Beckinghausen e I promessi sposi: differenze tra le pagine
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{{NN|letteratura|maggio 2009}}
{{Libro
|titolo= I promessi sposi
|titoloalfa= Promessi sposi, I
|immagine= I promessi sposi - 2nd edition cover.jpg
|didascalia= La copertina dell'edizione del [[1840]] del romanzo.
|autore= [[Alessandro Manzoni]]
|annoorig= [[1827]] poi [[1840]] e [[1842]]
|genere= [[romanzo]]
|sottogenere= [[romanzo storico]]
|ambientazione= [[Nord Italia]], [[1628]] - [[1630]]
|protagonista= [[Renzo Tramaglino]] e [[Lucia Mondella]]
|antagonista= [[Don Rodrigo]], [[Conte Attilio]], [[Conte Zio]]
|altri_personaggi= [[Don Abbondio]], [[Innominato]], [[Padre Cristoforo]], [[Padre Provinciale (Promessi Sposi)|Padre Provinciale]], [[Monaca di Monza]]
}}
'''''I promessi sposi''''' è un [[romanzo storico]] di [[Alessandro Manzoni]], considerato il più importante romanzo della [[letteratura italiana]] e l'opera letteraria più rappresentativa del [[Risorgimento italiano]]. Fu pubblicato in una prima versione dal [[1824]] al [[1827]] e in seguito rivisto dallo stesso autore e ripubblicato nella versione definitiva fra il [[1840]] e il [[1842]].
Ambientato nel [[1628]] in [[Italia]], durante l'occupazione [[spagna|spagnola]], fu il primo esempio di romanzo storico della letteratura italiana. Benché l'ambientazione fosse stata scelta da Manzoni con l'evidente intento di alludere al dominio [[austria]]co sul nord Italia, il romanzo è anche noto per l'efficace descrizione di alcuni episodi storici del [[XVII secolo]], soprattutto dell'epidemia di [[peste]] del [[1629]]-[[1631]].
Il romanzo di Manzoni viene considerato non solo una pietra miliare della letteratura italiana, ma anche un passaggio fondamentale nella nascita stessa della [[lingua italiana]]. È una delle letture obbligate del sistema scolastico italiano ed è la fonte di molte espressioni entrate nell'uso comune della lingua.
==L'opera==
È considerata l'opera più rappresentativa del [[Risorgimento]] e del [[romanticismo]] [[italia]]no e una delle massime opere della [[letteratura italiana]]. Dal punto di vista strutturale è il primo romanzo moderno nella storia di tutta la letteratura italiana. L'opera ebbe anche un'enorme influenza nella definizione di una lingua nazionale [[lingua italiana|italiana]].
Considerato principalmente un romanzo storico, in realtà l'opera va ben oltre i ristretti limiti di tale genere letterario: il Manzoni infatti, attraverso la ricostruzione dell'Italia del '600, non tratteggia soltanto un grande affresco storico, ma prefigura degli evidenti parallelismi con i processi storici di cui era testimone nel suo tempo, non limitandosi ad indagare il passato ma tracciando anche una idea ben precisa del senso della storia, e del rapporto che il singolo ha con gli eventi storici che lo coinvolgono.
È al tempo stesso [[romanzo di formazione]] (si veda in particolare il percorso umano di Renzo), ma per alcune ambientazioni e vicende presenti (la Monaca di Monza, il rapimento di Lucia segregata poi nel castello), ha anche caratteristiche che lo possono accomunare ai [[Romanzo gotico|romanzi gotici]] sette-ottocenteschi.
Il romanzo tuttavia è anche e soprattutto filosofico, profondamente cristiano, dominato dalla presenza della Provvidenza nella storia e nelle vicende umane. Il male è presente, il gioco dei contrapposti egoismi genera effetti a volte disastrosi nella storia, ma Dio non abbandona gli uomini, e la fede nella Provvidenza, nell'opera manzoniana, permette di dare un senso ai fatti e alla storia dell'uomo.
In particolare il romanzo ha un suo punto di forza nella scelta e nella raffigurazione dei personaggi, resi tutti con grande forza narrativa, scolpiti a tutto tondo dal punto di vista psicologico e umano, tanto che alcuni di essi sono diventati degli stereotipi umani, usati ancora oggi nel linguaggio comune (si pensi ad esempio a un "don Abbondio" o alla figura di "un Azzeccagarbugli"). Una rappresentazione psicologica così accurata dei suoi personaggi fa sì che, salvo poche eccezioni, quasi nessuno di essi sia completamente "positivo" o "negativo". Anche il malvagio trova una occasione di umanità e redenzione, così come anche il personaggio positivo, quale ad esempio Renzo, non è immune da difetti, azioni violente e riprovevoli ed errori anche gravi. La stessa Lucia viene tacciata spesso come egoista e addirittura "solipsista", e non sempre a torto: il discorso di padre Cristoforo a Lucia al Lazzaretto, benché paterno e benevolo, è durissimo. Lo stesso Padre Cristoforo, il personaggio forse più positivo del romanzo, ha anch'egli una grave macchia nel suo passato.
È anche questa caratteristica quindi a consentire al romanzo di elevarsi ben al di sopra del livello medio dei romanzi storici e gotici dell'Ottocento, destinati ad un pubblico più incolto.
La maestria del Manzoni nel tratteggiare i suoi personaggi emerge soprattutto nei dialoghi, scritti con sottile cura, che spesso sono i veri rivelatori dei personaggi, della loro psicologia e delle loro motivazioni.
==La stesura e le edizioni==
La prima idea del romanzo risale al [[24 aprile]] [[1821]], quando [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] cominciò la stesura del ''Fermo e Lucia'', compose circa in un mese e mezzo, i primi due capitoli e la prima stesura dell'Introduzione; interruppe però il lavoro per dedicarsi al compimento dell'''[[Adelchi]]'' e al progetto, poi accantonato, di un'altra tragedia, ''Spartaco''. Dall'aprile del [[1822]] il ''Fermo'' fu ripreso con maggiore lena e portato a termine il [[17 settembre]] [[1823]] (sarebbe stato pubblicato nel [[1915]] da Giuseppe Lesca col titolo ''"Gli sposi promessi"''). In questa prima edizione è presente, in nuce, la trama del romanzo e tuttavia, Il ''Fermo e Lucia'' non va considerato come laboratorio di scrittura utile a preparare il terreno al futuro romanzo, ma come opera autonoma, dotata di una struttura interna coesa e del tutto indipendente dalle successive elaborazioni dell'autore. Rimasto per molti anni inedito, il ''Fermo e Lucia'' viene oggi guardato con grande interesse. Seppure la tessitura dell'opera sia meno elaborata di quella de ''I Promessi Sposi'', nei quattro tomi del '' Fermo e Lucia'' si ravvisa un romanzo irrequieto a causa delle scelte linguistiche dell'autore che, ancora lontano dalle preoccupazioni che preludono alla terza ed ultima scrittura dell'opera, crea un tessuto verbale ricco, dove s'intrecciano e si alternano tracce di lingua letteraria, elementi dialettali, latinismi e prestiti di lingue straniere. Anche i personaggi appaiono meno edulcorati e forse più pittoreschi di quella che sarà la versione definitiva. Sullo sfondo la [[Lombardia]] del [[XVII secolo]] è dipinta come scenario non pacificato, il cui potere politico coincide con l'arbitrio del più forte, la cui ragione (come insegna [[La Fontaine]]) è sempre la migliore. Di fronte alle storture del potere spagnolo, l'autore stende la luminosa esperienza della [[Repubblica di Venezia]], cui Fermo, e successivamente Renzo, giunge dopo la fallimentare esperienza della rivolta del pane.
Una seconda stesura dell'opera (la cosiddetta ''Ventisettana'', che è la prima edizione a stampa) fu pubblicata da [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] nel [[1827]], con il titolo ''I promessi sposi, storia milanese del sec. XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni'', e riscosse notevole successo.
[[Alessandro Manzoni|Manzoni]] non era, tuttavia, soddisfatto del risultato ottenuto, poiché ancora il linguaggio dell'opera era troppo legato alle sue origini lombarde. Nello stesso [[1827]] egli si recò, perciò, a [[Firenze]], per ''risciacquare'' - come disse - ''i panni in [[Arno]]'', e sottoporre il suo [[romanzo]] ad un'ulteriore e più accurata revisione linguistica, ispirata al dialetto fiorentino considerato lingua unificatrice. Ciononostante non sono pochi i lettori del [[romanzo]] a preferire la ''ventisettana'' per la ricchezza delle sue scelte lessicali, e per il retrogusto ancora schiettamente lombardo, che rendono questa versione decisamente più viva rispetto a quella successiva che viene, normalmente, stampata e di solito studiata a scuola.
Tra il [[1840]] e il [[1842]], [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] pubblicò quindi la terza ed ultima edizione de ''I promessi sposi'', la cosiddetta ''Quarantana'', cui oggi si fa normalmente riferimento. Fondamentale, all'interno dell'economia dell'opera, il ruolo che assumono le illustrazioni del piemontese [[Gonin|Francesco Gonin]], cui l'autore stesso si rivolge per arricchire il testo di un apparato iconografico. Il rapporto fra [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] e [[Gonin]] è di grande intesa, lo scrittore guida la mano del pittore nella composizione di questi quadretti. La forza espressiva delle litografie del [[Gonin]] è impressionante, al lettore si rivela un mondo vastissimo di volti e fisionomie, sempre varissime; personaggi che passano dal solenne al grottesco, dall'ascetico al torbido, in una composizione che non trascura mai quella certa, accattivante, ironia che ogni lettore del [[romanzo]] ben conosce. Su quest'ultimo punto si consideri, ad esempio, la vignetta che chiude l'introduzione, dove è di scena lo stesso scrittore, in camicione da notte e pantofole, mentre sfoglia davanti ad un rassicurante camino un librone, che potrebbe essere tanto il resoconto secentesco della vicenda, quanto il romanzo che, chi legge ha sotto gli occhi in quel momento. La più recente critica manzoniana, si pensi solamente a [[Ezio Raimondi]] o a [[Salvatore Silvano Nigro]], ha lungamente sottolineato il valore esegetico di questo apparato di immagini, vero e proprio [[paratesto]] alla narrazione delle vicende matrimoniali dei due protagonisti. Le moderne edizioni, che non si rifanno ai criteri della stampa [[copia anastatica|anastatica]], privano i lettori di uno strumento essenziale alla comprensione del testo. Oggi sfugge anche ai più colti fruitori dell'opera di [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] che uno dei nodi principali de ''I Promessi Sposi'' consiste proprio nel rapporto che intercorre fra lettera e immagine.
Secondo un tipico ''cliché'' della narrativa europea fra sette e ottocento, il narratore prende le mossa da un manoscritto anonimo del XVII secolo, che racconta la storia di Renzo e Lucia. Nulla sappiamo dell'autore di questo manoscritto, salvo che ha conosciuto da vicino i protagonisti della vicenda, e non si esclude che lo stesso Renzo possa aver reso edotto questo curioso secentista lombardo, della sua storia. Il ''topos'' della trascrizione della vicenda narrata da un testo o trascritta dalla voce diretta di uno dei protagonisti permette all'autore di giocare sull'ambiguità stessa che sta alla base del moderno romanzo realistico-borghese, ovvero il suo essere un componimento di fantasia che, spesso, non disdegna di proporsi ai suoi lettori come documento storico reale ed affidabile.
In appendice al testo c'è la'' Storia della Colonna infame''; in cui [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] ricostruisce il clima di intolleranza e ferocia in cui si svolgevano gli assurdi processi contro gli [[untore|untori]], al tempo della peste raccontata del romanzo .
==Genesi interna e genesi esterna==
La genesi interna del romanzo ''I promessi sposi'' è costituita dalle idee di partenza, dall'ideologia di base che la poetica di Manzoni doveva propagandare. È stata evinta soprattutto grazie alle lettere che lo stesso scrisse mentre stava preparando le diverse edizioni dell'opera. Il suo romanzo era fondato, infatti, su tre perni principali:
# ''Il vero per soggetto'': cioè l'autore mette al centro la ricostruzione storica degli eventi che caratterizzarono quei luoghi a quel tempo.
# ''L'utile per scopo'': ovvero l'opera deve mirare ad educare l'uomo ai valori che Manzoni vuole diffondere.
# ''L'interessante per mezzo'': cioè l'argomento del romanzo deve essere moderno, popolare, e quindi avere forti legami con la realtà contadina ed operaia.
La genesi esterna, invece, comprende tutte le letture e gli autori che hanno ispirato Manzoni. Tra le principali abbiamo l<nowiki>'</nowiki>''[[Ivanhoe (romanzo)|Ivanhoe]]'' di [[Walter Scott]] da cui l'autore prende l'ispirazione per la tipologia del romanzo che sarà a sfondo storico e la ''Storia Milanese'' (del [[1600]]) di [[Giuseppe Ripamonti]], da cui l'autore prende, appunto, la maggior parte degli avvenimenti storici che verranno intrecciati con le vicende dei personaggi.
==Trama==
{{C|Presenza di una doppia trama|letteratura|aprile 2009}}
I protagonisti sono Renzo e Lucia, due giovani il cui desiderio di unirsi in matrimonio sarà bloccato dal prepotente Don Rodrigo, signorotto locale invaghito di Lucia. Don Abbondio, il curato che deve celebrare il matrimonio, è minacciato da due suoi sgherri (i cosiddetti [[Bravi|''bravi'']]).
La mattina successiva Renzo si reca dal curato che inizialmente gli dice, usando parole in "latinorum" per confonderlo, che il matrimonio non potrà essere celebrato; successivamente è costretto a rivelare la vera causa dell'impedimento: Don Rodrigo.
Per un caso fortunato, Lucia sfugge ad un rapimento ordinato da don Rodrigo e con l'aiuto di Fra Cristoforo si rifugia a Monza, in un convento. Qui la potente suor Gertrude la inganna, e permette che venga rapita dagli uomini di un criminale, l'Innominato, a cui si è rivolto don Rodrigo. Portata al castello dell'Innominato, Lucia è inquietata e spaventata, per questo motivo fa voto di castità alla Madonna pregandola di farla uscire sana e salva. Inoltre, la giovane donna riesce a commuovere l'animo di quell'uomo, instillando nel suo animo germi di rimorso che, dopo una notte angosciosa, l'indurranno a chiedere perdono al cardinale Federigo Borromeo. Grazie alla nuova disposizione d'animo dell’Innominato, Lucia è libera e, più avanti, viene ospitata nella casa di don Ferrante a Milano.
Nel corso di questi avvenimenti Renzo, che ha raggiunto Milano, viene coinvolto in una protesta contro la mancanza di pane e sta per essere arrestato, ma la folla lo aiuta a fuggire. Riesce poi ad arrivare a Bergamo e a trovare ospitalità e lavoro presso un cugino, Bortolo. Intanto agli orrori della guerra si aggiungono quelli della peste: le truppe mercenarie dell'esercito imperiale, i lanzichenecchi, diffondono il contagio.
Renzo e Lucia si ammalano ma riescono a guarire. Finalmente dopo tante tragiche vicende, i due promessi sposi si incontrano nel Lazzaretto di Milano, il luogo dove vengono portati i malati di peste e dove Renzo, disperato, è andato a cercare Lucia. Con l'aiuto di frate Cristoforo, che scioglie il voto alla Madonna, fatto in precedenza da Lucia, i due innamorati possono coronare il loro sogno.
Alla fine, però, i due riusciranno a sposarsi solo quando don Rodrigo morirà di peste ed il suo successore sarà un marchese conosciuto per la sua benevolenza. Si stabiliscono, infine, in un paese del Bergamasco e la loro vita diviene “da quel punto in poi, una delle vite più tranquille, delle più felici e delle più invidiabili”. Renzo acquista con il cugino una piccola azienda tessile e Lucia, aiutata dalla madre, si occupa dei figli.
Le peripezie hanno insegnato a Lucia che non basta essere buoni e pii per tenersi al riparo dal male, Renzo, invece ha appreso che bisogna confidare nel futuro e non aver fretta di farsi giustizia da sè. Nel dialogo finale dei due protagonisti emerge la concezione manzoniana di divina provvidenza: il dolore può farci crescere, renderci più consapevoli, e prepararci ad una "vita migliore".
==="Questo matrimonio non s'ha da fare..."===
[[Immagine:I promessi sposi - ch3.jpg|thumb|right|240px|Renzo e Azzecca-garbugli]]
La vicenda è ambientata in [[Lombardia]] tra il [[1628]] e il [[1630]], al tempo della dominazione spagnola. I protagonisti sono [[Renzo Tramaglino]] e [[Lucia Mondella]], due giovani che vivono in un paesino non identificato nei pressi del [[lago di Como]], allo sbocco del fiume [[Adda]] (forse Pescarenico, forse Olate, forse Acquate, oggi sobborghi di [[Lecco]]).
Ogni cosa è pronta per il loro matrimonio quando un signorotto del luogo, il potente [[don Rodrigo]], scommette con il cugino Attilio che riuscirà ad impossessarsi di Lucia.
Perciò il curato del paese incaricato a celebrare il matrimonio, [[don Abbondio]], durante la sua solita passeggiata serale, viene minacciato da due ''[[bravi]]'' di [[don Rodrigo]], affinché non sposi i due. Spaventatissimo, don Abbondio cede subito. Il giorno dopo imbastisce delle scuse a Renzo per prendere tempo e rinviare il matrimonio, approfittando della sua ignoranza.
[[Immagine:I promessi sposi - ch6.jpg|thumb|left|200px|L'incontro tra fra Cristoforo e don Rodrigo]]
Renzo però, parlando con [[Perpetua]], donna che si prende cura di [[don Abbondio]], capisce che qualcosa non quadra e costringe il curato a rivelare la verità. Si consulta così con Lucia e con la madre di lei, [[Agnese]], e insieme decidono di chiedere consiglio a un avvocato, detto [[Azzecca-garbugli]], che però si rivela essere in malafede. Così si rivolgono a [[padre Cristoforo]], loro "padre spirituale", cappuccino di un convento poco distante. Fra Cristoforo decide di affrontare don Rodrigo, e si reca al suo palazzotto; ma il signorotto accoglie con malumore il frate, intuendo il motivo della visita; il frate tenta di farlo recedere dal suo proposito, ma viene cacciato via in malo modo.
===La notte degl'imbrogli e de' sotterfugi===
Intanto [[Agnese]] propone ai due promessi un [[matrimonio a sorpresa]], pronunciando davanti al curato le frasi rituali alla presenza di due testimoni. Con molte riserve da parte di Lucia, il piano viene accettato, quando [[fra Cristoforo]] annuncia il fallimento del suo tentativo di convincere Don Rodrigo. Intanto don Rodrigo medita il rapimento di Lucia, e una sera dei bravi irrompono in casa sua, che però trovano deserta: Lucia, Agnese e Renzo sono a casa di don Abbondio per tentare di sorprenderlo, ma falliscono, e devono riparare al convento di fra Cristoforo, perché frattanto vengono a sapere del tentato rapimento.
===La fuga===
I promessi giungono al convento di [[padre Cristoforo]], il quale espone loro i suoi progetti. Infatti ha già deciso di far fuggire [[Renzo Tramaglino|Renzo]] e [[Lucia Mondella|Lucia]], rispettivamente a [[Milano]] e a [[Monza]] e ha già scritto due lettere, una al padre Bonaventura del convento dei cappuccini di Milano e l'altra alla [[monaca di Monza]] per fare in modo che questi ospitino i due fuggitivi. Quindi, dopo aver pregato anche per [[don Rodrigo]], i due si incamminano per poi separarsi il giorno dopo.
===L'Addio ai monti===
[[Immagine:I promessi sposi - ch8.jpg|thumb|La fuga in un'illustrazione dell'edizione del [[1840]]]]
Secondo quanto padre Cristoforo ha preordinato, Renzo, Lucia e Agnese scendono alle rive dell'Adda e salgono su una piccola barca.
Qua i pensieri di Lucia sono trascritti dal Manzoni in pochi paragrafi, tuttavia riassumono perfettamente lo stato d'animo dei personaggi.
Si ha un [[climax (retorica)|climax]] di sentimenti, la malinconia si fa sentire molto forte e suscita nel lettore un moto di compassione verso i personaggi. È certamente uno dei passaggi più celebrati del romanzo, per il suo carattere emotivamente intenso e altamente poetico dal punto di vista narrativo.
===I tumulti di Milano===
Renzo, a [[Milano]], non potendo ricoverarsi nel convento indicatogli dal padre Cristoforo, dato che padre Bonaventura è in quel momento assente, rimane coinvolto nei tumulti scoppiati in quel giorno per il rincaro del [[pane]]. Renzo si fa trascinare dalla folla e pronuncia un discorso dove critica la giustizia, che sta sempre dalla parte dei potenti. È tra i suoi ascoltatori un birro in borghese, che cerca di condurlo in carcere ma Renzo, stanco, si ferma in un'osteria, dove il birro viene a conoscenza, con uno stratagemma, del suo nome. Andato via costui, Renzo si ubriaca e fa nuovi appelli alla giustizia con gli altri avventori. L'oste lo mette a letto e corre a denunciarlo. Il mattino dopo Renzo viene arrestato ma riesce a fuggire e ripara a [[Bergamo]], nella [[repubblica di Venezia]], da suo cugino Bortolo, che lo ospita e gli procura un lavoro. Intanto la sua casa viene perquisita e viene fatto credere che sia uno dei capi della rivolta. Nel frattempo il conte Attilio, cugino di don Rodrigo, chiede a suo zio, membro del Consiglio Segreto, di far allontanare fra Cristoforo, cosa che il conte ottiene dal padre provinciale dei cappuccini.
===L'Innominato===
[[Immagine:I promessi sposi - Innominato.jpg|thumb|right|L'Innominato]]
Don Rodrigo chiede aiuto all'[[Innominato]], potentissimo e sanguinario signore, che però da qualche tempo sta maturando una crisi di coscienza. Costui fa rapire Lucia da Egidio, con la complicità di Gertrude (la monaca di Monza), sua amante, e Lucia viene portata al castello dell'Innominato. Lucia, terrorizzata, prega e supplica l'Innominato di lasciarla andare via e lo esorta a lasciarla libera e a redimersi dicendo che "Dio perdona molte cose per un atto di misericordia". La notte che segue è per Lucia e per l'Innominato molto intensa. La prima fa un voto di castità alla Madonna perché la salvi e quindi rinuncia al suo amore per Renzo. Il secondo trascorre una notte orribile, piena di rimorsi, e sta per uccidersi quando scopre, quasi per volere divino (le campane suonano a festa in tutta la vallata), che il cardinale [[Federigo Borromeo]] è in paese. Così la mattina si presenta in chiesa per parlare con il cardinale (famosa la frase con cui Manzoni riassume la grandezza d'animo dell'Innominato nel gesto della conversione "''Era quell'uomo che nessuno aveva potuto umiliare e che s'era umiliato da sé''"). Il colloquio sconvolge l'Innominato, che si impegna a cambiare vita e per prima cosa libera Lucia, che viene ospitata presso la casa di [[Don Ferrante (I Promessi Sposi)|Don Ferrante]] e [[Donna Prassede]], coppia di signori milanesi amici del Borromeo. Intanto il cardinale rimprovera duramente don Abbondio per non aver celebrato il matrimonio. Poco dopo scendono in [[Italia]] i [[lanzichenecchi]], mercenari tedeschi che combattono nella guerra di successione al [[Ducato di Mantova]], che mettono a sacco il paese di Renzo e Lucia e diffondono il morbo della [[peste]]. Molti, tra cui don Abbondio, Perpetua e Agnese, trovano rifugio nel castello dell'Innominato, che si è fatto fervido campione di carità.
===La peste===
Con i lanzichenecchi entra in Italia la [[peste]]: se ne ammalano Renzo, che guarisce, e don Rodrigo, che viene tradito e derubato dal Griso, il capo dei suoi bravi (che non godrà dei frutti del suo tradimento, contagiato anch'egli dalla peste). Don Rodrigo viene portato dai [[monatti]] al [[lazzaretto]] dov'erano gli altri appestati. Renzo, guarito, torna al paese per cercare Lucia, preoccupato dagli accenni fatti da lei per lettera a un suo voto di castità fatto quando era dall'Innominato, ma non la trova, e viene indirizzato a [[Milano]], dove apprende che si trova nel lazzaretto appestati. Qui trova anche padre Cristoforo, che scioglie il voto di Lucia e invita Renzo a perdonare don Rodrigo, ormai morente.
La peste, una delle peggiori piaghe dell'umanità, viene descritta in maniera scrupolosa e nei minimi particolari nelle sue prime manifestazioni, nelle reazioni suscitate, negli interventi positivi e negativi degli uomini chiamati ad occuparsene (dai medici, ai politici, alla chiesa). Agli errori delle autorità, alla voluta [[disinformazione]] si somma l'ignoranza superstiziosa della popolazione. Ne deriva uno sconvolgimento drammatico della città intera, attraversata da Renzo, ormai guarito, come un luogo infernale pieno di pericoli e di insidie mortali.
La parte più drammatica di questa descrizione si trova nel capitolo 34, con una delle più celebri frasi della letteratura italiana: {{quote|Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.}}
In tale capitolo si parla anche di Cecilia, "di forse nov'anni", che, ormai morta, è posta sul carro dei monatti dalla madre, che li implora di non toccare il piccolo corpo composto con tanto amore, e chiede poi di tornare dopo a riprendere lei "e non ''lei'' sola".
Da notare il fatto che questo breve passo, dedicato alla madre di Cecilia, è pura lirica. Il romanzo infatti è un genere letterario che può contenere altri generi, quali la lirica, la commedia o la tragedia.
===Conclusione===
Infine i due promessi tornano al paese, si sposano e si trasferiscono nel [[Bergamo|Bergamasco]], Renzo acquista con il cugino una piccola azienda tessile e Lucia, aiutata dalla madre, si occupa dei figli. Hanno una figlia che chiamano Maria, come segno di gratitudine alla Madonna. Il significato dell'opera è che con la fede in [[Dio]] tutti i problemi e le disgrazie si possono superare.
==L'ambientazione geografica==
Il romanzo è ambientato nella Lombardia del Seicento, più precisamente nella zona che va dal lago di Como e l'Adda a Monza e Milano. Questa scelta non è casuale dato che Manzoni scrive di luoghi a lui familiari.
==Personaggi==
*[[Don Abbondio]]
#Tipo/ruolo: personaggio principale, per codardia si trasforma in aiutante dell'antagonista (simboleggia chi, pur investito di responsabilità istituzionali, si piega al più forte)
#Caratteristiche socio-economiche: curato del paese, vocazione non spirituale ma di convenienza, umile e povero.
#Psicologia: pavido, egoista, pauroso e codardo, si ispira alla regola di "scansare tutti i contrasti e cedere a quelli che non può scansare"
#Comportamento: Don Abbondio è succube del suo tempo, della sua epoca e delle ingiustizie presenti in essa; non riuscendo ad affrontarle tenta di scansarle. Viene paragonato ad un vaso d'argilla che viaggia insieme ad altri vasi di ferro su un carro. Egli risulta vittima della società perché non possiede un carattere forte e determinato ("non era nato con un cuor di leone").
*[[Perpetua (I promessi sposi)|Perpetua]]
#Tipo/ruolo: personaggio minore (simboleggia la sincerità, la genuinità)
#Caratteristiche socio-economiche: domestica di don Abbondio; " aveva passato l'età sinodale dei quaranta, rimanendo celibe, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche."
#Psicologia: pragmatica
#Comportamento: sa ubbidire e comandare, tollerare e imporre, non sa mantenere i segreti, poiché ha un animo abbastanza semplice, e "rozzo".
*[[Renzo Tramaglino]]
#Tipo/ruolo: protagonista (simboleggia gli ingenui volenterosi)
#Caratteristiche socio-economiche: operaio tessile e contadino, condizioni economiche medie, orfano, fidanzato di Lucia
#Psicologia: animo buono, dai valori morali semplici e onesti; ma anche ingenuo e impulsivo, e per questo capace di cacciarsi nei guai, come accade a Milano.
[[Immagine:I promessi sposi - Lucia.jpg|thumb|right|200px|Lucia in un'illustrazione del [[1840]]]]
*[[Lucia Mondella]]
#Tipo/ruolo: protagonista, vittima (simboleggia l'innocenza, i valori puri del cattolicesimo)
#Caratteristiche socio-economiche: tessitrice, orfana di padre vive con la madre Agnese, fidanzata di Renzo
#Psicologia: timorata di Dio, dotata di una morale solida, ma anche capace di sottili astuzie; come quando dà a fra Galdino una gran quantità di noci perché concluda prima la questua e torni presto al convento a chiamare Fra Cristoforo; o come quando, vedendo che l'Innominato comincia a commuoversi, esplode in accenti ancora più accorati, che lo inducono a capitolare.
#Comportamento: umile, riservato, pudico, ingenuo. Lucia appare più equilibrata e coerente di Renzo e di Agnese, anche se talvolta cede alle loro pressioni e si lascia convincere ad agire contro i propri principi, come quando accetta di partecipare al matrimonio a sorpresa.
*[[Agnese (I promessi sposi)|Agnese]]
#Tipo/ruolo: aiutante dei protagonisti (simboleggia i valori pragmatici e materni)
#Caratteristiche socio-economiche: tessitrice, madre di Lucia
#Psicologia: pragmatica, sicura di sé, dotata di furbizia "di paese"
#Comportamento: materno, protettivo, impulsivo
*[[Azzecca-garbugli]]
#Tipo/ruolo: aiutante dell’antagonista (simboleggia la manipolazione della legge a difesa dei privilegi)
#Caratteristiche socio-economiche: avvocato trasandato
#Psicologia: meschino
#Comportamento: al servizio dei potenti, comicità di gesti e smorfie
*[[Padre Cristoforo]] (Lodovico)
#Tipo/ruolo: aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo coraggioso, capace di prendere posizione in difesa dei più deboli)
#Caratteristiche socio-economiche: padre cappuccino, di benestante famiglia di mercanti
#Psicologia: irrequietezza interiore, disciplina d’umiltà, somma spiritualità religiosa
#Comportamento: costante astinenza, autocontrollo, senso della giustizia, determinazione e coraggio
*[[Don Rodrigo]]
#Tipo/ruolo: antagonista, incapricciato di Lucia (simboleggia i prepotenti)
#Caratteristiche socio-economiche: nobiluomo
#Psicologia: orgoglioso, maligno
#Comportamento: prepotente, capriccioso, offensivo, sarcastico, violento
*[[Griso]]
#Tipo/ruolo: aiutante dell'antagonista (simboleggia la violenza gratuita)
#Caratteristiche socio-economiche: capo dei bravi
#Psicologia: opportunista
#Comportamento: prepotente, violento
*[[Monaca di Monza]] (Gertrude)("la Signora")
#Tipo/ruolo: aiutante della protagonista, poi dell'antagonista, personaggio storico (suor Maria Virginia de Leyva) (attraverso il racconto delle sue vicende, Manzoni denuncia la monacazione forzata)
#Caratteristiche socio-economiche: figlia di un potente signore di Milano, secondo Manzoni è sempre stata indirizzata alla vita in convento, anche se ciò andava contro la sua natura
#Psicologia: frustrata, rancorosa, debole, indecisa, ambigua
#Comportamento: autoritario, capriccioso, enigmatico
*[[Conte zio]]
#Tipo/ruolo: aiutante dell'antagonista (simboleggia la classe dei potenti e corrotti)
#Caratteristiche socio-economiche: potente rappresentante della famiglia, membro del Consiglio Segreto, zio del conte Attilio (cugino aiutante dell'antagonista don Rodrigo, cinico e amorale)
#Psicologia: risoluto
#Comportamento: serio, paternalistico, consapevole del suo potere
*[[Innominato]]
#Tipo/ruolo: aiutante dell'antagonista, poi dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia il pentimento, la conversione, la redenzione, valori base del cristianesimo)
#Caratteristiche socio-economiche: nobile, potente fuorilegge
#Psicologia: crudele, risoluto, inquieto, introspettivo, sensibile
#Comportamento: dapprima violento, "aspro, dominante e ostile" (v. valle); poi, a seguito del pentimento, umile e desideroso di espiazione
*Oste
#Tipo/ruolo: aiutante dell'antagonista (simboleggia mentalità cittadina)
#Caratteristiche socio-economiche: oste
#Psicologia: opportunista, prudente, egoista
#Comportamento: teso al proprio interesse e alla propria sicurezza
*[[Bortolo]]
#Tipo/ruolo: aiutante del protagonista (simboleggia valori familiari)
#Caratteristiche socio-economiche: tessitore, cugino di Renzo
#Psicologia: altruista
#Comportamento: disponibile, pragmatico
*[[Cardinale]] [[Federigo Borromeo]]
#Tipo/ruolo: aiutante dei protagonisti, personaggio storico (simboleggia un cristianesimo puro e ispirato)
#Caratteristiche socio-economiche: da facoltosa famiglia lombarda, arcivescovo di Milano
#Psicologia: autentica e profonda spiritualità cristiana
#Comportamento: puro, umile, caritatevole, altruista, disponibile, pacato
*Sarto
#Tipo/ruolo: aiutante della protagonista (simboleggia l'uomo umile, il buon cristiano)
#Caratteristiche socio-economiche: sarto
#Psicologia: altruista
#Comportamento: disponibile, goffo e imbarazzato
*[[Donna Prassede]]
#Tipo/ruolo: aiutante ambigua della protagonista (simboleggia il bigottismo)
#Caratteristiche socio-economiche: nobildonna milanese, moglie di don Ferrante
#Psicologia: benefattrice bigotta, dalla carità e dalla morale malintesa, pregiudizi arroganti e autoritari
#Comportamento: disponibile ma intrigante, autoritario, malizioso
*[[Don Ferrante (I promessi sposi)|Don Ferrante]]
#Tipo/ruolo: aiutante della protagonista (simboleggia l’ottusa cultura erudita e accademica)
#Caratteristiche socio-economiche: uomo di cultura, marito di donna Prassede
#Psicologia: vuota erudizione
#Comportamento: non comanda né ubbidisce, studia tutto il giorno con rabbia e compiacenza della moglie, professore di cavalleria, quotato consigliere su questioni d'onore
*[[Conte Attilio]]
#Tipo/ruolo: aiutante di Don Rodrigo, di cui è il cugino
#Caratteristiche socio-economiche: nobile proveniente da Milano, sembra più importante di Don Rodrigo
#Psicologia: dal carattere molto semplice
#Comportamento: sa trasformare il suo comportamento, scherzoso con Don Rodrigo, serioso e truffaldino con il conte Zio
*[[Tonio (I promessi sposi)|Tonio]]
#Tipo/ruolo: aiutante di Renzo
#Caratteristiche socio-economiche:Compaesano di Renzo, lo aiuterà nel tentativo di matrimonio per sorpresa venendo a far da testimone (ovviamente sotto compenso)
#Psicologia: Furbo e acuto, si dimostra molto affettuoso nei confronti del fratello Gervaso, che definisce "un sempliciotto", mentre in realtà egli è un disabile mentale.
==Fonti manzoniane==
*F. Borromeo, ''De pestilentia quae Mediolani anno 1630 magnam stragem edit''.
*C.G. Cavatio della Somaglia, ''Alleggiamento dello Stato di Milano per le imposte e loro ripartimenti''.
*L. Ghirardelli, ''Il memorando contagio seguito in Bergamo l'anno 1630''.
*P. La Croce, ''Memoria delle cose notabili successe in Milano intorno al mal contagioso l'anno 1630''.
*A. Lampugnano, ''La pestilenza seguita in Milano l'anno 1630''.
*L.A. Muratori, ''Del governo della peste e delle maniere di guardarsene''.
*G. Ripamonti, ''De peste quae fuit anno 1630 libri V desumpti ex annalibus urbis''.
*F. Rivola, ''Vita di Federigo Borromeo Cardinale del titolo di Santa Maria degli Angeli, ed Arcivescovo di Milano''.
*F. Verri, ''Osservazioni sulla tortura''.
==Citazioni==
''I Promessi Sposi'' hanno dato origine a diverse frasi ed espressioni che in Italia sono entrate nell'uso comune. Alcuni esempi: Da "''Questo matrimonio non s'ha da fare''" a "''Perpetua''", che ora identifica per antonomasia le collaboratrici dei parroci; da "''latinorum''" a "''[[Carneade]]''", per definire un illustre sconosciuto, e ancora da "''Azzecca-garbugli''" per definire un avvocato di scarsa etica professionale (o, in generale un arruffone che incanta il prossimo solo a parole), a "''i capponi di Renzo''" per indicare in senso figurato soggetti che invece di allearsi continuano a litigare fra loro anche quando sono prossimi a soccombere.
Sono spesso citati inoltre interi brani del romanzo che vengono tuttora imparati a memoria e recitati, come ''"Addio, monti sorgenti dall'acque..."'' e ''"Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno..."'', tutti riferimenti al paesaggio dei dintorni [[Provincia di Lecco|lecchesi]].
[[Dino Buzzati]], autore del '900, ha scritto, sulla base del capitolo manzoniano sulla malattia di don Rodrigo, il racconto ''La peste motoria'', vivace trasposizione in cui la malattia aggredisce non più gli uomini ma le autovetture, e i monatti sono dipendenti degli sfasciacarrozze.
==Opera lirica==
Versioni operistiche:
*''[[I promessi sposi (Ponchielli)|I promessi sposi]]'' di [[Amilcare Ponchielli]] (1856 - seconda versione 1872)
*''[[I promessi sposi (Petrella)|I promessi sposi]]'' di [[Errico Petrella]] (1869)
==Musical==
*''[[I promessi sposi Musical]]'' di [[Tato Russo]] (in scena dal 2000 al 2003) con [[Michel Altieri]] (Renzo) e [[Barbara Cola]] (Lucia) -Premio Massimini come miglior attore a Michel Altieri.
==Cinema==
Versioni cinematografiche:
*''[[I promessi sposi (film 1909)|I promessi sposi]]'' (1909)
*''[[I promessi sposi (film 1913)|I promessi sposi]]'' (1913)
*''[[I promessi sposi (film 1923)|I promessi sposi]]'' (1923)
*''[[I promessi sposi (film 1941)|I promessi sposi]]'' (1941)
*''[[I promessi sposi (film 1964)|I promessi sposi]]'' (1964)
==Sceneggiati==
Versioni televisive:
*''[[I promessi sposi (sceneggiato televisivo 1967)|I promessi sposi]]'' regia di [[Sandro Bolchi]] (1967) principali interpreti: [[Massimo Girotti]], [[Paola Pitagora]], [[Nino Castelnuovo]], [[Tino Carraro]], [[Luigi Vannucchi]], [[Salvo Randone]].
*''[[I promessi sposi (sceneggiato televisivo 1989)|I promessi sposi]]'' regia di [[Salvatore Nocita]] (1989) principali interpreti : [[Alberto Sordi]], [[Danny Quinn]], [[Burt Lancaster]], [[Franco Nero]], [[Helmut Berger]].
*''[[I promessi sposi (sceneggiato televisivo 1990)|I promessi sposi]]'' regia di [[Massimo Lopez]], [[Anna Marchesini]] e [[Tullio Solenghi]] (1990) ([[parodia]])
*''[[Renzo e Lucia]]'' regia di [[Francesca Archibugi]] (2004) principali interpreti: [[Stefano Scandaletti]], [[Michela Macalli]], [[Paolo Villaggio]], [[Laura Morante]], [[Carlo Cecchi]], [[Stefano Dionisi]], [[Gigio Alberti]], [[Stefania Sandrelli]]
==Voci correlate==
* [[Crisi del XVII secolo]]
* [[Alessandro Manzoni]]
* [[Romanzo storico]]
* [[San Carlo Borromeo]]
* [[Peste di San Carlo]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto|testo|testo_preposizione=de|q|q_preposizione=tratte da|b=I promessi sposi|b_oggetto=un testo di commento|b_preposizione=ai|commons}}
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.liberliber.it/biblioteca/m/manzoni/ Testo in e-book (HTML, TXT, RTF, PDF)] Disponibili anche altre opere di Manzoni
* [http://www.classicistranieri.com/dblog/articolo.asp?articolo=1283 Testo in ''e-book'' (Microsoft LIT)] Edizione 1842
* [http://www.classicistranieri.com/dblog/articolo.asp?articolo=756 Concordanze de ''I Promessi Sposi''] condotte sull'edizione definitiva
* {{en}}[http://crtpesaro.altervista.org/Cultura%20e%20Storia/Letteratura/Sezione%20Manzoniana/The%20Betrothed%20Lovers%20Review%20by%20E.A.%20Poe.php Recensione de ''I Promessi Sposi'' di E.A. Poe], pubblicata nel maggio 1835 in ''The Southern Literary Messenger''
* [http://www.liberliber.it/audioteca/m/manzoni/i_promessi_sposi/mp3/manzoni_i_promes.m3u Audiolibro - Lettura integrale] MP3 Creative Commons - a cura di [http://www.liberliber.it/progetti/libroparlato/ Liber Liber, progetto Libro parlato]. Voce di Silvia Cecchini
* [http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/folder.srv?id=2050# I promessi sposi del trio]. Il capolavoro di Alessandro Manzoni rivisitato da Lopez, Marchesini e Solenghi.
* [http://www.liceoberchet.it/matdidattici/manzoni/index.htm Un percorso multimediale ne ''I Promessi Sposi''] Commento integrale dell'opera.
* [http://www.promessi-sposi.com Risorse su ''I Promessi Sposi'']. Testi integrali, schede dei personaggi e riassunti del romanzo.
* [http://scuola.otforum.it/appunti/italiano/promessisposi/analisi.html Analisi dei singoli capitoli]. Disponibili analisi e commenti di ogni singolo capitolo del libro.
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