Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana) e La Sirenetta - La più bella favola di Andersen: differenze tra le pagine

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{{Infobox unità militare
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|Nome=Xª Flottiglia MAS
{{fumetto e animazione
|Immagine=[[Immagine:Decima MAS.jpg|190px|]]
|tipo = anime
|Didascalia=
|sottotipo = film
|Attiva= 1943-1945<br>nella Repubblica Sociale Italiana
|paese = Giappone
|Nazione={{RSI}}
|lingua originale = giapponese
|Alleanza={{DEU 1933-1945}}
|titolo italiano = La Sirenetta, la più bella favola di Andersen
|Servizio=
|titolo = アンデルセン童話 にんぎょ姫
|Tipo=Divisione fanteria di marina binaria con reparti di naviglio sottile
|titolo traslitterato = Andersen Douwa - Ningyo Hime
|Ruolo=
|titolo pronuncia =
|Dimensione=circa 20.000 uomini
|regista = Tomoharu Katsumata
|Struttura_di_comando=[[Marina Nazionale Repubblicana]] (nominale - di fatto corpo franco)
|autore = Hans Christian Andersen
|Guarnigione=
|autore nota = (Fiaba "[[La sirenetta]]")
|Descrizione_guarnigione=
|testi = <!--soggettista-->
|Equipaggiamento=Unità di terra: armamento leggero da fanteria; panzerfaust; artiglieria da campagna. Unità navali: naviglio sottile
|sceneggiatore = Mieko Koyamauchi
|Descrizione_equipaggiamento=
|sceneggiatore 2 = Yuko Oyabu
|Soprannome=Decima; Divisione Decima
|regista episodi =
|Patrono=
|disegnatore =
|Motto=Per l'onore d'Italia
|disegnatore nota =
|Colori=
|character design = Shingo Araki
|Descrizione_colori=
|mecha design =
|Marcia=Inno della Decima
|animatore = Reiko Okuyama
|Mascotte=
|direttore artistico = Kosei Makino
|Battaglie=Anzio (1944); operazione Aquila (1944); Tarnova della Selva (1944); Senio e Polesine (1945)
|direttore artistico 2 = Mataji Urata
|Anniversari=
|musica = Takekuni Hirayoshi
|Decorazioni=
|studio = Toei Animation
|Onori_di_battaglia=
|genere = fiaba
<!-- Comandanti -->
|genere 2 = sentimentale
|Comandante_corrente=
|genere 3 = drammatico
|Descrizione_comandante_corrente=
|temi = <!--elenco puntato-->
|Capo_cerimoniale=
|episodi = 1
|Descrizione_capo_cerimoniale=
|episodi totali = 1
|Colonel_in_Chief=
|durata episodi = 68 min
|Descrizione_Colonel_in_Chief=
|rete =
|Comandanti_degni_di_nota=
|data inizio = [[21 marzo]] [[1975]]
<!-- Simboli -->
|data fine =
|Simbolo=
|censura =
|Descrizione_simbolo=
|rete Italia =
|Simbolo2=
|rete Italia nota =
|Descrizione_simbolo2=
|data inizio Italia =
}}
|data fine Italia =
La '''Xª'''<ref>La marca di numero ordinale apposta al numero romano (di per sé già ordinale), pur essendo un errore, fu nondimeno usata dai costitutori del corpo.</ref> '''Flottiglia MAS''' era un corpo militare indipendente, ufficialmente parte della [[Marina Nazionale Repubblicana]] della [[Repubblica Sociale Italiana]] attivo dal [[1943]] al [[1945]]. Venne fondato in seguito all'[[Armistizio di Cassibile|armistizio]] da [[Junio Valerio Borghese]] che mantenne il nome dalla precedente unità della [[Regia Marina]] di cui era capo dopo essere subentrato a [[Ernesto Forza]] nel maggio 1943. Durante i due anni che seguirono operò in coordinazione coi reparti [[Germania nazista|tedeschi]] sia per contrastare l'avanzata alleata dopo lo [[Operazione Shingle|sbarco di Anzio]] e sulla [[Linea Verde (seconda guerra mondiale)|Linea Verde]] e nel [[Polesine]], sia in operazioni [[Resistenza italiana|antipartigiane]], attività durante la quale l'unità si è macchiata di [[crimini di guerra]], e infine nella difesa militare dei confini nordorientali dall'invasione iugoslava e dalle politiche di snazionalizzazione e di annessione surrettizia<ref name="Bonvicini">Guido Bonvicini, ''Decima Marinai! Decima Comandante!'', Mursia, Milano</REF><REF name="Pisanò 1967">Giorgio Pisanò, ''Gli ultimi in grigioverde'', CED, 1967</REF><REF name="Pisanò 1964">Giorgio Pisanò, ''Storia della guerra civile in Italia'', CED, 1964 et. al.</ref> portate avanti dalla [[Germania]] e dai suoi alleati [[Cetnici|serbi]], [[Ustascia|croati]] e [[Domobranci|sloveni]] in difesa dell'italianità della regione<ref>{{cita web|http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/11/Gasperi_anche_quelli_Salo_difendevano_co_0_9610114341.shtml|De Gasperi: anche quelli di Salo' difendevano Trieste - Corriere della Sera [[11 ottobre]] [[1996]]|19-08-2008}}</ref>.
|episodi Italia = 1
|episodi totali Italia = 1
|durata episodi Italia =
|censura Italia =
|testi italiani = <!--dialoghista-->
|doppiatore italiano = Rosalinda Galli
|doppiatore italiano nota = (Marina)
|doppiatore italiano 2 = Giorgio Locuratolo
|doppiatore italiano 2 nota = (Principe)
|doppiatore italiano 3 = Gianna Spagnulo
|doppiatore italiano 3 nota = (Marina, canto)
|doppiatore italiano 4 = Fabrizio Mazzotta
|doppiatore italiano 4 nota = (Fritz)
|doppiatore italiano 5 = Anna Teresa Eugeni
|doppiatore italiano 5 nota = (La Strega del Mare)
|doppiatore italiano 6 = Laura Boccanera
|doppiatore italiano 6 nota = (La Principessa di Swamee, Marina nel secondo doppiaggio)
|posizione serie =
|precedente =
|successivo =
|immagine = La Sirenetta (anime).png
|didascalia = La morte della sirenetta Marina
}} è un film [[anime]] prodotto dalla [[Toei Animation]] nel 1975 per la regia di [[Tomoharu Katsumata]], fedele versione animata della celeberrima fiaba ''[[La sirenetta]]'' dello scrittore danese [[Hans Christian Andersen]], pubblicata per la prima volta nel [[1836]].
 
== L'armistizioTrama ==
Marina è la bellissima principessa sirena che vive con la sua famiglia nel suo palazzo sul fondo dell'oceano. A quindici anni le sirene diventano adulte, così anche lei, raggiunta quell'età, ha finalmente il permesso di nuotare fino alla superficie del mare per vedere il mondo esterno. Improvvisamente viene colta da una terribile tempesta: vedendo una nave in balia delle onde, lotta per salvare la vita ad un bellissimo principe che sta per annegare e se ne innamora perdutamente.
A seguito dell'[[armistizio di Cassibile]], [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|reso noto alla sera dell'8 settembre 1943]], anche la [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] come quasi tutti i reparti delle Regie forze armate si sbandò. Parte di essa, confluita in una unità denominata [[Mariassalto]], partecipò nel 1944 e nel 1945 ad un paio di azioni, al fianco di omologhe unità britanniche, per mantenere aperto il [[Porto della Spezia]], contro il tentativo dei tedeschi di affondare delle navi alla sua entrata. Alla prima di queste azioni prese parte [[Luigi Durand De La Penne]] una volta rimpatriato dalla prigionia.
 
Dal quel giorno Marina non fa altro che pensare al principe, è talmente innamorata di lui che ora il suo desiderio più grande è vivere con lui sulla terra. Quando un giorno scopre che il principe vive sulla foce del fiume Filgio, Marina pensa di andare da lui ma poi si chiede come avrebbe fatto a vivere con lui senza rischiare di rivelare l'esistenza del suo popolo poiché con la coda non avrebbe potuto scendere a terra. Capisce che per stare con il principe deve diventare anche lei un essere umano e c' era solo una persona che avrebbe potuto aiutarla: la perfida e potente strega del mare. Quella stessa notte Marina accompagnata dal suo amico Fritz, il delfino esce dal palazzo e si dirige verso la tana della strega.
Tuttavia, nella confusione e nello sbandamento delle forze armate causato dalle circostanze dell'armistizio e dalla [[Fuga del re Vittorio Emanuele III|fuga del re]] [[Vittorio Emanuele III]] da [[Roma]], alcuni ufficiali della Xª MAS, rimasti alla sede della Spezia, con a capo [[Junio Valerio Borghese]] decisero di continuare la guerra al fianco del [[Terzo Reich]].
 
Una volta lì Marina e Friz dovettero prima di tutto superare la tremanda foresta che c' era all'entrata della tana e dopo essere sfuggiti a due dei tremendi mostri della strega i due riuscirono ad arrivare alla sua tana ma quest'ultima fece entrare solo Marina e quando Marina si trovò davanti la strega rimase terorrizata dal quel tremendo mostro. Nonostante lo spavento iniziale Marina si riprese ma prima che potesse dire una sola parol,a la strega le disse che non doveva dire niente, sapeva già quello che voleva, e le disse che l'avrebbe aiutata ma solo a tre condizioni. Per prima cosa una volta diventata umana non sarebbe più potuta tornare ad essere una sirena e questo voleva dire che non avrebbe più rivisto né suo padre né sua nonna e neppure le sue cinque sorelle, poi la strega continuò dicendo che doveva far sì che il principe avrebbe dovuto dichiararle il suo amore, perché nel caso in cui lui avesse sposato un'altra donna, all'alba del giorno dopo le nozze, la sua vita avrebbe avuto termine, il suo cuore si sarebbe sperzato e il suo corpo si sarebbe dissolto in spuma di mare. La strega concluse che in cambio delle gambe avrebbe dovuto darle la sua bellissima e preziosa voce. Marina si fece coraggio ed accettò tutte e tre le condizioni, così ottenne la pozione che avrebbe compiuto il miracolo, ma rimase priva di voce.
Egli avrebbe poi spiegato tale azione dicendo di avere fatto questo «per riscattare l'onore militare dell'Italia, riconquistare la stima della Germania e ricondurre le due nazioni sul piano dell'alleanza» (secondo le sue stesse parole tratte da una intervista rilasciata nel dopoguerra al giornalista e storico [[Ruggero Zangrandi]]). La Decima assunse, almeno ufficialmente, atteggiamento del tutto apolitico ed apartitico, tanto che per essere inquadrati nei marò della Xª MAS occorreva non essere iscritti ad alcun partito politico.
 
Dopo aver ottenuto la pozione Marina uscì dalla tana della strega e Fritz che l'aspettava fuori e aveva sentito tutto, fu molto triste al pensiero che l'amica avesse rinuciato alla sua bellissima voce. Anche Marina era un po' triste e si direse verso la foce del fiume Filgio ma prima torno a casa,ma non avendo il coraggio di entrare si fermò all'entrata e disse addio per sempre a suo padre a sua nonna e alle sue cinque sorelle, poi disse addio a Fritz ma lui le disse che voleva accompaganarla ma lei gli disse che era meglio salutarsi lì perché se l'avesse accompagnata sarebbe stato ancora più difficile separasi. Stringendo al cuore la bottiglia che conteneva la pozione Marina si diresse verso la foce del fiume Filgio e una volta lì era ormai quasi l'alba. Marina aprì la bottiglia e bevve tutto d'un fiato la pozione perché la strega gli aveva anche detto che se non avesse bevuto la pozione prima dell'alba non avrebbe più fatto effetto, ma non appena inghiottì la pozione Marina sentì subito un gran dolore. Stava così male che sembrava che stesse per morire ma alla fine proprio mentre il sole sorgeva all'orizzonte la pozione fece il suo effetto, Marina divenne umana ma per il dolore che aveva provato durante la trasformazione Marina svenne. Intanto al castello il principe si svegliò si affacciò alla finestra e mentre guardava il panorama vide Marina svenuta sulla spiaggia. Il principe preocupato corse da lei e cominciò a muoverla per svegliarla finché Marina non si riprese e divenne molto felice appena vide il principe e rimase sorpresa quando vide le sue nuove gambe, ma non appena tentò di camminare cadde a terra. Allora il principe chiamò due suoi servitori che portarono Marina al castello dove venne curata e vestita con gli abiti del principe perché in quel castello non c'erano vestiti da donna. Appena Marina si trovò da sola con il principe tentò di dirgli che era la donna che lo aveva salvato, ma purtroppo, essendo priva di voce a causa del patto con la strega, non riuscì a farsi capire dal principe.
Borghese strinse dunque il [[12 settembre]] direttamente con il [[Capitano di vascello]] Berninghaus della Marina da guerra germanica, la [[Kriegsmarine]], una singolare alleanza che permetteva la continuazione dell'attività della Xª MAS con il [[Terzo Reich]], conservando bandiera (a cui era stato tolto l'emblema dei [[Casa Savoia|Savoia]]) e divisa italiane, seppur sotto il controllo operativo tedesco. {{Nota|allineamento = sinistra|larghezza = 28%|titolo = Accordo Borghese-Berlinghaus del 14 settembre 1943|dim-testo = 90%|contenuto =La Spezia, 14-9-1943
 
Passarono due mesi e, anche se Marina era umana solo da poco, il principe si era già affezionato a lei: quando Marina suonava l'arpa al principe ricordava il rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera e fu per questo che il principe decise di chiamare Marina "Principessa sirenetta" e questo rese Marina molto felice. Con il passare delle settimane Marina diventava sempre più felice, passava ogni momento della giornata accanto al principe e con il passare del tempo Marina pensava che il suo desiderio più grande si sarebbe presto esaudito. Un giorno, però, il principe ricevette un messaggio dai genitori che diceva che doveva subito partire per la Svezia per sposarsi con la principessa di quel paese, ma il principe rifiutò. Però il re e la regina gli fecero cambiare idea minacciandolo infatti gli dissero che se non avesse sposato la principessa avrebbero fatto arrestare e mettere in prigione per tutta la vita Marina e così per salvare Marina dalla prigione il principe accettò di sposare la principessa, ma una volta giunto in Svezia appena vide la principessa il principe scorprì che lei altri non era che la ragazza che aveva visto dopo che Marina lo aveva salvato. Il principe non aveva visto Marina quando lei lo aveva salvato pensando che fosse stata la principessa a salvarlo e quindi accettò di sposarla. Quando lo seppe a Marina le si spezzò il cuore, quello stesso giorno si celebrarono le nozze e quella stessa notte durante il viaggio di ritorno sulla nave che aveva portato lì il principe Marina stava sola sul ponte a pensare alla sua vita perhé ora che il principe aveva sposato la principessa, e secondo quello che le aveva detto la strega, lei era condannata a morire diventando spuma di mare appena il sole fosse sorto. Fu allora che Marina pensò che aveva rinuciato a tutto per stare con il principe aveva lasciato il suo mondo aveva lasciato la sua famiglia accettando di non rivederla mai più e aveva addirittura rinunciato alla sua bellissima e melodiosa voce e cosa aveva ottenuto? Solo la morte ed ora Marina non poteva far altro che accettare la sua sorte.
1) La Xª Flottiglia M.A.S. è un'unità complessa appartenente alla Marina militare italiana, con completa autonomia nel campo logistico, "organico", della giustizia e disciplinare, amministrativo;
 
Ma non tutto era perduto, infatti Fritz l'amico delfino di Marina che non l'aveva mai persa di vista da quando si era trasformata, saputo del matrimonio aveva avvertito le sorelle di Marina e loro avevano escogitato un piano per salvare la sorella dal tremendo destino che l'attendeva. Proprio quella mattina presto alle sei e cinquantanove le sorelle si Marina e Fritz andarono da lei con un pugnale, appena Marina le vide rimase sorpresa dal fatto che le sorelle avessero i capelli tagliati, quest'ultime le dissero che erano andate dalla strega per chiederle di rompere l'incantesimo di cui lei era vittima e avevano ottenuto in cambio dei loro capelli il pugnale che avevano con loro e poi Fritz che aveva il pugnale lo diede a Marina e poi le sorelle le dissero che doveva uccidere il principe con il pugnale e se avesse fatto bagnare le sue ganbe con il sangue che sarebbe colato dal cuore del principe sarebbe potuta ritornare ad essere una sirena. Solo così si poteva salvare ma doveva farlo prima del sorgere del sole e per concludere le sorelle le dissero che l'avrebbero aspettata a casa con loro padre e loro nonna. Le sorelle e Fritz se ne andarono lasciando Marina da sola e indecisa se avrebbe veramente avuto il coraggio di uccidere il principe poi vide l'orizzonte e vide che era già illuminato e capì che l'alba era sempre più vicina e poi pensando al tremendo dolore avrebbe datto alla sua famiglia la notizia della sua morte, Marina decise di fare quello che le avevano detto le sorelle cioé di uccidere il principe ma doveva sbrigarsi perché ormai l'alba era prossima.
2) È alleata delle Forze Armate germaniche con parità di diritti e doveri;
 
Con il cuore in gola Marina scese sotto coperta e una volta giunta alla tenda dove dormivano gli sposi si avvicinò al letto del principe alzò il pugnale e si preparò e pugnalarlo. Quando vide il viso del principe a Marina ritornarono in mente tutti i bellissimi momenti passati con lui in quei due mesi e così l'amore che provava per il principe bloccò le sue mani e così Marina si rifiutò di ucciderlo. Prese il pugnale diede un bacio al principe e poi se ne andò. Quando ritornò sul ponte erano le sette e dieci e Marina pensò che avrebbe fatto di nuovo parte del suo mondo anche se si sarebbe dissolta in spuma di mare e poi gettò in acqua il pugnale che quando fu in acqua scomparve emanando una luce che svegliò il principe. Spaventato il principe sali sul ponte ed ecco che vide Marina sul parapetto e la chiamò con il nome che le aveva dato. Marina lo sentì ma non si fermò perché ormai era troppo tardi e sotto gli occhi del principe si gettò in mare, il principe stava per tuffarsi anche lui per riportare Marina a bordo quando vide sul parapetto un pezzo della sua coda e la spilla a forma di fiore con una perla datale dal padre il giorno del suo qiundicesimo compleanno, quando tutto aveva avuto inizio, proprio allora sorse il sole perché ormai erano le sette e dicanove in punto e quando la luce del sole illuminò il corpo di Marina che stava sprofondando acadde quello che le aveva detto la strega. Il suo cuore si spezzò e il suo colpo si dissolse in tanta e bella spuma di mare ma prima di sparire per sempre sul vloto di Marina comparve un bellissimo sorriso ma poi la spuma tirata dal vento si alzò in cielo e il principe la vide. Poi vedendo la perla e il pezzo di coda gli tornò in mente l'attimo in cui aveva visto Marina mentre lo salvava dalla tempesta e così il principe capi che era Marina la donna che lo aveva salvato ma ormai era troppo tardi, per lei ormai non c' era più niente da fare. Il principe con il cuore infranto non poté far altro che guardare Fritz che inseguiva la spuma ma si racconta che lo spirito di Marina non si dissolse in spuma come il suo corpo, infatti si dice che il suo spirito il suo coraggio e la sua bontà siano ancora vivi nella fantasia di tutti i bambini. Questa è la fine della storia di Marina una sirena che morì per amore.
3) Batte bandiera da guerra italiana;
 
== Osservazioni ==
4) È riconosciuto a chi ne fà<!--sic?--> parte il diritto all'uso di ogni arma;
Il film si distingue per la sua rispondenza alla trama e alla filosofia che sta alla base della fiaba di Andersen. Presenta alcune riprese della città di [[Copenaghen]] (tra cui anche la celebre [[statua della Sirenetta]]) all'inizio e alla fine della storia a cartoni. È stato il primo anime ad aver avuto una donna, [[Reiko Okuyama]], come direttore delle animazioni<ref>Scheda sull'anime [http://www.animeclick.it/anime/Andersen+Douwa+Ningyo+Hime La Sirenetta, la più bella favola di Andersen] di [[AnimeClick.it]]</ref>.
 
==Doppiaggio italiano==
5) È autorizzata a ricuperare e armare, con bandiera ed equipaggi italiani, le unità italiane trovantisi nei porti italiani; il loro impiego operativo dipende dal comando della Marina germanica;
Esistono due edizioni in italiano del film, nella prima Marina è doppiata da [[Rosalinda Galli]], mentre nella seconda da [[Monica Ward]]. Le differenze di doppiaggio tra le due versioni sono essenzialmente due:
#Nel primo il principe decide di chiamare Marina "Principessa sirenetta", mentre nel secondo "Marina".
#Nel primo doppaiggio viene detto che Marina alla sua morte divverrà spuma, mentre nel secondo "bolle di sapone". Da notare che quando la sirenetta muore nel film il suo corpo si trasforma in bolle colorate che salgono fino al cielo.
Il secondo doppiaggio è stato usato per la videocassetta distrubuita dalla Stardust negli [[anni 1990|anni novanta]]
 
== Note ==
6) Il Comandante Borghese ne è il capo riconosciuto, con i diritti e i doveri inerenti a tale incarico.
{{references}}
 
:Berninghaus
:Capitano di Vascello
 
:J. V. Borghese
:Comandante
}}
[[Immagine:Borghese.jpg|thumb|[[Junio Valerio Borghese]]]]
Al progetto di Borghese alla metà di settembre aderirono circa metà dei duecento ufficiali presenti alla sede della Spezia. Gli altri chiesero regolare licenza, concessa dal comandante<ref>Cfr. Giorgio Pisanò, ''op. cit.'' «Chi vuole rimanere con me a difendere la Flottiglia, resti. Io non me ne vado. Ma chi di voi ha motivi validi per cercare di raggiungere le famiglie me lo dica. Sarà posto in licenza immediata, salvo il richiamo che farò non appena le circostanze lo permetteranno.»</ref>. Ben presto si unirono a quello che avrebbe formato il nucleo della futura formazione autonoma della Decima Mas nella Repubblica Sociale i trecentocinquanta marò al comando del [[capitano di corvetta]] [[Umberto Bardelli]].
 
Fin dai primissimi giorni dopo l'armistizio iniziarono a giungere giovani volontari, spesso minorenni, attratti dalla leggenda delle gesta eroiche dei "[[Siluro a Lenta Corsa|maiali]]" e dalla fama del comandante Borghese, celebrati dai manifesti di propaganda che tappezzarono le città italiane. I ruolini della Decima giunsero quindi a contare complessivamente 20.000 uomini, l'entità di una divisione di fanteria.<REF name="Pisanò 1967" />.
 
Altri elementi che diedero presso i giovani della Repubblica Sociale popolarità notevole al corpo furono il cameratismo che esisteva tra gli ufficiali e i marinai (istituzione del rancio unico per marinai e ufficiali e dell'uniforme di panno uguale) e il suo non conformismo (saluto meno formale rispetto ai canoni tradizionali della marina) e la promozione guadagnata sul campo e non con l'anzianità o i concorsi. Il regolamento della Decima - rivoluzionario per le Forze Armate italiane dell'epoca - era una derivazione del volontarismo garibaldino e del particolare tipo di cameratismo dei sommergibilisti, dalle cui fila provenivano Borghese, Bardelli ed altri capi del corpo.
 
L'ideologia fondante del corpo era basata sul [[nazionalismo]] e sul [[combattentismo]], in cerca della "bella morte" in battaglia e dell'eroismo «per riscattare l'onore della nazione italiana» (agli occhi dei volontari che si arruolavano, tradito dall'armistizio dell'otto settembre, conclusosi con il crollo dell'Esercito, la consegna delle navi della Marina e la fuga del sovrano e di [[Pietro Badoglio|Badoglio]] al sud, lasciando il paese nel caos).
Ciò trovava espressione nel motto del corpo «Per l'onore e la bandiera d'Italia» e nello scudetto in cui era disegnata una X sormontata da un teschio con una rosa in bocca e nell'Inno della Decima, scritto dalla moglie di Borghese sulle note di una canzone d'operetta.<ref>Emanuele Mastrangelo, ''I canti del Littorio'', Lo Scarabeo, Bologna, 2005</ref> L'immagine del teschio con la rosa in bocca veniva dal [[capitano di corvetta]] [[Salvatore Todaro]]: poco prima di morire aveva espresso il desiderio di un distintivo per la Xª che rendesse l'idea che la morte in combattimento era una cosa bella, profumata.
 
{|id="" style="clear:both; float:right; margin-top: 0.5em; margin-left: 0.5em; margin-bottom: 0.5em; text-align:center; width:30%; background-color:#FFFFE0; border:1px solid gray; font-size:90%; padding:5px; -moz-border-radius: 0.7em"
|''' Inno della Decima'''<br>
Quando pareva vinta Roma antica<br>
sorse l'invitta X Legione;<br>
vinse sul campo il barbaro nemico<br>
Roma riebbe pace con onore.<br>
Quando l'ignobil otto di settembre<br>
abbandonò la Patria il traditore<br>
sorse dal mar la X Flottiglia<br>
e prese l'armi al grido "per l'onore".<br>
 
Decima Flottiglia nostra<br>
che beffasti l'Inghilterra,<br>
vittoriosa ad Alessandria,<br>
Malta, Suda e Gibilterra.<br>
Vittoriosa già sul mare<br>
ora pure sulla terra<br>
Vincerai!<br>
 
Navi d'Italia che ci foste tolte<br>
non in battaglia ma col tradimento<br>
nostri fratelli prigionieri o morti<br>
noi vi facciamo questo giuramento.<br>
Noi vi giuriamo che ritorneremo<br>
là dove Dio volle il Tricolore;<br>
noi vi giuriamo che combatteremo<br>
fin quando avremo pace con onore.<br>
 
Decima Flottiglia nostra<br>
che beffasti l'Inghilterra,<br>
vittoriosa ad Alessandria,<br>
Malta, Algeri e Gibilterra.<br>
Vittoriosa già sul mare<br>
ora pure sulla terra<br>
Vincerai!<br><ref>Storia Illustrata - La repubblica di Salò, n°200, luglio 1974, Arnoldo Mondadori Editore</ref>
|}
 
Nonostante la premessa di voler partecipare solo alla guerra per la "liberazione dell'Italia invasa" ben presto i reparti della Decima furono coinvolti dai tedeschi nelle operazioni di controguerriglia, ma gli ufficiali furono lasciati liberi di congedarsi senza conseguenze qualora avessero rifiutato di sollevare le armi contro altri italiani<ref>G. Bonvicini, ''op. cit.'', pag. 79. Quindici ufficiali chiesero ed ottennero da Borghese regolare foglio di congedo per non dover partecipare ai rastrellamenti antipartigiani.</ref>. L'esasperazione e la ferocia cui giunse la guerra civile condussero alcuni elementi della Decima a macchiarsi di crimini di guerra, come la fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i civili, la tortura di partigiani (o civili presunti tali) catturati. Venne comunque applicata la convezione dell'Aja che permetteva la fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i civili per diritto di rappresaglia. D'altro canto, vi furono anche diversi episodi di accordi fra i reparti partigiani e quelli della Decima in funzione antitedesca ed antijugoslava, soprattutto (ma non solo) al confine orientale. In molti casi si giunse a regolari scambi di prigionieri, e in un caso un ufficiale traditore della Decima - passato ai partigiani con la cassa del reparto - fu fucilato da un plotone d'esecuzione misto di resistenti e marò.
 
La Xª MAS di Borghese aumentò rapidamente i suoi numeri, sia con arruolamenti regolari sia accettando nelle proprie file disertori di altri reparti (e perfino ex-partigiani), attratti dalla paga migliore, dal regolamento peculiare della Decima e soprattutto dalla prospettiva di poter colà combattere contro gli angloamericani. Per contro, la Decima fu una delle unità della RSI che soffrì meno per le diserzioni (invece epidemiche nelle altre unità, soprattutto nell'Esercito Nazionale Repubblicano). Borghese aveva sancito la [[pena di morte]] per la [[diserzione]] e la codardia in faccia al nemico ben prima che tale pena fosse estesa alle altre Armi e Forze Armate della RSI.<ref>Emanuele Mastrangelo, ''I disertori nella RSI'', su ''Il Secondo Risorgimento'', III\2004</ref>
 
== Rapporti fra Xª MAS e RSI ==
Numerosi furono i problemi organizzativi che si erano materializzati per il nuovo corpo, sia per le oggettive condizioni economiche e militari dell'Italia settentrionale, sia a causa delle difficoltà sollevate dalle autorità tedesche e repubblicane.
[[Image:Bundesarchiv Bild 101I-316-1196-17, Italien, italienischer Soldat.jpg|thumb|left|1944:Soldato della Decima MAS]]
 
Borghese negoziò direttamente con la [[Germania nazista]] i termini della sua collaborazione con l'Asse. Questo dal punto di vista della legittimità del corpo e del suo successivo inserimento nell'organico della RSI pose non pochi problemi, e caratterizzò i rapporti fra Borghese e RSI, tanto che alcuni autori stentano a considerare la Xª MAS di Borghese un corpo della [[Repubblica Sociale Italiana]], bensì un vero e proprio corpo franco o ''compagnia di ventura'' inserita nell'ambito delle forze dell'Asse: in realtà, la Xª e la RSI mantenevano rapporti difficili, perché le autorità politiche della RSI cercavano faticosamente di ricondurre tutte le varie forze armate e di polizia sotto il suo controllo centralizzato (in quanto solo allo stato è concesso il monopolio dell'uso della forza, secondo il diritto). D'altro canto, Borghese aveva ottenuto legittimazione dai tedeschi, attraverso il capitano di vascello Berlinghaus della [[Kriegsmarine]], con il riconoscimento a combattere sotto [[bandiera italiana]], ottenendo ampia autonomia. Pur rispondendo, in pratica, al comando tedesco e amministrativamente dal Ministero della Difesa repubblicano, la Xª MAS era formalmente equiparata alla [[Wehrmacht]], e in pratica era una corpo franco , ai cui appartenenti tra l'altro era vietata l' iscrizione al Partito Fascista Repubblicano.<ref>Un [http://digilander.libero.it/ladecimamas/fronte%20orientale.htm estratto] dal libro di Aurelio Lepre, ''La storia della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza'', Mondadori, 1999, ISBN 88-04-48141-2</ref>
 
Il comportamento apertamente autonomistico contro le autorità repubblicane (fino alla strafottenza) - alle quali formalmente la Decima avrebbe dovuto appartenere e da cui amministrativamente dipendeva, avendo i suoi uomini giurato secondo la formula prevista dal governo repubblicano - causò molti attriti con altri organismi della Repubblica Sociale e perfino la ventilata possibilità che Borghese tentasse un colpo di stato contro Mussolini.
In seguito alle voci circolanti su questa eventualità, Borghese, convocato a Gargnano, fu posto agli arresti il [[14 gennaio]] [[1944]]. La voce dell'arresto di Borghese, attraverso circostanze fortuite, arrivò al comando della Decima, che valutò addirittura l'ipotesi di marciare su [[Salò]]. Probabilmente l'incidente fu risolto anche con la mediazione dei tedeschi, che non volevano una lotta intestina tra i loro alleati.<ref>[http://digilander.libero.it/ladecimamas/vivarelli.htm Intervista] a Piero Vivarelli.</ref>
Tutto venne risolto in tempi brevi con il rilascio di Borghese e il seguente licenziamento del sottosegretario alla Marina, Ferruccio Ferrini, da parte di Mussolini, che lo sostituì con lo stesso Borghese.
 
All'origine di questi rapporti tesi stavano anche leggere divergenze ideologiche rispetto al fascismo mussoliniano: infatti Borghese non si iscrisse mai al [[Partito fascista]] repubblicano, e fra i requisiti essenziali per l'arruolamento alla Decima vi era la rinuncia all'appartenenza a qualsiasi partito, ivi compreso quello Fascista Repubblicano. Borghese, d'altronde, aveva sempre ostentato disprezzo nei confronti dei partiti e aveva la propensione per un modello di società organicista e [[militarismo|militarista]] secondo il modello che realizzò con la Decima. Nella Xª MAS di Borghese non venne mai fatto il "''saluto al Duce''", ma solo il saluto "''Decima marinai! Decima Comandante!''" (di questo lo stesso Borghese venne accusato da parte di chi lo voleva esautorare dal comando della Decima).
{{Nota
|allineamento = centro
|larghezza = 90%
|titolo = Regolamento della Decima|
|dim-testo = 80%
|contenuto =
*Il rancio è unico per tutti, ufficiali, sottufficiali e marinai
*Il panno della divisa è uguale per tutti
*Sono sospese tutte le promozioni fino alla fine della guerra, tranne che quelle per merito di guerra sul campo
*Il reclutamento è esclusivamente volontario
*Vige la pena di morte per i militari della "Decima" che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, o codardia in faccia al nemico
}}
 
== Struttura della Xª MAS ==
[[File:Decima MAS - la spezia arruolamenti 1944.jpg|thumb|right|Arruolamenti a [[La Spezia]] nel [[1944]]]]
*Comando Xª MAS
**Ufficio Stampa e propaganda
**[[Servizio Ausiliario Femminile]] (SAF)
**Servizio Amministrativo
**Servizio Sanitario
**Servizio Approvvigionamento
**Servizio Genio Armi navali
**Servizio Polizia interna
**Servizio Informazioni
**Ufficio Assistenza
*Reparti Fanteria di marina
*Reparti di terra autonomi
*Reparti di mare
 
=== Ufficio stampa e propaganda ===
L'Ufficio Stampa e Propaganda fu costituito alla [[La Spezia|Spezia]] il [[9 settembre]] [[1943]] e disciolto a [[Milano]] il [[26 aprile]] [[1945]].
Il responsabile fu il [[sottotenente di vascello]] [[Pasca Piredda]].
 
*Servizi
**[[Propaganda]]: resp. [[capitano di corvetta]] Cocchia
**[[Stampa]]: resp. [[tenente]] Genta e tenente Zanfagna
**[[Radiofonia|Radio]]: resp. [[capitano]] [[Bruno Spampanato]]
**[[Fotografia]]: resp. [[tenente]] [[Elio Luxardo]]
**Giornale ufficiale della Xª Mas: ''La Cambusa''
 
== Impiego operativo della Xª MAS contro gli angloamericani ==
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-311-0926-06, Italien, italienische Soldaten.jpg|thumb|200px|Militare appartenente a un reparto della Decima MAS durante un'ispezione a Roma nel marzo 1944]]
 
Dopo l'alleanza coi tedeschi, il nuovo corpo si trovò a impiegare i propri reparti in maniera disorganica, e prevalentemente nelle retrovie, combattendo contro i partigiani.
 
Finalmente, nel maggio 1944 il battaglione "Barbarigo" (il primo reparto di [[fanteria]] della marina, guidato da Bardelli) venne impiegato contro gli [[Alleati]] sul fronte di Anzio-Nettuno, alle dipendenze della 175ª divisione tedesca.
Reparti navali della Decima furono impiegati contro le forze di sbarco e di rifornimento angloamericane, alle quali è accreditato l'affondamento di due unità minori (un trasporto e una cannoniera) con la perdita di un MAS.
 
Dopo la rotta seguita allo sfondamento di [[Battaglia di Montecassino|Cassino]], i reparti della Decima furono impiegati in operazioni di grande polizia e di controguerriglia in Italia settentrionale, mentre sul fronte della [[Linea Verde (seconda guerra mondiale)|Linea Verde]] venivano inviati nel 1945 il "Lupo", il "Nuotatori Paracadutisti" o "NP" (Polesine), e il gruppo d'artiglieria "Colleoni" (sul fiume [[Senio]]).
Questi reparti ebbero pesanti perdite in combattimento durante l'ultima offensiva nemica, e ricevettero numerose decorazioni dai tedeschi; il "Lupo" e l'"NP", dopo il crollo della linea Verde, riuscirono a ripiegare su [[Venezia]], dove rimasero fino all'arrivo degli alleati, a cui si arresero con l'[[onore delle armi]].
 
Nel [[1945]] Borghese riorganizzò la Divisione Decima nel [[Veneto]] su due Gruppi di Combattimento (di cui uno a ranghi incompleti, perché, come abbiamo visto, due battaglioni e un gruppo d'artiglieria erano aggregati alle divisioni tedesche sulla Linea Verde). L'obbiettivo era quello di costituire una grossa massa di manovra da spostare a Trieste e Fiume per evitare alle città la prevedibile occupazione titina, mentre si intensificavano i contatti con i servizi segreti regi, americani ed inglesi per favorire uno sbarco italo-inglese in [[Istria]]. Tuttavia il precipitare degli eventi e il completo controllo del cielo da parte alleato impedì alla Divisione Decima di raggiungere le posizioni previste (né d'altro canto vi fu il promesso sbarco italo-inglese). I reparti così rimasti immobilizzati si arresero alle truppe alleate con l'onore delle armi fra il [[29 aprile]] ed il [[2 maggio]] [[1945]].
 
== Il fronte orientale ==
Subito prima della costituzione della Repubblica Sociale, i tedeschi avviarono una politica di annessione delle Tre Venezie, riunendo le province di [[Provincia di Bolzano|Bolzano]], [[Provincia di Trento|Trento]], [[Provincia di Belluno|Belluno]], al Gau dell'Alto [[Tirolo]], dietro il pretesto della costituzione di una zona d'operazioni nota con il nome di ''[[Zona d'Operazione delle Prealpi|Alpenvorland]]'', e quelle di [[Provincia di Udine|Udine]], [[Provincia di Gorizia|Gorizia]], [[Provincia di Lubiana|Lubiana]], [[Provincia di Trieste|Trieste]], [[Provincia di Pola|Pola]] e [[Provincia di Fiume|Fiume]] al Gau della [[Carinzia]] nell'ambito della zona d'operazioni chiamata ''[[Zona d'Operazione del Litorale Adriatico|Adriatisches Kustenland]]''.(rimase [[Zara]], pur sotto occupazione militare tedesca, sotto il controllo delle autorità della RSI).
 
Soprattutto le terre orientali, già minacciate di annessione dagli ustascia croati alleati dei nazisti, furono teatro di aspri scontri coi partigiani di Tito, che - organizzati in formazioni di notevoli dimensioni e potenziale bellico - cercavano di sconfinare nella Venezia Giulia per poter reclamare, giusta il principio dell'''uti possidetis'', l'annessione di questa alla Iugoslavia.
 
Perciò la Decima Mas ebbe un notevole impiego sul fronte dell'[[Istria]] e del [[Carso]] e nelle retrovie dell'esercito tedesco soprattutto nel 1944, collaborando con i tedeschi nello scontro contro i partigiani [[Josip Broz Tito|titini]] (insieme agli altri cinque reggimenti italiani inquadrati nelle Forze Armate germaniche come [[Milizia Difesa Territoriale]] e ai reparti e batterie di difesa costiera). Gli scontri con i titini assumevano spesso l'aspetto tipico della guerriglia, con azioni crudeli ed atrocità alle quali seguivano altrettanto crudeli rastrellamenti da parte nazifascista, mentre solitamente le truppe titine rifiutavano la battaglia in campo aperto, dove ancora non potevano avere ragione dei tedeschi e dei loro alleati.
 
Sulla frontiera orientale i battaglioni ''Sagittario'', ''Barbarigo'', ''Lupo'', appoggiati dai gruppi d'artiglieria ''San Giorgio'' ed ''Alberto da Giussano'' e da parte dei battaglioni ''Nuotatori Paracadutisti'', guastatori ''Valanga'' e genio ''Freccia'' furono coinvolti nell'[[Operazione Aquila]] (''Adler Aktion'') per la distruzione delle forze del IX Corpus iugoslavo, e quindi il ''Fulmine'' fu impiegato per arginare i tentativi di invasione iugoslava della [[Venezia Giulia]], rimanendo coinvolto in un aspro scontro con gli slavi nella [[Battaglia di Tarnova]], dove fu quasi distrutto, riuscendo tuttavia a sbarrare il passo alle forze nemiche.
 
In seguito le autorità tedesche pretesero da Mussolini che i reparti della Decima fossero ritirati dalla Venezia Giulia, dove si erano verificati scontri anche sanguinosi con i collaborazionisti slavi<ref>Pier Arrigo Carnier, ''Lo sterminio mancato'', Mursia, p. 113</ref> e con lo stesso gauleiter Rainer. Rimasero solo alcune unità minori che presidiavano le isole del [[Carnaro]] e [[Trieste]].<ref>Nino Arena, ''Storia delle Forze Armate della RSI'', vol.3</ref>
 
In Istria perciò rimasero solo alcune centinaia di uomini della Decima dislocati in vari presidi a fianco dei reparti tedeschi, perlopiù catturati dai titini durante l'occupazione della [[Venezia Giulia]] insieme ai tedeschi e altri soldati della RSI e massacrati nelle tristemente note [[foibe]], o deportati nei campi di prigionia iugoslavi.
 
Gli altri morirono a fianco degli ultimi nuclei di resistenza tedeschi nei combattimenti che divampavano contemporaneamente all'avanzata dei titini verso il Friuli e la Venezia Giulia. Essi, insieme a questi resti dell'esercito tedesco, dovevano resistere per coprire la ritirata del grosso delle truppe tedesche acquartierate nell'Istria e nella Slovenia verso l'Austria. Il caos che sconvolse le truppe tedesche prive di ordini univoci e divise nel tentare di resistere oppure ritirarsi trascinò anche i reparti repubblicani, e fra questi ovviamente quelli della Decima.
 
Gli ultimi focolai di resistenza che proseguirono fino agli inizi di maggio vennero tutti schiacciati dai titini, combattendo oppure - più spesso - promettendo salva la vita in caso di resa. Tra questi ultimi combattimenti, degno di nota quello che si svolse a [[Pola]]. Qui, dopo la firma della resa delle ultime truppe tedesche affiancate da alcuni reparti della Decima decimati dalla battaglia alle forze iugoslave l'[[8 maggio]] [[1945]], l’ammiraglio tedesco che aveva firmato la capitolazione venne subito dopo fucilato insieme ad un gruppo di suoi ufficiali, insieme a una decina di ufficiali italiani della Decima Mas.
 
Poco prima dell'occupazione dell'Istria da parte iugoslava, Borghese cercò un'improbabile alleanza con gli Alleati per fronteggiare l'esercito [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|jugoslavo]] di [[Josip Broz|Tito]], che stava rapidamente avanzando: in quei tempi, era viva in molti [[gerarca|gerarchi]] nazisti e fascisti la speranza di arrivare a un armistizio con gli alleati occidentali per poter continuare la guerra contro l'[[Unione Sovietica]] e il [[bolscevismo]] in generale.<ref>Aga Rossi, Bradley Smith. ''Operazione Sunrise'', Mondadori; Pier Arrigo Carnier, ''Lo sterminio mancato'', Mursia</ref>
 
Analogamente, fra il settembre ed il dicembre del 1944 furono presi approfonditi contatti con la [[Brigate Osoppo|brigata partigiana Osoppo]], al fine di costituire un corpo misto che potesse organizzare una difesa comune di quel fronte, ma il comando inglese a cui faceva riferimento la Osoppo, seppur con qualche tentennamento, rifiutò l'offerta. Poco tempo dopo a [[Porzûs]] tutti i principali esponenti della brigata partigiana furono uccisi in quanto sospettati di tradimento e per aver dato ospitalità ad una giovane, Elda Turchetti, denunciata come spia da [[Radio Londra]], su segnalazione di agenti inglesi e il tentativo di collaborazione non ebbe séguito.
 
Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud ([[ammiraglio]] [[Raffaele De Courten|De Courten]]) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata delle forze iugoslave<ref> Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"La graduale avanzata dei comunisti di Tito in Istria spiega perché, a un certo punto, Borghese fece delle aperture agli Alleati, in particolare alla marina italiana del Sud...."</ref>. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato<ref>Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 182-183:"Il SIS, guidato dal capitano di vascelo Agostino Calosi, aveva ricevuto istruzioni precise dall'ammiraglio De Courten, divenuto capo di stato maggiore della marina. L'idea era quella di sbarcare in Istria senza avvalersi dell'aiuto degli Alleati, in modo da non turbare i rapporti con Tito."</ref>. L'opposizione inglese fece fallire questo piano<ref> Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"In ogni caso, gli Alleati respinsero queste avance, forse con una certa avventatezza"."</ref>, non volendosi inimicare [[Stalin]] dopo l'accordo di Yalta<ref>Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, p.403, Lo Scarabeo, Bologna, 2004 "Roosvelt e Eisenhower non volevano rompere assolutamente con "l'amico Stalin" di cui avevano massima stima e inoltre non si potevano buttare all'aria gli accordi di Yalta".</ref> e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della [[Royal Navy]] britannica.
 
== Comportamento in guerra e diserzioni ==
Le truppe coinvolte nelle operazioni di "grande polizia" o controguerriglia contro le forze partigiane italiane sono state oggetto di numerose critiche. La Xª MAS fu attiva in operazioni di grande polizia nel [[Monferrato]], nelle [[Langhe]], nel [[Canavese]], in [[Carnia]], in [[Val di Susa]] e in [[Val d'Ossola]]. Gli uomini della Decima si macchiarono di crimini di guerra, come torture, rappresaglie, fucilazioni sommarie.
 
Le operazioni di rastrellamento contro i civili causarono malcontento tra alcuni soldati che si erano arruolati per combattere gli Alleati e si registrarono numerose diserzioni e perfino ammutinamenti tra i marò dei reparti impiegati contro i partigiani, anziché contro gli Alleati.
 
Alcuni appartenenti alla Decima Mas si distinsero anche in azioni di [[saccheggio]] e furto a danno della popolazione civile, perseverando nell'abuso della loro autorità tanto da far preoccupare le autorità legittime e non militari:
 
{{Quote|Continuano con costante preoccupazione le azioni illegali commesse dagli appartenenti alla Xª Mas. Furti, rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico, rappresentano quasi la caratteristica speciale di questi militari. Anche il 12 novembre 1944, tra l'altro, verso le ore 20 quattro di essi si sono presentati in un magazzino di stoffe: dopo aver immobilizzato il custode ne hanno asportato quattro colli per un ingente valore [...]. La cittadinanza, oltre ad essere allarmata per queste continue vessazioni, si domanda come costoro, che dovrebbero essere sottoposti ad una rigida disciplina militare, possano agire impunemente e senza alcuna possibilità di punizione [...]. Sarebbe consigliabile pertanto, che tutto il reparto, comando compreso, sia fatto allontanare da Milano.|Appunto per il Duce di Mario Bassi, prefetto di Milano<ref>[http://www.anpi.it/xmas/furti.htm ''Le "imprese" della Decima MAS - Una carriera di furti e rapine''], dal sito dell'[[ANPI]]</ref>}}
 
Nella sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Junio Valerio Borghese, le accuse erano di aver effettuato, tra le altre cose:
{{Quote|continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse contrastare il passo agli eserciti liberatori [... ]ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi partecipava a queste operazioni|Dalla sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Borghese, articolo del sito dell'ANPI<ref>[http://www.anpi.it/xmas/index.htm Le "imprese" della Decima MAS], dal sito dell'[[ANPI]]</ref>}}
 
Sergio Nesi, ufficiale della X<sup>a</sup> autore di numerosi libri che difendono la stessa, sostiene che Borghese la Decima avrebbero tenuto un comportamento coraggioso ed intrepido nei confronti del nemico (ne parla al riguardo delle battaglie sul fronte di Anzio, sulla Linea Verde, durante l'Operazione Aquila e nella [[Battaglia di Tarnova]])<ref>Sergio Nesi, ''Decima flottiglia nostra...'', Edizioni Mursia, Milano, 1986, pag.303</ref> e asserisce che nel complesso le diserzioni della Decima sarebbero state sensibilmente inferiori a quelle registrate in altre forze armate e reparti della RSI.<ref>cfr. infra</ref> Molte azioni di furto e saccheggio attribuite a reparti della RSI o tedeschi sarebbero, secondo lui, invece da attribuirsi alle numerose bande di criminali comuni che infestavano il territorio, i quali mascherati dietro uniformi della Decima che sarebbero riusciti ad ottenere durante lo sbandamento dell'8 settembre 1943, taglieggiavano la popolazione civile con relativa impunità. Sempre secondo quanto riportato da Nesi, operazioni dello stesso genere - a scopo di propaganda antifascista - sarebbero state condotte, sempre con uniformi della Decima in qualche modo trafugate, da nuclei partigiani (secondo Nesi, nella zona della Liguria e del Cuneense)<ref>Cfr, National Archives and Recording administration, RG226 Records of OSS, faldoni vari; Sergio Nesi, ''Junio Valerio Borghese'', Lo Scarabeo, Bologna</ref>.
 
Nesi sostiene poi che taluni rapporti di polizia proverrebbero da uffici e comandi repubblicani ostili alla Decima, i quali avrebbero perseguito non lo scopo di riparare i numerosi torti subiti dai civili, ma quello di metterla in cattiva luce presso gli alti comandi nonché lo stesso Mussolini nell'ambito delle feroci lotte per il potere che caratterizzarono la Repubblica Sociale. Questi rapporti sarebbero stati comunque ingigantiti ed esagerati.<ref>Cfr. Sergio Nesi, ''ibidem''</ref> Infatti, per finanziare la guerra contro gli angloamericani, fu anche impiegato il [[mercato nero]], acquistando armi in Svizzera tramite contrabbando di beni calmierati. Lo stesso [[prefettura italiana|prefetto]] di [[Milano]] espresse preoccupazione per le numerose azioni illegali commesse dai ''marò''.
 
Sempre secondo l'ex ufficiale, nei confronti dei tedeschi la Decima non è stata, come sostenuto da altri, servile e collaborazionista, ma avrebbe invece seguito sempre un atteggiamento di furbesco doppiogioco, cercando di sottrarre all'alleato ogni tipo di rifornimento e materiale con ogni mezzo (compresa la corruzione, il furto, l'ubriacatura e l'inganno). Secondo l'ex ufficiale è da inquadrare in quest'ottica anche il pestaggio l'arresto del gauleiter Reiner, episodio che portò all'espulsione quasi totale delle forze di Borghese dalla Venezia Giulia, sottoposte a "zona d'operazione".<ref>Sergio Nesi, ''Decima flottiglia nostra...'', Lo Scarabeo, Bologna, 2008</ref>.
 
==Il coinvolgimento nella guerra civile==
 
La Decima, nata per proseguire la guerra contro gli angloamericani, fu inizialmente risparmiata dalle azioni partigiane e gappiste, fino al [[23 gennaio]] [[1944]], quando un attacco dinamitardo fece saltare alla [[La Spezia|Spezia]] il tram che collegava il centro cittadino colla sede della Decima nella Caserma San Bartolomeo, provocando la morte di tre marò e due cittadini.
 
A questo punto pero' i suoi appartenenti furono posti di fronte alla libera scelta di congedarsi o continuare con la guerra civile
 
[[Immagine:ManifestoXMAS.jpg|thumb|Manifesto del [[1944]] inneggiante ad una "pacificazione" fra partigiani e forze della Decima]]
 
In seguito a questo episodio, la Decima inviò dei reparti in supporto ai tedeschi per un rastrellamento nelle montagne prospicienti La Spezia, durante il quale non si ebbero scontri a fuoco, ma solo sequestri d'armi.
 
La prima rappresaglia compiuta dalla Decima risale invece al marzo [[1944]], quando il treno Parma-La Spezia fu bloccato dai partigiani e tutti i suoi occupanti militari (fra cui tre marò della Decima) furono passati per le armi sebbene disarmati.<ref>Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Lo Scarabeo, Bologna, 2004</ref>. La Decima ordinò un rastrellamento, durante il quale 13 partigiani furono sorpresi: quattro morirono nello scontro a fuoco e altri nove furono portati alla Spezia. Di questi, un minorenne fu rilasciato, e gli altri otto furono fucilati.
 
Spostate le unità in [[Piemonte]] alla Decima fu sempre più spesso richiesta la partecipazione alle operazioni di grande polizia, richieste alle quali la formazione aderì sempre con riluttanza e mettendo a disposizioni nuclei di entità inferiore alla compagnia<ref>Massimiliano Capra Casadio, [http://www.centroginocchi.it/index.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=82&Itemid=18 ''La Decima Mas di Junio Valerio Borghese, i comandi tedeschi e le formazioni partigiane''], in ''I sentieri della ricerca'', n. 5, Centro Studio Piero Ginocchi</ref>.
 
Per fronteggiare le sempre più frequenti azioni dei partigiani, viene costituita una speciale "Compagnia O" (operativa), composta da 120 uomini al comando di Umberto Bertozzi, un uomo che alcune fonti definiscono sadico e crudele. Non è chiaro invece il suo rapporto con Borghese e coi comandi della Decima: pare piuttosto plausibile che detta compagnia "O" sia stata maltollerata quanto necessario per venire incontro alle urgenze della primavera-estate 1944, e appena possibile sciolta e i suoi elementi inviati nel Distaccamento "Milano"<ref>ibidem; nonché Pisanò, ''op. cit.''</ref>.
 
Tuttavia, il 4 luglio [[1944]] l'episodio dell'uccisione del comandante [[Umberto Bardelli]] spinse Borghese a tornare sulla sua decisione di non impiegare i suoi uomini nella controguerriglia. Così dall'autunno 1944 anche la Decima fu massicciamente coinvolta nella guerra civile contro i partigiani italiani, dispiegando una forza ed una violenza impressionante.
 
{{Quote|mentre le altre formazioni operavano in funzione antipartigiana, la Decima attese che i partigiani attaccassero per poi procedere, con riluttanza, alla guerra antipartigiana. La differenza è tuttavia assai sottile, vista la guerra civile. In ogni caso, almeno nei vertici e nelle intenzioni, la Decima non voleva combattere contro altri italiani, bensì portare a termine l’impegno d’onore verso la nazione concludendo la guerra anche con una sconfitta. Ciò determinò, in qualche caso, momenti di cavalleria e di rispetto fra le due parti in lotta e persino qualche momentaneo accordo politico|Prefazione di Giuseppe Parlato al volume di Sergio Nesi, "Junio Valerio Borghese", cit.}}
 
L'[[8 luglio]] [[1944]] Bardelli si recò personalmente alla ricerca del [[guardiamarina]] Oneto, disertore del "Sagittario" che era fuggito con la cassa del battaglione. Giunto nel borgo di [[Ozegna]] con una scorta, si trovò faccia a faccia coi guerriglieri della formazione "Matteotti" al comando del partigiano [[Piero Urati]], detto ''Piero Piero''. Per evitare uno scontro fratricida, Bardelli depose le armi e ordinò ai suoi di fare lo stesso. Iniziarono così a parlamentare coi partigiani per ottenere la consegna del disertore, in un clima di crescente tensione. Dopo aver concordato lo scambio del disertore Oneto con dei prigionieri partigiani, Bardelli lasciò il convegno con ''Piero Piero'', ma si trovò circondato da uomini della "Matteotti". ''Piero Piero'' intimò la resa al comandante repubblicano, il quale rifiutò urlando "''Barbarigo non si arrende ! Fuoco !''". Nel rapido scontro a fuoco che ne seguì Bardelli e 10 marò furono uccisi. Le salme furono ricomposte nell'attuale oratorio del paese e i feriti curati da alcune religiose del posto. I marò prigionieri, invece, furono catturati dai partigiani e portati "in montagna", dove sarebbero stati sottoposti a varie pressioni (fra cui la "[[Mock execution|falsa fucilazione]]") per indurli a disertare e passare con la "Matteotti". Furono poi rilasciati una settimana dopo, a seguito di uno scambio con prigionieri partigiani.
 
Caddero anche sette partigiani ed un civile<ref>targa commemorativa sul posto</ref>.Secondo l'ufficio propaganda della Decima il corpo di Bardelli fu rinvenuto privo di due denti d'oro, mentre due caduti furono rinvenuti dai paesani ammassati contro un muro e imbrattati di sterco e con della paglia in bocca (secondo alcuni a causa del trasporto con un carretto sporco, ma tale versione risulta respinta da altra storiografia<ref>Sergio Nesi, Ozegna, 8 luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008</ref>).
[[Immagine:Salma bardelli.jpg|thumb|La salma del comandante Umberto Bardelli ucciso dai partigiani della "Matteotti" di [[Piero Urati]] detto ''Piero Piero'' il 4 luglio 1944: secondo l'ufficio propaganda della Decima, che ha diffuso l'immagine, si noterebbero i due denti d'oro strappati al cadavere]]
[[Immagine:Salme marò grosso e fiasco.jpg|thumb|Le salme dei marò Fiaschi e Grosso, imbrattate di sterco]]
 
In seguito a questo evento Borghese radunò lo stato maggiore della Decima comunicando la sua decisione e ribadendo il carattere volontario della Decima. Chiunque non avesse voluto rimanere nella Decima, che era nata per combattere al fronte gli anglo-americani, e che da quel momento si trovava coinvolta nella guerra civile, avrebbe ottenuto il congedo illimitato: quindici ufficiali su duecento chiesero ed ottennero d'essere messi in congedo per non dover partecipare alla guerra civile. Tra questi se ne andarono molti tra i migliori.<ref>Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, Milano, 2007.</ref>
 
 
Dopo altri due mesi di imboscate e rastrellamenti si giunse ad un nuovo abboccamento fra i reparti della Decima e della formazione di ''Piero Piero'' che portò alla costituzione, caso più unico che raro, di un plotone d'esecuzione misto per l'esecuzione del disertore Oneto. Oneto dopo essere stato degradato viene fucilato nei pressi di Configlietto Val Soana da un picchetto comandato dal [[Tenente di Vascello]] Montanari formato da sei marò del battaglione Barbarigo e sei partigiani della Brigata De Franchi il [[4 settembre]] [[1944]]. All'esecuzione assistette un picchetto di venti marò della Decima e di venti partigiani.<ref>Sergio Nesi, Ozegna, 8 luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008</ref><ref name="Bonvicini" />.
 
Nonostante questo episodio (che ebbe come strascico l'arresto di ''Piero Piero'' per ordine di altri capi partigiani, anche in seguito alle esazioni compiute dal gruppo in Valchiusella. Il malcontento della popolazione sfociò in un'inchiesta da parte dei partigiani dell'area che fecero cessare le requisizioni e i furti di cibo e bestiame.), la Decima si trovò coinvolta sempre più profondamente nella guerra civile. Subendo - in quanto forza militare alleata dei tedeschi e al pari delle forze militari di questi - attacchi, catture ed imboscate<ref>Circa le catture o - secondo il gergo militare di allora "prelevamenti" di militari in libera uscita o in licenza - si veda Giorgio Pisanò, ''Gli ultimi in grigioverde'', cit., voll. I e II, in particolare riguardo alle disposizioni del gen. Farina in materia di sicurezza dei militari in libera uscita</ref> in numero crescente, i suoi uomini reagirono sempre più violentemente, fino a perpetrare veri e propri crimini di guerra contro le popolazioni civili.
 
Fra gli episodi più significativi si inquadra l'esecuzione sommaria del partigiano garibaldino [[Ferruccio Nazionale]], detto "Carmela", il cui corpo, immortalato in una macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra civile. Ad Ivrea il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano militare della Decima, don Augusto Bianco. Bloccato con una bomba a mano in pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione nella piazza del municipio<ref>Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", p.95-96, Garzanti, Milano, 1984</ref>. Il corpo, lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto scattata da un marò (vedi foto), sarebbe dovuto rimanere appeso quale monito per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davanti al suo cadavere<ref>[http://digilander.libero.it/mediaivrea/partigiani05/fernazio.htm Ferruccio Nazionale "Carmela"]</ref>. Secondo le testimonianze di alcuni [[partigiani]] (raccolte però successivamente ai fatti), al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa delle torture subìte da parte dei marò della compagnia "O", generalmente ritenuta la più violenta della Decima, e, sempre secondo queste testimonianze, nell'ambito delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua<ref> [http://www.anpiivrea.it/publicmono/static/itinerari.shtml Itinerari della memoria], dal sito ANPI di Ivrea</ref><ref>[http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001030404_6 Articolo del settimanale Panorama sul libro "Guerra civile 1943-1945-1948. Una storia fotografica"], di Chessa Pasquale</ref>. Tuttavia, dopo poche ore, un ufficiale del battaglione "Fulmine", non ritenendo compatibile un simile spettacolo di ferocia con l'onore del proprio reparto, ordinò che il corpo fosse deposto, e cristianamente sepolto nel cimitero cittadino, alla presenza di un picchetto di marò.<ref name="Bonvicini" />.
[[Immagine:Ferruccio Nazionale.jpg|thumb|Ferruccio Nazionale, partigiano biellese impiccato dalla Xª MAS sulla piazza del municipio di [[Ivrea]] il [[9 luglio]] [[1944]]]]
 
La particolare crudezza che caratterizzò le azioni della Decima durante le operazioni antipartigiane è stata spiegata così dallo storico [[Renzo De Felice]]:
 
{{Quote|Tipici in questo senso sono i tre stadi che spesso sono riscontrabili nel loro atteggiamento […] primo, la Decima combatte per l’onore della patria; la sua guerra è contro il nemico invasore dell’Italia e non ideologica e di partito, che divide gli italiani invece di unirli nel nome della patria, e, dunque, la Decima non combatte contro i partigiani; secondo, se però i partigiani si accaniscono contro di essa, vendichi i suoi morti; terzo, ogni forma di clemenza verso i partigiani dettata dal governo o dal PFR da considerazioni di ordine politico non può essere accettata e non riguarda la Decima, i nemici attivi della patria, coloro che uccidono chi ne difende l’onore e il territorio non possono trovare clemenza.|Renzo de Felice, ''Mussolini l'alleato'', Einaudi}}
 
I [[crimine di guerra|crimini di guerra]] e [[crimine contro l'umanità|contro l'umanità]] della Xª MAS si svolsero essenzialmente in paesi e frazioni, dove era concentrata l'attività partigiana. Sono stati citati i seguenti episodi a carico della Decima durante il processo al suo comandante nel dopoguerra:
*Forno (frazione di [[Massa (Italia)|Massa]]), [[13 giugno]] [[1944]]: 68 persone (tra le quali il maresciallo dei carabinieri Ciro Siciliano, che cercò di impedire il rastrellamento), per lo più civili e qualche partigiano, vennero uccise da un reparto di [[SS]] e da uomini della Compagnia "O" della Decima al comando di Bertozzi (che secondo alcune fonti fu colui che selezionò chi tra i prigionieri sarebbe stato fucilato).<ref>[http://digilander.libero.it/ladecimamas/pagina3.htm A proposito di Decima Mas], dal sito di denuncia dell'operato della formazione ''digilander.libero.it/ladecimamas''</ref><ref>[http://www.resistenzatoscana.it/index.php?loc=storie&doc=massa_forno La battaglia e la strage di Forno], dal sito ''resistenzatoscana.it''</ref>
*[[Borgo Ticino]] ([[Provincia di Novara|NO]]), [[13 agosto]] 1944: in collaborazione con le SS, fucilazione di 12 civili, [[saccheggio]] e incendio del paese. Per la prima volta viene applicato il bando [[Albert Kesselring|Kesselring]] di rappresaglia per il ferimento di quattro soldati tedeschi (al paese venne chiesto un risarcimento di 300.000 lire a compensazione del fatto<ref>Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", p.104-105, Garzanti, Milano, 1984</ref> e per evitare l'[[Esecuzione (diritto)|esecuzione]], ma dopo aver riscosso la cifra, come ammesso anche al processo dal Capitano Krumhar che guidava il gruppo delle SS, [[Strage di Borgo Ticino|la fucilazione e le successive violenze avvennero ugualmente]]).<ref>[http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi3.htm Strage di Borgo Ticino], dal sito di denuncia dell'operato della formazione ''digilander.libero.it/ladecimamas''</ref><ref name=BorgoTicino>[http://www.anpi.it/xmas/borgoticino.htm L'eccidio di Borgo Ticino (NO)], dal sito dell'[[ANPI]]</ref>
*Guadine (fraz. di [[Massa (Italia)|Massa]]), [[24 agosto]] 1944: rappresaglia sulla popolazione civile, ritenuta fiancheggiatrice dei partigiani, con alcune decine di civili uccisi. Il paese e le sue frazioni furono quasi completamente bruciati e distrutti. L'operazione probabilmente aveva anche lo scopo di bloccare eventuali fuggitivi dalla [[Eccidio di Sant'Anna di Stazzema|contemporanea azione ]] della [[16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS]], agli ordini del maggiore [[Walter Reder]] e degli uomini della [[Brigate nere|Brigata Nera]] di Massa, che si stava svolgendo a Vinca (comune di [[Fivizzano]]).<ref>[http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi2.htm Strage di Guadine (MS)], dal sito di denuncia dell'operato della formazione ''digilander.libero.it/ladecimamas''</ref><ref>[http://www.romacivica.net/anpiroma/dossier/dossier1d1.htm Le stragi di civili in Toscana (aprile-settembre 1944)], dal sito Centro studi della Resistenza</ref>
*[[Castelletto Ticino]] (NO), [[2 novembre]] 1944, dopo l'uccisione da parte dei partigiani del [[sottotenente di vascello]] Leonardi, pubblica esecuzione esemplare: un ufficiale della Xª MAS fa fucilare in pubblico cinque partigiani "garibaldini" detenuti ad Arona<ref>[http://www.anpi.it/xmas/castelletto_ticino.htm L'eccidio di Castelletto Ticino (NO)], dal sito dell'[[ANPI]]</ref>, dopo aver raccolto una folla obbligata ad assistere.<ref>[http://www.resistenzanovarese.it/schede/scheda_castelletto_ticino.pdf Strage di Castelletto Ticino] riporta estratti di un rapporto dell'ufficiale della Decima coinvolto e l'intero rapporto di un testimone partigiano</ref>
*[[Valmozzola]] ([[Provincia di Parma|PR]]): fucilazione sommaria di otto partigiani presi prigionieri in seguito ad azioni di guerra.<ref>[http://www.anpi.it/xmas/Valmozzola.htm L'eccidio di Valmozzola (PR)], dal sito dell'[[ANPI]]</ref>
*[[Crocetta del Montello]] ([[Provincia di Treviso|TV]]): [[tortura]] su partigiani catturati tramite [[frusta|fustigazione]] e ustioni con stracci imbevuti di benzina e accesi, nonché sei esecuzioni sommarie.<ref>[http://digilander.libero.it/ladecimamas/stragi5.htm L'eccidio di Crocetta del Montello (TV)], dal sito di denuncia dell'operato della formazione ''digilander.libero.it/ladecimamas''</ref><ref>[http://www.anpi.it/xmas/crocetta.htm L'eccidio di Crocetta del Montello (TV)], dal sito dell'[[ANPI]]</ref>
 
Nel processo che Borghese subì dopo la guerra, una testimonianza suggerì anche che in alcune delle rappresaglie di cui furono protagonisti, gli uomini della Decima indossassero uniformi tedesche, probabilmente per farle attribuire esclusivamente all'esercito nazista.<ref name=BorgoTicino/>.
Tuttavia nel dispositivo della sentenza, Borghese fu condannato a 12 anni di carcere ed esclusione dai pubblici uffici solo per "collaborazione militare" coi tedeschi, escludendo il suo coinvolgimento nei crimini di guerra come la sua partecipazione ai reati di omicidio e saccheggio<ref>Atti del processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949 ""La Corte, visti gli articoli...dichiara Junio Valerio Borghese, Ungarelli Ongarillo, Del Giudice Guido e Marinucci Filippo, colpevoli del reato di collaborazione militare. Esclusa per Valerio Borghese la partecipazione ai fatti di omicidio di Borgo Ticino, Castelletto Ticino, Crocetta di Montello, nonché a quello di saccheggio". Questi ultimi erano i fatti imputati per i crimini di guerra. "Condanna il Borghese a 12 anni di reclusione,[...]. Condonati: 9 anni a Junio Valerio Borghese".</ref>.
 
Durante gli [[Anni 1960|anni sessanta]] seicentonovantacinque fascicoli riguardanti le stragi nazifasciste in Italia vennero "archiviati provvisoriamente" dal procuratore generale militare, principalmente per ragioni di convenienza politica, e i vari procedimenti furono bloccati, garantendo quindi l'impunità per i responsabili ancora in vita. Successivamente, nel [[1994]], durante la ricerca di prove a carico di [[Erich Priebke]] per la [[strage delle Fosse Ardeatine]], venne scoperta l'esistenza di questi fascicoli (trovati in quello che giornalisticamente è stato definito l'[[Armadio della vergogna]]): tra di questi ve ne erano diversi riferiti a fatti compiuti da personale della Decima Mas di Borghese.<ref>[http://digilander.libero.it/ladecimamas/inc_insab.htm Si veda l'estratto dall'elenco reperito nel 1994 presso la Procura Generale Militare in Italia per le sole posizioni che richiamano a militari della Decima Mas], riportato sul sito di denuncia dell'operato della formazione ''digilander.libero.it/ladecimamas''</ref>.
 
=== Antisemitismo nel Corpo ===
L'[[antisemitismo]], sulla scia dell'alleanza con i nazisti (e in generale dell'intero fascismo repubblicano), fu un tema più volte toccato della propaganda dei giornali della Decima (e talora dei suoi stessi membri).
La rivista della Decima, ''[[L'Orizzonte]]'', conteneva articoli fortemente antisemiti, come quelli di [[Giovanni Preziosi]] in cui si propugnava la teoria del [[teoria del complotto giudaico|complotto giudaico]]. Preziosi cominciò un articolo con queste parole:
{{quote|È storicamente dimostrato che l'attuale guerra fu voluta, attuata e preparata dal giudaismo, che ha avuto come strumento principale la [[massoneria]]...}}
 
Il giornale ebbe problemi di distribuzione legati ai difficili rapporti tra Xª MAS e la Repubblica Sociale.<ref>http://digilander.libero.it/ladecimamas/orizzonte.htm</ref>
 
== Scioglimento, ultimi scontri e perdite ==
Verso la fine della guerra, la Xª MAS di Borghese spostò il suo quartier generale in [[Piemonte]]. Il [[26 aprile]], primo dei tre giorni di insurrezione che portarono alla Liberazione, Borghese sciolse la Decima presso la caserma di piazzale Fiume (odierna piazza della Repubblica) a [[Milano]].
 
Il [[27 aprile]] [[1945]] Borghese si consegnò volontariamente al [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (CLN) di Milano, ove fu tratto in salvo da un emissario statunitense dell'[[Office of Strategic Services|OSS]], [[James Angleton]].
Nel dopoguerra, dopo essere stato degradato e imprigionato, si dedicò alla politica in seno al [[Movimento Sociale Italiano]] (MSI) del quale divenne presidente onorario nel [[1951]].
Pare sia stato l'ideatore di un tentativo di colpo di stato nella notte tra il 7 e l'[[8 dicembre]] [[1970]] passato alla storia come [[Golpe Borghese]] (o "operazione Tora Tora"), quando alla guida di un gruppo di fedeli, tra i quali vi erano anche degli ex marò della Decima mentre altri erano pronti ad intervenire successivamente, si era oramai impadronito dell'armeria del [[Palazzo del Viminale|Viminale]] ma misteriosamente si ritirò, probabilmente per l'intervento di uno sconosciuto informatore, di volta in volta identificato {{cn|nell'onorevole Almirante, allora segretario del MSI}}, in Giulio Andreotti<ref>Adriano Monti, ''Il Golpe Borghese'', Lo Scarabeo, 2006</ref> o nell'ex colonnello della Rosa dei Venti Amos Spiazzi<ref>Sandro Neri, ''Segreti di Stato'', [[Aliberti editore]], 2008</ref>.
 
A seguito dell'accusa per il fallito golpe si rifugiò in Spagna dove morì, a [[Cadice]], nel [[1974]].
 
I vari reparti della Decima seguirono invece diversi destini, a seconda del luogo e del nemico a cui si arresero<ref>Carlo Cucut, ''Le Forze Armate della RSI'', Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica</REF name="Bonvicini" /></REF><REF name="Pisanò 1967" />.
 
*I battaglioni "Barbarigo", "Lupo", "NP" e "Freccia" e il gruppo artiglieria "Colleoni", impiegati a difesa della [[Linea Verde (seconda guerra mondiale)|Linea Verde]] dopo aver subito perdite esiziali nella battaglia contro le forze inglesi e del Commonwealth si ritirarono in piccoli nuclei oltre l'[[Adige]] verso [[Padova]] ad Albignasego ("Lupo" e "Barbarigo") dove si arresero quando furono raggiunte dal nemico, ottenendo da questo l'onore delle armi. Il "Freccia" e il "Colleoni" furono totalmente distrutti nella battaglia, e cessarono di agire come unità organiche già dagli ultimi giorni di aprile 1945, ripiegando disordinatamente.
 
*I reparti indivisionati nella Divisione Decima in territorio vicentino ("Sagittario", "Fulmine", "Valanga", "Castagnacci", "san Giorgio", "Alberto da Giussano", "Pegaso", "Vega") attesero l'arrivo del nemico arma-al-piede, dopo un iniziale tentativo di raggiungere la Venezia Giulia per arginare l'invasione iugoslava, frustrato dal totale controllo dell'aria da parte delle aviazioni alleate. Anche questi reparti si arresero con l'onore delle armi. I reparti concentrati a [[Bassano del Grappa]] invece si confrontarono coi partigiani, a volte combattendo a volte arrendendosi: in quest'ultimo caso gli uomini che si consegnarono furono spesso oggetto di feroci vendette.
 
*I reparti di Fanteria di Marina a [[Venezia]] (btg. "Serenissima" e Nuotatori Paracadutisti -NP- ed altri) si arresero con l'onore delle armi agli Alleati il 30 aprile 1945, presso l'ex collegio navale della GIL a Sant'Elena<ref>G.Bonvicini, Decima marinai! Decima Comandante! La fanteria di Marina 1943-1945, Milano, Mursia, 1998, p.183</ref>.
 
*I reparti navali di Genova (Comando Tirreno) e quelli di terra (Btg. "Risoluti") , invece, si divisero: il "Risoluti" cercò di raggiungere Milano, ma una delle colonne fu intercettata per strada da formazioni partigiane, alle quali dovette arrendersi dopo aspri combattimenti. Quelli che raggiunsero Milano seguirono la sorte dei reparti ivi schierati. Un'altra parte restò coi i tedeschi del generale Meinhold e si arrese alle forze partigiane. {{cn|Il "Comando Tirreno" invece prese contatti con il locale CLN, prendendo efficaci contromisure a contrasto dell'opera dei guastatori tedeschi che intendevano far saltare in aria le installazioni portuali. Gli "uomini Gamma" (sommozzatori) del reparto disarmarono le 80 cariche di demolizione predisposte dai germanici dopodiché autoaffondarono le loro unità MAS e VAS e si consegnarono ai partigiani}}.
 
*I reparti territoriali a Torino e Milano seguirono la sorte delle altre unità repubblicane ivi presenti. Quelli di Torino non riuscirono a ripiegare verso la "zona franca" di Ivrea per arrendersi agli americani il 5 maggio successivo, e seguitarono a combattere nella caserma assediata dai partigiani. Dopo aver finito le munizioni si arresero, e oltre 60 dei superstiti furono fucilati sommariamente. Quelli di Milano subirono l'urto dell'insurrezione partigiana il [[26 aprile]].
 
*I reparti nel novarese (btg. "Scirè") furono coinvolti in scontri a fuoco coi partigiani. Quelli che si arresero dietro promessa d'aver salva la vita furono in gran parte passati per le armi.
 
*I reparti in Istria, a Fiume e sulle isole del Carnaro furono sistematicamente annientati dagli iugoslavi. Il battaglione "San Giusto" di [[Trieste]] invece riuscì a raggiungere via mare [[Venezia]] dove si arrese agli Alleati il 30 aprile.
 
*I reparti di marina a [[Sanremo]] uscirono il 26 aprile per un'ultima missione contro i franco-americani, dopodiché affondarono i propri mezzi e dispersero gli uomini. Quelli che furono catturati dai partigiani furono sommariamente uccisi.
 
I caduti accertati in operazioni belliche e di controguerriglia della Decima assommano a oltre 600. A questi vanno aggiunti gli uomini uccisi sommariamente al termine delle ostilità dopo aver ceduto le armi, in numero non precisato (si ricorda, ad esempio, l'[[eccidio di Valdobbiadene]] dei Nuotatori Paracadutisti della Decima, NP, nel maggio del 1945, ove furono trucidati 50 prigionieri di guerra).
 
== Decorazioni ==
{{F|storia|marzo 2010|commento=Onorificenze verosimilmente RSI, ma equivocabili come onorificenze riconosciute dallo Stati italiano, nonché senza fonti }}
''' Decorazioni della X^ Flottiglia MAS'''<br>
Totale decorazioni: 588<br>
Medaglie d'oro: 3<br>
Medaglie d'argento: 96<br>
Medaglie di bronzo:122<br>
Croci al valore militare: 245<br>
Encomi solenne:122<br>
 
== Riferimenti postali storici ==
Al Comando X Flottiglia Mas venne assegnata<ref>{{cita web|url=http://www.xflottigliamas.it/reparti/repartiindice.html|titolo=La "Decima Flottiglia MAS"|editore=xflottigliamas}}</ref>:
Fp. 80015 (dal 4.5.44) e la Fp 81200 (dal 5.3.45);
a La Spezia PdC.781;
a Milano PdC.795;
a Lonato (BS) PdC.755.
 
==Note==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
*[[Arrigo Petacco]], ''Storia del Fascismo''
*a cura di [[Victoria de Grazia]] e [[Sergio Luzzatto]], ''Dizionario del fascismo'', volume primo, Einaudi editore, 2002
*Aurelio Lepre, ''La storia della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza'', Mondadori, 1999, ISBN 88-04-48141-2
*Guido Bonvicini, ''Decima Marinai! Decima Comandante!'', Mursia, Milano
*Sergio Nesi, ''Decima flottiglia nostra...'', Lo Scarabeo, Bologna, 2008
*Sergio Nesi, ''Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano'', Lo Scarabeo, Bologna, 2004
*Sergio Nesi, ''Ozegna, 8 Luglio 1944'', Lo Scarabeo, Bologna, 2008 ISBN 978-88-8478-116-1
*Sergio Nesi, ''Rivisitando storie già note di una nota Flottiglia - parte seconda'', Lo Scarabeo, Bologna, 2000
*Giorgio Pisanò, ''Gli ultimi in grigioverde'', CDL Edizioni, Milano, 1994
*Giorgio Pisanò, ''Storia della guerra civile in Italia'', CDL Edizioni, Milano, 1994
*Nino Arena, ''Storia delle Forze Armate della RSI'', Ermanno Albertelli
*Arrigo Carnier, ''Lo sterminio mancato'', Mursia, Milano
*Mario Bordogna, ''Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS'', Mursia, Milano, 2007. ISBN 978-88-425-3877-6
*Marino Perissinotto, ''Duri a morire - storia del Battaglione Barbarigo'', Ermanno Albertelli
*Sole De Felice, ''La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945'', Ediz.Settimo Sigillo
*Sergio Bozza, ''Decima! Gli ennepì si raccontano'', Greco e Greco, 1997 ISBN 978-88-7980-132-4
*Nino Buttazzoni,''Solo per la bandiera. I nuotatori paracadutisti della marina'', Mursia, Milano, 2002
*R.Maculan, M.Gamberini, ''Battaglione Fulmine - X Flottiglia Mas'', Menin Edizioni, Schio (Vi), 2009 ISBN 978-88-89275-11-5
 
==Voci correlate==
*[[Junio Valerio Borghese]]
*[[Fascismo]]
*[[Benito Mussolini]]
*[[Marina Nazionale Repubblicana]]
*[[Repubblica Sociale Italiana]]
*[[Resistenza italiana]]
*[[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)]]
*[[Barbarigo (Reparto Xª Flottiglia MAS - RSI)]]
 
== Collegamenti esterni ==
* {{ann|anime|3604}}
* [http://digilander.libero.it/ladecimamas La Decima MAS], sito con descrizione dei crimini di guerra commessi dalla Decima
* [http://www.anpi.it/xmas Pagine Web sulla Xª MAS] dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI)
{{portale|anime e manga|letteratura}}
* [http://www.decima-mas.net Decima MAS Network], sito sulla Decima Mas con pagine dell'Associazione Culturale Decima Flottiglia M.A.S.
* [http://www.xflottigliamas.it/ Associazione combattenti Xª Flottiglia MAS], sito di reduci
* {{en}} [http://www.comandosupremo.com/Decima.html Comando Supremo], un sito sulle forze armate italiane nella seconda guerra mondiale
* [http://www.italia-rsi.org/farsixa/decimaveneziagiulia.htm ''La Decima Flottiglia MAS e il fronte orientale''], un approfondimento sulla presenza della Decima Mas in Istria, all'interno di un sito espressamente neofascista
 
{{Portale|Fascismo|Guerra|Seconda guerra mondiale}}
 
[[Categoria:ForzeAnime armateper della Repubblica Sociale Italianatitolo]]
[[Categoria:Film d'animazione giapponesi]]
 
[[en:Hans Christian Andersen's The Little Mermaid]]
[[pl:X Flotylla MAS (RSI)]]
[[es:Andersen Dowa: Ningyo Hime]]
[[fr:La Petite Sirène (film, 1979)]]
[[ja:アンデルセン童話 にんぎょ姫]]
[[ru:Принцесса подводного царства]]