Genio militare (storia romana) e Chiesa di San Nicola Vescovo (Ceppaloni): differenze tra le pagine

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La Chiesa di San Nicola vescovo si trova nel centro storico di Ceppaloni in [[provincia di Benevento]], [[arcidiocesi di Benevento]].
[[File:Engineering corps traian s column.jpg|thumb|330px|Il genio militare romano rappresentato sulla [[Colonna traiana]] agli inizi del [[II secolo]].]]
 
==Storia==
Il '''Genio militare''' in [[Antica Roma|epoca romana]], fu un corpo formato da ingegneri, architetti, geometri, falegnami, fabbri (sotto il comando nelle singole [[legione romana|legioni]] di un ''[[Praefectus fabrum]]'',<ref>[[Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris]]'', II, 11.</ref> almeno fino al [[II secolo a.C.]]), la cui funzione era di dare un supporto tecnico alle [[esercito romano|armate]] [[Repubblica romana|repubblicane]] ed [[Impero romano|imperiali]] romane, nel dirigere i lavori durante la costruzione di opere di '''[[ingegneria militare]]'''. I semplici soldati costituivano invece la manovalanza necessaria per la realizzazione delle costruzioni.<ref name="Le Bohec172">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.172.</ref>
 
La chiesa è di antica fondazione come testimoniano le nicchie in stile gotico riferibili ai secoli XII-XIII poste sulla parete della navata di destra.
Il compito principale del ''genio'' era, pertanto, quello di fornire un adeguato supporto tecnico alle [[legione romana|unità combattenti]] negli spostamenti (con la costruzione dell'[[castrum|accampamento di marcia]], di [[ponti militari romani|ponti militari]], [[strade romane|strade]], ecc.), nelle operazioni d'assedio di città nemiche (con la realizzazione di [[macchine d'assedio (storia romana)|macchine d'assedio]], [[Rampa d'assedio|rampe]] e [[terrapieno|terrapieni]], [[battaglia di Alesia|cordoni di mura intorno alle città assediate]], ecc.), nella realizzazione di opere a [[limes romano|protezione dei confini]] [[provincia romana|provinciali]] (es. [[vallo di Adriano]], [[limes germanico-retico]], ''[[castra stativa]]'', ecc.), fino alla costruzione di opere civili in tempo di pace (come le mura a protezione di importanti [[colonia romana|colonie]] in noti strategici "chiave", ad esempio [[Ulpia Traiana Sarmizegetusa]] o [[Aosta]]; acquedotti, anfiteatri, ponti in muratura, ecc.).
La chiesa subì un consistente restauro nel 1502 ad opera dell’arcivescovo di [[Santa Severina]] Alessandro della Marra, zio di Camillo [[della Marra]], feudatario di Ceppaloni. Altri rifacimenti furono realizzati tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento su disposizione dell’arcivescovo card. Vincenzo Maria [[Orsini]], poi papa con il nome di [[Benedetto XIII]].
Negli anni ’20 del Novecento la chiesa fu nuovamente ristrutturata, ma le precarie condizioni statiche peggiorarono con il terremoto del 1934, per cui la chiesa fu chiusa al culto per diversi anni. A seguito del sisma del 1962 la chiesa fu nuovamente dichiarata inagibile ed è stata riaperta dopo i lavori di ristrutturazione e restauro il 29 settembre 1999.
 
La chiesa di S. Nicola vescovo ebbe l'intitolazione a parrocchia arcipretale nel secolo XVII. Precedentemente la chiesa ceppalonese era eretta in [[collegiata]] sotto il titolo di “S. Maria in Piano e annessa di S. Nicola”.
==Attività==
{{Vedi anche|Esercito romano}}
 
== Descrizione ==
Fin dall'antichità gli ingegneri militari erano responsabili degli [[assedio|assedi]] e della costruzione di [[fortificazioni]], di campi e strade. I più famosi ingegneri dell'antichità furono i [[Storia romana|Romani]], che oltre alla costruzione di [[macchina d'assedio|macchine da assedio]] (catapulte, arieti, torri da assedio, ecc.) avevano anche il compito di realizzare [[castrum|accampamenti fortificati]] da marcia (''castra aestiva'') e permanenti (''castra hiberna'') oltre a [[strade romane|strade]], [[ponti militari romani|ponti]] (come ad esempio il [[ponte di Cesare sul Reno]] o [[Ponte di Traiano|quello di Traiano sul Danubio]]) per permettere migliori movimenti alle loro [[legione romana|legioni]]. Alcune di queste strade sono ancora in uso duemila anni dopo.
La facciata è a capanna ed è affiancata a sinistra dalla cappella della confraternita del SS. Rosario e Corpo di Cristo edificata verso il 1746.
L’architrave del portale in pietra calcarea reca l’iscrizione relativa al restauro del 1502 e lo stemma dell’arcivescovo di S. Severina Alessandro della Marra. Sopra il portale è posto un bassorilievo in marmo di carrara della stessa epoca raffigurante la [[Madonna delle Grazie]].
 
L’edificio è a pianta rettangolare e l'interno è attualmente diviso in tre navate. L’altare maggiore, in marmo intarsiato, posto in fondo alla navata centrale risale alla prima metà del sec. XVIII. Nella nicchia al di sopra dell’altare è posta la statua di Maria SS. Addolorata, il cui culto iniziò tra il 1814 e il 1829. Lateralmente troviamo la statua lignea di S. Nicola di fattura settecentesca.
Ora se molte di queste attività avrebbero potuto essere affidate a dei civili, vi è da dire che l'[[esercito romano]] era una macchina da guerra perfetta che necessitava, però, una propria autonomia, tanto che il servizio del ''genio'', arrivò a controllare direttamente una propria industria. Tutto nacque ovviamente con la prima necessità di realizzare un accampamento sicuro e ben protetto per la notte, al termine di una dura giornata di marcia e a volte anche di guerra.<ref name="Le Bohec68">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.68.</ref>
 
Alla fine del [[Seicento]] erano presenti altri quattro altari: uno posto sul lato nord, in una cappella posta in fondo alla navata di destra e dedicato alla [[Madonna delle Grazie]]. Nella navata di sinistra si trovavano gli altari, già presenti nel sec. XVI e dedicati a S. Antonio da Padova, al SS. Corpo di Cristo e del SS. Rosario, quest’ultimi due erano posti in piccole cappelle delle rispettive confraternite.
===A supporto degli spostamenti delle armate durante le "campagne" militari===
[[Immagine:Castra1.png|thumb|left|250px|<small>1: praetorium; 2: via Praetoria; 3: via Principalis; 4: Porta Principalis Dextra; 5: Porta Praetoria (porta principale); 6: Porta Principalis Sinistra; 7: Porta Decumana (porta posteriore)</small>]]
{{Vedi anche|Storia delle campagne dell'esercito romano}}
 
=== Il campanile ===
====Fortificare un accampamento da marcia====
{{Vedi anche|Castrum}}
 
Il campanile della chiesa è situato sul sagrato della chiesa e fu ricostruito intorno alla metà del [[Settecento]] con caratteristiche antisismiche. La costruzione a gradoni con marcapiani in pietra e il distanziamento dalla chiesa è conforme, infatti, alle disposizioni dettate dalla Fabbrica Ecclesiastica, ufficio diocesano fondato dal card. Orsini. Durante il decennio francese vi fu posto l’orologio pubblico, di cui oggi resta solo una labile traccia.
La prima funzione affidata al ''genio'', fin dai tempi della [[Repubblica romana|Repubblica]], fu di realizzare al termine di una dura giornata di marcia e di combattimenti un [[castrum|accampamento]] ben organizzato e che offrisse sufficiente protezione per la notte seguente. L'organizzazione della costruzione dell'accampamento era affidata al ''praefectus fabrum'' ed ad un gruppo di genieri (i cosiddetti ''[[architectus|architecti]]''), i quali avevano il privilegio, considerata la loro capacità tecnica, di essere esonerati da quelle funzioni che spettavano invece al normale [[legionario]], e definiti pertanto ''[[immunes]]''. Questi ingegneri utilizzavano, a loro volta, il lavoro manuale dei normali soldati semplici per la costruzione di quanto da loro progettato. Il ''[[metator]]'', che precedeva l'esercito in marcia, aveva il compito di trovare il sito adeguato dove porre il ''castrum''.<ref>[[Sesto Giulio Frontino]], ''[[Stratagemata]]'', II, 7, 12.</ref><ref>[[Pseudo-Igino]], ''[[De Munitionibus Castrorum]]'', XLVI.</ref> A questo subentrava poi il ''[[librator]]'', che aveva il compito di assicurare l'orizzontalità del campo (in seguito ebbe anche compiti collegati all'[[tormenta (storia romana)|artiglieria]] ed alla realizzazione di canali.<ref>[[Plinio il Giovane]], ''Lettere'', X, 41-42; X, 61-62. [http://books.google.it/books?id=hQZbAAAAQAAJ&pg=PT281&dq=3#v=onepage&q=3&f=false]</ref> Il ''[[mensor]]'' aveva il compito di sistemare le tende delimitando la superficie dell'intera legione<ref>[[Plinio il Giovane]], ''Lettere'', X, 17-18. [http://books.google.it/books?id=hQZbAAAAQAAJ&pg=PT281&dq=3#v=onepage&q=3&f=false]</ref> (in seguito, anche la riparazione delle macchine da guerra).
 
=Bibliografia=
Ricordiamo che l'accampamento da marcia doveva essere protetto tutto intorno da una ''[[fossato (architettura)|fossa]]'', un ''[[agger]]'' ed un ''[[vallum]]''. Una legione era in grado di costruire un accampamento, anche sotto attacco nemico, in appena un paio d'ore. Fu solo sotto [[Augusto]] che le [[legione romana|legioni romane]] furono acquartierate in [[castra hiberna|campi permanenti]] (''[[castra hiberna]]'') al termine delle loro campagne militari estive (vedi sotto).
Alfredo Rossi, ''Ceppaloni. Storia e società di un paese del regno di Napoli'', Ceppaloni, 2011. ISBN 978-88-906209-0-4.
 
====Costruzione di strade====
[[File:Tabula Traiana.jpg|thumb|175px|La [[tabula Traiana]] testimonia una [[strada romana|strada]] scavata nella roccia, grazie ai ''genieri'' dell'[[esercito romano]].]]
{{Vedi anche|Strade romane|Pontes longi}}
 
Quando gli eserciti romani invadevano i territori nemici, si rendeva necessaria la costruzione di strade facili da percorrere. È evidente che in questa prima fase, dove la velocità spesso era determinante durante una campagna militare, i percorsi non fossero ancora lastricati. I legionari, su indicazione del ''genio'' si limitavano ad abbattere alberi, ad eliminare massi ingombranti (per meglio permettere ai [[impedimenta|carriaggi]] di passare), a costruire nella roccia lungo i fianchi delle montagne (come al tempo della [[conquista della Dacia]], oggi ancora visibile con la ''[[tabula Traiana]]''), a prosciugare piccole paludi o acquitrini.<ref name="Le Bohec172"/> Spesso capitava che, una volta occupati quei nuovi paesi in modo stabile e permanente, seguisse una fase di civilizzazione con la costruzione di grandi [[strade romane|arterie viarie]] per permettere di meglio difendere ed approvvigionare gli eserciti che vi soggiornavano. Poteva, altresì, capitare di construire interi tratti stradali attraverso territori paludosi come avvenne durante l'[[Occupazione romana della Germania sotto Augusto|occupazione romana]] della [[Germania Magna]] durante il principato di [[Augusto]], sotto il [[proconsole]] [[Lucio Domizio Enobarbo (console 16 a.C.)|Lucio Domizio Enobarbo]] (i cosiddetti ''[[pontes longi]]'').<ref name="Le Bohec172"/>
 
Le strade militari erano, infine, utilizzate dalla popolazione civile ora che l'area era pacificata. Erano talmente ben costruite, grazie ad una meticolosa opera di pavimentazione, che ancora oggi è possibile trovarne alcuni tratti integri, come la famosa [[Via Appia]], la prima strada costruita nel [[312 a.C.]], durante la [[seconda guerra sannitica]].<ref>Michael Grant, ''The History of Rome'', p. 52</ref>.
 
====Costruzione di ponti militari====
[[File:007 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel VII.jpg|thumb|left|175px|Rilievo di un ponte di barche sulla [[Colonna traiana]],<ref name="Colonna7"/> sul quale transita l'[[esercito romano]] all'inizio della [[conquista della Dacia|prima campagna dacica]] del [[101]].]]
[[File:072 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LXXII.jpg|thumb|175px|Rilievo del [[Ponte di Traiano|ponte]] sulla [[Colonna traiana]], mostra dei segmenti d'[[arco (architettura)|arco]] appiattiti, poggianti sugli alti piloni in muratura.<ref name="Colonna72"/> In [[close-up|primo piano]] l'[[imperatore romano|imperatore]] [[Traiano]] offre sacrifici e [[libagioni]] nei pressi del [[Danubio]].]]
{{Vedi anche|Ponte di Cesare sul Reno|Ponte di Traiano}}
 
L'attraversamento di corsi d'acqua, a secondo della loro dimensione, rappresentava un'altra difficoltà che il ''genio'' doveva essere in grado di risolvere in uno dei seguenti tre modi:<ref name="Le Bohec172"/>
*in alcuni casi l'[[esercito romano|armata di terra]] poteva chiedere il supporto della [[marina militare romana|flotta]] per l'attraversamento, tramite imbarcazioni messe a loro disposizione;
*in altri, le barche potevano essere affiancate, le une alle altre legandole insieme, sempre grazie al supporto della flotta, e sopra di esse si provvedeva a costruirvi un ponte;<ref name="Colonna7">[[Colonna di Traiano]], scena VII secondo [[Conrad Cichorius|Cichorius]].</ref>
*in altri ancora, gli ingegneri erano costretti a costruire [[ponte|ponti]] in legno oppure in pietra,<ref>[[Cassio Dione Cocceiano|Dione]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Storia romana]]'', LXVIII, 13.</ref> a seconda del loro utilizzo ed alla durata minima necessaria dell'opera progettata, tanto che alcuni ponti di pietra di epoca romana sopravvivono ancora oggi. La durata di questi ultimi ponti è stata resa possibile dall'uso innovativo della [[chiave di volta]]. Uno dei più notevoli esempi di ponti militari in legno è [[ponte di Cesare sul Reno|quello costruito]] da [[Gaio Giulio Cesare]] sul fiume [[Reno (Germania)|Reno]] presso [[Coblenza]], ponte completato in soli dieci giorni (lungo poco meno di 500 metri). Per quanto concerne quelli in muratura basta ricordare invece [[Ponte di Traiano|quello costruito]] da [[Traiano]] sul [[Danubio]], lungo ben 1135 metri.<ref name="Colonna72">[[Colonna traiana]], scena LXXII.</ref>
 
====Realizzazione di canali navigabili per la flotta====
{{Vedi anche|Occupazione romana della Germania sotto Augusto|Marina militare romana}}
 
Una delle opere di idraulica-militare rimaste tra le più famose in epoca romana, fu quella realizzata da [[Druso maggiore]] nel corso delle sue [[occupazione romana della Germania sotto Augusto|campagne militari]] condotte contro le popolazioni [[germani]]che dei [[Frisi]], a nord della foce del fiume [[Reno (Germania)|Reno]] attorno agli anni [[12 a.C.|12]]-[[11 a.C.]] (''[[fossa Drusi]]'') e riutilizzata in seguito anche dal figlio [[Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico|Germanico]] nel corso delle [[Spedizione germanica di Germanico|campagne]] degli anni [[14]]-[[16]]. Questa ''fossa'' aveva lo scopo di congiungere il fiume Reno con lo [[Zuiderzee]], per permettere alla [[marina militare romana|flotta romana]] di raggiungere più velocemente il [[mare del Nord]], lontano dai rischi delle tempeste.<ref name="Webster272">G.Webster, ''The roman imperial army of the first and second century A.D.'', p.272.</ref>
 
===A supporto degli assedi di città nemiche===
{{Vedi anche|Assedio|Poliorcetica|Assedio (storia romana)}}
 
====Opere d'assedio====
[[File:087 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LXXXVII.jpg|thumb|200px|left|La scena sembra rappresentare l'assedio di [[Sarmizegetusa Regia]] del [[106]], poco prima della resa definitiva di [[Decebalo]] e della [[conquista della Dacia|conquista romana della Dacia]].]]
{{Vedi anche|Assedio di Alesia|Assedio di Avarico}}
 
Soprattutto durante il [[impero romano|periodo imperiale]], ma anche nel [[repubblica romana|tardo periodo repubblicano]], l'esperienza del [[genio militare]] fu impiegato, non solo in lavori di routine, ma anche in costruzioni di straordinario valore ingegneristico come dimostrano le opere realizzate in fase di [[assedio]] di città nemiche, sviluppate anche per diverse decine di chilometri. Il primo tra i più famosi, fu [[assedio di Veio|quello di Veio]] che secondo la leggenda durò dieci anni (come [[guerra di Troia|quello di Troia]]) dal [[406 a.C.|406]] al [[396 a.C.]]<ref>[[Tito Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', V, 8-25.</ref>
 
Va ricordato che le città sotto assedio potevano essere prese in uno dei seguenti modi:
#per fame (occorreva più tempo, ma minor perdite di vite umane da parte degli assalitori), creando tutto intorno alla città assediata una serie di fortificazioni che impedissero al nemico di approviggionarsi o peggio di scappare, sottraendosi all'assedio, nella speranza di condurre gli assediati alla resa (es.[[Battaglia di Alesia|Alesia]] del [[52 a.C.]]) o alla morte (es. [[Assedio di Veio]] del [[396 a.C.]] o [[assedio di Numanzia|Numanzia]] del [[133 a.C.]] o [[Assedio di Masada|Masada]] del [[74]]).
#con un massiccio attacco frontale, impiegando una grande quantità di armati, artiglieria, [[rampa d'assedio|rampe]] e [[torri d'assedio]] (es. [[Battaglia di Avarico|Avarico]] nel [[52 a.C.]] o [[Assedio di Gerusalemme (70)|Gerusalemme]] nel [[70]] o [[Sarmizegetusa Regia]] nel [[106]]<ref>[[Colonna traiana]], scena LXXXVII.</ref>). L'esito finale era normalmente più veloce ma con un alto prezzo in perdite di armati da parte dell'assalitore romano.
#con un attacco improvviso ed inatteso, che non desse al nemico assediato il tempo di ragionare (es. a [[battaglia di Gergovia|Gergovia]] nel 52 a.C., dove però l'attacco romano, non ebbe esito positivo).<ref>Cesare, ''De bello Gallico'', VII, 36-53.</ref>
 
[[Immagine:Fortificazioni alesia png.png|thumb|500px|Ricostruzione grafica delle fortificazioni realizzate dal gruppo dei ''genieri'' di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] durante l'[[assedio]] di [[Battaglia di Alesia|Alesia]] ([[52 a.C.]]).]]
 
Nel primo caso, come ad esempio ad Alesia, [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], per garantire un perfetto blocco degli assediati, ordinò la costruzione di una serie di fortificazioni, chiamate "controvallazione" (interna) e "circonvallazione" (esterna), attorno all'[[oppidum]] [[galli]]co.<ref>Napoleone III, Histoire de Jules César, Parigi 1865-1866.</ref> Tali opere furono realizzate a tempo record in tre settimane, la prima "controvallazione" di quindici chilometri tutto intorno all'''oppidum'' nemico (pari a dieci [[Miglio (unità di misura)|miglia romane]]<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 69.</ref>) e, all'esterno di questo, per altri quasi ventun chilometri (pari a quattordici miglia).<ref name="ReferenceA">Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 74.</ref>
 
Le opere comprendevano anche due [[vallo|valli]] (uno esterno ed uno interno) sormontati da una palizzata; due fosse, la più vicina delle quali alla fortificazione, fu riempita con l'acqua dei fiumi circostanti;<ref name="de.bello.gallico.VII.72">Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 72.</ref> tutta una serie di trappole e profonde buche (dal "''cervus''" sul fronte del vallo sotto la palizzata, a cinque ordini di "cippi", otto di "gigli" e numerosi "stimoli";<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 73.</ref> quasi un migliaio di torri di guardia presidiate dall'artiglieria romana,<ref name="de.bello.gallico.VII.72"/> ventitré fortini ("''castella''"), quattro grandi campi per le legioni (due per ciascun ''[[castrum]]'') e quattro campi per la cavalleria, legionaria, ausiliaria e [[germani]]ca.<ref>Connolly, ''L'esercito romano'', pp.32-33.</ref> Furono necessarie considerevoli capacità ingegneristiche per realizzare una tale opera, ma non nuove per uomini come gli [[Edile (storia romana)|edili]] romani, che solo pochi anni prima, in dieci giorni, avevano costruito [[Ponte di Cesare sul Reno|un ponte attraverso il Reno]] con somma meraviglia dei Germani.<ref name="ReferenceA"/>
 
Nel secondo caso, come successe ad Ararico, poiché la natura del luogo impediva di cingere la città con una linea fortificata continua, come invece fu poi possibile ad Alesia, Cesare dovette costruire una gigantesca [[rampa d'assedio]] (larga quasi 100 metri e alta 24 metri), con grande dispendio di energie e perdite di uomini a causa delle continue sortite che gli assediati compivano mentre i Romani erano intenti a corstuire, come ci racconta lo stesso Cesare:
 
[[File:Avaricum westpoint july 2006.jpg|350px|left|thumb|Ricostruzione dell'[[battaglia di Avarico|assedio di Avarico]].]]
 
{{Quote|Al grandissimo valore dei soldati romani venivano opposti espedienti di ogni genere da parte dei Galli [...] Essi, infatti, con delle corde deviavano le falci murali e dopo averle assicurate le tiravano dentro [...] toglievano la terra sotto il terrapieno con gallerie, con grande abilità poiché nel loro paese esistevano grandi miniere di ferro [...] avevano inoltre costruito delle torri in legno a diversi piani lungo tutte le mura e le avevano coperte di pelli [...] e con frequenti sortite di giorno e di notte davano fuoco al terrapieno o assalivano i [[legione romana|legionari]] impegnati a costruire [...] le loro torri le sopraelevavano per eguagliare le torri dei Romani, tanto quanto il terrapieno era innalzato giornalmente [...] con legni induriti dal fuoco, con pece bollente o sassi pesantissimi ritardavano lo scavo delle gallerie e impedivano di avvicinarle alle [[Murus gallicus|mura]].|Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 22.}}
Alla fine però i Romani riuscirono a superare le difese nemiche dopo 27 giorni d'assedio, quando Cesare approfittò di un temporale per avvicinare una delle [[Torre d'assedio|torri d'assedio]] alle [[Murus gallicus|mura]] della [[oppidum|città]], nascondendo molti dei soldati all'interno delle [[vinea]]e, ed al segnale convenuto riuscendo ad irrompere con grande velocità sugli spalti della città.<ref>Cesare, ''[[De bello Gallico]]'', VII, 27-28.</ref>
 
====Costruzione di macchine e altri strumenti di assedio====
{{Armi d'assedio romane}}
{{Vedi anche|Armi d'assedio (storia romana)}}
 
Il primo impiego di macchine da guerra da parte dei [[Repubblica romana|Romani]] risalirebbe al [[502 a.C.]] in occasione dell'assedio di [[Suessa Pometia]], condotto con [[vinea]]e ed altre strutture non ben definite.<ref>[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', II, 7.</ref> Da ciò se ne deduce che in quella circostanza già vi fossero tecnici militari per la costruzioni dei primi strumenti di [[poliorcetica]].
 
Benché la maggior parte della macchine d'assedio fu il risultato di un mero adattamento di quelle dei [[Ellenismo|Greci]], i Romani furono abili ingegneri per tecnica e velocità di esecuzione, così come introdussero alcune variazioni innovative nel campo delle [[balista|baliste]] (si confronti a tal proposito il testo di un certo [[Marco Vitruvio Pollione]], il ''[[De Architectura]]'') dell'epoca di [[Augusto]]).
 
L'impiego però di una vera e propria [[artiglieria (storia romana)|artiglieria]] risalirebbe però alla [[seconda guerra punica]]. Sappiamo infatti da [[Polibio]] che durante l'[[assedio di Lilibeo]] (del [[250 a.C.]], durante la [[prima guerra punica|prima delle guerre puniche]]) furono impiegate solo [[macchine d'assedio (storia romana)|macchinari e strumenti]] non da lancio, come [[ariete (arma)|arieti]], [[vinea]] e [[torre d'assedio|torri d'assedio]].<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', I, 43.</ref> È quindi successivo lo sviluppo dell'artiglieria romana.
 
In sostanza possiamo dividere le [[armi d'assedio (storia romana)|armi d'assedio romane]] in due grandi categorie:
*quelle atte a scardinare o a superare le mura delle città nemiche degli assediati, ereditate dalla vicina [[Magna Grecia]], come l'[[Ariete (arma)|ariete]], la [[falce murale]], il [[Muscolo (arma)|muscolo]], l'[[Osservatorio militare|osservatorio]], il [[Pluteo (arma)|pluteo]], la [[rampa d'assedio]], la [[Sambuca (macchina da guerra)|sambuca]], la [[scala d'assedio]], la [[Testuggine (arma)|testuggine]], il [[tolleno]], la [[torre d'assedio]] o [[elepoli]] e la [[vinea]].
*quelle da lancio, utilizzate anche nel corso delle [[battaglie romane|battaglie coampali]] a partire dal [[III secolo a.C.]], come la [[balista]], la [[carrobalista]], la [[catapulta]], la [[cheirobalista]], l'[[Onagro (arma)|onagro]] e lo [[Scorpione (arma)|scorpione]].
 
===A difesa dei territori delle province romane===
{{Vedi anche|Province romane}}
 
====Difese "puntuali": forti e fortezze permanenti====
[[Immagine:Saalburg - Haupteingang 2009.jpg|thumb|250px|left|Esempio di ricostruzione di ''[[castra stativa]]'' del forte ausiliario di [[Saalburg]].]]
{{vedi anche|Castra stativa}}
 
L'accampamento "semi-permanente" adottato dai Romani fin dei tempi della [[Repubblica romana|Repubblica]] (cfr. [[guerre puniche]]), corrispondeva ai cosiddetti ''[[castra hiberna]]'', vale a dire a quel genere di ''castra'' che potesse permettere alle truppe, di mantenere uno stato di occupazione e di controllo militare/amministrativo continuativo dei territori [[province romane|provinciali]] ancora in via di [[romanizzazione]]. Fu solo, però, grazie ad [[Augusto]] ([[30 a.C.|30]]-[[29 a.C.]]) che si ottenne una prima e vera riorganizzazione del sistema di difese dell'[[Impero romano]], acquartierando in modo permanente [[legione romana|legioni]] ed ''[[truppe ausiliarie dell'esercito romano|auxilia]]'' in [[elenco fortezze legionarie romane|fortezze]] e forti permanenti (''[[castra stativa]]''), non solo quindi per l'inverno (''castra hiberna'') lungo l'intero ''[[Limes romano|limes]]''.
 
Le fortezze legionarie permanenti derivavano la loro struttura dagli accampamenti di marcia o "''da campagna''". La loro struttura era pertanto similare, pur avendo rispetto ai ''castra'' mobili, dimensioni ridotte, pari normalmente a 16-20 [[ettari]]. È vero anche che, almeno fino a [[Domiziano]] ([[89]] d.C.), erano presenti lungo il ''[[limes romano|limes]]'' alcune fortezze legionarie "doppie" (dove erano acquartierate insieme due [[legione romana|legioni]], come ad es. a ''[[Castra Vetera]]'' e a ''[[Mogontiacum]]''), con dimensioni che si avvicinarono ai 40 [[ettari]]. A partire però da [[Diocleziano]] e dalla sua riforma [[tetrarchia|tetrarchica]], le dimensioni delle fortezze andarono sempre più diminuendo, poiché le legioni romane erano state ridotte alla metà degli effettivi.
 
I forti delle unità ausiliarie (chiamati ''[[castellum|castella]]''), che ricordiamo potevano contenere ''cohors'' di fanteria o ''alae'' di cavalleria o ''cohors equitatae'' (unità miste), avevano invece misure molto diverse le une dalle altre, a seconda anche che contenessero unità ''quingenarie'' (di 500 armati circa) o ''milliarie'' (di 1.000 armati circa). Ad esempio una ''cohors peditata quingenaria'' (500 fanti circa) veniva alloggiata in 1,2-1,5 [[ettari]], mentre un'''ala milliaria'' poteva necessitare di uno spazio molto ampio per alloggiare 1.000 armati e altrettanti cavalli (3,5-7 ettari, come a [[Porolissum]]).<ref>G.Webster, ''The roman imperial army'', Oklahoma 1998, pp.213-223.</ref>
 
Sappiamo poi che all'interno del ''genio'', il ''[[mensor]]'' aveva il compito di:
*realizzare gli edifici interni come i [[baraccamenti (storia romana)|baraccamenti]] dei legionari, il ''[[Praetorium]]'' del ''[[legatus legionis]]'', i ''[[Principia (esercito romano)|Principia]]'', il ''[[Valetudinarium]]'' (ospedale militare) fino agli ''[[Horrea]]'' (granai);
*oltre alla riparazione delle macchine da guerra.<ref>{{CIL|6|2725}}.</ref>
Nelle fortezze erano, inoltre, attive alcune ''[[fabrica]]e'', che producevano sia le armi, sia i mattoni (le cosiddette ''[[Tegula (esercito romano)|tegulae]]''), poste sotto la direzione di un ''[[magister fabricae]]'', assistito da un ''[[optio fabricae]]'' e di un ''[[doctor fabricae]]''.<ref name="Le Bohec68"/>
 
====Difese lineari: ''limes'' lungo i confini del mondo romano====
[[File:Hadrian's Wall view near Greenhead.jpg|thumb|180px|left|Tratto del [[vallo di Adriano]] in [[Britannia (provincia romana)|Britannia]], nei pressi di [[Greenhead]].]]
[[File:006 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel VI.jpg|thumb|180px|Raffigurazione di un tratto di [[limes romano|''limes'']] lungo il [[Danubio]], dalla [[Colonna traiana]].<ref>[[Colonna traiana]], scena VI.</ref>]]
{{Vedi anche|limes romano|Vallo di Adriano|Vallo Antonino|Limes germanico-retico}}
 
La difesa delle province romane avvenne nel corso dei secoli con la costruzione di tutta una serie di [[limes romano|opere di fortificazione]] lungo i confini imperiali, oppure attraverso una via di penetrazione (una strada, possibilmente lungo un corso fluviale) nei territori appena occupati (come avvenne in [[Germania (provincia romana)|Germania]] al tempo di [[Augusto]]) lungo la quale furono posizionati [[castrum|forti ausiliari o fortezze legionarie]] oltre a torri di avvistamento (''[[Torre|turris]]'').
 
Nel primo caso le barriere erano costruite con un [[terrapieno]] (''[[Aggere|agger]]'' di terra), una [[palizzata]] in legno o un [[Mura (architettura)|muro in pietra]] (a partire dal principato di [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]]), ed un [[Fossato (architettura)|fossato antistante]], come nel caso del [[vallo di Adriano]], [[Vallo di Antonino|di quello Antonino]], del ''[[limes Porolissensis]]'' o di [[Limes germanico-retico|quello germanico-retico]].
 
Ogni tratto di frontiera era, inoltre, "seguita" parallelamente ed in tutta la sua estensione, da una strada presidiata ad intervalli regolari, da forti (''[[castellum|castella]]''), fortini (''[[burgus|burgi]]'') di unità ausiliarie, oltre a torrette (''[[Torre|turris]]'') e postazioni di avvistamento/controllo (''[[Statio (guerra)|stationes]]''), dove erano distaccate [[Truppe ausiliarie dell'esercito romano|unità di truppe ausiliarie]] o fortezze [[legione romana|legionarie]].<ref name="Le Bohec208-209">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.208-209.</ref>
 
Raffigurazioni del ''limes'' romano le possiamo trovare nei fregi della [[Colonna Traiana]] e di quella di [[Colonna di Marco Aurelio|Marco Aurelio]], dove le scene iniziali rappresentano la riva destra del [[Danubio]], con tutta una serie di posti di guardia, forti, fortezze, difesi da palizzate, cataste di legna e covoni di paglia che, se incendiati, servivano come postazioni di segnalazione avanzata.
 
===Costruzioni civili delle truppe in tempo di pace===
[[Immagine:Pont du gard.jpg|thumb|250px|[[Ponte del Gard]], [[Francia]], antico acquedotto romano [[patrimonio dell'umanità]], la cui progettazione e costruzione è di origine militare.]]
 
L'esercito romano prendeva, inoltre, parte a progetti di costruzione per uso civile. Ciò capitava soprattutto in periodi di pace, quando i soldati, non erano pertanto impegnati in campagne militari. Il loro utilizzo si rendeva necessario per ovviare ad un loro ingente costo che ne sarebbe derivato da un loro mancato utilizzo. Il coinvolgimento dei soldati nella costruzione di opere pubbliche, aveva anche la funzione di tenerli ben addestrati al duro lavoro fisico, oltre a tenerli occupati, evitando così potessero covare un qualche sentimento di ammutinamento nei confronti del potere centrale, nel caso fossero risultati inattivi.
 
I militari, insieme ai civili, erano così impegnati nella costruzione non solo di [[strade romane|strade]], ma anche di [[colonia romana|intere città]] (come accadde attorno al [[100]], sotto [[Traiano]] con [[Timgad]]<ref name="Le Bohec143">[[Yann Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008, p.143.</ref>), di [[acquedotto|acquedotti]], [[porto|porti]], [[Canale artificiale|canali di navigazione]],<ref name="Le Bohec143"/> [[tunnel]]<ref name="Le Bohec143"/> (come nel caso di [[Béjaïa]] in [[Algeria]], grazie ad un ''[[librator]]'' della [[legio III Augusta|legio III ''Augusta'']]<ref>{{CIL|8|2728}}.</ref>), oltre a [[Bonifica idraulica|drenare i terreni]]<ref name="Webster273">G.Webster, ''The roman imperial army of the first and second century A.D.'', p.273.</ref> e permettere di coltivarli.<ref name="Webster272"/> In alcuni rari casi i soldati erano anche impiegati nel settore minerario.
 
==Note==
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== Bibliografia ==
===Fonti primarie===
*[[Ammiano Marcellino]], ''Le Storie'' (testo latino a fronte), a cura di A. Salem, UTET 2007, ISBN 9788802077123
*[[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], ''[[De bello Gallico]]''.
*[[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], ''[[Stratagemata]]'', II.
*[[Tito Livio|Livio]], ''[[Ab Urbe condita libri]]'', V.
*[[Plinio il Giovane]], ''Lettere'', X. [http://books.google.it/books?id=hQZbAAAAQAAJ&pg=PT281&dq=3#v=onepage&q=3&f=false]
*[[Plutarco]], ''Vita di Romolo''.
*[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', VI, 19-42.
*[[Pseudo-Igino]], ''[[De Munitionibus Castrorum]]''.
*[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''[[Bellum Iugurthinum]]'', LXXXVI.
*[[Flavio Vegezio Renato|Vegezio]], ''[[Epitoma rei militaris|L'arte della guerra (Epitoma rei militaris)]]'', Oscar Mondadori - Classici Greci e Latini (testo a fronte), 2001. ISBN 88-1710-645-3
 
===Fonti secondarie===
*E.Abranson e J.P. Colbus, ''La vita dei legionari ai tempo della guerra di Gallia'', Milano 1979.
*G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. I - Dalle origini alla fine della repubblica, Rimini 2007.
*G.Cascarino, ''L'esercito romano. Armamento e organizzazione'', Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini 2008. ISBN 978-88-8474-173-4
*P.Connolly, ''L'esercito romano'', Milano 1976.
*P.Connolly, ''Greece and Rome at war'', Londra 1998. ISBN 1-85367-303-X
*A.K.Goldsworthy, ''The Roman Army at War, 100 BC-AD 200'', Oxford - N.Y 1998.
*A.K.Goldsworthy, ''Storia completa dell'esercito romano'', Modena 2007. ISBN 978-88-7940-306-1
*L.Keppie, ''The Making of the Roman Army, from Republic to Empire'', Londra 1998.
*[[Yann Le Bohec|Y.Le Bohec]], ''L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo'', Roma 1992, VII ristampa 2008.
*Y.Le Bohec, ''Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero'', Roma 2008. ISBN 978-88-430-4677-5
*E.Luttwak, ''La grande strategia dell'Impero romano'', Milano 1991.
*A.Milan, ''Le forze armate nella storia di Roma Antica'', Roma 1993.
*G.Webster, ''The Roman Imperial Army'', Londra - Oklahoma 1998.
 
==Voci correlate==
*[[Esercito romano]]
**[[limes romano]]
*[[assedio (storia romana)]]
**[[Armi d'assedio (storia romana)]]
***[[Tormenta (storia romana)]] o [[Artiglieria (storia romana)]]
***[[Macchine d'assedio (storia romana)]]
*[[strade romane]]
*[[ponti militari romani]]
*[[Genio militare]]
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[[Categoria:Esercito romano]]
[[Categoria:Tecnica edilizia romana]]