La Chiesa di San Nicola vescovo si trova nel centro storico di Ceppaloni in [[provincia di Benevento]], [[arcidiocesi di Benevento]].
{{W|biografie|marzo 2011}}
{{Bio
|Nome = Pompeo
|Cognome = Calvia
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sassari
|GiornoMeseNascita = 18 novembre
|AnnoNascita = 1857
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =1919
|Epoca=1800
|Epoca2=1900
|Attività = scrittore
|Attività2 = poeta
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =
|Immagine =
}}
== Biografia Storia==
Pompeo Calvia nacque a Sassari il 18 novembre del 1857 da Salvatore Calvia Unali e Antonietta Diana Casabianca, figlia del pittore [[Vittorio Diana]]. Centrale fu, per un periodo non breve della sua vita e della sua formazione culturale e umana, la figura del padre, vero archetipo di Mentore. A vent’anni fu arruolato e destinato a Napoli, dove frequentò gli ambienti mazziniani e conobbe il poeta Alberto Mario. Nel 1880 fece ritorno in Sardegna, dove visse fino al 1919, anno della sua morte. Poeta, scrittore, artista, osservatore sagace e ironico dei costumi sociali, fece parte del gruppo che, intorno ad [[Enrico Costa]] e ai più giovani Sebastiano Satta, Luigi Falchi e Antonio Ballero, animò la vita culturale sassarese. Strinse rapporti con Grazia Deledda, Salvatore Farina, Salvator Ruiu, Felice Melis Marini, Filippo Figari e Stanis Manca, ma soprattutto dialogò con una parte importante del mondo letterario dialettale italiano. Si legò a Giovanni Ermete Gaeta e a Libero Bovio, che insieme a Di Giacomo e a Murolo, furono tra i protagonisti della canzone napoletana. Conobbe Cesare Pascarella, Vito Mercadante, Berto Barbarani, Gaetano Crespi, Attilio Rillosi e Giacinto Stiavelli.
La chiesa è di antica fondazione come testimoniano le nicchie in stile gotico riferibili ai secoli XII-XIII poste sulla parete della navata di destra.
Scrisse in sassarese la silloge ''Sassari mannu'' ([[1912]]), in logudorese e in italiano. In italiano ci ha lasciato, oltre ai racconti, il romanzo storico ''Quiteria'' ([[1902]]). La storia narrata prende spunto dalla storica battaglia di Macomer tra i Sardi e gli Aragonesi, e narra del dramma personale di Quiteria, figlia di Leonardo Alagon, rinchiusa nel castello di Sassari insieme ai suoi fratelli. Intorno alla sua figura, modellata e a tutto tondo, gravitano e si muovono entro un reticolo di relazioni fattuali e sentimentali numerosi altri personaggi. I motivi della passione civile e dell’amor di patria, della lotta contro lo straniero e dell’eroismo sfortunato, della congiura e del tradimento costituiscono l’orditura tematica del romanzo, che si compone dei fili propri del tessuto melodrammatico e delle trame di personaggio, d’azione e di prova, con destino tragico. Nel 2010 è uscita l'edizione critica del romanzo curata da Dino Manca.
La chiesa subì un consistente restauro nel 1502 ad opera dell’arcivescovo di [[Santa Severina]] Alessandro della Marra, zio di Camillo [[della Marra]], feudatario di Ceppaloni. Altri rifacimenti furono realizzati tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento su disposizione dell’arcivescovo card. Vincenzo Maria [[Orsini]], poi papa con il nome di [[Benedetto XIII]].
Negli anni ’20 del Novecento la chiesa fu nuovamente ristrutturata, ma le precarie condizioni statiche peggiorarono con il terremoto del 1934, per cui la chiesa fu chiusa al culto per diversi anni. A seguito del sisma del 1962 la chiesa fu nuovamente dichiarata inagibile ed è stata riaperta dopo i lavori di ristrutturazione e restauro il 29 settembre 1999.
La chiesa di S. Nicola vescovo ebbe l'intitolazione a parrocchia arcipretale nel secolo XVII. Precedentemente la chiesa ceppalonese era eretta in [[collegiata]] sotto il titolo di “S. Maria in Piano e annessa di S. Nicola”.
== Opere ==
*S. Satta - P. Calvia - L. Falchi, ''Nella terra dei nuraghes'' (versi), Sassari, Premiato Stabilimento Tipografia G. Dessì, 1893
*''Sassari mannu'' (poesie), Sassari, Tipografia Liberta, 1912
*''Sassari mannu'' (poesie), Sassari, Tipografia Ubaldo Satta, 1922
*Sassari mannu (poesie), a cura di Manlio Brigaglia, Sassari, Chiarella, 1967
*''Quiteria'' (racconto tolto dagli avvenimenti sardi del XV secolo), “La Sardegna Letteraria”, I, 1-16 (marzo-agosto 1902)
*''Quiteria e altri racconti'', pref. di Giovanni Pirodda, Nuoro, Ilisso, 2001
*''Quiteria'', edizione critica a cura di Dino Manca, Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2010, pp. 491.
== Descrizione ==
La facciata è a capanna ed è affiancata a sinistra dalla cappella della confraternita del SS. Rosario e Corpo di Cristo edificata verso il 1746.
L’architrave del portale in pietra calcarea reca l’iscrizione relativa al restauro del 1502 e lo stemma dell’arcivescovo di S. Severina Alessandro della Marra. Sopra il portale è posto un bassorilievo in marmo di carrara della stessa epoca raffigurante la [[Madonna delle Grazie]].
L’edificio è a pianta rettangolare e l'interno è attualmente diviso in tre navate. L’altare maggiore, in marmo intarsiato, posto in fondo alla navata centrale risale alla prima metà del sec. XVIII. Nella nicchia al di sopra dell’altare è posta la statua di Maria SS. Addolorata, il cui culto iniziò tra il 1814 e il 1829. Lateralmente troviamo la statua lignea di S. Nicola di fattura settecentesca.
== Fonti ==
*Giuseppe Dessì-Nicola Tanda, ''Narratori di Sardegna'', Milano, Mursia, 1973, pp. 323-324;
Alla fine del [[Seicento]] erano presenti altri quattro altari: uno posto sul lato nord, in una cappella posta in fondo alla navata di destra e dedicato alla [[Madonna delle Grazie]]. Nella navata di sinistra si trovavano gli altari, già presenti nel sec. XVI e dedicati a S. Antonio da Padova, al SS. Corpo di Cristo e del SS. Rosario, quest’ultimi due erano posti in piccole cappelle delle rispettive confraternite.
*Nicola Tanda, ''Letterature e lingue in Sardegna'', Sassari, Edes, 1984, pp. 36-38;
*Giuseppe Marci, ''Narrativa sarda predeleddiana: Enrico Costa e Pompeo Calvia'', «La Grotta della Vipera», XII, 36-7 (autunno-inverno 1986), pp. 21-30;
=== Il campanile ===
*Giovanni Pirodda, ''Prefazione a Quiteria e altri racconti'', Nuoro, Ilisso, 2001, pp. 7-22;
*Luciana Fadda, ''Quiteria di Pompeo Calvia: tra poesia, pittura e prosa d’arte'', «Portales», II, 2 (agosto, 2002), Cagliari, pp. 142-152;
Il campanile della chiesa è situato sul sagrato della chiesa e fu ricostruito intorno alla metà del [[Settecento]] con caratteristiche antisismiche. La costruzione a gradoni con marcapiani in pietra e il distanziamento dalla chiesa è conforme, infatti, alle disposizioni dettate dalla Fabbrica Ecclesiastica, ufficio diocesano fondato dal card. Orsini. Durante il decennio francese vi fu posto l’orologio pubblico, di cui oggi resta solo una labile traccia.
*Dino Manca, ''“Tenimmo tutte quante ‘o stesso core”. Lettere a Pompeo Calvia'', «Bollettino di Studi Sardi», II, 2 (2009), Centro di Studi Filologici Sardi, Cagliari, Cuec, pp. 167-240;
*Dino Manca, ''Introduzione'' a ''Quiteria'', edizione critica di Dino Manca, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2010, pp. IX-CXXVIII.
=Bibliografia=
{{Portale|biografie}}
Alfredo Rossi, ''Ceppaloni. Storia e società di un paese del regno di Napoli'', Ceppaloni, 2011. ISBN 978-88-906209-0-4.
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