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*'''[[Federico Marcello Lante Montefeltro Della Rovere]]''', cardinale della Chiesa cattolica
*'''[[Marco Vigerio della Rovere]]''', cardinale della Chiesa cattolica
 
 
# Leonardo (Beltramo) di [[Savona]]
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[[Alwinton]]
 
[[Carlo Bertolazzi]]
 
[[Benjamin West]]
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[[Domjean]]
 
'''Domjean''' è un comune [[Francia|francese]] di 958 abitanti situato nel dipartimento della [[Manica (dipartimento francese)|Manica]] nella regione della [[Bassa Normandia]]. Fa parte del cantone di [[Tessy-sur-Vire]] nella circoscrizione (''arrondissement'') di [[Saint-Lô]].
 
I suoi abitanti si chiamano domjeanais.
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Château de Boutemont (19e)
Théâtre de verdure
Chemin de croix monumental (19e)
 
La saison musicale: concerts classiques et de musique sacrée à l’église, jazz, rock et folklore au théâtre de verdure. (The music season: classical concerts and sacred music in the church, jazz, rock and folk in the open air theatre.)
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A Noël: crèche et illuminations (chemin de la Nativité). (At Christmas: crib and illuminations (path of the Nativity).)
La chocolaterie "les chemins d’Argoule". ("Les Chemins d'Argoule" chocolates.)
 
 
 
{{Bio
|Nome = Acragante
|Cognome =
|PostCognomeVirgola =
|PreData = dal [[lingua greca|greco]] ''Ακράγας'' e dal [[latino]] ''Acragas''
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = ?
|Attività = scultore
|Epoca = V secolo a.C.
|Attività2 =
|AttivitàAltre =
|Nazionalità = greco antico
|FineIncipit = è stato un [[cesello|cesellatore]] [[Grecia antica|greco]] dell’[[argenteria|argento]] forse del [[V secolo a.C.]]
|Immagine =
|Didascalia =
}}
==La segnalazione di Plinio==
Tutto quel che sappiamo di questo antico [[incisore]] greco si trova in un passo della ''[[Naturalis historia]]''<ref>«Proximi ab eo [Mentore] in admiratione Acragas et Boëthus et Mys fuere. Exstant omnium opera hodie in insula Rhodiorum, Boëthi apud Lindiam Minervam, Acragantis in templo Liberi patris in ipsa Rhodo Centauros Bacchasque caelati scyphi, Myos in eadem aede Silenos et Cupidines. Acragantis et venatio in scyphis magnam famem habuit.»<br>(Plinio il Vecchio, ''Naturalis Historia'', XXXIII, 155, o 12, 55}</ref> di [[Plinio il Vecchio]]. Nel XXXIII libro del suo trattato naturalistico, infatti, parlando di [[mineralogia]] e soprattutto di [[metallurgia]], Plinio elenca una serie di cesellatori in argento particolarmente famosi, citando per primo Mentore come il più rinomato, seguito nella graduatoria della celebrità da Acragante, Boeto e Mys. Egli ricorda che ai suoi tempi ([[I secolo d.C.]]) opere di questi tre artisti erano ancora conservate in alcuni templi dell’isola di [[Rodi]]. Quelle di Boeto si trovavano nel tempio di [[Atena]] Lindia (sull’acropoli della cittadina costiera di [[Lindos]]), quelle di Acragante erano degli [[scifo|scifi]] cesellati con [[centauri]] e [[baccanti]] ed erano custoditi nel tempio di [[Dioniso]] (poco distante dal precedente), quelle di Mys infine raffiguravano [[sileni]] e [[Cupido|cupidi]] ed erano anch’esse nel tempio di Dioniso. Il passo di Plinio si conclude segnalando che Acragante si era conquistato grande fama anche cesellando coppe con scene di caccia.
 
Di lui non ci è noto altro: non dove, non come, non quando nacque, visse o morì. Poco di più sappiamo di Boeto, citato dallo stesso Plinio anche fra gli scultori<ref>''Naturalis Historia'', XXXIV, 84, o 8, 19</ref> e che dovrebbe essere vissuto o forse nato a [[Calcedonia]] se non a Cartagine, stando almeno a una citazione di [[Pausania]] nella ''Periegesi della Grecia''. Qualche notizia supplementare abbiamo per Mys
 
Il passo di Plinio, citando insieme i tre artisti, induce a ritenere che fossero tutti più o meno della stessa epoca e, poiché Mys dovrebbe essere contemporaneo di [[Fidia]], li si può collocare sul finire del V secolo a.C.
 
==La ripresa del Vasari==
poi ripreso anche da [[Giorgio Vasari]] in ''[[Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori]]''<ref>«Dopo costui [Mentore] nella medesima arte ebbero gran nome uno Acragante, uno Boeto et un altro chiamato Mys, dei quali nella isola di Rodi si vedevano per i templi in vasi sacri molto belle opere, e di quel Boeto spezialmente Centauri e Bacche fatti con lo scarpello in idrie et in altri vasi molto begli, e di quello ultimo un Cupido et uno Sileno di maravigliosa bellezza.»<br>(Giorgio Vasari, ''Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori'', edizione del 1568, II, XXXIX. Per la verità il testo non è del Vasari ma è contenuto in una «Lettera di messer Giovambattista di messer Marcello Adriani a messer Giorgio Vasari nella quale brevemente si racconta i nomi e l’opere de’ più eccellenti artefici antichi in pittura, in bronzo et in marmo, qui aggiunta acciò non ci si desideri cosa alcuna di quelle che appartenghino alla intera notizia e gloria di queste nobilissime arti», inserita dal Vasari nella prima parte del suo libro. Come si può notare, la traduzione del passo di Plinio è piuttosto libera, tanto da attribuire le opere di Acragante a Boeto.)</ref>.
 
==Note==
<references/>
 
 
==Fonti==
* Charles Peter Mason, "Acragas (2)", in William Smith, ''A Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology'', Boston (MA), Little, Brown and co., 1867; I, 14.
 
 
 
http://www.perseus.tufts.edu/cgi-bin/ptext?doc=Perseus%3Atext%3A1999.02.0137&query=head%3D%232370
 
 
 
vasi di Pompei
http://books.google.it/books?id=KK4OAAAAQAAJ&pg=PA1&lpg=PA1&dq=tempio+bacco+rodi&source=web&ots=yyOx9po0yE&sig=Gf9BIz93td4Aedzf9xnTg9-2NSw&hl=it&sa=X&oi=book_result&resnum=4&ct=result#PPP3,M1
 
stefano ticozzi (dizionario)
http://books.google.it/books?id=0ownAAAAMAAJ
 
e
http://books.google.it/books?id=0ownAAAAMAAJ&pg=PA27&lpg=PA27&dq=tempio+bacco+rodi&source=web&ots=1h8rdV0tq3&sig=hhIQGvrDrzFzYBpwkGvsuZAxLCM&hl=it&sa=X&oi=book_result&resnum=1&ct=result
 
 
 
 
 
{{Bio
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}}
 
Laureatosi brillantemente in [[giurisprudenza]] all’[[Università di Napoli]] nel [[1896]], entrò in [[magistratura]] nel [[1900]] e fu assegnato quale [[pretore]] a [[Trani]]. Successivamente venne chiamato alla Direzione generale per gli affari di culto presso il [[Ministero della Giustizia]] dove si occupò della spinosa questione del [[Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei|santuario di Pompei]] dopo la morte del suo fondatore [[Bartolo Longo]] ([[1926]]). Benché cattolico liberale e non allineato al [[fascismo]], fu stretto collaboratore del ministro [[Alfredo Rocco]], che lo volle come successore di Domenico Barone nelle trattative con Francesco Pacelli<ref>Avvocato e giurista della Santa Sede, era il fratello dell'allora nunzio apostolico in Germania Eugenio Pacelli, poi [[papa Pio XII]]. Morì un mese prima della firma dei Patti.</ref>, il cardinal [[Pietro Gasparri]] e monsignor [[Francesco Borgongini Duca]] per l’elaborazione tecnica e la stesura dei [[Patti Lateranensi]] del [[1929]]. Redasse inoltre la legge del [[1930]] <ref>Regio decreto n. 1731 del 30 ottobre 1930 sulle Comunità israelitiche e sull'Unione delle medesime (e il Regio decreto n. 1561 del 19 novembre 1931 con le relative norme attuative), abrogati nel 1989 in seguito all'approvazione parlamentare della nuova intesa (febbraio 1987) fra la Repubblica Italiana e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Legge n. 101 dell'8 marzo 1989).</ref> che dava disciplina e riconoscimento giuridico alle comunità israelitiche, anche questa frutto di incontri e trattative bilaterali<ref>In ambito ebraico, il Regio decreto del 1930 è talora denominato anche "Legge Falco" per sottolineare il ruolo determinante che vi ebbe il giurista ebreo Mario Falco.</ref> e accolta favorevolmente dalla maggior parte delle [[Comunità Ebraiche italiane]]<ref>Giulio Disegni, ''Ebraismo e libertà religiosa in Italia: dal diritto all'uguaglianza al diritto alla diversità'', Torino, Einaudi, 1983, p. 120.</ref>. Passato alla Direzione generale degli affari penali, qui terminò la sua [[carriera]] nel [[1941]] per raggiunti limiti di età con il titolo di [[procuratore]] generale onorario della [[Corte di Cassazionecassazione]].
 
Oltre all’adorata moglie, la nobildonna Matilde Carcano figlia del duca Domenico Carcano di Trani, amò appassionatamente la sua città natale, Bisceglie, dove era solito ritornare appena poteva staccarsi dagli impegni del lavoro e dove per tutti era “sua eccellenza”. La sua casa in via [[Giulio Frisari]] 27, dimora avita fin dal Settecento (cui risale la struttura con loggiato interno su due piani) contenente dipinti di scuola napoletana e di [[Salvator Rosa]], è tuttora nota come Palazzo Consiglio. Qui poté festeggiare il secolo di vita, omaggiato fra gli altri dall’arcivescovo di Bisceglie, monsignor [[Giuseppe Carata]]. I suoi concittadini ne hanno perpetuato la memoria intitolandogli una via.
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==Note==
<references />
 
 
'''FONTIIIIII e rendere + sobrio.'''
 
 
Unione delle comunità ebraiche italiane
 
 
'''Giorgio Melchiori'''<br>
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==Bibliografia==
*{{citawebcita web|url=http://www.adnkronos.com/IGN/Cultura/?id=3.0.2999685002|titolo=Addio a Giorgio Melchiori, principe degli anglisti - Adnkronos 10 febbraio 2009}}
*{{citawebcita web|url=http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=3285:addio-a-giorgio-melchiori&catid=71:letteratura&Itemid=167|titolo=Addio a Giorgio Melchiori - Paolo Brama 11 febbraio 2009}}
*{{citawebcita web|url=http://lospecchiodicarta.unipa.it/repertorio/lazio/melchior.htm|titolo=Giorgio Melchiori - Michele Marrapodi dicembre 2007}}