|PostCognomeVirgola = all'anagrafe '''Maria Vittoria Rossi'''
|Sesso = F
|LuogoNascita = Roma
|GiornoMeseNascita = 14 giugno
|AnnoNascita = 1911
|LuogoMorte = Bordighera
|GiornoMeseMorte = 31 maggio
|AnnoMorte = 1969
|Epoca = 1900
|Attività = giornalista
|Attività2 = scrittrice
|Nazionalità = italiana
|Immagine = Irene Brin 3.jpg
}}
Fu giornalista di costume e scrittrice, viaggiatrice, mercante d'arte e donna di grande cultura, intelligenza e stile.<ref>Lietta Tornabuoni in Note a: Irene Brin, ''Usi e costumi 1920-1940'', Ed. Sellerio, p. 229</ref>
== Biografia ==
=== La famiglia e gli esordi===
Maria Vittoria Rossi, più conosciuta con il nome di Irene Brin, discende da una famiglia ligure composta da persone colte e progressiste.
Il padre di Irene era il generale di [[corpo d'armata]] Vincenzo Rossi, autore di due trattati militari molto reputati ai suoi tempi: "Guerra in montagna" (1902) e "La spedizione inglese nel Tibet" (1905). La madre, Maria Pia Luzzato, era nata e cresciuta a [[Vienna]], di origine [[ebrei|ebraica]], poliglotta, aveva trasmesso alle due figlie la passione per le lingue (ne parlava correntemente cinque<ref>Lietta Tornabuoni in Note a: Irene Brin, ''Usi e costumi 1920-1940'', Ed. Sellerio, p. 234</ref>), per l'[[arte]] e la [[letteratura]].
Irene è anche la nipote dell'avvocato penalista Francesco Rossi (1863-1948), che fu anche Sindaco di [[Bordighera]] dal 1901 al 1907 e la cugina dell'avvocato [[Paolo Rossi (politico)|Paolo Rossi]] che diventerà [[Ministro della Pubblica Istruzione]], oltre che Presidente della [[Commissione parlamentare antimafia]] e [[Presidenti della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|Presidente della Corte Costituzionale]]. È inoltre cugina di secondo grado con la figlia di [[Paolo Rossi (politico)|Paolo Rossi]], la scrittrice Maria Francesca Rossi, nota come [[Francesca Duranti]].<ref>[http://www.giardinoirene.it/italiano/la%20famiglia.htm]</ref>
Già dal [[1934]], a venti anni non ancora compiuti, Maria Vittoria Rossi esordisce sulle colonne del quotidiano «[[Il Lavoro]]» di [[Genova]], chiamatavi da [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]] (che nel 1937 la segnalò a [[Leo Longanesi]] quale notista di costume per il nuovo settimanale «[[Omnibus (1937)|Omnibus]]»), con lo pseudonimo Mariù, mutato successivamente in Oriane in omaggio ad Oriane de Guermantes, personaggio creato da [[Marcel Proust]].
===L'incontro con Gaspero del Corso===
Già fidanzata con un caro amico di Montanelli, il genovese Carlo Ròddolo<ref>Caduto ventisettenne il 18 febbraio 1937 in [[Addis Abeba]] per una grave ferita in combattimento: Montanelli dedicò all'amico, nel 1939 presso Garzanti, il proprio libro ''Ambesà''</ref>, fu in questo periodo che, in occasione di un ballo all'hotel Excelsior di [[Roma]], conobbe Gaspero del Corso, un giovane ufficiale con il quale scoprì di condividere l'intensa passione per la ''[[Marcel Proust]]'', per l'arte in genere e per i viaggi. Fu un colpo di fulmine, tanto che i due si sposarono dopo pochissimi incontri.<ref>Lietta Tornabuoni in Note a: Irene Brin, ''Usi e costumi 1920-1940'', Ed. Sellerio, pp. 231-232</ref>
Nel [[1937]] che Maria Vittoria Rossi divenne Irene Brin: lo pseudonimo le fu attribuito da [[Leo Longanesi]], che invitò la giornalista a collaborare al rotocalco settimanale «[[Omnibus (1937)|Omnibus]]», sul quale compariva - novità per l'epoca - una rubrica di cronache mondane scritte con malizia e raffinatezza, lontane dallo stile [[agiografia|agiografico]] dell'epoca<ref>Sui rapporti con Longanesi, Irene scriverà, in morte dell'amico, un eccellente articolo, sul «[[Il Borghese|Borghese]]» del 27 settembre 1957: ''Un nome inventato''</ref>. Fu un'attività che Irene Brin svolse contemporaneamente ai suoi frequenti viaggi con il marito: viaggi che portarono la coppia a intrecciare rapporti con la migliore società cosmopolita. Nel 1941 scrive il suo primo libro "Olga a Belgrado", ispirato alla sua esperienza durante la guerra in [[Jugoslavia]].
===La guerra===
Nel [[1943]] i due coniugi tornarono a [[Roma]]. Formalmente dopo [[Armistizio di Cassibile|l'armistizio]] Gaspero del Corso era un disertore e quindi si nascose in casa, insieme a una quarantina di altri ufficiali e soldati sbandati per evitare i rastrellamenti tedeschi.
In tale periodo le uniche entrate erano costituite dai compensi per le traduzioni di Irene, peraltro sempre più scarse via via che Irene smetteva di lavorare per gli editori che collaboravano con gli occupanti. Fu così che Brin iniziò a vendere i propri regali di nozze: a partire da una borsa di coccodrillo, per poi proseguire con stampe e disegni, e non da poco, dato che parliamo di artisti quali [[Pablo Picasso|Picasso]], [[Henri Matisse|Matisse]], [[Giorgio Morandi|Morandi]]...<ref>[http://www.giardinoirene.it/italiano/la_vita.htm]</ref>
Poco dopo Irene Brin trovò una sistemazione come commessa nella libreria d'arte ''La Margherita'', coadiuvata dal marito che sotto la falsa identità di Ottorino Maggiore le procacciava libri, disegni e clienti. Sulla loro attività, c'è l'eccellente racconto dell'americano Henry Furst ''La morte di Mozart'' (Longanesi, Milano 1957)
===La galleria L'Obelisco===
Durante l'attività presso ''La Margherita'' si presentò a Irene un allora sconosciuto artista, [[Renzo Vespignani]], con un nutrito portafoglio di disegni. Irene e Gaspero comprarono in proprio i lavori e li rivendettero in brevissimo tempo, confermando così la propria vocazione di mercanti; fu questo il loro primo acquisto e anche la prima vendita per Vespignani.
Nel 1946 la coppia affittò un locale in Via Sistina 146, nel quale nacque la "Galleria l'Obelisco di Gaspero e Maria del Corso"<ref>[http://www.ufficignam.beniculturali.it/index.php?it/154/lobelisco]</ref>, che in breve tempo assunse un'importanza primaria nel panorama culturale della capitale, come si può evincere dall'elenco<ref>[http://www.ufficignam.beniculturali.it/getFile.php?id=186]</ref> delle [http://www.centrarte.org/exhibcat.htm mostre] organizzate nel corso del tempo.
===La Settimana Incom===
Nell'immediato dopoguerra Irene Brin iniziò una lunga collaborazione con ''[[La Settimana Incom]] illustrata'' di [[Luigi Barzini (1908-1984)|Luigi Barzini junior]], la versione a rotocalco del più famoso [[cinegiornale]] del dopoguerra.
Su quelle pagine Irene, con la scusa di dispensare alle lettrici consigli di stile, portamento, vita sociale, moda e così via, produceva dei minuscoli pezzi letterari ricchi di ironia e citazioni non palesi, comprensibili ad un pubblico colto e raffinato.
I suoi articoli erano firmati con lo [[pseudonimo]] di Contessa Clara Ràdjanny von Skèwitch, personaggio che Irene impersonava fingendo d'essere un'anziana, aristocratica esule da un non meglio precisato paese d'oltrecortina, citando qua e là episodi riguardanti propri incontri con altezze reali, scrittori celeberrimi. Così, alla voce [[sonno]], raccontava di una conversazione sull'insonnia tra [[Henri Bergson|Bergson]] e [[Marcel Proust|Proust]], mentre, alla voce [[taxi]], richiamava un incontro con un amico d'infanzia, esule a Parigi, che sbarcava il lunario facendo tale mestiere.
Il personaggio della Contessa Clara ispirò ad [[Alberto Sordi]] la parodia radiofonica del Conte Claro.<ref>Lietta Tornabuoni in Note a: Irene Brin, ''Usi e costumi 1920-1940'', Ed. Sellerio, pp. 230</ref>
=== ''Harper's Bazaar'' ===
Irene peraltro personificava alla perfezione quell'ideale di stile di cui scriveva: basti pensare che nel 1950, passeggiando per Park Avenue con il marito, fu fermata da una signora che le chiese dove mai avesse potuto comprare un vestito così di classe (si trattava di una creazione di Fabiani). Fu così che Irene fece la conoscenza con [[Diana Vreeland]], caporedattrice di ''[[Harper's Bazaar]]'', della quale Irene fu la prima italiana a collaborare, portando sulle pagine newyorchesi le prime avvisaglie del ''made in Italy'', in un'epoca in cui il mondo della moda parlava soltanto francese.
Irene collaborò attivamente al successo della prima sfilata di moda italiana organizzata il 12 febbraio 1951 dal marchese [[Giovanni Battista Giorgini (1898-1971)|Giovanni Battista Giorgini]] nella sua residenza privata di Villa Torrigiani, in via de’ Serragli a Firenze e della seconda del luglio 1952 che si svolse nella Sala Bianca di [[Palazzo Pitti]]<ref>[https://books.google.be/books?id=Q_TzBwAAQBAJ&pg=PA98&lpg=PA98&dq=Irene+Brin+Giorgini+1951&source=bl&ots=kPAYznBks3&sig=EljXSQ5jVyDkpbj90C7gvhGwqAM&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwiPl925s8nJAhUChg8KHUDNAMEQ6AEIJzAB#v=onepage&q=Irene%20Brin%20Giorgini%201951&f=false]</ref>.
===Scambi culturali===
Nella loro frenetica attività a Roma ed in giro per il mondo, Irene e Gaspero ospitarono all'Obelisco dozzine di artisti famosissimi o emergenti, ma destinati a un grande avvenire; e allo stesso modo portarono l'arte italiana nelle principali piazze nord- e sud-americane ed europee.
===Gli ultimi giorni===
Quando seppe di essere stata colpita da una malattia inguaribile, Irene reagì continuando la propria attività di lavoro e di viaggio esattamente come prima; nella primavera del 1969 infatti i due coniugi si recarono come di consueto a [[Strasburgo]] per visitare le esposizioni d'arte locali. Sulla strada del ritorno, non essendo in grado di proseguire il viaggio fino a Roma, Irene decise di fermarsi nella casa d'origine, a [[Bordighera]], dove morì il 31 maggio.
==Libri pubblicati==
* ''Olga a Belgrado'', Vallecchi, Firenze 1943
* ''Usi e Costumi'', 1920-1940, Donatello de Luigi, Roma 1944
* ''Le Visite'', Casa Editrice Partenia, Roma 1944
* ''Images de Lautrec'', Carlo Bestetti, Edizioni d'arte/Collezione dell’Obelisco, Roma 1947
* ''Femmes de Lautrec'', Carlo Bestetti, Edizioni d'arte/Collezione dell’Obelisco, Roma 1954
* ''I Segreti del Successo'', Colombo Editore, Roma 1954 (con lo pseudonimo Contessa Clara)
* ''Il Galateo'', Colombo Editore, Roma 1959 (con lo pseudonimo Contessa Clara)
===Riedizioni recenti===
* ''Usi e costumi 1920-1940'', Ed. Sellerio, Palermo 1981
* ''Il Dizionario del successo e dell'insuccesso e dei luoghi comuni'', Ed. Sellerio, Palermo 1986
* ''L'Italia esplode. Diario dell’anno 1952'', a cura di C. Palma, con saggi di V. C. Caratozzolo e I. Schiaffini, n. 9 della collana ''La memoria restituita'', diretta da M. Caffiero e M.I. Venzo, ed. Viella, 2014
== Onorificenze ==
{{Onorificenze
|immagine = Cordone di gran Croce OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione = Per l'affermazione e lo sviluppo della moda italiana nel mondo
|luogo = 2 giugno 1955 <ref>[http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=34396 Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.]</ref>
}}
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* ''Irene Brin: lo stile italiano nella moda'' di Vittoria Caterina Caratozzolo, Marsilio, Venezia 2006
* ''Mille Mariù. Vita di Irene Brin'' di Claudia Fusani, Castelvecchi Editore, Roma 2012, con prefazione di Concita De Gregorio
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.centrarte.org/irene.htm The Irene Brin Archive - home page]
*[http://www.centrarte.org/irphoto.htm Fotografie di Irene Brin presso The Irene Brin Archive]
*[http://www.giardinoirene.it Il giardino di Irene Brin, Sasso Bordighera]