Indro Montanelli e Venzone: differenze tra le pagine

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{{Divisione amministrativa
{{Bio
|Nome=Venzone
|Nome = Indro Alessandro Raffaello Schizogene<ref>«Schizogene», ovvero "seminatore di zizzania". Indro Montanelli: ''Nella mia lunga e tormentata esistenza - Lettere da una vita'', a cura di Paolo di Paolo, p. 6</ref>
|Nome ufficiale=
|Cognome = Montanelli
|Panorama=Venzone-Cinta.jpg
|Sesso = M
|Didascalia=
|LuogoNascita = Fucecchio
|Bandiera=
|GiornoMeseNascita = 22 aprile
|Voce bandiera=
|AnnoNascita = 1909
|Stemma=Venzone-Stemma.png
|LuogoMorte = Milano
|Voce stemma=
|GiornoMeseMorte = 22 luglio
|Stato=ITA
|AnnoMorte = 2001
|Grado amministrativo=3
|Attività = giornalista
|Divisione amm grado 1=Friuli-Venezia Giulia
|Epoca = 1900
|Divisione amm grado 2=Udine
|Attività2 = saggista
|Amministratore locale=Fabio di Bernardo
|AttivitàAltre = &nbsp;e [[commediografo]]
|Partito=
|Nazionalità = italiano
|Data elezione=2014
|Immagine = IndroMontanelli.jpg
|Lingue=
|Didascalia = Indro Montanelli negli anni '70
|Data istituzione=
|Latitudine gradi=46
|Latitudine minuti=20
|Latitudine secondi=0
|Latitudine NS=N
|Longitudine gradi=13
|Longitudine minuti=8
|Longitudine secondi=0
|Longitudine EW=E
|Altitudine=230
|Superficie=54.55
|Note superficie=
|Abitanti=2183
|Note abitanti=Dato anagrafe comunale - Popolazione residente al 01 gennaio 2014.
|Aggiornamento abitanti=01-01-2014
|Sottodivisioni=Carnia, Pioverno, Portis
|Divisioni confinanti=[[Amaro (comune)|Amaro]], [[Bordano]], [[Cavazzo Carnico]], [[Gemona del Friuli]], [[Lusevera]], [[Moggio Udinese]], [[Resia]], [[Resiutta]]
|Codice postale=33010
|Prefisso=[[0432]]
|Fuso orario=+1
|Codice statistico=030131
|Codice catastale=L743
|Targa=UD
|Zona sismica=1
|Gradi giorno=2596
|Diffusività=
|Nome abitanti=venzonesi
|Patrono=
|Festivo=
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Venzone (province of Udine, region Friuli-Venezia Giulia, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Venzone nella provincia di Udine
|Sito=http://www.comunedivenzone.it/
}}
 
'''Venzone''' ('''''Vençon''''' in [[lingua friulana|friulano]]<ref>[http://www.arlef.it/it/documenti/#/toponomastica Toponomastica: denominazioni ufficiali in lingua friulana]</ref>) è un [[comune italiano]] di 2.217 abitanti della [[provincia di Udine]] in [[Friuli-Venezia Giulia]]. Dal [[1965]] è [[monumento nazionale]]<ref>[http://www.turismofvg.it/Localita/Venzone Scheda curata ad opera del Comune di Venzone nel sito TurismoFvg.it]</ref>.
Giornalista dalla prosa secca e asciutta, era in grado di spaziare dall'editoriale al reportage e al corsivo pungente. Fu per circa quattro decenni la bandiera del primo quotidiano italiano, il ''[[Corriere della Sera]]'', e per vent'anni condusse un importante quotidiano d'opinione da lui stesso fondato, ''[[il Giornale]]''. Fu autore di libri di storia cui arrise un vasto successo. In ognuno di questi ruoli seppe conquistarsi un largo seguito di lettori.
 
== Geografia fisica ==
==Biografia==
La cittadina sorge a 230 {{m s.l.m.}}, alla confluenza di due importanti valli: quella del [[Tagliamento]], che porta in [[Carnia]], e il [[Canal del Ferro]]. Parte del territorio comunale è compreso nel [[Parco naturale delle Prealpi Giulie]].
===Infanzia e giovinezza===
La cittadina è legata da un legame molto profondo con le [[alpini|truppe alpine]]: questa infatti è una terra di tradizionale reclutamento alpino. Inoltre ancor oggi a Venzone, dopo lo scioglimento del 14º Reggimento nel [[2005]], ha sede l'[[8º Reggimento Alpini]], nella caserma Feruglio. Venzone ha tre frazioni: Pioverno, Portis e [[Carnia (frazione di Venzone)|Carnia]].
Figlio di Sestilio Montanelli ([[1880]] – [[1972]]) e di Maddalena Doddoli ([[1886]] – [[1982]]), Indro nacque a [[Fucecchio]] ([[Provincia di Firenze|FI]]) in [[Toscana]]<ref>lo stesso giorno, mese e anno di [[Rita Levi-Montalcini]]</ref> nel palazzo di proprietà della famiglia della madre. A tale circostanza sono riferite alcune «leggende», la più famosa delle quali – raccontata dallo stesso Indro – narra che dopo un litigio (gli abitanti di Fucecchio erano divisi in «insuesi» e in «ingiuesi», cioè di sopra e di sotto; la madre era insuese e il padre ingiuese) la famiglia materna ottenne di far nascere il bambino nella propria zona collinare, mentre il padre scelse un nome adespota, estraneo alla famiglia materna e neppure presente nel calendario<ref>[http://www.fucecchionline.com/indro-montanelli/indice.html indro montanelli biografia fucecchio - firenze - toscana - italia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Il nome [[Indro]], scelto dal padre, infatti è la mascolinizzazione del nome della divinità [[induismo|induista]] [[Indra]], poi trasformato nel soprannome "Cilindro" dagli amici e anche da alcuni avversari politici<ref>Vedi capitolo ''Indro Montanelli'' in G. Mazzucca, 2008</ref>.
 
== Storia ==
Passò l'infanzia nel paese natale, spesso ospite nella villa di Emilio Bassi, sindaco di Fucecchio per quasi un ventennio, nei primi anni del Novecento. A Emilio Bassi, che considerava come un «nonno adottivo», restò legato tanto da volere che a lui fosse cointitolata la Fondazione costituita nel [[1987]].<ref>''Dal sito della Fondazione Montanelli Bassi''</ref>
Il nome di Venzone viene citato per la prima volta nel [[923]] come ''Clausas de Albiciones''; in seguito ''Albiciones'' diventerà ''Aventinone'', ''Avenzon'', ''Avenzone'' e quindi Venzone.
Il toponimo deriva certamente da ''av-au'', ''flusslauf'' (sorgente, corso d'acqua) e il nome deriva quindi sicuramente dal torrente Venzonassa. È comunque del [[1001]] il primo documento ufficiale nel quale viene menzionata la città di Venzone. Si tratta di un diploma dell'imperatore [[Ottone III]] con il quale si concedeva al [[Patriarcato di Aquileia|Patriarca d'Aquileia]] l'erbatico del [[Canal del Ferro]] intendendo con ciò un'ampia zona, di grande valore, coperta di erba, contrariamente alla pianura friulana che in quei tempi contava quasi esclusivamente boschi e paludi. Nel [[1258]] Glizoio di Mels, diventato signore del luogo, fece iniziare la costruzione delle fortificazioni: fece in modo di avere una doppia cinta muraria circondata da un profondo fossato in cui scorresse l'acqua del torrente; la pianta è di forma esagonale con lati ineguali. Le mura, alte 8 metri e larghe 1,5 erano robustamente ancorate ad un sistema di 15 torri. Nel [[1335]] il feudo di Venzone venne ceduto a Giovanni Enrico di [[Gorizia]] al quale subentrò il Patriarca di Aquileia Bertrando di San Genesio, che l'anno successivo espugnò la cittadina annettendola al [[Patria del Friuli|Patriarcato]]. Nel [[1351]] Venzone passò nuovamente come feudo al duca d'Austria Alberto II e nel [[1381]] divenne finalmente libera comunità avente voce nel parlamento friulano. Nel [[1391]] con bolla pontificia di [[papa Bonifacio IX]] venne nominata parrocchia. Nel [[1420]] sotto il doge Tommaso di Mocenigo passò a far parte, come tutto il [[Friuli]] (escluso il Goriziano), della [[Repubblica di Venezia]]. In quel periodo Venzone raggiunse il suo massimo splendore e i suoi abitanti superavano il numero di 2000. Fu questo, però, anche il periodo in cui iniziò il suo decadimento accelerato dalle incursioni dei turchi. Nel [[Cinquecento]], quando divenne sede di continui soggiorni regali, venne invasa alternativamente dai tedeschi e riconquistata dai veneti. Nel [[1797]] Venzone venne occupata dalle truppe francesi ma, in seguito al [[Trattato di Campoformio]], subentrarono gli austriaci. Nel [[1866]], in seguito alla [[Terza guerra di indipendenza italiana|terza guerra di indipendenza]] e al successivo voto plebiscitario, la cittadina fu unita all'Italia. Nel [[1965]] il Ministero della Pubblica Istruzione ha proclamato la cittadina monumento nazionale riconoscendone così l'importanza storico-artistica. Anche a causa dell'età avanzata della maggior parte degli edifici, che non avevano subito danni nel corso dei due conflitti mondiali, venne quasi completamente rasa al suolo dal sisma che nel [[1976]] ha sconvolto il [[Friuli]], ma grazie agli aiuti giunti da tutto il mondo e alla tenacia dei suoi abitanti il paese è risorto ed è oggi un modello della ricostruzione avvenuta in [[Friuli]] a seguito del terremoto.
{{Vedi anche|Terremoto del Friuli del 1976}}
 
=== Onorificenze ===
Sin da ragazzo, Montanelli iniziò a soffrire di [[Disturbo depressivo|depressione]], un male che lo segnerà per tutta la vita<ref name=correva>[[Rai 3]], ''[[Correva l'anno]]'', puntata del 17 agosto [[2010]]: ''[http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ae65b36f-570d-416a-8649-707539ba555a.html#p=0 Indro Montanelli, un elegante provocatore]''</ref>:
{{Onorificenze
{{quote|La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando "Muoio, muoio!". Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po' mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell'anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente.<ref>Indro Montanelli, citato in Serena Zoli e Giovanni B. Cassano, ''E liberaci dal male oscuro'', TEA Longanesi, Milano 2009, p. 377. ISBN 978-88-502-0209-6</ref>}}
|immagine= Merito civile gold medal BAR.svg
|nome_onorificenza= Medaglia d'oro al Merito Civile
|collegamento_onorificenza= Città decorate al merito civile
|motivazione = In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, morale ed economico. Splendido esempio di valore civico e d’alto senso del dovere, meritevole dell’ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta.
|luogo =
}}
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
Il padre, preside di Liceo (il più giovane d'Italia<ref name=correva />), fu trasferito prima a [[Rieti]] (nel [[1922]]), poi a [[Lucca]], nonché a [[Nuoro]] presso il [[Liceo ginnasio statale Giorgio Asproni]], dove il giovane Indro lo seguì. A causa degli spostamenti del padre, frequentò il liceo a Rieti, dove nel [[1925]] conseguì la maturità. Prima di diplomarsi, insieme al figlio del locale [[prefetto]], aveva organizzato uno sciopero degli studenti e una manifestazione contro gli stessi preside e prefetto<ref name=correva /> (episodio poi raccontato dallo stesso Montanelli in ''[[Un due tre]]'', trasmissione televisiva del [[1959]]).
* [[Duomo di Venzone]], dedicato a [[Sant'Andrea Apostolo]] fu eretto su una preesistente chiesa nel [[1308]], distrutto dal [[terremoto del Friuli del 1976]] è stato in seguito ricostruito per [[anastilosi]].
* Le [[Mummie]] di Venzone appartenenti ad un’epoca compresa tra il XIV ed il XIX secolo, attualmente conservate in un edificio vicino al duomo, tra cui il nobile uomo di Venzone Paolo Marpillero. Il processo di mummificazione non è dovuto all'intervento dell'uomo, ma a cause naturali (temperatura ed umidità adatte, alta presenza di solfato di calcio nel terreno). La popolarità di queste mummie era altissima già nei secoli passati, lo stesso Napoleone volle farne visita nel 1807.
 
* Porta di Sotto
Nel 1930 si laureò in [[giurisprudenza]] a [[Firenze]], con un anno di anticipo sulla durata normale dei corsi, discutendo una tesi sulla «[[legge Acerbo]]» in cui criticava il provvedimento, sostenendo che era stato pensato per abolire le elezioni<ref name = "curridori"/>. Ottenne la valutazione di centodieci e lode.<ref name="soltanto">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 1.</ref> Successivamente frequentò corsi di specializzazione all'[[Università di Grenoble]], della [[Sorbona]] e di [[Università di Cambridge|Cambridge]]. Nel 1932 ottenne una seconda laurea, in scienze politiche e sociali, sempre a Firenze<ref>{{cita libro|autore=Vittore Buzzi, Claudio Buzzi|titolo=Le vie di Milano|editore=Hoepli|anno=2005}}</ref>, con una tesi in cui valutava positivamente la politica di isolamento inglese<ref name = "curridori">{{cita libro|titolo = Indro Montanelli - Un giornalista libero e controcorrente|autore = Francesco Curridori|editore = ARACNE|anno = 2011}}</ref>.
* Porta di San Genesio
* Palazzo Comunale
* Palazzo Orgnani-Martina
* Palazzo Scaligeri
* Palazzo Zinutti
* Chiesa di San Giovanni Battista
* Chiesa dei Ss. Anna e Giacomo
* Chiesa di Santa Caterina
* [[Chiesa di Sant'Antonio abate (Venzone)|Chiesa di Sant'Antonio abate]]
* Chiesa di Santa Lucia
* Chiesa di Santa Maria del Carmine
* Chiesa di Santa Chiara
 
A Venzone e dintorni sono state girate molte scene dei famosi film [[Addio alle armi (film 1957)|Addio alle armi]] di [[John Huston]] e [[Charles Vidor]] ([[1957]]) e [[La Grande Guerra]] di [[Mario Monicelli]] ([[1959]]).
Nel [[1929]] fu allievo ufficiale a [[Palermo]] ove, vittima delle crisi depressive, fu raggiunto dalla madre che provava a rassicurarlo<ref name=correva />. La madre, molto tempo dopo, raccontò l'episodio in televisione<ref name=oraverita>''[[L'ora della verità]]'', trasmissione televisiva di [[Gianni Bisiach]], 1972</ref>.
 
=== GliLuoghi anni trentanaturali ===
I boschi e le montagne attorno Venzone sono ricche di [[fauna]] selvatica, sono infatti presenti ben 3 [[Lynx lynx|linci]] e 2 [[orso bruno|orsi]], oltre che a ungulati vari, tra cui 70 [[stambecco|stambecchi]], 1000 [[capriolo|caprioli]] e 50 [[camoscio|camosci]].
{{q|''Io mi considero un condannato al giornalismo, perché non avrei saputo fare niente altro'' |Indro Montanelli, ''Questo secolo'', 1982<ref name=biagi82 />}}
 
L'[[area protetta]] (10000 [[Ettaro|ha]]) attorno a Venzone (parte del [[Parco naturale delle Prealpi Giulie]]), è una delle pochissime zone d'[[Italia]] in cui convivono i grandi [[carnivoro|carnivori]] (oltre al [[lupo]] tuttora assente) un tempo diffusi su tutte le [[Alpi]].
Dopo i primi articoli giovanili per ''La Frusta'' di Rieti<ref>Intervista di Enzo Biagi a Indro Montanelli, da "''IIB, Facciamo l'appello''", di Enzo Biagi, 1971 [https://www.youtube.com/watch?v=04OpTwhcoUA]</ref>, Montanelli debuttò sulla [[rivista]] ''[[Frontespizio (rivista)|Frontespizio]]'' di [[Piero Bargellini]], con un articolo su ''Byron e il cattolicesimo'' (luglio-agosto 1930)<ref>«[http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/13/Montanelli_rilesse_Byron_dandy_cattolico_co_0_030513073.shtml E Montanelli rilesse Byron: dandy sì ma cattolico]», ''Corriere della Sera'', 13 maggio 2003, p. 39</ref>. Fu attento lettore di altre riviste, specie di ''[[L'Italiano (rivista letteraria)|L'Italiano]]'' di [[Leo Longanesi]] (destinato, dal 1937, a diventare suo grande amico e, nel secondo dopoguerra, suo editore) e di ''[[Il Selvaggio]]'' di [[Mino Maccari]]: periodici, entrambi, che pur essendo fascisti furono fra i primi a fare "fronda", cioè a rompere con il coro conformista del regime.
[[File:IndroMontanelliLettera22.jpg|thumb|left|200px|Montanelli ripreso da [[Fedele Toscani]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/luglio/20/Fedele_Toscani_vita_tutta_clic_co_0_9207201962.shtml Fedele Toscani, la vita è tutta un clic]</ref> nella sede del ''[[Corriere della Sera]]'' a [[Milano]] nel [[1940]]]]
<!-- Nel [[1934]] ricevette da [[Benito Mussolini]] dei complimenti per un articolo contro //sic? o forse a favore?// il [[razzismo]] e fu invitato a collaborare al ''[[Popolo d'Italia]]''<!-- un anno dopo l'Universale veniva soppresso dal regime // non secondo la sua voce in Wikipedia - Passaggio da chiarire, sarebbe utile una fonte. Questo pezzo è datato 1935: http://www.cronologia.it/storia/biografie/montane3.jpg -->
Nel [[1932]] collaborò al periodico fiorentino l'''[[L'Universale|Universale]]'' di [[Berto Ricci]], con una diffusione di circa millecinquecento copie. Nello stesso anno fu ricevuto da [[Benito Mussolini]] il quale, secondo il racconto che lo stesso Montanelli avrebbe reso ad [[Enzo Biagi]] per la trasmissione ''Questo secolo'', del [[1982]], intendeva elogiarlo per un articolo anti-razzista che aveva scritto<ref name=biagi82>[[Enzo Biagi]], ''Questo secolo'', trasmissione televisiva del 1982</ref>.
{{q|''Mi disse: «Avete fatto benissimo a scrivere quell'articolo, il razzismo è roba da biondi». Senza rendersi conto che io, che allora avevo i capelli, ero biondo…''|Indro Montanelli, ''Questo secolo'', 1982}}
 
Nella [[frazione geografica|frazione]] [[Borgo San Giacomo (Venzone)|Borgo San Giacomo]] si trova il [[Laghetto Pelas]].
Dopo un breve soggiorno a [[Grenoble]]<ref name=correva />, esordì come giornalista di [[cronaca nera]] nel [[1934]] a [[Parigi]], al ''[[Paris-Soir]]'', al quale si era offerto come "informatore volontario"<ref name=correva />. Collaborava contemporaneamente al quotidiano italo-francese diretto da Italo Sulliotti ''[[L'Italie Nouvelle]]''. Fu poi mandato come corrispondente in [[Norvegia]] e da lì in [[Canada]] (sempre per ''Paris-Soir'')<ref name=correva />. Gli articoli che Montanelli spedì dal Canada furono notati da [[Webb Miller]], all'epoca inviato parigino della [[United Press]], che suggerì all'agenzia di assumerlo. Montanelli iniziò quindi a lavorare come apprendista alla sede centrale della UP, a [[New York]]<ref name=correva />, mantenendo tuttavia rapporti professionali con ''Paris-Soir''<ref name = "curridori"/>. Fu infatti la rivista parigina a offrirgli la possibilità di realizzare il suo primo ''scoop''<ref>indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 1.</ref><ref name = "gerbi">{{cita libro|autore = Sandro Gerbi, Raffaele Liucci|titolo=Lo stregone: la prima vita di Indro Montanelli|editore=Einaudi|anno=2006}}</ref>, un'intervista con il magnate [[Henry Ford]].
[[File:Indro Montanelli 1936.jpg|right|thumb|200px|Montanelli nel 1936]]
Nel [[1935]] l'Italia fascista [[Guerra d'Etiopia|invase l'Etiopia]]. Montanelli si propose come inviato in zona di guerra, ma l'agenzia non acconsentì perché essendo italiano non avrebbe potuto essere obiettivo nelle sue corrispondenze, così lasciò la United Press e si arruolò volontario<ref name=biagi82 />.
 
== Società ==
Partecipò alla guerra (iniziata nell'ottobre 1935) come [[sottotenente]] in un battaglione coloniale di [[Ascari]] (comandante di compagnia in seno al XX Battaglione Eritreo<ref name=correva />):
=== Evoluzione demografica ===
{{quote|Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora.|Indro Montanelli, ringraziando [[Benito Mussolini]] ("Gran Babbo"), nel raccontare la sua esperienza di comandante di una compagnia di [[Ascaro|Ascari]] durante la [[guerra d'Etiopia]].<ref>Indro Montanelli ''XX Battaglione Eritreo'', Panorama, Milano, 1936, pag. 226</ref>}}
{{Demografia/Venzone}}
 
== Lingue e dialetti ==
La guerra di Montanelli durò solo fino a dicembre: fu ferito e dovette abbandonare i combattimenti. Durante la sua permanenza al fronte aveva iniziato a scrivere un libro-''reportage'', che diede alle stampe all'inizio del [[1936]], mentre era ancora all'estero<ref name=correva />. L'opera, ''XX Battaglione Eritreo'', in maggio fu recensita favorevolmente da [[Ugo Ojetti]] (sul ''Corriere della Sera'') e da [[Goffredo Bellonci]]; la sua [[tiratura]] raggiunse le 30.000 copie<ref name=correva />.
A Venzone, accanto alla [[lingua italiana]], la popolazione utilizza il [[friulano centro-orientale]], una variante della [[lingua friulana]]. Nel territorio comunale vige la Legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29 "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della
Il padre di Indro, Sestilio, si trovava in Africa Orientale per dirigere una commissione di esami per militari e civili dell'esercito residenti nelle colonie. Intercesse presso il direttore del quotidiano di [[Asmara]] ''La Nuova Eritrea'', Leonardo Gana, facendolo assumere. Montanelli ottenne così la tessera di giornalista. Nel gennaio [[1936]] fu trasferito dal XX Battaglione Eritreo al Drappello Servizi Presidiari e iniziò a prestare servizio presso l'Ufficio Stampa e Propaganda.<ref>Marco Lenci, ''L'Eritrea e l'Etiopia nell'esperienza di Indro Montanelli'', «Studi Piacentini», n° 33/2003.</ref>
lingua friulana"<ref>{{cita web |titolo=Denominazioni ufficiali in Lingua Friulana |url=http://www.arlef.it/it/documenti/#/toponomastica lista ufficiale |accesso=26 ottobre 2011 |editore=Arlef}}</ref>, con la quale la Regione Friuli Venezia Giulia stabilì le denominazioni ufficiali in friulano standard e in friulano locale dei comuni in cui effettivamente si parla il [[lingua friulana|friulano]].
 
== Cultura ==
In Etiopia Montanelli ebbe una relazione di [[madamato]] con una ragazzina eritrea musulmana di 12 anni, Fatima<ref name=correva />, versando al padre la [[Prezzo della sposa|convenuta cifra]] di 500 [[lira italiana|lire]], secondo i costumi locali; compresi nel prezzo, ebbe a raccontare l'interessato, anche un cavallo e un fucile<ref name=biagi82 />. Questa "madama" lo seguì per l'intera permanenza in Africa.<ref>Intervista di [[Enzo Biagi]] a Indro Montanelli del [[1982]] nel programma ''RT-Era ieri'', trasmesso da [[Rai 3]] alle 23.45 del 13 ottobre [[2008]]. L'usanza del "[[madamato]]", dapprima tollerata, per limitare le infezioni veneree, fu in seguito proibita nell'aprile [[1937]], per evitare contatti tra italiani e africani; il provvedimento fu poi seguito l'anno dopo dall'emanazione delle [[leggi razziali fasciste|Leggi Razziali]].</ref>
=== Persone legate a Venzone ===
* [[Pier Antonio Bellina]] (Venzone, [[1941]] - [[Basiliano (Italia)|Basagliapenta di Basiliano]], [[2007]]), presbitero, scrittore e giornalista.
* [[Francesco Mantica (1534-1614)|Francesco Mantica]] (Venzone, [[1534]] - Roma, [[1614]]) avvocato, giurista, docente di diritto, nominato cardinale da [[Clemente VIII]] nel [[1596]].
* [[Leonardo Marzona]] (Venzone, [[1773]] - [[San Daniele del Friuli]], [[1852]]), musicista e compositore.
* [[Paolo Antonio Marpillero]], vissuto nel XVIII secolo, patrizio di Venzone, noto per avere il proprio corpo mummificato nel Duomo di Venzone.
* [[Girolamo Sini]] (1529 - 1602), nato a [[San Daniele del Friuli]], abate, oratore e insegnante di lettere a Venzone.
* [[Emma Marpillero]] (Udine, [[1896]] - [[Terni]], [[1985]]), futurista, pittrice.
 
=== Eventi ===
Redattore de ''La Nuova Eritrea'', Montanelli scrisse un pezzo per ''[[Civiltà Fascista]]'' intitolato "Dentro la guerra":
* ''Festa della zucca'':questa kermesse si svolge dal [[1991]] il quarto fine settimana di ottobre. Si tratta di una rievocazione storica dove per due giorni all'interno delle mura si torna indietro di qualche secolo, e si possono gustare prodotti a base di zucca nelle varie taverne e bancarelle. Informazioni sul sito della [http://www.prolocovenzone.it/Areas/GeneralInformation/FestaDellaZucca.aspx Pro Venzone]
{{quote|Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà.|Indro Montanelli, gennaio 1936, ''Civiltà Fascista''<ref>[http://www.canegrate.org/xxvaprile/pdf/fascismo_giusto.pdf fascismo_giusto.pdf<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>}}
 
== Amministrazione ==
[[Manlio Morgagni]], direttore dell'[[Agenzia Stefani]] e fedelissimo di Mussolini, lo avrebbe voluto come corrispondente dall'[[Asmara]], ma la trattativa non ebbe esito positivo. Quando il padre ritornò in Italia, Indro lo seguì.<ref>R. Canosa, ''La voce del Duce. L'agenzia Stefani: l'arma segreta di Mussolini'', Mondadori, Milano 2002, p. 108.</ref>
{{...}}
 
== Galleria fotografica ==
Tornato in Italia nell'agosto 1936, Montanelli ripartì per la [[guerra civile spagnola]] come corrispondente per il quotidiano romano ''[[Il Messaggero]]'', scrivendo articoli anche per ''[[L'Illustrazione Italiana]]'' e il neonato settimanale ''[[Omnibus (rivista)|Omnibus]]'' di [[Leo Longanesi|Longanesi]]. Le sue posizioni sulla spedizione in Spagna gli crearono seri problemi con il regime.
<gallery>
Immagine:Venzone-Duomo1.JPG|Facciata del Duomo
Immagine:Venzone-DuomoInterno.jpg|L'interno del Duomo
Immagine:Venzone-DuomoCampanile.jpg|Il campanile
Immagine:Venzone-Duomoparticolaredelcampanile.jpg|Particolare del campanile
Immagine:Venzone-Cripta.jpg|Il Battistero (ex cappella di San Michele) con la cripta delle mummie
Immagine:Venzone-Municipio.jpg|Il palazzo del Municipio
Immagine:Venzone-scorcio.jpg|Scorcio del centro storico
Immagine:Venzone,_Udine_(Italy).JPG|La piazza del municipio
Immagine:Venzone.jpg|Duomo e mura medievali
Immagine:Venzone Duomo interno.jpg|Duomo. Interno.
Immagine:MummieVenzone.jpg|Mummie di Venzone.
Immagine:Venzone Baptistère San Michele.jpg|Il Battistero
</gallery>
 
{{interprogetto|commons=category:Venzone|Venzone}}
In un resoconto sulla [[battaglia di Santander]] diede descrizione della resa della guarnigione repubblicana iniziando con questo ''[[incipit]]'': "''È stata una lunga passeggiata militare con un solo nemico: il caldo''."<ref name=oraverita /><ref name=fondazionemontanelli>Biografia dal sito {{cita web|url=http://www.fondazionemontanelli.it|titolo=Fondazione Montanelli|data?04-01-2010}} relativamente al 1937; lo stesso sito fa riferimento anche ad un ordine diretto di Mussolini per quanto riguarda il successivo rimpatrio.</ref> La sua simpatia per gli anarchici spagnoli lo portò ad aiutare uno di loro, che accompagnò fuori della frontiera; il gesto venne ricompensato da "El Campesino"<ref>Al secolo [[Valentín González]].</ref>, capo anarchico della 46ª divisione nella [[Guerra di Spagna]], con il dono di una tessera della ''Federación Anarquista de Cataluña'' di cui Montanelli si sarebbe fregiato per tutta la vita<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 4.</ref>. Una volta rimpatriato, il [[minculpop]], con l'intervento diretto di Mussolini, lo cancellò dall'albo dei giornalisti per l'articolo sulla battaglia di Santander, considerato offensivo per l'onore delle forze armate. Gli fu anche tolta la tessera del Partito<ref name=fondazionemontanelli/>, che poi nulla egli fece per riavere. Alla vigilia del processo con il quale avrebbe potuto essere condannato al [[confino]], Montanelli raccontò di aver minacciato che in [[dibattimento]] avrebbe chiesto che venisse fatto il nome di un morto, uno solo; "e allora il processo non si fece più"<ref name=oraverita />.
 
Per evitare il peggio, [[Giuseppe Bottai]], allora ministro dell'Educazione nazionale e suo amico dai tempi dell'Etiopia<ref name=correva />, prima gli trovò in [[Estonia]] un [[lettorato (università)|lettorato]] di italiano nell'[[Università di Tartu]], poi lo fece nominare direttore dell'[[Istituti italiani di cultura all'estero|Istituto Italiano di Cultura]] di [[Tallinn]], la capitale<ref name=gbg>[[Giordano Bruno Guerri]], ''Giornalisti raccontano'', trasmissione televisiva del [[1987]]</ref>. Come racconta in ''Pantheon Minore'', a Tallinn, su richiesta del colonnello russo Engelhardt, Montanelli diede ospitalità alla moglie russa di [[Vidkun Quisling]], che di lì a qualche anno sarebbe divenuto il capo del regime [[collaborazionismo|collaborazionista]] di [[Oslo]], avendo modo in quell'occasione di conoscere anche il futuro ''fører'' di [[Norvegia]]<ref name=correva /><ref>Indro Montanelli, ''Pantheon Minore'', Milano, Longanesi & C., 1955, pp. 48-55.</ref>.
 
=== Gli anni della seconda guerra mondiale ===
Ritornato in Italia, entrò nel [[1938]] al ''[[Corriere della Sera]]'' grazie anche all'interessamento di [[Ugo Ojetti]], che credeva nel suo talento giornalistico<ref name = "nuovestanze">Indro Montanelli, ''Le Nuove stanze''.</ref>. Ojetti, ex direttore del Corriere, fece il suo nome ad [[Aldo Borelli]], il direttore in carica, che l'incaricò di scrivere articoli di viaggi e letteratura, con la consegna di tenersi lontano dai temi politici<ref name = "soltanto6">Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 6.</ref>
 
Montanelli fece l'[[inviato]] di guerra<ref>Nel linguaggio dell'epoca, l'inviato era denominato "redattore viaggiante".</ref> in giro per l'[[Europa]]. Nel [[1939]] fu in [[Albania]], diventata quell'anno [[Colonialismo italiano|colonia italiana]]; sarebbe stato Bottai a fare il suo nome a [[Galeazzo Ciano]], indicandolo come la persona più adatta a raccontare la nuova conquista<ref name=correva />.
 
Tornato dall'Albania, seguì nell'agosto 1939 un gruppo di 200 giovani fascisti che partivano per un'impresa di ardimento consistente nel percorrere in [[bicicletta]] la [[Germania]], da Sud a Nord, sino a [[Berlino]], con la scorta di una colonna della [[Hitlerjugend]]<ref name=correva />. Fra le sue corrispondenze, ve ne fu una in cui si inventò che i ciclisti italiani si sarebbero fermati in [[Austria]] ad aiutare i coloni a mietere il grano<ref name=correva />.
 
Il 1º settembre 1939<ref>Era il giorno della dichiarazione di guerra, da parte del [[Regno Unito]] e della [[Francia]], alla [[Germania nazista|Germania]]; il giorno in cui ebbe origine il secondo conflitto mondiale.</ref>, mentre si trovava ancora in Germania, conobbe sul [[Corridoio di Danzica]] [[Adolf Hitler]], alla presenza dello scultore [[Arno Breker]] e dell'architetto [[Albert Speer]] (che confermò poi, nel 1979, la veridicità di quell'incontro).<ref>Montanelli stesso ebbe modo di rievocare l'episodio nel libro-intervista autobiografico ''Il testimone''.</ref>
 
Con lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], Montanelli si recò al fronte. Oltre all'invasione della [[Polonia]], assistette a quella dell'[[Estonia]] da parte dei sovietici. In [[Finlandia]] dall'ottobre 1939, fu appassionato testimone del [[Guerra d'inverno|tentativo d'invasione]] da parte dell'[[URSS]]; nei suoi articoli per il ''Corriere della Sera'' trasparve una forte propensione per la causa finlandese. Da quelle corrispondenze nacque ''I cento giorni della Finlandia''. Dopo il [[Trattato di Mosca (1940)|trattato di pace di Mosca]] (12 marzo 1940), si spostò in Norvegia per seguire l'invasione del paese ad opera dei tedeschi. Poi in maggio rientrò in Italia (dal 29 gennaio era stato reintegrato nella redazione del ''Corriere della Sera'' con un regolare contratto di assunzione).
 
Con l'entrata in guerra dell'Italia (giugno 1940), Montanelli venne inviato in [[Francia]] e nei [[Balcani]]; poi gli fu assegnato l'incarico di seguire la campagna militare italiana come corrispondente dalla [[Grecia]] e dall'[[Albania]]. Raccontò di aver scritto poco, per malattia ma soprattutto per onestà intellettuale: il regime gli imponeva l'obbligo di propaganda, ma sotto i suoi occhi l'esercito italiano subiva seri danni<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 10.</ref>.
 
Decise di rimpatriare nel [[1942]] per sposarsi con l'austriaca Margarethe De Colins De Tarsienne<ref name = "dbi">{{DBI
|nome = Indro Montanelli|nomeurl = indro-montanelli|autore = Sandro Gerbi, Raffaele Liucci|anno = 2011|volume = 75}}</ref>, che aveva conosciuto nel 1938 (l'unione si concluse con la separazione nel [[1951]]).<ref>{{cita news|autore=Chiara Caliceti|url=http://qn.quotidiano.net/2002/01/05/2881599-Esclusivo--La-prima-moglie-di-Indro-.shtml|titolo="Io, signora Montanelli"|pubblicazione=quotidiano.net|data=5 gennaio 2002}}</ref>. Dal [[1942]] al [[1943]] scrisse sul settimanale ''[[Tempo (rivista)|Tempo]]'' sotto lo pseudonimo di "Calandrino".<ref name = "dbi"/>
 
Nel [[1943]] visse il disfacimento dell'8 settembre e si associò al movimento [[Giustizia e Libertà]]. Ma prima che riuscisse ad unirsi effettivamente alle formazioni combattenti, fu scoperto dai tedeschi.
 
===La prigionia (febbraio-luglio 1944)===
Il 5 febbraio [[1944]] Indro Montanelli e la moglie furono arrestati dietro una soffiata della portinaia dello stabile in cui viveva la moglie del giornalista. Un paio di giorni dopo i due coniugi si ritrovarono in una cella in una prigione tedesca di Gallarate. L'accusa per il giornalista fu di aver pubblicato sul “Tempo di Roma” degli articoli considerati diffamatori del regime nell'ottobre 1943.<ref name=”Lettere”>Indro Montanelli, ''Nella mia lunga e tormentata esistenza''. Rizzoli, 2012.</ref>
 
Ecco la deposizione resa da Montanelli nel primo interrogatorio nella prigione tedesca:<ref>{{cita|Lettere|p.89|Montanelli, 2012}}</ref> {{quote|Dal 1938 non appartengo più al Partito fascista. Sono liberale ma non ho svolto nessuna attività in seno al partito omonimo. Ho considerato un giorno di lutto nazionale quello dell'alleanza fra Italia e Germania; ugualmente catastrofico per noi e per voi il nostro intervento in guerra. Considero l'8 settembre come un evento vergognoso e necessario. Come Ufficiale sono fedele al Re. E, siccome il Re è in guerra con voi, anch'io mi considero in guerra con voi. Se l'8 settembre avessi rivestito l'uniforme non mi sarei arreso. Non odio la Germania. Riterrei catastrofica per il mio Paese una sua completa vittoria, così come una sua completa sconfitta. Dopo l'8 settembre ho avuto più volte la tentazione di arruolarmi nelle bande, ma vi ho sempre rinunziato: vorrei combattere come soldato; ma, non potendolo, rinunzio a combattervi come bandito.}}
 
La moglie fu tenuta in carcere sotto la seguente accusa: “Essendo al corrente delle opinioni e dell'attività del marito, non lo denunziava”. A Montanelli fu comunicato: “La sua fucilazione è inevitabile" e fu consegnato al reparto dei condannati a morte. La sua condanna a morte venne portata alla firma il 15 febbraio, poi fu revocata per una prosecuzione d'inchiesta.<ref>{{cita|Lettere|p. 97|Montanelli, 2012}}</ref>
 
Nei tre mesi successivi Montanelli spedì dal carcere diverse lettere e biglietti, sia ad amici e parenti che a persone altolocate (tra cui anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale [[Alfredo Ildefonso Schuster|Schuster]]), realizzando così una fitta rete di sostegno.<ref>[http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDmenu=12 Indro Montanelli<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://spacepress.wordpress.com/2009/04/20/travaglioricordando-il-grande-montanelli/ Travaglio:ricordando il grande Montanelli.- « SPACEPRESS<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.fondazioneitaliani.it/index.php/Indro-Montanelli-biografia.html Indro Montanelli, biografia - Italiani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/indro/indro/indro.html la Repubblica/cronaca: È morto Indro Montanelli in lutto il giornalismo<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref name="archiviostorico.corriere.it">[http://archiviostorico.corriere.it/1992/novembre/19/Montanelli_appuntamenti_con_storia_co_0_92111913413.shtml Montanelli. appuntamenti con la storia<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.avvenimentitaliani.it/montanelli.html avvenimentitaliani.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/23/montanelli-imprevedibile-indro.html MONTANELLI L' IMPREVEDIBILE INDRO - Repubblica.it » Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/persona/MIDC0007AD/ Montanelli Indro (Fucecchio, 1909 - Milano, 2001 luglio 22) - Archivi storici - Lombardia Beni Culturali<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>[http://www.odg.mi.it/node/31376 Indro Montanelli 1909-2001. Dal nostro inviato del Novecento | Ordine dei Giornalisti<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Nello stesso periodo, tutti i suoi vicini di cella (26 persone) vennero portati al muro e fucilati, tranne lui. Il 6 maggio Montanelli e la moglie vennero prelevati dal carcere tedesco e trasferiti nel [[carcere di San Vittore]].<ref>{{cita|Lettere|p. 105|Montanelli, 2012}}</ref> Le condizioni di vita migliorarono notevolmente: le guardie erano italiane ed il Comitato di Liberazione Nazionale aveva in carcere i suoi delegati.
 
Ma in luglio cominciarono le fucilazioni anche a San Vittore. Di nuovo, uno dopo l'altro i suoi compagni di prigionia furono messi al muro. Con l'aiuto di più persone, tra le quali anche Luca Ostèria, funzionario dell'[[Ovra]] (che fabbricò un falso ordine di trasferimento)<ref>{{cita|Lettere|p. 102|Montanelli, 2012}}</ref><ref>È anche vero che Aldo Crespi versò di propria tasca 500.000 lire all'ufficiale [[SS]] Theodor Saevecke, e a Luca Ostèria.</ref>, un giorno prima della data prevista per l'esecuzione, Montanelli e un altro prigioniero vennero prelevati dal carcere e portati in un nascondiglio. Passati dieci giorni, i fuggitivi furono condotti fino a [[Luino]], al confine con la Svizzera; l'operazione fu eseguita con l'appoggio del [[C.L.N.]]<ref>{{cita|Lettere|p. 108|Montanelli, 2012}}</ref> A piedi Montanelli raggiunse la città di [[Lugano]]. Rimase in Svizzera fino alla fine della guerra.<br/>
Dall'esperienza trascorsa nella prigione di Gallarate e poi in quella di San Vittore trasse ispirazione per il romanzo ''[[Il generale Della Rovere (romanzo)|Il generale Della Rovere]]''<ref>Dal libro [[Roberto Rossellini]] trasse il film-capolavoro ''[[Il generale Della Rovere]]'', che venne premiato con un [[Leone d'oro]] a [[Venezia]].</ref>.
 
===Dal dopoguerra agli anni sessanta===
Quando Montanelli fece ritorno in Italia, il 25 aprile [[1945]], trovò al ''Corriere della Sera'' una situazione molto diversa rispetto a quando l'aveva lasciato.<ref name = "reggiani1">{{cita web|autore=Odoardo Reggiani|titolo=Indro Montanelli (prima parte) - I grandi del giornalismo|url=http://www.ilcastellano.net/index.php?option=com_content&view=article&id=361&Itemid=30|pubblicazione=Il Castellano}}</ref>. Il ''Corriere'' era stato commissariato, per decreto del [[Comitato di liberazione nazionale]]. Il nuovo direttore, [[Mario Borsa]], aveva organizzato l'epurazione di vari giornalisti ritenuti colpevoli di connivenza col regime di Salò<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 12.</ref>. A indicare i nomi degli epurati fu designato [[Mario Melloni]], il futuro "Fortebraccio", che «siccome era un galantuomo, alle fine non epurò nessuno, o quasi. Io [Montanelli] fui uno dei pochi»<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 12.</ref>. Montanelli dovette ricominciare dal "settimanale popolare" del ''Corriere'', ''[[La Domenica del Corriere]]'' (all'epoca intitolata "Domenica degli Italiani"), di cui assunse la direzione nello stesso anno. Solo alla fine del [[1946]] poté tornare in via Solferino. Nel frattempo, era stato reintegrato nell'Albo dei giornalisti.<ref>{{cita|Lettere|p. 265|Montanelli, 2012}}</ref>
 
Riallacciò i rapporti con l'amico [[Leo Longanesi]], pubblicando alcune opere con la sua nuova casa editrice, la [[Longanesi|Longanesi & C]] (tra cui ''Morire in piedi'', 1949). Nel [[1950]], assieme a [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]] e [[Henry Furst]], aiutò Longanesi a fondare il settimanale ''[[Il Borghese]]''. Scrisse anche un articolo per il primo numero, datato 15 marzo 1950<ref>La collaborazione con il periodico proseguì fino al 1956. Si interruppe poiché in quell'anno l'amicizia tra i due s'incrinò.</ref>.
 
Montanelli, oltre che con Longanesi, strinse un'amicizia profonda con un altro personaggio importante nella cultura italiana dell'epoca, [[Dino Buzzati]].<ref>{{cita news|autore=Mario Biondi|wkautore=[[Mario Biondi (scrittore)]]|url=http://www.infinitestorie.it/frames.speciali/speciali.asp?ID=124|titolo= Montanelli: più che un’amicizia una complicità. Conversazione con Giorgio Soavi|editore=infinitestorie.it|accesso=18 settembre 2012}}</ref> Il terzo intellettuale con cui Montanelli strinse una forte e duratura amicizia fu [[Giuseppe Prezzolini]], che stimava per l'indipendenza di pensiero<ref>Montanelli conosceva la rivista che Prezzolini aveva fondato nel 1909, ''[[La Voce (rivista)|La Voce]]'', che considerava uno dei migliori prodotti del giornalismo culturale italiano.</ref>.
 
Fino alla fine del [[1953]] Montanelli fu impegnato come inviato speciale del ''Corriere'', spesso all'estero. Dal [[1954]] iniziò la sua collaborazione stabile con ''[[Il Borghese]]'', in cui firmò gli articoli sotto gli pseudonimi di Adolfo Coltano<ref>Chiaro il riferimento al campo di prigionia in cui, nei mesi successivi alla Liberazione, erano stati rinchiusi numerosi appartenenti alla R.S.I.</ref> e Antonio Siberia e di cui fu una delle tre colonne portanti, assieme a Longanesi e [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]].<ref>Raffaele Liucci, ''L'Italia borghese di Longanesi''. Marsilio, Venezia, 2002.</ref>. Nel [[1956]] Longanesi e Montanelli diedero una descrizione opposta della [[Rivolta d'Ungheria]]; i rapporti tra i due si raffreddarono. Montanelli interruppe la collaborazione al ''Borghese''.
 
Nello stesso periodo accettò la richiesta di [[Dino Buzzati]] di tornare a collaborare con ''[[La Domenica del Corriere]]''. Buzzati gli diede una pagina intera; nacque la rubrica «Montanelli pensa così», che divenne poi «La Stanza di Montanelli», uno spazio in cui il giornalista rispondeva ai lettori sui temi di attualità più caldi. In breve tempo diventò una delle rubriche più lette d'Italia.
 
Grazie al successo della rubrica, Montanelli accettò di scrivere a puntate la [[Storia romana|storia dei Romani]] e poi [[Grecia antica|quella dei Greci]]. Cominciò così la carriera di storico, che fece di Montanelli il più venduto storico italiano<ref>Solo la ''Storia d'Italia'' ha venduto, al [[2004]], oltre un milione di copie, e risulta il saggio storico di maggior successo negli annali dell'editoria italiana.</ref>.
 
{{vedi anche|Storia d'Italia (Montanelli)}}
 
Il primo libro venne intitolato ''[[Storia di Roma (saggio)|Storia di Roma]]'' e fu pubblicato a puntate su ''La Domenica del Corriere'' e poi, nel 1957, raccolto in volume per [[Longanesi]]. Dal 1959 in poi la fortunata serie venne edita dalla [[Rizzoli Editore]]. La serie continuò con la ''[[Storia dei Greci]]'', per poi riprendere con la ''Storia d'Italia'' dal Medioevo ad oggi.
 
Quando la parlamentare socialista [[Lina Merlin]] nel [[1956]] propose un disegno di legge che prevedeva l'abolizione della regolamentazione della [[prostituzione]] in Italia e la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui, in particolare attraverso l'abolizione delle [[case di tolleranza]], Montanelli si batté pervicacemente contro quella che veniva già chiamata – e si sarebbe da allora chiamata – "[[Legge Merlin]]". Diede alle stampe un ''[[pamphlet]]'' intitolato ''Addio, Wanda!'', nel quale scriveva tra l'altro:
 
{{quote|… in Italia un colpo di piccone alle case chiuse fa crollare l'intero edificio, basato su tre fondamentali puntelli, la Fede cattolica, la Patria e la Famiglia. Perché era nei cosiddetti postriboli che queste tre istituzioni trovavano la più sicura garanzia…|}}
 
Nello stesso 1956 la sua attività d'inviato aveva portato Montanelli a [[Budapest]], dove fu testimone della [[rivoluzione ungherese del 1956|rivoluzione ungherese]]. La repressione sovietica gli ispirò la trama di un'opera teatrale, ''I sogni muoiono all'alba'' ([[1960]]), da lui portata anche al cinema l'anno successivo insieme a Mario Craveri ed [[Enrico Gras]], con [[Lea Massari]] e [[Renzo Montagnani]] nel ruolo dei giovani protagonisti.
 
Nel 1959 Montanelli fu protagonista della prima intervista rilasciata da un papa ad un quotidiano laico<ref name = "cubeddu">{{cita news|titolo=La Chiesa che ho conosciuto|autore=Giovanni Cubeddu|data=luglio/agosto 2000|pubblicazione=30 giorni nella Chiesa e nel Mondo}}</ref>, pubblicando il resoconto di un suo incontro con [[Giovanni XXIII]]. Il pontefice, tramite il suo segretario [[Loris Capovilla]], aveva informato Missiroli di voler concedere un'intervista a un giornalista esterno al mondo cattolico. Il direttore del giornale designò perciò Montanelli al posto del vaticanista del Corriere, [[Silvio Negro]]. Superato l'iniziale imbarazzo nel trovarsi di fronte a un mondo a lui non familiare, il giornalista intrattenne una lunga conversazione con il papa, il quale gli confidò anche alcune sue opinioni private, come la sua scarsa stima per il suo predecessore [[Pio X]], canonizato alcuni anni prima<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 19.</ref>. L'incontro con Giovanni XXIII fu pubblicato sulla terza pagina del Corriere, cosa che Montanelli considerò una posizione inadatta per lo storico evento (il giornalista attribuì questa scelta di Missiroli alla sua preoccupazione di non offendere Negro per l'esclusione)<ref name = "cubeddu"/>. D'altra parte, il direttore rimproverò a Montanelli di avere relegato a un accenno la storica decisione dell'indizione del [[Concilio Vaticano II]], una notizia che Giovanni XXIII aveva ufficializzato proprio durante l'incontro: Montanelli, inesperto del linguaggio ecclesiastico, non aveva colto l'importanza dell'annuncio<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 19.</ref>.
 
Nel [[1963]], dopo il [[disastro del Vajont]], Montanelli assunse una posizione controversa in merito alle reali cause della tragedia,<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/06/tragedia_del_Vajont_caccia_alle_co_0_9812069410.shtml|titolo=La tragedia del Vajont e la caccia alle streghe}}</ref> affermando il carattere di catastrofe naturale della stessa<ref>[http://www.tinamerlin.it/Opere/Sulla%20pell_11-3.aspx Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont.]</ref> e tacciando di "sciacallaggio" l'attività di alcuni giornalisti italiani, tra i quali [[Tina Merlin]] dell'[[l'Unità|Unità]], che avevano denunciato i rischi derivanti dalla costruzione della diga per l'incolumità della popolazione; egli non rinnegò mai questa sua opinione negli anni, nonostante le responsabilità accertate dalla magistratura<ref>[http://www.vajont.info/vastano/ilDolore1.html La diga è ancora lì. Come il dolore]</ref>.
 
A partire dal [[1965]] partecipò attivamente al dibattito sul [[colonialismo italiano]]. In accesa polemica con lo storico [[Angelo Del Boca]], Montanelli sostenne ostinatamente l'opinione secondo cui quello italiano fu un colonialismo mite e bonario, portato avanti grazie all'azione di un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene<ref>{{cita news|titolo=Montanelli, Del Boca e l' Etiopia: le guerre non finiscono mai|autore=Michele Brambilla|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º ottobre 1996|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/01/Montanelli_Del_Boca_Etiopia_guerre_co_0_9610012889.shtml}}</ref>. Nei suoi numerosi interventi pubblici negò ripetutamente l'impiego sistematico di [[armi chimiche]] come [[iprite]], [[fosgene]] e [[arsina|arsine]] da parte dell'aviazione militare italiana in [[Etiopia]]<ref>{{cita libro|Angelo | Del Boca | I gas di Mussolini, Il fascismo e la guerra d'Etiopia | 1996| Editori Riuniti | Roma|pagine=pp. 29 e 32}}</ref><ref name = "gerbi"/>, salvo poi nel 1996 scusarsi quando il suo oppositore dimostrò, documenti alla mano, l'impiego di tali mezzi di distruzione<ref>{{cita news|titolo=Gas in Etiopia: i documenti mi danno torto|autore=Indro Montanelli|pubblicazione=Corriere della Sera|data=13 febbraio 1996|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/febbraio/13/Gas_Etiopia_documenti_danno_torto_co_0_9602135236.shtml}}</ref>.
 
Dichiaratamente [[anticomunismo|anticomunista]], "[[anarchismo|anarco]]-[[conservatorismo|conservatore]]" (come amava definirsi su suggerimento del grande amico Prezzolini) e controcorrente, vedeva nelle sinistre un pericolo incombente<ref>Indro Montanelli, ''Le Nuove stanze'', "Un invito che sarebbe opportuno ripescare".</ref>, in quanto foraggiate dall'allora superpotenza sovietica<ref>Indro Montanelli, ''Le Stanze'', p. 269.</ref>.
 
Nel [[1968]] Montanelli pubblicò sul ''Corriere'' una serie di inchieste sulle città che aveva maggiormente nel cuore. I servizi riguardarono, tra le altre, [[Firenze]] e [[Venezia]]. Il giornalista dedicò ampio spazio alla Serenissima,<ref>L'inchiesta su Venezia uscì in quattro articoli, il 22, 23, 24 e 26 novembre 1968.</ref> lanciando l'allarme per la salvaguardia della città. Montanelli rilevò i pericoli che la crescente industrializzazione stava arrecando al delicato ecosistema lagunare. Stabilì un rapporto causa-effetto tra la forte industrializzazione della zona attorno a Porto Marghera e l'inquinamento a Venezia, la città e i suoi monumenti. Infine denunciò il silenzio delle pubbliche autorità, che continuavano ad ignorare i sintomi del degrado della laguna (su tutti l'acqua alta, che proprio in quegli anni iniziava ad essere molto frequente). Impiegò, in quest'opera di impegno civile svincolata da tematiche o colorazioni partitiche, tutta la sua autorevolezza personale<ref>[http://lanostrastoria.corriere.it/2011/01/il-sessantotto-di-montanelli-l.html Il Sessantotto di Montanelli, la battaglia per Venezia]</ref>. L'anno seguente, nel [[1969]], Montanelli registrò tre ''reportage'' televisivi per la [[Rai]], dedicati rispettivamente a [[Portofino]], Firenze e Venezia<ref>Il reportage su Venezia venne trasmesso il 12 novembre 1969.</ref>.
 
=== L'abbandono del ''Corriere'' ===
A partire dalla metà degli anni sessanta, dopo la morte di Mario e Vittorio Crespi e la grave malattia del terzo fratello Aldo, la proprietà del ''Corriere'' fu gestita dalla figlia di quest'ultimo<ref name="archiviostorico.corriere.it" />. Sotto il controllo di [[Giulia Maria Crespi|Giulia Maria]], il quotidiano operò una netta virata a sinistra. La nuova linea venne varata nel [[1972]], con il licenziamento in tronco del direttore [[Giovanni Spadolini]] e la sua sostituzione con [[Piero Ottone]].
 
Montanelli diede un giudizio tagliente sull'operazione. In un'intervista a ''[[L'Espresso]]'' dichiarò che «Un direttore non lo si caccia via come un domestico ladro» e, rivolgendosi ai Crespi, stigmatizzò il «modo autoritario, prepotente e guatemalteco che hanno scelto per imporre la loro decisione»<ref>[[Nello Ajello]], «D'ora in poi i padroni siamo noi», ''L'Espresso'', 12 marzo 1972.</ref>. L'articolo fece sensazione. Montanelli ricevette addirittura una proposta di candidatura alle imminenti elezioni politiche<ref>[[Elezioni politiche italiane del 1972]].</ref> da [[Ugo La Malfa]], presidente del [[Partito Repubblicano Italiano|Partito Repubblicano]] e suo amico personale (era stato lui a introdurre il giornalista, nel 1935, nel gruppo di antifascisti che in seguito avrebbero fondato il [[Partito d'Azione]]<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 11.</ref>). Montanelli declinò la proposta, girandola signorilmente a Spadolini. Un altro terreno di scontro con la proprietà del ''Corriere'' fu la sostituzione del capo della redazione romana, [[Ugo Indrio]]. Dopo il cambio di direttore, Indrio fu costretto a dimettersi; Montanelli lo difese, ma non riuscì ad evitare il suo allontanamento.
 
A partire dal [[1973]] Montanelli cominciò ad esprimere il proprio malumore sulla conduzione del giornale. Piero Ottone replicò con un [[articolo di fondo]] nel quale ribadiva la giustezza della propria posizione. Per evitare quella che considerava l'"autocensura rossa" attuata da molti colleghi, Montanelli scelse di limitarsi a curare una rubrica settimanale<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 21.</ref>, «Montanelli risponde». Il giornalista entrò definitivamente in rotta di collisione con la proprietà in seguito a due interviste rilasciate nell'ottobre 1973 e ad un articolo molto polemico nei confronti di [[Camilla Cederna]] grande amica di Giulia Maria Crespi. La prima fu pubblicata il 10 ottobre sul settimanale politico-culturale ''[[Il Mondo (rivista)|Il Mondo]]''. Montanelli dichiarava a [[Cesare Lanza]]:
 
{{quote|Non esiste un contrasto personale fra Piero Ottone e me. Siamo, anzi, in ottimi rapporti. C'è piuttosto un'impostazione del ''Corriere della Sera'' del tutto diversa da quella che è la tradizione del giornale: dissensi sull'attuale indirizzo esistono e sono stati apertamente manifestati. Un dissenso niente affatto sotterraneo, un dibattito; e può darsi che esso si concluda con la sconfitta di chi sostiene questi valori tradizionali. In questo caso, potrebbe avvenire una secessione.|Giampaolo Pansa, ''Comprati e venduti'', Bompiani, 1977, pag. 143.}}
 
E concludeva lanciando un appello:
{{quote|Ci vorrebbe da parte di una certa borghesia lombarda, che si sente defraudata dal suo giornale, un gesto di coraggio, di cui però questa borghesia, capace in fondo solo di brontolare, non è capace.|Giampaolo Pansa, ''op. cit.'', pag. 143.}}
 
La seconda uscì il 18 ottobre su ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]''. L'intervista, raccolta da [[Lamberto Sechi]], venne pubblicata con il titolo «Montanelli se ne va». E nel sommario: <small>"''A novembre mi metto in pensione'', annuncia il più famoso giornalista italiano. I motivi: dissensi sulla nuova linea del ''Corriere'', vecchia ruggine con uno dei proprietari, [[Giulia Maria Crespi]]. Per adesso pensa a portare a termine gli ultimi volumi della sua ''Storia d'Italia''. Ma non gli dispiacerebbe, dice, fondare un nuovo giornale" </small>.
 
L'editorialista spiegava:
{{quote|Tra virgolette, ora mi si può solo attribuire questo: il ''Corriere'' era un giornale misto, nel senso che conciliava il tipo di giornale a grande tiratura con quello di giornale d'élite. È molto probabile che questo compromesso si basasse su un tipo di pubblico e di società che non esiste più e che quindi oggi ci si deva [sic] rinunciare. Questa rinuncia Ottone la sta compiendo con coerenza (il giornale è anche tecnicamente fatto bene) e forse non poteva esimersi dal compierlo. Ma mette me in estremo disagio. Non gliene faccio alcun rimprovero. Semplicemente constato che le mie attitudini, la mia mentalità, il mio stile, tutto mi rende difficile l'adeguamento.|Franco Di Bella, ''Corriere segreto'', Rizzoli, 1982, p. 402 (Appendice).}}
 
Nel seguito dell'articolo, ''Panorama'' scriveva che Montanelli stava già pensando di realizzare un nuovo giornale con alcuni suoi fedelissimi, molti dei quali lavoravano con lui al ''Corriere''. Avuta l'anticipazione del testo, il 17 ottobre, Giulia Maria Crespi e Piero Ottone non apprezzarono affatto l'intervista. Quello stesso giorno, in serata, Ottone si recò al domicilio milanese di Montanelli per comunicargli la decisione del suo licenziamento. Montanelli, però, se ne andò volontariamente, presentando le dimissioni e accompagnandole da un polemico articolo di commiato. L'articolo non fu pubblicato: il ''Corriere'' diede la notizia con un comunicato, su una colonna, il 19 ottobre<ref>In un'intervista concessa a Franco Di Bella, Montanelli smentì di aver lasciato il Corriere per incassare subito la [[liquidazione]] e rivelò che la cifra che ricevette fu di soli 75 milioni di lire, dopo 37 anni di carriera. Cfr. Franco Di Bella, ''Corriere segreto'', Rizzoli, 1982.</ref>.
 
Il giorno stesso della sua uscita dal ''Corriere'', Montanelli ricevette un'offerta da [[Gianni Agnelli]], che gli propose di scrivere su ''[[La Stampa]]''. L'offerta fu accettata. Indro pubblicò il suo primo pezzo sul quotidiano torinese il 28 ottobre<ref>Sandro Gerbi, Raffaele Liucci, ''op. cit.'', pag. 91.</ref>. Montanelli lasciò anche la sua "storica" rubrica sul settimanale ''[[La Domenica del Corriere]]'' per traslocare sul concorrente ''[[Oggi (rivista)|Oggi]]''<ref>Montanelli manterrà la sua ''Stanza'' su Oggi fino alla morte nel 2001.</ref>. Il 17 marzo [[1974]] preannunciò sul quotidiano torinese il suo progetto di fondare un nuovo giornale; il suo ultimo articolo su ''La Stampa'' comparve il 21 aprile. Chiamò la nuova creatura ''Il Giornale Nuovo''<ref>Montanelli avrebbe desiderato chiamarlo "Il Giornale", tuttavia, a quel tempo esisteva una piccola testata con lo stesso nome, per cui dovette aggiungervi l'aggettivo "Nuovo". In seguito, con la chiusura di quella testata poté rinominare il suo quotidiano semplicemente ''[[Il Giornale]]''.</ref>. Nella sua "traversata nel deserto" dal Corriere al Giornale lo seguirono molti validi colleghi che, come lui, non condivisero il nuovo clima interno al Corriere, tra i quali [[Enzo Bettiza]], [[Egisto Corradi]], [[Guido Piovene]], [[Cesare Zappulli]], e intellettuali europei come [[Raymond Aron]], [[Eugène Ionesco]], [[Jean-François Revel]] e [[François Fejtő]].
 
All'inizio del 1974 il progetto di fondazione del nuovo quotidiano era definitivo. Giunse un insperato sostegno finanziario nella [[Montedison]] (guidata all'epoca da [[Eugenio Cefis]]), che gli fornì 12 miliardi di lire per tre anni<ref>Vittorio Feltri, "Piccola storia del giornalismo", ''Libero'', 16 giugno 2003.</ref>. Montanelli ottenne di rimanere il proprietario della testata con i giornalisti cofondatori.
 
Nello stesso anno si sposò in terze nozze con la collega [[Colette Rosselli]], [[Corsivo#Il_corsivo_giornalistico|corsivista]] del settimanale ''[[Gente (rivista)|Gente]]'' più nota con lo [[pseudonimo]] di «Donna Letizia»<ref>Colette Rosselli è deceduta il 9 marzo [[1996]].</ref>.
 
=== Direttore del ''Giornale'' ===
Con ''[[il Giornale]]'' (il primo numero uscì martedì 25 giugno [[1974]]), Montanelli intese creare una testata che esprimesse le istanze delle forze produttive della società, in particolare della piccola e media borghesia lombarda<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref>, inserendosi nel dibattito politico in guisa di interlocutore esterno alla politica, non schierato se non su orientamenti di massima e fautore di una [[destra (politica)|destra]] ideale<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 29.</ref>. L'iniziativa, in cui Montanelli ebbe l'opportunità di rappresentare con maggiore evidenza le proprie posizioni sempre poco conformiste e spesso originali, fu accolta con ostilità da gran parte del mondo della stampa nazionale e degli ambienti di sinistra<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref>. Il ''Giornale'' si avvalse della collaborazione di diverse grandi figure del giornalismo italiano, fra cui [[Enzo Bettiza]]<ref>Il sodalizio professionale tra Montanelli e Bettiza durò fino al 1983.</ref> e, successivamente, [[Gianni Brera]].
 
La prassi giornalistica di Montanelli fu influenzata dal praticantato fatto negli Stati Uniti, tenendo presente la massima imparata alla United Press, vale a dire che ogni articolo deve poter essere letto e capito da chiunque, anche da un «lattaio dell'[[Ohio]]». Divenne membro onorario dell'[[Accademia della Crusca]], per la quale si batté, sulle pagine del ''Giornale'', cercando di coinvolgere direttamente i suoi lettori, così che uno dei più antichi e importanti centri di studio sulla lingua italiana non scomparisse.
 
Nel 1975, Montanelli troncò la quarantennale amicizia con [[Ugo La Malfa]]. Il motivo della rottura, avvenuta in seguito ad una violenta lite<ref>{{cita news|titolo=Quella volta che Montanelli andò al Bagutta e tutti si voltarono dall' altra parte|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/24/Indro_Cavaliere_divorzio_uno_strappo_co_0_94032412884.shtml|pubblicazione="Corriere della Sera|autore=Francesco Cevasco|data=24 marzo 1994}}</ref>, fu la decisione, da parte del presidente del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], di sostenere il [[compromesso storico]], ovvero il riavvicinamento fra DC e PCI<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref>. La lite sarebbe stata ricomposta solo nel 1979, pochi giorni prima della scomparsa di La Malfa<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 24.</ref>.
 
Fra gli episodi che Montanelli ritenne a posteriori più importanti<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref> nella storia della sua conduzione del ''Giornale'', vi furono due campagne, entrambe lanciate nel 1976. La prima fu la raccolta fondi lanciata a favore delle vittime del [[Terremoto del Friuli (1976)|terremoto del Friuli]], che in poche settimane raccolse tre miliardi di lire. I proventi, affidati al cronista [[Egisto Corradi]], vennero usati per la ricostruzione dei comuni di [[Vito d'Asio]] e [[Montenars]] e della frazione di Sedilis, nel comune di [[Tarcento]].
 
L'altra campagna fu l'invito a votare per la [[Democrazia Cristiana|DC]], lanciato alla vigilia delle [[elezioni politiche italiane del 1976]]<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref>. Dinanzi alla crescita del [[Partito Comunista Italiano]], Montanelli sollecitò gli elettori moderati a impedire la salita al potere del partito di [[Enrico Berlinguer|Berlinguer]] con uno slogan poi divenuto celebre<ref>{{cita news|titolo=Montanelli si tura il naso come nel ' 76: voto l' uomo della Lega|pubblicazione=Corriere della Sera|data=6 giugno 1993|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/giugno/06/Montanelli_tura_naso_come_nel_co_0_93060610816.shtml}}</ref>:
{{quote|Turiamoci il naso e votiamo DC.|Frase originalmente detta da [[Gaetano Salvemini]] alla vigilia delle [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni politiche]] del 18 aprile [[1948]], come affermato dallo stesso Montanelli}}
 
Sempre nel 1976, Montanelli fu contattato da [[Mike Bongiorno]], che gli propose di condurre, sulla nascente rete televisiva [[Telemontecarlo]], un notiziario curato dalla redazione del ''Giornale''. La trasmissione, anch'essa intitolata ''Il giornale nuovo'', ebbe un notevole successo nonostante gli scarsi mezzi tecnici a disposizione. Costato solamente cento milioni di lire, il telegiornale, registrato in uno scantinato a Milano, fece registrare un'audience di alcuni milioni di telespettatori<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 22.</ref>. La popolarità della trasmissione fu accolta con ostilità dagli ambienti di sinistra: in particolare [[Eugenio Scalfari]], direttore di [[Repubblica]], accusò TMC di essere una rete illegale, e alcuni pretori ne bloccarono le frequenze<ref>{{cita libro|autore=Sandro Gerbi, Raffaele Liucci|titolo=Montanelli l'anarchico borghese: la seconda vita 1958-2001|editore=Einaudi|anno=2009}}</ref>.
 
Per tutto il periodo della sua conduzione, Montanelli curò sul Giornale una rubrica quotidiana, intitolata "[[Controcorrente (corsivo)|Controcorrente]]", in cui commentava in modo sarcastico fatti e personaggi d'attualità. Su questa rubrica, fra l'altro, proseguì il duello a distanza, già iniziato sulle colonne del Corriere, con [[Mario Melloni|Fortebraccio]], divenuto corsivista per [[l'Unità]]. I due giornalisti, di opposte ideologie (Mario Melloni|Fortebraccio era comunista) ma identica ''vis polemica'', mascherarono in realtà sotto i reciproci attacchi una relazione personale di amicizia e stima, come testimoniato dall'ironico epitaffio che Mario Melloni dichiarò sull'Unità di volere per se stesso: "Qui giace Fortebraccio / che segretamente / amò Indro Montanelli. / Passante, perdonalo / perché non ha mai cessato / di vergognarsene". Montanelli, sul Giornale, replicò che avrebbe voluto essere seppellito a fianco del collega, sotto l'epitaffio: "Vedi / lapide / accanto".<ref>{{cita news|titolo=Controcorrente: il cruccio quotidiano di Montanelli|autore=Giulio Nascimbeni|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º luglio 1993|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/01/controcorrente_cruccio_quotidiano_Montanelli_co_0_9307012865.shtml}}</ref><ref>{{cita news|titolo=La mia amicizia a prova di bomba con Fortebraccio|autore=Indro Montanelli|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/28/mia_amicizia_prova_bomba_con_co_0_9705289617.shtml|data=28 maggio 1997}}</ref>
 
=== L'attentato delle Brigate Rosse ===
Il 2 giugno [[1977]] Montanelli fu vittima a Milano di un attentato, tesogli dalla colonna milanese delle [[Brigate Rosse]]. Mentre si stava recando, come ogni mattina, al giornale, venne ferito all'angolo fra via Manin e piazza Cavour (ove aveva sede ''il Giornale'' nel cosiddetto Palazzo dei giornali), con una pistola 7.65 munita di [[silenziatore (armi)|silenziatore]]. L'attentatore gli sparò otto colpi consecutivamente, colpendolo due volte alla gamba destra, una volta di striscio alla gamba sinistra e alla natica, secondo una pratica definita – con un neologismo coniato in quel periodo – «[[gambizzazione]]»<ref>In quello stesso anno furono gambizzati altri due giornalisti: [[Vittorio Bruno]], vicedirettore del ''[[Secolo XIX]]'' ed [[Emilio Rossi]], direttore del [[TG1]].</ref>.
 
Il gruppo brigatista era formato da [[Lauro Azzolini]], [[Franco Bonisoli]] e [[Calogero Diana]]; fu quest'ultimo a sparare. Gli attentatori, che probabilmente non sapevano che Montanelli portava con sé una pistola, lo avvicinarono di spalle chiamandolo per nome. Mentre il giornalista, fermatosi, stava girandosi per rispondere, Diana gli sparò a distanza ravvicinata. Colpito, Montanelli, sentì cedere le gambe, ma non decise di estrarre la pistola. Il suo unico pensiero fu di non lasciarsi cadere a terra: si aggrappò alla cancellata dei Giardini<ref>Ricordando l'episodio in una intervista televisiva sostenne che fu questo gesto a salvargli la vita, in quanto se fosse immediatamente caduto gli ultimi colpi l'avrebbero probabilmente colpito alla pancia e al torace. Il particolare è annotato anche nei ''Diari'', pubblicati nel [[2009]].</ref> mentre urlava: "''Vigliacchi, vigliacchi!''" all'indirizzo dell'attentatore e dei complici in fuga; poi si lasciò scivolare a terra. Poco dopo dichiarò ad un soccorritore: "''Quei vigliacchi mi hanno fottuto. Li ho visti in faccia, non li conosco, ma credo di poterli riconoscere''"<ref>Vedi articoli nell'''Unità'' di venerdì 3 giugno 1977.</ref>. I proiettili trafissero la carne, fortunatamente senza ledere né ossa né vasi sanguigni<ref>Giorgio Torelli, ''Non avrete altro Indro. Montanelli raccontato con nostalgia'', Milano, Ancora, 2009. Pagg. 23-24.</ref>. Lauro Azzolini afferma che se Montanelli avesse estratto la sua pistola sarebbe stato sicuramente ucciso<ref>G.Bocca, ''Noi terroristi'', p. 147.</ref>.
 
Il ''Corriere della Sera'' dedicò un articolo al fatto di cronaca omettendo il suo nome nel titolo ("Milano […], gambizzato un giornalista"). Più ironico sulla ''[[Repubblica]]'' fu il vignettista [[Giorgio Forattini]], che raffigurò l'allora suo direttore [[Eugenio Scalfari]] nell'atto di puntarsi una pistola contro il piede dopo aver letto la notizia dell'attentato a Montanelli, suggerendo che ne invidiasse la popolarità. Altri quotidiani pubblicarono la notizia in prima pagina<ref>L'''Unità'' aprì col titolo "Montanelli ferito da colpi di pistola in un attentato di «brigatisti rossi»" corredato con la fotografia del ferito soccorso dai passanti. Il quotidiano comunista riportava la cronaca dell'evento evidenziando la ferma condanna del partito per un atto definito criminale nell'occhiello del titolo.</ref>.
 
L'attentato venne rivendicato dalla [[Walter Alasia#La "colonna Walter Alasia"|colonna Walter Alasia]] delle Brigate Rosse con una telefonata al ''[[Corriere d'Informazione]]'' (edizione pomeridiana del ''Corriere della Sera''). Secondo la rivendicazione dei terroristi perché "schiavo delle multinazionali". Due giorni prima, con la medesima tecnica, le Brigate Rosse avevano gambizzato a Genova [[Vittorio Bruno]], vicedirettore del ''[[Il Secolo XIX|Secolo XIX]]'', mentre il giorno successivo all'attentato a Montanelli venne gravemente ferito a Roma [[Emilio Rossi]], a quel tempo direttore del [[TG1]].
 
=== I rapporti con Silvio Berlusconi ===
Nel [[1977]] terminò il finanziamento della [[Montedison]]. Montanelli accettò il sostegno di [[Silvio Berlusconi]], all'epoca costruttore edile, che divenne socio di maggioranza nell'ottobre [[1979]]. Secondo Felice Froio, Montanelli, sottoscrivendo il contratto con Berlusconi, gli avrebbe detto: «Tu sei il proprietario, io sono il padrone almeno fino a che rimango direttore. […] Io veramente la vocazione del servitore non ce l'ho»<ref>{{cita libro|Felice | Froio | Il cavaliere incantatore | 2003 | Edizioni Dedalo | Bari |pagine=58}}</ref>.
 
Il loro sodalizio durò senza significativi contrasti fino al [[1994]]. Tanto che Montanelli, in una intervista concessa al giornalista Giorgio Ferrari agli inizi degli anni '90, disse: «La gente forse non ci crede quando dico che Silvio Berlusconi è il miglior padrone che potessi desiderare di avere. Sa perché? Perché ha capito immediatamente che non poteva darmi ordini. E non l'ha fatto. Di lui posso dire che è un misto di genialità e di coraggio, con un pizzico di "bausceria milanese". Uno che scommette su cose sulle quali tu non punteresti una lira».<ref>Giorgio Ferrari, ''Il Padrone del Diavolo'', Camunia, 1990.</ref>.
 
Secondo quanto racconta [[Marco Travaglio]], in una delle visite di Montanelli presso la villa di [[Arcore]], Berlusconi gli fece visitare il proprio mausoleo funebre e, al termine della visita, giunti presso la sala dei loculi, gli avrebbe offerto un posto vicino a [[Cesare Previti|Previti]], [[Marcello Dell'Utri|Dell'Utri]] e se stesso. Ma Montanelli declinò l'offerta, rispondendo ironicamente con l'[[incipit]] di una [[preghiera]] [[Celebrazione eucaristica|liturgica]]: «Domine, non sum dignus» ("O signore, non sono degno")<ref>{{cita video|url=http://www.youtube.com/watch?v=XdCrk9BLIGg|titolo=Marco Travaglio e il mausoleo egizio di Berlusconi!|editore=[[YouTube]]|autore=Marco Travaglio|data=21 gennaio 2008|accesso=4 maggio 2012}}</ref>.
 
Secondo la versione raccontata da Montanelli, in seguito alla "[[discesa in campo]]" di Berlusconi, questi si presentò all'ufficio amministrativo del ''Giornale'' chiedendo a Montanelli di supportarne le iniziative politiche. Egli però decise di non seguirlo. ''Il Giornale'' passò sotto la guida di [[Vittorio Feltri]].
 
Da un'intervista audiovisiva rilasciata ad [[Alain Elkann]] si evince che la loro separazione fu presa di comune accordo. Nell'intervista con Elkann, Montanelli spiega meglio la dinamica della sua uscita dal ''Giornale''. Egli, riferendosi a Berlusconi, racconta: «Gli dissi: “Io non mi sento di seguirti in questa avventura, quindi noi dobbiamo separarci”… fu una separazione consensuale fra me e Berlusconi. Il patto su cui si reggeva la nostra convivenza, che era stato scrupolosamente osservato da tutt'e due le parti (ossia "Berlusconi è il proprietario del ''Giornale'', Montanelli ne è il padrone"), era venuto meno»<ref>{{cita web|url= http://www.youtube.com/watch?v=UaJrfKF4I3I|titolo= intervista rilasciata al giornalista Alain Elkann sulla sua uscita dal Giornale|accesso=9 dicembre 2008}}</ref>. Montanelli ricostruisce quindi il dialogo che avvenne con Berlusconi, asserendo che non volle mettersi al suo servizio, sia perché non si era mai messo a servizio di nessuno e non riteneva opportuno cominciare con Berlusconi, sia perché riteneva che Berlusconi non potesse avere successo in politica.
 
Altri invece, citando lo stesso Montanelli, parlano di un aspro conflitto tra lui e Berlusconi e non convengono con coloro che sostengono la tesi che l'abbandono di Montanelli fosse in comune accordo con la proprietà<ref>{{cita web|url=http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/?r=135020|titolo= Marco Travaglio a 100 anni dalla nascita di Montanelli|accesso=21 aprile 2009}}</ref>. Nel sua testimonianza autobiografica pubblicata postuma nel 2002, in ogni caso, il giornalista dichiarò che ciò che aveva scritto nel suo fondo di addio, ovvero che se n'era andato di sua iniziativa e non perché costretto, era «la verità»<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 28.</ref>.
 
Il 10 gennaio 1994, Montanelli in una lettera aperta a Silvio Berlusconi scrisse:
{{quote|Ho creduto di metterti in guardia da quello che mi sembra un grosso azzardo [la discesa in campo]. A questa mia franchezza hai risposto venendo in assemblea di redazione a proporre un rilancio del ''Giornale'' purché adottasse una linea politica diversa per sostanza e per forma da quella seguita da me: e con questo hai sbarrato la strada ad ogni possibile intesa.|[[Federico Orlando]], ''Il sabato andavamo ad Arcore'', Edizioni Larus, 1995, pag. 214.}}
Risultò quindi per lui una sorpresa la vittoria del suo ex-editore, che attribuì a una combinazione di fortuna e fiuto, e in particolare al fatto che, dopo [[Mani Pulite]], l'elettorato desiderava votare qualcosa di nuovo. Nel 1996 Berlusconi invitò Montanelli a cena nella sua [[Villa San Martino (Arcore)|villa di Arcore]], per riconciliarsi con lui<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 29.</ref>.
Montanelli rimase comunque sempre convinto che Berlusconi fosse inadatto al ruolo di politico, per i suoi atteggiamenti prima ancora che per il suo [[conflitto di interessi]]<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 29.</ref>. In occasione delle [[elezioni politiche italiane del 2001|elezioni politiche del 2001]], dichiarò pubblicamente che avrebbe dato il suo voto alla coalizione di centro-sinistra, in quanto, convinto che la [[Casa delle Libertà]] avrebbe vinto le elezioni (come poi avvenne), temeva che un successo con margine troppo largo di voti avrebbe potuto portare Berlusconi a ritenersi un nuovo "uomo della provvidenza"<ref>Indro Montanelli, ''Le Nuove stanze'', «C'è modo e modo di dire no».</ref>.
 
===Direttore della ''Voce''===
Non ritenendo di poter accettare la direzione del ''[[Corriere della Sera]]'' (che non avrebbe assunto anche gli altri redattori del ''Giornale'') offertagli da [[Paolo Mieli]] e [[Gianni Agnelli]]<ref name = "nuovestanze"/>, Montanelli decise di fondare una nuova testata, ''[[La Voce (quotidiano)|La Voce]]'', il cui nome fu scelto in omaggio a [[Giuseppe Prezzolini]]<ref name = "tristano">{{cita news|autore=Alberto Alfredo Tristano|titolo=La Voce di Montanelli|pubblicazione=Ragusa News|data=23 marzo 2009|url=http://www.ragusanews.com/articolo/9546/la-voce-di-montanelli-di-alberto-alfredo-tristano}}</ref>. L'idea iniziale era di farne un settimanale<ref>{{cita libro|titolo=Senza Voce|autore=Indro Montanelli|editore=Biblioteca Universale Rizzoli|anno=2005}}</ref>, sul modello del ''[[Il Mondo (rivista)|Mondo]]'' di [[Mario Pannunzio]]: di conseguenza la progettazione della "terza pagina", la sezione culturale, risultò particolarmente curata. A far decidere Montanelli di pubblicare un quotidiano fu il numero di giornalisti alle sue dipendenze: a seguire il loro direttore nel passaggio dal ''Giornale'' alla ''Voce'' vi furono infatti 55 cronisti su 77<ref name = "tristano"/>. Tra questi, [[Beppe Severgnini]], [[Marco Travaglio]] e [[Peter Gomez]]. La nuova impresa tuttavia non ebbe vita lunga non riuscendo ad ottenere nel tempo un sufficiente volume di vendite: nonostante un esordio di 500.000 copie,<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 29.</ref><ref>{{citaweb|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/03/29/si-spegne-la-voce.html?ref=search|titolo=''Si spegne la voce?'', la Repubblica, 29 marzo 1995|accesso=20 settembre 2012}}</ref> le vendite scesero presto sotto le 100.000 unità. L'ultimo numero fu pubblicato mercoledì 19 aprile [[1995]]. Secondo Montanelli, una causa dell'insuccesso fu l'avere sovrastimato il numero di potenziali acquirenti della rivista, pensata per un pubblico di destra liberale, non soddisfatto della svolta populistica impressa da Berlusconi<ref name = "tristano"/>. Un secondo errore fu la grafica troppo anticonvenzionale della pubblicazione, in particolare il fotomontaggio satirico e caricaturale che caratterizzava la prima pagina: la troppa aggressività delle immagini avrebbe contribuito ad allontanare i possibili acquirenti, abituati a uno stile più misurato<ref>Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', cap. 29.</ref>. In retrospettiva, tuttavia, l'avveniristica impostazione grafica, ideata dall'''art director'' [[Vittorio Corona]], avrebbe influenzato lo stile giornalistico degli anni successivi<ref>{{cita news|titolo=Addio a Corona Con Montanelli inventò «La Voce»|data=27 gennaio 2007|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/2007/gennaio/27/Addio_Corona_Con_Montanelli_invento_co_9_070127047.shtml}}</ref>.
 
Dopo la chiusura della ''Voce'', Montanelli tornò a lavorare per il ''Corriere della Sera'', curando la pagina di colloquio coi lettori, la "Stanza di Montanelli". Le lettere e le risposte più significative furono in seguito raccolte nei due libri ''Le Stanze'' e ''Le Nuove stanze''.
 
Il 22 luglio 2001, Montanelli si spense a Milano nella clinica La Madonnina (lo stesso luogo dove 29 anni prima era scomparsa un'altra figura storica del ''Corriere'', [[Dino Buzzati]]). Il giorno seguente il direttore del ''Corriere della Sera'' pubblicò in prima pagina il necrologio di Montanelli, scritto da lui stesso pochi giorni prima di morire:
{{quote|Mercoledì, 18 luglio 2001 – ore 1:40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza – Indro Montanelli – giornalista – Fucecchio 1909, Milano 2001 – prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili<ref>[http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/montanelli/necrologio.htm Necrologio]</ref>.|Corriere della Sera, 23 luglio 2001}}
 
Migliaia di persone sfilarono nella camera ardente per rendergli omaggio<ref>{{cita news|titolo=Montanelli, l' addio della sua Milano|pubblicazione=la Repubblica|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/25/montanelli-addio-della-sua-milano.html|data=25 luglio 2001|autore=Piero Colaprico}}</ref>.
 
== Riconoscimenti ed eredità ==
Fra i vari riconoscimenti tributati a Montanelli, spicca la nomina a [[senatore a vita (diritto italiano)|senatore a vita]] offertagli nel [[1991]] da [[Francesco Cossiga]], presidente della Repubblica. Il giornalista non accettò però la proposta, a garanzia della sua completa indipendenza. Dichiarò:
{{quote|Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza.|''[[Il Messaggero]]'', 10 agosto 2001}}
E ancora:
{{quote|Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l'incarico.|Dalla sua lettera al Presidente Cossiga}}
 
[[File:Montanell-a-Milano-1992.jpg|thumb|right|Montanelli al ''Teatro Nuovo'' di [[Milano]], [[1994]], alla presentazione de ''La Voce'']]
 
Montanelli fu autore e uomo di cultura riconosciuto e premiato anche all'estero: nel 1992 fu il primo italiano ad essere nominato Comandante di I classe dell'[[Ordine del Leone di Finlandia]] (''Suomen Leijonan I lk:n komentaja'')<ref>{{cita news|titolo=Montanelli "Leone di Finlandia"|data=22 ottobre 1992|url=http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/10/21/Altro/PREMI-MONTANELLI-LEONE-DI-FINLANDIA_154900.php}}</ref><ref>{{cita news|titolo=Juho Olonen ja Indro Montanelli – kaksi joululegendaa|autore=Veli-Matti Hynninen|url=http://www.hynninen.info/kolumnit/olosen%20juho.htm|pubblicazione=Loviisan Salomat|data=20 dicembre 2001|lingua=fi}}</ref><ref>{{cita news|titolo=onorificenza finlandese a Montanelli|data=22 ottobre 1992|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/onorificenza_finlandese_Montanelli_co_0_9210228574.shtml}}</ref><ref>{{cita news|titolo=Juho Olonen ja Indro Montanelli – kaksi joululegendaa|autore=Veli-Matti Hynninen|url=http://www.hynninen.info/kolumnit/olosen%20juho.htm|pubblicazione=Loviisan Salomat|data=20 dicembre 2001|lingua=fi}}</ref>, nel 1994 ricevette l'[[International Editor of the Year Award]] della [[World Press Review]]<ref>{{cita web|titolo=International Editor of the Year Award - Previous recipients|url=http://www.worldpress.org/award2.cfm|editore=worldpress.org}}</ref>, e nel 1996 ebbe il [[Premio Principe delle Asturie]]<ref>{{cita news|titolo=Indro Montanelli y Julián Marías Aguilera - Communication and Humanities 1996|url=http://www.fpa.es/en/prince-of-asturias-awards/awards/1996-indro-montanelli-y-julian-marias-aguilera.html?texto=acta}}</ref>. Fra i personaggi di fama mondiale da lui intervistati, oltre ai già citati Henry Ford e [[Papa Giovanni XXIII]], si possono ricordare [[Winston Churchill]] e [[Charles de Gaulle]].
 
Degna di nota è la cena che Indro Montanelli ebbe nel [[1986]], in Vaticano, con [[Giovanni Paolo II]]:
{{quote|La sera che cenai col Papa […] cenai praticamente da solo […]. Per la prima volta, nella mia lunga carriera d'inappetente sempre in imbarazzo per ciò che rifiuta, mi sentivo in colpa d'ingordigia. […] Quando ci alzammo da tavola, lui che c'era rimasto seduto quasi due ore a veder noi mangiare, mi accompagnò lungo il corridoio. Ma, passando davanti alla cappella, mi toccò il braccio e con qualche esitazione, come avesse paura di apparirmi indiscreto, mi disse: «So che sua madre era una donna molto pia. Vogliamo dire una piccola preghiera per lei?». C'inginocchiammo l'uno accanto all'altro. Ma quando, nel congedarmi, accennai a un inchino, me lo impedì serrandomi il polso in una morsa di ferro, e mi abbracciò accostando due volte la tempia alle mie. Come faceva mio padre, che baci non ne dava.|Indro Montanelli<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1079456591&chId=30|titolo=E il laico si inginocchiò con il Papa|data=2 aprile 2005|editore=Il Sole 24 ORE|accesso=22 febbraio 2011}}</ref>}}
 
[[File:AssembleaMilano2009Senpai 05.JPG|thumb|Statua del giornalista posta nei [[Giardini Pubblici Indro Montanelli]] di Porta Venezia, a Milano]]
 
[[Enzo Biagi]] ricordava il suo legame con il lettore: "Era il suo vero padrone. E quando vedeva lo strapotere di certi personaggi, si è sempre battuto cercando di rappresentare la voce di quelli che non potevano parlare"<ref>{{cita news|autore=Medail Cesare|titolo=Enzo Biagi: «Non aveva padroni. Se sbagliava chiedeva scusa»|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/23/Enzo_Biagi_Non_aveva_padroni_co_0_010723064.shtml|pubblicazione=Corriere della Sera|data=23 luglio 2001}}</ref>.
 
Il Comune di Milano ha intitolato al grande giornalista i [[Giardini Pubblici di Porta Venezia]], divenuti «Giardini Pubblici Indro Montanelli». All'interno del parco è stata posta una statua raffigurante Montanelli intento nella stesura di un articolo con la celebre [[Lettera 22]] sulle ginocchia.
 
La [[fondazione Montanelli Bassi]] ha istituito nel 2001 un premio di scrittura dedicato alla triplice figura di Montanelli, giornalista, storico e narratore, assegnato a cadenza biennale (la prima edizione si tenne nel 2003). Il premio, suddiviso nelle sezioni "Alla carriera" e "Giovani", prende in considerazione gli scritti nel settore del giornalismo, della divulgazione storica e della memorialistica<ref>{{cita web|titolo=Premio di scrittura ’’Indro Montanelli’’|url=http://www.fondazionemontanelli.it/sito/pagina.php?IDmenu=32|editore=Fondazione Montanelli Bassi}}</ref>.
 
== Attività teatrale ==
Montanelli fu un grande estimatore e frequentatore del teatro e, in particolare, del [[teatro di varietà]]<ref>{{cita news|titolo=Dopo quarant' anni Paolo Mosca ripropone «Il petto e la coscia» di Montanelli|data=27 febbraio 2007|pubblicazione=Corriere della Sera|url=http://archiviostorico.corriere.it/2007/febbraio/27/Dopo_quarant_anni_Paolo_Mosca_co_10_070227046.shtml}}</ref>. Da giovane, secondo la testimonianza di [[Gastone Geron]], fece anche da comparsa nella compagnia di [[Nanda Primavera]], durante alcune rappresentazioni dell'[[operetta]] ''[[Il Paese dei Campanelli]]''<ref>{{cita news|autore=Maria Grazia Gregori|titolo=L'Unità - Edizione Nazionale - 10/10/2001|url=http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/10000/8064.xml?key=Maria+Grazia+Gregori&first=621&orderby=1&f=fir|pubblicazione=l'Unità}}</ref>. Dal [[1937]] al [[1965]] scrisse una decina di [[commedie]] che furono messe in scena da vari teatri di [[Milano]], [[Roma]] e [[Torino]]:
* ''L'idolo'' (1937)
* ''Lo specchio delle vanità'' (1942), allestita al [[Teatro Carignano]] di Torino
* ''L'illustre concittadino'' (1949), allestita al Teatro Excelsior di Milano (scritta con Mario Luciani)
* ''Resisté'' (1955), allestita al teatro Olimpia di Milano
* ''Cesare e Silla'' (1956), allestita al Teatro delle Maschere di Milano
* ''Viva la dinamite!'' (1960), allestita al Teatro Sant'Erasmo di Milano
* ''I sogni muoiono all'alba (1960)
* ''Kibbutz'' (1961)
* ''Il petto e la coscia'' (1964), allestita al Piccolo Teatro di via Piacenza di Roma
* ''Il vero generale Della Rovere'' (1965), allestita al Teatro Sant'Erasmo di Milano (scritta con Vincenzo Talarico).
 
Nel 1959 collaborò con [[Federico Zardi]] e [[Vittorio Gassman]] alla stesura di testi per la trasmissione televisiva ''[[Il Mattatore]]''<ref name=edt>Aldo Grasso (a cura di), ''[[Enciclopedia della televisione]]'', Garzanti, 2008.</ref>.
 
== Opere ==
{{div col}}
* ''Commiato dal tempo di pace'', Roma, Il Selvaggio, 1935
* ''XX Battaglione eritreo'', Milano, Panorama, 1936
* ''Primo tempo'', Milano, Panorama, 1936
* ''Guerra e pace in A. O.'', Firenze, Vallecchi, 1937
* ''Ambesà. Racconto'', Milano, Garzanti, 1939
* ''Albania una e mille'', Torino, Paravia, 1939
* ''Giorno di festa. Racconto'', Milano, Mondadori, 1939
* ''Vecchia e nuova Albania'', Milano, Garzanti, 1939
* ''I cento giorni della Finlandia'', Milano, Garzanti, 1940
* ''Gente qualunque'', Milano, Bompiani, 1942
* ''Guerra nel fiordo'', Milano, Mondadori, 1942
* ''La lezione polacca'', Milano, Mondadori, 1942
* ''Qui non riposano. Romanzo'', Milano, Tarantola, 1945; Milano, Mondadori, 1949<ref>Uscì per la prima volta nell'inverno 1944-45 in Svizzera con il titolo ''Eine italienische tragödie''.</ref>
* ''Il buonuomo Mussolini'', Milano, Edizioni Riunite, 1947
* ''Vita sbagliata di un fuoruscito. A. Herzen, 1811-1871'', Milano, Longanesi, 1947
* ''L'illustre concittadino'', con Mario Luciani, Torino, Società Editrice Torinese, 1949
* ''Morire in piedi. Rivelazioni sulla Germania segreta'', Milano, Longanesi, 1949
* ''Padri della Patria'', Milano, Mondadori, 1949
* ''Incontri''
:''Pantheon minore'', Milano, Longanesi, 1950
:''Tali e quali'', Milano, Longanesi, 1951
:''I rapaci in cortile'', Milano, Longanesi, 1952
:''Busti al Pincio'', Milano, Longanesi, 1953
:''Facce di bronzo'', Milano, Longanesi, 1955
:''Belle figure'', Milano, Longanesi, 1959
* ''[[Mio marito, Carlo Marx]]'', Milano, Longanesi, 1954
* ''Andata e ritorno'', Firenze, Vallecchi, 1955
* ''Lettere a Longanesi [e ad altri nemici]'', Milano, Longanesi, 1955
* ''Addio, Wanda! Rapporto Kensey sulla situazione italiana'', Milano, Longanesi, 1956
* ''[[Storia di Roma (saggio)|Storia di Roma. Narrata da Indro Montanelli ai ragazzi dai nove ai novant'anni]]'', Milano, Longanesi, 1957; Milano, Rizzoli, 1959
* ''[[Il generale Della Rovere (romanzo)|Il generale Della Rovere. Istruttoria per un processo]]'', Milano, Rizzoli, 1959
* ''Il generale'' (sceneggiatura de ''Il generale Della Rovere''), Roma, Zebra film, 1959
* ''[[Storia dei Greci]]'', Milano, Rizzoli, 1959
* ''Reportage su Israele'', Milano, Editrice Derby, 1960
* ''Tagli su misura'', Milano, Rizzoli, 1960
* ''Gli incontri'', Milano, Rizzoli, 1961
* ''Vita sbagliata di un fuoruscito'', Nuova ed. riv., Milano, Rizzoli, 1961
* ''Garibaldi'', con Marco Nozza, Milano, Rizzoli, 1962
* ''Teatro'', Milano, Rizzoli, 1962
* ''Gente qualunque'', Nuova ed. ampliata, Milano, Rizzoli, 1963
* ''Giorno di festa e altri racconti'' (a cura di Eva Timbaldi Abruzzese), Milano, Rizzoli, 1963
* ''Dante e il suo secolo'', Milano, Rizzoli, 1964
* ''L'Italia dei comuni'', con [[Roberto Gervaso]], Milano, Rizzoli, 1965
* ''L'Italia dei secoli bui'', con Roberto Gervaso, Milano, Rizzoli, 1965
* ''L'Italia dei secoli d'oro'', con Roberto Gervaso, Milano, Rizzoli, 1967
* ''L'Italia della Controriforma'', con Roberto Gervaso, Milano, Rizzoli, 1968
* ''L'Italia del Seicento'', con Roberto Gervaso, Milano, Rizzoli, 1969
* ''Per Venezia'', Venezia, Sodalizio del libro, 1970
* ''Rumor visto da Montanelli'', Vicenza, Neri Pozza, 1970
* ''L'Italia del Settecento'', con Roberto Gervaso, Milano, Rizzoli, 1970
* ''L'Italia giacobina e carbonara'', Milano, Rizzoli, 1971
* ''L'Italia del Risorgimento'', Milano, Rizzoli, 1972
* ''L'Italia dei notabili'', Milano, Rizzoli, 1973
* ''L'Italia di Giolitti'', Milano, Rizzoli, 1974
* ''La fine del Medioevo'', con Roberto Gervaso, Milano, Rizzoli, 1975
* ''I libelli'', Milano, Rizzoli, 1975
* ''Il generale della Rovere'', Nuova ed, Milano, Rizzoli, 1976
* ''Incontri italiani'', Milano, Rizzoli, 1976
* ''L'Italia in camicia nera'', Milano, Rizzoli, 1976
* ''I protagonisti'', Milano, Rizzoli, 1976
* ''Controcorrente I'' (a cura di [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno)]], Milano, Società Europea di Edizioni, 1979
* ''Cronache di storia'', Milano, Editoriale Nuova, 1979
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia littoria'', Milano, Rizzoli, 1979
* Indro Montanelli, Marcello Staglieno, Renato Besana, ''L'Archivista: tra cronaca e storia'', Milano, Società Europea di Edizioni, 1980
* ''Controcorrente II'' (a cura di Marcello Staglieno), Milano, Società Europea di Edizioni, 1980
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia dell'Asse'', Milano, Rizzoli, 1980
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia della disfatta'', Milano, Rizzoli, 1982
* ''Qui non riposano'', Nuova ed., Venezia, Marsilio, 1982
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia della guerra civile'', Milano, Rizzoli, 1983
* Indro Montanelli, Marcello Staglieno, ''Leo Longanesi'', Milano, Rizzoli, 1984
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia della Repubblica'', Milano, Rizzoli, 1985
* ''Professione verità'', Bari, Laterza; La Spezia, Cassa di Risparmio della Spezia, 1986
* Indro Montanelli, Paolo Granzotto, ''Sommario di Storia d'Italia dall'Unità ai giorni nostri'', Milano, Rizzoli, 1986
* ''Controcorrente: 1974-1986'', Milano, Mondadori, 1987
* ''Figure & Figuri del Risorgimento'' (postfazione di Marcello Staglieno), Pavia [etc.], Editoriale Viscontea, 1987
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia del miracolo'', Milano, Rizzoli, 1987
* ''Montanelli narratore'', Milano, Rizzoli, 1988
* ''Ritratti'', Milano, Rizzoli, 1988
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia dei due Giovanni'', Milano, Rizzoli, 1989
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''Milano Ventesimo Secolo'', Milano, Rizzoli, 1990
* ''Caro direttore'', Milano, Rizzoli, 1991
* ''Firenze'', Milano, Mondadori, 1991
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia degli anni di piombo'', Milano, Rizzoli, 1991
* ''Dentro la storia'', Milano, Rizzoli, 1992
* ''Il testimone'' (a cura di Manlio Cancogni, Piero Malvolti), Milano, Longanesi, 1992
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia degli anni di fango'', Milano, Rizzoli, 1993
* ''Istantanee: figure e figuri della Prima Repubblica'', Milano, Rizzoli, 1994
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia di Berlusconi'', Milano, Rizzoli, 1994
* Indro Montanelli, [[Beniamino Placido]], ''Eppur si muove: cambiano gli italiani?'', Milano, Fabbri / Corriere della Sera, 1995
* ''L'impero'', Firenze, Sansoni, 1995
* Giancarlo Mazzuca, ''Indro Montanelli: la mia Voce'' (intervista), Milano, Sperling & Kupfer, 1995
* ''Il meglio di Controccorente: 1974-1992'', Milano, Fabbri / Corriere della Sera, 1995
* ''Una voce poco fa'', Bologna, Il Mulino, 1995
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia dell'Ulivo'', Milano, Rizzoli, 1997
* ''Caro lettore'', Milano, Rizzoli, 1998
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia del Novecento'', Milano, Rizzoli, 1998
* ''Le stanze: dialoghi con gli italiani'', Milano, Rizzoli, 1998
* Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia del millennio: sommario di dieci secoli di storia'', Milano, Rizzoli, 2000
* ''La stecca nel coro 1974-1994: una battaglia contro il mio tempo'' (a cura di Eugenio Melani), Milano, Rizzoli, 2000
* Colloquio sul Novecento: 31 gennaio 2001, Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio / con [[Vittorio Foa]], [[Rita Levi-Montalcini]], Indro Montanelli, [[Leopoldo Pirelli]]; coordinato da [[Maurizio Viroli]]; introdotto da [[Luciano Violante]] - Roma, [[Camera dei deputati]], 2001
* ''Le Nuove stanze'', Milano, Rizzoli, 2001<!--Le maiuscole sono quelle usate dal sito web della Rizzoli-->
* ''Soltanto un giornalista'' (con Tiziana Abate), Milano, Rizzoli, 2002
* ''I conti con me stesso. Diari 1957-1978'', prefazione di [[Sergio Romano]], Milano, Rizzoli, 2009 ISBN 978-88-17-02820-2
* ''Le passioni di un anarco-conservatore'' (intervista inedita a cura di Marcello Staglieno), Le Lettere, 2009
* ''Ricordi sott'odio. Ritratti taglienti per cadaveri eccellenti'' (una raccolta di epitaffi a cura di Marcello Staglieno), [[Rizzoli]], 2011 ISBN 8817049638
* ''Ve lo avevo detto. Berlusconi visto da chi lo conosceva bene'' (una raccolta di editoriali e risposte ai lettori), [[Rizzoli]], 2011 ISBN 8817053171
<!--
TV
''Eppur si muove'', RAI, 1994 (con Beniamino Placido)
-->
{{div col end}}
 
== Filmografia ==
* ''[[Pian delle stelle]]'' ([[1947]]), sceneggiatura.
* ''[[Tombolo, paradiso nero]]'' ([[1947]]), soggetto e sceneggiatura.
* ''L'amant de marbre'' ([[1948]]), sceneggiatura, firmata con Jean George Auriol, pubblicata sul bimestrale francese ''La Revue du Cinéma'', nr.9, gennaio 1948 (film mai realizzato).
* ''[[Il generale Della Rovere]]'' ([[1959]]), soggetto e sceneggiatura.
* ''[[I sogni muoiono all'alba]]'' ([[1961]]), regia, soggetto e sceneggiatura.
 
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine=Cordone di gran Croce OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza=Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione=
|luogo=[[Roma]], 15 dicembre [[1995]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=11503 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine=FIN Order of the Lion of Finland 2Class BAR.png
|nome_onorificenza=Comandante di I classe dell'Ordine del Leone di Finlandia
|collegamento_onorificenza=Ordine del Leone di Finlandia
|motivazione=
|luogo=[[1992]]
}}
{{Onorificenze
|immagine= Grande ufficiale OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza = Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica Italiana
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|luogo= 27 dicembre [[1963]]<ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=259531 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
{{Onorificenze
|immagine = MeritoMilitare.png
|nome_onorificenza = Croce al merito di guerra
|collegamento_onorificenza = Croce al merito di guerra
|motivazione = «Corrispondente di guerra volontario, assolveva il delicato suo compito con capacità e slancio ammirevoli. Partecipava a varie azioni di guerra con gli elementi più avanzati e con essi entrava nei territori conquistati, dando prova di sereno coraggio e sprezzo del pericolo».
|luogo = Struga (Macedonia), Santorino (Mar Egeo), Lettigue; aprile [[1941]].
}}
{{Onorificenze
|immagine= FronteNord+.png
|nome_onorificenza= Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale (ruoli combattenti)
|collegamento_onorificenza= Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale
|motivazione=
|luogo=
}}
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Bibliografia ==
* Alessandro Scurani, ''Montanelli. Pro e contro'', Milano, Letture, 1971.
* Gennaro Cesaro, ''Dossier Montanelli'', Napoli, Fausto Fiorentino, 1974.
* [[Gastone Geron]], ''Montanelli. Il coraggio di dare la notizia'', Milano, La Sorgente, 1975.
* Marcello Staglieno, ''Il Giornale 1974-1980 '', Milano, Società europea di edizioni, 1980.
* Tommaso Giglio, ''Un certo Montanelli'', Milano, Sperling & Kupfer, 1981.
* Claudio Mauri, ''Montanelli l'eretico'', Milano, SugarCo, 1982.
* Marcello Staglieno, ''Indro Montanelli'', Milano, Sidalm-Comune di Milano, 1982.
* Tullio Ciarrapico (a cura di), ''Indro Montanelli. Una vita per la cultura. Letteratura: giornalismo'', Roma, Ente Fiuggi, 1985.
* Donato Mutarelli, ''Montanelli visto da vicino'', Milano, Ediforum, 1992.
* Ettore Baistrocchi, ''Lettere a Montanelli'', Roma, Palazzotti, 1993.
* Piero Malvolti, ''Indro Montanelli'', Fucecchio, Edizioni dell'Erba, 1993.
* [[Mario Cervi]], con [[Gian Galeazzo Biazzi Vergani]], ''I vent'anni del Giornale di Montanelli'', Milano, Rizzoli, 1994. ISBN 88-17-84323-7
* Giancarlo Mazzuca, '' Indro Montanelli. La mia Voce'', Milano, Sperling & Kupfer, 1995. ISBN 88-200-1904-3
* [[Federico Orlando]], ''Il sabato andavamo ad Arcore. La vera storia, documenti e ragioni, del divorzio tra Berlusconi e Montanelli'', Bergamo, Larus, 1995. ISBN 88-7747-954-X
* Marcello Staglieno, ''Il Novecento visto da Montanelli: l'eretico della destra italiana'', suppl. a "Lo Stato", Roma, 20 gennaio 1998.
* Marco Delpino, a cura di e con Paolo Riceputi, ''Indro Montanelli: un cittadino scomodo e un'analisi sulla stampa italiana'', Santa Margherita Ligure, Tigullio-Bacherontius, 1999.
* Indro Montanelli, ''Le Nuove stanze''<!--il titolo originale è in tutte maiuscole, qui si è adottata la maiuscolizzazione usata dal sito web della BUR-->, Milano, Rizzoli, 2001. ISBN 88-17-86842-6
* Federico Orlando, ''Fucilate Montanelli. Dall'assalto al Giornale alle elezioni del 13 maggio'', Roma, Editori Riuniti, 2001. ISBN 88-359-5076-7
* [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]], ''Montanelli. Novant'anni controcorrente'', Milano, Mondadori, 2001. ISBN 88-04-50481-1
* Giorgio Soavi, ''Indro. Due complici che si sono divertiti a vivere e a scrivere'', Milano, Longanesi, 2002. ISBN 88-304-2000-X
* Gian Luca Mazzini, ''Montanelli mi ha detto. Avventure, aneddoti, ricordi del più grande giornalista italiano'', Il Cerchio, Rimini 2002. ISBN 88-8474-025-8
* Indro Montanelli, ''Soltanto un giornalista'', Milano, Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-12991-7
* [[Giorgio Torelli]], ''Il Padreterno e Montanelli'', Milano, Ancora, 2003. ISBN 88-514-0090-3
* Paolo Granzotto, ''Montanelli'', Bologna, Il Mulino, 2004. ISBN 88-15-09727-9
* [[Marco Travaglio]], ''Montanelli e il Cavaliere. Storia di un grande e di un piccolo uomo'', Milano, Garzanti, 2004. ISBN 88-11-60034-0
* Paolo Avanti, con Alessandro Frigerio, ''A cercar la bella destra. I ragazzi di Montanelli'', Milano, Mursia, 2005. ISBN 88-425-3406-4
* Sandro Gerbi, con Raffaele Liucci, ''Lo stregone. La prima vita di Indro Montanelli'', Torino, Einaudi, 2006. ISBN 88-06-16578-X
* Renata Broggini, ''Passaggio in Svizzera. L'anno nascosto di Indro Montanelli'', Milano, Feltrinelli, 2007. ISBN 9788807490545
* Federica Depaolis, Walter Scancarello (a cura di), ''Indro Montanelli. Bibliografia 1930-2006'', Pontedera, Bibliografia e Informazione, 2007. ISBN 978-88-902523-1-0
* [[Giancarlo Mazzuca]], ''Testimoni del Novecento'', Bologna, Poligrafici Editoriale, 2008.
* [[Marcello Staglieno (giornalista)|Marcello Staglieno]], ''Introduzione'' a Indro Montanelli, ''Le passioni di un anarco-conservatore'', Firenze, Le Lettere, 2009. ISBN 88-6087-284-7
* Sandro Gerbi, con Raffaele Liucci, ''Montanelli l'anarchico borghese. La seconda vita (1958-2001)'', Torino, Einaudi, 2009. ISBN 9788806189471
*Giorgio Torelli, ''Non avrete altro Indro. Montanelli raccontato con nostalgia'', Milano, Ancora, 2009. ISBN 9788851406691
* Federica De Paolis, ''Tra i libri di Indro: percorsi in cerca di una biblioteca d'autore'', Pontedera, Bibliografia e Informazione, 2013. ISBN 9788890725067
 
== Voci correlate ==
* [[IlPortatrici Giornalecarniche]]
* [[Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale]]
* [[Storia d'Italia (Montanelli)]]
* [[ColetteStazione Rossellidi Venzone]]
* [[Stazione di Carnia]]
* [[Eppur si muove (programma televisivo)]]
* [[La settimana di Montanelli]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|commons=Category:Indro Montanelli|q}}
 
== Collegamenti esterni ==
* [http://www.fondazionemontanelliprolocovenzone.it FondazionePro Montanelli Bassiloco]
* [http://bibliotecadivenzone.it Biblioteca comunale Mistruzzi-Freisinger]
* [http://www.centenariomontanelli.it Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della nascita di Indro Montanelli]
* [http://udine3d.uniud.it Ricostruzione virtuale del centro storico di Venzone (Università di Udine, HCI Lab)]
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/contro-il-coro/1088/default.aspx Contro il coro - Ritratto di Indro Montanelli] La Storia siamo noi
* [http://www.teche.rai.it/multiteca/radio/30173539_09.ram Intervista a Montanelli <small>(RealAudio)</small>], ''Lo specchio del cielo'', RAI, 1986
* [http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/montanelli2.shtml Pagine dedicate a Montanelli, sito del ''Corriere della Sera'']
* [http://www.rainews24.rai.it/ran24/speciali/montanelli/default.htm Pagine dedicate a Montanelli, sito di RaiNews24]
* [http://www.littlecamels.com/indro-montanelli/stanza-montanelli Lettere pubblicate ne «La stanza di Montanelli»]
* [http://web.archive.org/web/20070927222242/http://www.melazzini.com/it/giornalismo/2004.htm#cervi ''Quando con Indro guardavamo Derrick''] A. Melazzini, intervista a Mario Cervi su Indro Montanelli, Notiziario della Banca Popolare di Sondrio, dicembre 2004
 
==Note==
{{Box successione
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|carica = Direttore de [[Il Giornale]]
 
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{{Provincia di Udine}}
|periodo = 25 giugno [[1974]] - 11 gennaio [[1994]]
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|carica = Direttore de [[La Voce (quotidiano)|La Voce]]
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