi]] di [[Sapore I]], che provocarono un contemporaneo [[guerre romano-persiane#Seconda offensiva di Sapore I e sconfitta di Valeriano (253-260)|sfondamento del fronte orientale]], penetrando in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]] e [[Siria (provincia romana)|Siria]] fino ad occupare la stessa [[Antiochia]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I.27.2 e I, 28.1-2; Mazzarino, p. 526; Grant, pp. 220-221.</ref>
====Terza fase: la diarchia di Valeriano in Oriente e Gallieno in Occidente (254-260)====
[[Immagine:ValarianusIsest.jpg|240px|thumb|left|Effige di Valeriano su di un sesterzio, padre di Gallieno.]]
{{Vedi anche|Valeriano|Gallieno}}
Le continue scorrerie da parte dei barbari nei vent'anni successivi alla fine della [[dinastia dei Severi]], avevano messo in ginocchio l'economia ed il commercio dell'[[impero romano]]. Numerose fattorie e raccolti erano stati distrutti, se non dai barbari, da bande di briganti e dalle armate romane alla ricerca di sostentamento, durante le campagne militari combattute sia contro i nemici esterni (barbari), sia contro quelli interni ([[usurpatori romani|usurpatori]] alla porpora imeriale). La scaristà di cibo generava, inoltre, una domanda superiore all'offerta di derrate alimentari, con evidenti conseguenze inflazionistiche sui beni di prima necessità. A tutto ciò si aggiungeva un constante reclutamento forzato di militari, a danno della manovalanza impiegata nelle campagne agricole, con conseguente abbandono di numerose fattorie e vaste aree di campi da coltivare. Questa impellente richiesta di soldati, a sua volta, aveva generato una implicita corsa al rialzo del prezzo per ottenere la porpora imperiale. Ogni nuovo imperatore o usurpatore era costretto, pertanto, ad offrire al proprio [[esercito romano|esercito]] crescenti donativi e paghe sempre più remunerative, con grave danno per l'erario imperiale, spesso costretto a coprire queste spese straordinarie con la confisca di enormi patrimoni di cittadini privati, vittime di proscrizioni "di parte" di questi anni.<ref>Alaric Watson, ''Aurelian and the third century'', Londra & New York 1999, pp.11-13.</ref> Queste difficoltà costrinsero il nuovo imperatore, [[Valeriano]], a condividere e spartirsi con il figlio [[Gallieno]], l'amministrazione dello [[impero romano|stato romano]], affidando a quest'ultimo la parte occidentale ed a se stesso quella orientale, come in passato era già avvenuto con [[Marco Aurelio]] e [[Lucio Vero]] (negli anni [[161]]-[[169]]).<ref>Watson, pp.25 e 33.</ref>
;[[254]]: Ed ancora sul finire del [[253]] o al principio di quest'anno, una nuova incursione di [[Goti]] portò devastazione vino a [[Tessalonica]] che non riuscirono ad espugnare, ma che solo a stento e con molta fatica fu liberata dalle armate romane del nuovo imperatore [[Valeriano]]. Il panico fu così grande che gli abitanti dell'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]] decisero di ricostruire le antiche mura di [[Atene]] e di molte altre città del [[Peloponneso]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 29; Mazzarino, p. 526; Grant, p. 223.</ref>
:Sia i [[Franchi]], sia gli [[Alamanni]] furono fermati nel corso di un loro tentativo di sfondamento del [[limes romano|limes romano]], dal giovane [[Cesare (titolo)|cesare]] [[Gallieno]], il quale si meritò per questi successi l'appellativo di ''restitutor [[Gallia|Galliarum]]'' e di ''[[Germani|Germanicus maximus]]''.<ref>{{AE|1930|42}}; {{CIL|8|766}}; {{CIL|8|1018}}; {{CIL|8|2381}}; {{CIL|8|1430}}; {{CIL|2|2200}}; MiliariHispanico 562.</ref> Il suo merito fu quello di limitare in parte il pericolo, concludendo un accordo con uno dei capi dei [[Germani]], che impedisse agli altri barbari di attraversare il [[Reno (Germania)|Reno]] e si opponesse così agli invasori.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I.30.2-3</ref>
;[[255]]: I Goti ripresero gli attacchi, questa volta via mare, lungo le coste dell'[[Asia Minore]], dopo aver requisito numerose imbarcazioni allo stato alleato di [[Impero romano|Roma]] del [[Regno del Bosforo Cimmerio|Bosforo Cimmerio]]. I primi ad impadronirsi, però, di queste imbarcazioni furono i [[Borani (popolo)|Borani]], i quali percorrendo le coste orientali del [[Mar Nero]], si spinsero fino all'estremità dell'impero romano, presso la città di [[Pitsunda|Pityus]], che per sua fortuna era dotata di una cinta di mura molto solide e di un porto ben attrezzato. Qui furono respinti grazie ad una vigorosa resistenza da parte della popolazione locale organizzata per l'occasione dall'allora governatore Successiano.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I.32.1</ref> I Goti, invece, partiti con le loro navi dalla foce del fiume ''Fasi'' (che si trova nei pressi dell'attuale [[Sebastopoli]]), avanzarono anch'essi in direzione ''Pityus'', che riuscirono questa volta ad occupare (anche perché Successiano, promosso [[prefetto del Pretorio]], aveva seguito l'imperatore Valeriano ad [[Antiochia]]).<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 32.2-3.</ref> La grande flotta proseguì allora fino alla città di [[Trebisonda|Trapezunte]], riuscendo ad occupare anche questa importante città, protetta da una duplice cinta muraria con diverse migliaia di armati, come ci racconta [[Zosimo]]:
{{Quote|i [[Goti]] appena si accorsero che i soldati all'interno delle mura erano pigri ed ubriaconi e non salivano neppure lungo i camminamenti delle mura, accostarono al muro alcuni tronchi, dove era possibile, ed in piena note, a piccoli gruppi salirono e conquistarono la città. [...] I barbari si impadronirono di grandi ricchezze e di un grande numero di prigionieri [...] e dopo avere distrutti i templi, gli edifici e tutto ciò che di bello e magnifico era stato costruito, ritornarono in patria con moltissime navi|Zosimo, ''Storia nuova'', I, 33.}}
[[Immagine:Invasione 253-256 png.png|thumb|right|330px|Invasioni di [[Goti]], [[Borani]], [[Carpi (popolo)|Carpi]] e [[Sasanidi]] del 253-256 durante il regno di [[Valeriano]] e [[Gallieno]].]]
:Carichi ormai di un enorme bottino, sulla strada del ritorno, saccheggiarono anche la città di [[Kerk|Panticapaeum]], nell'attuale [[Crimea]], interrompendo i rifornimenti di grano necessari ai Romani in quella regione.<ref>Grant, pp. 224-225; Southern, p.223 (data questa spedizione al [[255]]-[[256]]).</ref> La situazione era così grave da costringere il ''[[cesare (titolo)|cesare]]'' [[Gallieno]] ad accorrere lungo i confini danubiani per riorganizzare le forse dopo questa devastante invasione, come testimonierebbe una iscrizione proveniente dalla fortezza legionaria di [[Viminacium]].<ref>Southern, p.216.</ref>
;[[256]]: Non passò molto tempo che una nuova invasione di Goti percorse, anche questa volta via mare, ma verso la costa occidentale del [[Mar Nero]] avanzando fino al lago di ''[[Derkos|Fileatina]]'' che si trovava ad occidente di [[Bisanzio]].<ref>Southern, p. 223.</ref> Da qui proseguirono fin sotto le mura di [[Calcedonia]]. La città fu depredata di tutte le sue grandi ricchezze, benché, come racconta Zosimo, la guarnigione superasse il numero degli assalitori Goti.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 34.</ref> Molte altre importanti città della [[Bitinia e Ponto (provincia romana)|Bitinia]] come [[Prusa]], ''Apamea di Bitinia'' e ''Cio'' furono saccheggiate dalle armate gotiche, mentre [[Nicomedia]] e [[Nicea]] furono date alle fiamme.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 35; Mazzarino, pp. 526-527; Grant, pp. 223-224.</ref>
[[Immagine:Altes Museum-Gallienus.jpg|thumb|200px|left|L'imperatore [[Gallieno]], figlio di Valeriano, che regnò dal [[253]] al [[268]] si trovò a fronteggiare uno nei periodi più terribili delle invasioni barbariche.]]
:Contemporaneamente parte dei territori della provincia della [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] (della ''Porolissensis'') furono perduti sotto l'imperatore [[Gallieno]], in seguito ad una nuova invasione di [[Goti]] e [[Carpi]] via terra, durante la quale, una volta attraversata la catena montuosa dei [[Carpazi]], riuscirono a cacciare i Romani nella parte settentrionale, con l'eccezione di quelli insediati nella provincia inferiore ([[Oltenia]]) ed in parte della superiore ([[Transilvania]]). Questi eventi ci sono stati tramandati da un breve passo di [[Eutropio]] e confermati dai numerosi scavi archeologici della zona, nei quali si testimonierebbe una totale cessazione delle iscrizioni e delle monete romane nel nord del paese a partire proprio dal [[256]],<ref>Mazzarino, p. 560; [[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8.</ref> oltre alla presenza di alcuni ufficiali nei pressi di ''[[Poetovio]]'' delle legioni [[legio V Macedonica|V Macedonica]] e [[legio XIII Gemina|XIII Gemina]], a testimonianza di un principio di "svuotamento" delle guarnigioni delle [[Dacia (provincia romana)|Tre Dacie]] a vantaggio della vicina [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]].<ref>cfr. interpretazione del Mocsy, p.209 e le seguenti iscrizioni: {{AE|1936|54}}; {{AE|1936|55}}; {{AE|1936|56}}; {{AE|1936|57}}.</ref>Vi è però da aggiungere che la resistenza romana nel sud della provincia alle invasioni di Goti e Carpi fu celebrata l'anno successivo, quando a [[Gallieno]] fu attribuito l'appellativo di ''[[Daci|Dacicus maximus]]''.<ref>{{CIL|2|2200}}; {{AE|1993|914}}; {{CIL|8|1430}}; IRT 927; Grant, p. 229; Mócsy, p. 205.</ref>
;[[257]]: [[Valeriano]] preoccupato per l'invasione dei [[Goti]] dell'anno precedente, inviò un esercito di soccorso (comandato da un certo [[Lucio Mummio Felice Corneliano]]) per meglio difendere l'importante roccaforte di [[Bisanzio]], mentre egli stesso si diresse in [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]] e Bitinia per portar soccorso alle popolazioni di questa provincia.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 36.1.</ref> Ma l'arrivo dell'imperatore non sortì alcun effetto poiché il riaccendersi di un'epidemia di peste e l'avanzata persiana degli anni precedenti aveva gettato l'oriente romano nel più grande sconforto (a tal fine di veda [[guerre romano-persiane]]).<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 36.2; Grant, pp. 225-226.</ref> E' anche probabile che questi assalti da parte dei barbari abbiano generato in [[Sapore I]] la consapevolezza che un attacco ben programmato e contemporaneo da parte del re dei [[Sasanidi]], avrebbe permesso alle sue armate di dilagare nelle province orientali romane, con il proposito di un congiungimento ai [[Goti]] stessi, provenienti dalle coste del [[mar Nero]].<ref>Rémondon, p. 75.</ref>
:Contemporaneamente il fronte [[Reno (Germania)|renano]] della [[Germania inferiore (provincia romana)|Germania inferiore]] fu sconvolto da nuovi attacchi dei [[Franchi]], i quali riuscirono a spingersi fino a [[Mogontiacum]], dove furono fermati dall'accorrente [[legio VI Gallicana]], di cui era [[tribuno militare]] il futuro imperatore, [[Aureliano]].<ref>''Historia Augusta '' - ''Aureliano'', 7.1-2; Julio Rodriguez Gonzalez, ''Historia de las legiones Romanas'', Madrid 2003, vol. II, pp. 485-486.</ref> Lo stesso Gallieno, lasciato l'[[Illirico]] a marce forzate accorse in Occidente, riuscendo a battere le orde franche, probabilemente nei pressi di [[Colonia (Germania)|Colonia]] e comunque dopo aver ripulito l'intera sponda sinistra del [[Reno (Germania)|Reno]] dalle orde dei barbari.<ref>Southern, p.216; Watson, p.33.</ref>
;[[258]]: Ancora i [[Franchi]], che l'anno precedente avevano sfondato il limes della [[Germania inferiore (provincia romana)|Germania inferiore]],<ref>Southern, p.217.</ref> compirono una nuova incursione, incuneandosi nei territori imperiali di fronte a [[Colonia (Germania)|Colonia]], per poi spingersi fino in [[Spagna romana|Spagna]] (saccheggiando [[Tarragona]]<ref>[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8.</ref>), fino a [[Gibilterra]]<ref>Watson, p.34.</ref> e raggiungere le coste della [[Mauretania (provincia romana)|Mauretania romana]].<ref>Aurelio Vittore, ''De Caesaribus'', 33.3; Mazzarino, p. 526; Watson, p.34 parla di Tarragona e Gibilterra.</ref>
[[Immagine:Invasioni occidente 258-260 png.png|thumb|330px|Invasioni in Occidente di [[Franchi]], [[Alamanni]], [[Marcomanni]], [[Quadi]] e [[Iazigi]] degli anni [[258]]-[[260]].]]
;[[258]]-[[260]]: [[Quadi]], [[Marcomanni]] e [[Sarmati]] [[Iazigi]] furono responsabili della grande catastrofe che colpì il [[limes romano|limes]] pannonico di questi anni con lo spopolamento della campagne dell'intera [[Pannonia (provincia romana)|provincia]].<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8; Mócsy, p. 203.</ref> E nello stesso periodo, [[Eutropio]] racconta di una nuova incursione [[germani]]ca che raggiuse [[Ravenna]] (forse [[Marcomanni]]) prima di essere fermata, proprio mentre l'imperatore [[Valeriano]] era impegnato sul fronte orientale contro i [[Sasanidi]] di [[Sapore I]].<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 7.</ref>
:Sempre in questo periodo, [[Gallieno]] concesse ad alcune tribù di Marcomanni di insediarsi nella [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia romana]] a sud del [[Danubio]], probabilmente per ripopolare le campagne devastate dalle invasioni dei decenni precedenti, e cosa curiosa contrasse un matrimonio secondario con la figlia di un loro principe.<ref>Grant, p. 230; Mócsy, p. 206.</ref>
{{Quote|[Gallieno] ebbe come concubina una ragazza di nome ''Pipa'', che ricevette quando una parte della provincia di [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia superiore]] fu concessa in base ad un trattato a suo padre, re dei [[Marcomanni]], donatagli come regalo di nozze.|[[Sesto Aurelio Vittore]], ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum'', 33.1.}}
====Quarta fase: stati secessionisti e apice della crisi (260-268)====
{{Vedi anche|Impero delle Gallie|Regno di Palmira}}
A partire dal [[260]] fino al [[274]] circa, l'[[Impero romano]] subì la secessione di due vaste aree territoriali, che però ne permisero la sopravvivenza. Ad ovest gli usurpatori dell'[[Impero delle Gallie]], come [[Postumo]] ([[260]]-[[268]]<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 9.</ref>), [[Leliano]] ([[268]]), [[Marco Aurelio Mario]] ([[268]]-[[269]]), [[Vittorino]] ([[269]]-[[271]]), [[Domiziano II]] ([[271]]) e [[Tetrico]] ([[271]]-[[274]]), riuscirono a difenderne i confini delle province di [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], [[Gallia#La conquista romana (II-I secolo a.C.)|Gallia]] e [[Spagna romana|Spagna]]. Così infatti scriveva [[Eutropio]]:
{{Quote|Così [[Gallieno]] che aveva abbandonato lo Stato, l'impero romano fu salvato in Occidente da Postumo ed in Oriente da Odenato.|[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 11.}}
Postumo era riuscito, infatti, a costituire un impero in Occidente con centro nelle provincie della [[Germania inferiore (provincia romana)|Germania inferiore]] e della [[Gallia Belgica (provincia romana)|Gallia Belgica]], a cui si unirono poco dopo tutte le altre province [[Gallia|galliche]], della [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], della [[Spagna romana|Spagna]], e per un breve periodo anche quella di [[Rezia (provincia romana)|Rezia]].<ref>Watson, p.35.</ref>
[[Immagine:Impero romano 260.png|thumb|330px|left|L'[[Impero romano]] degli imperatori “legittimi” al centro, con l'[[Impero delle Gallie]] ad Occidente, il [[Regno di Palmira]] a Oriente.]]
Questi imperatori non solo formarono un loro [[Senato romano|Senato]] presso il loro maggiore centro di [[Treveri]], attribuirono i classici titoli di [[console romano|console]], [[Pontefice massimo (storia romana)|Pontefice massimo]] o [[tribuno della plebe]] ai loro magistrati nel nome di ''Roma aeterna'',<ref>Mazzarino, p. 543.</ref> ma assunsero la normale titolatura imperiale, coniando monete presso la zecca di [[Lione|Lugdunum]], auspicando all'unità con Roma, e, cosa ben più importante, non pensando mai di marciare contro gli imperatori cosiddetti "legittimi" (come [[Gallieno]], [[Claudio il Gotico]], [[Quintillo]] o [[Aureliano]]), che regnavano su Roma (vale a dire coloro che governavano l'Italia, le province africane occidentali fino alla [[Tripolitania]], le province danubiane e dell'area [[Balcani|balcaniche]]). Essi, al contrario, sentivano di dover difendere i [[limes romano#Da Adriano a Gallieno (117-268)|confini renani ed il litorale gallico]] dagli attacchi delle popolazioni [[germani]]che di [[Franchi]], [[Sassoni]] ed [[Alamanni]]. L'''Imperium Galliarum'' risultò, pertanto, una delle tre aree territoriali, che permise di conservare a Roma la sua parte occidentale.<ref>Rémondon, p. 82.</ref>
Ad Est fu invece il [[Regno di Palmira]] a subentrare a Roma nel governo delle province dell'[[Asia minore]], di [[Siria (provincia romana)|Siria]] ed [[Egitto (provincia romana)|Egitto]], difendendole dagli attacchi dei [[Persiani]], prima con [[Odenato]] ([[260]]-[[267]]), nominato da [[Gallieno]] ''corrector Orientis'', e poi con la sua vedova secessionista, [[Zenobia]] ([[267]]-[[271]]).<ref>Rémondon, p. 82.</ref>
;[[260]]: Nel corso di quest'anno i territori che formavano una rientranza tra [[Reno (Germania)|Reno]] e [[Danubio]], a sud del cosiddetto [[Limes germanico-retico|limes germano-retico]] (o ''Agri decumates'') furono abbandonati a vantaggio delle popolazioni [[Suebi|sveve]] degli [[Alamanni]]. A quest'anno sembra, infatti, appartengano i numerosi segni di distruzione lungo [[limes germanico-retico|questo tratto di Limes]] a [[Kempten]], [[Bregenz]], [[Grenoble]] e [[Losanna]] e la riapertura della [[castrum|fortezza legionaria]] di [[Vindonissa]] e dei forti [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|ausiliari]] di ''[[Augusta Raurica]]'', ''[[Kaiseraugst|Castrum Rauracense]]'' e la moderna [[Basilea]].<ref>Southern, pp.212-213.</ref>
[[Immagine:Karte limes.jpg|thumb|right|330px|Il [[Limes germanico-retico|limes germano-retico]], abbandonato attorno al [[260]].]]
:Fu infatti [[Gallieno]] a decidere il definitivo abbandono ed evacuazione di tutti i territori ad est del Reno ed a nord del Danubio, a causa delle continue invasioni delle tribù [[germani]]che limitrofe degli [[Alemanni]], ed alla contemporanea secessione della parte occidentale dell'impero, guidata dal [[Legatus Augusti pro praetore|governatore]] di [[Germania superiore (provincia romana)|Germania superiore]] ed [[Germania inferiore (provincia romana)|inferiore]], un certo [[Postumo]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 38.2; Grant, p. 230 e 235.</ref> Questo stesso anno, infatti, gli [[Alamanni]], che avevano sfondato il [[limes germanico-retico|limes retico]] e attraversato il [[passo del Brennero]] (vi sarebbero segni archeologici di distruzione presso i forti ausiliari di [[Künzing]], oltre a [[Kempten]], [[Augusta (Germania)|Augsburg]], [[Bregenz]], [[Grenoble]] e [[Losanna]] come suggerisce la Southern), si erano spinti in Italia, dove furono intercettati e battuti dalle armate di [[Gallieno]] nei pressi di [[Battaglia di Milano (260)|Milano]]. L'imperatore sembra non avesse potuto intervenire prima lungo il fronte [[limes germanico-retico|germanico-retico]] a causa della contemporanea crisi orientale, che vide coinvolto il proprio padre, [[Valeriano]], catturato dai [[Sasanidi]] di [[Sapore I]] nella tarda estate di quest'anno.<ref>Southern (pp. 212-213) e Watson (pp.34 e 220) datano la battaglia di Milano al [[260]], al contrario Mazzarino (p. 526) al [[259]]; Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9.8.</ref>
:Contemporaneamente lungo il Limes della [[Germania inferiore (provincia romana)|Germania inferiore]] orde di [[Franchi]] riuscirono ad impadronirsi della fortezza legionaria di [[Castra Vetera]], assediarono [[Colonia (Germania)|Colonia]], risparmiando invece [[Augusta Treverorum]]. Altri si riversarono lungo le coste della [[Gallia]] fino a devastarne alcuni villaggi fino alle foci dei fiumi [[Senna]] e [[Somme (fiume)|Somme]].<ref>Southern, p.217.</ref>
;[[261]]: Una nuova incursione degli [[Alemanni]] nella zona della [[Mosella]], fino a [[Treveri]] e [[Metz]] fu fermata dalle armate di [[Postumo]]. La controffensiva romana fu, infatti, presa dall'ex-governatore di Germania superiore ed inferiore, ora reggente del neo-[[Impero delle Gallie]]. Egli non solo respinse l'invasione degli Alemannni e dei [[Franchi]] più a nord, ma riuscì a rioccupare e fortificare nuovamente alcune postazioni ausiliarie avanzate nel territorio degli ex-''[[Agri decumates]]'', lungo la piana del fiume [[Neckar]], meritandosi la proclamazione della ''Victoria germanica''.<ref>Grant, p. 235.</ref> Per questi successi, egli assunse l'appellativo di ''Restitutor Galliarum'', ovvero di restauratore della Gallia, decidendo, inoltre, di assoldare tra le fila del suo esercito, bande di soldati [[Franchi]] appena sconfitti, per combattere contro i loro stessi "fratelli", come testimonierebbe lo stesso [[Aurelio Vittore]].<ref>Aurelio Vittore, ''De Caesaribus'', 33.8.</ref>
[[Immagine:Bas relief nagsh-e-rostam al.jpg|thumb|left|300px|Rilievo sasanide a [[Naqsh-e Rustam]] raffigurante [[Sapore I]] che tiene prigioniero Valeriano e riceve l'omaggio di [[Filippo l'Arabo]], inginocchiato davanti allo [[shahanshah]] sasanide.]]
;[[261]]-[[262]]: La cattura di [[Valeriano]] da parte dei [[Persiani]] di [[Sapore I]] generò, oltre alla secessione ad occidente dell'[[impero delle Gallie]], una serie continua di usurpazioni, per lo più tra i comandanti delle provincie militari danubiane (periodo denominato dei "trenta tiranni"<ref>[[Historia Augusta]], ''Trenta tiranni''.</ref>). [[Gallieno]], costretto a combattere su più fronti contemporaneamente per difendere la legittimità del suo trono, impiegò buona parte delle armate preposte a difesa dei confini imperiali per sopprimere molti di questi generali che si erano proclamati imperatori. Il risultato fu di lasciar sguarniti ampi settori strategici del [[Limes romano|limes]], provocando una nuova invasione da parte dei [[Sarmati]] in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]]. E fu solo in seguito ad un successivo intervento dello stesso Gallieno, che gli invasori furono respinti.<ref>Grant, p. 230.</ref>
;[[263]]: I [[Goti]] compirono una nuova incursioni via mare lungo le coste del Mar Nero, riuscendo a saccheggiare [[Bisanzio]], l'antica [[Ilio]] ed [[Efeso]].
{{Quote|Poiché gli Sciti [''ndr. ovvero i Goti''] avevano portato grande distruzione all'[[Ellade]] ed assediata la stessa [[Atene]], Gallieno cercò di combattere contro di loro, che ormai avevano occupato la [[Tracia (provincia romana)|Tracia]].|[[Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 39.1.}}
;fine del [[267]]-inizi del [[268]]<ref>Southern, p.224.</ref>: Una nuova ed immensa invasione da parte dei [[Goti]], unitamente a [[Bastarni|Peucini]], agli "ultimi arrivati" nella regione dell'attuale [[mar d'Azov]], gli [[Eruli]], ed a numerosi altri popoli prese corpo dalla foce del fiume ''[[Tyras]]'' (presso l'omonima città) e diede inizio alla più sorprendente invasione di questo terzo secolo, che sconvolse le coste delle province romane di [[Asia Minore]], [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] e [[Acaia (provincia romana)|Acaia]] affacciate sul [[Ponto Eusino]] e [[mare Egeo]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 42.1; Grant, pp. 231-232.</ref>
{{Quote|E così le diverse tribù della Scizia, come [[Bastarni|Peucini]], [[Grutungi]], [[Ostrogoti]], [[Tervingi]], [[Visigoti]], [[Gepidi]], [[Celti]] ed [[Eruli]], attirati dalla speranza di fare bottino, giunsero sul suolo romano e qui operarono grandi devastazioni, mentre [[Claudio II il Gotico|Claudio]] era impegnato in altre azioni [''ndr. contro gli Alamanni''], [...]. Furono messi in campo trecentoventimila armati dalle diverse popolazioni<ref>Anche Eutropio (in ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 8) parla di 320.000 armati; cfr. Mazzarino, p. 560.</ref> [...] oltre a disporre di duemila navi (seimila secondo Zosimo<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 42.1</ref>), vale a dire un numero doppio di quello utilizzato dai Greci [...] quando intrapresero la conquista delle città d'Asia [ndr la [[guerra di Troia]]].| ''Historia Augusta '' - ''Claudio II il Gotico'', 6.2-8.1.}}
[[Immagine:Goti 268-270 invasioni png.png|thumb|330px|L'invasione delle genti [[goti]]che del [[267]]/[[268]]-[[270]] durante i regni di [[Gallieno]] e [[Claudio il Gotico]]. In colore verde il [[regno di Palmira]] della regina [[Zenobia]] e [[Vaballato]].]]
:Sembra che i barbari diedero per prima cosa l'assalto alla città di [[Costanza (Romania)|Tomi]], ma furono respinti. Proseguirono invadendo la [[Mesia (provincia romana)|Mesia]] e la [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] fino a raggiungere [[Marcianopoli]]. Dopo aver fallito anche questo secondo obbiettivo, continuarono la loro navigazione verso sud, ma arrivati negli stretti della [[Propontide]] subirono numerose perdite a causa di una violenta tempesta che si era abbattuta su di loro.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 42.</ref>
:Volte le loro vele verso [[Cizico]], pur subendo presso [[Bisanzio]] una iniziale sconfitta da parte dell’[[esercito romano]] accorrente, sembra sia riuscito alla fine a saccheggiare la città.<ref>Historia Augusta, ''Gallieno'', 13.7-8; Watson (p.39) data questo avvenimento alla fine del [[267]], sostenendo si trattasse di orde gotiche degli [[Eruli]].</ref> La loro incursione continuò costeggiarono l'[[Ellesponto]], fino a giungere al [[monte Athos]]. Ricostruite alcune delle loro navi distrutte dalla precedente tempesta, si divisero in almeno tre colonne:<ref>Southern (p.225) data questi avvenimenti al principio del [[268]].</ref>
#una prima si diresse verso ovest, assediando senza successo prima [[Cizico]], riuscendo poi a saccheggiare le isole di [[Imbro]] e [[Lemno]],<ref>Watson, p.40.</ref> occupando la futura città di [[Crisopoli]] (di fronte a Bisanzio), proseguendo fin sotto le mura di [[Potidea|Cassandreia]] e poi di [[Tessalonica]], e portando devastazione anche nell'entroterra della [[Macedonia (provincia romana)|provincia di Macedonia]].<ref>Historia Augusta, ''Gallieno'', 5.6; Zosimo, ''Storia nuova'', I, 43.1.</ref>.
#una seconda armata, giunta in prossimità della foce del fiume ''[[Mesta|Nestus o Nessos]]'', tentò di risalire il fiume verso nord, ma intercettata dalle armate romane, subì una cocente sconfitta ad opera dello stesso [[Gallieno]], accorso per l'occasione. Quest'ultimo poco dopo fu costretto a recarsi tornare in Italia, ad assediare Aureolo presso Milano.<ref>Watson, pp. 215-216; Southern, p.225.</ref> Si racconta, inoltre, che [[Gallieno]], dopo aver battuto le orde dei barbari presso il ''Nestus'' (primavera del [[268]]), offrì al capo degli [[Eruli]], un certo [[Naulobato]], gli ''[[Console romano|ornamenta consularia]]''.<ref>Historia Augusta, ''Gallieno'', 13.8-9; Zosimo I, 39.1; Watson, p.40.</ref>
#una terza si diresse verso sud lungo le coste dell'Asia minore, della [[Tessaglia]] e dell'[[Acaia (provincia romana)|Acaia]], dove riuscirono a saccheggiare [[Sparta]], [[Argo]], [[Corinto]] e [[Tebe (Grecia)|Tebe]]. Lo stesso storico [[Publio Erennio Dexippo|Desippo]] ci racconta nella sua ''Cronaca'' di essere riuscito nell'impresa di respingere un primo loro attacco alle mura della città di [[Atene]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 43.2; Grant, pp. 231-232.</ref>.
{{Quote|Si combatté in [[Acaia (provincia romana)|Acaia]], sotto il comando di Marciano, contro i Goti, che sconfitti dagli Achei, si ritirarono da lì. Mentre gli Sciti, che fanno sempre parte dei Goti, devastavano l'Asia [''ndr. invasioni iniziate nel 267/268 e terminate nel 269/70''], dove fu incendiato il tempio di [[Efeso]].|[[Historia Augusta]], ''Gallieno'', 6.1-2.}}
;[[268]]: Nel corso di quest'anno gli [[Alemanni]] riuscirono ancora una volta a penetrare nell'[[Italia settentrionale]] attraverso il [[passo del Brennero]],<ref>Southern, p.214.</ref> approfittando dell'assenza dell'esercito romano, impegnato a fronteggiare sia la devastante invasione dei [[Goti]] in [[Mesia (provincia romana)|Mesia]], [[Acaia (provincia romana)|Acaia]], [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], [[Bitinia e Ponto (provincia romana)|Ponto]] ed [[Asia (provincia romana)|Asia]], sia l'usurpatore [[Aureolo]], che si era fortificato in [[Milano]]. L'accorrere successivo dell'[[esercito romano]] di [[Claudio II il Gotico]] (il nuovo imperatore che aveva assistito alla capitolazione di Aureolo<ref>Grant, p. 241.</ref>), costrinse gli [[Alemanni]] ad interrompere le loro scorrerie ed a trattare il loro ritiro dal suolo italico. Il mancato accordo costrinse Claudio a combatterli: la vittoria riportata in novembre, nella [[battaglia del lago Benaco]] (il [[lago di Garda]]), che come ci racconta [[Sesto Aurelio Vittore|Aurelio Vittore]] permise la loro definitiva cacciata dall'Italia settentrionale con gravissime perdite. Si racconta, infatti, che più della metà dei barbari perirono nel corso della battaglia.<ref>[[Sesto Aurelio Vittore]], ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum'', 34.2.</ref>
====Quinta fase: la riunione del vecchio impero (269-275)====
{{Vedi anche|Aureliano|Zenobia|Tetrico}}
A partire dallo stesso [[Claudio il Gotico]],<ref>Giuseppe Corradi, ''Gli imperatori romani'', Torino 1994, p. 62.</ref> ma soprattutto con il successore, [[Aureliano]], l’ideale unitario dell’[[impero romano]] poté concretizzarsi con la sconfitta prima di [[Zenobia]] e [[Vaballato]] in Oriente ([[regno di Palmira]]) nel [[272]] e poi di [[Tetrico]] in Occidente ([[Impero delle Gallie]]) nel [[274]] al termine della [[Battaglia di Chalons (274)|battaglia presso i Campi Catalauni]]. Tetrico e Zenobia, al termine del [[Trionfo]] celebrato in [[Roma]] poco dopo, non furono però giustiziati. Al contrario il primo fu nominato governatore della [[Lucania]], mentre la regina orientale fu insediata a [[Tivoli|Tibur]] e le fu dato un [[Senato romano|senatore romano]] come marito.<ref>''Historia Augusta'', ''Trenta Tiranni'', ''Tetrico il vecchio''; Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9.10-13; Mazzarino, p. 568; Grant, p. 248.</ref> Un giusto riconoscimento per aver "salvato" i confini del vecchio impero contro le invasioni dei [[Germani|barbari]] in Occidente e dei [[Sasanidi]] in Oriente.<ref>Rémondon, pp. 82 e segg..</ref>
[[Immagine:Antoninianus Claudius II-RIC 0137.jpg|thumb|250px|left|Effige di [[Claudio II il Gotico]] su una moneta che ne celebra l'equità (AEQVITAS AVGVSTI)]]
;[[269]]: Agli inizi dell'anno, dopo che per alcuni mesi i [[Goti]] erano stati tenuti a bada dalle armate romane di un certo Marciano, il nuovo imperatore, [[Claudio II il Gotico]], riuscì a raggiungere il teatro degli scontri ed a riportare una vittoria decisiva su queste genti nella [[battaglia di Naisso]], dove si racconta persero la vita ben 50.000 barbari. I barbari erano arrivati nel cuore della [[Mesia (provincia romana)|Mesia]] percorrendo la strada che da [[Tessalonica]] conduce a [[Skopje|Scupi]] e poi verso nord, dopo aver devastato i territori della [[Bitola|Pelagonia]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 43; Watson, p. 44; Grant, pp. 231-232.</ref> I sopravvissuti alla battaglia di Naisso, proteggendosi con i carri si diressero in Macedonia. Durante la lunga marcia sulla via del ritorno, molti dei barbari morirono con le loro bestie, oppressi dalla fame, altri furono uccisi in un nuovo scontro con la cavalleria romana degli ''equites Delmatae'' (riserva strategica mobile appena istituita da [[Gallieno]]).<ref>Mazzarino, p. 560; Eutropio,''Breviarium ab urbe condita'', 9, 11.</ref> La marcia dei Goti proseguì in direzione orientale verso il ''[[Monti Rodopi|monte Hemaus]]''. Qui i barbari, seppure circondati dalle legioni, riuscirono a procurare non poche perdite alla fanteria romana, che fu salvata solo grazie all'intervento della cavalleria, facendo risultare più lieve la sconffitta.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 45.</ref>
:Contemporaneamente le altre orde di Goti che si erano riversate l'anno precedente nel [[mare Egeo]] e [[Mediterraneo]], compiendo azioni di pirateria, furono attaccate e definitivamente respinte da un certo Tenagino Probo (allora [[prefetto d'Egitto]]) nelle acque di fronte alle isole di [[Cilicia e Cipro (provincia romana)|Cipro]], [[Creta e Cirene (provincia romana)|Creta]] e [[Rodi]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 46.1; Atlante storico, De Agostini, Novara 1980, tav.30, 1; Mazzarino, pp. 560-561; Grant, p. 240.</ref> La ''[[Historia Augusta]]'', riferendosi ad un discorso di Claudio gli fa pronunciare queste parole:
{{Quote|Abbiamo distrutto trecentoventimila [[Goti]] ed abbiamo affondato duemila navi. I fiumi sono ricoperti degli scudi del nemico, tutte le spiagge sono ricoperte di spade e lance. I campi neppure più si vedono nascosti dalle ossa, non esiste alcuna strada libera, numerosi carri sono stati abbandonati. Abbiamo catturato tante donne, che i nostri soldati vincitori ne possono tenere per sé due o tre a testa.|''[[Historia Augusta]] - Divo Claudio'', 8.4-8.6.}}
:In seguito a questi eventi, Claudio che era riuscito a ricacciare oltre il Danubio quell'immensa orda barbarica, poté fregiarsi dell'appellativo di ''[[Gothicus|Gothicus maximus]]'', le monete di quell'anno ne celebravano la ''Victoria gothica''.<ref>Grant, p. 240.</ref>, mentre dei barbari superstiti, una parte fu colpita da una terribile pestilenza, un'altra entrò a far parte dell'[[esercito romano]], ed un'ultima parte si fermò a coltivare le terre ricevute lungo i [[limes romano|confini imperiali]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 46.2.</ref>
[[Immagine:Invasioni occidente 268-271 png.png|thumb|330px|L'invasione della [[impero romano d'Occidente|parte occidentale dell'impero romano]] degli anni [[268]]-[[271]], da parte di [[Alamanni]], [[Marcomanni]], [[Iutungi]], [[Iazigi]] e [[Vandali]] [[Asdingi]].]]
;[[270]]:Con l'inizio dell'anno, quando ancora Claudio era impegnato a fronteggiare la minaccia [[goti]]ca, una nuova invasione di [[Iutungi]] tornò a procurare ingenti danni in [[Rezia (provincia romana)|Rezia]] e [[Norico (provincia romana)|Norico]]. Claudio, costretto ad intervenire con grande prontezza, affidò il comando balcanico ad [[Aureliano]], mentre egli stesso si dirigeva a [[Sirmio]], suo quartier generale, da dove poteva meglio controllare ed operare contro i barbari.<ref>Grant, p. 240.</ref> Poco dopo moriva in seguito ad una nuova epidemia di peste scoppiata tra le fila del suo esercito (agosto del [[270]]).<ref>Chris Scarre, ''Chronicle of the roman emperors'', New York 1999, p. 184; Watson, p. 45.</ref>
:La morte prematura di Claudio costrinse [[Aureliano]] a concludere rapidamente la guerra contro i [[Goti]] in [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] e nelle [[Mesia (provincia romana)|Mesie]], ponendo fine agli assedi di ''Anchialus'' (nei pressi della moderna Pomorie in [[Bulgaria]] sul [[Mar Nero]]) e di ''[[Nicopoli|Nicopolis ad Istrum]]''. Recatosi poco dopo a [[Sirmio]], dove ricevette l'acclamazione imperiale da parte delle truppe pannoniche, era consapevole del fatto che fosse imperativo affrontare al più presto gli [[Iutungi]] che avevano sfondato il [[limes romano|fronte danubiano]].<ref>Grant, p. 245.</ref>
:I barbari, che puntavano a fare bottino in ragione dei mancati stipendi promessi dai precedenti imperatori, venuti a conoscenza dell'arrivo del nuovo imperatore, ormai carichi del bottino razziato nel corso dell'inverno, tentarono di ritirarsi, ma intercettati nei pressi del [[Danubio]], furono battuti anche se non in modo definitivo. Le loro richieste di un rinnovo del precedente trattato di pace e del riconoscimento di nuovi sussidi, furono però rifiutati da Aureliano, il quale concesse loro solo la possibilità di far ritorno alle terre natie senza bottino. La pace siglata tra l'impero e le popolazioni [[germani]]che definì la politica del nuovo imperatore nei confronti dei barbari. Egli negò, infatti, ogni qualsivoglia compenso in cambio di un loro ''[[foedus]]'', che avrebbe reso l'impero tributario dei suoi stessi [[federati]].<ref>Mazzarino, pp. 565-566.</ref>
:A novembre dello stesso anno, mentre Aureliano si trovava a Roma,<ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 48.1.</ref> per ricevere dal [[Senato romano|Senato]] in modo ufficiale i pieni poteri imperiali, una nuova invasione generò il panico, questa volta nelle province di [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia superiore ed inferiore]], che evidentemente Aureliano aveva sguarnito recandosi in Italia a respingere l'invasione degli Iutungi. Si trattava questa volta dei [[Vandali]] [[Asdingi]], insieme ad alcune bande di [[Sarmati]] [[Iazigi]].<ref>''Historia Augusta'' - ''Aureliano'', 18.2; Zosimo, ''Storia nuova'', I, 48.2; Watson, p. 217.</ref> Anche in questa circostanza il pronto intervento dell'imperatore in persona costrinse queste popolazioni [[germani|germano]]-[[sarmati]]che a capitolare ed a chiedere la pace. Aureliano costrinse i barbari a fornire in ostaggio molti dei loro figli, oltre ad un contingente di cavalleria ausiliaria di duemila uomini, in cambio del ritorno alle loro terre a nord del Danubio.<ref>[[Publio Erennio Dexippo|Desippo]] ''Scythica'', frammento 7; Grant, p. 246; Mazzarino, p. 567.</ref>
[[Immagine:Santa Giulia 4.jpg|thumb|left|200px|Busto di [[Aureliano]] in bronzo dorato dal [[Museo di Santa Giulia]] di [[Brescia]].]]
;[[271]]: Era appena cessata questa minaccia, che una nuova si profilava all'orizzonte. Questa volta si trattava di un'importante invasione congiunta di [[Alemanni]], [[Marcomanni]] e forse di alcune bande di [[Iutungi]].<ref>[[Publio Erennio Dexippo|Desippo]] (''Scythica'', frammento 7) parla esplicitamente di una nuova invasione degli Iutungi, che ancora flagellava il suolo italico.</ref> Aureliano, anche questa volta, fu costretto ad accorrere in [[Italia]], ora che questi popoli avevano già forzato i passi [[Alpi|alpini]]. Raggiunta la [[pianura padana]] a marce forzate percorrendo la [[via Postumia]], fu inizialmente sconfitto dalla coalizione dei barbari nella [[battaglia di Piacenza (271)|presso Piacenza]], a causa di un'imboscata. Nel prosieguo della campagna, i barbari però, per avidità di bottino, si divisero in numerose bande armate, sparpagliate nel territorio circostante. Aureliano, resosi conto del vantaggio che ne derivava dal poterli affrontare uno per uno separatamente, riuscì a ribaltare le sorti della guerra in [[Italia]] ed a batterli prima nella [[battaglia di Fano]], poi nei pressi del fiume [[Metauro]], ed infine sulla strada del ritorno nei [[battaglia di Pavia (271)|pressi di Pavia]].<ref>''Historia Augusta - Aureliano'', 18.4; 19.4; Zosimo, ''Storia nuova'', I, 49; Aurelio Vittore, ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum'', 35.2; Mazzarino, pp. 567-568; Grant, p. 246.</ref> Una volta terminata la campagna in Italia, nel dirigersi in Oriente per combattere la regina [[Zenobia]] del [[regno di Palmira]], batté [[Goti]] e [[Carpi (popolo)|Carpi]] che gli muovevano contro, ed attraversato il [[Danubio]], uccise il capo dei [[Goti]], un certo [[Cannabaude]], insieme a 5.000 dei suoi armati.<ref>''Historia Augusta - Aureliano'', 22,2; Grant, p. 247; Southern, p.225.</ref> Per questi successi il [[Senato romano|Senato]] gli conferì l'appellativo di ''[[Gothicus maximus]]''.<ref>{{CIL|12|5549}}</ref>
:La crescente crisi lungo le [[limes romano|frontiere]] [[danubio|danubiane]], oltre alla secessione in Occidente dell'[[Impero delle Gallie]] ed in Oriente del [[Regno di Palmira]], costrinse l'imperatore romano [[Aureliano]] ad evacuare la provincia delle [[Dacia (provincia romana)|Tre Dacie]], sotto i crescenti colpi da parte soprattutto di [[Goti]] (la tribù dei [[Tervingi]]<ref>Southern, 226.</ref>) e [[Carpi (popolo)|Carpi]], oltre ai [[Sarmati]] [[Iazigi]] della piana del [[Tisza]]. Egli, sgombrando l'area a nord del [[Danubio]], decise di formare tuttavia una nuova [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] a sud del corso del [[Danubio|grande fiume]], ritagliando due nuove regioni dalla [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]]: la ''Dacia Ripense'' e la ''Dacia Mediterranea''.<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 15; Mazzarino, pp. 566-567; Grant, p. 247; Southern, p.225 (data l'abbandono della [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] tra il [[271]] ed il [[273]]).</ref> Le conseguenze dell'abbandono romano del bacino [[Carpazi|carpatico]] generò, non solo nuove tensioni tra Goti e [[Gepidi]] (ad oriente), e sarmati [[Iazigi]] (ad occidente), venendo le une a contatto con le altre, ma permise di rafforzare le [[limes romano|frontiere del medio-basso corso]] del [[Danubio]] con il ritiro di due intere legioni ([[legio V Macedonica]] e [[legio XIII Gemina]], posizionate ora ad ''[[Oescus]]'' e ''[[Ratiaria]]'') ed un consistente [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|numero di unità ausiliarie]], per un totale complessivo di oltre 45.000 armati.<ref>Mócsy, pp. 211-212.</ref>
;[[274]]: La vittoria di Aureliano su [[Tetrico]] potrebbe aver provocato una nuova incursione da parte dei [[Germani]] d'oltre [[Danubio]], nella vicina [[Rezia (provincia romana)|provincia di Rezia]], tanto da richiedere un nuovo intervento dell'imperatore in persona, prima di recarsi in Oriente, dove aveva intenzione di intraprendere una nuova campagna contro i [[Sasanidi]], al fine di recuperare i territori perduti della [[Mesopotamia (provincia romana)|provincia romana di Mesopotamia]].<ref>Grant, p. 249.</ref>
====Sesta fase: la controffensiva romana (276-284)====
[[Immagine:Probus Musei Capitolini MC493.jpg|thumb|right|200px|Busto di [[Marco Aurelio Probo]] dai [[Musei Capitolini]].]]
L'assassinio dell'imperatore [[Aureliano]], in viaggio per condurre una campagna contro l'impero [[Sasanidi|sasanide]], produsse in tutto l'impero profondo cordoglio, ma anche scatenò lungo i confini settentrionali nuovi assalti da parte dei barbari.
;fine [[275]]-[[276]]: I [[Goti]], insieme agli [[Eruli]], tornarono a saccheggiare nuovamente l'[[Asia Minore]], giungendo fino alle coste della [[Cilicia]] già a partire dalla fine del 275. Morto [[Aureliano]], il compito fu affidato al nuovo imperatore [[Marco Claudio Tacito]] ed al fratello [[Floriano]], dove il secondo riportò su di loro una vittoria che il fratello fece celebrare sulle monete (''Victoria gothica'') fregiandosi dell'appellativo di ''[[Gothicus maximus]]''.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 63; Grant, p. 252.</ref> Deciso a far ritorno a Roma al principio dell'estate del [[276]], lasciò nelle mani del fratello [[Marco Annio Floriano]], allora [[prefetto del pretorio]], il compito di portare a termine la campagna, ma rimase vittima di un attentato nel giugno del [[276]]. Anche Floriano, scontratosi con [[Marco Aurelio Probo]] a [[Tarso]], rimase vittima di un complotto ordita dai suoi stessi soldati, ed a quest'ultimo lasciò il trono imperiale. Probo decise allora di completare l'opera di Tacito, e condusse una nuova campagna contro i [[Goti]] in Asia Minore, debellandoli definitivamente.<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 64.</ref>
:Sempre in questo stesso periodo (attorno a settembre del [[275]]<ref>Guido Cervo, ''Il legato romano'', Casale Monferrato 2002, note storiche dell'autore alle pp. 475-477.</ref>) la [[Gallia]] fu invasa dai [[Franchi]], che percorrendo la valle del fiume [[Mosella]], dilagarono nella zona dell'attuale [[Alsazia]]. Si racconta che oltre settanta città caddero nelle loro mani. E solo quelle poche dotate di mura, come [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]] e [[Tolosa]], scamparono alla devastazione ed al saccheggio.<ref>''Historia Augusta'', ''Probo'', 13.5.</ref> A questa invasione seguì quella congiunta di [[Lugi]], [[Burgundi]] e forse dei [[Vandali]] lungo il tratto dell'alto-medio corso del Danubio.<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 17; Grant, p. 251; Mazzarino, p. 579.</ref>
;[[277]]: Una volta portate a termine le operazioni da parte del nuovo imperatore contro i Goti, Probo decise di marciare verso la Gallia per ripulirne i suoi territori dalla precedente invasione [[germani]]ca. La tattica di Probo fu quella di affrontare separatamente le varie forze avversarie, che seppure numericamente superiori, furono sconfitte una ad una. I primi ad essere battuti dalle [[esercito romano|armate romane]] dei generali dell'imperatore, furono i [[Franchi]], penetrati nella zona nord orientale della [[Gallia Belgica (provincia romana)|Gallia Belgica]].<ref>[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', I, 68.1.</ref> Poi fu la volta dei [[Lugi]], il cui capo, [[Semnone]], che era stato catturato, fu rilasciato dallo stesso [[Marco Aurelio Probo|Probo]], a condizione che conducesse i resti delle sue genti nel proprio paese, lasciando liberi i prigionieri romani e abbandonando il bottino razziato..<ref>Zosimo, I, 67.3.</ref>
;[[278]]: L'anno successivo fu la volta prima dei [[Burgundi]] e poi dei [[Vandali]] che erano venuti in soccorso delle altre tribù germaniche.<ref>Grant, p. 256.</ref> Anche loro furono battuti. I primi in [[Rezia (provincia romana)|Rezia]]<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 16.1.</ref> nei pressi del fiume [[Lech (fiume)|Lech]] (chiamato da [[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Licca'').<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', 68.2.</ref> Anche a loro furono accordate le condizioni imposte ai Lugi, ma quando i barbari vennero meno alle intese, trattenendo una parte dei prigionieri, l'imperatore li affrontò nuovamente e batté duramente avendo anche catturato il capo dei [[Burgundi]], [[Igillo]].<ref>Zosimo, ''Storia nuova'', I, 68.1-3; Grant, pp. 255-256.</ref> Ed al termine di queste vittorie assunse l'appellativo di ''[[Germanicus maximus]]''.<ref>{{CIL|8|11931}}.</ref>
:Si racconta, infine, che al termine delle ostilità, aveva ucciso oltre quattrocentomila barbari,<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 13.7.</ref> liberato ben sessanta città della [[Gallia]];<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 13.6.</ref> vennero loro richiesti ed ottenuti ostaggi a garanzia;<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 14.3.</ref> nove capi dei barbari si inginocchiarono insieme davanti a Probo;<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 14.2.</ref> furono ripristinati lungo le vallate del fiume [[Neckar]] alcuni [[castrum|forti militari romani]];<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 14.1.</ref> sedicimila [[Germani]] furono arruolati tra le fila dell'esercito romano e distribuiti a gruppi di cinquanta o sessanta tra le varie [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità ausiliarie]];<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 14.7.</ref> e che, per compensare il regresso demografico delle campagne, un certo numero di barbari (''laeti'' o ''gentiles'' o ''dediticii'') furono insediati a coltivare le terre dell'[[Impero romano|impero]] (come era avvenuto in passato già all'epoca di [[Marco Aurelio]] durante le [[guerre marcomanniche]]). Fra questi un gruppo di [[Franchi]] stanziati nel [[Ponto]] si ribellarono e impadronitisi di alcune navi, compirono incursioni e devastazioni in [[Acaia (provincia romana)|Acaia]], [[Asia Minore]], [[Africa settentrionale]] fino alla città di [[Siracusa]], che occuparono, per poi fare ritorno in patria incolumi.<ref>Zosimo, I, 71.2; Mazzarino, pp. 584-585.</ref> Da ultimo un'iscrizione trovata ad ''[[Augusta Vindelicorum]]'' ricorda che a questo imperatore è da attribuire il merito di aver rimesso ordine lungo i confini della [[Rezia (provincia romana)|provincia di Rezia]], in qualità di ''Restitutor provinciae''.<ref>Wagner 30: ''Restitutori provinciarum et operum publicorum providentissimo ac super omnes retro principes fortissimo Imperatori Caesari Marco Aurelio Probo Pio Felici Invicto Augusto pontifici maximo tribunicia potestate VI (ndr.anno [[281]]) consuli IIII patri patriae proconsuli [...]inus vir perfectissimus agens vices praesidis provinciae Raetiae numini maiestatique eius dicatissimu''.</ref>
:L'imperatore poi volse le sue [[esercito romano|armate]] al [[limes|fronte del medio Danubio]], percorrendo il grande fiume e passando in rassegna a tutte le truppe di [[Norico (provincia romana)|Norico]], [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia superiore ed inferiore]] dove riuscì a battere anche i [[Sarmati]] [[Iazigi]] ed i [[Vandali]].<ref>Mócsy, p. 267.</ref> Per questi ultimi successi sulle monete fu coniata la frase <small>RESTITUTOR ILLIRICI</small> (ovvero restauratore dell'[[Illirico]]).
:E per finire si recò al termine di quell'anno in [[Isauria]] a domare una rivolta di briganti (con assedio finale presso la loro roccaforte di ''Cremna'' in [[Pisidia]] nel [[279]]).<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 16.4-5; Zosimo, ''Storia nuova'', 69-70; Grant, p. 256; Mazzarino, p. 579.</ref>
;[[280]]-[[281]]: L'allora governatore della [[Germania inferiore (provincia romana)|Germania inferiore]], [[Gaio Quinto Bonoso]], permise che bande di [[Alamanni]] di attraversassero il [[Reno (Germania)|Reno]] e bruciassero alcune navi della [[Marina militare romana#Classis Germanica|flotta ''Germanica'']].<ref>Historia Augusta, ''Quaranta tiranni'', ''Bonoso'', 15.1.</ref> Temendo le conseguenze di questa perdita, si fece proclamare imperatore a ''Colonia Agrippinensis'' (l'odierna [[Colonia (Germania)|Colonia]]), assieme a [[Tito Ilio Proculo]] (verso la fine del [[280]]).<ref>Aurelio Vittore, ''Epitome de Caesaribus'', 37.2; Aurelio Vittore, ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum'', 37.3; Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', IX, 17.1; [[Paolo Orosio|Orosio]], ''Historiarum adversus paganos libri septem'', VII, 24.3.</ref> L'anno successivo (nel [[281]]), Probo, sulla strada del ritorno dall'Oriente (dove aveva domato un'incursione di [[Blemmi]]) per la Gallia, trovò il tempo di insediare ben centomila [[Bastarni]] dopo una nuova campagna oltre il [[Danubio]] in [[Tracia (provincia romana)|Tracia]].<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 18.1; Zosimo, ''Storia nuova'', 71.1.</ref>
:La soppressione della rivolta gallica e la cacciata delle bande germaniche dai territori imperiali durò un lungo anno di campagne militari e a caro prezzo, quando, prima Proculo fu catturato a tradimento, e poi Bonoso che si impiccò poco dopo (nel [[281]]).<ref>Historia Augusta, ''Quaranta tiranni'', ''Bonoso'', 15.2; Grant, p. 256.</ref>
[[Immagine:Carus1.jpg|thumb|left|150px|Una moneta raffigurante l'imperatore [[Marco Aurelio Caro]].]]
;[[282]]: Alla morte di [[Marco Aurelio Probo|Probo]], avvenuta nel settembre di quest'anno, le popolazioni [[sarmati]]che degli [[Iazigi]] che pochi anni prima erano state sottomesse, unitamente a quelle dei [[Quadi]], ripresero le ostilità e sfondarono il [[limes romano|limes pannonico]], con pericolo per l'intero [[Illirico]], [[Tracia (provincia romana)|Tracia]] ed [[Italia]] stessa.<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 18; Scarre, p. 194.</ref>
;[[283]]: Il nuovo imperatore [[Marco Aurelio Caro]], affidò la parte occidentale dell'impero al figlio maggiore, [[Marco Aurelio Carino]], mentre egli si recò in Oriente per affrontare i [[Sasanidi]]. Carino, intervenuto con prontezza e determinazione, riuscì ad intercettare le bande di armati germano-sarmatici che avevano di già dalla fine dell'anno prima, sfondato il limes in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], facendone grande strage. La [[Historia Augusta]] narra infatti:
{{Quote|[...] in pochissimi giorni [l'imperatore Caro] poté restituire sicurezza alla [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], uccidendo sedicimila [[Iazigi|Sarmati]] e catturandone ventimila di ambo i sessi.| ''[[Historia Augusta]]'' - ''Caro Carino Numeriano'', 9.4.}}
:A commemorazione della vittoria, nel [[284]] ricevette l'appellativo di ''[[Germanicus maximus]]'',<ref>{{CIL|11|6956}}.</ref> celebrò un trionfo in [[Roma]] e batté moneta dove erano raffigurati alcuni prigionieri barbari con la dicitura ''[[Trionfo|Triumfus]] [[Quadi|Quadorum]]''.<ref>Scarre, p. 194; Grant, p. 259; Southern, p. 218.</ref> Anche in questo caso [[Quadi]] e [[sarmati]] [[Iazigi]] potrebbero aver compiuto insieme le loro scorrerie nei territori delle due Pannonie e fu solo l'anno successivo che furono definitivamente vinti da Diocleziano.<ref>Mócsy, p. 268.</ref>
====Settima fase: la Tetrarchia di Diocleziano e la stabilizzazione delle frontiere (285-305)====
[[Immagine:The-tetrarchs.jpg|thumb|right|200px|I tetrarchi, una [[scultura]] di porfido saccheggiata a [[Costantinopoli]] nel [[1204]] ([[Basilica di San Marco (Venezia)|basilica di San Marco]] a [[Venezia]])]]
{{Vedi anche|Tetrarchia}}
Con la morte dell'imperatore [[Numeriano]] nel [[novembre]] del [[284]] (a cui il padre [[Marco Aurelio Caro|Caro]] aveva affidato l'Oriente romano), ed il successivo rifiuto delle truppe orientali di riconoscere in [[Marco Aurelio Carino|Carino]] (il primogenito di Caro), il naturale successore, fu elevato alla porpora imperiale un validissimo generale di nome [[Diocleziano]]. La guerra civile che ne scaturì inevitabilmente vide, in un primo momento, la vittoria di Carino sulle armate [[Pannonia (provincia romana)|pannoniche]] dell'usurpatore, [[Giuliano (usurpatore)|Giuliano]], ed in seguito la sconfitta delle sue armate e morte (a causa di una congiura dei suoi stessi generali), sul [[Battaglia del fiume Margus|fiume Margus]] nei pressi dell'antica città e [[castrum|fortezza legionaria]] di [[Singidunum]] ad opera di [[Diocleziano]] (primavera del [[285]]).<ref>Grant, p. 261.</ref>
Ottenuto il potere, [[Diocleziano]] nominò nel [[novembre]] del [[285]] come suo vice in qualità di ''[[Cesare (titolo)|cesare]]'', un valente ufficiale di nome [[Massimiano|Marco Aurelio Valerio Massimiano]], che pochi mesi più tardi elevò al rango di [[Augusto (titolo)|augusto]] il [[1 aprile]] del [[286]], formando così una diarchia in cui i due imperatori si dividevano su base geografica il governo dell'impero e la responsabilità della difesa delle frontiere e della lotta contro gli usurpatori.<ref>Grant, p. 265; Scarre, pp. 197-198.</ref>
Data la crescente difficoltà a contenere le numerose rivolte all'interno dell'impero e lungo i confini settentrionali ed orientali, nel [[293]] si procedette a un'ulteriore divisione territoriale, al fine di facilitare le operazioni militari: Diocleziano nominò come suo [[Cesare (titolo)|cesare]] per l'Oriente [[Galerio]], mentre Massimiano fece lo stesso con [[Costanzo Cloro]] per l'Occidente.<ref>A. Cameron, p. 46.</ref>
;[[285]]: Al nuovo ed unico imperatore dello Stato romano, [[Diocleziano]], toccò respingere nuove invasioni [[germani|germano]]-[[sarmati]]che sia in [[Mesia (provincia romana)|Mesia]] sia in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]], ancora una volta in seguito all'aver sguarnito le [[limes romano|frontiere del medio-basso tratto danubiano]] per la recente guerra civile. In seguito a tali successi ricevette l'appellativo di ''[[Germanicus maximus]]'' e ''[[Sarmaticus maximus]]'' per aver debellato in modo definitivo [[Quadi]] e [[Iazigi]].<ref>CIL 14, 128 (p 613); Grant, p. 265; Scarre, p. 197; Mócsy, p. 268.</ref>
;[[286]]: Il prefetto della flotta del canale del [[La Manica|La Manica]], il futuro usurpatore [[Carausio]], che aveva come sede principale della [[Flotta romana|flotta]] la città di ''[[Boulogne-sur-Mer|Gesoriacum]]'', riuscì a respingere gli attacchi dei pirati [[Franchi]] e [[Sassoni]] lungo le coste della [[Britannia (provincia romana)|Britannia]] e della [[Gallia Belgica (provincia romana)|Gallia Belgica]],<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 21; Grant, p. 279.</ref> mentre Massimiano riusciva a battere [[Burgundi]] ed [[Alamanni]] come suggerirebbe un suo panegirico del [[289]].<ref>Southern, p. 209 e 214.</ref>
;[[287]]: Nuovi successi sulle tribù germaniche sono confermate dall'aver rinnovato a [[Diocleziano]] l'appellativo di ''[[Germanicus maximus]]'' per ben due volte nel corso dell'anno. I successi furono ottenuti dalle armati dell'altro [[Augusto (titolo)|augusto]], [[Massimiano]], contro [[Alemanni]] e [[Burgundi]] sull'alto [[Reno (Germania)|Reno]].<ref>{{CIL|11|1594}}; {{CIL|13|5249}}; Scarre, p. 197; Grant, p. 273.</ref>
;[[288]]: Un nuovo successo sulle tribù germaniche è confermato dalla IV (quarta) acclamazione ricevuta da [[Diocleziano]] di ''[[Germanicus maximus]]'',<ref>{{CIL|3|22}}; {{CIL|3|13578}}; Scarre, p. 197.</ref> per i recenti successi ottenuti da [[Massimiano]] sui [[Franchi]]. Quest'ultimo era riuscito a catturarne il re dei Franchi Sali, un certo [[Gennobaude]], ed a ottenere la restituzione di tutti i prigionieri romani. Egli ne aveva, infine, stanziati alcuni nei territori circostanti [[Treveri]] e [[Bavai]].<ref>[[Gregorio di Tours]], ''Storia dei Franchi'', libro II [http://remacle.org/bloodwolf/historiens/gregoire/francs2.htm]; Southern, p. 218.</ref>
;[[289]]: Un nuovo successo sulle tribù sarmatiche è confermato dalla II (seconda) acclamazione ricevuta da [[Diocleziano]] di ''[[Sarmaticus maximus]]''.<ref>Scarre, p. 197; Mócsy, p. 268.</ref>
;[[293]]: Un nuovo successo sulle tribù germaniche è confermato dalla V (quinta) acclamazione ricevuta da [[Diocleziano]] di ''[[Germanicus maximus]]''. Quest'ultimo nell'ottobre di quest'anno si recò a [[Sirmio]] per organizzare la campagna militare dell'anno successivo contro i [[sarmati]] [[Iazigi]], insieme a [[Galerio]], creato appositamente ''cesare'' dal [[1 aprile]] del [[293]], per meglio dividersi i compiti lungo le frontiere imperiali dell'Oriente romano<ref>Scarre, p. 197; Mócsy, p. 268.</ref>
;[[294]]: Un nuovo successo sulle tribù sarmatiche è confermato dalla III (terza) acclamazione ricevuta da Diocleziano di ''[[Sarmaticus maximus]]'' grazie ai successi conseguiti insieme a Galerio.<ref>SupIt-16-R, 50; Scarre, p. 197; Mócsy, p. 268.</ref> E sempre a quest'anno sono da attribuire altri successi sulle popolazioni dei [[Goti]].<ref>Grant, p. 287.</ref>
;[[297]]: L'augusto [[Massimiano]], fu costretto a tornare lungo la frontiera danubiana, dopo aver organizzato con il suo ''[[Cesare (titolo)|cesare]]'', [[Costanzo Cloro]], la [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], per l'assenza contemporanea di Diocleziano e Galerio impegnati in Oriente contro i Persiani. Egli riuscì, infatti, a respingere un'invasione di [[Carpi (popolo)|Carpi]] lungo il basso corso del Danubio.<ref>Grant, pp. 274 e 287.</ref> Frattanto Costanzo ripopolò il territorio, una volta dei [[Batavi]], con la popolazione dei [[Franchi|Franchi Sali]] provenienti dalla [[Frisia (regione storica)|Frisia]].<ref>Grant, p. 284.</ref>
;[[298]]: Il ''cesare'' [[Costanzo Cloro]], a cui era affidata la [[limes romano|frontiera renana]], riuscì a battere la coalizione degli [[Alemanni]] in due importanti scontri ([[battaglia di Lingones]] e [[battaglia di Vindonissa]]), rafforzandone questo tratto di confine almeno per qualche decennio.<ref>Grant, p. 284.</ref>
{{Quote|Nello stesso periodo il ''cesare'' Costanzo Cloro, combatté in Gallia con fortuna. Presso i [[Lingoni]] in un solo giorno sperimentò la cattiva e la buona sorte. Poiché i barbari avanzavano velocemente, fu costretto ad entrare in città, e per la necessità di chiudere le porte tanto in fretta, da essere issato sulle mura con delle funi, ma in sole cinque ore arrivando l'esercito fece a pezzi circa sessantamila Alemanni.|[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 23.}}
:Nel corso di questo anno, un nuovo successo sulle tribù [[goti]]che è confermato dall'acclamazione ricevuta da [[Diocleziano]] di ''[[Gothicus maximus]]''.<ref>{{AE|1995|1345}}; {{AE|1936|10}}.</ref>
;[[299]]: Diocleziano e Galerio, una volta terminate le [[guerre romano-persiane#campagna di Galerio (296-298)|operazioni in Oriente]] si concentrarono nel difendere i confini danubiani della [[Mesia (provincia romana)|Mesia inferiore]] conducendo una campagna contro [[Carpi (popolo)|Carpi]],<ref>{{CIL|16|157}}.</ref> [[Bastarni]] e [[Sarmati]] (presumibilmente si trattava dei [[Roxolani]]).<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 25.</ref> Di questi popoli una grande quantità furono fatti prigionieri e trasferiti all'interno delle frontiere imperiali della [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia]] (a nord del fiume [[Drava]] come sembra suggerire [[Ammiano Marcellino]].<ref>Ammiano Marcellino, ''Res Gestae'', 27.5.5.</ref>
;[[300]]: L'anno successivo fu decretata la IV (quarta) acclamazione imperiale di ''[[Sarmaticus maximus]]'' a Diocleziano per i successi conseguiti l'anno precedente, sulle tribù sarmatiche.<ref>{{AE|1890|66}}; Scarre, p. 197.</ref>
;[[301]]: Un nuovo successo sulle tribù germaniche è confermato dalla VI (sesta) acclamazione ricevuta da [[Diocleziano]] di ''[[Germanicus maximus]]''.<ref>{{AE|1890|66}}; AE 1973, 526a; Scarre, p. 197.</ref>
;[[302]]: Sembra che fu combattuta una nuova [[Battaglia di Vindonissa|battaglia presso Vindonissa]], dove, ancora una volta, le armate romane ebbero la meglio su quelle di [[Alemanni]] e [[Burgundi]]. O forse potrebbe trattarsi della stessa battaglia combattuta nel [[298]].<ref>Southern, p. 214.</ref>
===Fronte della provincia di Britannia===
{{Vedi anche| sezione=s|[[ Britannia (provincia romana)# Settimio Severo in Britannia (193-211)|La Britannia nel III secolo]]}}
La crescente pressione lungo le frontiere della [[Britannia (provincia romana)|provincia di Britannia]] era stata allentata al principio del [[III secolo]] grazie ai successi ottenuti dall'imperatore [[Settimio Severo]] nel corso di una serie di campagne dal [[208]]-[[211]]. L'abbandono del fronte settentrionale (lungo il [[Vallo di Antonino]]) da parte del figlio [[Caracalla]], rimandarono le nuove incursioni di [[Pitti]], [[Scoti]] e [[Caledoni]], solo di qualche decennio.
===Fronte orientale===
{{vedi anche|Guerre romano-persiane|Parti|Sassanidi}}
Dopo le vittoriose campagne [[Parti|partiche]] di [[Lucio Vero]] ([[162]]-[[166]]) e [[Settimio Severo]] ([[194]]-[[202]]), l'avvento della dinastia - certo non qualificabile come "barbara" - dei [[Sasanidi]] (dal [[224]]), contribuì a modificare gli equilibri tra i due imperi, determinando un lento logoramento delle forze dell'[[Impero romano]], ora non più in grado di combattere contemporaneamente lungo i due fronti principali: orientale e [[Reno (Germania)|Reno]]-[[Danubio]].
===Fronte meridionale africano: dalla Mauretania all'Egitto===
{{Vedi anche|sezione=s|[[Limes romano#In Africa|Limes africano]]}}
;[[269]]-[[270]] circa: [[Marco Aurelio Probo]] combatté in questi anni contro la popolazione dei [[Marmaridi]] ai confini della provincia d'[[Africa (provincia romana)|Africa]], vincendoli, per poi recarsi nei territori che un tempo appartennero a [[Cartagine]] e liberarli dai ribelli.<ref>''Historia Augusta'' - ''Probo'', 9.1.</ref> Contemporaneamente il fronte meridionale della [[Egitto (provincia romana)|provincia egiziana]] subiva un'invasione da parte della tribù [[Berberi|berbera]] dei [[Blemmi]] prima, ed un'occupazione permanente ad opera della regina del [[regno di Palmira]], [[Zenobia]].<ref>Rémondon, p. 74.</ref>
;[[279]]-[[280]]: L'imperatore [[Marco Aurelio Probo]] dovette affrontare attraverso i suoi generali, un'invasione di [[Blemmi]] in [[Egitto (provincia romana)|Egitto]], i quali avevano occupato e reso schiave le città di confine di [[Coptos]] e [[Tolemaide]].<ref>Historia Augusta, ''Probo'', 17.2-3; Zosimo, ''Storia nuova'', 71.1; Mazzarino, pp. 579-580; Grant, p. 256.</ref>
;[[290]]: Vengono menzionati per la prima volta i [[Saraceni]], tribù araba, stanziata nella penisola del [[Sinai]] che aveva tentato di invadere la [[Siria (provincia romana)|Siria]]. Questi ultimi furono battuti dalle armate di [[Diocleziano]] nel corso di quest'anno.<ref>Grant, p. 265.</ref>
;[[293]]: Scoppia una guerra contro i [[Quinquegentiani]], che fu domata solo quattro anni più tardi da [[Massimiano]].<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 22.</ref>
;[[296]]-[[297]]: Una rivolta scoppiata in [[Egitto (provincia romana)|Egitto]] fu soffocata nel sangue sotto [[Diocleziano]]. Al termine della quale fu ripristinata la circolazione lungo le coste del [[Mar Rosso]], ma furono abbandonati i territori del [[Dodecaschoeno]] ed affidati ai [[Nobati]], come [[federati]] contro i [[Blemmi]].<ref>Mazzarino, p. 588.</ref>
;[[297]]-[[298]]: Con la fine del [[297]] l'[[augusto (titolo)|augusto]] [[Massimiano]], partito per la [[Mauretania (provincia romana)|Mauretania]], riuscì a debellare una tribù della zona, i [[Quinquegentiani]], che erano penetrati anche in [[Numidia]].<ref>Eutropio, ''Breviarium ab urbe condita'', 9, 23.</ref> L'anno successivo ([[298]]) rinforzò le difese della frontiera africana dalle Mauritanie alla [[Africa (provincia romana)|provincia d'Africa]].<ref>Grant, p. 274.</ref>
==Conseguenze==
{{Vedi anche|Tarda antichità|Invasioni barbariche del IV secolo}}
La situazione di crisi migliorò nettamente sotto [[Diocleziano]] grazie ad alcune importanti riforme, soprattutto militari, che bloccarono queste forze disgregatrici. La situazione di crisi ebbe però un periodo difficile in seguito alla guerra civile scatenatasi tra più ''[[augusto (titolo)|augusti]]'', quando Diocleziano abdicò nel [[305]]. Fu solo con l'ascesa al trono in Occidente da parte di [[Costantino I]], come unico ''augusto'', dopo la [[battaglia di Ponte Milvio]] del [[312]] ed ancor di più con la sconfitta di [[Licinio]] e la riunificazione dell'Impero sotto un unico imperatore, che gli equilibri lungo le [[limes romano|frontiere imperiali]] tornarono a migliorare grazie ad un perfezionamento delle riforme dioclezianee, soprattutto in campo militare, bloccando ancora una volta la disgregazione dell'[[impero romano|impero]]. La politica di Costantino I fu proseguita dai suoi successori. In generale possiamo dire che, nel IV secolo, la sicurezza interna migliorò rispetto al secolo precedente e in molte zone dell'impero si assistette anche a una timida ripresa demografica e economica. Pur tuttavia il riassorbimento della crisi ebbe un carattere effimero. Fin dagli inizi del [[V secolo]] emersero nuovamente quelle forze esterne, ma anche interne, che provocarono in pochi decenni il crollo dell'[[Impero romano d'Occidente|Occidente romano]].
== Note ==
{{<references|2}}/>
== BibliografiaVoci correlate ==
* [[Frentani]]
===Fonti primarie===
* [[Siti archeologici in Italia]]
*[[Ammiano Marcellino]], ''Res Gestae'', libro XXVII.
* [[Vasto]]
*[[Aurelio Vittore]], ''Epitome de Caesaribus'' e ''De Vita et Moribus Imperatorum Romanorum''.
*[[Cassio Dione Cocceiano]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]'', LXXVII.
*[[Publio Erennio Dexippo|Desippo]] ''Scythica'', frammenti 6 e 7.
*[[Erodiano (storico)|Erodiano]], ''Storia dell'Impero dopo Marco Aurelio''.
*[[Eutropio]], ''Breviarium ab urbe condita'', libro 9.
*[[Giordane]], ''[[De origine actibusque Getarum]]''.
*[[Historia Augusta]], da ''Caracalla'' a ''Diocleziano''.
*[[Paolo Orosio|Orosio]], ''Historiarum adversus paganos libri septem'', libro 7.
*[[Strabone]], ''[[Geografia (Strabone)|Geografia]]''.
*[[Zosimo (storico)|Zosimo]], ''Storia nuova'', libro 1.
==Collegamenti esterni==
===Fonti secondarie===
*[http://www.regione.abruzzo.it/xCultura/index.asp?modello=sitoarcch&servizio=xList&stileDiv=monoLeft&template=intIndex&b=menuSiti3134&tom=134 ''Histonium''] sul sito della Regione Abruzzo.
*{{cita libro| cognome=Vari | nome=Autori | titolo=Roma e i Barbari, la nascita di un nuovo mondo | editore=catalogo della mostra di Palazzo Grassi a Venezia, a cura di Jean-Jacques Aillagon | città=Milano |anno=2008 | id=ISBN 978-88-6130-647-9 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Cameron | nome=Averil | titolo=Il tardo impero romano | città=Milano | anno=1995 | id=ISBN 88-15-04887-1 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Corradi | nome=Giuseppe | titolo=Gli imperatori romani | città=Torino | anno=1994 | id=ISBN 88-7819-224-4 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Crees | nome=James | titolo=The Reign of the Emperor Probus | città=Londra | anno=2005 | id=ISBN 1-4021-9698-9 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Dobiaš | nome=Giuseppe | titolo=Il limes romano nelle terre della Repubblica Cecoslovacca, vol.VIII | editore=Istituto Studi Romani | città=Roma | anno=1938 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Gonzalez | nome=Julio Rodriguez | titolo=Historia de las legiones Romanas | città=Madrid | anno=2003 | lingua=spagnolo }}
*{{cita libro | cognome=Grant |nome=Michel | titolo=Gli imperatori romani, storia e segreti | città=Roma | anno=1984 | id=ISBN 88-54-10202-4 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Jones | nome=Arnold Hugh Martin | titolo=The Later Roman Empire: 284-602 | città=Baltimora | anno=1986 | id=ISBN 0-8018-3285-3 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Le Bohec | nome=Yann | titolo=L'esercito romano | città=Roma |anno=1992 | id=ISBN 88-43-01783-7 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Mazzarino | nome=Santo | titolo=L'impero romano | città=Bari | anno=1973 | id=ISBN 88-42-02377-9 e ISBN 88-42-02401-5 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Mócsy | nome=András | titolo=Pannonia and Upper Moesia | città=Londra | anno=1974 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Oliva | nome=Pavel | titolo=Pannonia and the onset of crisis in the roman empire | città=Praga | anno=1962 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Popescu | nome=Grigore | titolo= Traiano ai confini dell’Impero |città= Milano | anno= 1998 |id=ISBN 88-435-6676-8 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Rémondon | nome=Roger | titolo=La crisi dell’impero romano, da Marco Aurelio ad Anastasio | città=Milano | anno=1975 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Scarre | nome=Chris | titolo=Chronicle of the roman emperors | città=New York | anno=1999 | id=ISBN 0-500-05077-5 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Southern | nome=Pat | titolo=The Roman Empire: from Severus to Constantine | città=Londra & New York | anno=2001 | id=ISBN 0-415-23944-3 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Watson | nome=Alaric | titolo=Aurelian and the Third Century | città=Londra & New York | anno=1999 | id=ISBN 0-415-30187-4 | lingua=inglese }}
*{{cita libro | cognome=Williams | nome=Stephen | titolo=Diocleziano. Un autocrate riformatore | città=Genova | anno=1995 | id=ISBN 88-7545-659-3 | lingua=italiano }}
{{portale|Antica Roma|archeologia|storia}}
====Romanzi storici sulle invasioni del III secolo====
*{{cita libro | cognome=Cervo | nome=Guido |titolo=Il legato romano | città=Casale Monferrato | anno=2002 | id=ISBN 88-384-7061-8 | lingua=italiano }} (la [[Gallia]] ai tempi dell'imperatore [[Marco Aurelio Probo]] dal 275 in poi).
*{{cita libro | cognome=Cervo | nome=Guido | titolo=La legione invincibile | città=Casale Monferrato | anno=2003 | Id=ISBN 88-384-7063-4 | lingua=italiano }}
*{{cita libro | cognome=Cervo | nome=Guido | titolo=L'onore di Roma | città=Casale Monferrato | anno=2004 | id=ISBN 88-384-8183-0 | lingua=italiano }}
[[Categoria:Città frentane]]
==Voci correlate==
[[Categoria:Città romane in Italia]]
*[[Invasioni barbariche]]
[[Categoria:Siti archeologici dell'Abruzzo]]
**[[Guerre marcomanniche]] della fine del [[II secolo]], preludio a grandi invasioni;
[[Categoria:Vasto]]
**[[Invasioni barbariche del IV secolo]], databili al periodo 306-378 e considerate come fase di contenimento ed integrazione delle popolazioni nomadi all'interno del'[[Impero romano]];
**[[Invasioni barbariche del V e VI secolo]], databili al periodo 379-518, e considerate come la fase decisiva dello smembramento dell'[[Impero romano d'occidente]], con la successiva creazione dei primi [[Regni romano-barbarici]].
* [[Impero delle Gallie]]
* [[Regno di Palmira]]
[[ca:Histonium]]
{{portale|Antica Roma|guerra}}
[[Categoria:Guerre romano-germaniche]]
[[Categoria:Crisi del terzo secolo]]
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