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| Cognome = Iberti
| Sesso = uomo
| LuogoNascita = San Salvatore Monferrato AL
| GiornoMeseNascita = 20 novembre
| AnnoNascita = 1874
| LuogoMorte = Varallo Sesia VC
| GiornoMeseMorte = 27 settembre
| AnnoMorte = 1946
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}}
 
=== Biografia ===
'''Carlo Iberti''' è stato un intellettuale piemontese, umanista e professore universitario, studioso di tesori sepolti in fondo al mare, umanista e professore universitario, imprenditore di spedizioni per il recupero di navi e relitti., Perper molti anni ha insegnato a Varallo Sesia, dove scriveva articoli su un giornale locale ''Il Monte Rosa'' e partecipava alle attività del ''Circolo degli intellettuali''.
 
=== Fomazione e attività culturali ===
Per dare il giusto rilievo a un personaggio che ha lasciato una traccia nella cultura della sua epoca, anche a livello internazionale, bisogna delineare il pensiero non conformista di una persona che alla libertà espressiva univa le capacità imprenditoriali e il coraggio di sperimentare e di innovare, ripercorrendo la sua vita e le sue imprese.
 
Studiò a Milano e a Berlino, laureato in ingegneria, celibe, con una vita di relazioni intessute con intellettuali e personaggi di rilievo del tempo, molto amico dello studioso inglese [[Samuel Butler]]<ref>autoreAutore del testo [http://ebooks.adelaide.edu.au/b/butler/samuel/alps/index.html Alps and Sanctuaries of Piedmont and the Canton Ticino]</ref>, noto soprattutto per le sue analisi sulla ortodossia cristiana, per lo studio dell'evoluzione darwiniana ''[[Erewhon]]'', per quello dell'arte italiana e per i suoi scritti di storia e critica letteraria, quando egli morì, nel 1902, il Prof. Iberti scrisse un articolo-epitaffio sul giornale Il Monte Rosa.
 
Nel 1900 è conferenziere di letteratura italiana all'[[Università di Edimburgo]], nell'epistolario del Prof. Pietro Calderini, dotto e appassionato naturalista fondatore dell'omonimo [http://www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali/rete_musei/vc_calderini.htm Museo], c'è una lettera datata 15 ottobre 1900, inviata dal sacerdote Don Luigi Iberti al Calderini, dove accenna al fatto che il fratello Carlo era docente a [[Glasgow]] e poi all'Università di Edimburgo.
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Nel [[1903]] scrisse un articolo per Contemporary Review riguardante l'invenzione di un italiano<ref>(Iberti, Carlo, Dr. Submarine Work: The Inventions of Signor Pino, Contemporary Review, 82, (1902:July/ Dec.) p.696</ref> al quale alcuni giornali internazionali fecero riferimento.<ref>[http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=PBH19030130.2.35&srpos=1&e=-------10--1----0Carlo+Iberti+Contemporary+Review-- Poverty Bay Herald, Volume XXX, Issue 9653, 30 January 1903, Page 3] e [http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=CHP19030117.2.26&srpos=2&e=-------10--1----0Carlo+Iberti+Contemporary+Review-- Press, Volume LX, Issue 11484, 17 January 1903, Page 7].</ref>
 
=== La passione per i tesori sepolti in fondo al mare ===
 
Dotato di uno spirito indipendente che anelava a nuove scoperte, dedicò gran parte delle sue risorse e del suo tempo alla passione che maggiormente lo interessava, scoprire tesori infondo al mare e, recatosi in Inghilterra, conobbe un ingegnere piemontese con il quale cominciò a collaborare.
 
In seguito ad un lavoro di ricerca e di ricostruzione che lo portò a spostarsi frequentemente a Londra, Parigi e Vigo, fondò in Inghilterra, con un capitale di 5 milioni, una società anonima, la Sea Salvage Company Limited, che aveva per scopo il salvataggio delle navi e dei sottomarini affondati e il recupero dell'oro dal fondo della Baia di Vigo, riservandosi il ruolo di amministratore insieme a personaggi illustri del Regno Unito ed è chiamato a tenere conferenze con esponenti ai vertici della Marina Militare e Mercantile Britannica, del Lloyd e della Borsa.
 
Sea Salvage era il nome della nave attrezzata per i salvataggi in mare, nel marzo del 1912 si trovava nel sud della Gran Bretagna, a Portsmouth, impegnata nel recupero del sottomarino britannico A3, affondato nel mese di febbraio, durante un'esercitazione al largo delle scogliere di Culver Cliff nell'isola di Wight, in seguito alla collisione con l'incrociatore Hazard, disastro che causò la morte di 14 persone dell'equipaggio.<ref>La notizia compare anche sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 28 del 3 febbraio 1912.</ref> Il recupero presentava delle difficoltà non sormontabili con le attrezzature dell'Ammiragliato inglese, non disponendo di compagnie inglesi libere per potere accettare l'incarico. Affidò quindi i lavori alla compagnia italiana Sea Salvage Company.
L'Ing. Iberti, nonostante il mare mosso e le raffiche di neve, diresse le operazioni di sollevamento con un apparecchio di sua invenzione installato sulla Sea Salvage. La missione non riuscì perché l'Ammiragliato dette ordine di sospendere i lavori dopo 12 giorni, benché egli si rifiutasse di sospenderli.<ref>[http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=ODT19120410.2.90&srpos=2&e=-------10--1----2Carlo+Iberti-- Otago Daily Times, Issue 15424, 10 April 1912, Page 8]</ref>L'operazione di recupero e il dissidio sorto tra l'ingegnere italiano e l'Ammiragliato inglese fu un argomento di cui si occupò la stampa all'epoca<ref>[http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=PBH19030130.2.35&srpos=3&e=-------10--1----0Carlo+Iberti-- Poverty Bay Herald, Volume XXX, Issue 9653, 30 January 1903, Page 3]</ref>
 
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La concessione venne poi prorogata di altri otto anni fino al 1915. Iniziò così con gli strumenti tecnici, i capitali e le capacità imprenditoriali dell'Ing. Carlo Iberti l'avventura dei due ingegneri piemontesi. Iberti sostenne che i tentativi precedenti erano falliti per l'approssimazione degli studi e la mancanza di conoscenza della baia che avevano determinato errori di localizzazione, impegnando tempo e risorse per cercare i galeoni dove non c'erano mai stati.<br />
 
=== L'impresa e la stampa estera ===
* [http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=TC19090628.2.49&srpos=9&e=-------10--1----0Carlo+Iberti-- Colonist, Volume LI, Issue 12576, 28 June 1909, Page 4]<br />
* [http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=EP19090609.2.120.2&srpos=10&e=-------10--1----0Carlo+Iberti-- Evening Post, Volume LXXVII, 9 June 1909, Page 11]<br />
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* [http://paperspast.natlib.govt.nz/cgi-bin/paperspast?a=d&cl=search&d=TC19090628.2.49&srpos=9&e=-------10--1----0Carlo+Iberti-- Colonist, Volume LI, Issue 12576, 28 June 1909, Page 4].<br />
 
=== La fine dell'avventura ===
L'impresa si interruppe probabilmente per mancanza di capitali, poiché nel 1923 l'Ing. Carlo Iberti subì l'esproprio da parte del [[Storia dell'Italia fascista|regime fascista]] di tutti i suoi beni mobili ed immobili, avendo perso un ricorso per un'ipoteca cautelativa contro lo Stato Italiano<ref>Come risulta nell'[http://archivio.camera.it/patrimonio/archivio_della_camera_regia_1848_1943/are0210/documento/CD1800000702 archivio storico del Parlamento]</ref>, ricorsi degli Avv. Puntieri e Nicolai. Da quel momento, come egli stesso scrisse in alcune sue lettere autografe, visse dell'aiuto di alcuni amici, d'insegnamento, dei suoi libri e di consulenze sulla materia in cui era considerato un'autorità, il recupero di navi in fondo al mare.
 
Da quel momento, come egli stesso scrisse in alcune sue lettere autografe, visse dell'aiuto di alcuni amici, d'insegnamento, dei suoi libri e di consulenze sulla materia in cui era considerato un'autorità, il recupero di navi in fondo al mare.
 
L'impresa tentata dai due ingegneri piemontesi per la prima volta univa uno studio approfondito del luogo da esplorare e i mezzi tecnici adeguati. Il tesoro della Baia di Vigo resterà una vicenda avvolta nel mistero di cui ancora oggi si favoleggia, uno dei tanti segreti custoditi in fondo al mare.
 
=== Morte ===
Carlo Iberti morì nell'Ospedale SS. Trinità di Varallo Sesia all'età di 72 anni.
 
=== I suoi libri ===
* ''Commento al Carme [[Dei sepolcri]] di [[Ugo Foscolo]]'' (ed. Paravia Torino, Biblioteca Civica di Biella e Biblioteca [[Accademia della Crusca]], Fondo Pagliai 55.5, Firenze), pubblicato nel 1900, per l'originalità dei quali fu considerato un innovatore e ricevette giudizi lusinghieri da letterati, poeti e personaggi illustri del tempo, quali [[Antonio Fogazzaro]], [[Giosué Carducci]], [[Paolo Mantegazza]], [[Arturo Graf]], [[Luigi Magni]], [[Giovanni Bovio]]<ref>riportatiRiportati integralmente in calce alla voce ''Giudizi che raccomandano l'opera''</ref>, che anche la stampa cattolica, il ''Verona Fedele'' con un articolo del 28 novembre 1900 e ''L'Osservatore Cattolico'' il 28 e il 29 gennaio 1900, mise in luce.
 
''"Carlo Iberti, valoroso giovane, che attualmente trovasi ad Edimburgo, chiamatovi a tenere conferenze in quella Università sulla letteratura italiana, ha pubblicato questo pregevole Commento dei “Sepolcri”. Il lavoro, ricco di osservazioni etimologiche, filologiche, storiche, grammaticali, porterà nuova luce sul poema foscoliano, e noi possiamo annoverarlo fra i migliori Commenti di quel gioiello d’arte, Gli studiosi della vista e delle opere del Foscolo troveranno un’ampia ed utile raccolta di notizie in questo volume, che si raccomanda anche per lo stile semplice ed elegante."''<ref>Nota sui Commenti, 16 gennaio 1901, [[Nuova Antologia]]</ref><br />
 
* ''[["Tre miliardi nella Baiabaia di Vigo]]"'', pubblicato nel 1942 con la Hoepli di Milano, dopo un lavoro di ricostruzione, compiuto con lunghi e meticolosi studi che lo portarono a Londra, Parigi, Madrid e Vigo per documentarsi in modo appropriato presso biblioteche e archivi, nei quali si procurò copie di documenti e mappe circostanziate.
{{vedi anche|Tre miliardi nella Baia di Vigo}}
 
===Note===
<references/>
 
<nowiki>[[Categoria:Biografie]]
--[[Utente:Elettra Prodan|Elettra Prodan]] ([[Discussioni utente:Elettra Prodan|msg]]) 11:49, 28 mar 2013 (CET)
[[Categoria:Autori]]</nowiki>