Storia dell'antica Grecia e La Sirenetta - La più bella favola di Andersen: differenze tra le pagine

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Colonizzazione greca e contrasti socio-politici
 
 
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{{fumetto e animazione
|tipo = anime
|sottotipo = film
|paese = Giappone
|lingua originale = giapponese
|titolo italiano = La Sirenetta, la più bella favola di Andersen
|titolo = アンデルセン童話 にんぎょ姫
|titolo traslitterato = Andersen Douwa - Ningyo Hime
|titolo pronuncia =
|regista = Tomoharu Katsumata
|autore = Hans Christian Andersen
|autore nota = (Fiaba "[[La sirenetta]]")
|testi = <!--soggettista-->
|sceneggiatore = Mieko Koyamauchi
|sceneggiatore 2 = Yuko Oyabu
|regista episodi =
|disegnatore =
|disegnatore nota =
|character design = Shingo Araki
|mecha design =
|animatore = Reiko Okuyama
|direttore artistico = Kosei Makino
|direttore artistico 2 = Mataji Urata
|musica = Takekuni Hirayoshi
|studio = Toei Animation
|genere = fiaba
|genere 2 = sentimentale
|genere 3 = drammatico
|temi = <!--elenco puntato-->
|episodi = 1
|episodi totali = 1
|durata episodi = 68 min
|rete =
|data inizio = [[21 marzo]] [[1975]]
|data fine =
|censura =
|rete Italia =
|rete Italia nota =
|data inizio Italia =
|data fine Italia =
|episodi Italia = 1
|episodi totali Italia = 1
|durata episodi Italia =
|censura Italia =
|testi italiani = <!--dialoghista-->
|doppiatore italiano = Rosalinda Galli
|doppiatore italiano nota = (Marina)
|doppiatore italiano 2 = Giorgio Locuratolo
|doppiatore italiano 2 nota = (Principe)
|doppiatore italiano 3 = Gianna Spagnulo
|doppiatore italiano 3 nota = (Marina, canto)
|doppiatore italiano 4 = Fabrizio Mazzotta
|doppiatore italiano 4 nota = (Fritz)
|doppiatore italiano 5 = Anna Teresa Eugeni
|doppiatore italiano 5 nota = (La Strega del Mare)
|doppiatore italiano 6 = Laura Boccanera
|doppiatore italiano 6 nota = (La Principessa di Swamee, Marina nel secondo doppiaggio)
|posizione serie =
|precedente =
|successivo =
|immagine = La Sirenetta (anime).png
|didascalia = La morte della sirenetta Marina
}} è un film [[anime]] prodotto dalla [[Toei Animation]] nel 1975 per la regia di [[Tomoharu Katsumata]], fedele versione animata della celeberrima fiaba ''[[La sirenetta]]'' dello scrittore danese [[Hans Christian Andersen]], pubblicata per la prima volta nel [[1836]].
 
== Trama ==
[[File:Location greek ancient.png|thumb|300px|right|Il mondo greco intorno al 550 a.C.]]
Marina è la bellissima principessa sirena che vive con la sua famiglia nel suo palazzo sul fondo dell'oceano. A quindici anni le sirene diventano adulte, così anche lei, raggiunta quell'età, ha finalmente il permesso di nuotare fino alla superficie del mare per vedere il mondo esterno. Improvvisamente viene colta da una terribile tempesta: vedendo una nave in balia delle onde, lotta per salvare la vita ad un bellissimo principe che sta per annegare e se ne innamora perdutamente.
 
Dal quel giorno Marina non fa altro che pensare al principe, è talmente innamorata di lui che ora il suo desiderio più grande è vivere con lui sulla terra. Quando un giorno scopre che il principe vive sulla foce del fiume Filgio, Marina pensa di andare da lui ma poi si chiede come avrebbe fatto a vivere con lui senza rischiare di rivelare l'esistenza del suo popolo poiché con la coda non avrebbe potuto scendere a terra. Capisce che per stare con il principe deve diventare anche lei un essere umano e c' era solo una persona che avrebbe potuto aiutarla: la perfida e potente strega del mare. Quella stessa notte Marina accompagnata dal suo amico Fritz, il delfino esce dal palazzo e si dirige verso la tana della strega.
'''Grecia antica''' è il termine utilizzato per descrivere la [[civiltà]] sviluppatasi nella [[Grecia continentale]], in [[Albania]], nelle [[isole greche|isole]] del [[Mar Egeo]], sulle coste occidentali della [[Turchia]], in [[Sicilia]] e nell'[[Italia meridionale]] ([[Magna Grecia]]).
 
Una volta lì Marina e Friz dovettero prima di tutto superare la tremanda foresta che c' era all'entrata della tana e dopo essere sfuggiti a due dei tremendi mostri della strega i due riuscirono ad arrivare alla sua tana ma quest'ultima fece entrare solo Marina e quando Marina si trovò davanti la strega rimase terorrizata dal quel tremendo mostro. Nonostante lo spavento iniziale Marina si riprese ma prima che potesse dire una sola parol,a la strega le disse che non doveva dire niente, sapeva già quello che voleva, e le disse che l'avrebbe aiutata ma solo a tre condizioni. Per prima cosa una volta diventata umana non sarebbe più potuta tornare ad essere una sirena e questo voleva dire che non avrebbe più rivisto né suo padre né sua nonna e neppure le sue cinque sorelle, poi la strega continuò dicendo che doveva far sì che il principe avrebbe dovuto dichiararle il suo amore, perché nel caso in cui lui avesse sposato un'altra donna, all'alba del giorno dopo le nozze, la sua vita avrebbe avuto termine, il suo cuore si sarebbe sperzato e il suo corpo si sarebbe dissolto in spuma di mare. La strega concluse che in cambio delle gambe avrebbe dovuto darle la sua bellissima e preziosa voce. Marina si fece coraggio ed accettò tutte e tre le condizioni, così ottenne la pozione che avrebbe compiuto il miracolo, ma rimase priva di voce.
La [[cultura]] greca, nonostante la conformazione [[geografia|geografica]] del [[continente]] favorì l'insorgere di molteplici unità [[politica|politiche]] a sé stanti, fu un fenomeno omogeneo, che interessò tutte le genti [[elleni]]che, accomunate dalla stessa [[lingua greca|lingua]] e dalla stessa [[religione greca|religione]].
 
Dopo aver ottenuto la pozione Marina uscì dalla tana della strega e Fritz che l'aspettava fuori e aveva sentito tutto, fu molto triste al pensiero che l'amica avesse rinuciato alla sua bellissima voce. Anche Marina era un po' triste e si direse verso la foce del fiume Filgio ma prima torno a casa,ma non avendo il coraggio di entrare si fermò all'entrata e disse addio per sempre a suo padre a sua nonna e alle sue cinque sorelle, poi disse addio a Fritz ma lui le disse che voleva accompaganarla ma lei gli disse che era meglio salutarsi lì perché se l'avesse accompagnata sarebbe stato ancora più difficile separasi. Stringendo al cuore la bottiglia che conteneva la pozione Marina si diresse verso la foce del fiume Filgio e una volta lì era ormai quasi l'alba. Marina aprì la bottiglia e bevve tutto d'un fiato la pozione perché la strega gli aveva anche detto che se non avesse bevuto la pozione prima dell'alba non avrebbe più fatto effetto, ma non appena inghiottì la pozione Marina sentì subito un gran dolore. Stava così male che sembrava che stesse per morire ma alla fine proprio mentre il sole sorgeva all'orizzonte la pozione fece il suo effetto, Marina divenne umana ma per il dolore che aveva provato durante la trasformazione Marina svenne. Intanto al castello il principe si svegliò si affacciò alla finestra e mentre guardava il panorama vide Marina svenuta sulla spiaggia. Il principe preocupato corse da lei e cominciò a muoverla per svegliarla finché Marina non si riprese e divenne molto felice appena vide il principe e rimase sorpresa quando vide le sue nuove gambe, ma non appena tentò di camminare cadde a terra. Allora il principe chiamò due suoi servitori che portarono Marina al castello dove venne curata e vestita con gli abiti del principe perché in quel castello non c'erano vestiti da donna. Appena Marina si trovò da sola con il principe tentò di dirgli che era la donna che lo aveva salvato, ma purtroppo, essendo priva di voce a causa del patto con la strega, non riuscì a farsi capire dal principe.
Dal punto di vista cronologico non esistono date certe e universalmente accettate per l'inizio e la fine del periodo greco antico.
Ufficialmente viene fatto iniziare con la data della [[Giochi olimpici antichi|prima Olimpiade]] ([[776 a.C.]]), anche se alcuni [[storiografia|storici]] propendono per retrodatare l'inizio della [[storia antica]] della Grecia verso il [[1000 a.C.]]
La data tradizionale per la fine del periodo greco antico viene generalmente fatta coincidere con la morte di [[Alessandro Magno]], nel [[323 a.C.]], o con l'integrazione della Grecia nell'[[Impero romano]] nel [[146 a.C.]]
 
Passarono due mesi e, anche se Marina era umana solo da poco, il principe si era già affezionato a lei: quando Marina suonava l'arpa al principe ricordava il rumore delle onde che si infrangono sulla scogliera e fu per questo che il principe decise di chiamare Marina "Principessa sirenetta" e questo rese Marina molto felice. Con il passare delle settimane Marina diventava sempre più felice, passava ogni momento della giornata accanto al principe e con il passare del tempo Marina pensava che il suo desiderio più grande si sarebbe presto esaudito. Un giorno, però, il principe ricevette un messaggio dai genitori che diceva che doveva subito partire per la Svezia per sposarsi con la principessa di quel paese, ma il principe rifiutò. Però il re e la regina gli fecero cambiare idea minacciandolo infatti gli dissero che se non avesse sposato la principessa avrebbero fatto arrestare e mettere in prigione per tutta la vita Marina e così per salvare Marina dalla prigione il principe accettò di sposare la principessa, ma una volta giunto in Svezia appena vide la principessa il principe scorprì che lei altri non era che la ragazza che aveva visto dopo che Marina lo aveva salvato. Il principe non aveva visto Marina quando lei lo aveva salvato pensando che fosse stata la principessa a salvarlo e quindi accettò di sposarla. Quando lo seppe a Marina le si spezzò il cuore, quello stesso giorno si celebrarono le nozze e quella stessa notte durante il viaggio di ritorno sulla nave che aveva portato lì il principe Marina stava sola sul ponte a pensare alla sua vita perhé ora che il principe aveva sposato la principessa, e secondo quello che le aveva detto la strega, lei era condannata a morire diventando spuma di mare appena il sole fosse sorto. Fu allora che Marina pensò che aveva rinuciato a tutto per stare con il principe aveva lasciato il suo mondo aveva lasciato la sua famiglia accettando di non rivederla mai più e aveva addirittura rinunciato alla sua bellissima e melodiosa voce e cosa aveva ottenuto? Solo la morte ed ora Marina non poteva far altro che accettare la sua sorte.
== Origini ==
[[File:Homeros Caetani Louvre Ma440 n2.jpg|left|thumb|upright|[[Omero]]]]
Inizialmente si riteneva che i Greci fossero [[popolo|popolazioni]] [[indoeuropei|indoeuropee]] degli [[Achei]], degli [[Ioni]] e degli [[Eoli]] che, provenienti da nord, siano migrate verso la parte meridionale della [[penisola balcanica]] durante la fine del [[II millennio a.C.]], tuttavia, non esistono dati archeologici che comprovano la tesi dell'invasione. Secondo altre tesi è probabile che queste popolazioni non siano mai giunte in Grecia, ma si siano formate lungo un complesso processo storico.
 
Ma non tutto era perduto, infatti Fritz l'amico delfino di Marina che non l'aveva mai persa di vista da quando si era trasformata, saputo del matrimonio aveva avvertito le sorelle di Marina e loro avevano escogitato un piano per salvare la sorella dal tremendo destino che l'attendeva. Proprio quella mattina presto alle sei e cinquantanove le sorelle si Marina e Fritz andarono da lei con un pugnale, appena Marina le vide rimase sorpresa dal fatto che le sorelle avessero i capelli tagliati, quest'ultime le dissero che erano andate dalla strega per chiederle di rompere l'incantesimo di cui lei era vittima e avevano ottenuto in cambio dei loro capelli il pugnale che avevano con loro e poi Fritz che aveva il pugnale lo diede a Marina e poi le sorelle le dissero che doveva uccidere il principe con il pugnale e se avesse fatto bagnare le sue ganbe con il sangue che sarebbe colato dal cuore del principe sarebbe potuta ritornare ad essere una sirena. Solo così si poteva salvare ma doveva farlo prima del sorgere del sole e per concludere le sorelle le dissero che l'avrebbero aspettata a casa con loro padre e loro nonna. Le sorelle e Fritz se ne andarono lasciando Marina da sola e indecisa se avrebbe veramente avuto il coraggio di uccidere il principe poi vide l'orizzonte e vide che era già illuminato e capì che l'alba era sempre più vicina e poi pensando al tremendo dolore avrebbe datto alla sua famiglia la notizia della sua morte, Marina decise di fare quello che le avevano detto le sorelle cioé di uccidere il principe ma doveva sbrigarsi perché ormai l'alba era prossima.
Verso il [[1600 a.C.]], grazie anche all'influsso della [[civiltà minoica]], nelle maggiori [[città]] del [[Peloponneso]], della [[Beozia]], della [[Tessaglia]] e dell'[[Attica]] come [[Micene]], [[Tirinto]], [[Argo (città)|Argo]], [[Tebe (Grecia)|Tebe]] e [[Atene]] vi fu l'ascesa di una nuova [[civiltà]], quella dei [[civiltà micenea|micenei]].
 
Con il cuore in gola Marina scese sotto coperta e una volta giunta alla tenda dove dormivano gli sposi si avvicinò al letto del principe alzò il pugnale e si preparò e pugnalarlo. Quando vide il viso del principe a Marina ritornarono in mente tutti i bellissimi momenti passati con lui in quei due mesi e così l'amore che provava per il principe bloccò le sue mani e così Marina si rifiutò di ucciderlo. Prese il pugnale diede un bacio al principe e poi se ne andò. Quando ritornò sul ponte erano le sette e dieci e Marina pensò che avrebbe fatto di nuovo parte del suo mondo anche se si sarebbe dissolta in spuma di mare e poi gettò in acqua il pugnale che quando fu in acqua scomparve emanando una luce che svegliò il principe. Spaventato il principe sali sul ponte ed ecco che vide Marina sul parapetto e la chiamò con il nome che le aveva dato. Marina lo sentì ma non si fermò perché ormai era troppo tardi e sotto gli occhi del principe si gettò in mare, il principe stava per tuffarsi anche lui per riportare Marina a bordo quando vide sul parapetto un pezzo della sua coda e la spilla a forma di fiore con una perla datale dal padre il giorno del suo qiundicesimo compleanno, quando tutto aveva avuto inizio, proprio allora sorse il sole perché ormai erano le sette e dicanove in punto e quando la luce del sole illuminò il corpo di Marina che stava sprofondando acadde quello che le aveva detto la strega. Il suo cuore si spezzò e il suo colpo si dissolse in tanta e bella spuma di mare ma prima di sparire per sempre sul vloto di Marina comparve un bellissimo sorriso ma poi la spuma tirata dal vento si alzò in cielo e il principe la vide. Poi vedendo la perla e il pezzo di coda gli tornò in mente l'attimo in cui aveva visto Marina mentre lo salvava dalla tempesta e così il principe capi che era Marina la donna che lo aveva salvato ma ormai era troppo tardi, per lei ormai non c' era più niente da fare. Il principe con il cuore infranto non poté far altro che guardare Fritz che inseguiva la spuma ma si racconta che lo spirito di Marina non si dissolse in spuma come il suo corpo, infatti si dice che il suo spirito il suo coraggio e la sua bontà siano ancora vivi nella fantasia di tutti i bambini. Questa è la fine della storia di Marina una sirena che morì per amore.
A partire dal [[1399 a.C.]], l'espansione acheo-ionica si rivolse alle [[isole egee]], causando il crollo della civiltà [[Creta|cretese]], e più tardi alle coste dell'[[Asia Minore]], come testimoniato dall'epopea [[Omero|omerica]] della [[Guerra di Troia]].
 
== Osservazioni ==
Verso il [[1200 a.C.]], due nuove ondate migratorie, una dal nord, i cosiddetti [[popoli del mare]], e una dai [[Balcani]] di popolazioni indoeuropee, i [[Dori]], posero fine all'[[egemonia]] micenea, causando un periodo di decadenza.
Il film si distingue per la sua rispondenza alla trama e alla filosofia che sta alla base della fiaba di Andersen. Presenta alcune riprese della città di [[Copenaghen]] (tra cui anche la celebre [[statua della Sirenetta]]) all'inizio e alla fine della storia a cartoni. È stato il primo anime ad aver avuto una donna, [[Reiko Okuyama]], come direttore delle animazioni<ref>Scheda sull'anime [http://www.animeclick.it/anime/Andersen+Douwa+Ningyo+Hime La Sirenetta, la più bella favola di Andersen] di [[AnimeClick.it]]</ref>.
 
==Doppiaggio italiano==
== Medioevo Ellenico (XII-IX secolo a.C.) e Alto Arcaismo (IX-VIII secolo a.C.) ==
Esistono due edizioni in italiano del film, nella prima Marina è doppiata da [[Rosalinda Galli]], mentre nella seconda da [[Monica Ward]]. Le differenze di doppiaggio tra le due versioni sono essenzialmente due:
{{vedi anche|Medioevo ellenico}}
#Nel primo il principe decide di chiamare Marina "Principessa sirenetta", mentre nel secondo "Marina".
Il periodo successivo all'[[invasione dorica]], spesso designato come i "secoli oscuri" della storia greca, fu caratterizzato da una profonda crisi [[cultura]]le ed [[economia|economica]].
#Nel primo doppaiggio viene detto che Marina alla sua morte divverrà spuma, mentre nel secondo "bolle di sapone". Da notare che quando la sirenetta muore nel film il suo corpo si trasforma in bolle colorate che salgono fino al cielo.
Il secondo doppiaggio è stato usato per la videocassetta distrubuita dalla Stardust negli [[anni 1990|anni novanta]]
 
== Note ==
Sotto la spinta delle genti settentrionali i flussi migratori verso le [[isole]] dell'[[Egeo]] e le coste dell'[[Asia Minore]], in cerca di [[terra|terre]] [[agricoltura|coltivabili]] e di materie prime, portarono a un progressivo spopolamento di alcune [[regione|regioni]].
{{references}}
 
Fenomeni quali la diminuzione dei commerci, l'abbandono dell'[[economia di palazzo]], l'esclusivo utilizzo dell'[[agricoltura]] e dell'[[allevamento]] quali risorse economiche, associati alla scomparsa della [[scrittura]] e dell'[[architettura]] micenea caratterizzarono la fase di transizione tra il [[II millennio a.C.|II]] e il [[I millennio a.C.]]
 
Anche dal punto di vista politico si ebbero trasformazioni istituzionali: le piccole comunità indipendenti, le future [[città-stato]], furono governate da un capo militare, subentrato al re (''[[wanax]]'') miceneo e coadiuvato da un'assemblea di anziani, nobili e proprietari terrieri.
Col tempo emersero dinamiche territoriali quali il progressivo abbandono dei palazzi e la conseguente occupazione di nuove mete insediative, quali la [[pianura]], caratterizzata da una relativa carenza di centri abitati.
 
Tuttavia, non si deve pensare che il cosiddetto '''Medioevo Ellenico''', etichetta tipica della [[storiografia]] dell'[[XIX secolo|Ottocento]], sia stato per la Grecia un periodo caratterizzato da oscurantismo culturale ed economico.
Al contrario, questa fase vide l'emergere di fenomeni che si svilupperanno a tutto tondo a partire dall'[[VIII secolo a.C.]] e che sono alla base della creazione della forma istituzionale della [[polis]].
 
Anche se, sulla scorta delle evidenze [[archeologia|archeologiche]], alcuni studiosi moderni hanno optato per un'ipotesi che vede in questa fase il prevalere della [[pastorizia]] sull'[[agricoltura]], attività che prevede forme di vita [[nomadismo|nomade]], sarebbe errato pensare a questa fase di transizione come a un'epoca di isolamento o di definitiva interruzione dei traffici.
 
In questo periodo, noto come [[Età del ferro]], si assiste alla nascita della produzione di manufatti in [[ferro]], stimolata anche dalla difficile reperibilità di altri metalli più facilmente lavorabili, come [[stagno]] e [[rame]], [[metallo|metalli]] di cui tuttavia la Grecia non dispone se non in minime quantità, necessari anche per la produzione del [[bronzo]].
Gli stili [[ceramica|ceramici]] caratteristici di questo periodo sono il [[stile protogeometrico|protogeometrico]] e il [[stile geometrico|geometrico]], che propongono motivi antirealistici, particolarmente stilizzati.
 
== Medio e tardo arcaismo (VIII-VI secolo) ==
 
Verso la fine del [[IX secolo a.C.]] si iniziarono ad intravedere le avvisaglie di una progressiva trasformazione politica ed economica che interessò il mondo greco.<br />
Le mutate condizioni [[società|socio]]-economiche, dovute all'incremento demografico, al contatto con le popolazioni ricche e progredite delle isole orientali dell'Egeo e delle coste dell'Asia Minore e a una ripresa degli scambi commerciali, indebolirono lentamente l'istituto [[monarchia|monarchico]] a favore dell'[[aristocrazia]], che nell'[[VIII secolo a.C.]] prese il potere in tutta l'area egea.
 
=== La Polis ===
{{vedi anche|Polis}}
Le ''[[polis|poleis]]'' erano veri e propri centri politici, economici e militari, retti da governi autonomi e indipendenti.
 
L'agglomerato urbano era costituito dalla città, solitamente circondata da mura, e dal territorio circostante adibito prevalentemente all'[[agricoltura]] e all'[[allevamento]]. Il centro vitale della [[polis]] era l'''[[agorà]]'', sede del [[mercato]] e delle assemblee popolari, assieme all'[[acropoli]], luogo fortificato per la difesa dei cittadini e che ospitava il [[tempio greco|tempio]] della [[divinità]] tutelare.
 
Secondo alcuni studiosi, la struttura della città-stato, associata alla particolare conformazione [[geografica]] del territorio, fu uno dei principali ostacoli all'unità politica greca.
Anche i giochi pubblici contribuirono a rinsaldare l'unità culturale ellenica. Oltre a quelli [[giochi Nemei|nemei]], [[giochi Istmici|istmici]] e [[giochi Pitici|pitici]], i più importanti furono i [[Giochi olimpici|giochi Olimpici]] in onore di [[Zeus]]. Questa manifestazione che si svolgeva ogni quattro anni ad [[Olimpia]] divenne tanto famosa che la data della [[Giochi della I Olimpiade|I Olimpiade]] ([[776 a.C.]]) servì da punto di partenza della datazione greca.
Per quanto riguarda la [[cittadinanza (diritto)|cittadinanza]], come ogni società prevalentemente agricola, si estende ai residenti della regione controllata dalla città.
 
Colonizzazione greca e contrasti socio-politici
 
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C. vi fu un fenomeno migratorio che ebbe notevoli ripercussioni sull'assetto sociale, politico ed economico.
Il movimento colonizzatore, causato dai gravi contrasti di classe,dalle guerre tra città e dall'aumento della popolazione, che fece crescere il fabbisogno di terre e materie prime,interessò sia l'area orientale,sia quella occidentale.Le conseguenze socio-economiche della colonizzazione greca furono notevoli:l'espansione e l'incremento degli scambi commerciali e delle attività e l'introduzione della moneta favorirono la formazione di una nuova Classe sociale di commercio ed industriali,che progressivamente misero in crisi il predominio dell'aristocrazia.Il mutato assetto sociale ebbe delle inevitabili ripercussioni politiche, in quanto il ceto medio, presa coscienza della propria forza e della propria importanza, cominciò ad avanzare richieste per una parificazione giuridica con la vecchia aristocrazia.Così figure semileggendarie di legislatori,quali Zaleuco di Locri,Diocle di Siracusa,Caronda di Catania e Dracone di Atene si affiancarono a uomini ambiziosi e senza scrupoli,come Gelone di Siracusa e Policrate di Samo,che con colpo di stato si impadronirono del potere in moltissime città greche.Ben presto alcune di queste,come Corinto,Tebe,Sparta ed Atene,salirono alla ribalta della scena ellenica,espandendo la propria influenza sulle città limitrofe.Ad eccezione di Sparta,una polis estremamente conservatrice che rimase per lungo tempo legata alla costituzione di Licurgo e non conobbe,se non in minima parte,rivolgimenti sociali e fenomeni di emigrazione, le altre poleis greche sperimentarono il governo dei tiranni.A Corinto la famiglia dei Bacchiadi, che governava la città, fu rovesciata da Cipselo, il quale assunse il titolo di tiranno trasmettendolo al figlio Periandro. A Sicione un certo Ortagora prese il potere e lo trasmise al figlio Clistene di Sicione.Ad Atene Pisistrato stabilì un governo tirannico che resse la città con fasi alterne per circa trent'anni trasmettendo il potere al figlio Ippia.L'elemento che accomuna tutti i tiranni di prima generazione consiste nella loro appartenenza all'esercito e mostra l'importanza dell'apparato militare nella crisi dell'aristocrazia e nell'ascesa dei tiranni.Alla fine del VI secolo, dopo il rovesciamento della tirannide di Ippia, Clistene realizzò una profonda riforma della costituzione ateniese che segnò la nascita della democrazia ad Atene e nel mondo.Dagli inizi dell'VIII secolo, la ripresa economica e la reintroduzione della scrittura mediante l'alfabeto Fenici favorirono l'inizio della grande stagione culturale greca.È a quest'epoca che si può far risalire la composizione scritta dell'Iliade, dell'Odissea, delle opere di Esopo,di Alcmane,Callino,Stesicoro e Tirteo.Contemporaneamente, anche la speculazione filosofia iniziò a muovere i primi passi nelle colonie greche orientali ed ebbe tra le figure di spicco pensatori come Talete,Anassimandro,Anassimene di Mileto Parmenide ed Eraclito.
 
== Età classica (V-IV Secolo) ==
=== Guerre persiane ===
{{vedi anche|Guerre persiane}}
Nella [[Ionia]] (la moderna costa egea della [[Turchia]]) le città greche, fra cui [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]] ed [[Alicarnasso]], si ribellarono al giogo persiano dando vita alla [[rivolta ionia]] ([[499 a.C.]]).
 
Le città rivoltose chiesero aiuto alle grandi ''poleis'' della madre patria, ma solo [[Atene]] intervenne con appena 20 navi. A queste si unirono 5 vascelli della piccola città di [[Eretria]], situata nell'isola di [[Eubea]].
 
Pur conseguendo iniziali successi, le forze greche soccombettero alle persiane a causa della loro inferiorità. I Persiani, riconquistate tutte le postazioni perdute, cinsero d'[[assedio]] Mileto e la rasero al suolo nel [[494 a.C.|494]].
 
Il Gran Re persiano, [[Dario I]], dopo aver ristabilito la sua supremazia sulle città ribelli d'Asia minore, volse le sua attenzione sulle due ''poleis'' che avevano contribuito alla rivolta nei suoi confronti, ed inviò dei suoi emissari per portare la richiesta di "acqua e terra": un atto simbolico di grande effetto che significava la sottomissione totale, per mare e per terra. Alcune città, spaventate si sottomisero. Atene, intuito il pericolo chiese aiuto a [[Sparta]], che lo negò, adducendo il pretesto che nella città si stavano celebrando le feste in onore di [[Apollo (divinità)|Apollo]], durante le quali era vietato combattere. In realtà Sparta non volle portare aiuto agli Ateniesi, in quanto gli Spartani erano sempre molto restii nell'abbandonare il proprio territorio ed erano preoccupati che Atene diventasse troppo potente.
 
Nel frattempo Dario, approfittando della divisione tra le città greche, inviò una spedizione militare per punire Atene ed Eretria. Nel [[490 a.C.|490]] le truppe Persiane sotto la guida dei comandanti [[Dati]] e [[Artaferne]] si mossero verso l'isola di Eubea e conquistarono Eretria. Con essi c'era [[Ippia]], il figlio dell'ex tiranno di Atene [[Pisistrato]] cacciato dalla città e che sperava nella vittoria persiana per ristabilire la propria egemonia su di essa.
 
In seguito i Persiani sbarcarono in [[Attica]] e fu lo stesso Ippia a consigliare al Gran Re di schierare l'esercito nella piana di [[Battaglia di Maratona|Maratona]], a soli 42 km da Atene: qui nell'aperta pianura la famosa cavalleria persiana avrebbe potuto manovrare con facilità. Gli Ateniesi si stanziarono sulle colline che dominavano la piana. I Greci in 11000 dopo alcuni giorni di esitazione si strinsero in [[Falange (militare)|falange]] e portarono per primi l'attacco contro 30000 Persiani. I primi erano guidati dal nobile [[Milziade]], che in quell'occasione rivestiva la carica di ''polemarco'', un ''arconte'' con funzioni militari. Alla fine morirono solamente 200 Greci e ben 6000 Persiani. La vittoria dei Greci fu annunciata da [[Fidippide]] ad Atene.
 
Dieci anni dopo il successore di Dario, [[Serse I]], guidò contro i Greci un grande esercito, il cui numero colpì l'immaginazione dei Greci, non abituati a simili cifre: si diceva che l'esercito di Serse ammontasse a un milione di uomini e che per rifornirsi d'acqua avesse seccato il fiume Scamandro, nella Troade. In realtà pare più probabile che si aggirasse intorno ai 100.000 soldati, una cifra comunque enorme per le piccole città-stato greche. I Greci stabilirono un primo sbarramento alle [[Battaglia delle Termopili|Termopili]], un passo facile da difendere in caso di inferiorità numerica. Dopo tre giorni di battaglia i Persiani scoprirono un passaggio che aggirava lo schieramento nemico e presero alle spalle i Greci. Per coprire la ritirata dell'intero esercito, il re spartano [[Leonida, Re di Sparta|Leonida]] tenne impegnati i Persiani sacrificando se stesso e 300 Spartani che preferirono morire piuttosto che fuggire. Superate le Termopili, Serse avanzò verso l'Attica.
Nel frattempo, [[Temistocle]], vista l'impossibilità di sconfiggere via terra l'avanzata persiana, fece evacuare Atene ed organizzò una flotta per opporsi a quella persiana. L'esercito di Serse diede alle fiamme Atene, ma la flotta ateniese, forte di 310 navi, impegnò quella persiana, che raggiungeva le 1207 unità, e la sconfisse duramente a [[Battaglia di Salamina|Salamina]], nel [[480 a.C.|480]]. Serse ritornò in Persia lasciando al comando delle truppe Mardonio con il compito di riprendere l'offensiva in primavera.
 
Nel [[479 a.C.|479]], l'esercito greco comandato dallo spartano Pausania sconfisse i Persiani a [[battaglia di Platea|Platea]] costringendoli a ritirarsi. Contemporaneamente, una flotta greca comandata dall'ateniese Santippo sconfisse la flotta persiana a [[Battaglia di Micale|Micale]]. La seconda guerra persiana si concluse effettivamente nel [[478 a.C.|478]] quando i Greci espugnarono la città di Sesto che costituiva l'ultima piazzaforte persiana in Europa.
 
=== Egemonia di Atene ===
{{Vedi anche|Impero ateniese}}
Dopo la vittoria sui Persiani, nel [[477 a.C.|477]], Atene, consolidata la propria supremazia navale, si fece promotrice dell'istituzione della [[Lega di Delo]], una confederazione di città greche, che aveva per scopo il mantenimento di una marina da guerra per la continuazione della guerra. Sparta, alleata di Atene dai tempi delle guerre persiane, accettò che Atene assumesse il comando della Lega in quanto allora non era interessata ad esercitare la propria egemonia al di fuori del Peloponneso. Coloro che erano contrari all'alleanza tra le due città e comprendevano che esse avrebbero prima o poi lottato per l'egemonia assoluta sulla Grecia furono giustiziati o esiliati. Lo spartano [[Pausania (generale)|Pausania]] fu murato vivo dentro il tempio di Atena Calcieca nel [[471 a.C.|471]] circa, mentre [[Temistocle]] fuggì da Atene per non subire la stessa sorte e dopo lunghi viaggi nel Peloponneso e nello Ionio, nel [[465 a.C.|465]] si recò alla corte del Re Persiano dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.
 
Nel [[466 a.C.|466]] la [[Lega di Delo]] colse la sua più importante vittoria quando la flotta, al comando di [[Cimone (stratego)|Cimone]], sconfisse quella persiana presso il fiume [[Battaglia dell'Eurimedonte|Eurimedonte]], in [[Licia (regione storica)|Licia]].
 
Poco dopo, nel [[465 a.C.|465]], l'isola di Taso si ribellò all'egemonia ateniese, ma dopo un assedio di due anni fu conquistata da [[Cimone]] e riportata all'interno della Lega.<br />
Nel [[463 a.C.|463]] Sparta chiese aiuto ad Atene contro i Messeni che si erano ribellati alla sua autorità ed erano assediati sul monte Itome. Tuttavia, a causa del sospetto che gli Ateniesi potessero favorire i ribelli, gli Spartani rimandarono a casa il contingente ateniese nel [[462 a.C.|462]]. Atene ne fu molto irritata ed ostracizzò [[Cimone]], il quale era stato il maggiore alleato di Sparta ed il principale promotore della missione. In conseguenza dell'uscita di scena di [[Cimone]], Atene mutò radicalmente politica estera: strinse alleanza con Argo ed i Tessali, i quali erano stati alleati dei Persiani o comunque neutrali ai tempi delle guerre persiane. Questa alleanza portò Atene in rotta di collisione con Sparta, di cui Argo era un'acerrima rivale per l'egemonia nel Peloponneso.<br />
All'esterno Atene impegnò la Lega in una difficile spedizione in Egitto in soccorso di una rivolta locale contro i Persiani, ma l'esito fu disastroso: nel [[454 a.C.|454]] circa le truppe ateniesi furono circondate e totalmente sconfitte dai Persiani. Prendendo a pretesto questa disfatta per rianimare tra i Greci la paura di una nuova invasione persiana, Atene trasferì il tesoro federale dall'isola di Delo al [[Partenone (Atene)|Partenone]], rafforzando così la propria egemonia all'interno della Lega.
 
Intorno al [[460 a.C.|460]] comparve sulla scena ateniese [[Pericle]], capo del partito popolare. La sua azione politica si rivolse verso il rafforzamento delle istituzioni democratiche, alle quali avrebbero potuto accedere anche i cittadini delle classi meno abbienti.
In politica estera accentuò l'egemonia ateniese all'interno della lega di Delo, trasformandola di fatto in un impero coloniale, controllato dalla sua potente flotta.
Nell'età di Pericle la cultura e le arti ebbero un grande sviluppo: vissero in questo periodo i drammaturghi [[Eschilo]], [[Aristofane]], [[Euripide]] e [[Sofocle]], i filosofi [[Aristotele]], [[Platone]] e [[Socrate]], gli storici [[Erodoto]], [[Tucidide]] e [[Senofonte (storico)|Senofonte]], il poeta [[Simonide]] e lo scultore [[Fidia]].
 
=== Guerra del Peloponneso ===
{{vedi anche|Guerra del Peloponneso}}
 
La crescita della potenza ateniese entrò presto in conflitto con la [[Lega peloponnesiaca]], guidata da Sparta.
 
Un primo scontro tra le due città si concluse nel [[445 a.C.|445]] con un pace trentennale, di poco posteriore alla [[pace di Callia]], stipulata tra Atene e la Persia.
 
Nel [[431 a.C.|431]] iniziò la guerra vera e propria, interrotta dalla [[pace di Nicia]] del [[421 a.C.|421]]. Questa fase fu caratterizzata dalle annuali invasioni peloponnesiache dell'Attica che avevano l'obiettivo di costringere Atene alla resa distruggendo le sue campagne ed i suoi raccolti. Il progetto spartano fallì perché Atene si riforniva di grano via mare in Eubea e nel Mar Nero. Alle invasioni peloponnesiache gli Ateniesi risposero con sistematiche incursioni lungo le coste del Peloponneso, saccheggiando e devastando le terre degli Spartani e dei loro alleati. Neppure la peste del 430-428, durante la quale morì [[Pericle]], riuscì a piegare Atene. Anzi, nel [[425 a.C.|425]] gli Ateniesi guidati dal demagogo [[Cleone]] riuscirono a catturare 292 Spartani, tra cui 120 spartiati (l'élite politica e militare spartana), mettendo in grave difficoltà Sparta. Questa rispose nel [[424 a.C.|424]] inviando nella Calcidica un esercito comandato da Brasida, il quale occupò la città di Anfipoli che rivestiva un'enorme importanza per Atene per via dei suoi boschi da cui gli Ateniesi traevano il legname per costruire la loro potente flotta. Lo storico [[Tucidide]], allora comandante militare della regione, fu esiliato da Atene per non essere riuscito a difendere Anfipoli dall'attacco spartano. Nel [[422 a.C.|422]] [[Cleone]] tentò di riconquistare la preziosa città, ma sia lui sia Brasida caddero in battaglia. Ormai stanche della guerra e private dei loro generali più bellicosi, Atene e Sparta stipularono la [[pace di Nicia]] nella primavera del [[421 a.C.|421]] che pose fine alla prima fase della guerra del Peloponneso.
 
Nel [[418 a.C.|418]], Atene stipulò un'alleanza con le città di Argo, Elea e Mantinea con l'obiettivo di indebolire il controllo spartano sul Peloponneso, ma Sparta sconfisse l'esercito di Atene ed Argo nella [[battaglia di Mantinea (418 a.C.)|battaglia di Mantinea]]. Alla vittoria spartana seguì il rovesciamento del governo democratico di Argo e l'instaurazione di un governo oligarchico filospartano, il quale però ebbe vita breve e già nel [[417 a.C.|417]] ad Argo tornarono al potere i democratici riportando la città sulle sue tradizionali posizioni antispartane.
 
Nel [[415 a.C.|415]] [[Alcibiade]] riuscì a convincere gli Ateniesi a compiere un'ambiziosa spedizione in Sicilia con l'obiettivo di rendere tributaria l'isola rafforzando Atene nei confronti di Sparta e dei suoi alleati. A causa di rivalità interne, appena sbarcato in Sicilia [[Alcibiade]] fu richiamato ad Atene per difendersi dall'accusa di aver profanato i sacri [[Misteri Eleusini]]. Il generale ateniese, anziché consegnarsi alla propria patria per il processo, preferì cercare asilo presso gli Spartani in modo da poter vendicarsi dei suoi oppositori interni che lo avevano costretto all'esilio. Privata del suo comandante più valido, la spedizione ateniese si concluse nel [[413 a.C.|413]] con un totale fallimento: l'esercito fallì l'assedio a [[Siracusa]] e fu quasi completamente annientato.
 
Dopo la sfortunata spedizione ateniese contro [[Siracusa]], numerosi alleati di Atene defezionarono e passarono dalla parte di Sparta. Quest'ultima ottenne inoltre l'alleanza ed il prezioso sostegno finanziario del Re di Persia grazie al quale poté armare una flotta con la quale mise in difficoltà Atene sul mare. Di fronte a questi gravi problemi, nel [[411 a.C.|411]] ad Atene si impose un regime oligarchico che fu però rifiutato dai marinai, di fede democratica, della flotta ateniese di stanza nell'isola di Samo, i quali si proclamarono legittimi rappresentanti di Atene e richiamarono dall'esilio [[Alcibiade]]. Sospettato di trattare la resa agli Spartani, il governo oligarchico di Atene fu rovesciato ai primi del [[410 a.C.|410]] fu restaurata la democrazia. Nonostante la distruzione del suo esercito in Sicilia, Atene riuscì ad armare nuovamente una flotta agguerrita con cui inflisse anche pesanti sconfitte agli Spartani, come nella battaglia di Cizico, nel [[410 a.C.|410]], nella quale cadde anche il comandante spartano Mindaro.
 
Nel [[407 a.C.|407]] a Nozio, in [[Ionia]], il generale spartano [[Lisandro]] sconfisse la flotta ateniese di Antioco, un luogotenente di [[Alcibiade]] cui era stato ordinato di non accettare battaglia dagli Spartani. Pur avendo disobbedito ad un ordine di [[Alcibiade]], quest'ultimo fu ritenuto responsabile della sconfitta ed esiliato definitivamente. Nel [[406 a.C.|406]] Atene vinse la flotta spartana presso le isole [[Arginuse]], ma i comandanti ateniesi furono accusati di aver abbandonato i naufraghi e furono pertanto giustiziati. Per via di lotte intestine la città si privò in questo modo di un collegio di generali vittoriosi di cui in quel momento aveva un disperato bisogno. Nel [[405 a.C.|405]] Lisandro sorprese la flotta ateniese presso [[Egospotami]], sui [[Dardanelli]] e la distrusse completamente. In seguito alla sconfitta subita nella [[battaglia di Egospotami]], Atene fu assediata e nel [[404 a.C.|404]] fu occupata dagli Spartani, che vi instaurarono un governo oligarchico (regime dei [[trenta tiranni]]). Sparta impose inoltre la distruzione delle [[Lunghe Mura]] che congiungevano Atene al Pireo, lo scioglimento della [[Lega delio-attica]] e l'ingresso di Atene nella [[Lega peloponnesiaca]]. Pochi mesi dopo si arrese anche l'isola di Samo, ultima roccaforte ateniese nell'Egeo e la guerra poté dirsi conclusa.
 
L'anno seguente, nonostante la grave crisi istituzionale ed economica, il regime democratico fu restaurato sotto la guida di [[Trasibulo di Atene]].
 
== Egemonia di Sparta e Tebe ==
[[File:Griechenland 371-362.jpg|left|450px|thumb|La Grecia nel IV secolo]]
 
La fine della guerra peloponnesiaca lasciò Sparta, che poteva contare sull'appoggio persiano, padrona della Grecia.
La supremazia spartana fu, tuttavia, di breve durata, a causa del malcontento delle altre città per la politica filopersiana e per i contrasti socio-politici interni.
 
Nel [[401 a.C.|401]] Sparta inviò in Asia un corpo di 13.000 mercenari per sostenere Ciro il Giovane nel suo tentativo di rovesciare il fratello [[Artaserse II]] e salire così sul trono dell'impero persiano. Nella [[Battaglia di Cunassa]] Ciro fu sconfitto ed ucciso. I mercenari greci compirono un'avventurosa ritirata in Grecia narrata da [[Senofonte]] nell'''Anabasi''. L'aiuto concesso da Sparta al ribelle Ciro fornì il pretesto al Re [[Artaserse II]] per rivendicare la sovranità sulle città greche dell'Asia Minore. Sparta rispose inviando un esercito sotto il comando del re [[Agesilao II di Sparta|Agesilao]] con il compito di difendere la libertà delle ''poleis'' asiatiche. Il Re sfruttò l'insofferenza delle città greche verso l'egemonia spartana ed inviò loro del denaro per finanziare una guerra contro Sparta in modo che quest'ultima fosse costretta a ritirarsi dall'Asia Minore.
 
Nell'estate del [[395 a.C.|395]] la guerra scoppiò e Tebe, aiutata da Atene, sconfisse ad Aliarto lo spartano [[Lisandro]] che rimase sul campo. In seguito a questa vittoria si formò un'alleanza tra Tebe, Atene, Argo e Corinto in funzione antispartana e, dal momento che la sede della lega era Corinto, il conflitto fu detto [[guerra corinzia]].
 
La guerra si concluse nella primavera del [[387 a.C.|387]], con la "pace del re" o [[Pace di Antalcida|trattato di Antalcida]], le cui clausole sancivano il dominio persiano sulle città dell'Asia minore e l'autonomia delle città greche della madrepatria. Sparta, che pure era designata come la paladina di tale pace, ne approfittò per rafforzare la propria egemonia sulle altre ''poleis''. Nel [[385 a.C.|385]] distrusse Mantinea, mentre nel [[382 a.C.|382]] occupò proditoriamente la [[rocca Cadmea]] di Tebe imponendo un regime filospartano. Nel [[379 a.C.|379]] un gruppo di esuli tebani, tra i quali [[Pelopida]], rovesciò il regime filospartano ed instaurò la democrazia a Tebe stringendo alleanza con Atene.
 
Nel [[378 a.C.|378]] lo spartano Sfodria tentò senza successo di occupare Atene con un blitz notturno, ma fu scoperto. L'incidente spinse Atene e Tebe a dichiarare guerra a Sparta. Nella primavera del [[377 a.C.|377]] Atene fondò la [[Lega delio-attica|Seconda Lega Navale]] in funzione antispartana e tornò ad essere una potenza navale. Nel [[376 a.C.|376]] il generale [[Cabria]] sconfisse la flotta spartana a Nasso, liberando Atene dal blocco navale nemico. L'anno dopo, nel [[375 a.C.|375]], il generale [[Timoteo]] sconfisse nuovamente la flotta spartana ad Alizia, dopodiché la marina spartana scomparve dai mari.
Nel frattempo l'ascesa di Tebe preoccupò Atene, al punto da spingerla a riavvicinarsi a Sparta ormai indebolita. La distruzione di [[Platea (città)|Platea]] ad opera dei Tebani nel [[373 a.C.|373]] inimicò definitivamente Atene e Tebe.
 
Nel giugno del [[371 a.C.|371]] le parti in conflitto si riunirono a Sparta per una conferenza di pace, ma Tebe pretese di giurare (oggi diremmo "firmare") in nome di tutta la Beozia, in chiara violazione della [[Pace di Antalcida|Pace del Re]] che stabiliva il principio dell'autonomia delle ''poleis''. Ne seguì un nuovo conflitto tra Sparta e Tebe che si concluse con la sconfitta spartana nella [[battaglia di Leuttra]] del luglio [[371 a.C.|371]].
 
Il risultato della battaglia sancì la fine della supremazia di Sparta, costretta a sciogliere la [[Lega peloponnesiaca]], e l'affermazione di Tebe come potenza egemone in Grecia. Atene si schierò apertamente con Sparta per contenere l'ascesa di Tebe. Negli anni seguenti, sotto la guida del generale [[Epaminonda]], i Tebani invasero più volte il Peloponneso: nell'inverno 370/369 assediarono la stessa Sparta senza riuscire ad occuparla, mentre nell'estate del [[369 a.C.|369]] staccarono la [[Messenia]] dalla Laconia, infliggendo un durissimo colpo alla potenza di Sparta che da quasi quattro secoli dominava la [[Messenia]]. Nel [[367 a.C.|367]] [[Epaminonda]] riuscì per breve tempo ad ottenere l'alleanza dell'Acaia sottraendo la regione all'influenza spartana, ma in seguito l'arroganza tebana portò alla rottura dell'alleanza.
 
Contemporaneamente, il generale [[Pelopida]] rafforzava l'egemonia di Tebe in Tessaglia combattendo contro il tiranno [[Alessandro di Fere]]. L'egemonia tebana durò fino a quando furono vivi i suoi due generali di maggior spicco, [[Pelopida]] ed [[Epaminonda]]. Il primo cadde in battaglia nel [[364 a.C.|364]], mentre il secondo invase nuovamente il Peloponneso nel [[362 a.C.|362]] rimanendo sul campo di battaglia di Mantinea, che pure fu una vittoria per Tebe su Ateniesi e Spartani alleati.
 
Come rileva [[Senofonte]], dopo tale battaglia, in Grecia, si verificò tutt'altro che un consolidamento dell'egemonia di Tebe vincitrice almeno sulla carta, ma aumentò solamente la confusione nelle relazioni diplomatiche, in quanto nessuna ''polis'' era più in grado di emergere sulle altre, mancando i due generali [[Pelopida]] e [[Epaminonda]] che fino a quel momento ne avevano deciso indirettamente l'andamento diplomatico.
 
== Ascesa della Macedonia ==
 
Il [[Regno di Macedonia]] si estendeva a nord della penisola greca, su un territorio prevalentemente montuoso. di influenza di Tebe e nel [[368 a.C.|368]] aveva dovuto consegnare ostaggi alla città beotica, tra i quali vi era il giovane [[Filippo II di Macedonia|Filippo]], erede al trono.
 
Nel [[360 a.C.|360]] il re macedone Perdicca III fu sconfitto ed ucciso in battaglia dagli Illiri ed il giovane divenne re.
Salito al trono della [[Regno di Macedonia|Macedonia]], [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], dopo aver dato un nuovo ordinamento allo stato macedone ed aver riorganizzato l'esercito, con l'introduzione della [[falange macedone]], rivolse il suo interesse alla politica estera. Egli si dedicò con grande cura in particolare all'addestramento dell'esercito e organizzò la falange, una schiera di fanti armati di lunghe lance, ispirandosi alle tattiche di guerra dei Tebani, osservate mentre era ostaggio.
 
In quel periodo Tebe era ancora la città più potente in Grecia, seppur privata dei suoi più validi comandanti. Atene era impegnata nella [[guerra sociale]] contro i ribelli della [[Lega Delio-Attica|Seconda Lega Navale]], mentre Sparta si era ritirata in un orgoglioso isolamento.
Dopo essere entrato in urto con Atene, nel [[357 a.C.|357]], per la conquista di [[Anfipoli]], una città di cui gli Ateniesi rivendicavano il possesso, Filippo intervenne nella [[terza guerra sacra]] scoppiata nel [[356 a.C.|356]] tra Tebe e i [[Focide|Focesi]]. Dopo aver sconfitto questi ultimi nel [[352 a.C.|352]], Filippo era pronto ad oltrepassare le [[Termopili]] ed entrare nella Grecia vera e propria, ma trovò il passo sbarrato dagli Ateniesi e preferì ritirarsi. Presa coscienza della pericolosità di [[Filippo]], ad Atene si formò un "partito" ostile alla Macedonia che trovò la propria guida in [[Demostene]] che a partire dal [[351 a.C.|352]] si fece promotore di una politica estera più aggressiva che doveva arginare l'espansione della Macedonia. All'oratore ed ai suoi sostenitori si contrappose un "partito" filomacedone capeggiato da [[Eschine]], il quale propugnava invece l'alleanza di Atene con [[Filippo]].
 
Nel [[348 a.C.|348]] Filippo eliminò una potente rivale della Macedonia radendo al suolo la città di [[Olinto]], che fino ad allora esercitava l'egemonia sulla penisola Calcidica. Esauste per la [[terza guerra sacra|guerra sacra]], le parti in conflitto stipularono, nel [[346 a.C.|346]], la [[Pace di Filocrate]], con la quale Filippo divenne [[tago]] di Tessaglia e membro dell'[[Anfizionia]] di Delfi, acquisendo un notevole potere in Grecia.
 
Il potere esercitato da Filippo sulla parte settentrionale dell'Ellade destava non poche preoccupazioni in Atene, dove [[Demostene]] con le sue famose orazioni (tra cui le 4 famose [[Filippiche]] che sono diventate l'invettiva per antonomasia) metteva in guardia contro la supremazia macedone sul territorio greco.
 
Nel [[343 a.C.|343]] Filippo sottomise anche la Tracia, alleata di Atene, mentre nel [[340 a.C.|340]], durante l'assedio alle città di Perinto e [[Bisanzio]], catturò alcune navi che trasportavano grano ad Atene. L'incidente determinò la rottura della pace e la dichiarazione di guerra. Demostene riuscì, nel [[339 a.C.|339]] a creare una coalizione di ''poleis'' guidata da Atene e Tebe per porre fine all'egemonia macedone e riconquistare le terre cadute in mano a Filippo.
 
Nell'estate del [[338 a.C.|338]] Filippo avanzò in Beozia e sconfisse l'armata greca nella [[battaglia di Cheronea (338 a.C.)|battaglia di Cheronea]]. Tebe dovette accogliere una guarnigione macedone nella rocca Cadmea, mentre Atene, pur evitando l'occupazione militare, dovette stringere alleanza con la Macedonia e sciogliere la sua [[Lega Delio-Attica|Lega Navale]]. L'anno seguente, il [[337 a.C.|337]], nel congresso di Corinto, Filippo creò la Lega di Corinto, un'alleanza tra la Macedonia e le ''poleis'' greche, eccetto Sparta, la quale aveva lo scopo di allestire una spedizione contro la Persia, il tradizionale nemico della Grecia. Tuttavia, l'anno dopo, nel [[336 a.C.|336]], prima che la spedizione partisse, Filippo fu ucciso in un attentato ed il trono passò al figlio [[Alessandro Magno|Alessandro]] che aveva solo vent'anni.
 
== Conquiste di Alessandro ==
{{Vedi anche|Alessandro Magno}}
[[File:Map-alexander-empire.png|thumb|right|250px|Mappa dell'impero di Alessandro]]
 
In seguito all'assassinio di Filippo II ([[336 a.C.|336]]), toccò a suo figlio [[Alessandro Magno]] proseguire il progetto paterno di conquista dell'impero persiano. Prima di poter realizzare il progetto del padre, il nuovo re dovette reprimere la rivolta di Tebe, che venne rasa al suolo ([[335 a.C.|335]]).
Sedata la rivolta tebana e lasciato Antipatro in Macedonia per controllare l'inquieta situazione greca, Alessandro partì per l'Asia.
 
Dopo le vittorie del [[battaglia del Granico|Granico]] e di [[battaglia di Isso|Isso]], Alessandro occupò l'[[Egitto]], fondando la città di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]].
Nell'autunno del [[331 a.C.|331]] Alessandro sconfisse [[Dario III]] a [[battaglia di Gaugamela|Gaugamela]] ed occupò [[Babilonia]], [[Susa (Elam)|Susa]] e [[Persepoli]], decretando la fine dell'impero persiano. Ormai in fuga, Dario III fu assassinato dai suoi stessi generali nel luglio del [[330 a.C.|330]].
 
Intanto, in Grecia il reggente Antipatro sconfisse nella [[battaglia di Megalopoli]] ([[331 a.C.|331]]) gli Spartani, che avevano rifiutato di entrare nella Lega di Corinto e di riconoscere l'egemonia macedone.
 
Alessandro intraprese il progettò di conquista dell'[[India]], ma, dopo aver attraversato l'[[Indo]] e vinto il ''rajah'' Poro nella [[battaglia dell'Idaspe]], fece ritorno a Babilonia.
Nel giugno del [[323 a.C.|323]] il grande re macedone morì a Babilonia per una febbre malarica; tramontò così il suo sogno della realizzazione di un impero universale.
 
La spedizione di Alessandro può essere considerata uno degli eventi epocali nella storia del mondo antico.
Grazie alle sue conquiste, infatti, la civiltà greca si diffuse nel mondo mediterraneo e orientale, ingenerando tali mutamenti culturali da determinare la fine dell'era classica e l'inizio dell'era cosiddetta [[Ellenismo|ellenistica]].
 
== La Grecia ellenistica (IV-II secolo) ==
{{vedi anche|Ellenismo|Diadochi}}
=== La Grecia sotto l'egemonia macedone ===
Alla notizia della morte di [[Alessandro Magno|Alessandro]], Atene si ribellò al dominio macedone, sotto la guida di [[Demostene]] e del generale [[Leostene]], formando una coalizione con altre ''poleis''. Antipatro sconfisse i Greci nella [[battaglia di Crannone]] ([[322 a.C.|322]]), mentre la flotta macedone sconfisse quella ateniese presso l'isola di Amorgo ([[322 a.C.|322]]). Atene dovette accogliere una guarnigione macedone sull'acropoli ed instaurare un regime oligarchico filomacedone guidato da [[Focione]].
 
Dal momento che Alessandro era morto lasciando un figlio nato postumo, i suoi generali, i [[diadochi]], cioè i successori di Alessandro, si contesero il controllo dell'impero di quest'ultimo. Alcuni, come [[Antigono Monoftalmo]], miravano alla conservazione dell'unità dell'impero, mentre altri, in particolare [[Tolomeo I|Tolemeo]] e [[Cassandro]] erano interessati ad assicurare il proprio dominio su parti dell'impero. La contesa si protrasse per circa quarant'anni al termine dei quali si stabilizzarono tre grandi regni ellenistici, quello dei [[Dinastia tolemaica|Tolemei]] in Egitto, dei [[Dinastia seleucide|Seleucidi]] in Asia e degli [[Dinastia antigonide|Antigonidi]] in Macedonia.
 
La Grecia si trovò alla mercé di questi nuovi regni, molto più potenti delle singole ''poleis'', in particolare della Macedonia. Nel [[267 a.C.|267]] Atene e Sparta si coalizzarono contro [[Antigono Gonata]] nella cosiddetta [[guerra cremonidea]] che si concluse nel [[262 a.C.|262]] con la sconfitta delle due ''poleis'' e l'introduzione di una guarnigione macedone ad Atene.<br />
Per arginare l'egemonia macedone in Grecia cominciarono a formarsi delle Leghe che raggruppavano più ''poleis'', spesso su base etnica. La prima a costituirsi fu la Lega achea che dal [[251 a.C.|251]] fu guidata da [[Arato di Sicione]], il quale mise in seria difficoltà i Macedoni. Nel [[243 a.C.|243]] gli Achei occuparono Corinto, mentre nel [[229 a.C.|229]] scacciarono la guarnigione macedone da Atene.
 
Nel frattempo, Sparta stava conoscendo un periodo di rinascita legato soprattutto a due re che riformarono la città permettendole di giocare nuovamente un ruolo importante in Grecia. Tra il [[243 a.C.|243]] ed il [[235 a.C.|235]] [[Agide IV]] dette inizio alle riforme, le quali, osteggiate da molti Spartani, furono proseguite da un suo successore, [[Cleomene III]]. Quest'ultimo, salito al trono nel [[227 a.C.|227]], dette inizio ad una politica estera aggressiva che mirava alla riconquista della Messenia ed alla ricostituzione della potenza spartana nel Peloponneso.
 
Allarmato dall'espansione di Sparta, Arato di Sicione, capo della Lega achea, preferì allearsi con la Macedonia per combattere Cleomene III. Nella decisiva battaglia di [[Battaglia di Sellasia|Sellasia]] ([[222 a.C.|222]]), gli Spartani furono sconfitti da Arato e da [[Antigono Dosone]], reggente del giovane re di Macedonia, [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]], e Cleomene fu costretto a fuggire in Egitto.
 
Poco dopo, la Macedonia dovette combattere una nuova guerra contro i Greci ([[220 a.C.|220]]-[[217 a.C.|217]]) che si concluse con la Pace di Naupatto, la quale fu l'ultima pace stipulata tra Greci (inclusi i Macedoni) senza l'intervento di una potenza straniera. Già allora si affacciava sul mondo greco la potenza emergente di Roma che avrebbe giocato un ruolo decisivo nei decenni successivi. Al momento di stipulare la pace, un certo Agelao di Naupatto disse che era opportuno che Greci e Macedoni smettessero di combattere tra loro poiché da occidente si stavano addensando pericolose nubi.
 
== La conquista romana ==
Al momento della [[Pace di Naupatto]] ([[217 a.C.|217]]), Roma era già impegnata nella [[Seconda guerra punica]] contro [[Annibale]]. A partire dal [[215 a.C.|215]] Roma intervenne in Grecia più volte in occasione delle [[guerre macedoniche]] a causa dell'alleanza stretta da Annibale con Filippo V di Macedonia. Durante la prima ([[215 a.C.|215]]-[[205 a.C.|205]]) il peso della guerra fu sostenuto prevalentemente dalla [[Lega etolica]], alleata di Roma, contro Filippo V.
 
La seconda guerra macedonica vide invece l'ingresso diretto di Roma in Grecia. Dopo aver ottenuto l'alleanza di Atene, del [[Pergamo|regno di Pergamo]] e della Lega etolica, i Romani sbarcarono in Grecia e nel [[197 a.C.|197]] il console [[Tito Quinzio Flaminino]] sconfisse Filippo nella [[battaglia di Cinocefale]]. La pace che seguì stabilì l'alleanza tra Roma e la Macedonia ed il ritiro di ogni guarnigione macedone dalla Grecia. La libertà della Grecia fu proclamata da Flaminino durante i [[Giochi Istmici]] di Corinto mandando la folla in delirio. L'anno dopo i Romani evacuarono la Grecia, ma gli Etoli, delusi dalle clausole della pace che giudicavano penalizzanti per se stessi, assunsero un atteggiamento ostile verso Roma.
 
In quegli stessi anni, il Peloponneso era nuovamente travagliato dalla guerra tra Sparta, guidata dal tiranno [[Nabide]], e [[Lega achea]], la quale, morto Arato, aveva trovato un nuovo capo in [[Filopemene]]. La guerra si concluse nel [[192 a.C.|192]] quando Nabide fu sconfitto ed ucciso, Sparta occupata dagli Achei e costretta ad abolire il suo tradizionale sistema educativo, l'''[[agoghé]]'', per accettare quello acheo.
 
Nel [[193 a.C.|193]], il re [[seleucide]] [[Antioco III|Antioco III il Grande]] sbarcò in Grecia deciso a porla sotto la propria egemonia, ma ciò suscitò allarme a Roma, soprattutto poiché al seguito di Antioco III c'era il temuto [[Annibale]], esule da Cartagine. I Romani inviarono il console Manio Acilio Glabrione, il quale sconfisse Antioco nella [[Battaglia delle Termopili (191 a.C.)|battaglia delle Termopili]], costringendolo ad evacuare la Grecia e tornare in Asia. Fedele all'alleanza con Roma, Filippo V non mosse un dito in aiuto di Antioco III. La Lega etolica, che aveva appoggiato il re seleucide, fu sciolta.
 
Alla morte di Filippo V, nel [[179 a.C.|179]], salì sul trono di Macedonia il figlio [[Perseo di Macedonia|Perseo]], il quale desiderava ripristinare l'egemonia macedone sulla Grecia. Nel [[172 a.C.|172]] egli si recò a Delfi con il suo esercito intendendo rivendicare i suoi diritti sulla Grecia. Roma gli dichiarò immediatamente guerra. Il console [[Lucio Emilio Paolo Macedonico|Lucio Emilio Paolo]] sconfisse Perseo nella [[battaglia di Pidna]], costringendo Perseo ad abdicare e finire i suoi giorni in esilio in Italia. La Macedonia fu suddivisa in quattro repubbliche che non dovevano avere alcun rapporto tra loro. La Lega achea, che aveva assunto un atteggiamento giudicato poco chiaro da Roma, fu punita con l'invio di numerosi ostaggi in Italia, tra i quali lo storico [[Polibio]]. Similmente, Rodi, un'altra alleata di Roma il cui comportamento in guerra fu giudicato ambiguo, fu punita con la creazione di un porto franco a Delo, il quale danneggiò seriamente i commerci di Rodi. La sola alleata di Roma che fu premiata fu Atene che ottenne il controllo dell'isola di Delo ([[166 a.C.|166]]).
 
=== La battaglia di Corinto ===
{{vedi anche|Battaglia di Corinto}}
Lo scontento dei Greci verso la politica di Roma crebbe negli anni successivi, ma rimase sotto controllo fino a quando a capo della [[Lega achea]] ci fu Callicrate, amico dei Romani. Alla sua morte, nel [[150 a.C.]], i nuovi capi della Lega achea assunsero un atteggiamento apertamente ostile a Roma attendendo il momento giusto per dichiarare guerra. Il momento non tardò. Approfittando della rivolta della Macedonia capeggiata da un certo [[Andrisco]], la Lega achea si ribellò a Roma, ma nel [[146 a.C.|146]] gli Achei furono sconfitti sull'istmo di Corinto dal console [[Lucio Mummio Acaico|Lucio Mummio]]. Corinto, epicentro della rivolta, fu rasa al suolo, mentre la Grecia e la Macedonia divennero province dell'impero romano.
{{vedi anche|Grecia romana}}
 
== Bibliografia ==
* [[Ranuccio Bianchi Bandinelli|Bianchi Bandinelli, R.]] (a cura di), ''Storia e civiltà dei greci'', Bompiani, Milano 1979
* [[Jacob Burckhardt|Burckhardt, J.]], ''Storia della civiltà greca'', Sansoni, Firenze 1992
* Davies, J.K., ''La Grecia classica'', Il Mulino, Bologna 1983
* [[Gaetano De Sanctis|De Sanctis, G.]], ''Storia dei greci. Dalle origini alla fine del secolo V'', La Nuova Italia, Firenze 1980
* Ehrenberg, V., ''Lo stato dei greci'', La Nuova Italia, Firenze 1980
* Finley, M., ''La Grecia. Dalla preistoria all'età arcaica'', Laterza, Bari 1972
* Flacelière, R., ''La vita quotidiana in Grecia nel secolo di Pericle'', Rizzoli, Milano 1983
* [[Giulio Giannelli|Giannelli, G.]], ''Trattato di storia greca'', Patron, Bologna 1976
* [[Gustave Glotz]], ''Le travail dans la Grèce ancienne'', 1920
* Gustave Glotz, ''Cité Grecque'', 1928
* Gschnitzer, F., ''Storia sociale dell'antica Grecia'', Il Mulino, Bologna 1988
* Murray, O., ''La Grecia delle origini'', Il Mulino, Bologna 1983
* Musti, D., ''Storia greca'', Laterza, Roma-Bari 2006
* [[Jean-Pierre Vernant|Vernant, J.P.]], ''Mito e società nell'antica Grecia'', Einaudi, Torino 1981
* Welwei, K.W., ''La polis greca'', Il Mulino, Bologna 1988
* Daverio Rocchi G., ''Città-stato e stati federali della Grecia classica. Lineamenti di storia delle istituzioni politiche'', LED Edizioni Universitarie, Milano, 1993, ISBN 88-7916-030-3
* [[Jean-Jacques Maffre]] ''La vita nella Grecia classica'', [[Xenia]] edizioni, Milano [[1998]]
 
== Voci correlate ==
* [[Cnido]]
* [[Magna Grecia]]
* [[Eolie cnidie]]
* [[Cipselo]]
 
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== Collegamenti esterni ==
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* [http://www.instoria.it/home/antropologia_diverso_antica_grecia.htm Alcuni particolari aspetti antropologici della grecità antica]
*[http://www.instoria.it/home/guerra_peloponneso_I.htm La Guerra del Peloponneso] Parte I (431-416 a.C.)
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