Roberto il Guiscardo e Chiesa di San Nicola Vescovo (Ceppaloni): differenze tra le pagine

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La Chiesa di San Nicola vescovo si trova nel centro storico di Ceppaloni in [[provincia di Benevento]], [[arcidiocesi di Benevento]].
{{Bio
|Nome = Roberto
|Cognome = d'Altavilla
|PostCognome = , detto '''il Guiscardo''' cioè ''l'Astuto'',
|Sesso = M
|LuogoNascita = Hauteville-la-Guichard
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[1025]] circa
|LuogoMorte = Cefalonia
|GiornoMeseMorte = 17 luglio
|AnnoMorte = 1085
|Attività = condottiero
|Nazionalità = normanno
|PostNazionalità = , figlio di [[Tancredi d'Altavilla]] e della sua seconda moglie Fresenda (o Fressenda). Fu conte di [[Elenco dei conti e duchi di Puglia e Calabria|Puglia e Calabria]] alla morte del fratello [[Umfredo d'Altavilla|Umfredo]] ([[1057]]). In seguito ([[1059]]) fu investito da [[papa Niccolò II]] del titolo di [[Elenco dei conti e duchi di Puglia e Calabria|duca di Puglia, Calabria e Sicilia]]
}}
{{Altavilla (1043-1059)}}
 
==Storia==
===I primi normanni nell'Italia meridionale===
Dal [[999]] al [[1042]] i [[Normanni]] stanziati in [[Italia]] furono nient'altro che semplici [[Mercenario|mercenari]], al servizio ora dei [[Bizantini]] ora dei [[Longobardi]], all'epoca in lotta per il controllo del [[Mezzogiorno]]. La loro espansione politica e territoriale ebbe inizio nel [[1029]], quando il duca [[Sergio IV di Napoli]] infeudò il condottiero [[Rainulfo Drengot]] nella fortezza di [[Aversa]], offrendogli così una base di partenza per la successiva opera di conquista del meridione.
[[File:Stampa Melfi.jpg|right|thumb|480px|Antica stampa di Melfi, Capitale della ''Contea di Puglia'', poi in provincia di Potenza]]
La famiglia degli [[Altavilla (famiglia)|Altavilla]] comparve nel [[1035]] con l'arrivo dei fratelli [[Guglielmo Braccio di Ferro|Guglielmo]] e [[Drogone d'Altavilla|Drogone]], figli di [[Tancredi d'Altavilla]], nobile di [[Cotentin]], in [[Normandia]]. I due presero parte ai tumulti locali attraverso cui i Longobardi tentavano di sottrarre la [[Puglia]] ai dominatori bizantini, i quali già dal [[1040]] cominciarono a perdere gran parte della provincia.
 
La chiesa è di antica fondazione come testimoniano le nicchie in stile gotico riferibili ai secoli XII-XIII poste sulla parete della navata di destra.
I Capi Normanni nel [[settembre]] [[1042]] acclamarono conte [[Guglielmo Braccio di Ferro]], attribuendogli il titolo, non riconosciuto dagli altri potenti, di ''Comes Normannorum totius Apuliae et Calabriae''. Nel [[1043]] i Normanni elevarono [[Melfi]] a Capitale dei loro domini, ancora esigui per dimensioni, e crerono, così, la [[Contea di Puglia]].
La chiesa subì un consistente restauro nel 1502 ad opera dell’arcivescovo di [[Santa Severina]] Alessandro della Marra, zio di Camillo [[della Marra]], feudatario di Ceppaloni. Altri rifacimenti furono realizzati tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento su disposizione dell’arcivescovo card. Vincenzo Maria [[Orsini]], poi papa con il nome di [[Benedetto XIII]].
Negli anni ’20 del Novecento la chiesa fu nuovamente ristrutturata, ma le precarie condizioni statiche peggiorarono con il terremoto del 1934, per cui la chiesa fu chiusa al culto per diversi anni. A seguito del sisma del 1962 la chiesa fu nuovamente dichiarata inagibile ed è stata riaperta dopo i lavori di ristrutturazione e restauro il 29 settembre 1999.
 
La chiesa di S. Nicola vescovo ebbe l'intitolazione a parrocchia arcipretale nel secolo XVII. Precedentemente la chiesa ceppalonese era eretta in [[collegiata]] sotto il titolo di “S. Maria in Piano e annessa di S. Nicola”.
Alla morte di Guglielmo, nel [[1046]], gli successe Drogone, il cui titolo comitale fu ufficialmente riconosciuto dal [[Sacro Romano Imperatore]]. A questi successe poi, nel [[1051]], il terzo fratello, Umfredo, il quale, giunto in Italia nel [[1044]], regnò fino alla morte, avvenuta nel [[1057]].
 
===Biografia= Descrizione ==
La facciata è a capanna ed è affiancata a sinistra dalla cappella della confraternita del SS. Rosario e Corpo di Cristo edificata verso il 1746.
====L'arrivo di Roberto in Italia====
L’architrave del portale in pietra calcarea reca l’iscrizione relativa al restauro del 1502 e lo stemma dell’arcivescovo di S. Severina Alessandro della Marra. Sopra il portale è posto un bassorilievo in marmo di carrara della stessa epoca raffigurante la [[Madonna delle Grazie]].
Il [[1047]] fu l'anno della venuta in Italia di Roberto il Guiscardo, sesto figlio di Tancredi e primo nato dalla seconda moglie Fresenda. Secondo la storica [[Impero bizantino|bizantina]] [[Anna Comnena]], egli aveva lasciato la Normandia con un seguito di appena cinque cavalieri e trenta avventurieri a piedi e all'arrivo nell'antica [[Langobardia (thema)|Langobardia]] si era messo a capo di una compagnia errante di briganti e predoni. Anna Comnena ci offre anche una straordinaria e dettagliata descrizione fisica del personaggio:
 
L’edificio è a pianta rettangolare e l'interno è attualmente diviso in tre navate. L’altare maggiore, in marmo intarsiato, posto in fondo alla navata centrale risale alla prima metà del sec. XVIII. Nella nicchia al di sopra dell’altare è posta la statua di Maria SS. Addolorata, il cui culto iniziò tra il 1814 e il 1829. Lateralmente troviamo la statua lignea di S. Nicola di fattura settecentesca.
{{quote|Codesto Roberto era discendente dei Normanni, di stirpe minore, di temperamento tirannico, astuto di pensiero e coraggioso nell'azione, estremamente ingegnoso nel pianificare attacchi alle ricchezze di facoltosi possidenti e ancor più ostinato nel metterli in pratica, poiché egli non tollerava alcun ostacolo alla realizzazione dei propri disegni. Era di statura notevole, tale da superare anche i più alti fra gli individui, aveva una carnagione rubiconda, capelli di un biondo chiaro, spalle larghe, occhi come scintille di fuoco, e nel complesso era di bell'aspetto…Si racconta che il grido di quest'uomo avesse messo in fuga intere moltitudini. Siffattamente dotato dalla fortuna, dal fisico e dal carattere, egli era per natura indomabile, mai subordinato ad alcuno.}}
 
Alla fine del [[Seicento]] erano presenti altri quattro altari: uno posto sul lato nord, in una cappella posta in fondo alla navata di destra e dedicato alla [[Madonna delle Grazie]]. Nella navata di sinistra si trovavano gli altari, già presenti nel sec. XVI e dedicati a S. Antonio da Padova, al SS. Corpo di Cristo e del SS. Rosario, quest’ultimi due erano posti in piccole cappelle delle rispettive confraternite.
Non si dovrebbe tuttavia accordare molta fiducia a tale descrizione: la principessa bizantina nacque nel 1083 e Roberto morì nell'estate del 1085. In realtà la tradizione bizantina nella quale l'[[Alessiade]] di Anna Comnena si inscrive, tendeva ad esaltare virtù e qualità dei nemici per magnificare ancor di più quelle del generale che li aveva sconfitti. In questo caso tale tesi si consolida, considerando che la principessa era figlia di [[Alessio I di Bisanzio|Alessio I Comneno]], l'imperatore che fronteggiò l'avanzata del Guiscardo nei Balcani. Le citazioni prese dalla letteratura classica, l'attenzione alle proporzioni del corpo, il complesso di valori che Roberto incarna nell'Alessiade si declinano perfettamente secondo i canoni dei gusti raffinati della corte di Bisanzio, erede dello sfarzo romano e della raffinatezza ellenistica.
 
=== Il campanile ===
Con un pizzico di malizia, inoltre, si potrebbe ipotizzare che, per descrivere l'adone bello e aitante che sfolgora nel passo sopracitato, Anna Comnena si fosse ispirata ad uno dei tanti mercenari normanni che ormai da tempo servivano Bisanzio. O, ancora, ad uno dei [[Guardia variaga|vareghi]], il corpo mercenario formato da guerrieri nordici, che dal secolo X aveva sostituito gli Excubitores, ossia la guardia personale dell'imperatore bizantino.
 
Il campanile della chiesa è situato sul sagrato della chiesa e fu ricostruito intorno alla metà del [[Settecento]] con caratteristiche antisismiche. La costruzione a gradoni con marcapiani in pietra e il distanziamento dalla chiesa è conforme, infatti, alle disposizioni dettate dalla Fabbrica Ecclesiastica, ufficio diocesano fondato dal card. Orsini. Durante il decennio francese vi fu posto l’orologio pubblico, di cui oggi resta solo una labile traccia.
All'arrivo di Roberto le terre in [[Puglia]] scarseggiavano ed egli non poteva aspettarsi grandi concessioni da parte di Drogone, il fratellastro allora regnante. D'altra parte lo stesso Umfredo aveva appena ricevuto in feudo la contea di [[Lavello]]. Già nel [[1048]] decise dunque di unirsi al principe [[Pandolfo IV di Capua]] nelle sue incessanti guerre contro il principe [[Guaimario IV di Salerno|Guaimario di Salerno]], ma l'alleanza durò appena un anno: stando alle cronache di [[Amato di Montecassino]], Pandolfo venne meno alla promessa di concedere a Roberto un castello e una figlia in sposa, al che il Normanno rispose rompendo gli accordi e abbandonando il sodalizio.
 
=Bibliografia=
Roberto fece nuovamente richiesta di un feudo al fratellastro Drogone, il quale poté stavolta concedergli il comando della fortezza di Scribla, vicino [[Cosenza]], conquistata durante la campagna di Calabria. Ma questo si rivelò ben presto un vicolo cieco, un presidio isolato dal quale non avrebbe potuto ricavare alcun concreto vantaggio. Decise perciò di spostarsi presso il castello di [[San Marco Argentano]], in omaggio al quale, più tardi, battezzerà la fortezza di [[San Marco d'Alunzio]], il primo castello normanno in [[Sicilia]], sito presso l'antica ''Aluntium''. Durante il periodo calabrese Roberto sposò la prima delle sue due mogli, [[Alberada di Buonalbergo]], figlia di [[Gerardo di Buonalbergo]].
Alfredo Rossi, ''Ceppaloni. Storia e società di un paese del regno di Napoli'', Ceppaloni, 2011. ISBN 978-88-906209-0-4.
 
====La battaglia di Civitate====
Dopo i primi anni di opaca presenza nel sud Italia, Roberto il Guiscardo mise di colpo in luce il proprio carattere, così diverso da quello dei suoi familiari e degli altri potenti della regione. I [[Longobardi]], in un primo tempo vicini ai Normanni, si rivoltarono contro i loro vecchi alleati, e si attirarono il favore del Papa [[Leone IX]], deciso ad espellere dalla penisola questo popolo di briganti. Lo scontro fra le armate pontificie e le truppe Normanne si consumò il[[18 giugno]] [[1053]] a nord della Capitanata, dove l'esercito papalino fu duramente sconfitto nella [[Battaglia di Civitate]].
 
Vi presero parte [[Umfredo d'Altavilla]] ed il conte [[Riccardo I di Aversa]] dei Drengot, che mise subito in fuga i soldati Longobardi. A Roberto fu assegnato il comando di truppe di riserva, che restarono ai margini della battaglia, fino a che non fu evidente l'inefficacia degli attacchi sferrati dalle armate di Umfredo: il Guiscardo si lanciò, allora, nella mischia, insieme ai rinforzi guidati dal suocero, e si distinse per il particolare valore della propria offensiva. Secondo lo storico coevo [[Guglielmo di Puglia]], il Normanno imperversò nella battaglia senza mai perdersi d'animo, disarcionato e rimontato in sella per ben tre volte. L'esito dello scontro fu per lui un vero successo.
 
====Il Guiscardo vassallo del Papa====
Il Papa, imprigionato, fu costretto a riconosce la [[Contea di Puglia]] ed il Principato di Capua, confermato a Riccardo dei Drengot. Il Pontefice si recò nella capitale, a [[Melfi]] e creò [[Umfredo d'Altavilla|Umfredo]] suo Vassallo; consacrò il Vassallaggio alla Chiesa del Guiscardo, che s’impegnò a proteggerla ed a recuperare le Regalia Sancti Petri in Apulia e Basilicata. La dipendenza feudale fu rappresentata con il dono al Pontefice di una cavalla bianca. Il Guiscardo, in cambio, offrì al Papa la Signoria su [[Benevento]]. Fu questa la svolta decisiva nella conquista nel Sud: il Guiscardo diventò il braccio armato della Cristianità con la nascita di un rapporto di Vassallaggio fra il Papa ed i Sovrani Normanni.
 
Il Guiscardo compì nel [[1056]] una spedizione contro Gisulfo di Salerno, poi conquistò Cosenza e una parte della Calabria. Raggiunse, quindi, a Melfi il fratellastro, Umfredo I d’Altavilla, che era in fin di vita. Nel [[1057]] il conte Umfredo morì, e lasciò i due figli minorenni, [[Abelardo]] ed [[Ermanno]], sotto la tutela della moglie [[Gaitelgrima di Salerno]], già vedova di Drogone. Forte del successo ottenuto sul campo di battaglia di Civitate, Roberto reclamò per sé la successione.
 
Ad agosto dello stesso anno i condottieri Normanni si riunirono a Melfi e Roberto il Guiscardo assunse la tutela del giovane Abelardo, ma presto diseredò entrambi i nipoti, e pretese il riconoscimento del titolo di (quarto) Conte di Puglia e Calabria. Per non insidiare i diritti acquisiti alla propria discendenza, confiscò i possedimenti del defunto fratellastro, e privò i nipoti della loro legittima eredità.
In alleanza col fratello minore [[Ruggero]] si lanciò alla conquista dei territori non ancora sottomessi di Puglia e Calabria, mentre [[Riccardo]], suo cognato in quanto marito della sorella Fresenda, s'impadronì del [[Principato di Capua]].
 
====L’ascesa al potere====
[[Immagine:Robert Guiscard.jpg|thumb|Una Moneta d'oro riporta l'effigie di Roberto il Guiscardo]]
Poco dopo la sua ascesa al comando supremo dei Normanni, quasi certamente nel [[1058]], Roberto ripudiò la prima unione con [[Alberada di Buonalbergo]], madre di [[Boemondo]] e di Emma. Egli fece annullare le nozze, perchè avvenute tra consanguinei e fu la prima volta che si ricorse a tale motivazione allo scopo di sciogliere un matrimonio. Alberada si fece in disparte, confinata nella rocca di Melfi (ma poi si risposerà con Riccardo, figlio di Drogone).
 
Per rinforzare l'alleanza politica con i Longobardi, a Melfi si celebrarono le nozze tra il guerriero Normanno e la potente principessa [[Sichelgaita di Salerno]], figlia del defunto Guaimario IV e sorella del nuovo principe [[Gisulfo II]]. Ella era più giovane di lui (aveva ventidue anni). In cambio della mano della sorella, Gisulfo chiese a Roberto di distruggere due castelli appartenenti a [[Guglielmo d'Altavilla|Guglielmo del Principato]], fratello minore del Guiscardo, che da tempo imperversava nei domini di [[Salerno]].
 
Questo evento aprì alla Casa Altavilla le porte dell’Aristocrazia, con la Principessa, che univa in uno unico, i ceppi dei Franchi, della Germania e dei Longobardi. Da questa unione nascerà [[Ruggero Borsa]], che tenterà di togliere al primogenito Boemondo la successione.
Nello stesso periodo maturò anche l'alleanza fra il nuovo capo normanno e lo [[Stato pontificio]]: il [[Papato]], infatti, venuto ai ferri corti con il [[Sacro Romano Imperatore]], presagiva un'imminente rottura (quella che sarà la [[Lotta per le investiture]]), e si risolse a riconoscere le conquiste normanne nel meridione d'Italia, assicurandosene così la fedeltà.
 
====Gli Accordi di Melfi====
Il rovesciamento dei precedenti assetti ebbe la sua clamorosa celebrazione con gli accordi di Melfi, che si articolano su tre diversi momenti: in giugno 1059 viene stipulato il Trattato di Melfi; dal 3 al 25 agosto 1059 viene celebrato il Concilio di Melfi I ed in fine il [[23 agosto]] [[1059]], viene sottoscritto il il [[Concordato di Melfi]], quando [[papa Niccolò II]], investì ufficialmente il Guiscardo del titolo di ''Duca di Puglia, Calabria e Sicilia'', mentre Riccardo Drengot fu riconosciuto nuovo principe di [[Capua]].
[[Immagine:Robertoilguiscardo.jpg|left|thumb|345px|Il Papa Niccolò II, durante il primo Concilio di Melfi, nomina Roberto il Guiscardo, Duca di Puglia e Calabria.]]
Roberto, dunque, fu elevato da conte a duca dell'intero [[Mezzogiorno]] e gli fu attribuita anche la signoria della Sicilia, non ancora sottratta al dominio [[Arabi|arabo]]. La formula fu: ''per Grazia di Dio e di San Pietro duca di Puglia e Calabria e, se ancora mi assisteranno, futuro Signore della Sicilia''. Egli accettò anche di versare un tributo annuo alla [[Santa Sede]], in modo da mantenere titoli e terre e garantirsi la piena legittimità sulle future conquiste.
 
====La sottomissione della Calabria====
Nei vent'anni successivi fu impegnato in una formidabile serie di conquiste e annessioni nel Sud Italia ed in particolare in Calabria, fino a guadagnarsi il dominio sulle terre siciliane.
 
La prima campagna d'espansione di Roberto il Guiscardo era cominciata poco prima, nel [[giugno]] del [[1059]], in coincidenza con l'apertura dei lavori del Concilio di Melfi I.
Roberto si pose a capo di un esercito e marciò sulla Calabria, compiendo così il primo tentativo di sottomissione di quella provincia, ancora saldamente in mano bizantina, dai tempi della campagna di Guglielmo Braccio di Ferro e Guaimario IV di Salerno.
 
Recatosi a Melfi per ricevere l'investitura ducale del Mezzogiorno, fece rapidamente ritorno in Calabria, dove le sue armate tenevano sotto assedio [[Cariati]]. Al suo arrivo la città si arrese e prima dell'[[inverno]] anche [[Rossano Calabro]] e [[Gerace]] caddero nelle sue mani. Qui nel 1073 dopo la conquista normanna, a Roberto il Guiscardo viene attribuita la fondazione di un Castello, il castello di Corigliano, faceva parte della fitta rete di fortificazioni con cui il re normanno controllava le città, intorno si sviluppò il borgo di [[Corigliano Calabro]].
 
Quando ormai ai Bizantini non restava che la sola [[Reggio Calabria|Reggio]], Roberto tornò in Puglia, dove cercò di rimuovere le guarnigioni greche dai castelli di [[Taranto]] e [[Brindisi]].
 
Di nuovo in Calabria si riunì al fratello Ruggero e si lanciò alla conquista di Reggio, caduta dopo un lungo e difficoltoso assedio al quale seguì la presa di [[Scilla (RC)|Scilla]], una cittadella fortificata in cui avevano trovato rifugio le guarnigioni reggine. A questo punto la strada verso la Sicilia era ormai spianata.
 
Il primo attacco all'isola fu sferrato a [[Messina]], contro la quale il Guiscardo inviò inizialmente un piccolo contingente, subito respinto dalle difese saracene. Non disponendo ancora di un esercito d'invasione adatto all'impresa, Roberto decise di prepararsi al rientro in Puglia, messa sotto attacco da un nuovo contingente bizantino inviato dall'imperatore [[Costantino X di Bisanzio|Costantino X]]. Nel [[gennaio]] del [[1061]] la stessa Melfi fu cinta d'assedio e Roberto in persona fu richiamato in patria. L'imponenza della sua macchina bellica mise in fuga i Bizantini e già nel [[maggio]] di quell'anno la regione fu pacificata.
 
====Le campagne di conquista in Sicilia====
[[Immagine:RobertGuiscardAndRoger.JPG|right|250px|thumb|Roberto il Guiscardo e Ruggero d'Altavilla]]
L'invasione della Sicilia ebbe inizio nel [[1061]] con la presa di Messina, espugnata con relativa facilità dalle forze congiunte di Roberto e Ruggero. Gli uomini del Guiscardo si appostarono nottetempo nei pressi delle guarnigioni e sorpresero le guardie saracene allo spuntare del mattino: quando le truppe di terra raggiunsero la città, la trovarono già abbandonata. Roberto pose lì il suo quartier generale e provvide ad innalzare nuove fortificazioni, mentre stringeva un'inedita alleanza con l'[[emiro]] [[musulmano]] di [[Siracusa]] Ibn al-Thumna, rivale dell'emiro di [[Enna]] Ibn al-Hawwās.
 
Le armate di Roberto, Ruggero e del nuovo alleato musulmano marciarono verso il centro dell'isola passando per [[Rometta]], rimasta fedele ad al-Thumna, e attraversando [[Frazzanò]] e la ''Piana di Maniace'', dove il [[Catapanato d'Italia|catapano]] bizantino [[Giorgio Maniace]] e i primi Altavilla si erano distinti in battaglia ventun anni prima. Gli invasori diedero l'assalto al castello di [[Centuripe]], ma la strenua resistenza incontrata li convinse a procedere oltre. Caduta [[Paternò]], il Guiscardo portò le sue truppe sotto le mura della potente fortezza di [[Enna]], allora detta ''Castrogiovanni''.
 
I Saraceni si lanciarono impavidi contro il nemico e furono sconfitti, ma la fortezza non capitolò. Roberto decise allora di retrocedere, lasciando alcune guarnigioni nel castello di San Marco d'Alunzio, che prese il nome dalla prima roccaforte calabrese da lui ottenuta in feudo. Entro il [[Natale]] di quell'anno fece ritorno in Puglia insieme a Sichelgaita.
 
La campagna riprese nel [[1064]]: il Guiscardo oltrepassò Enna senza ritentare l'assalto e puntò dritto verso [[Palermo]], andando però incontro ad un clamoroso insuccesso: l'accampamento normanno fu invaso dalle tarantole e costrinse le truppe alla fuga, facendo naufragare i disegni di Roberto. L'impresa fu ritentata solo nel [[1072]], quando un lungo assedio mise in ginocchio Palermo e la costrinse a capitolare, segnando la fine del dominio arabo in Sicilia.<br>
 
Un'ultima disperata resistenza fu invano tentata da [[Benavert]], che combatterà una eroica battaglia d'una guerra ormai persa, prima di cadere a [[Siracusa]] nel 1086.<br>
La conquista del resto dell'isola fu solo questione di tempo. L'ultima città musulmana a capitolare fu [[Noto]], nel [[1091]].
 
====La conquista di Salerno e di Benevento====
Prima di espugnare Palermo e insignorirsi della Sicilia, Roberto il Guiscardo dovette combattere contro le ultime guarnigioni bizantine che ancora occupavano parte della Puglia, cuore del suo dominio. Nell'[[aprile]] del [[1071]], con la caduta di [[Bari]] che fu eletta nuova capitale, i Greci furono definitivamente estromessi dal sud Italia e il Guiscardo poté così rivolgere la propria attenzione ai grandi principati indipendenti di origine longobarda che ancora tenevano in mano propria vaste aree del meridione.
 
Il primo obiettivo fu il [[Principato di Salerno]]: la città fu messa sotto assedio e cadde nel [[dicembre]] del [[1076]], ma il principe [[Gisulfo II di Salerno|Gisulfo II]], cognato del Guiscardo in quanto fratello di Sichelgaita, abbandonò il castello con la propria corte solo nel maggio del [[1077]].
 
Al dominio totale del Mezzogiorno mancava a questo punto solo [[Benevento]], antico e potente [[Principato di Benevento|principato longobardo]] ormai in decadenza: l'attacco alla città, sferrato nel [[1078]], mise in allarme [[papa Gregorio VII|Gregorio VII]], poiché Benevento era considerato feudo della Santa Sede. Ma il pontefice non era in condizioni di inimicarsi i Normanni, venuto com'era ai ferri corti con l'imperatore [[Enrico IV del Sacro Romano Impero|Enrico IV]].
 
Decise allora di farseli alleati e, convocato Roberto a [[Ceprano]] nel [[giugno]] del [[1080]], lo investì nuovamente dei suoi titoli e diritti, assicurandogli anche la signoria sugli [[Abruzzo|Abruzzi]] meridionali e mantenendo qualche riserva solo sulla città di [[Salerno]]. Anche Benevento, da cinquecento anni indipendente, cadde sotto i colpi del Guiscardo, che ne assunse il titolo principesco.
 
====Le conquiste in Oriente====
L'ultima grande impresa di Roberto il Guiscardo fu la campagna contro l'[[Impero bizantino]], che rappresentò anche un importante tavolo di trattativa con i suoi vassalli ribelli. Nei disegni del Normanno c'era la conquista del trono di [[Bisanzio]], che egli legittimava con la recente deposizione ([[1078]]) di [[Michele VII di Bisanzio|Michele VII]], il cui figlio [[Costantino Ducas|Costantino]] era stato promesso a sua figlia Olimpia. Un obiettivo che però non riuscì mai a realizzare.
 
La spedizione partì nel maggio del [[1081]]: Roberto salpò verso Oriente con un esercito di 16,000 uomini e nel [[febbraio]] del [[1082]] aveva già occupato [[Corfù]] e conquistato [[Durazzo]], dove nell'[[ottobre]] del [[1081]] aveva inflitto una dura sconfitta all'[[Alessio I Comneno|imperatore Alessio]] ([[Battaglia di Durazzo (1081)|Battaglia di Durazzo]]).
 
Ma il precipitare delle vicende italiane lo costrinse a sospendere temporaneamente la campagna: nel [[giugno]] del [[1083]] [[papa Gregorio VII]], assediato in [[Castel Sant'Angelo]] dalle truppe tedesche di Enrico IV, lo chiamava in proprio soccorso. Roberto entrò in [[Roma]] con 36,000 uomini al seguito e costrinse l'imperatore alla ritirata, ma un gruppo di cittadini in rivolta guidò un violento [[Sacco di Roma (1084)|saccheggio della città]] durato tre giorni (maggio [[1084]]), al termine del quale Roberto scortò il papa fino al [[Vaticano]].
 
====La morte e la successione====
[[Immagine:Tomba degli Altavilla.jpg|right|thumb|240px|Tomba (Arca) della Casata [[Altavilla]] a [[Venosa]], in provincia di Potenza]]
Durante la sua assenza dai campi di battaglia in Oriente, suo figlio [[Boemondo I d'Antiochia|Boemondo]], per qualche tempo signore della [[Tessaglia]], aveva perduto le conquiste fatte in terra greca.
Il Guiscardo tornò per recuperare i territori perduti, rioccupò l'isola di Corfù e mise sotto assedio [[Cefalonia]].
 
Ma proprio durante quest'ultima battaglia, colto da una violenta febbre, morì il [[17 luglio]] [[1085]] all'età di circa 60 anni<ref>Quando Anna Comnena dice che Roberto morì a 70 anni, può aver dato solo una indicazione di massima e non puntuale. D'altronde Roberto (morto nel 1085) non può essere nato prima del 1024-25, quando, morta la prima moglie Muriella, Tancredi passò a seconde nozze con Fredesensa, madre di Roberto</ref>. La cittadina di [[Fiscardo]], sull'isola di Cefalonia, prese il nome da lui.
 
Il suo corpo (privato delle parti interne che rimasero a Otranto) fu portato a Brindisi per le onoranze funebri e poi a [[Venosa]] dove fu sepolto nella [[Complesso della SS. Trinità|Chiesa della Santissima Trinità]], nella stessa tomba dove riposano anche altri illustri membri della Casa d'Altavilla: Guglielmo "Braccio di Ferro", Guglielmo "di Principato", Drogone.
 
A succedergli come Duca di Puglia e Calabria, [[Principato di Salerno|Principe di Salerno]] e Signore di Sicilia fu il secondogenito [[Ruggero Borsa]], primo dei figli avuti da Sichelgaita. Proprio a lei si deve l'estromissione del primogenito Boemondo dalla successione: nel [[1073]], infatti, insediata la propria corte a Bari, Sichelgaita indusse i nobili pugliesi a riconoscere suo figlio Ruggero come legittimo successore del Guiscardo in luogo di Boemondo, nato dal primo matrimonio di Roberto con [[Alberada di Buonalbergo]]. A Boemondo furono comunque destinati i possedimenti al di là dell'[[Mare Adriatico|Adriatico]], prima fra tutte la roccaforte di Durazzo.
 
Il dominio sulla Sicilia, col titolo di ''Gran Conte'', fu invece appannaggio del fratello di Roberto, [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero]], che aveva combattuto costantemente al suo fianco.
 
Roberto lasciò anche altri due figli maschi: [[Guido duca di Amalfi]], e [[Roberto Scalio]], i quali non insidiarono mai la legittimità del potere del fratello maggiore Ruggero.
 
La grandezza di Roberto il Guiscardo e i suoi innumerevoli successi sono dovuti non solo alle sue straordinarie qualità, ma anche al rapporto d'intesa col Papato.
Egli istituì e fece rispettare una forte autorità ducale, che fu tuttavia minata spesso da rivolte baronali e malcontenti da parte dei feudatari minori, come ad esempio nel [[1078]], quando egli chiese ai suoi vassalli un sostegno economico per le nozze di sua figlia.
Troppo impegnato ad espandere continuamente i suoi territori, non ebbe il tempo e la possibilità di organizzarli al proprio interno.
In questo senso, la solidità del dominio fu garantita da un insieme di fattori che spesso esulano dalle sue personali abilità politiche.
Nella storia del regno normanno d'Italia la figura del Guiscardo rimane sostanzialmente quella dell'eroe e del fondatore, mentre suo nipote [[Ruggero II di Sicilia|Ruggero II]] rappresenta il vero statista e organizzatore dell'intera compagine.
 
===Note===
<references/>
 
===Letteratura===
Roberto il Guiscardo compare anche nella ''[[Divina Commedia]]'' di [[Dante Alighieri]]: il Sommo Poeta immagina di scorgere lo spirito del Normanno nel Cielo di Marte, insieme ad altri famosi cavalieri crociati.
 
===Fonti===
*[[Guglielmo di Puglia]], ''Le gesta di Roberto il Guiscardo'', introduzione, traduzione e note di Francesco De Rosa, Cassino 2003.
*''[[Goffredo Malaterra|Gaufredus Malaterra]], De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius'', ed. [[Ernesto Pontieri]], in Rerum Italicarum Scriptores 2, V 1, 1928
*Goffredo Malaterra, ''Ruggero I e Roberto il Guiscardo''; premessa al testo, traduzione e note di Vito Lo Curto, Cassino 2002.
 
===Bibliografia===
*[[Ferdinand Chalandon]], ''Storia della dominazione normanna in Italia ed in Sicilia'' 3 voll., 1999-2001 (ed. or. ''Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile'' ([[Parigi]] [[1907]]).
*John Julius Norwich, ''I Normanni nel Sud 1016-1130''. Mursia: Milano 1971 (ed. orig. ''The Normans in the South 1016-1130''. Longmans: London, 1967).
*''Roberto il Guiscardo e il suo tempo''. Atti delle prime Giornate normanno-sveve (Bari, 28-29 maggio 1973), Centro di studi normanno-svevi - Università degli studi di Bari, Roma 1975, poi Bari 1991 (ISBN 8822041410)
*Donald Matthew, ''I Normanni in Italia'', Laterza, Bari-Roma 1997 (ISBN 8842050857), (ed. orig. ''The Norman Kingdom of Sicily'', Cambridge University Press, 1992).
*''Roberto il Guiscardo tra Europa, Oriente e Mezzogiorno''. Atti del Convegno internazionale di studio promosso dall'Università degli studi della Basilicata in occasione del 9. centenario della morte di Roberto il Guiscardo (Potenza-Melfi-Venosa, 19-23 ottobre 1985) a cura di [[Cosimo Damiano Fonseca]], Galatina: Congedo, 1990 (ISBN 8877864120).
*''I caratteri originari della conquista normanna: diversità e identità nel Mezzogiorno, 1030-1130''; atti delle sedicesime Giornate normanno-sveve (Bari, 5-8 ottobre 2004) a cura di Raffaele Licinio e Francesco Violante, Bari 2006. (ISBN 882204164X)
*''Cavalieri alla conquista del Sud'': studi sull'Italia normanna in memoria di Léon-Robert Ménager a cura di Errico Cuozzo e Jean-Marie Martin, Roma: Laterza, 1998 (ISBN 8842053953).
 
===Voci correlate===
*[[Altavilla (famiglia)|Altavilla]]
*[[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia]]
*[[Elenco dei conti e duchi di Puglia e Calabria]]
*[[Normanni]]
*[[Storia di Salerno]]
*[[Concilio di Melfi I]]
*[[Concordato di Melfi]]
*[[Trattato di Melfi]]
*[[Storia di Melfi]]
*[[Contea di Puglia]]
 
===Collegamenti esterni===
*[http://www.leeds.ac.uk/history/weblearning/MedievalHistoryTextCentre/medievalTexts.htm Medieval History Texts in Translation] ;
*[http://classes.bnf.fr/idrisi/grand/1_12.htm Moneta con l'effigie del Guiscardo].
 
{{box successione | precedente=[[Umfredo d'Altavilla|Umfredo]] | carica=[[Elenco dei conti e duchi di Puglia e Calabria|Conte di Puglia e Calabria]] | periodo=[[1057]]&ndash;[[1059]] |successivo= - }}
 
{{box successione 1-2-2| precedente=Nuovo titolo<br />conferitogli da [[papa Niccolò II|Niccolò II]] | carica1=[[Elenco dei conti e duchi di Puglia e Calabria |Duca di Puglia, Calabria e Sicilia]]| periodo1=[[1059]]&ndash;[[1085]] | successivo1=[[Ruggero Borsa]]| carica2=[[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia|Conte di Sicilia]]| periodo2=[[1059]]-[[1085]]| successivo2=[[Ruggero I di Sicilia|Ruggero I]]}}
 
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[[Categoria:Altavilla|R]]
[[Categoria:Principato di Salerno]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno)]]
[[Categoria:Personaggi citati nella Divina Commedia (Paradiso)]]
[[Categoria:Storia della Daunia]]
[[Categoria:Normanni in Italia meridionale|Roberto]]
 
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