Lingua protoindoeuropea e Patrice Evra: differenze tra le pagine

(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Ha protetto Indoeuropeo: Reiterati vandalismi ([edit=sysop] (scade alle 03:04, 30 dic 2009 (UTC)) [move=sysop] (scade alle 03:04, 30 dic 2009 (UTC)))
 
- citazione priva di fonte e non poi così rilevante come citazione iniziale
 
Riga 1:
{{NN|calciatori|aprile 2009}}
{{C|abnorme, gravemente carente di riferimenti e del tutto priva di organicità. Troppe ipotesi di ricostruzione, anche contraddittorie tra loro, accatastate senza ordine; molto materiale da scorporare in altre voci. Struttura e wikficazioni carenti, anche da un punto di vista formale|lingue|dicembre 2009}}
{{Sportivo
{{avvisounicode}}
|disciplina = Calcio
'''Indoeuropeo''' è un termine impiegato in [[linguistica comparativa]] per indicare:
|nome=Patrice Evra
*se usato come sostantivo, la [[protolingua]] [[preistoria|preistorica]] ricostruita, da cui si ritiene abbia avuto origine la maggior parte delle lingue antiche e moderne diffusesi in gran parte dell'[[Europa]], dell'[[Iran]], dell'[[India]] e in alcune regioni dell'[[Anatolia]], dell'[[Asia centrale]], fino ai confini della [[Cina]] occidentale -la nozione di ''indoeuropeo'' deriva appunto dalla fusione dei nomi delle due regioni estreme dell'area considerata, cioè l'Europa e l'India;
|nome completo= Patrice Latyr Evra
*se usato come aggettivo, il gruppo linguistico o famiglia che tutte queste lingue comprende.
|immagine= [[File:P Evra.jpg|250px]]
|sesso = M
|GiornoMeseNascita = 15 maggio
|AnnoNascita = 1981
|luogo nascita=[[Dakar]]
|paese nascita = {{SEN}}
|codicenazione = {{FRA}}
|peso = 72
|altezza = 173
|Squadra={{Calcio Manchester United}}
|ruolo=[[Difensore]]
|Giovanili anni=1997-1998
|Giovanili squadre={{Calcio PSG|G}}
|Squadre=
{{Carriera sportivo
|1998-1999|{{Calcio Marsala|G}}|24 (3)
|1999-2000|{{Calcio Monza|G}}|3 (0)
|2000-2002|{{Calcio Nizza|G}}|40 (1)
|2002-2006|{{Calcio Monaco|G}}|120 (1)
|2006-|{{Calcio Manchester United|G}}|102 (1)
}}
|Anni nazionale= 2004-
|nazionale= {{Naz|CA|FRA}}
|presenzenazionale(goal)= 23 (0)
}}
{{Bio
|Nome = Patrice
|Cognome = Evra
|Sesso = M
|LuogoNascita = Dakar
|GiornoMeseNascita = 15 maggio
|AnnoNascita = 1981
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Attività = calciatore
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità ={{sp}} di origine [[Senegal|senegalese]], [[difensore|terzino sinistro]] del [[Manchester United Football Club|Manchester United]] e della [[Nazionale di calcio della Francia|Nazionale francese]]
}}
 
== Carriera ==
L'insieme di tribù che parlavano questa protolingua viene indicato complessivamente col nome di ''[[Indoeuropei]]''.
Cresciuto come attaccante esterno nel [[Paris Saint-Germain]], ha militato nelle giovanili della squadra francese fino al [[1998]], quando si è trasferito in [[Italia]] in [[Serie C1]] al [[Sport Club Marsala 1912|Marsala]] dove ha ben figurato nonostante la giovane età. Passato l'anno successivo al [[Associazione Calcio Monza Brianza 1912|Monza]] in [[Serie B (calcio)|Serie B]] vi è rimasto una stagione giocando appena tre partite di campionato, l'esperienza italiana ha però lasciato a Patrice un ottimo italiano che sfodera quando viene intervistato dai giornalisti del Bel Paese.
 
Nel [[2000]] è passato al [[OGC Nice|Nizza]] con cui ha disputato 40 gare in due campionati guadagnandosi, dopo essere stato arretrato nel ruolo di terzino, la chiamata al [[AS Monaco|Monaco]]. Con la squadra del principato ha militato per 4 stagioni, dal [[2002]] al [[2006]] arrivando anche alla finale di [[UEFA Champions League 2003-2004|Champions League nel 2004]], conquistando la Coppa di Lega francese.
Con il più raro termine ''Indoeuropa'' si intendono di volta in volta:
* l'area dell'[[Eurasia]] interessata nell'età antica dalla diffusione delle lingue indoeuropee;
* il panorama linguistico complessivo delle lingue indoeuropee per come sono venute differenziandosi l'una dall'altra nello spazio e nel tempo.
 
Passato nel gennaio 2006 al [[Manchester United]], dove ha preso la maglia numero 3 di [[Phil Neville]] e si è presto guadagnato un posto in squadra. Il [[21 maggio]] [[2008]] vince la [[UEFA Champions League 2007-2008|Champions League]] nella sofferta finale di [[Mosca]] vinta ai rigori.
Nella linguistica tedesca viene usato di preferenza il termine ''Indogermanisch'' (e ''indogermanische Sprache''), ''indogermanico'' ("lingua indogermanica"), creato sempre a partire dalla fusione dei nomi delle due regioni (l'India e la [[Germania]]) agli estremi dell'area geografica occupata anticamente dalla [[famiglia linguistica]] indoeuropea.
 
Con la [[nazionale di calcio francese|nazionale francese]] ha giocato 23 partite a partire dal [[2004]], e ha disputato l'Europeo 2008.
Al posto del termine "indoeuropeo" molti studiosi oggi preferiscono servirsi del tecnicismo '''proto-indoeuropeo''' per indicare la proto-lingua ricostruita, definendo invece indoeuropee semplicemente le lingue storicamente attestate, che ne derivano.
 
== Palmarès ==
Altri, tuttavia, indicano con proto-indoeuropeo (calco sul tedesco ''Urindogermanisch'') la fase più arcaica dell'evoluzione della proto-lingua, a cui si arriva per ricostruzione interna, distinguendola dall'indoeuropeo tardo (calco sul tedesco ''Spätindogermanisch''), ricostruito comparando le fonti più arcaiche delle antiche lingue indoeuropee.
=== Club ===
==== Competizioni nazionali ====
* {{Calciopalm|Campionato inglese|3}}
:Manchester United: [[Campionato di calcio inglese 2006-2007|2006-2007]], [[Campionato di calcio inglese 2007-2008|2007-2008]], [[Campionato di calcio inglese 2008-2009|2008-2009]]
* {{Calciopalm|Supercoppa inglese|2}}
:Manchester United: 2007, 2008
* {{Calciopalm|Coppa di Lega inglese|1}}
:Manchester United: 2008-2009
 
==== Competizioni internazionali ====
==Prima evoluzione degli studi comparativistici==
* {{Calciopalm|Champions League|1}}
{{Vedi anche|Indoeuropeistica|Linguistica comparativa}}
:Manchester United: [[UEFA Champions League 2007-2008|2007-2008]]
[[Immagine:Sir_William_Jones.jpg|right|120px|thumb|Willam Jones]]
* {{Calciopalm|Coppa del Mondo per club|1}}
[[Immagine:Friederich_von_Schlegel.jpg|right|120px|thumb|Friederich Schlegel]]
:Manchester United: [[Coppa del Mondo per club FIFA 2008|2008]]
[[Immagine:Franz_Bopp.jpg|thumb|right|120px|Franz Bopp]]
 
===Individuale===
Il primo riscontro di una sistematica somiglianza strutturale fra alcune delle lingue che poi si sarebbero chiamate indoeuropee fu un caso di [[serendipità]] e diede inizio alla [[linguistica comparativa]] come [[scienza]] intesa nel senso moderno.
*[[FIFPro World XI]]: 1
 
:[[2009]]
Fu la conquista dell'[[India]] da parte dell'[[Impero britannico]] a determinare l'incontro di culture destinato ad evidenziare le forti analogie esistenti fra le grammatiche e i lessici delle antiche lingue europee (in particolare le due lingue classiche, il [[lingua greca antica|greco antico]] e il [[lingua latina|latino]]) e delle due più antiche lingue documentate dell'India, il [[Vedico]] e la sua più tarda evoluzione, il [[Sanscrito]]. Nel [[1786]], l'alto magistrato del [[Bengala]], Sir [[William Jones (filologo)|William Jones]] ([[1746]]-[[1794]]), tenne infatti una conferenza in cui avanzava l'ipotesi che il latino, il greco, il [[lingue celtiche|celtico]], il [[lingua gotica|gotico]] e il sanscrito stesso scaturissero «da una fonte comune che forse non esiste nemmeno più»: nacque così la teoria di una lingua madre ancestrale (o [[protolingua]]) alla base di tutte le parlate affini diffuse in India e in Europa. La scoperta imprevista di tali similarità linguistiche permise di intuire per la prima volta che le lingue mutano nel tempo e nello spazio, seguendo regolari leggi di sviluppo fonetico, morfologico e sintattico, leggi che potevano essere ricostruite in base alla documentazione in nostro possesso, a partire dagli stadi più arcaici delle lingue oggetto di studio.
 
Nonostante la sua ingegnosità precorritrice, l'ipotesi di Jones cadde però nell'oblio e l'idea fu riproposta da [[Friedrich Schlegel]] ([[1772]]-[[1829]]), nel suo libro ''Über die Sprache und Weisheit der Indier'' ("Sulla lingua e la saggezza degli Indiani"), nel quale per la prima volta si parla di grammatica comparativa (''vergleichende Grammatik'').
 
Con [[Franz Bopp]] ([[1791]]-[[1867]]) e il suo storico ''Konjugationssystem'' ("Sistema delle coniugazioni"), si giunse infine a una vera e propria formulazione dei principi concreti e sistematici dell'''analisi linguistico-comparativa'', e all'ingresso del programma enunciato da Jones e Schlegel nell'ambito della [[linguistica]] scientifica propriamente detta. Cominciava così la grande stagione dei linguisti di orientamento neogrammatico. Gli studi dei linguisti neogrammatici fornirono basi certe all'assunto dell'esistenza della protolingua. A partire dai dati linguistici, si giunse poi a formulare ipotesi relative alla cultura comune delle antiche tribù di lingua indoeuropea e alla loro patria originaria o [[Urheimat]].
 
==Protolingua e protocultura==
 
Lo studio dell'indoeuropeo come protolingua ha permesso agli studiosi di collocare nel tempo e nello spazio l'ipotetica [[protocultura]] comune alle varie tribù che parlavano dialetti indoeuropei. Allo stadio attuale degli studi la maggior parte degli indoeuropeisti, sulla scorta delle indagini archeologiche di [[Maria Gimbutas]], tende a porre l'''Urheimat'', o sede originaria, degli indoeuropei, nella zona compresa fra i monti [[Urali]] e il [[Mar Nero]], e a indicare nella prima [[età del bronzo]] ([[V millennio a.C.|5000 a.C.]]) il momento della [[preistoria]] dell'[[Eurasia]] in cui si definisce l'identità originaria degli [[Indoeuropei]], la cui civiltà è per lo più identificata con la [[cultura kurgan]], le grandi sepolture a tumulo diffuse fra il basso [[Danubio]] e le pendici del [[Caucaso]]. Secondo questa teoria, tendenzialmente maggioritaria, gli indoeuropei si sarebbero poi diffusi in varie ondate, con migrazioni semi-violente o vere e proprie invasioni, sovrapponendosi alle più antiche società neolitiche grazie a tre innovazioni tecnologiche: le armi di [[bronzo]], la [[ruota]] a raggi e la domesticazione del [[cavallo]].
 
Teorie alternative rintracciano il punto di irradiazione degli indoeuropei in altre zone:
 
* L'archeologo britannico [[Colin Renfrew]] individua l'''Urheimat'' in [[Anatolia]], e fa coincidere l'espansione indoeuropea con la diffusione dell'[[agricoltura]] nel [[neolitico]], a partire dall'[[VIII millennio a.C.|8000 a.C.]]; nonostante l'ingegnosità dell'approccio, agli occhi della comunità scientifica il punto di vista di Renfrew non riesce però a spiegare coerentemente la presenza degli indoeuropei in India;
 
* Il linguista italiano [[Mario Alinei]] ipotizza che gli indoeuropei fossero presenti nelle loro sedi già alla fine del [[paleolitico]] superiore ([[teoria della continuità]]), associandone la diffusione all'arrivo dell' [[Homo sapiens]] in Europa circa 30.000 anni fa; Alinei si spinge a ricondurre al paleolitico fin troppi aspetti dell'attuale situazione geolinguistica europea: agli occhi degli studiosi tale approccio, nonostante alcuni affascinanti spunti teorici, non appare perciò fondato su prove certe e complica inutilmente il quadro linguistico dell'[[Europa]] occidentale, che si spiega molto meglio in virtù di eventi storici assai più recenti e ben documentati;
 
Oltre al tentativo di indentificare la ''Urheimat'', gli archeologi e i linguisti (fra cui spiccano, in [[Italia]], [[Enrico Campanile]], [[Paolo Ramat]] e [[Anna Giacalone Ramat]]) hanno cercato di ricostruire, per quanto possibile, i tratti comuni alla civiltà indoeuropea. Il lessico della protolingua e le somiglianze antropologiche delle varie tribù, permettono di individuare con sufficiente sicurezza alcuni aspetti originari comuni:
 
* la protolingua riflette una cultura della prima età del bronzo (tardo-eneolitica e proto-calcolitica), dato che le uniche sostanze metalliche note ai primi indoeuropei sembrano essere state il rame e la sua lega con lo stagno, entrambe indicate dalla radice alla base della parola latina ''aes'', "bronzo", appunto;
 
* dal punto di vista dell'organizzazione della [[famiglia]], gli indoeuropei sembrano essere caratterizzati da un forte [[patriarcato]] virilocale; marcate convergenze etnologiche e mitografiche fra popolazioni indoeuropee di età storica e l'usanza di seppellire nei ''Kurgan'', con il principe morto, le sue mogli e concubine, induce gli antropologi a pensare che fra gli indoeuropei si praticasse il sacrificio della vedova; un altro segno della condizione di inferiorità sociale subita dalla donna è fornito dal fatto che nella società schiavistica delle tribù indoeuropee la schiavitù sembra essere stata in origine prettamente femminile;
 
* la struttura sociale indoeuropea sembra essere trifunzionale, articolata cioè in sacerdoti, guerrieri e produttori; tale tripartizione di funzioni venne ipotizzata, per gli indoeuropei, da [[George Dumézil]]; essa appare tipica di ogni società che mostri qualche primitiva forma di specializzazione;
 
* alla testa della tribù indoeuropea è in genere un *''regs'', un re con funzioni sacrali, che può essere affiancato da un capo militare o può coincidere con esso; figure di capi-clan sottoposti al *''regs'' sono il *''wikpotis'' (signore del *''woikos'' o clan tribale) e il *''demspotis'' (signore della casa, o ''paterfamilias'');
 
* un ruolo a parte, nella società indoeuropea, aveva il [[poeta]], cantore orale che come artefice della parola appare dotato altresì di poteri magici ed evocativi, sciamanici;
 
* la [[religione]] degli indoeuropei rifletteva la loro società: era infatti dominata da figure di divinità maschili associate ai fenomeni celesti, per quanto non manchino del tutto le dee; una figura divina comune ricostruita con abbastanza sicurezza è *''Dyeus'', il sacerdotale dio Cielo; a *''Dyeus'' si affiancava probabilmente, come moglie, una Madre Terra (*''Dhghōm maH2tēr''), un guerriero dio delle tempeste *''Perkwunos'', e infine un pacifico dio organizzatore delle attività produttive del popolo, *''H2aryomen''; altre figure divine, accanto a queste, sono: il dio delle acque *''Neptonos'', la dea puledra *"H1ekwonaH2" la dea delle acque profonde *''Danu-'', i due gemelli celesti "Figli di *''Dyeus''", la loro sorella e sposa, la "Figlia del Sole", la dea *''H2ausos'' (l'Aurora), il dio della luna *''Menot'' e infine la dea infera *''Kelu-'';
 
* si è tentato di ricostruire alcune pratiche di culto ancestrali, con qualche risultato attendibile: sicuramente il cavallo, animale centrale nell'economia e nella guerra indoeuropea, era al centro di pratiche religiose e sacrifici. Usanze e miti persistenti, comuni a regioni dell'Indoeuropa molto lontane nel tempo e nello spazio, come l'[[Irlanda]] medievale e l'[[Arcadia]], fanno pensare che l'elezione del re sacro culminasse con l'accoppiamento del prescelto con una cavalla rappresentante una dea locale; ruoli importanti, come [[totem]], avevano anche il [[gallo]], l'[[aquila]], il [[toro]];
 
* la convergenza fra la poesia epica dei [[Greci]], dei [[Celti]] e degli [[Indo-arii]] permette di individuare alcuni temi e valori comuni, e in particolare: 1) il motivo della "nobile gloria" e della "gloria immortale", come molla per il compimento di imprese eroiche; 2) la presenza di miti originari come il duello fra il dio delle tempeste *''Perkwunos'' e un mostruoso [[drago]], o il rapimento della bella Figlia del Sole, che viene liberata e riscattata dai suoi due fratelli e sposi, i "Figli di *''Dyeus''"
Studi completi e approfonditi della religiosità e dei miti degli indoeuropei, nonché della loro struttura narrativa sono stati recentemente messi a punto da [[Calvert Watkins]] e [[Martin Litchfield West]].
 
{{vedi anche|indoeuropei}}
 
==La grammatica ricostruita dell'Indoeuropeo==
Con il confronto tra le [[lingua (idioma)|lingue]] di attestazione più antica e, in mancanza di queste, tra le lingue moderne, si giunge a ricostruire l'ipotetica lingua da cui esse sarebbero derivate. Di questa lingua si ricostruisce ovviamente tutta la [[grammatica]], comprendente un sistema [[fonologia|fonologico]], [[morfologia|morfologico]], [[sintassi|sintattico]], [[lessico|lessicale]], ecc.
 
===Fonologia===
 
Tenendo conto dell'attuale dibattito scientifico fra i linguisti, si ricostruisce oggi per l'indoeuropeo una sistema fonologico così articolato (i punti di domanda indicano i fonemi la cui esistenza è maggiormente controversa):
 
* vocali brevi: ''*a *e *o<sup> (?)</sup> *i *u''
 
* vocali lunghe: ''*ā<sup> (?)</sup> *ē<sup> (?)</sup> *ō<sup> (?)</sup> *ī<sup> (?)</sup> *ū<sup> (?)</sup>''
 
* dittonghi: ''*au *eu *ou *ai *ei *oi''
 
* semivocali: ''*y'' ''*w''
 
* nasali e liquide: ''*m *n *l *r'' (queste ultime possono assumere valore sillabico, assumendo l'articolazione di [[sonante]])
 
* consonanti fricative dentali: ''*s'' (con l'[[allofono]] sonoro *[z])
 
* consonanti fricative [[laringale|laringali]]: ''*H1<sup> (?)</sup>'' (fricativa laringale sorda *[h]/) ''*H2<sup> (?)</sup>'' (fricativa velare sorda *[x]) ''*H3<sup> (?)</sup>'' (fricativa labiovelare con articolazione sonora)
 
* consonanti occlusive bilabiali: ''*p *b<sup> (?)</sup> *bh''
 
* consonanti occlusive alveolari: ''*t *d *dh''
 
* consonanti occlusive velari: ''*k *g *gh''
 
* consonanti occlusive palatali: ''*k´<sup> (?)</sup> *g´<sup> (?)</sup> *g´h<sup> (?)</sup>''
 
* consonanti occlusive labio-velari: ''*k<sup>w</sup> *g<sup>w</sup> *g<sup>w</sup>h''.
 
Il sistema fonologico ricostruito appare però squilibrato per varie ragioni.
 
Si notano infatti, fra gli altri problemi:
 
* la relativa rarità di ''*a'' originaria;
 
* lo statuto poco chiaro delle vocali lunghe, che alcuni indoeuropeisti riducono universalmente a risultanti di incontri di vocale + laringale o a fenomeni di contrazione e allungamento di compenso;
 
* la rarità di ''*b''
 
* la difficoltà tipologica di un sistema di occlusive in cui sono presenti triplette di consonanti costituite da sorda ("[[tenue]]"), sonora ("[[media (linguistica)|media]]"), sonora aspirata ("[[media aspirata]]"), essendo molto scarse le attestazioni pan-indoeuropee delle sorde aspirate ("[[tenue aspirata|tenui aspirate]]")''*ph *th *kh *k´h *kwh'' (la cui presenza è peraltro ancora oggi sostenuta da [[Oswald Szémerenyi]]). Infatti, nelle lingue naturali conosciute là dove esiste una sola serie di occlusive aspirate, queste sono sorde; aspirate sonore si trovano solo in lingue che possiedono anche aspirate sorde.
 
La questione della rarità di ''*a'' ha indotto il linguista spagnolo [[José Villar]], sulla scorta delle proposte teoriche di [[Francisco Rodríguez Adrados]] a postulare per l'indoeuropeo più arcaico un sistema a quattro vocali (''*a *e *i *u''), con un'articolazione arrotondata della ''*a'' e un'articolazione medio-bassa della ''*e''; nonostante l'eleganza formale e tipologica di tale soluzione, resta tuttavia assodato che un sistema a cinque vocali, con ''*a *e *o'' distinte, doveva essere già ampiamente affermato nel tardo indoeuropeo comune, visto che l'opposizione fra *e ed *o risulta sistematicamente funzionale in ambito morfologico. Lo stesso dicasi per la questione delle vocali lunghe, che in tutte le lingue indoeuropee sembrano funzionali ad operare distinzioni morfologiche fondamentali. Appare dunque probabile che l'indoeuropeo comune avesse effettivamente, sin da epoche abbastanza remote, un sistema a cinque vocali brevi e cinque vocali lunghe; tuttavia, nel corso della sua evoluzione interna, la distribuzione originaria dei suoni vocalici è stata alterata da fenomeni fonetici dalle dinamiche non sempre chiare.
 
Più spinosi interrogativi sorgono dall'anomalia tipologica del sistema di occlusive. Una risposta possibile è fornita dalle proposte del linguista americano [[Paul J. Hopper]] e dai linguisti sovietici [[Thomas V. Gamkrelidze]] e [[Vjacheslav V. Ivanov]], secondo cui le consonanti indoeuropee che tradizionalmente si ricostruiscono come sonore avevano in origine una articolazione glottidale (rara per le consonanti labiali, il che spiegherebbe fra l'altro la rarità di ''*b''), mentre le consonanti sonore aspirate andrebbero concepite come semplici sonore; l'articolazione aspirata delle sorde e delle sonore sarebbe stata allofonica. Questo è il nucleo della [[teoria glottidale]], che sta riscuotendo un certo successo fra gli studiosi, non senza però suscitare forti resistenze.
 
Agli occhi di una parte cospicua dei linguisti la teoria glottidale, pur nella sua semplicità ed eleganza, sembra infatti causare più problemi di quanti non ne risolva. Una soluzione più economica, altrettanto elegante e plausibile, viene appoggiata fra gli altri, in Italia, dal già ricordato E. Campanile, e prevede che l'indoeuropeo avesse effettivamente triplette di consonanti occlusive quali quelle che emergono dalla ricostruzione tradizionale; una simile situazione, per quanto rara, è comunque attestata: se ne ha un esempio nel [[kelabit]], una lingua austronesiana del [[Borneo]]. Tuttavia, come nel kelabit, le consonanti sonore aspirate come ''bh'' venivano concretamente realizzate come occlusive sonore con soluzione sorda aspirata (in pratica, come una consonante sonora seguita da fricativa laringale sorda).
 
Nella presente voce si è deciso di seguire la ricostruzione tradizionale, che al momento sembra rendere conto della maggior parte dei fenomeni.
 
{{vedi anche|Fonologia dell'Indoeuropeo}}
 
===[[Prosodia]] e [[accento (linguistica)|accento]] dell'indoeuropeo===
 
Il panorama delle forme di accento delle antiche lingue indoeuropee è assai vario.
 
Alcune sottofamiglie indoeuropee, come le [[lingue celtiche]], le [[lingue italiche]] (tranne il latino a partire dal V-IV secolo a.C.), le [[lingue germaniche]], mostrano un ''accento fisso demarcativo'', dinamico o espiratorio (percepito cioè dai parlanti come uno sforzo espiratorio più pronunciato nell'articolare la sillaba accentata).
 
Altre lingue, come il latino classico o il sanscrito, mostrano un accento di carattere prevalentemente musicale (percepito cioè come elevazione di tono della voce in corrispondenza della sillaba accentata.
 
Il vedico (fase arcaica del sanscrito), il greco antico e il [[lituano]] mostrano un accento di [[mora]] a tre toni (un tono ascendente, o acuto -in ved. ''udhatta''-, un tono discendente o circonflesso -in ved. ''anudattha''-, un tono grave).
 
Una larga maggioranza di linguisti tende ad ammettere che l'accento indoeuropeo fosse prevalentemente musicale, piuttosto che espiratorio; la convergenza fra tre lingue come il greco, il vedico e il lituano, poste ai lati estremi dell'Indoeuropa, induce alcuni studiosi a pensare che il tardo indoeuropeo comune fosse esso stesso caratterizzato da un sistema tritonale, rispetto a cui gli accenti musicali del latino e del sanscrito, così come gli accenti espiratori del celtico e del germanico, si pongono come innovazioni.
 
{{vedi anche|Prosodia dell'Indoeuropeo}}
 
===Morfo-fonologia===
 
Alcuni fenomeni fonetici di interesse morfologico (morfo-fonologici) accomunano tutte le lingue indoeuropee:
 
* Le radici delle lingue indoeuropee sono generalmente monosillabiche;
 
* i morfemi sono costituiti in base a una legge di sonorità crescente, per cui la sonorità dei fonemi che li compongono cresce man mano che si avvicina al nucleo sillabico; per un meccanismo di eufonia, i fonemi consonantici occlusivi si radunano intorno al nucleo vocalico della radice a partire dal punto di articolazione più esterno (ad es. la consonante occlusiva labiale precede la dentale e non viceversa: è perciò possibile ''*pter'' ma non ''*tper''); per la stessa ragione è raro incontrare radici in cui una occlusiva dentale precede una velare (uno dei pochi esempi è ''*dhghom-'', terra);
 
* l'indoeuropeo evita la costituzione di radici che si aprono e si chiudono con consonanti occlusive sonore (è possibile ''*teg'' ma non ''*deg'');
 
* presenza di non meglio definiti "determinativi radicali": alcune radici mostrano doppia forma, con una ''*s-'' iniziale oscillante (la rad. ''teg-'' "coprire", è attestata anche come ''*s-teg-'');
 
* le radici indoeuropee mutano vocale in base alla loro funzione morfologica ([[apofonia]]): così, a seconda del tempo verbale che va a formare, la rad. ''*-leikw-'', "lasciare", presenta un grado pieno ''*-loikw-'' e un grado zero ''*-likw-'';
 
* diffusi sono i fenomeni di [[assimilazione consonantica]], in base ai quali due consonanti contigue tendono ad assumere un punto di articolazione simile o identico;
 
* azione della [[legge di Sievers-Edgerton]], scoperta nel [[gotico]] dal germanista [[Eduard Sievers]] e nelle lingue indo-arie dal sanscritista [[Franklin Edgerton]]: una semivocale ''*y'' o ''*w'' tende a geminarsi in ''*iy'' o ''*uw'' dopo sillaba lunga: così abbiamo ''*pot'''-y'''om'' da ''*poti-'', ma ''*H1egn'''iy'''om'' da ''*H1egni-''.
 
 
{{vedi anche|Morfo-fonologia dell'Indoeuropeo}}
 
===Morfologia===
 
Dal punto di vista tipologico, l'indoeuropeo tardo ricostruito è una [[lingua flessiva]] o fusiva, con un alto grado di [[sinteticità]] (come il vedico, il greco, il latino, il [[Lingua tedesca|tedesco]], il [[Lingua russa|russo]]). Ciò vuol dire che nella protolingua più funzioni morfologiche si addensano nello stesso morfema. Indizi derivanti dalla ''ricostruzione interna'' inducono tuttavia i linguisti a ipotizzare che in una fase molto remota della sua storia, l'indoeuropeo avesse una struttura di [[lingua agglutinante]] (con ogni morfema usato a indicare una e una sola funzione morfologica, come accade oggi in [[turco]] o in [[finlandese]]) o di [[lingua polisintetica]] (con fusione di più elementi morfosintattici eterogenei all'interno della stessa parola, come accade nelle lingue degli [[Eschimesi]]).
 
La comparazione sistematica delle morfologie delle antiche lingue indoeuropee permette ai linguisti di ricostituire in maniera abbastanza attendibile l'''identikit'' della flessione del [[nome]], dell'[[aggettivo]], del [[pronome]] e del [[verbo]] indoeuropei.
 
====Parti variabili e invariabili del discorso====
 
Le [[parti del discorso]] ricostruibili per l'indoeuropeo non coincidono in tutto e per tutto con la situazione delle lingue figlie:
 
* per quanto attiene alle parti variabili del discorso, si distinguono nella protolingua una morfologia del [[nome]], dell'[[aggettivo]], del [[pronome]], del [[verbo]], ma manca completamente ogni traccia di [[articolo]]: frutto di innovazioni più tarde sono infatti gli articoli del greco, di alcune lingue slave antiche, delle [[lingue germaniche]] moderne e delle [[lingue neolatine]];
 
* quanto alle parti invariabili, l'indoeuropeo non ha una vera e propria [[preposizione]] ma piuttosto si affida all'uso dei casi del nome, e all'impiego della [[posposizione]] (posposizioni ricostruite sono ad es. '''*em''' e '''bhi''', "a, in direzione di", nonché '''*ed''', "da"); le particelle che nelle lingue figlie appaiono usate come preposizioni proprie, in indoeuropeo rivestono il ruolo di avverbi di luogo e di tempo, o di posposizioni improprie (è il caso di '''*per-i''' "per, intorno", o '''*eks''', ", fuori da, da"); quanto agli avverbi di modo e alle congiunzioni, la situazione della protolingua non è sempre ricostruibile in modo univoco, dato che l'indoeuropeo sembra essere ricorso diffusamente all'uso avverbiale dei casi [[accusativo]], [[ablativo]], [[locativo]], [[strumentale]] di nomi, aggettivi e pronomi.
 
====Morfologia nominale====
 
La morfologia del nome e dell'aggettivo, nelle lingue indoeuropee, mostra una flessione sistematica secondo la nozione del [[Caso (linguistica)|caso]] grammaticale e del [[numero]], e una flessione semi-sistematica secondo il [[Genere (grammatica)|genere]]. Al di là di questo tratto comune, le antiche lingue indoeuropee mostrano un ampio ventaglio di varianti: dai dieci casi del [[Tocario]], ai cinque casi del greco. I dati linguistici sembrano comprovare che lingue con un minor numero di casi ne avevano di più in fasi precedenti della loro evoluzione (ad es. il [[dialetto miceneo]], variante di greco della tarda età del bronzo, di casi ne ha sei). D'altro canto i dieci casi del Tocario, e i nove dell'antico [[Ittita]] sembrano essere il risultato di influssi di vicine lingue non indoeuropee (pressioni di [[adstrato]]). Si ritiene per lo più che la situazione originaria si sia conservata nelle lingue indo-arie, e si suppone che come queste ultime, la protolingua avesse otto casi:
* il [[nominativo]]: caso del [[soggetto]] grammaticale;
* il [[vocativo]]: caso del complemento di vocazione;
* l'[[accusativo]]: caso dell'oggetto e del moto a luogo ([[allativo]])
* il [[genitivo]]: caso del complemento di specificazione
* l'[[ablativo]]: caso dei complementi di moto da luogo, origine, provenienza, separazione
* il [[dativo]]: caso dei complementi di termine e vantaggio
* lo [[strumentale]]-sociativo: caso dei complementi di mezzo, strumento, causa efficiente, compagnia, unione;
* il [[locativo]]: caso indicante lo stato in luogo.
 
L'indoeuropeo conosceva tre generi: il [[maschile]] e il [[femminile]] e il [[neutro]] (quest'ultimo indicante la categoria dell'inanimato); si ricostruiscono, anche se oggi più problematicamente che in passato, tre numeri: il [[singolare]], il [[plurale]] e il [[duale]] (quest'ultimo per indicare le coppie di enti animati e inanimati). Non è implausibile che nell'indoeuropeo i casi fossero ben distinti solo al singolare, o in altre parole, che essi mancassero del tutto di determinazione quanto al numero.
 
La declinazione nominale e aggettivale conosceva, nelle lingue indoeuropee, due varianti:
 
* una flessione ''tematica'', caratterizzata dal fatto che le desinenze dei casi si impiantano su una originaria ''vocale tematica'' ''*-e-'', che nella flessione appare come ''*-o-'' nei maschili e nei neutri e come ''-a-'' nei femminili, per le pressioni del contesto fonetico;
 
* una flessione ''atematica'', propria dei temi in consonante, in ''*-i-'' (salvo alcuni femminili in ''*-iH2''), in ''*-u-'' e in dittongo.
 
Qui di séguito forniremo in tabella le sole desinenze generali:
 
{| {{prettytable}}
!
! ''Singolare''
|-
!''Nominativo''
|
 
* '''*-s''' (maschili tematici e atematici; femminili atematici)
 
*'''*-H2''' (femminili tematici in '''*-aH2''' e '''*-iH2''');
 
* neutri atematici: nessuna desinenza;
 
* neutri tematici '''*-m'''
|-
!''Vocativo''
| nessuna desinenza (il vocativo ha il [[tema (linguistica)|tema]] o la [[radice]] puri)
|-
!''Accusativo''
| '''*-m''' (che si sonantizza dopo [[consonante]])
|-
!''Genitivo''
|
 
* forme atematiche: '''*-es, *-os, *-s'''; *
 
* forme tematiche '''*-osyo, *-esyo'''
|-
!''Ablativo''
|
 
* forme atematiche '''*-es, *-os, *-s''';
 
* forme tematiche '''-*&#333;d''' nei temi in ''*-o-''
|-
!''Dativo''
| '''*-ei''' (nei nomi di declinazione tematica si contrae con la [[vocale]] [[tema (linguistica)|tematica]])
|-
!''Strumentale''
| '''*-e''' (nei temi di declinazione tematica si contrae con la vocale tematica)
|-
!''Locativo''
| '''*-i'''
|}
 
Per lo ''strumentale singolare'' sono attestati altri [[allomorfo|allomorfi]], verosimilmente [[varianti diacoriche]]: in particolare, ''-*bhi'' (cfr. greco omerico ''îphi'' "con forza", derivante da un [[Dialetto miceneo|miceneo]] ''wî-phi''), e ''*-mi'' (in genere le desinenze di strumentale, dativo e ablativo con elemento ''*-m-'' prendono il sopravvento su quelle con elemento ''*-bh-'' nelle aree [[baltico|baltica]], [[lingue slave|slava]] e [[lingue germaniche|germanica]]).
 
{| {{prettytable}}
!
! ''Duale''
|-
!''Nominativo''
| '''*-e''' (maschile e femminile), '''*-i''' per il neutro
|-
!''Vocativo''
| '''*-e''' (maschile e femminile), '''*-i''' per il neutro
|-
!''Accusativo''
| '''*-e''' (maschile e femminile), '''*-i''' per il neutro
|-
!''Genitivo''
| '''*-ous(?)'''
|-
!''Ablativo''
| '''*-bhyoH3''' (variante diacorica: '''-*moH3''')
|-
!''Dativo''
| '''*-bhyoH3;''' (variante diacorica: '''-*moH3''')
|-
!''Strumentale''
| '''*-bhyoH3''' (variante diacorica: '''-*moH3''')
|-
!''Locativo''
| '''*-ou'''
|}
 
{| {{prettytable}}
!
! ''Plurale''
|-
!''Nominativo''
|
 
* '''*-es''' (maschile e femminile);
 
* '''*-H2''' (nel neutro: nei neutri tematici dà invece luogo ad '''-eH2'''> '''aH2''')
|-
!''Vocativo''
|
 
* '''*-es''' (maschile e femminile);
 
* '''*-H2''' (nel neutro: nei neutri tematici dà invece luogo ad '''-eH2'''> '''aH2''')
|-
!''Accusativo''
|maschile e femminile '''*-ns''' (con sonantizzazione dopo consonante finale di radice); '''*-H2''' (nel neutro: nei neutri tematici dà invece luogo ad '''-eH2'''> '''aH2''')
|-
!''Genitivo''
| '''*-om, *&#333;m'''
|-
!''Ablativo''
| '''*-bh(y)os ''' (variante diacorica '''*-mos''')
|-
!''Dativo''
| '''*-bh(y)os ''' (variante diacorica '''*-mos''')
|-
!''Strumentale''
| '''*-bhis''' (variante diacorica '''*-mis'''), *-oHis nei temi in ''*-o-''
|-
!''Locativo''
| '''*-su''', '''*-oisu''', nei temi in ''*-o-''
|}
 
 
 
{{vedi anche|Morfologia nominale dell'Indoeuropeo}}
 
====Flessione dell'aggettivo====
 
La presenza di un [[aggettivo]] sistematicamente identificato come parte del discorso vòlta a contrassegnare sul piano sintattico l'[[attributo]] e determinate forme del [[complemento predicativo]] sembra essere un tratto peculiare della morfo-sintassi della famiglia linguistica indoeuropea. In diverse lingue dell'area mediterranea non indoeuropea (come ad esempio, nelle [[lingue semitiche]]), gli aggettivi sono spesso assenti, in quanto sostituiti da formazioni verbali o da costruzioni con sostantivi.
 
Gli aggettivi indoeuropei si conformavano in tutto e per tutto alla flessione del nome: si declinavano infatti per genere, numero e caso, come del resto accade nelle lingue classiche, in vedico, in tedesco e nelle [[lingue slave]] (che però hanno diffusamente innovato). Come per i nomi, così per gli aggettivi si distingueva una flessione tematica e una atematica.
 
L'aggettivo indoeuropeo formava i gradi di comparazione tramite inserzione di suffissi appositi nella radice:
 
* il [[comparativo]] di maggioranza veniva formato con il [[suffisso]] '''*-ison-''' o '''*-iyon-''' (alla base del comparativo latino -ior, della forma greca atematica -ίων, nonché dei comparativi germanici);
 
* il [[superlativo]] assoluto e relativo si formava con i suffissi elativi '''*-to-''', '''*-is-to-''', '''-mo-''', '''t-mo''';
 
* esisteva inoltre un suffisso '''*-tero-''', che indicava la distinzione fra due gruppi (ad esempo ''*dhelu-tero-'': "femminile, non maschile'').
 
Qui di séguito alcuni esempi di aggettivi:
 
'''aggettivi tematici''':
 
 
*''*kaikos, *kaikaH2, *kaikom'' "cieco, oscuro" (cfr. [[lingua latina|latino]] ''caecus'', e il [[lingua greca|greco]] καικία "vento del nord dalle nuvole nere")
*''*akros *akraH2 *akrom'' "acre"
*''*newos *newaH2 *newom'' "nuovo, giovane" (cfr. il greco νέος)
*''*rudhros *rudhraH2 *rudhrom'' "rosso, rubizzo" (latino ''ruber'')
*''*koilos *koilaH2 *koilom'' "cavo, vuoto" (cfr. il greco κοιλὸς, e il latino ''coelum'', ''coelus'' "cielo" - il grande vuoto)
*''*elngwhros, *elngwhraH, *elngwhrom'' "leggero" (cfr. il greco ἐλαφρὸς)
 
 
'''aggettivi atematici''':
 
 
*''*swaH2dus (>*sweH2dy-) *swaH2dwiH2 *swaH2du'' "soave, dolce" ([[lingua latina|latino]] ''suavis'')
*''*brgwhus *brgwhwiH2 *brgwhu'' "breve"
*''*lgwhus *lgwhwH2 *lgwhu'' "lieve"
*''*tnus tnwiH2 tnu'' "tenue, lungo"
*''*mldus *mldwiH2 *mldu'' "molle, morbido"
*''*oH3kus (*>eH3ku-) oH3kwiH2 *oH3ku'' "veloce" (latino ''ocior ocius'', [[lingua greca|greco]] ὠκὺς)
 
Sono aggettivi atematici con tema in ''-nt'' i [[participio|participi]] [[attivo|attivi]], di cui si registra il [[paradigma]] sotto la [[flessione (linguistica)|flessione]] [[verbo|verbale]].
 
 
{{vedi anche|Morfologia dell'aggettivo indoeuropeo}}
 
=====[[Aggettivo numerale|Aggettivi numerali]]=====
 
Una struttura a sé mostrano gli aggettivi numerali, che costituiscono uno degli aspetti più solidi della grammatica ricostruita dell'indoeuropeo.
 
Qui di séguito una ricostruzione dei numerali cardinali da uno a cento in indoeuropeo, in base alle ricostruzioni presenti nell'''Introduzione alla linguistica comparativa'' di O. Szémerenyii, modificate parzialmente in base a un approccio laringalistico:
 
'''*sems, *smiH2, *sem 1; *ojos *ojaH2 *ojom, *oinos *oinaH2 *oinom, *oikos *oikaH2 *oikom''' (varianti per "unico, solo");
 
'''*d(u)wō 2; *(am)bhoH3''' "entrambi";
 
'''*trej-es; *trisres *trih2''' 3;
 
'''*kwettwor-es *kwettusres *kwettwor''' 4;
 
'''*pénkwe''' 5;
 
'''*(s)weks''' 6;
 
'''*septm''' 7;
 
'''*H3oktoH3''' 8;
 
'''*(H1)newn''' 9;
 
'''*dékm(t)''' 10;
 
'''*(d)wihkomt''' 20;
 
'''*trihkomt''' 30;
 
'''*kwettwrkomt''' 40;
 
'''*penkwekomt''' 50;
 
'''*(s)wekskomt''' 60;
 
'''*septmkomt''' 70;
 
'''*H3okteH3komt''' 80;
 
'''*H2newnkomt''' 90;
 
 
'''*kmtòm''' 100.
 
 
Per le centinaia è possibile che l'indoeuropeo, come il vedico, ricorresse a tre dinamiche di formazione:
 
 
'''1.''' la creazione di un sostantivo neutro a partire da '''*kmtòm''' (dinamica presente anche in gotico): esempio '''*triH2 *kmtaH2 *gwowòm''' "tre centinaia di vacche" seguito, come si può vedere, da un genitivo partitivo;
 
'''2.''' la creazione di un aggettivo composto: esempio '''*trkmtōs *trkmtaH2s *trkmtaH2''' (come in vedico, greco e latino e nella maggior parte delle lingue indoeuropee);
 
'''3.''' la creazione di un composto usato come collettivo e seguito dal genitivo partitivo, esempio '''*trkmtom gwowòm''' (come in vedico e in latino arcaico).
 
Non esiste una formazione univocamente ricostruibile per il numerale 1000. Tuttavia la maggior parte degli studiosi ritiene plausibile che:
 
1. il sanscrito ''sahasram'', l'avestico ''hazahra-'', il greco antico χείλιοι, il latino mille da ''*mi-hi-li'' (dove ''mi'' < '''*smi-H2''', femminile di '''*sem-'''), risalgano a locuzioni come '''*sem (*sm-) *gheslo-m''' o '''*smiH2 *ghesliH2''';
 
2. il germanico, il baltico e lo slavo abbiano innovato, creando una nuova forma a partire dal participiale '''*tūsntiH2''' "abbondante".
 
 
Gli aggettivi numerali ordinali venivano formati per lo più con l'inserzione dei suffissi *''-o-, *-to-, *-mo-''
 
{{vedi anche|Morfologia dell'aggettivo indoeuropeo}}
 
====Morfologia pronominale====
 
Il pronome indoeuropeo seguiva anch'esso una flessione per genere numero e caso. Per l'indoeuropeo i linguisti ricostruiscono con certezza i pronomi di prima e seconda persona singolare (*'''H1egH-om''', *'''em-''', *'''m-''',"io" e *'''tou''' "tu"), nonché il pronome riflessivo *'''sw-''', riconducibile a una radice dal significato originario di "famiglia, genere".
 
Accanto a questi due pronomi, sono oggetto di ricostruzione abbastanza univoca i temi pronominali dimostrativi '''*so- *to-''' (con significato cataforico) e '''*i-''' ('''*ei-''') (con significato anaforico). Questi temi pronominali costituiscono rispettivamente la declinazione dei dimostrativi '''so saH2 tod''' e '''is iH2 id'''. Dai questi temi pronominali si sono ricavati, nelle lingue figlie, pronomi indefiniti e relativi.
 
Sufficiente attendibilità fornisce anche la ricostruzione del pronome interrogativo-indefinito *'''kwis kwid''' ("qualcuno, qualcosa, chi?, che cosa?").
 
Erano attestati largamente nella protolingua anche i pronomi e aggettivi indefiniti '''*alyos''' ("altro", fra molti) e '''*e-tero-''', '''al-tero-''' ("altro", fra due).
 
Non esisteva in indoeuropeo un vero e proprio [[pronome relativo]], a cui probabilmente sopperiva un uso correlativo dell'anaforico '''*is''' e dell'indefinito '''k<sup>w</sup>is''', situazione che è alla base dei differenti sviluppi del ramo celtico-italico (che privilegiò '''*k<sup>w</sup>is''') da un lato, e del ramo greco-indo-iranico (che privilegiò il tema pronominale *'''i-''') dall'altro.
 
{{vedi anche|Morfologia pronominale dell'Indoeuropeo}}
 
====Morfologia verbale====
 
Il verbo indoeuropeo si coniugava in base alle categorie di [[persona]] e numero, ed era ovviamente articolato in modi e tempi; a differenza del verbo delle [[lingue semitiche]], non era sessuato (cioè determinato per generi), se non nelle forme aggettivali ([[participio]], [[aggettivo verbale]]). Aveva inoltre una coniugazione sintetica (con desinenze proprie) per la [[diatesi]] del [[medio]]-[[passivo]]. Queste caratteristiche strutturali distintive sono ampiamente attestate nelle antiche lingue indoeuropee sin dal loro stadio più arcaico, e devono pertanto ritenersi proprie della stessa protolingua ricostruita.
 
In concreto, la morfologia verbale dell'indoeuropeo, quale viene ricostruita dai linguisti, presenta le seguenti caratteristiche generali:
 
* la presenza di due coniugazioni: una atematica (più primitiva) e una tematica;
 
* la presenza di tre numeri (singolare, duale e plurale);
 
* la presenza di due forme, l'attivo e il medio (quest'ultimo con funzioni che ricoprono, approssimativamente, quelle del verbo di forma passiva e riflessiva delle lingue moderne);
 
* quattro modi verbali, l'[[indicativo]], il [[congiuntivo]], l'[[ottativo]], l'[[imperativo]], più un'ampia schiera di formazioni nominali de-erbali fra cui spiccano il [[participio]] e un [[infinito]] di ricostruzione dubbia; i modi sono caratterizzati da suffissi specifici: 1) nella coniugazione atematica, l'indicativo e l'imperativo non hanno alcuna caratteristica morfologica, l'ottativo ha il tipico suffisso '''-*(i)yeH1-''', '''*-iH2-''', il congiuntivo assume come suffisso una vocale tematica breve con alternanza fra '''-*e-''' ed '''*-o-''' (quest'ultima davanti a desinenze che iniziano per consonanti nasali o labiali); nella coniugazione tematica, l'indicativo e l'imperativo hanno come caratteristica una vocale tematica breve, con alternanza fra '''-*e-''' ed '''*-o-''' (quest'ultima davanti a desinenze che iniziano per consonanti nasali o labiali), l'ottativo assume il tipico suffisso '''*-o-y- * -o-i-''', il congiuntivo ha una vocale tematica lunga;
 
* una distinzione sistematica fra temi temporali, ricavati spesso dalla radice verbale tramite l'[[apofonia]]; i temi temporali identificano la qualità dell'azione, l'[[aspetto]], ancor prima che la sua collocazione nel [[tempo]]; per l'indoeuropeo si ricostruiscono quattro tempi: il [[presente]], l'[[imperfetto]], l'[[aoristo]] (forma di [[preterito]] affine al [[passato remoto]] delle [[lingue neolatine]]), il [[perfetto]] (indicante uno stato compiuto nel presente, conseguenza di un'azione passata); dubbia, o comunque non chiaramente ricostruibile, è l'esistenza di un [[piuccheperfetto]] (indicante uno stato compiuto nel passato, come conseguenza di un'azione passata precedente); è assente una forma univoca di [[futuro]], essendo spesso usati come futuri il presente indicativo, il presente congiuntivo e l'aoristo congiuntivo, o forme di presente con significato [[desiderativo]];
 
*collegate alla formazione dei tempi sono cinque caratteristiche peculiari del verbo indoeuropeo: 1) la distinzione, sia nell'attivo, sia nel medio, fra [[desinenze primarie]] (tipiche del presente indicativo e spesso contrassegnate da una caratteristica '''*-i''') e [[desinenze secondarie]] (tipiche degli altri tempi e dei modi diversi dall'indicativo) -una situazione a sé è propria degli imperativi, che hanno desinenze a sé con affissi in '''-*u e -*ōd'''; 2) la presenza di un ampio ventaglio di suffissi per le formazioni di presente atematico e tematico; 3) l'attestazione di desinenze distinte per il perfetto; 4) l'attestazione oscillante dell'aumento, un prefisso '''*e-''' tipico dell'indicativo dei tempi passati (imperfetto, aoristo); la presenza, nel perfetto (e in certe forme di aoristo), del raddoppiamento (consistente nella reduplicazione della consonante iniziale del verbo seguita da una '''*-e-'''. La presenza o l'assenza dell'aumento nei tempi passati è probabilmente regolata dalla legge del ''[[Koniugationsreduktionssystem]]'' (sistema di riduzione della coniugazione), identificata per il vedico dal linguista polacco [[Jerzy Kuriłowicz]]: tale legge prescrive che alcuni affissi verbali (come l'aumento o la caratteristica '''*-i''' delle desinenze primarie) siano omessi, nel [[periodo]], a partire dalla seconda [[proposizione]] di una catena di frasi coordinate.
 
Qui di séguito, in tabella, lo schema delle desinenze generali del verbo indoeuropeo tematico e atematico:
 
* coniugazione atematica attiva:
 
{| {{prettytable}}
!
! ''Desinenze primarie'' || ''Desinenze secondarie'' || ''Imperativo''
|-
!''I pers. sing.''
| *-mi || *-m || (manca)
|-
!''II pers. sing.''
| *-si || *-s || *-dhi, *-tōd
|-
!''III pers. sing.''
| *-ti || *-t || *-tu, *-tōd
|-
!''I pers. du.''
| *-wes || *-we || (manca)
|-
!''II pers. du.''
| *-tH1es || *-tom || *-tom
|-
!''III pers. du.''
| *-tes || *-taH2m || *-taH2m
|-
!''I pers. plur.''
| *-mes || *-me || (manca)
|-
!''II pers. plur.''
| *-te || *-te || *-te, *-tōd
|-
!''III pers. plur.''
| *-nti || *-nt || *-ntu, *-ntōd
|}
 
{{vedi anche|Morfologia verbale dell'Indoeuropeo}}
 
===Sintassi===
 
L'indoeuropeo, come le più antiche lingue flessive che ne derivano, sembra essere stato una lingua con ordine sintattivo OV (tendenza dell'oggetto a precedere il verbo transitivo nella [[frase]] non marcata)
 
{{vedi anche|Sintassi dell'Indoeuropeo}}
 
==Prime diramazioni della famiglia indoeuropea==
 
==Aspetti della ricostruzione non strettamente grammaticali==
===Ipotesi sulla metrica della poesia indoeuropea===
Le forme [[metrica|metriche]] della [[poesia]] (in particolare della [[poema epico|poesia epica]], ma non solo) presso le diverse popolazioni indoeuropee sono naturalmente le più varie, come c'è da aspettarsi. Sembrerebbe dunque impossibile, a prima vista, giungere a ricostruire quale forma abbia mai effettivamente avuto un'ipotetica poesia epica e [[teogonia|teogonica]] indoeuropea. Alcune teorie in merito sono state tuttavia proposte dagli studiosi, e non sembrano affatto prive di elementi persuasivi a loro favore.
 
Le basi di partenza di tali ipotesi sono, ancora una volta, il [[lingua greca|greco]] e il [[lingua vedica|vedico]] (che, ricordiamo, è la forma più arcaica del [[lingua sanscrita|sanscrito]]). Il greco e il vedico, unitamente al [[lingua lituana|lituano]], ci forniscono già di per sé stessi le basi per la ricostruzione della [[prosodia]] dell'indoeuropeo, il quale pare abbia posseduto un [[accento (musica)|accento]] musicale, assolutamente libero (non libero solo nelle ultime tre [[sillaba|sillabe]] come in greco e in [[lingua latina|latino]], o nelle ultime quattro, come il sanscrito della [[grammatica]] di [[Pāṇini]]), caratterizzato da tre [[tono|toni]]: uno ascendente (acuto), uno discendente (corrispondente al circonflesso del greco), uno grave.
 
Sempre il greco e il vedico ci forniscono un indizio su che tipo di [[ritmo]] possa aver impiegato la poesia delle popolazioni che parlavano le [[variante diacorica|varianti diacoriche]] del tardo indoeuropeo [[flessione (linguistica)|flessivo]], all'inizio dell'[[età del bronzo]].
 
Sia la metrica del greco antico, sia la metrica del vedico fondano i loro ritmi sull'alternanza di sillabe lunghe e brevi, non sull'alternanza di sillabe accentate e non accentate. Questa metrica quantitativa è comune anche al latino classico (sia l'antichissimo [[saturnio]], sia gli altri metri latini, tutti in vario modo mutuati dal greco, sono quantitativi). Tuttavia il [[latino arcaico|latino più arcaico]] (quello del [[Carmen Saliare]] e di altri testi tipici della religiosità primeva del mondo romano-italico) e altre [[lingue indoeuropee]] (ad esempio il [[lingue germaniche|germanico]]) non hanno una metrica quantitativa, bensì una metrica accentativa (basata sull'alternanza di sillabe accentate e non accentate), basata su membri ritmici con numero di accenti fisso, numero di sillabe non accentate variabile, parallelismi, e soprattutto [[figure di suono]] ([[allitterazione|allitterazioni]], [[assonanza|assonanze]], [[consonanza|consonanze]], quando non vere e proprie [[rima|rime]]). La domanda che si pone è, chiaramente, quale delle due situazioni rifletta meglio lo statuto originario della poesia indoeuropea, considerando che, a rendere intricato il quadro, interferiscono anche fattori di natura più astrattamente tipologica, relativi a certe forme di comunicazione poste a metà strada fra poesia e [[formula]]rità [[magia|magico]]-[[rito|rituale]].
 
Procedendo con ordine, si dovrà argomentare che la metrica del greco e del vedico è figlia del sistema tri-tonale dell'accento indoeuropeo originario; la metrica del latino dei secoli [[VII secolo a.C.|settimo]] e [[VI secolo a.C.|sesto]] a.C. è figlia dell'accento fisso sulla prima sillaba, espiratorio, del latino arcaico, che rappresenta un'innovazione rispetto all'indeuropeo originario. Questo accento fisso, espiratorio o dinamico, sulla prima sillaba, è tipico anche del germanico. Dato pertanto che le metriche basate sull'[[isocolia]] ([[parallelismo]] dei membri ritmici, delle frasi ritmate) e sull'accento sono figlie di una prosodia non originaria, ma innovativa, devono essere considerate in prima battuta anch'esse non originarie, ma figlie dell'innovazione prosodica tipica del germanico e della fase arcaica dell'[[lingue italiche|italico]]. Necessaria conseguenza è che la metrica originaria dei canti epici indeuropei oralmente tramandati sia stata senz'altro quantitativa.
 
La [[letteratura greca]], sin dall'[[VIII secolo a.C.|ottavo]]-[[VII secolo a.C.|settimo]] secolo a.C., mostra un ventaglio di forme metriche estremamente ricco e variegato. Complessivamente, la versificazione quantitativa del greco antico segue due vie: quella dei [[metri ionici]], così chiamati perché associati per tradizione alla poesia epica, all'[[elegia]], al [[teatro]] - generi non cantati, ma recitati, caratterizzati da [[dialetto ionico]] e [[dialetto attico|attico]] e associati culturalmente al mondo ionico, [[Ionia]] Micro[[asia]]tica in particolare -, e caratterizzati dalla possibilità di sostituire, all'interno del [[verso]], una sillaba lunga con due sillabe brevi e viceversa due sillabe brevi con una lunga (e questo fa sì che i versi ionici non abbiano mai lo stesso numero di sillabe, ma siano caratterizzati da una pronunciata oscillazione sillabica, mentre quello che resta fisso è lo spazio ritmico di durata del verso); quella dei [[metri eolici]], tipici della lirica cantata a solo (melica monodica) e collegati culturalmente, e linguisticamente, al mondo [[dialetto eolico|eolico]] - [[Tessaglia]], [[Beozia]], isola di [[Lesbo]], [[Troade]] in [[Asia Minore]]. I versi eolici erano caratterizzati da elementi distintivi totalmente opposti a quelli dei metri ionici: mentre i metri ionici variano per numero di sillabe, i versi eolici si contraddistinguono per un rigoroso [[isosillabismo]]; inoltre è tipico dei versi eolici l'accostamento, all'interno di ogni singolo verso o membro ritmico, di una parte quantitativamente del tutto libera (in genere le due sillabe iniziali, che possono essere indifferentemente lunghe o brevi) detta [[base hermanniana]] accanto a una parte di ritmo quantitativamente definito in modo rigoroso.
 
La metrica vedica e sanscrita, anch'essa quantitativa e anch'essa ricca di forme complesse (come quella greca) mostra essenzialmente versi caratterizzati da isosillabismo, in cui le prime sillabe (in genere le prime quattro) sono quantitativamente libere, mentre la seconda parte del verso è scandita da un ritmo estremamente rigoroso sul piano quantitativo. In poche parole, lo stesso fenomeno che si riscontra in greco nei cosiddetti versi eolici.
 
La deduzione che da questi dati empirici si ricava è la seguente: i poeti greci di stirpe eolica e i poeti epici indo-arii non ebbero alcun contatto diretto in età storica, né alcuna, sia pur minima, interferenza culturale è postulabile fra [[India]] e [[Grecia]] prima che [[medi]] e [[persiani]] stabilissero in qualche modo un canale di comunicazione stabile fra il [[mar Mediterraneo|Mediterraneo]] e la valle dell'[[Indo]]. Le ''chandas'' vediche e sanscrite sono più antiche dell'[[Impero Persiano]] e [[Impero Medo|Medo]]. Dunque gli aspetti tipologici che la metrica vedica e quella greca hanno in comune possono essersi trasmessi solo a partire da un [[archetipo]] di versificazione originaria, che caratterizzava la lingua madre. Tale versificazione originaria si basava sulla tendenza all'[[isosillabismo]]; i versi tardo-indoeuropei isosillabi erano formati da una base ritmica quantitativamente libera di un numero x di sillabe (quattro, probabilmente) a cui si accostava una sequenza ritmicamente meglio
definita.
 
La ricostruzione [[linguistica]] è andata anche oltre, riuscendo a individuare delle formule tipiche di quella che doveva essere la poesia epica degli [[Indoeuropei]]. Gli studiosi hanno infatti riscontrato la presenza autonoma e indipendente, tanto nell'epos di [[Omero]] che nell'epica indiana antica, di una caratteristica coppia [[aggettivo]] + [[sostantivo|nome]]: ''kléos àphthiton'' in greco, ''śràvas àksitam'' in sanscrito: le due locuzioni significano entrambe "gloria immortale", e la loro forma indoeuropea sarebbe ''*klewos *ndhghwitom''. Le due formule, inoltre, sono, quanto a misura metrica e a sequenza di sillabe lunghe e brevi, assolutamente identiche. In tutte le produzioni epiche, le formule fisse servono a facilitare al poeta, che compone oralmente, il compito di improvvisare i suoi versi: questo significa che la formula ricostruita potrebbe gettare anche una luce sulla struttura metrica del verso.
 
Un'altra formula comune a vedico e greco è ''isirenam manas'', corrispondente a ''ieròn menos'' "sacra potenza" - dell'eroe - (comune a [[Omero]] e ai [[Veda]], nonché ad altri poemi antichi indiani). Inoltre, si presuppone che la formula omerica ''nyktòs amolgōi'' faccia riferimento a una fase tardo-indoeuropea: tale formula significa "nella mungitura della notte, nella schiuma del latte della notte", dunque "nel cuore della notte, nel buio notturno" (''amolgòs'' < ''amelgo'' "mungere", per cui cfr. il latino ''mulgeo'' e l'[[lingua inglese|inglese]] ''milk''). L'espressione non trova spiegazione nella cultura greca; essa tuttavia si comprende se si pensa che nel mondo indoiranico la notte è associata a una [[dea madre]] [[giovenca]], che dà [[latte]] (si consideri anche il [[mito]] astronomico greco della [[Via Lattea]], ben visibile nel cielo notturno, la quale secondo la leggenda nasce come schizzo di latte delle generose mammelle della dea [[Era (mitologia)|Era]], costretta ad allattare [[Eracle]]).
 
Un'altra formula, presa dall'ambito strettamente [[religione|religioso]], è riferita probabilmente al supremo dio celeste ''*Dyeus'' o ''*Werunos''. In greco e in [[lingua persiana|persiano]], il [[dio]] supremo, incarnazione del cielo luminoso, è chiamato con l'[[epiteto]] ''euryopa'' (Omero) e ''vouru-chasani'' ([[Avesta]]). Questa espressione rimanda a una formula arcaicissima, ricostruibile come ''*Weuru-okw-'' "dall'ampio occhio, dall'ampia vista" (tipico di un dio celeste il cui occhio è il [[sole]]). Secondo altri, però, la formula deriverebbe da ''*weuru-wokw-'' "dall'ampia voce, tonante", tipica di un dio celeste la cui voce è il [[tuono]]. Gli studiosi arrivano inoltre a definire tutta una serie di caratteristiche formali dello [[stile]] epico comune alle epopee indoeuropee arcaiche: ad esempio la [[ridondanza]] di termini accoppiati come "animo e cuore", "cuore e mente", oppure le [[antitesi]], come "ricordo, non dimentico", "per poco, non per molto". Tuttavia, quando si scivola dal terreno delle formule, parzialmente riconoscibile, a quello degli archetipi di stile e narrativi, la situazione si fa incerta, poiché molti aspetti comuni alle epiche indoeuropee sono tipici dello stile epico di tutte le [[letteratura|letterature]]. Gli esempi che abbiamo riportato qui si ascrivono tuttavia, con una certa sicurezza, alle forme ipotetiche di una letteratura epica orale tardo-indoeuropea.
 
Un ruolo particolare potrebbe aver avuto inoltre, nella [[versificazione]] orale indoeuropea, la presenza di figure di suono ([[rima]], [[allitterazione]] ecc.). La poesia germanica e la poesia latina arcaica fanno largo uso dell'allitterazione; tuttavia i parallelismi e l'uso voluto, per quanto libero, di rime anche in testi come i poemi omerici o la ''[[Bhagavadgita]]'' indicano che l'uso delle figure di suono (che del resto è un espediente naturale, in poesia) era diffuso sin dall'inizio.
 
===Contenuti della poesia indoeuropea: archetipi narrativi===
Da quanto abbiamo detto sulle formule più ricorrenti della poesia indoeuropea, "gloria immortale" e "sacra potenza", si può dedurre una constatazione abbastanza semplice: la società tardo-indoeuropea [[Cultura kurgan|kurgan]]ica esprimeva una poesia di carattere epico, che già riconosceva, come suo valore primario, la ricerca della [[gloria]] in quanto unica possibile forma di eternità concessa all'uomo. Ne consegue che il [[poeta]], fra gli [[indoeuropei]], aveva probabilmente un ruolo particolare. Ne rendono testimonianza il ruolo che agli [[aedo|aedi]] attribuisce la poesia omerica, così come l'articolata complessità di figure di poeti conosciute dal mondo indo-ario.
 
Sul piano delle tematiche dell'ipotetica poesia indoeuropea, è verosimile l'idea che in essa fossero già presenti alcuni nuclei narrativi ricorrenti delle epiche indoeuropee storicamente note, e alcuni miti [[cosmogonia|cosmogonici]] che gli indoeuropei, come del resto i [[semiti]] e altre popolazioni dell'[[Eurasia]], avevano ereditato dalle più antiche culture del [[neolitico]] sin dall'epoca dell'invenzione e dell'assimilazione delle [[tecnologia|tecnologie]] legate alla pratica dell'[[agricoltura]]. Temi come il ritirarsi dell'eroe offeso, che reca disgrazia alla comunità, o il ritorno dell'eroe, che ristabilisce una situazione di equilibrio, o archetipi narrativi come il compianto dell'amico dell'eroe (che si ritrovano per altro anche in epiche non indoeuropee) devono risalire a una fase molto remota.
 
==Diverse ipotesi sull'origine e sulla relazione con altre lingue==
Sebbene la teoria esposta sia generalmente accettata nella comunità scientifica, da più parti ed in più momenti sono state avanzate critiche o riformulazioni in contesti più vasti della teoria dell'Indoeuropeo.
 
===L'ipotesi della lega linguistica indoeuropea===
Possiamo ricordare il suggerimento di [[Vittore Pisani]], secondo il quale l'ultima fase della comunità indoeuropea deve essere interpretata come ''[[lega linguistica]]'', in cui si distingue chiaramente la componente fondamentale del "[[lingua sanscrita|protosanscrito]]".
 
Sebbene un simile punto di vista abbia aspetti di plausibilità, si comprende bene che questa proposta non fa che spostare la questione dall'Indoeuropeo al "protosanscrito" (secondo Pisani). In tale prospettiva alcune somiglianze tra le [[lingue indoeuropee]] si potrebbero in parte spiegare anche come contatti secondari, ossia condivisioni di tratti linguistici tra [[lingua (idioma)|lingue]] [[geografia|geograficamente]] vicine. È chiaro che in tal caso alcuni dei tratti che normalmente si fanno risalire ad un proto-indoeuropeo potrebbero invece risultare miraggi di ricostruzione, essendosi diffusi in alcune lingue della lega linguistica in un'epoca in cui queste erano differenziate e separate. Naturalmente questa interpretazione può spiegare alcuni aspetti, ma risulta essenzialmente limitata dalla semplice constatazione che normalmente solo il [[lessico]] viene scambiato con una certa facilità, mentre più difficilmente lo stesso accade con gli elementi [[morfologia|morfologici]].
 
Oggi l'ipotesi della lega linguistica è abbandonata dalla più parte degli studiosi, i quali sono convinti che l'indoeuropeo, specie nelle fasi più tarde, si presentasse come un [[diasistema]], cioè un insieme di [[dialetto|dialetti]] caratterizzati da intellegibilità reciproca, ma ricco di varianti locali (un po' come i dialetti delle varie aree linguistiche [[lingue romanze|neolatine]]).
 
 
 
===Le lingue del Vecchio Mondo nell'ottica delle superfamiglie===
Si deve ricordare uno studio apprezzabile da un punto di vista [[archeologia|archeologico]] e [[cronologia|cronologico]] che si basa sulle parentele tra le [[famiglia linguistica|famiglie linguistiche]] del [[Vecchio Mondo]], portato avanti dalle teorie rivali della [[superfamiglia]] [[Lingue Nostratiche|Nostratica]] e della [[superfamiglia]] [[Lingue Eurasiatiche|Eurasiatica]].
{{Vedi anche|Nostratico}}
 
Nella prospettiva di tali teorie, l'Indoeuropeo (forse insieme all'[[Lingue ugrofinniche|Ugrofinnico]]) si sarebbe staccato dal corpo principale della superfamiglia (Nostratica o Euroasiatica, a seconda della teoria) in un momento che alcune teorie fanno risalire alla fine del [[Neolitico]] ([[Colin Renfrew]]), altre invece al [[Paleolitico]] superiore, probabilmente prima della glaciazione [[Wurm]] ([[Mario Alinei]], [[Franco Cavazza]] e assertori delle teorie della [[Teoria della continuità|continuità paleolitica]]).
{{Vedi anche|Teoria della continuità}}
 
Alla remota fase del distacco dal nostratico (o dall'eurasiatico), qualunque datazione si proponga per essa, si dovrebbero far risalire le più antiche e genuine somiglianze tra Indoeuropeo, nella sua interezza, e le famiglie sorelle, non escludendo naturalmente fenomeni successivi di convergenza linguistica (quali i [[prestito linguistico|prestiti]]).
 
Nell'ottica di alcune di queste ipotesi, quindi, viene in parte ridiscussa l'ipotesi dell<nowiki>'</nowiki>''[[Urheimat]]'' così come delineata finora.
 
===Antiche proposte di famiglie comprendenti l'Indoeuropeo===
Può essere utile, al fine di cercare di comprendere la complessità del problema delle somiglianze tra Indoeuropeo e altre famiglie linguistiche, avere una panoramica delle ipotesi, più o meno ragionevoli, proposte in letteratura.
 
====Teorie quasi-nostratiche====
Sempre nella prospettiva della [[superfamiglia]] preistorica, non si può non osservare che l'[[lingue ugrofinniche|Ugro-Finnico]] è, tra le altre [[famiglia linguistica|famiglie linguistiche]], quella che sembra presentare il maggior numero di somiglianze sistematiche con l'Indoeuropeo: di qui l'ipotesi dell<nowiki>'</nowiki>''Indo-uralico'' di [[Collinder]] e [[Pedersen]], antesignana del [[Nostratico]].
 
Si vuole ricordare anche il tentativo di Pedersen, [[Meriggi]] e [[Heilmann]] con l'ipotesi dell<nowiki>'</nowiki>''Indo-Semita'', dove la macro-famiglia verrebbe formata dall'Indoeuropeo e dal solo ramo [[lingue semitiche|semitico]] dell'[[Afro-asiatico]]. Tentativi simili furono proposti precedentemente da [[Hermann Möller]] (appoggiandosi anche all'ipotetica presenza delle [[laringale|laringali]]), [[Albert Cuny]], e indipendentemente da [[Graziadio Isaia Ascoli|Ascoli]].
 
====L'Indoeuropeo lingua creola?====
In qualche modo affine alla proposta dell'Indo-Uralico (e non del tutto incompatibile con essa), è la proposta del [[doppio strato dell'indoeuropeo|doppio strato per l'antico Indoeuropeo]], con la quale si proponeva l'Indoeuropeo come frutto di una antica [[lingua creola|creolizzazione]] tra una lingua ugrofinnica e una lingua di tipo [[lingue caucasiche|Caucasico Settentrionale]], il che spiegherebbe, tra l'altro, l'apparente [[ergatività]] dell'antico Indoeuropeo (ipotesi di [[Uhlenbeck]], [[1935]]). Un'ipotesi affine è stata recentemente riproposta da F. Kortlandt.
 
Analoghe proposte furono avanzate anche da [[Nikolaj Sergeevič Trubeckoj|Trubeckoj]] e [[Tovar]], che considerarono la possibilità di includervi anche contributi semitici.
{{Vedi anche|doppio strato dell'indoeuropeo}}
 
====Proposte alternative ed eterodosse====
Infine diversi sono stati i tentativi, più o meno apprezzabili, di collegare l'Indoeuropeo con:
*il [[lingua sumera|Sumero]] (l'ipotesi proposta da [[Autran]] negli [[anni 1920]] si basa esclusivamente su alcune somiglianze [[lessico|lessicali]] come: sumero ''agar'' "campo", [[lingua latina|latino]] ''ager''; sumero ''buru'' "frutto", latino ''frux''; sumero ''dam'' "sposa", [[lingua greca|greco]] δάμαρ e così via);
*l'[[Lingua ainu|Ainu]] (tra le somiglianze: ainu ''tu'' "due", indoeuropeo ''*dwō''; ainu ''-wa'' e ''-awa'' [[suffisso|suffissi]] di [[participio]], indoeuropeo ''*wes- / wos- / us-'' suffisso di participio passato; ainu ''tan'' "questo", indoeuropeo ''*to''; ainu ''ku'' "io", indoeuropeo ''*egō''; ainu ''un'' "noi", indoeuropeo ''*ns''. Complessivamente le somiglianze sono state portate a più di 450 da [[Naert]]) con il [[lingua coreana|Coreano]];
*l'[[Lingua eschimese|Eschimese]];
*il [[lingua cinese|Cinese]] (ipotesi di [[Jensen]]: per avere un'idea delle motivazioni, si veda [[Tocario]]);
*l'[[lingua etrusca|Etrusco]] (ipotesi di [[Francisco Rodríguez Adrados|Adrados]], ma anche con l'ipotesi della sotto-[[famiglia indotirrenica]] dell'[[Eurasiatico]]);
*il [[lingua berbera|Berbero]] e l'[[lingua egizia|Egiziano antico]];
*il [[lingua kartvelica|Kartvelico]] ([[lingue caucasiche]] meridionali);
*le [[lingue caucasiche]] occidentali (ipotesi del [[Proto-pontico]] di [[Colarusso]], [[1997]]).
 
===Conclusioni===
Come si può notare, le teorie sull'origine dell'indoeuropeo e sulla sua ricostruzione ed evoluzione costituiscono un capitolo assai complesso della storia degli studi linguistici. L'inventario [[fonetica|fonetico]] e i [[paradigma|paradigmi]] qui presentati, conformi come sono a una ricostruzione tradizionale e "neogrammatica" in parte riveduta e ampliata, non riscuotono essi stessi un consenso unanime presso tutti i linguisti.
 
Di fronte a questo ''mare magnum'' di ipotesi e constatazioni di somiglianze più o meno fondate, si capisce facilmente come, in [[linguistica]], ci sia stata la volontà di perfezionare l'armamentario analitico, cercando anche di utilizzare strumenti il più possibile quantitativi e non sempre qualitativamente validi allo scopo di poter costruire, e discutere, finalmente teorie veramente sensate.
 
==Bibliografia==
*{{cita libro|Enrico|Campanile|Introduzione alla lingua e alla cultura degli Indoeuropei|2005|Il Mulino||coautori=Comrie Bernard, Watkins Calvert}} ISBN 8815107630
*{{cita libro|Vittore|Pisani|Le lingue indoeuropee|1979|Paideia|ed=3}} ISBN 8839400273
*{{cita libro|Colin|Renfrew |Archeologia e linguaggio|1999|Laterza|ed=2}} ISBN 8842034878
*{{cita libro|Oswald|Szemerényi |Introduzione alla linguistica indoeuropea|Unicopli|Milano}} ISBN 8840000089
*{{cita libro|Michael|Meier-Brügger|Indo-European Linguistics|2003|de Gruyter|Berlin/New York}} ISBN 3-11-017433-2
*{{cita libro|Francisco|Villar|Gli indoeuropei e le origini dell'Europa|1997|Il Mulino|Bologna}} ISBN 8815057080
*{{cita libro|Paolo|Milizia|Le lingue indoeuropee|2002|Carrocci}} ISBN 88-4302-330-6
*{{cita libro|Moreno|Morani|Lineamenti di linguistica indeuropea|Roma |2007|Aracne}} ISBN 978-88-548-1275-8
 
==Voci correlate==
*[[Indoeuropei]]
*[[Fonologia dell'Indoeuropeo]]
*[[Morfologia dell'Indoeuropeo]]
*[[Elenco di radici indoeuropee]]
*[[Lingue indoeuropee]]
*[[Elenco delle lingue]]
*[[Famiglie linguistiche]]
*[[Linguistica]]
*[[Eurial]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{en}} [http://www.manutd.com/default.sps?pagegid={FE60904B-C2A8-4E60-9B05-700DBBC29BBC}&section=playerProfile&teamid=458&bioid=91915 Profilo su Manutd.com]
*[http://www.koeblergerhard.de/idgwbhin.html Gerhard Köbler - Indogermanisches Wörterbuch] (Vorwort - Indogermanische Grammatik)
 
{{Lingue indoeuropee}}
 
{{rosa Manchester Utd}}
[[Categoria:Lingue indoeuropee| ]]
{{Nazionale francese europei 2008}}
{{Portale|biografie|calcio}}
 
[[Categoria:Calciatori campioni d'Europa di club]]
{{Link AdQ|de}}
[[Categoria:Calciatori campioni del mondo di club]]
 
[[ar:باتريس إيفرا]]
[[bg:Индоевропейски праезик]]
[[bg:Патрис Евра]]
[[bn:প্রত্ন-ইন্দো-ইউরোপীয় ভাষা]]
[[bn:প্যাট্রিস এভরা]]
[[br:Indezeuropeg]]
[[ca:Patrice Evra]]
[[bs:Proto-indoevropski jezik]]
[[cacs:ProtoindoeuropeuPatrice Evra]]
[[csda:PraindoevropskýPatrice jazykEvra]]
[[de:Patrice Evra]]
[[cy:Proto-Indo-Ewropeg]]
[[en:Patrice Evra]]
[[de:Indogermanische Ursprache]]
[[es:Patrice Evra]]
[[en:Proto-Indo-European language]]
[[eoet:HindeŭropaPatrice pralingvoEvra]]
[[fi:Patrice Evra]]
[[es:Idioma proto-indoeuropeo]]
[[fr:Patrice Évra]]
[[eu:Proto-indoeuroparrera]]
[[ga:Patrice Evra]]
[[fa:زبان نیا-هندواروپایی]]
[[he:פטריס אברה]]
[[fi:Indoeurooppalainen kantakieli]]
[[frhr:Indo-européenPatrice communEvra]]
[[gdhu:Ind-EòrpaisPatrice Evra]]
[[id:Patrice Evra]]
[[gl:Lingua protoindoeuropea]]
[[ja:パトリス・エヴラ]]
[[hr:Indoeuropski prajezik]]
[[ka:პატრის ევრა]]
[[hu:Indoeurópai alapnyelv]]
[[ko:파트리스 에브라]]
[[ia:Lingua proto-indoeuropee]]
[[lt:Patrice Evra]]
[[ja:インド・ヨーロッパ祖語]]
[[mr:पॅट्रिस एव्हरा]]
[[la:Lingua Protoindoeuropaea]]
[[ms:Patrice Evra]]
[[li:Proto-Indogermaans]]
[[mt:Patrice Evra]]
[[lt:Indoeuropiečių prokalbė]]
[[nl:Patrice Evra]]
[[lv:Indoeiropiešu pirmvaloda]]
[[nn:Patrice Evra]]
[[nl:Proto-Indo-Europees]]
[[nnno:UrindoeuropeiskPatrice språkEvra]]
[[nopl:UrindoeuropeiskPatrice Evra]]
[[pt:Patrice Evra]]
[[pl:Język praindoeuropejski]]
[[ro:Patrice Evra]]
[[pt:Língua protoindo-europeia]]
[[ru:Эвра, Патрис]]
[[ro:Limba proto-indo-europeană]]
[[sk:Patrice Evra]]
[[ru:Праиндоевропейский язык]]
[[sl:Patrice Evra]]
[[simple:Proto-Indo-European language]]
[[sr:Патрис Евра]]
[[sk:Praindoeurópčina]]
[[slsv:IndoevropskiPatrice prajezikEvra]]
[[sqsw:GjuhaPatrice PieEvra]]
[[svtr:UrindoeuropeiskaPatrice Evra]]
[[zhvi:原始印歐語Patrice Evra]]
[[zh:帕特里斯·埃夫拉]]