Battaglia di Ravenna (1512) e Shablo: differenze tra le pagine

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{{Artista musicale
{{nota disambigua|altri scontri con lo stesso nome|[[Battaglia di Ravenna (disambigua)]]}}
|nome = DJ Shablo
{{torna a|Storia di Ravenna}}
|nazione = Argentina
{{Infobox conflitto
|nazione2 = Italia
|Tipo=Battaglia
|genere = Hip hop
|Nome del conflitto=Battaglia di Ravenna
|genere2 = Soul
|Parte_di=della [[Guerra della Lega di Cambrai]] tra la [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] ([[Spagna]], [[Repubblica di Venezia]] e [[Stato Pontificio]]) e la [[Francia]]
|genere3 = Musica elettronica
|Didascalia=Battaglia di Ravenna 1512. xilografia di Hans Burgmair, XVI sec.
|anno inizio attività = 1999
|Data=11 aprile [[1512]]
|anno fine attività = in attività
|Luogo=Davanti alle mura sud della città di [[Ravenna]], vicino alla confluenza tra i fiumi [[Ronco (fiume)|Ronco]] e [[Montone (fiume)|Montone]].
|note periodo attività =
|Casus=
|tipo artista = disc jockey
|Mutamenti_territoriali=
|numero totale album pubblicati = 2
|Esito=Vittoria francese
|numero album studio = 2
|Schieramento1=[[Image:Pendón heráldico de los Reyes Catolicos de 1492-1504.svg|20px]] [[Spagna]]<br/>
|numero album live =
[[Image:Emblem of the Papacy SE.svg|20px]] [[Stato della Chiesa]]
|numero raccolte =
|Schieramento2=[[File:Arms of the Kingdom of France (Moderne).svg|20px]] [[Regno di Francia]]<br/>
}}
[[File:Coat of arms of the House of Este (1471).svg|20px]] [[Ducato di Ferrara]]
{{Bio
|Comandante1=
|Nome = Pablo Miguel
[[Image:Pendón heráldico de los Reyes Catolicos de 1492-1504.svg|20px]][[Raimondo de Cardona (generale)|Raimondo de Cardona]]
|Cognome = Lombroni Capalbo
|PostCognomeVirgola = meglio conosciuto con lo pseudonimo di '''DJ Shablo'''
[[Image:Pendón heráldico de los Reyes Catolicos de 1492-1504.svg|20px]][[Fernando Francesco d'Avalos]]
|ForzaOrdinamento = DJ Shablo
|Sesso = M
[[Image:Pendón heráldico de los Reyes Catolicos de 1492-1504.svg|20px]][[Pietro Navarro]]
|LuogoNascita = Buenos Aires
|GiornoMeseNascita = 17 novembre
[[Image:Pendón heráldico de los Reyes Catolicos de 1492-1504.svg|20px]][[Antonio de Leyva]]
|AnnoNascita = 1980
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Epoca = 2000
|Attività = disc jockey
|Attività2 = produttore discografico
|Nazionalità = argentino
|NazionalitàNaturalizzato = italiano
|PostNazionalità = , trasferitosi in Italia in giovane età ed attualmente residente nei [[Paesi Bassi]], precisamente ad [[Amsterdam]]
}}
 
DJ e produttore italo-argentino, nasce a Buenos Aires, ma si trasferisce in Italia nel 1989. Attivo protagonista della scena hip-hop italiana dalla fine degli anni novanta, produce e viene coinvolto in numerosi progetti fino al suo trasferimento ad Amsterdam nel 2005, dove ancora oggi prosegue la sua attività di produttore e DJ dividendosi tra Italia e Olanda. In Italia ha prodotto praticamente almeno un beat per ogni artista attivo, e negli ultimi anni – dall'uscita del suo primo disco solista ''The Second Feeling'' (2007) – ha iniziato a collaborare con artisti provenienti da ogni angolo del pianeta. Nokia lo ha scelto come artista ufficiale Trendslab, portandolo per un anno in un tour internazionale che lo ha visto suonare nei palchi e nei club di tutto il mondo. Negli anni Shablo si esibisce a fianco di artisti importanti come Justice, Duran Duran, Mya, Wu-Tang Clan e tantissimi altri, vantando centinaia di esibizioni live.
[[Image:Emblem of the Papacy SE.svg|20px]][[Fabrizio Colonna]]
 
== Biografia ==
[[Image:Emblem of the Papacy SE.svg|20px]][[Marcantonio I Colonna|Marcantonio Colonna]]
=== Primi anni ===
|Comandante2=
DJ Shablo nasce a [[Buenos Aires]], in [[Argentina]]. Si trasferisce a [[Perugia]], in [[Italia]], dove ha un primo approccio con l'[[hip hop]]. Si cimenta nel [[rap]], ma trova la sua vocazione nella figura del [[Disc jockey|DJ]] e Producer. Nel 1999 si trasferisce a [[Bologna]], città nella quale trova una situazione rosea in fatto di musica. Si unisce così al collettivo [[Porzione Massiccia Crew]], divenendo il loro produttore e DJ.
[[File:Arms of the Kingdom of France (Moderne).svg|20px]][[Gastone de Foix]]†
 
Sull'onda dell'interesse delle emittenti televisive, Shablo confeziona la sigla del programma ''[[Hip Hop Generation]]'', condotto da [[Inoki]], artista per il quale produce ''[[5º Dan]]'' (2001).
[[File:Arms of the Kingdom of France (Moderne).svg|20px]][[Odet de Foix]]
 
=== Collaborazioni ===
[[File:Arms of the Kingdom of France (Moderne).svg|20px]][[Jacques de La Palice]]
Nel 2003 Shablo inizia a collaborare il gruppo milanese [[Club Dogo]] per il tour promozionale del loro album ''[[Mi fist]]''. Successivamente, si allontana dall'Italia per cimentarsi in altri progetti: comincia così una collaborazione con i [[Feel Good Productions]], team internazionale di 15 persone tra musicisti, MC, DJ e VJ, e dal sodalizio scaturiranno due importanti progetti. La collaborazione con il toaster anglo-jamaicano [[Navigator (rapper)|Navigator]] e delle produzioni per la cantante soul [[Regno Unito|britannica]] [[Vaanya Diva]]. Firma produzioni per programmi televisivi olandesi e siti [[Internet]] mentre inizia il sodalizio con la cantante peruviana [[Poopatch]].
 
Nel 2004 Shablo partecipa al mixtape ''[[PMC VS Club Dogo - The Official Mixtape]]'' e produce alcuni brani per l'album ''[[Lo spettacolo è finito]]'' di [[Rischio (rapper)|Rischio]]. Questi lavori gli garantiscono un posto nel [[The Italian Job]], team di produttori formato da Shablo, [[Don Joe]] e [[DJ Shocca]]. The Italian Job si occuperà delle produzioni di ''[[Fabiano detto Inoki]]'', secondo lavoro solista di [[Inoki]], uscito nel 2005.
[[File:Coat of arms of the House of Este (1471).svg|20px]][[Alfonso I d'Este]]
|Effettivi1=1600 lance
 
Nel 2005 Shablo cura il progetto ''My Sentence'', un'unica traccia di 14 minuti ove si unisce rap italiano, inglese, francese ed arabo in onore dell'artista contemporaneo [[Jota Castro]]. Alla traccia partecipano [[Club Dogo]], [[Vincenzo da Via Anfossi]], [[Sean (rapper)|Sean]], [[Tek Money]], [[Gianni KG]], [[Royal Mehdi]] e [[Weld Grira]]. L'anno successivo, Shablo si unisce con il produttore [[dub]]/[[r&b]]/[[hip hop]] [[J-Falla]], con il quale forma il team Shablo & J-Falla. I due si dedicano alle produzioni del disco ''[[Reloaded - Lo spettacolo è finito pt.II]]'' di [[Rischio (rapper)|Rischio]], molto innovative e fresche, inoltre insieme producono ''No More Sorrow'' per il secondo disco del Club Dogo, ''[[Penna capitale]]''.
10000 fanti spagnoli
 
=== ''The Second Feeling'' ===
4000 fanti italiani
Nel 2008, Shablo pubblica il suo album di debutto, intitolato ''[[The Second Feeling]]'' e distribuito dalla Barely Legal. L'album ha visto la partecipazione di Caprice, Poopatch, Vaanya Diva, Grand Agent, Liv L Raynge ed altri musicisti. Dall'album è stato inoltre estratto il singolo ''Count on Me'', il quale vede la partecipazione vocale del cantante soul olandese Caprice. Il brano verrà ripreso successivamente nel 2011 da [[Gué Pequeno]] nel suo album ''[[Il ragazzo d'oro]]'', sotto il titolo di ''Conta su di me''.
 
=== Collaborazione con Dankery Harv e con Don Joe ===
1500 cavalleggeri
Nel 2008 Shablo incontra Dankery Harv (metà del duo rap di Detroit Frank N' Dank, noto per le numerose collaborazioni con J.Dilla) ad Amsterdam durante il loro tour europeo e con lui inizierà un rapporto di collaborazione che si concretizzerà nell'EP ''Have Mercy on Me'', pubblicato nel novembre 2010.
 
Nel 2011 Shablo collabora con il beatmaker dei Club Dogo, [[Don Joe]], dando vita all'album ''[[Thori & Rocce]]''. Il disco ha visto la partecipazione di numerosi artisti appartenenti alla scena hip hop italiana e non, come [[Fabri Fibra]], [[J-Ax]], [[Club Dogo]], [[Marracash]] e [[Francesco Sarcina]].
24 pezzi d'artiglieria
|Effettivi2=1580 lance
 
== Discografia ==
3000 tra cavalleggeri e arcieri a cavallo
=== Album in studio ===
* [[2007]] – ''[[The Second Feeling]]''
* [[2011]] – ''[[Thori & Rocce]]'' (con [[Don Joe]])
 
=== Produzioni principali ===
8000 fanti guasconi e piccardi
* ''[[5º Dan]]'' - [[Inoki]] (2001)
 
* ''[[PMC VS Club Dogo - The Official Mixtape]]'' (2004)
4000 fanti italiani
* ''[[Fabiano detto Inoki]]'' - Inoki (2005)
 
* ''[[Roccia Music Vol. 1]]'' - [[Dogo Gang]] (2005)
4000 lanzichenecchi
* ''[[The Newkingztape]]'' - Inoki (2006)
 
* ''[[Penna capitale]]'' - [[Club Dogo]] (2006)
40 pezzi d'artiglieria
* ''[[Reloaded - Lo spettacolo è finito pt.II]]'' - [[Rischio (rapper)|Rischio]] (2006)
|Perdite1=Circa due terzi dell'armata
* ''[[kARMA]] - [[Kaos One|Kaos]]'' (2007)
|Perdite2=Circa un terzo dell'armata
* ''[[The Second Feeling]]'' (2008)
|Note=
* ''[[Jesto estremo]]'' - [[Jesto]] (2009)
|Immagine = [[File:Battle of Ravenna (1512).JPG|300px]]}}
* ''[[Have Mercy on Me]]'' - Dankery Harv & Shablo (2009)
 
* ''[[Immobile]]'' - Shablo feat. Gué Pequeno, Ricardo Phillips, Caneda, Dankerey Harv (2010)
{{Battaglie della guerra della Lega di Cambrai}}
* ''[[Il ragazzo d'oro]]'' - [[Gué Pequeno]] (2011)
La '''battaglia di Ravenna''' fu una delle battaglie combattute durante le [[guerre d'Italia del XVI secolo]] e si svolse domenica 11 aprile [[1512]] (giorno di [[Pasqua]]) nei pressi della [[Ravenna|città romagnola]]. I francesi comandati da [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]], famoso in seguito come "Folgore d'Italia", e le truppe della [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]], guidate dal viceré di Napoli [[Raimondo de Cardona (generale)|Raimondo de Cardona]] e da [[Pedro Navarro|Pietro Navarro]], si scontrarono in un luogo posto lungo la riva del fiume [[Ronco (fiume)|Ronco]] (quasi alla confluenza col [[Montone (fiume)|Montone]]), pochi km a sud della città.
* ''[[Meglio prima (?)]]'' - [[J-Ax]] (2011)
 
* ''[[Roccia Music II]]'' - [[Marracash]] (2011)
Insieme a [[Battaglia di Marignano|Marignano]] fu la più grande battaglia delle [[Guerre d'Italia del XVI secolo|Guerre d'Italia]], vi parteciparono tutti i più noti condottieri dell'epoca tra cui [[Antonio de Leyva|Antonio di Leyva]], [[Fabrizio I Colonna]], [[Fernando Francesco d'Avalos|Fernando d'Avalos Marchese di Pescara]], [[Ettore Fieramosca]], [[Romanello da Forlì]], [[Giovanni Capoccio]], [[Raffaele de' Pazzi]], [[Francisco de Carvajal]], [[Fanfulla da Lodi]] nell'esercito della Lega Santa; [[Carlo III di Borbone-Montpensier|Carlo III di Borbone]], [[Teodoro Trivulzio]], il cavalier [[Pierre Terrail de Bayard|Baiardo]], [[Odet de Foix]], [[Federico Gonzaga (da Bozzolo)|Federico Gonzaga]], [[Jacques de La Palice]], Yves d'Alegre, [[Alfonso I d'Este]], [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] da parte francese<ref>Sergio Spada'', La battaglia di Ravenna. ''ed.Ponte Vecchio 2011. pagg.145-148.</ref>.
* ''[[Non è gratis]]'' - [[Rapstar]] (2012)
 
* ''[[Toxico]]'' - [[Clementino]] (2012)
Nel 1557, a commemorare l'evento, venne eretta per volere del Presidente di Romagna Pietro Donati Cesi, futuro cardinale, la cosiddetta "Colonna dei Francesi".<br />
* ''[[Midnite]]'' - [[Salmo (rapper)|Salmo]] (2013)
 
* ''[[Monster (Noyz Narcos)|Monster]]'' - [[Noyz Narcos]] (2013)
==Antefatti==
* ''[[Stecca]]'' - [[Moreno (rapper)|Moreno]] (2013)
=== La Lega di Cambrai ===
* ''Blue Magic'' - Giaime (2013)
Nell'anno 1508 l'Imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo]] discese in Italia deciso a recarsi a Roma per l'incoronazione imperiale, a tal proposito chiese al [[Consiglio dei Pregadi|Senato Veneziano]] il permesso di attraversare i territori della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]], permesso che gli fu accordato con il divieto di portare con se il proprio esercito o parte di questo. Tuttavia l'[[Massimiliano I d'Asburgo|Imperatore Massimiliano]] contava di occupare il Friuli, sottraendolo all'influenza veneta, così ordinò in gennaio l'invasione del [[Cadore]] che venne facilmente occupato; da lì raggiunse [[Trento]] dove si fece incoronare Imperatore il 4 febbraio; seguirono la capitolazione di [[Verona]] e la resa di [[Vicenza]].
 
Nel marzo dello stesso anno [[Repubblica di Venezia|Venezia]] reagì inviando nel Cadore [[Bartolomeo d'Alviano]] che sconfisse gli Imperiale nella battaglia di Rusecco, per poi occupare [[Pordenone]], [[Gorizia]], [[Trieste]] e [[Fiume]]. L'offensiva imperiale era fallita, [[Repubblica di Venezia|Venezia]] si assicurava l'egemonia indiscussa nei territori orientali dell'Italia settentrionale.
 
La clamorosa vittoria delle truppe veneziane sull'esercito imperiale diede impulso ai progetti del [[Papa Giulio II]] che già dal 1504 ventilava l'idea di imporre un freno all'espansione veneziana successiva alla spartizione degli ex territori del [[Storia della Romagna|Ducato di Romagna]] dopo la caduta di [[Cesare Borgia]]. A tal proposito il 10 dicembre del 1508 veniva stipulato a [[Lega di Cambrai|Cambrai]], nel nord della Francia, un patto tra il [[Francia nell'età moderna| Regno di Francia]], il [[Sacro Romano Impero]], il [[Stato Pontificio|Papato]], la [[Impero spagnolo|Spagna]], il [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Regno d'Ungheria]], il [[Regno d'Inghilterra]] e diversi stati italiani, una grande alleanza in chiave anti-turca. Tuttavia il vero obbiettivo erano i territori della [[Repubblica di Venezia|Serenissima]], così fu apposta la clausola che prima di intraprendere una qualsiasi azione contro i [[Impero Ottomano|Turchi]] sarebbe stato necessario ridimensionare i confini della [[Repubblica di Venezia]]. Il piano di spartizione dei partecipanti alla [[Lega Santa (1511)|Lega]] prevedeva che alla [[Francia nell'età moderna|Francia]] spettasse la Lombardia orientale; all'[[Sacro Romano Impero|Impero]] il Veneto, il Trentino e il Friuli; alla [[Impero spagnolo|Spagna]] i porti di Puglia; al [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|regno d'Ungheria]] la [[Dalmazia]]; al [[Ducato di Savoia]] [[Cipro]]; a [[Firenze repubblicana|Firenze]] [[Pisa]]; a [[Ducato di Mantova|Mantova]] [[Peschiera del Garda|Peschiera]], [[Asola (Italia)|Asola]] e [[ Lonato del Garda|Lonato]]; a [[Ducato di Ferrara|Ferrara]] il [[Polesine]]; a [[Stato Pontificio|Roma]] la [[Romagna]]. L'inizio delle [[Guerra della Lega di Cambrai|ostilità]] fu fissato per il 1 di aprile dell'anno successivo. Il 14 maggio del 1509 l'esercito francese guidato da [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] annientò l'esercito veneziano nella [[battaglia di Agnadello]], sconfitta che determinò di lì a poco l'occupazione da parte degli alleati dei territori previsti dal patto.
 
[[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] occupò [[Bergamo]], [[Brescia]] e [[Cremona]], attenendosi a quanto stipulato; era di fatto il padrone di tutta la Val Padana. Inoltre la disfatta dell'esercito dell'[[Imperatore Massimiliano I]] a [[Assedio di Padova|Padova]] comportò la fine dell'ingerenza asburgica nelle terre italiane. Le armate imperiale non sarebbero più discese in Italia sotto i vessilli del [[Sacro Romano Impero]] fino al 1516, lasciando così priva d'interferenze e contrappesi la dominazione francese in Italia settentrionale.
 
=== La svolta antifrancese ===
[[Papa Giulio II|Giulio II]] non poteva sopportare che il [[Luigi XII di Francia|Re di Francia]] disponesse a proprio piacimento di buona parte della penisola e così nel febbraio del 1510 il papa sciolse la [[Lega di Cambrai]], revocò la scomunica alla [[Repubblica di Venezia|Serenissima]] e l'anno dopo, il 5 ottobre del 1511, a Roma, [[Impero spagnolo|Spagna]], [[Repubblica di Venezia|Venezia]] e il [[Papa Giulio II|Papa]] si alleavano in funzione antifrancese nella [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]]. [[Repubblica di Venezia|Venezia]] riconquistò rapidamente buona parte dei territori dello [[Stato da Tera|stato da tera]] tra cui [[Brescia]]. [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] intanto raccolse un'armata di ventimila uomini, pronta ad essere inviata in Italia e destinata a ricevere ulteriori apporti di truppe durante il tragitto. Al comando di tale esercito pose il nipote ventitreenne [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix, duca di Nemours]].
 
=== La "Folgore d'Italia" ===
[[File:Gaston de Foix - Versailles.jpg|thumb|Busto di Gaston de Foix]]
L'armata francese penetrò in val padana agli inizi del 1512. [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] liberò [[Bologna]] il 4 febbraio; presso [[Valeggio]] intercettò e travolse l'esercito veneziano; il 18 febbraio entrò in [[Sacco di Brescia|Brescia]] dove lasciò che le sue truppe massacrassero l'intera guarnigione, i civili, e saccheggiassero la città. [[Bergamo]] si arrese senza combattere, i cittadini pagarono sessantamila ducati all'armata francese perché risparmiasse la città. In meno di due mesi la Lombardia orientale tornava nella sfera francese. [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] mosse allora verso [[Finale Emilia|Finale ]]<nowiki/>dove ordinò alle sue truppe di convergere. Il maltempo e la conseguente inagibilità delle strade lo costrinse a liberarsi di tutti i pezzi d'artiglieria. Da lì puntò su [[Ravenna]] esortato dallo stesso [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]], che temeva la pressione di[[Regno d'Inghilterra| Inghilterra ]]<nowiki/>e [[Sacro Romano Impero|Impero]] lungo i confini del [[Francia nell'età moderna|Regno]]. Il sovrano gli chiedeva di procurar battaglia quanto più rapidamente possibile. Il generale aveva al suo comando quattromila fanti italiani, quattromila [[lanzichenecchi]] tedeschi,ottomila tra guasconi e [[picchieri]] piccardi delle "Bande" e quasi milleseicento [[Lancia (unità militare)|lance]]. A questi si sarebbero presto aggiunti i rinforzi portati da [[Alfonso I d'Este]], tra cui 50 pezzi d'artiglieria. Il piano d'avanzata prevedeva una battaglia che annientasse l'armata della Lega Santa, la discesa a [[Roma]] e la detronizzazione di [[Papa Giulio II|Giulio II]].
 
Se i francesi cercavano ardentemente la battaglia che gli aprisse la via di Roma, l'esercito della Lega Santa faceva tutto il possibile per sottrarsi allo scontro. [[Raimondo de Cardona (generale)|Raimondo de Cardona]] sapeva chiaramente che le sue forze erano numericamente inferiori: diecimila [[Tercio|fanti spagnoli]], quattromila fanti italiani, millecinquecento cavalleggeri e millesettecento [[Lancia (unità militare)|lance]]; poteva comunque contare su un maggior vettovagliamento e soprattutto sul supporto che borghi e città gli avrebbero offerto. L'armata ispano-pontificia si ritirò quindi verso [[Ravenna]], passando per Bubano, [[Bagnara di Romagna|Bagnara]], [[Castel Bolognese]]; tallonata passo passo dall'esercito francese che dimostrò una strabiliante velocità di spostamento, conquistando [[Solarolo]], [[Cotignola]] e Granarola. Giunto nei pressi di Ravenna, il [[Gaston de Foix-Nemours|Foix]] ordinò l'assedio di [[Russi (Italia)|Russi]] che fu saccheggiato e la popolazione trucidata. L'esercito francese era riuscito a posizionarsi tra l'esercito della [[Lega Santa (1511)|Santa Lega]] e le mura di Ravenna, bloccando così la strada all'esercito ispano-pontificio verso la città. Tuttavia [[Marcantonio I Colonna|Marcantonio Colonna]] al comando di seicento [[Tercio|fanti spagnoli]], cento [[Lancia (unità militare)|lance]] e un centinaio di cavalleggeri riuscì a passare il blocco e ad entrare in Ravenna. Le sue truppe avrebbero fatto da rinforzo alla milizia cittadina in caso d'assedio.
 
Il 7 aprile 1512 i francesi si accamparono Gattinelle, poco fuori dalla città di [[Ravenna]].
 
== La Battaglia ==
 
=== I due eserciti ===
L'accampamento degli ispano-pontifici era protetto da un lato dal [[Ronco (fiume)|Ronco]]. Perpendicolare al fiume era stato scavato un fossato e con la terra rimossa era stato ricavato un terrapieno disposto come protezione lungo i tre lati scoperti. Lungo il ciglio del fossato [[Pedro Navarro|Pietro Navarr]]<nowiki/>o aveva disposto delle carette sormontate da spiedi e falcioni al fine di neutralizzare la carica della cavalleria francese. Era convinzione dei comandi italiani che disporre di un campo ben fortificato equivalesse già ad un principio di vittoria<ref>Marco Pellegrini'', Le guerre d'Italia 1494-1530, ''ed.Il Mulino 2009. pag.115</ref>. L'esercito della [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] la mattina dell'11 aprile 1512 contava milleseicento lance, millecinquecento cavalleggeri, diecimila [[Tercio|fanti spagnoli]], quattromila fanti italiani e ventiquattro pezzi d'artiglieria. Ottocento uomini d'arme furono posti in prima fila al comando di [[Fabrizio Colonna]], alla loro destra seimila fanti spagnoli; dietro [[Raimondo de Cardona (generale)|Raimondo de Cardona]] con altri seicento uomini d'arme e un secondo squadrone di quattromila spagnoli; una terza fila di quattrocento uomini d'arme al fianco dei quali quattromila fanti italiani e in posizioni leggermente arretrata i cavalleggeri. Per un totale di circa diciassettemila unità a cui si sarebbero aggiunte le quasi duemila unità che presidiavano [[Ravenna]] comandate da [[Marcantonio I Colonna|Marcantonio Colonna]].
 
L'esercito francese si formava di quasi milleseicento lance, tremila arcieri a cavallo e cavalleggeri, ottomila tra le fanterie guasconi e piccarde, cinquemila [[lanzichenecchi]], cinquemila fanti italiani e cinquanta pezzi d'artiglieria. [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] schierò le truppe in un semicerchio. Le artiglierie furono disposte all'avanguardia e poste sotto il comando diretto del [[Alfonso I d'Este|Duca d'Este]], protette da settecento cavalieri affiancati dai [[lanzichenecchi]], alla loro sinistra prese posizione il resto della fanteria e più in avanti i battaglioni di cavalleria pesante dei gendarmi. La retroguardia era composta di altri seicento cavalieri agli ordini del comandate Yves d'Alegre. L'armata contava all'incirca venticinquemila uomini.
 
Si fronteggiavano da una parte le migliori cavallerie d'Europa<ref>''"E di quì nasce che le gente d’arme franzese sono oggi le migliore che sieno, perché si truovono tutti nobili e figlioli di signori, e stanno ad ordine di venire a tal grado"''- Niccolò Machiavelli, ''Ritratto di cose di Francia''. ''Opere di Niccolò Machiavelli,'' Tomo II°. Libraio Cambiagi, Firenze 1782, pag.133.</ref>, dall'altra le fanterie più temute. I fanti spagnoli avevano acquistato nel corso delle guerre nel napoletano fama di invincibilità, i loro battaglioni misti erano formati da picchieri, archibugieri e fanti leggermente corazzati armati di daghe, alabarde e pugnale; erano queste le formazioni che poi prenderanno poi il nome di [[Tercio|tercios]]. Il loro modo di combattere fu ispirato dagli svizzeri che al seguito di [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]] erano scesi in Italia diciotto anni prima. La creazione di una tale fanteria divenne indispensabile dopo la sconfitta che gli spagnoli patirono a [[Battaglia di Seminara|Seminara]]: abituati alla guerra contro i mori i contingenti spagnoli erano scarsamente corazzati, armati alla leggera e poco adatti agli scontri campali. La cavalleria francese non ebbe alcun problema a travolgerli. [[Consalvo de Cordoba]] che combatté a [[Battaglia di Seminara|Seminara]], si rese immediatamente conto che contro uno stato europeo come la Francia, pesantemente armato e estremamente aggressivo, le truppe che avevano conquistato l'Andalusia non sarebbero servite a nulla. Studiando il modo di guerreggiare dei [[Mercenari svizzeri|picchieri svizzeri]], il [[Consalvo de Cordoba|Gran Capitano]] riorganizzò le sue truppe, senza però eclissare i tratti tipici delle fanterie spagnole, cioè l'agilità e la mobilità dei reparti. Ciò che ne scaturì furono delle formazioni di incredibile efficacia. I [[Tercio|tercios]] sconfissero i francesi a [[Battaglia di Cerignola|Cerignola]], [[Battaglia del Garigliano (1503)|Garigliano]] e nella seconda battaglia di Seminara. In poco tempo la fanteria divenne l'ossatura dell'esercito spagnolo. Questi reparti combinati con la cavalleria leggera dei ginetti supplirono alla scarsa efficienza della cavalleria pesante iberica che non era assolutamente paragonabile né con quella italiana né tanto meno con i gendarmi francesi<ref>''"Quella regina (Isabella la Cattolica) vedendo che la maggior parte dei suoi gentiluomini cavalcavano muli e, quando toccava loro armarsi e salire a cavallo erano i peggio addestrati del mondo, considerato dunque che si attendeva da un'' ''giorno all'altro la guerra contro i Francesi o contro i mori, o contro tutti e due insieme..." - ''M.Gachard, ''Collection des voyages des souverains des Pays-Bas'', Bruxelles 1876; in Philippe Contamine, ''La Guerra del Medioevo'', ed.Il Mulino 2009. pag.190.</ref>.
 
[[File:Alfonso I d'Este Metropolitan.jpg|thumb|left|Alfonso I d'Este. Tiziano, 1523|310x310px]]
Le fanterie francesi non erano troppo reputate<ref>''"Le fanterie che si fanno in Francia non possono essere molto buone, perché gli è gran tempo che non hanno avuto guerra, e per questo non hanno esperienza alcuna. E dipoi sono per le terre tutti ignobili et gente di mestiero; e stanno tanto sottoposti a’ nobili et tanto sono in ogni actione depressi che sono vili" ''- Niccolò Machiavelli, ''Ritratto di cose di Francia. Opere di Niccolò Machiavelli,'' Tomo II°. Libraio Cambiagi, Firenze 1782, pag.133.</ref>. Il [[Francia nell'età moderna|Regno di Francia]] faceva infatti affidamento su truppe mercenarie, soprattutto le [[Mercenari svizzeri|fanterie svizzere]] che dopo le vittorie di [[Battaglia di Grandson|Grandson]], [[Battaglia di Morat|Morat]] e [[Battaglia di Nancy|Nancy]] erano considerate le migliori d'Europa, l'unica sconfitta di rilievo che patirono fu contro l'armata di [[Luigi XI di Francia|Luigi XI]] a St. Jakob an der Birs dove però l'armata francese subì il doppio delle perdite di quella svizzera. Altri mercenari sovente impiegati erano i [[lanzichenecchi]], originari dei territori meridionali dell'[[Sacro Romano Impero|Impero]]. Le fanterie propriamente francesi erano decisamente più scarse e meno avvezze alla guerra. Le "Bande" cioè i fanti della Francia del nord che avevano combattuto nelle regioni delle Ardenne non brillavano per disciplina trattandosi in gran parte di battaglioni raccogliticci di avventurieri, briganti e fuggiaschi, più adatti a razzie e imboscate che non alle battaglie. I guasconi godevano di maggior prestigio, [[Blaise de Monluc|Biagio de Monluc]], anche lui guascone, anni dopo ne dirà così: ''"Si dice che io sia un francese impaziente, e per di più guascone, che è ancora più impaziente del primo, ma anche più ardito degli altri"'' sostenendo poi che nove fanti guasconi valgono quanto venti francesi<ref>Biagio de Monluc, ''Commentari''; in Alberto Lussu, ''La Battaglia di Ceresole'' ed.Araba Fenice 2012. pag.120</ref>; tuttavia anche queste formazioni non erano paragonabili alle [[Tercio|fanterie spagnole]], [[Lanzichenecchi|tedesche]] o [[Mercenari svizzeri|svizzere]]. Settore in cui la [[Francia nell'età moderna|Francia]] non temeva confronti era invece la [[cavalleria]]. I gendarmi francesi; cavalieri pesantemente corazzati, armati di lancia, spada e svariate armi da mischia, montati su enormi [[cavallo|destrieri]] bardati; formavano le "Compagnie d'Ordinanza": squadroni permanentemente in servizio, armati e stipendiati dallo stesso Re di Francia. Le prime Compagnie d'Ordinanza risalivano alla metà del XV, avevano combattuto e vinto a [[Battaglia di Formigny|Formigny]], [[Battaglia di Castillon|Castillon]], Saint-Aubin-du-Cormier, Montlhéry, [[Battaglia di Seminara|Seminara]], [[Battaglia di Fornovo|Fornovo]], Novara, [[Battaglia di Agnadello|Agnadello]]. Gli spagnoli li avevano sconfitti nelle Puglie tre volte, ma mai in uno scontro campale, in campo aperto. Erano sicuramente le migliori unità di cavalleria d'Europa.
 
Il contributo Estense era scarso nei numeri, ma fondamentale nel salto qualitativo che permetteva all'armata francese. [[Alfonso I d'Este|Alfonso d'Este]] aveva rapidamente inteso l'importanza delle artiglierie, i cannoni prodotti nei suoi stabilimenti ferraresi erano decisamente più efficaci di ogni altra artiglieria prodotta in Italia. Avevano già dato ottima prova della loro efficacia distruttiva a [[Battaglia di Polesella|Polesella]] e all'assedio di Legnano che fu bombardata per otto giorni consecutivi. A [[Ravenna]] il [[Alfonso I d'Este|duca di Ferrara]] schierò otto cannoni grossi (lunghi circa 4 m che potevano sparare pale di 14kg), quattro cannoni sacri (lunghi circa 3 metri con una gittata di 600/700m), sei [[Colubrina|colubrine]] e dodici falconetti<ref>Cit. Anonimo Padovano, ''Ragionamenti domestici de le guerre de itallia comenzando lo anno 1508 al mille cinque cento venti nove exposti et narati da chi si hano trovato prexente al più de le supra dite facende''; in Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pag.71</ref>.
 
=== I preparativi ===
[[File:Fatto d'arme di Ravenna.jpg|thumb|Disposizione dei due eserciti nella prima fase della battaglia|382x382px]]
Le artiglierie di [[Alfonso I d'Este]] iniziarono il bombardamento di [[Ravenna]] venerdì 9 aprile. I cannoni però non sortirono l'effetto sperato, le mura ressero piuttosto bene e l'unica braccia aperta non misurava più di trenta braccia. [[Marcantonio I Colonna|Marcantonio Colonna]] si adoperò immediatamente ed ordinò che fosse eretto un terrapieno a tamponare la breccia. L'assalto francese non riuscì definitivo, [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] decise allora di risparmiare le truppe per la battaglia campale ormai prossima. L'esercito ispano-pontificio aveva fatto campo tre miglia fuori [[Ravenna]], il località [[Molinaccio]] e cominciò le operazione di fortificazione. [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] radunò i propri comandanti e nel consiglio che ne seguì fu stabilito di dar battaglia quanto prima poiché sarebbe stato impossibile perseverare nell'assedio con l'esercito nemico alle spalle; venne dato l'ordine di costruire un ponte di barche sul [[Ronco (fiume)|fiume Ronco]] al fine di far passare agilmente la cavalleria e l'artiglieria estense. Nei sopralluoghi che impegnarono i francesi nelle prime ore del mattino di domenica 11 aprile [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]], secondo quanto riportato da Michelet, incontrò alcuni generali spagnoli e disse loro ''"Signori, io mi appresto ad attraversare il fiume e giuro su Dio che non riattraverserò finché il campo sarà vostro, o mio"''<ref>Cit.Michelet; in Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pag.79</ref>''.''
 
Date le disposizioni ai vari ufficiali, il generale francese parlò al suo esercito come riportato dal [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]]:
 
''"Quello che, soldati miei, noi abbiamo tanto desiderato, di potere nel campo aperto combattere con gli inimici, ecco che, questo dì, la fortuna stataci in tante vittorie benigna madre ci ha largamente conceduto, dandoci l'occasione di acquistare con infinita gloria la più magnifica vittoria che mai alla memoria degli uomini acquistasse esercito alcuno: perché non solo Ravenna non solo tutte le terre di Romagna resteranno esposte alla vostra discrezione ma saranno parte minima de' premi del vostro valore; conciossiaché, non rimanendo più in Italia chi possa opporsi all'armi vostre, scorreremo senza resistenza alcuna insino a Roma; ove le ricchezze smisurate di quella scelerata corte estratte per tanti secoli dalle viscere de' cristiani, saranno saccheggiate da voi: tanti ornamenti superbissimi, tanti argenti tanto oro tante gioie tanti ricchissimi prigioni che tutto il mondo arà invidia alla sorte vostra. Da Roma, colla medesima facilità, correremo insino a Napoli, vendicandoci di tante ingiurie ricevute. La quale felicità io non so immaginarmi cosa alcuna che sia per impedircela, quando io considero la vostra virtù la vostra fortuna l'onorate vittorie che avete avuto in pochi dì, quando io riguardo i volti vostri, quando io mi ricordo che pochissimi sono di voi che innanzi agli occhi miei non abbino con qualche egregio fatto data testimonianza del suo valore. Sono gli inimici nostri quegli medesimi spagnuoli che per la giunta nostra si fuggirono vituperosamente di notte da Bologna; sono quegli medesimi che, pochi dì sono, non altrimenti che col fuggirsi alle mura d'Imola e di Faenza o ne' luoghi montosi e difficili, si salvorono da noi. Non combatté mai questa nazione nel Regno di Napoli con gli eserciti nostri in luogo aperto ed eguale ma con vantaggio sempre o di ripari o di fiumi o di fossi, non confidatisi mai nella virtù ma nella fraude e nelle insidie. Benché, questi non sono quegli spagnuoli inveterati nelle guerre napoletane ma gente nuova e inesperta, e che non combatté mai contro ad altre armi che contro agli archi e le frecce e le lance spuntate de' mori; e non di meno rotta con tanta infamia, da quella gente debole di corpo, timida d'animo, disarmata ignara di tutte l'arti della guerra, l'anno passato, all'Isola delle Gerbe; dove fuggendo questo medesimo Pietro Navarra, capitano appresso a loro di tanta fama, fu esempio memorabile a tutto il mondo che differenzia sia a fare battere le mura con l'impeto della polvere e con le cave fatte nascosamente sotto terra, a combattere con la vera animosità e fortezza. Stanno ora rinchiusi dietro a uno fosso fatto con grandissima paura questa notte, coperti i fanti dall'argine e confidatisi nelle carrette armate; come se la battaglia si avesse a fare con questi instrumenti puerili e non con la virtù dell'animo e con la forza de' petti e delle braccia. Caverannogli, prestatemi fede, di queste loro caverne le nostre artiglierie, condurrannogli alla campagna scoperta e piana: dove apparirà quello che l'impeto franzese, la ferocia tedesca e la generosità degli italiani vaglia più che l'astuzia e gli inganni spagnuoli. Non può cosa alcuna diminuire la gloria nostra, se non l'essere noi tanto superiori di numero, e quasi il doppio di loro; e nondimeno, l'usare questo vantaggio, poiché ce lo ha dato la fortuna, non sarà attribuito a viltà nostra ma a imprudenza e temerità loro: i quali non conduce a combattere il cuore o la virtù ma l'autorità di Fabbrizio Colonna, per le promesse fatte inconsideratamente a Marcantonio; anzi la giustizia divina, per castigare con giustissime pene la superbia ed enormi vizi di Giulio falso pontefice, e tante fraudi e tradimenti usati alla bontà del nostro re dal perfido re di Aragona. Ma perché mi distendo io più in parole? perché con superflui conforti appresso a soldati di tanta virtù, differisco io tanto la vittoria quanto di tempo si consuma a parlare con voi? Fatevi innanzi, valorosamente secondo l'ordine dato, certi che questo dì darà al mio re la signoria a voi le ricchezze di tutta Italia. Io vosrto capitano sarò sempre in ogni luogo con voi ed esporrò, come sono solito, la vita mia ad ogni pericolo; felicissimo più che mai fusse alcuno capitano poiché ho a fare, con la vittoria di questo dì, più gloriosi e più ricchi i miei soldati che mai, da trecento anni in qua, fussino soldati o esercito alcuno".''<ref>Francesco Guicciardini, ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pagg.1124-1126</ref>
 
Infiammati così gli animi dell'armata [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] scelse trenta cavalieri e si portò nei pressi dell'accampamento pontificio e sfidò il [[Raimondo de Cardona (generale)|Cardona]] a battersi in duello al fine di risolvere la questione. Sfida che fu puntualmente rifiutata, fatta più per gusto cavalleresco che altro poiché era impensabile che la battaglia si risolvesse in un singolo duello.
 
Quel giorno il giovane generale avrebbe combattuto senza elmo e con il braccio destro scoperto fino al gomito, per voto alla sua dama.<ref>Sergio Spada,'' La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011 pag.86</ref>
 
L'esercito francese avanzò compatto fino a duecento metri del fossato nemico. Le artiglierie iniziarono a tuonare.
 
=== Il cannoneggiamento ===
[[Alfonso I d'Este|Alfonso d'Este]] possedeva sia un parco artiglierie invidiabile, sia un'approfondita conoscenza dei cannoni e del loro potenziale, così constatando che il bombardamento non dava i risultati sperati poiché il grosso delle scariche finiva contro i carri falcati ideati dal [[Pedro Navarro|Navarro]], distruggendone la linea difensiva ma esaurendosi prima di penetrare nell'accampamento nemico; decise di spostare una parte delle artiglierie sul lato del [[Ronco (fiume)|Ronco]]. La manovra fu eseguita senza che gli spagnoli se ne potessero accorgere perché le linee di picchieri nascosero i movimenti. Il tiro incrociato risultò fatale. le artiglierie battevano il campo ispano-pontificio sia di fronte che di lato. Le fanterie non potendosi spostare si sdraiarono a terra, scoprendo così i reparti di cavalleria che furono falciati dalle scariche dei cannoni. In moltissimi morirono, gli ufficiali supplicarono più volte che venisse ordinata la carica, ma i comandi spagnoli gli intimarono di attendere e ancora le scariche schiantavano uomini e cavalli.
 
=== L'attacco ===
Il cannoneggiamento sulla cavalleria divenne insostenibile. In troppi cadevano mentre l'esercito francese avanzava schivando agilmente le cannonate spagnole. [[Fabrizio Colonna]], capitano della cavalleria, chiese ancora che l'ordine della carica fosse dato e all'ennesimo rifiuto del [[Pedro Navarro|Navarro]] si rivolse ai suoi battaglioni:'' "abbiamo noi tutti vituperosamente a morire per la ostinazione e per la malignità di un marrano? ha a essere distrutto tutto questo esercito senza che facciamo morire uno solo degli inimici? dove sono le nostre tante vittorie contro a' franzesi? ha l'onore di Spagna e di Italia perdersi per uno Navarro?"''<ref>Francesco Guicciardini, ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pag.1128</ref>'' ''e detto ciò, contravvenne alle disposizioni dei comandi spagnoli ordinando la carica. I battaglioni però uscirono dal campo in modo disordinato, seguiti da tutta la cavalleria, il [[Pedro Navarro|Navarro]] allora non poté che ordinare ai suoi fanti di avanzare.
 
I gendarmi francesi caricarono immediatamente, il cozzo che seguì allo scontro delle due cavalleria fu tremendo. La cavalleria francese, nettamente superiore a quella avversaria, travolse e ruppe i battaglioni ispano-pontifici.
 
[[File:Gendarmes.jpg|upright=1.5|thumb||Gendarmi francesi, XVI sec.]]
Anche le fanterie entravano nel frattempo nello scontro. Il terreno pianeggiante e privo di ostacoli scopriva integralmente i reparti che non avevano modo di ripararsi. I [[lanzichenecchi]] si abbatterono sui [[Tercio|quadrati spagnoli]], la lotta che ne seguì fu sanguinosa ed incerta, l'ufficiale tedesco Jacob Empser cadde nel duello con la controparte spagnola, Cristobal de Zamudio<ref>Francesco Guicciardini, ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pag.1129</ref>. La [[Tercio|fanteria spagnola]] pur privata dell'apporto di cavalleria e artiglieria resisteva ferocemente agli assalti dei francesi, le [[Picca|picche]] respingevano i cavalli e gli [[archibugieri]] sparavano sui cavalieri. I [[Lanzichenecchi|quadrati tedeschi]] più corazzati e meno agili soffrivano della scarsa mobilità, gli spagnoli si insinuavano strisciando tra le fitte file dei picchieri e lì con pugnali e daghe mietevano strage di [[lanzichenecchi]]. I fanti guasconi urtarono contro quegli italiani che riuscirono a ributtarli indietro soffocandone lo slancio, sarebbero stati sicuramente battuti se non fosse intervenuto uno squadrone di gendarmi capitanato da Yves d'Alegre che scombinò i quadrati italiani; nella carica il capitano francese vide il figlio Viverois cadere morto, e non sopportando tale sciagura si gettò furioso contro gli italiani, uccidendone in gran numero prima di morire anche lui. I quadrati piccardi invece arretravano sotto l'urto degli spagnoli. Intanto la cavalleria della Lega Santa veniva completamente distrutta, furono catturati [[Fernando Francesco d'Avalos|Fernando d'Avalos]] comandante dei cavalleggeri, il cavaliere [[Giovanni Capoccio]], [[Romanello da Forlì]], [[Fanfulla da Lodi]] e pure [[Fabrizio Colonna]] il quale si arrese al [[Alfonso I d'Este|Duca di Ferrara]] con la promessa che questi non l'avrebbe ceduto ai francesi.<ref>Cit.Paolo Giovio; in Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011 pag.100</ref>
 
Durante la mischia[[Alfonso I d'Este| Alfonso d'Este ]]<nowiki/>venne avvertito dai suoi uomini che le sue artiglierie stavano colpendo indistintamente sia gli spagnoli che i francesi, il marchese di Ferrara rispose che si facesse fuoco senza paura di sbagliare, poiché considerava tutti suoi nemici. Tuttavia tale evento è riportato solo da [[Paolo Giovio]].<ref>Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011 pag.96</ref>
 
Dell'esercito della [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] rimanevano ben pochi reggimenti, ma le [[Tercio|fanterie spagnole]] continuavano a resistere tenaci, battuti i [[lanzichenecchi]], si portarono in soccorso dei fanti italiani, a questo punto però dovettero subire le cariche della cavalleria francese e le scariche dell'artiglieria estense prive di ogni copertura. Non potendo più reggere la moltitudine di nemici che ormai lo circondava il contingente spagnolo iniziò a indietreggiare, finché l'ennesima carica sfondò i quadrati e i fanti si diedero alla fuga. Nel frattempo erano stati catturati lo stesso [[Pedro Navarro|Navarr]]<nowiki/>o e il [[Papa Leone X|Cardinale Giovanni dei Medici]], futuro papa. L'armata delle [[Lega Santa (1511)|Lega Santa]] era ormai rotta e battuta, solo un quadrato di [[Tercio|tercios]] spagnoli si ritirava in ordine di marcia.
 
Dopo otto ore di scontri la battaglia poteva dirsi conclusa, la vittoria francese era definitiva.
 
=== La morte di Gaston de Foix ===
[[File:IB157reisige0001.JPG|upright=1.4|thumb|left|Incisione tedesca raffigurante una battaglia rinascimentale]]
Il quadrato spagnolo indietreggiava compatto, [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] non poteva permettere che quel contingente, seppur battuto, si allontanasse dal campo di battaglia in perfetto ordine di marcia. Il generale francese allora si mise alla testa di un'ultima furiosa carica, dettata più dalla foga di annientare completamente l'armata nemica che non da ragioni tattiche. I cavalieri che lo seguirono erano pochi e partirono in ritardo. [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] venne circondato dai [[Tercio|fanti spagnoli]], che lo gettarono da cavallo colpendolo al fianco con una lancia, secondo altri invece il francese cadde di cavallo e gli spagnoli lo finirono che era a terra. In ogni caso il giovane generale fu colpito più volte, il corpo contava più di un centinaio di ferite, di cui quindici al viso. Accanto a lui restava il cugino [[Odet de Foix]] che gli era andato dietro, colpito più di venti volte e gravemente ferito.<ref>Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011 pagg.105-107</ref><ref>Francesco Guicciardini, ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pagg.1131</ref>
 
La morte del [[Gaston de Foix-Nemours|Foix]], che in due mesi aveva acquistato fama di uomo d'arme eccezionale, comandante spietato e tattico raffinato, sconvolse i francesi che giulivi per la grandiosa vittoria si ritrovarono a piangere sul corpo del giovane. La perdita di un generale di tale valore vanificava da sola la vittoria. Non a caso [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]] scrisse in proposito che: ''"Ma in questa parte fu senza comparazione molto maggiore il danno del vincitore per la morte di Fois, di Ivo d'Allegri e di molti uomini della nobiltà franzese; il capitano Iacob, e più altri valorosi capitani della fanteria tedesca, alla virtù della quale si riferiva, ma con grande prezzo di sangue loro, in non piccola parte, la vittoria; molti capitani, insieme con Molard, de' guasconi e piccardi: le quali nazioni perderono, quel dì, aprresso a' franzesi tutta la gloria loro. Ma tutto il danno trapassò la morte di Fois, col quale mancò del tutto il nervo e la ferocia di quello esercito".''<ref>Francesco Guicciardini, Storia d'Italia. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pag.1132</ref>
 
[[Pierre Terrail de Bayard|Pierre Terrail, detto il Baiardo]], amico di [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] e cavaliere nella giornata di [[Ravenna]]; scrisse il 14 aprile allo zio Laurent Aleman, vescovo di [[Grenoble]] una lettera in cui si leggeva: ''"Signore, se il Re ha vinto la battaglia io vi giuro che i poveri gentiluomini l'hanno perduta perché mentre davamo loro caccia la il signore di Nemour incontrò alcune squadre di fanti che si allineavano di nuovo, e così volle assalirle, ma il gentile principe si trovò così male accompagnato che fu ucciso e tutti i compianti e le manifestazioni di dolore che siano mai stati fatti non sono pari a quelle che hanno invaso e che invadono ancora in nostro campo; perché ora sembra che siamo stati noi a perdere la battaglia. Vi assicuro, mio signore, che è il più grande dispiacere per la morte di un principe da cento anni in qua; e se egli avesse potuto raggiungere la maturità avrebbe fatto cose che nessun principe ha mai fatto..."''<ref>Cit. di M. De Belloy, ''Gaston et Baiard ''1771; in Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pagg.124-125</ref>
 
Antonio Grumello nelle sue cronache commentò la battaglia di [[Ravenna]] e la morte di [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] scrivendo: ''"Crudelissima battaglia fu quella di Ravenna, più crudele che fusse mai dopo la rotta di Canne. Quello giorno che fu il giorno di Pasqua de la resurrectione, se Spagna pianse, Franza non rise."''<ref>Cit. Antonio Grunello; in Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pag.125</ref>
 
[[Francesco Guicciardini|Guicciardini]], ancora nella sua [[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia d'Italia]] scriverà:'' "...e se, come si crede, è desiderabile il morire a chi è nel colmo della maggiore prosperità, morte certo felicissima, morendo acquistata già sì gloriosa vittoria. Morì di età molto giovane, e con fama singolare per tutto il mondo, avendo in manco tre mesi, e prima quasi capitano che soldato, con incredibile celerità e ferocia ottenuto tante vittorie".''<ref>Francesco Guicciardini, ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pag.1131</ref>
 
Il generale francese, era molto ben voluto dai suoi soldati, era un ottimo cavaliere e un comandante eccellente, giovane, di animo impetuoso e violento, irruente e spavaldo, incline alle razzie e ai saccheggi e per nulla pietoso nei confronti degli sconfitti.
 
=== Conseguenze della battaglia ===
[[File:Albrecht Dürer - Death and the Landsknecht - WGA7168.jpg|thumb|Albrecht Dürer - La morte e il lanzichenecco. 1510|386x386px]]La battaglia di [[Ravenna]] inaugurò un'era nuova nel modo di guerreggiare, per la prima volta si era ricorsi al massiccio utilizzo di artiglierie da campo. Fino a quel momento l'arte della guerra espressa dai condottieri italiani si basava sulla difesa, sull'opportunità di disporre di un campo ben fortificato che permettesse di assorbire l'urto nemico per poi passare repentinamente al contrattacco. Tale tattica aveva portato più volte a risultati incredibili, come fu per la schiacciante [[Battaglia di Cerignola|vittoria di Cerignola]], quando dietro consiglio di [[Prospero Colonna (condottiero)|Prospero Colonna]], [[Consalvo de Cordoba]] schierò i suoi uomini, inferiori di numero, dietro un fosso e il relativo terrapieno. L'utilizzo dei cannoni sconvolse questa teoria e soprattutto ribaltò i rapporti etici che stavano alla base della cavalleria. Il cannone schiantava indistintamente cavalieri e fanti, nobili e popolani. Da questa data il ricorso alle artiglieria sarebbe stato sempre più frequente, non a caso il vero vincitore delle giornata fu [[Alfonso I d'Este|Alfonso d'Este]] che diede prova inequivocabile del valore bellico delle sue artiglierie. Un altro fattore strettamente legato all'utilizzo dei cannoni è il numero dei morti che a [[Ravenna]] fu altissimo se paragonato con le battaglie precedenti, le stime contano più di quindicimila morti totali, fino a conteggi che raggiungono perfino i ventimila. Caddero i due terzi dell'armata ispano-pontificia che si poté considerare annientata; un terzo dei francesi rimase sul campo.
 
[[File:Francesco Ferrante d'Avalos.JPG|thumb|left|Fernando Francesco d'Avalos, Capitano dei cavalleggeri dell'esercito della Lega Santa]]
[[Raimondo de Cardona (generale)|Raimondo de Cardona]] e [[Francisco de Carvajal]] fuggrono prima che la battaglia finisse, il generale spagnolo certo ormai della sconfitta, non si fermò finché non raggiunse la più sicura [[Ancona]]. I capitani e gli ufficiali [[Fabrizio Colonna]], il [[Fernando Francesco d'Avalos|Marchese di Pescara]], [[Malatesta IV Baglioni (di Giampaolo)|Malatesta Baglioni]], [[Pedro Navarro|Pietro Navarro]], [[Giovanni Capoccio]], [[Romanello da Forlì]], [[Antonio de Leyva]] e molti altri furono presi prigionieri; tra quelli che morirono sul campo Cristoforo di Zamudio, alcade di Burgos e capitano degli arcieri; e [[Raffaele de' Pazzi|Raffaelle Pazzi]].<ref>Sergio Spada,'' La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pagg.147-148</ref>
 
Da parte francese caddero Yves d'Alegre, Gran Capitano di Francia e il figlio Viverois; Jacopo d'Empser connestabile dei [[lanzichenecchi]]; Alleman de Mollard comandante dei guasconi, oltre naturalmente a [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]]. [[Jacques de La Palice]], [[Odet de Foix]], [[Federico Gonzaga (da Bozzolo)|Federico Gonzaga da Bozzolo]] furono feriti.<ref>Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pagg.145-147</ref>
 
Della violenza inusuale e della grandiosità della battaglia parla sempre il [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]] nella sua [[Storia d'Italia (Guicciardini)|Storia]]: ''"Così mescolate tutte le squadre cominciò una grandissima battaglia, e senza dubbio delle maggiori che per molti anni avesse veduto l'Italia: perché la [[Battaglia di Fornovo|giornata del Taro]] era stata poco più che un gagliardo scontro di lancie, e i [[Guerra d'Italia del 1499-1504|fatti d'arme del regno di Napoli]] furono più presto disordini o temerità che battaglie, e nelle [[Battaglia di Agnadello|Ghiaradadda]] non aveva dell'esercito de' viniziani combattuto altro che la minima parte; ma qui, mescolati tutti nella battaglia, che si faceva in campagna piana senza impedimento di acque o ripari, combattevano due eserciti d'animo ostinato alla vittoria o alla morte..."''<ref>Francesco Guicciardini, ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006. Tomo II° pagg.1128-1129</ref>
 
Alla notizia della vittoria francese la città di [[Ravenna]] si vide spoglia di ogni difesa e decise di trattare la resa, nonostante gli ammonimenti di [[Marcantonio I Colonna |Marcantonio Colonna]]. I primi ad entrare nella città furono i guasconi che vi penetrarono con la scusa di dover far acquisti per il campo. I ravennati rassicurati dall'accordo non si opposero. Nel giro di qualche ora entrava in Ravenna una fiumana di fanti e cavalieri, ancora accaldati e nervosi per la battaglia, urlante i nomi di [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] e Yves d'Alegre. La città fu saccheggiata, come era stato promesso dal[[Gaston de Foix-Nemours| Foix]] prima dello scontro. I battaglioni sciamarono inarrestabili per le vie cittadine poiché gran parte dei loro capitani era morta e non c'era nessuno che ne tenesse a freno l'ingordigia. Furono depredate le chiesi e le basiliche, rubati gli argenti, gli ori, e i paramenti sacri; gli abati e i monaci furono passati a fil di lama, le monache violentate; le case e le botteghe distrutte, alla fine si contarono più di duemila morti. Di quanto accadde da una chiara descrizione [[Sebastiano Menzocchi]] nelle sue Cronache: "''...l'esercito francese e il marchese di Ferrara dette l'assalto et batteria a Ravenna et la prese, entrano dentro ed mese tutta la terra a sacho, ammazzando gente asai peggio dei Turchi tolsero le mogli a loro mariti, et le figlie a padri et alle dolenti et afflitte madri, che, peggio che più nanzi non esplicare, le suddette mogli et figlie eran condutte in presenza et vista delli mariti et padri a svergognarle et violarle, ligando li mariti spogliava nude le innocente et infelice donne operando in loro ogni disonestà et scelleratezza, poi eseguiti gli effetti inhumani et bestiali, ammazzavano lì mariti et le donne svergognate le menavano di poi al campo, quando non havean facultà né denari da pagare le taglie, et anche rescosse le trattava come prima senza avere rispetto né a Dio né ai Santi..." ''<ref>Cit. Sebastiano Menzocchi, ''Cronache''; in Sergio Spada, ''La battaglia di Ravenna''. ed Ponte Vecchio 2011, pag.120-121</ref>
 
[[File:Milano - Castello sforzesco - Busti, Agostino il Bambaja (ca 1480-1548) - Tomba Gastone di Foix (m. 1512) - Foto Giovanni Dall'Orto - 6-jan-2007 - 10.jpg|thumb|Monumento funebre a Gaston de Foix di Agostino Busti detto il Bambaja. Castello Sforzesco, Milano|265x265px]]
[[Jacques de La Palice|La Palice]] assunse il comando dell'esercito francese, tuttavia le gravi perdite sofferte nella battaglia non permisero al generale di proseguire l'avanzata verso [[Stato Pontificio|Roma]], inoltre [[Papa Giulio II|Giulio II]] aveva sollecitato il cardinale [[Matteo Schiner|Schiner]] a muovere in [[Lombardia]] alla testa di diciassettemila uomini. Gli [[Mercenari svizzeri|svizzeri]] trovarono la regione totalmente sguarnita e poterono agilmente occupare le roccaforti francesi spingendosi fino ai territori piemontesi. L'esercito francese fu richiamato al nord, ma ormai il suo potenziale bellico era stato duramente intaccato. Entro la fine del giugno dell'anno 1512 gli svizzeri cancellarono la presenza francese in [[Lombardia]].
 
Il feretro di [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] fu portato a [[Milano]], passando per [[Bologna]]. Lo seguiva un corteo di cento cavalieri francesi vestiti di nero, altri cavalieri seguivano portando gli stendardi conquistati al nemico. Il corpo fu sepolto nel [[Duomo di Milano]]. Nel 1515 il [[Bambaja]] iniziò i lavori per la monumentale tomba del generale che mai terminò. Il coperchio del monumento funebre che riproduce i tratti del giovane è conservato nel [[Castello Sforzesco di Milano]].
 
Anche se morto prematuramente gli storici concordano nel considerare [[Gaston de Foix-Nemours|Gaston de Foix]] come uno dei più grandi uomini di guerra di sempre.
 
==Bibliografia==
* Sergio Spada,'' La battaglia di Ravenna''. ed.Ponte Vecchio 2011
*[[Francesco Guicciardini]], ''Storia d'Italia''. ed.Garzanti 2006
*Marco Pellegrini, ''Le guerre d'Italia 1494.1530''. ed.Il Mulino 2009
* Cambridge University Press, ''Storia del mondo moderno: Il Rinascimento 1493-1520. ''ed.Garzanti 1967
* Alberto Lussu, ''La Battaglia di Ceresole 14 aprile 1544''. ed.Araba Fenice 2012
* Philippe Contamine, ''La Guerra nel Medioevo''. ed.Il Mulino 2009
 
==Note==
<references/>
 
==Voci correlate==
* [[Guerre d'Italia del XVI secolo]]
* [[Lega di Cambrai]]
* [[Storia di Ravenna]]
 
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