R è un linguaggio di programmazione ad altissimo livello orientato soprattutto all'uso in statistica. In verità lo sbilanciamento verso la statistica non deriva dalla natura del linguaggio, ma dalla disponibilità di
'''Starkaðr''' ("forte combattente"<ref>Il nome è presente anche sotto la forma '''Störkuðr''' e compare come '''Starcatherus''' nel ''[[Gesta Danorum]]'' di [[Saxo Grammaticus]] e come '''Starcadus''' nella [[Saga degli Skjöldungar]]</ref>) è uno degli eroi più celebri di tutto il corpus [[mitologia norrena|mitologico norreno]]. Nella sua figura, come è accaduto per molte altre figure eroiche del passato, sono confluiti tratti [[leggenda]]ri, tanto che fu definito parente del [[Jötunn|gigante]] [[Starkaðr (gigante)|Starkaðr]].
grandi raccolte di funzioni statistiche e dagli interessi dei ricercatori che
lo hanno inventato e lo mantengono.
R è gratuito e molto simile a un linguaggio commerciale, S, creato negli anni '80 e anch'esso molto usato. S viene commercializzato come sistema S-Plus. Le differenze non sono grandissime se non sul piano della programmazione, dove R aderisce a una impostazione probabilmente più maneggevole.
==La vicenda==
R ed S-Plus sono particolarmente popolari nella statistica medica, ma vengono anche usati nella statistica economica o sociale, in geografia, nella matematica finanziaria. L'alto livello del linguaggio permette di creare
===Le origini e l'infanzia===
facilmente librerie di funzioni per nuove applicazioni. Il punto debole è la velocità di esecuzione in calcoli numerici in grandi dimensioni, mentre sono ricchissime le capacità grafiche.
Benché così indirizzato verso la statistica, R non deve essere considerato un pacchetto di statistica. È un vero linguaggio di programmazione, anzi un linguaggio di programmazione molto avanzato, e ciò permette di adattarlo ad ogni compito informatico.
La nascita di questo eroe presenta molti tratti mitici: si ricollega infatti alla vicenda di [[Starkaðr Áludrengr]], che viveva presso [[Ulefoss]], anticamente detta ''Áluforsar''<ref>Gianna Chiesa Isnardi, pag 436, nota 2</ref>, una [[cascata]] in [[Norvegia]]. Il figlio di questo gigante, [[Stórverkr]] ("Colui che compie grandi azioni")<ref>Nel ''Gesta Danorum'' il nome è ''Storwerkus''</ref> era un ''landvarnamaðr'' del Re Araldo, ovvero uno dei difensori contro gli invasori, e dal sovrano ebbe in dono un'isola, dove dimorava e da dove partiva ogni tanto per le sue scorribande [[vichinghi|vichinghe]]. Durante uno di questi viaggi, Stórverkr rapì ''Unni'' ("amata"), la figlia di uno ''[[jarl]]'' e la prese in moglie: insieme ebbero un figlio, che fu chiamato Starkaðr in onore del nonno paterno.
Nella stessa statistica questa flessibilità è molto importante proprio oggi, dove continuamente si scoprono nuovi bisogni applicativi, nuove necessità di tradurre metodi matematici, ad esempio nella statistica di complessi dati clinici o geografici, in strumenti informatici.
Poiché Unni era stata rapita, i suoi fratelli cercarono vendetta appiccando fuoco alla casa della sua nuova famiglia uccidendone tutti i componenti, tranne Starkaðr, che riuscì a salvarsi. Il bambino fu allevato alla corte del Re Araldo insieme a [[Víkarr]] ("guerriero della baia"), il figlio del sovrano, di poco più grande di lui. Quando il re ''Herþjófr'' mosse guerra al Re Araldo e lo uccise impadronendosi del suo regno, Víkarr fu risparmiato e condotto via come ostaggio. A Starkaðr toccò una sorte simile, in quanto divenne il bottino di guerra di ''Grani'' (detto anche ''Hrosshárs-Grani''), che viveva nell'[[isola]] di ''Fenhring'', nella [[fattoria]] di ''[[Askøy]]''<ref>In [[lingua norrena|norreno]] ''Askr''</ref>: così Starkaðr, che fu catturato quando aveva solo tre anni, rimase fino a dodici anni a ''Fenhrig'' con ''Hrosshárs-Grani''.
Poiché ''Herþjófr'' era molto bellicoso, anche il suo regno era spesso oggetto di scorrerie; così fece erigere delle cataste di [[legno]] sulla cima delle [[montagne]] da incendiare nel caso di un'invasione nemica e Víkarr aveva il compito di stare a guardia di ''Fenhring'' insieme a tre soldati. Così, dato che era vicino al luogo dove si trovava il fratellastro, un giorno Víkarr decise di andarlo a trovare e vide che Starkaðr era già un ragazzino piuttosto robusto per avere dodici anni: aveva la [[barba]] e si dimostrava piuttosto indolente, tanto che amava trastullarsi accanto al fuoco. Dopo aver visto che Starkaðr era così in forze, Víkarr decise di armarlo e partirono con una nave.
===L'inizio dell'attività di guerriero===
Dopo aver radunato dodici uomini, i due andarono in cerca del re ''Herþjófr'' per vendicarsi del torto subito nove anni prima e lo scontro fra di loro fu durissimo: il re aveva molti soldati ma le trippe di Víkarr erano meglio addestrate e più agguerrite. Alla fine della battaglia, il re morì con tutti i suoi seguaci mentre non vi fu nemmeno un caduto fra le schiere di Víkarr. Così il giovane si impadronì di tutte le navi del defunto re e si recò ad [[Agder]]<ref>In [[lingua norrena|norreno]] ''Agðir''</ref>, dove una volta vi era il regno di Araldo, insieme a tutti coloro che una volta erano stati amici del padre.
Dopo aver stabilito il proprio dominio, Víkarr fece tante imprese gloriose con Starkaðr sempre al suo fianco, e il giovane condottiero si distinse a tal punto che gli fu regalato un anello d'[[oro]] pesante 3 ''merkr''<ref>Poiché 1 ''mörk'' (al pl. ''merkr'') corrisponde a circa 204/215 [[grammo|grammi]], è più probabile che per anello si intendesse un bracciale o un collare</ref>. Starkaðr inoltre era così caro al re da essere ''öndvegismaðr'', ovvero colui che alla tavola siede di fronte al re, il suo consiglie e infine il suo ''landvarnamaðr'', e questo rapporto di amicizia era ricambiato dal condottiero, in quanto Víkarr ricevette da lui in dono l'isola di [[Tromøy]]<ref>In [[lingua norrena|norreno]] ''Þrumar'', antistante Agder</ref>, che molti anni prima Re Araldo aveva dato a Stórverkr.
===Il sacrificio di Víkarr===
Dopo quindici anni in cui la situazione era stata tranquillamente la medesima, Re Víkarr fece vela da Agder verso nord, diretto a [[Hordaland]]<ref>In norreno ''Hörðaland''</ref> insieme ad un grosso contingente di uomini. A causa del [[vento]] contrario, rimase per diverso tempo ancorato fra certe piccole isole e allora fecero un [[divinazione|rito divinatorio]] per il vento favorevole. Il responso della divinazione fu che il dio [[Odino]] voleva che un soldato di quella truppa, estratto a sorte, fosse [[impiccagione|impiccato]] in suo onore. Tirarono quindi a sorte e risulto che proprio Re Víkarr fosse colui che doveva essere sacrificato e, dato il grande scalpore che fece tra gli uomini questa notizia, fu deciso che il giorno dopo i consiglieri si riunissero e deliberassero in materia.
Durante quella notte, all'incirca verso la [[mezzanotte]], ''Hrosshárs-Grani'' svegliò Starkaðr e lo invitò ad andare con lui; presero un'imbarcazione e remarono fino ad un'isoletta internta. Poi salirono verso la foresta e, giunti nel bosco, trovarono una radura, dove si teneva un'assemblea. Sugli scranni sedevano undici uomini e il posto del dodicesimo era vuoto: ''Hrosshárs-Grani'' si sedette in quel posto vuoto e tutti gli altri diedero il benvenuto a [[Odino]]. Il dio disse che i giudici dovevano decidere il destino di Starkaðr.
{{quote|Allora Thor prese la parola e disse: «Álfhildr, nonna paterna di Starkaðr, scelse come padre per suo figlio un saggio gigante anziché Ásaþórr, e io decido per questo Starkaðr: che egli non abbia mai né figli né figlie e si estingua in tal modo la sua stirpe».
*Odino rispose: «Questo io decido per lui: che egli debba vivere tre vite umane».
*Thor disse: «Egli compirà un'azione infame in ciascuna vita<ref>Secondo il racconto della ''[[Saga di Gautrekr]]'', questa [[maledizione]] è attribuita a Thor; nel ''[[Gesta Danorum]]'', invece, viene indicata come volontà di Odino</ref>».
*Odino rispose: «Questo io decido per lui: che abbia le migliori armi e i migliori abiti».
*Thor disse: «Questo io decido per lui: che egli non possieda mai né terre né tenute».
*Odino disse: «Io gli do il possesso di molti beni mobili».
*Thor rispose: «Questo io gli impongo: che non gli sembri mai di possedere abbastanza».
*Odino disse: «Io gli do vittoria e abilità in ogni competizione».
*Thor rispose: «Questo io gli impongo: che in ogni battaglia abbia inferte gravi ferite».
*Odino disse: «Io gli do la poesia così che egli componga versi con la stessa velocità con cui parla».
*Thor rispose: «Egli non ricorderà ciò che ha composto».
*Odino disse: «Questo io decido per lui: che egli parrà eccelso agli uomini eccellenti e migliori».
*Thor rispose: «Odioso egli parrà a tutta l'altra gente»|Gianna Chiesa Isnardi, ''I miti nordici'', pagg 418-419}}
Dopo questo dialogo, i giudici decisero che si sarebbe applicato a Starkaðr tutto ciò che era stato pronunciato e in seguito l'assemblea si concluse. Il giovane e ''Hrosshárs-Grani'' tornarono all'imbarcazione. Il vecchio, sotto le cui spoglie si celava Odino, chiese a Starkaðr una ricompensa per tutte le concessioni che gli aveva fatto. Così facendo diede al giovane una [[lancia (arma)|lancia]] che aveva le sembianze di una [[Phragmites australis|canna]] e ritornarono insieme a tutti gli altri. Il mattino seguente il consiglio deliberò che il sacrificio del Re Víkarr dovesse essere solo simulato: poco distante infatti c'erano un abete e un tronco che sembravano adatti a questo scopo. Era ora di cena e quindi Starkaðr notò delle interiora di [[vitello]] che avrebbero formato un [[cappio]] poco insidioso per il re, e poi avrebbe dovuto trafiggerlo con la canna, in modo da simulare l'impiccagione di [[Odino]].
Re Víkarr affrontò il suo destino e, una legato il cappio al collo, Starkaðr sciolse il ramo e lo trafisse con la canna che nel frattempo era diventata una vera e propria [[lancia (arma)|lancia]], il tronco cadde dai piedi del Re levandogli ogni tipo di appoggio, e gli intestini del vitello si trasformarono in un robusto [[vimini]], mentre il ramò si innalzò sollevando fra le foglie dell'abete il re, che morì di lì a poco<ref>Questo resoconto della morte di Víkarr è riferito secondo la ''[[Saga di Gautrekr]]'', mentre appare leggermente diverso nel ''[[Gesta Danorum]]'': in questa versione il rito divinatorio fu fatto a causa di violente [[tempesta|tempeste]] che si erano scatenate sulla flotta; inoltre, non si accenna agli intestini di vitello. [[Saxo Grammaticus]] fornisce due versioni (una condivisa, mentre l'altra scartata): secondo la prima Starkaðr aveva avvolto attorno al collo di Víkarr (che qui ha il nome di ''Wicarus'') un laccio di vimini per simulare il sacrificio, ma il nodo fu così stretto da strangolare il re. Secondo l'altra versione il cappio di vimini si indurì enormemente diventando come il ferro. Inoltre viene riferito come il Re sia stato trafitto da una [[spada (arma)|spada]] e non da una lancia</ref>. A causa di questa morte, quel luogo si chiama ''Víkarshólmar'' ("Isolotti di Vikarr").
===Le avventure in terre lontane===
Per aver quindi ucciso il Re, Starkaðr fu disprezzato da tutti gli astanti e dovette fuggire da ''Hordaland''<ref>Nel ''Gesta Danorum'' si narra che Starkaðr, presa la nave di Víkarr, si unì ad un [[pirata]] [[vichingo]] con il quale visse una vita austera ma ricca di conquiste. Si dice che invasero anche i [[Russia|territori russi]], nonostante gli abitanti, nel tentativo di arrestare la loro avanzata, avessero disseminato il loro cammino di [[chiodo|chiodi]]</ref>. Così andò via dalla [[Norvegia]] e pare che non vi tornò mai più, ma si recò in [[Svezia]], rimanendo a lungo<ref>Saxo Grammaticus precisa in merito che Stakaðr si fermò sette anni in Svezia</ref> a [[Uppsala]] con i sovrani ''Alrekr'' ("totalmente potente") e ''Erik'' (in norreno ''Eiríkr'', "potente da solo") e partecipò alle loro scorribande.
Starkaðr, tuttavia, non era molto amato fra quella gente: infatti era accusato essere un infame e un gigante reincarnato, dato che sul corpo del giovane stesso erano ancora visibili i segni lasciati dalle ferite che gli aveva provocato [[Thor]] quando, per ridurlo all'aspetto umano, gli aveva strappato le braccia in più con le quali era nato, e il cui numero<ref>Nella ''Saga di Gautrekr'' le braccia sono otto, mentre nel ''Gesta Danorum'' sono sei</ref> era un segno della parentela con i giganti. Una volta ''Alrekr'' ed ''Erik'' rimasero in patria mentre Starkaðr partì con una nave che Re Erik gli aveva dato e il cui equipaggio era composto da [[Danimarca|danesi]] e [[Norvegia|norvegesi]]. Con quella nave egli girò per il mondo e ingaggiò battaglie e duelli, sempre vincendo.
In seguito Starkaðr combatté al fianco del re [[vichinghi|vichingo]] ''Haki'' ("uncino" ?), che aveva attaccato il re svedese ''Hugleikr'' ("coraggioso nell'animo"), nipote di ''Alrekr'', che non era un guerriero ma preferiva rimanere a casa<ref>Sulla descrizione di ''Hugleikr'' le fonti non concordano: la [[Saga degli Ynglingar]] infatti afferma che ''Hugleikr'' era un re svedese amante delle comodità e del divertimento. Ciò sembrerebbe confermato pure nel ''Gesta Danorum'', infatti Saxo nota come Starkaðr fosse partito disgustato dai riti lascivi, tuttavia sostiene anche che ''Hugleikr'' era sovrano d'[[Irlanda]]</ref>: nella sua corte infatti aveva ogni genere di [[buffone|buffoni]], [[arpa|arpisti]], [[violino|violinisti]] e suonatori in generale, insieme a [[magia|maghi]] ed esperti in quest'arte.
Per ''Hugleikr'' si batterono ''Svipdagr'' (un omonimo al [[Svipdagr|protagonista]] del [[Svipdagsmál]]) e ''Geigaðr''<ref>''Svipdagr'' e ''Geigaðr'' vengono menzionati dalla [[Saga degli Ynglingar]], mentre nel ''Gesta Danorum'' si parla di ''Svibdavus'' e ''Gegathus'', nella [[Hrólfs saga kraka ok kappa hans]] di ''Svipdagr'', monocolo, e ''Beigaðr'' (forse correlati a ''Svipdagr'' e ''Beiguðr'' nello [[Skáldskaparmál]] 55, e forse anche a ''Beigaðr'' nel ''[[Sögubrot af nokkrum fornkonungum í Dana ok Svía veldi]]''). [[Odino]] presenta un appellativo legato a ''Geigaðr'': ''Fjall-geiguðr'' ("che oscilla sulle montagne").</ref>, due valorosissimi guerrieri che furono sopraffatti dagli uomini di Haki. In quella battaglia ''Geigaðr'' inferse a Starkaðr una ferita al capo dalla quale non guarì mai. Così Re Haki sottomise i territori di ''Hugleikr'' e si proclamò sovrano degli Svedesi e rimase con quella carica per tre anni, mentre i suoi guerrieri ne approfittarono per arricchirsi con le scorrerie.
In seguito Starkaðr ebbe altre, nuove, avventure: ottenne innanzitutto molte vittorie, sconfisse il [[brigante]] [[Russia|russo]] ''Vísinn'', un essere malvagio e con la fama di possedere abilità magiche. La sua capacità era quella di far perdere l'affilatura alle armi semplicemente con lo sguardo e, unendo questa sua capacità alla sua malvagità, compiva scelleratezze inaudite. Incuriosito dalle notizie che viaggiavano sul conto di questo, Starkaðr decise di dirigersi in Russia per fronteggiarlo: lo sfidò senza indugio e lo sconfisse, neutralizzando la sua capacità magica con l'astuto espediente di ricoprire la sua spada con un sottile strato di pelle.
In seguito Starkaðr si diresse verso [[Bisanzio]] e lì sconfisse un gigante invincibile di nome ''Tanna'' (la cui etimologia è legata a ''tönn'' "dente", "zanna"), costringendolo all'[[esilio]]. Infine si addentrò in territori [[polonia|polacchi]] e sconfisse un guerriero in duello.
===Alla corte di Fróði===
Dopo tutte queste imprese, Starkaðr [[naufragio|naufragò]] sulle coste [[danimarca|danesi]] e in questo frangente perse tutti i suoi compagni. Giunse così da solo alla corte del re [[Fróði]]<ref>Nel ''Gesta Danorum'' compare come ''Frotho'' e nella [[Saga degli Skjöldungar]] come ''Frodo''</ref> e fu accolto con grande onore. Per il re, Starkaðr affrontò in duello un guerriero [[sassoni|sassone]], il quale, vedendo come il suo avversario fosse avanti negli anni, lo sfidò in una gara di lotta che non facesse ricorso alle armi: dapprima riuscì a mettere in difficoltà Starkaðr facendogli perdere l'equilibrio, ma in seguito l'eroe riuscì a prendere la spada e a fendere in due il nemico. Per questa vittoria ottenne, come ricompensa, un vasto territorio e sessanta schiavi.
Il Re Fróði fu tradito e ucciso da un sovrano [[germania|tedesco]], e gli successe [[Ingjaldr]]<ref>Nel ''Gesta Danorum'' si trova sotto la forma di ''Ingellus'' e nella ''Saga degli Skjöldungar'' come ''Ingialldus''</ref> ("Re potente"), figlioccio di Starkaðr. Questo, anziché essere un valoroso guerriero alla pari del padre, mostrò fin da subito un'indole lasciva e atta al vizio: amava le raffinatezze e il lusso, trascurando i doveri di un sovrano, e non si preoccupava minimamente di vendicare il padre.
===Il salvataggio di Helga===
Amareggiato dal comportamento di Ingjaldr, Starkaðr decise di lasciare la corte e giunse presso un re [[svezia|svedese]] di nome ''Halfdán'' ("Semi-danese"). Presso di questo vi era un [[fabbro]] di bassa condizione sociale che aveva messo gli occhi su [[Helga]] la figlia del defunto Re Fróði e sorella di Ingjaldr, inducendola con regali e adulazione a ricambiare il suo amore. Questa fanciulla, dopo la morte del padre, era rimasta abbandonata e non c'era nessuno che si occupasse di lei. Quando Starkaðr venne a sapere di questa ragazza, secondo quanto riportato dai viandanti, decise che non si poteva permettere di lasciare impunita una simile arroganza e per questo motivo ritornò in [[Danimarca]], entrò nella casa del fabbro e, col cappello calato sul volto per celare la propria identità, prese posto vicino all'uscio. Il padrone di casa lo trattò malamente intimandogli di andarsene se voleva che gli fosse dato qualche avanzo come cena e Starkaðr, benché desideroso di sfogare la sua collera, si trattenne e decise di aspettare il momento propizio.
Il fabbro si avvicinò alla ragazza con atteggiamento [[lussuria|lussurioso]] e cercò di indurla a concedersi a lui; Helga, tuttavia, avvertendo la presenza di quel vecchio che una volta aveva conosciuto, si vergognava e gli intimò di cessare tale lascivia. In quell'istante, Starkaðr non poté trattenere ulteriormente l'ira e, dopo aver gettato il travestimento, si scagliò sull'uomo, dopo aver impugnato la spada. Il fabbro, non avvezzo al combattimento, cercò di darsi alla fuga ma Starkaðr riuscì ugualmente a ferirlo assestandogli un colpo in mezzo alle [[natica|natiche]]; anziché finirlo, preferì recitare dei versi di scherno. In seguito a questo episodio, Helga divenne una più saggia custode di se stessa.
===La sfida di Angantýr e dei suoi fratelli===
Dopo questa "avventura", Starkaðr tornò nuovamente in Svezia. Helga, la sorella di Ingjaldr, venne chiesta in sposa dal re [[norvegia|norvegese]] Helgi, che si recò, apposta per questo scopo, in [[Danimarca]] con una nave adornata con grande fasto. Ingjaldr gli promise che avrebbe avuto la sorella in sposa solamente se avesse avuto il coraggio di affrontare in battaglia i campioni che gli fossero stati opposti. Helgi acconsentì e fu stipulato quindi il contratto per le nozze. Il pretendente fu quindi sfidato da un guerriero di nome ''Angantýr''<ref>''Angantýr'' è un personaggio molto famoso nelle [[saghe norrene]]: costituiva con i fratelli un gruppo di ''[[berserkr|berserkir]]'' (o nove, o dodici, a seconda delle fonti). Nel ''Gesta Danorum'' appare con il nome di ''Argantir''.</ref> ("Dio adirato") e dai suoi fratelli. Anche questo guerriero aspirava alla mano della ragazza e, avendosi visto superare da Helgi, lo aveva sfidato a duello. Venne quindi fissata la data dello scontro, dato che Helgi aveva accettato, anche se non avrebbe potuto realmente rifiutare il combattimento senza disonorarsi, ma era comunque molto spaventato dall'idea di combattere contro quell'avversario, anche perché non era stato formalmente specificato contro quante persone si sarebbe dovuto battere. Per questo, su consiglio della promessa sposa Helga, si rivolse a Starkaðr per ottenere il suo aiuto e, per questo motivo, si recò in [[Svezia]] da lui. Starkaðr fu all'inizio semplicemente invitato a partecipare alla festa nuziale e il guerriero aveva rifiutato ma, non appena saputo il vero motivo per cui Helgi si era recato da lui, non esitò ad accettare.
Helgi ritornò quindi in Danimarca seguito da Starkaðr, che era partito dopo alcuni giorni ma era così elettrizzato dall'idea dello scontro che era riuscito a percorrere in un giorno la distanza che altri avevano fatto in dodici, così giunsero contemporaneamente. Non appena egli entrò nella sala di Ingjaldr, ''Angantýr'' e i fratelli non lo accolsero con onore, ma con insulti e gesti di disprezzo.
In seguito fu celebrato il matrimonio fra Helgi ed Helga e, non appena i due sposi raggiunsero la camera nuziale, Starkaðr si assunse il compito di stare di guardia, sbarrando addirittura l'ingresso con una [[spada (arma)|spada]] al posto di una trave. Il duello era programmato per il giorno seguente. Helgi si svegliò troppo presto si rimise a dormire; Starkaðr, alle prime luci dell'[[alba]], entrò nella stanza e vide il re che dormiva ancora, allora decise di affrontare gli avversari da solo. Per questo motivo, uscì senza farsi sentire e si recò su un pianoro; in seguito si sedette sotto un pendio di una [[montagna]] e rimase così, esponendo il proprio corpo al [[vento]] e alla [[neve]]. Come se non fosse altro che una lieve [[brezza]], si tolse la tunica e cominciò a cacciare le pulci; in seguito si tolse anche il mantello di [[porpora]] che aveva avuto recentemente in dono da Helga, gettandolo sopra un [[rovo]] perché non si pensasse che lo aveva usato come riparo dalla [[grandine]].
Arrivarono quindi i nove fratelli, avvicinandosi alla montagna da una direzione differente, si cercarono un posto al riparo dal vento e accesero un [[fuoco]] per vincere il [[freddo]]. Non videro Starkaðr, perciò mandarono un uomo in ricognizione sulla vetta della montagna. Questi, non appena arrivò, vide il vecchio seduto sul pendio e ricoperto di neve fino alle spalle. Quando gli chiese se fosse lui il guerriero che avrebbe dovuto affrontarli, questi rispose affermativamente e così l'altro andò a chiamare i fratelli. Quando arrivarono, gli domandarono se per caso volesse affrontarli uno per volta o tutti insieme: Starkaðr decise di combatterli tutti contemporaneamente e non appena lo scontro inziò ne uccise sei senza aver subito una minima ferita. Gli altri tre fatelli, invece, gli provocarono 17 ferite così profonde che gran parte delle interiora gli uscì fuori dall'addome; nonostante questo, riuscì a vincere anche i 3 fratelli.
Poi, ferito molto gravemente, debole e [[sete|assetato]], si trascinò vicino ad un [[ruscello]] poco distante, ma non bevve poiché l'[[acqua]] era contaminata dal [[sangue]] di ''Angantýr' che era caduto nella corrente. Starkaðr, allo stremo delle forze, si appoggiò ad una [[roccia]] e il segno lasciato dal suo corpo è, secondo le leggende, visibile ancora oggi. Mentre l'eroe ferito giaceva in quel luogo passarono diverse persone che si offrirono di aiutarlo, ma lui rifiutò per vari motivi: il primo passante era un amministratore<ref>Nel ''Gesta Danorum'' viene definito con l'espressione [[lingua latina|latina]] ''praeconis partibus fungi''</ref> e viveva rovinando economicamente i meno abbienti, il secondo aveva preso in moglie una [[schiavo|serva]] e stava lavorando dal padrone di lei per riscattarla, per terza passò una donna che sarebbe dovuta stare a casa a prendersi cura della figlia.
Arrivò, infine, un giovane che guidava un [[carro]]. Quando Starkaðr gli chiese chi fosse, disse di essere il figlio di un [[contadino]]: questa volta il moribondo accettò l'aiuto di questo e lo ricompensò con il mantello di porpora che aveva gettato in precedenza sul [[rovo]]. Il giovane, così, gli fasciò tutte le ferite e lo trasportò sul proprio carro fino al palazzo del re. Starkaðr andò nella camera nuziale di Helgi facendovi irruzione. Ma Helgi, avvisato dalla moglie che il vecchio guerriero avrebbe voluto una degna ricompensa per quell'impresa, non ebbe ritegno per le ferite di chi lo aveva aiutato e, impugnata la spada, vibrò un fendente su di lui. Quando provò a ripetere il colpo, la moglie Helga lo parò con lo [[scudo]], in modo da salvare il vecchio e da avvisare il marito. Starkaðr non s'incollerì con il giovane, ma anzi apprezzò il suo gesto, ritenendolo forte espressione di valore.
=== Presso la corte di Ingjaldr ===
Dopo questa impresa, Starkaðr tornò nuovamente in [[Svezia]], ma si trattenne poco in quanto partì quasi immediatamente per una nuova avventura: gli erano giunte voci, infatti, che [[Ingjaldr]], il figlio di [[Fróði]], anziché punire gli assassini del padre aveva stretto patti di amicizia con loro. Starkaðr si recò dunque alla corte del re travestito e con un grosso sacco di [[carbone]] sulla schiena. Quando i passanti gli chiedevano a cosa servisse ciò che trasportava, egli rispondeva che con quei carboni avrebbe forgiato una lama tanto acuminata da tagliare in due l'ottuso Ingjaldr. Giunto alla reggia del re, ricevette la dovuta ospitalità andando a sedersi insieme agli anziani. Ma la regina, figlia dell'uomo che aveva ucciso Fróði, lo trattò con disprezzo, intimandogli di lasciare la reggia, a causa degli abiti che portava. Sebbene provasse dolore per quel trattamento, il vecchio ubbidì e si alzò per allontanarsi: benché frenasse la propria colera, uscendo andò ad urtare contro una delle pareti del palazzo e le fece tremare a tal punto che esso cadde quasi in rovina.
Quando Ingjaldr tornò dalla battuta di [[caccia]], vide com'era stato trattato l'uomo a cui era stata affidata la sua educazione tanti anni prima e rimproverò la regina, che da quel momento prese a trattarlo con la più servile adulazione. Nonostante questo cambiamento nel trattamento ricevuto, Starkaðr, disgustato dal lusso della corte, dall'eccessiva cura che si aveva nei confronti del cibo e da vedere come la moderazione di un tempo fosse diventata dissolutezza e corruzione, non nascondeva il suo fastidio. La regina, credendo di riuscire a scacciare la collera con doni, gli offrì una coroncina e gliela pose sul grembo durante la cena; Starkaðr considerò questo gesto un'offesa piuttosto che un omaggio e reagì male, scagliandogliela in faccia. Infine, non sopportando i suoi tentativi di cattivarsi l'approvazione e non potendo più trattenersi, sfogò tutta la sua indignazione recitando versi di rimprovero e incitando Ingjaldr a vendicarsi di suo padre.
In seguito si narra che Starkaðr abbia combattuto di fianco ad un re di nome ''Rögnvaldr''<ref>''Regnaldus'' nel ''Gesta Danorum''</ref> ("potente [come gli] dèi") nella battaglia in [[Zelanda (isola)|Sjælland]]: questa battaglia fu importante perché per la prima volta si diede alla fuga.
In seguito divenne guerriero del re [[vichingi|vichingo]] ''[[Haki]]'', ma lo abbandonò quando questi, con l'intenzione di vendicare il fratello ''[[Hagbarðr]]'', si scagliò contro Re [[Sigarr]] suo uccisore; Starkaðr, infatti, un tempo aveva ricevuto ospitalità da quest'ultimo.
===La battaglia del Brávellir===
Infine, Starkaðr è ricordato come condottiero del re [[norvegia|norvegese]] ''[[Onela|Áli il Prode]]'', alleato di [[Sigurðr Hringr]]. È noto che questi combatté contro [[Harald Hildetand|Araldo Dente di battaglia]] nella famosa [[Battaglia del Brávellir]] ("campi luminosi"), alla quale parteciparono moltissimi fra i più celebri re e campioni norreni e per la quale i due eserciti si prepararono per un periodo di sette anni. Starkaðr era nella compagine di Sigurðr Hringr: incitato da questi, l'eroe norreno combatté audacemente, venendo anche gravemente ferito. Si narra che una [[skjaldmö]] di nome ''Vébjörg'' ("protettrice del luogo sacro") gli avesse inferto un colpo al mento così che esso penzolasse; Starkaðr allora lo sorresse stringendo la [[barba]] fra i [[dente|denti]]. Stakaðr, in quella battaglia, uccise molti guerrieri [[danimarca|danesi]], poi incontrò la donna guerriera Visina ("saggia") che portava lo [[stendardo]], alla quale mozzò la [[mano]].
In seguito, l'eroe affrontò altri guerrieri e li uccise tutti, tuttavia non senza aver ricevuto molte ferite gravi: una al [[collo]], tanto profonda che vi si poteva vedere attraverso; una al [[petto]], sicché i [[polmone|polmoni]] fuoriuscivano; inoltre un dito della mano destra era stato amputato. Alla fine, l'esercito di [[Sigurðr Hringr]] ebbe la meglio sui danesi e in seguito il sovrano si incontrò con i ''Gjúkungar'' ("i discendenti di [[Gjúki]]"), e fu in questa frangente che Starkaðr ebbe modo di affrontare [[Sigfrido|Sigurðr]]<ref>Starkaðr è ricordato insieme a Sigurðr anche nel ''[[Flateyjarbók]]'', dove si narra che questi due eroi sono nell'[[inferno]] insieme</ref>, l'uccisore di [[Fáfnir]], che gli assestò un colpo con l'impugnatura della spada così forte da fargli perdere due denti<ref>In merito a uno di questi due denti persi a causa di Sigfrido vi è una leggenda: si narra infatti che questo, dal peso di sette ''aurar'' (al singolare ''eyrir'', un'unità di peso che corrisponde un ottavo di ''mörkr'', ovvero circa 30 grammi) era stato portato in [[Danimarca]] come se fosse una [[reliquia]], dove lo si poteva vedere attaccato alla [[corda]] di una [[campana]]. Nel suo peso sono state enfatizzate ancora una volta le dimensioni di Starkaðr, più simile ad un gigante che ad un uomo. Nell<nowiki>'</nowiki>''Islandske annaler'' viene riportato che uno di questi denti era conservato da [[Aquisgrana]] insieme alla spada di Sigfrido]]</ref> e costringerlo alla fuga.
==Note==
{{references|2}}
{{Mitologia norrena}}
Categoria:Mitologia norrena
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