|TitoloInt = Chiusa di Casalecchio di Reno
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}}
La [[chiusa]] di Casalecchio di Reno è una [[chiusa (ingegneria) | chiusa]] di origine medievale posta sul fiume [[Reno (Italia) | Reno]]. È situata nel comune di [[Casalecchio di Reno]], in provincia di [[Bologna]], nella regione [[Emilia Romagna.]], e Rappresentarappresenta il punto in cui il Reno abbandona il suo percorso naturale montano per entrare in pianura, guidato dall'uomo, attraverso il [[Canali di Bologna#Canale di Reno | Canale di Reno]].
Si tratta di un'opera idraulica di rilievo per via del ruolo fondamentale che ricoprì nell'industria serica bolognese, settore trainante dell'economia locale fra il XIII e il XVIII secolo. La chiusa di Casalecchio, infatti, fu in quel periodo la maggior fornitrice di acqua necessaria ai filatoi da seta<ref>{{Cita|Chierici, 2011|p. 19}}</ref>.
La chiusa di Casalecchio aveva un compito fondamentale nella fornitura dell'acqua necessaria ai filatoi da seta della medievale industria serica bolognese. [1]
== Storia dellaDal costruzionesecolo XII al XV ==
Fino alla sistemazione definitiva della chiusa, ordinata dal cardinale Legato Pontificio Cardinale Gil Alvarez Carrillo de Albornoz e posteriore al 1360, i fatti e le date relativi a questa struttura idraulica rimangono incerti e sono stati ampiamente dibattuti da storici bolognesi quali Alberti, Ghirardacci, Sigonio, Vizzani, Savioli e Guidicini. Successivamente all'intervento del Legato, non vi furono invece sostanziali modifiche a chiusa e relativo canale, ma solo aggiustamenti minori. ▼
=== DalLa secolochiusa XIII al XVlignea ===
▲Fino alla sistemazione definitiva della chiusa , ordinata dal cardinaleCardinale Legato Pontificio Cardinale Gil Alvarez Carrillo de[[Egidio Albornoz ]] e posterioredopo alil 1360, i fatti e le date relativi aalla questachiusa di Casalecchio strutturadi idraulicaReno rimangono incerti e sono stati ampiamente dibattuti da storici bolognesi quali [[Leandro Alberti ]], [[Cherubino Ghirardacci ]], [[Carlo Sigonio ]], [[Pompeo Vizzani ]], [[Ludovico Savioli ]] e [[Giuseppe Guidicini . Successivamente all'intervento del Legato]]<ref>{{Cita|Zanotti, non2000|p. vi31}}</ref>. furono invece sostanziali modifiche a chiusa e relativo canale, ma solo aggiustamenti minori.
==== La chiusa lignea ====
Possiamo rintracciare la prima traccia documentaria relativa alla chiusa nell'anonimo manoscritto ottocentesco B 2238, conservato nella biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna. Questo fissa già nell'anno Mille l'esistenza di una rudimentale chiusa, a cui si riferisce coi termini "Pescaja" o "Steccaia", e di un breve tratto (appena qualche centinaio di metri) del canale di Reno. Tuttavia, pare ragionevole datare l'opera idraulica a un periodo più tardo, benché anteriore al 1191, anno in cui fu costruita una ramificazione del canale di Reno, che giunse così a toccare la cinta muraria di Bologna<ref>Si tratta della seconda delle tre cinte murarie che Bologna ebbe nella sua storia: la cinta dei Torresotti</ref>. Tale ramificazione costeggiava via del Pratello e ne facevano uso i cosiddetti Ramisani, che devono il nome dalla loro natura di comproprietari di un ramo del Reno. I Ramisani erano riuniti in consorzio e si occupavano delle spese di mantenimento di canale e chiusa. ▼
▲PossiamoSulla rintracciarebase la prima traccia documentaria relativa alla chiusa nell'anonimodel manoscritto ottocentesco B 2238 ,<ref>attualmente è conservato nella biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna .</ref>, Questoche fissa giàa un non ulteriormente precisato nell'anno Mille l'esistenza di una rudimentale chiusa , a cui si riferisce coi termini(chiamata "Pescaja" o "Steccaia" ), ealcuni distudiosi unfanno breverisalire trattola (appenastruttura qualcheal centinaiosecolo diXI. metri)Di certo però la chiusa è attestata nel 1183, anno dell'apertura ufficiale della chiusa stessa e del canale di Reno . Tuttavia<ref>{{Cita|Zanotti, pare2000|p. ragionevole252}}</ref>. datareTra l' operaaltro, pur supponendo che il canale avesse diverse strutture idraulicaatte a unregimentare periodole piùacque tardoe a pescare, benchépare anterioreragionevole alche 1191,la annochiusa indati cuia fuun costruitaperiodo unaanteriore alla costruzione della ramificazione del canale di Reno , avvenuta nel 1191, che giunsefu cosìfunzionale a toccareportare lal'acqua fino alla cinta muraria di Bologna<ref>Si tratta della seconda delle tre cinte murarie che Bologna ebbe nella sua storia: la cinta dei Torresotti</ref>. Tale ramificazione costeggiava via del Pratello e ne facevano uso i cosiddetti Ramisani, che devono il nome dallaalla loro natura di comproprietari di un ramo del Reno. I Ramisani (originariamente 41) erano riuniti in un consorzio e si occupavano delle spese di mantenimento di canale e chiusa.
Non è certo chi fu coinvolto nell'opera di costruzione della chiusa, ma una possibile ipotesi vede i Canonici Renani, appartenenti alla Canonica di S. Maria del Reno (fondata nel 1130), che erano dotati dei mezzi economici, organizzativi e tecnici necessari per tale impresa. Certo è, invece, che in origine la chiusa era una costruzione modesta, collocata in un punto non ricostruibile con precisione<ref>Ne è causa il fatto che, col passare dei secoli, i livelli del letto del Reno si sono vistosamente modificati.</ref> e successivamente migliorata e ampliata in base alle funzioni e alle potenzialità che con il passare degli anni le erano richieste. ▼
▲Non è certo a chi fusia coinvoltoda nellattribuire l' operainiziativa di costruzionecostruire dellala chiusa, ma una possibile ipotesi vede i Canonicicanonici Renani, appartenenti alla Canonicacanonica di S. Maria del Reno (fondata nel 1130), che erano dotati dei mezzi economici, organizzativi e tecnici necessari per tale impresa. CertoSicuro è, invece, che in origine la chiusa erafosse una costruzione modesta, collocata in un punto non ricostruibile oggi con precisione<ref>Ne è causa il fatto che, col passare dei secoli, i livelli del letto del Reno si sono vistosamente modificati .</ref> e successivamente migliorata e ampliata in base alle funzioni e alle potenzialità che con il passare degli anni le eranofurono richieste.
Il 29 maggio 1208 il consorzio dei Ramisani cedette al Comune di Bologna i diritti sull'acqua superflua alle loro lavorazioni, come è riportato nel relativo atto, rogato dal notaio Giovanni Canova e conservato attualmente nel "Registro Grosso", presso l'Archivio di Stato di Bologna. Fra i Ramisani sottoscrittori compaiono nomi diappartenenti famiglie dialla nobiltà feudale, di famiglienomi d'origine mercantili, futura aristocrazia cittadina,mercantile e dinomi persone legatelegati all'Universitàambiente universitario.
Fino aalla metà del secolo XIII la chiusa era probabilmente un semplice sbarramento di legno simile a una palizzata. La costituivano grossi pali di legno infissi sul fondo dell'alveo fluviale, e collegati gli uni agli altri tramite traverse, ferle e funi di canapa. Non eradoveva essere particolarmente alta, poiché non era necessario che lo fosse per resistere a correnti e piene, e probabilmente era rinforzata da grandi massi disposti a scogliera. Si trattava quindi di una struttura piuttosto vulnerabile, bisognosa di costanti e costose manutenzioni.
==== La prima chiusa in pietra ====
Per ovviare a tali costi, il Comune di Bologna fece costruire nel 1250 una chiusa in pietra più a monte della precedente in legno; a questo si aggiunse lo scavo del "ramus vetus",di un tratto di collegamento fra la nuova struttura e il canale già esistente, detto "''ramus vetus''". Tali compiti furono gestiti da una commissione tecnica costituita dall'ingegnere Alberto, mastro Giovanni da Brescia, mastro Michele Delamusca e mastro Michele Lamandini. Il lavoro fu terminato nel 1278. Nonostante i buoni propositi, però, anche la nuova costruzione si rivelò bisognosa di frequenti manutenzioni, dovute alle piene del fiume e all'erosione causata dalle acque. Si hanno notizie di riparazioni eseguite negli anni 1288, 1289, 1294, 1295 e 1299<ref>{{Cita|Chierici, 2011|p. 24}} e {{Cita|Zanotti, 2000|p. 39}}</ref>.[2] Interventi di riparazione riguardano periodicamente anche la vecchia chiusa lignea, forse considerata un impianto sussidiario, che fu ritenuta non più necessaria e quasi del tutto smantellata solo nel 1309.
Il 29 aprile 1310 una piena del Reno arrecò danni talmente gravi alla chiusa da romperla e lasciare a secco il canale:, impedìimpedendo dunque che l'acqua giungesse ai mulini bolognesi, lasciando così la città senz'acqua. Le necessarie operazioni di ripristino, in atto già il giungogiugno seguente, furono supervisionate dai frati [[Domenicani|Predicatori]] e Minori[[Ordine <ref>Rispettivamente,dei fratiFrati Domenicani e Francescani</ref>Minori|Minori]], a cui il Comune di Bologna decise di affidare il complesso chiusa-canale. Episodi come questi non erano inusuali, in particolaresopratutto nel primo trentennio del Trecento; non risulta tuttavia possibile ricostruire esattamente il numero e i dettagli degli interventi effettuati per via delle versioni contrastanti dei fatti fornite da cronache e studi.<ref>Per [1]approfondire: {{Cita|Zanotti, 2000}}</ref>.
Nel 1317 si parla di interventi di tipo strutturale, e così anche nel 1324, anno in cui l'allora al governo cardinaleCardinale [[Bertrando del Poggetto (Bertrand du Pouget)]] affidò a due frati dell'ordine degli [[Ordine di Sant'Agostino|Eremitani]]<ref>Frati Agostiniani</ref>, frate Giacomo e frate Bartolomeo, la definitivauna sistemazione della Chiusachiusa che intendeva essere definitiva. Tale lavoro venne compiuto ma, al contrario delle aspettative, ebbe vita breve. Nel 1325, infatti, a seguito della [[battaglia di Zappolino]], le truppe di [[Rinaldo dei Bonacolsi | Passerino BuonacossaBonacolsi]] devastòdevastarono il territorio casalecchiese e, in quella stessa occasione, moltorovinarono probabilmenteanche aiutatola dachiusa, unaprivando violentacosì pienaBologna deldell'acqua<ref>{{Cita|Chierici, 2011|p. 25}}</ref>. L'effettivo coinvolgimento di Bonacolsi non è tuttavia fiumecerto, rovinòma solo probabile; i danni potrebbero anche lasolo chiusa,essere cosìstati dafrutto privaredi Bolognauna dell'acquaviolenta piena del Reno<ref>{{Cita|Zanotti, 2000|p. 40}}</ref>.
I ruderi della chiusa distrutta da BuonacossaBonacolsi sono oggi ancora visibili a valle della Chiusachiusa attuale. Fino al 1985 erano ben più numerosi, ma in quell'anno furono in parte distrutti per un malinteso riguardante la sistemazione del fiume. I resti sono localmente chiamati "il Pracinino" (dal termine dialettale "''Prè-zinèn''", ovvero "prato piccolo") e "''i Masgnòn''" (i Macignoni). Osservandoli, è chiaramentepossibile visibileinferire che la composizione della chiusa: era un conglomerato di pietre e sassi legati da calce e ricoperti, su almeno parte dello scivolo della chiusastruttura, da pietra ofiolitica. Si notano anche i segni di una struttura di travi lignee, probabilmente impiegata per la sopraelevazione delle parti superiori della chiusa, e, nella calce, delle tracce di carbonella, che fanno pensare a fuochi accesi dagli operai nei momenti di sosta. La chiusa presentava gravi errori di progettazione, che la costrinserospinsero aalla cadererovina sottonel l'attacco congiunto del legato e della piena1325: la costruzione era eccessivamente lunga, sprovvista di elementi interni capaci di opporre resistenza a una forte pressione dell'acqua, e appoggiata direttamente sulla pietra, senza scavo di fondazione.; Lele sue fondamenta affondavano infatti solamente in un alto e poco solido cuscino di ghiaia.
==== La seconda chiusa in pietra ====
Nella successiva ricostruzione, indetta dal Legato de Albornoz fra il 1360 e il 1363<ref>{{Cita|Chierici, [2 pag2011|p. 28]}}</ref>, la chiusa fu ulteriormente spostata a monte di 200 metri, nel sito in cui ancora oggi si trova,m per sfruttare il naturale maggiore dislivello del terreno. Questa fu la sistemazione spaziale definitiva dell'impianto, che ancora oggi occupa quel sito; seguirono solo minori miglioramenti, aggiustamenti e rinforzi. Nedella èstruttura. unPer esempio, laGuglielmo correzioneda Siena apportò delle correzioni alla chiusa e al canale apportata da Guglielmo da Siena nel 1403. La chiusa di Casalecchio, così come il canale di Reno, può essere considerata campo di confronto per gli ingegneri idraulici bolognesi che, a ogni intervento, studiavanostudiarono gli errori del passato per evitareevitarne chela si ripetesseroripetizione.
=== Dal secolo XVI al XVII ===
Dopo i lavori di Guglielmo da Siena, perfino una lungooltre periodola metà del Cinquecento la chiusa non èfu più danneggiata da piene e, fino a oltre la metà del Cinquecento èsemplicemente sottoposta solamente a ordinaria manutenzione e a qualche miglioria. Fu infatti solo nel 1567 che sopravvenne il danno successivo: cedette un tratto della chiusa lungo "pertiche 10 e piedi 5"<ref>{{Cita|Zanotti, 2000|p. 85}}</ref>, mettendo a rischio l'intera struttura. Visto l'importante ruolo della chiusa nelle attività legate all'energia idraulica, l'allora papa [[Pio V]] dispose che venisse sistemata. I lavori iniziarono l'anno stesso e si protrassero fino al 1574, poiché fu colta l'occasione per mettere mano anche in altri due punti della chiusastruttura. InfineInoltre, fu protettopresa la decisione di proteggere lo scivolo della chiusa con un assito ligneo che, col passare degli anni, ogni tanto necessitava d'essere sostituito.
La chiusa rimase invariata per molti anni: nel secolo XVIII presentava ancora le stesse caratteristiche costruttive. Nel 1781 lo storico [[Serafino Calindri]], infatti, così la descrive:
{{citazione|Consiste la ... Chiusa in un ammasso di grossi Sassi e Calce incassato a più cubi e prismi in una tessitura di grossi pali squadrati di quercia con la più squisita maestrìa disposti ... coperto nella sua superficie di pietre cotte, o dicansi mattoni, per di più disposti in coltello, e da calce fermati e legati ... A maggiore conservazione di questa gran mole, con grossi tavoloni di quercia vien coperta tutta la sua superficie.|[[Serafino Calindri]], ''Dizionario ... della Italia''}}
=== Dal secolo XVIII ala XIXoggi ===
Si giunse quasi alla fine del XIX secolo senza che la chiusa subisse ulteriori danni di grave entità: solo nel 1763 e 1790 si resero necessarie alcune riparazioni, che non posero però grandi difficoltà. L'avvenimento che maggiormente segnò la storia della chiusa di questiquesto due secoliperiodo si presentò proprio sul finire del secolo: negli ultimi giorni del settembre del 1893 un violento nubifragio abbattutosi sul bacino del Reno provocò una piena di eccezionale entità, che fu causa di una grave rotta del Reno l'il giorno 1 ottobre 1893<ref>{{Cita|Chierici, 2010|p. 19}}</ref>.
La piena raggiunse il suo culmine alle ore 11 della mattina: l'idrometro della Chiusachiusa segnò 4,70 m sullo zero idrometrico e una portata di 2200 m³/sec, quota senza precedenti. L'onda della piena travolse case e animali e fece saltare il muro di protezione della sponda sinistra del fiumeReno. L'acqua abbandonò così l'alveo del fiume, lasciando a secco la chiusa e il canale, e causando il blocco di tutta l'industria bolognese.
Il giorno 7 ottobre le autorità cittadine si recarono presso la Chiusachiusa per valutare i danni e decidere come procedere per riportare d'urgenza l'acqua nel canale, affinché le imprese bolognesi potessero riprendere la loro consueta attività, e sistemare poi definitivamente la danneggiata sponda sinistra che aveva subito ildel dannofiume. I provvedimenti che la civica amministrazione decise d'intraprendere furono illustrati il 20 dicembre 1893 al sindaco Luigi Tacconi e al Consiglio Comunale di Casalecchio dal presidente della provincia Giuseppe Bacchelli, che assicurò che la Provincia stessa si sarebbe assunta gli oneri della spesa grazie a un finanziamento effettuato presso la Cassa di Risparmio di Bologna. Il 16 gennaio 1894 furono stipulati i contratti d'appalto e due giorni dopo iniziarono i lavori, salvo essere interrotti per una nuova piena del fiume e riprendere il 23 gennaio, 114 giorni dopo la rotta. Il cantiere fu diretto dall'ingegnere Giuseppe Boriani, su un progetto presentato al Consiglio Provinciale l'8 gennaio<ref>{{Cita|Chierici, 2010|pp. 21-22}}</ref>.
La notizia dell'avvio dei lavori richiamò a Casalecchio un gran numero di disoccupati, provenienti da vicino e da lontano e in cerca di impiego. I braccianti locali, che si erano illusi di aver trovato un lavoro redditizio e sicuro per molto tempo, li accolsero con diffidenza. Vista l'urgenza di portare a termine in fretta i lavori, la manodopera richiesta era molta e anche i forestieri furono assunti. QuestoCiò non mancò di causòcausare tumulti che richiesero l'intervento dei Reali Carabinieri e il cantiere prese l'avvio con la vigilanza della forza pubblica. ▼
Furono stipulati i contratti d'appalto il 16 gennaio 1894 e i lavori iniziarono il 18 gennaio, salvo essere interrotti per una nuova piena del fiume e riprendere il giorno 23 gennaio, 114 giorni dopo la rotta. Furono diretti dall'ingegnere Giuseppe Boriani, su un progetto presentato al Consiglio Provinciale l'8 gennaio.
Il primo intervento consistette nel ricondurre il fiume al vecchio alveo. A tale scopo, furono collocati contenitori in rete metallica riempiti di sassi, detti "burghe " e prodotti dalla ditta Maccaferri, lungo la sponda sinistra del fiume. Tale fila di burghe fu subito rinforzata dalla costruzione di una diga di 252 m di lunghezza, costituitaaddossata alle burghe già disposte. La diga era formata quasi interamente dida ulteriori burghe del volume di 3-4 m³ e, per la parte restante, dida sacchi di tela di iuta riempiti di terra per minimizzare la quantità d'acqua che riusciva a filtrare attraverso le burghe. Inoltre, a monte della diga e come sua prosecuzione lungo la sponda dell'alveo fluviale, fu costruito un repellente per deviare ulteriormente la corrente fluvialedel Reno. QuestoIl repellente era lungo circa 100 m, formato da un nucleo di terra vegetale e rivestito su fianchi e sommità da gradoni di burghe, che furono collocate in numero maggiore sul lato verso il fiume al fine di proteggere maggiormente il repellente contro la corrente fluviale. Oggigiorno il repellente è coperto da terreno vegetale. ▼
▲La notizia dell'avvio dei lavori richiamò a Casalecchio un gran numero di disoccupati, provenienti da vicino e da lontano e in cerca di impiego. I braccianti locali, che si erano illusi di aver trovato un lavoro redditizio e sicuro per molto tempo, li accolsero con diffidenza. Vista l'urgenza di portare a termine in fretta i lavori, la manodopera richiesta era molta e anche i forestieri furono assunti. Questo causò tumulti che richiesero l'intervento dei Reali Carabinieri e il cantiere prese l'avvio con la vigilanza della forza pubblica.
Riportato il Reno nel suo letto e al canale, i lavori si rivolsero alla costruzione di un argine di chiusura della rotta , lungo 102 m e alto 7 m. Ancora una volta, si ricorse a un nucleo di terra vegetale rivestito con burghe disposte a gradoni e, nella scarpata verso il fiume, anche con sacchi di terra , questa volta protetti da una rete metallica. L'argine fuera collegato, alla sua destra, con la diga precedentemente costruita. ▼
▲Il primo intervento consistette nel ricondurre il fiume al vecchio alveo. A tale scopo, furono collocati contenitori in rete metallica riempiti di sassi, detti burghe e prodotti dalla ditta Maccaferri, lungo la sponda sinistra del fiume. Tale fila di burghe fu subito rinforzata dalla costruzione di una diga di 252 m, costituita quasi interamente di burghe del volume di 3-4 m³ e, per la parte restante, di sacchi di tela di iuta riempiti di terra per minimizzare la quantità d'acqua che riusciva a filtrare attraverso le burghe. Inoltre, monte della diga e come sua prosecuzione lungo la sponda dell'alveo fluviale, fu costruito un repellente per deviare la corrente fluviale. Questo era lungo circa 100 m, formato da un nucleo di terra vegetale e rivestito su fianchi e sommità da gradoni di burghe, che furono collocate in numero maggiore sul lato verso il fiume al fine di proteggere maggiormente il repellente contro la corrente fluviale. Oggigiorno il repellente è coperto da terreno vegetale.
▲Riportato il Reno nel suo letto e al canale, i lavori si rivolsero alla costruzione di un argine di chiusura della rotta lungo 102 m e alto 7 m. Ancora una volta, si ricorse a un nucleo di terra vegetale rivestito con burghe disposte a gradoni e, nella scarpata verso il fiume, anche con sacchi di terra, questa volta protetti da una rete metallica. L'argine fu collegato, alla sua destra, con la diga precedentemente costruita.
In totale furono impiegate 2900 burghe, che finirono per suscitare interesse anche negli ambienti scientifici universitari.
Seguì la sistemazione della chiusa. L'opera fu terminata nel 1894, nei tempi previsti, con una spesa inferiore a quella attesa. Il denaro rimanente fu utilizzato nel 1895 per la prima fase dei lavori volti alla copertura della chiusa con lastroni di granito bianco. Dopo la grande piena la copertura in travi di rovere era infatti in condizioni preoccupanti. Per mancanza di fondi, si procedette a ricoprire un secondo tratto di chiusa solo nel 1907; non trovando però granito bianco, i tecnici ripiegarono su granito rosso, lasciando scoperta solo una piccola zona sulla spalla sinistra della struttura. La copertura fu terminata definitivamente nel 1950, con comune pietra da taglio. <ref>{{Cita|Chierici, Ancora2010|p. oggi43}}</ref> la chiusa riparata dopo la rotta è integra e funzionante.▼
Seguì la sistemazione della Chiusa e la costruzione di uno [[sfioratore]], oggi chiamato Chiusa Nuova. Costruito in muratura e riempito con grossi ciottoli fluviali, quest'ultimo era lungo 85 m e più elevato di 1,82 m sul ciglio più basso della chiusa. Era dotato di uno scivolo in calcestruzzo ricoperto con masselli di grès, materiale allora all'avanguardia. Fra la Chiusa e lo sfioratore fu infine costruito un partiacque formato da muri in mattoni contenenti un riempimento di sabbia e ghiaia.
LaAncora oggi la chiusa oggiriparata dopo la rotta è ancoraintegra e funzionante. Ne sono proprietari tutti coloro che ne traggono un beneficio diretto o indiretto ; equesti costituiscono il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno. ▼
▲L'opera fu terminata nel 1894, nei tempi previsti, con una spesa inferiore a quella attesa. Il denaro rimanente fu utilizzato nel 1895 per la prima fase dei lavori volti alla copertura della chiusa con lastroni di granito bianco. Dopo la grande piena la copertura in travi di rovere era infatti in condizioni preoccupanti. Per mancanza di fondi, si procedette a ricoprire un secondo tratto di chiusa solo nel 1907; non trovando però granito bianco, i tecnici ripiegarono su granito rosso, lasciando scoperta solo una piccola zona sulla spalla sinistra della struttura. La copertura fu terminata definitivamente nel 1950, con comune pietra da taglio. Ancora oggi la chiusa riparata dopo la rotta è integra e funzionante.
== Custodi ==
Nella gestione della acque era fondamentale la figura del custode, (o intendente,) della Chiusa, che sapevaaveva il compito di interpretare i segnali dati dal fiume e di prevedere l'arrivo e la portata delle piene. Visto il potere che aveva sul corretto flusso di energia necessario per il funzionamento deglidelle opificiindustrie bolognesi, nucleo vitale dell'economia del territorio, veniva considerato una delle maggiori autorità. La sua importanza era tale che nei cortei legati a rilevanti cerimonie pubbliche era solita sfilare una sua controfigura con un'uniforme di gala<ref>{{Cita|Chierici, 2011|p. Secondo32}}</ref>. l'annualeI Statoprimi dellecustodi Animedi dellacui Parrocchiasi diabbiano Sancon Martino,certezza ilnotizie custodefurono nonmembri eradella solitofamiglia risiedere a CasalecchioChierici.
Nel caso in cui minacciasse di esservi un temporale, l'intendente allertava una squadra di manovali perché regolassero il flusso d'acqua nel canale mediante pesanti paratoie di legno. Evitava così il rischio che il canale si riempisse eccessivamente portando ad allagamenti in città. L'intendente tentava inoltre di intuire, a seconda di colore e odore, da dove provenisse l'acqua portatadelle da un'ondaonde di piena. Acque portate da affluenti diversi, infatti, attraversavano terreni diversi e ne erano influenzate.
=== La famiglia Chierici ===
La famiglia Chierici fu responsabile della chiusa a partire dal 1768 e rimase fedele all'incarico perfino duecentoal anni1966<ref>{{Cita|Chierici, 2011|p. Contravvenendo33}}</ref>. l'usanzaI precedente,custodi si stanziòappartenenti a Casalecchioquesta per controllare con continuità il regime delle acque. Precisamente, i Chiericifamiglia risiedettero nella Casa di Guardia del "Pracinino", costruita dall'ingegnere Ghedini nel 1829 proprio per questo scopo.
[[File:Pracinino-casa-custode.jpg|thumb|Casa di Guardia "Pracinino"]]
Il primo intendente appartenente alla famiglia Chierici fu Giovanni I (1753-1833): nominato intendente in virtù di passate cariche ricoperte nell'arte della seta, era uomo di buona cultura e sapere tecnico. Gli succedette il figlio Serafino I (1812-1879): patriota di orientamento liberale, industriale, pubblico amministratore. Ebbe cinque figli e lasciò la gestione della chiusa al maggiore, Giovanni II (1843-1921), che dovette affrontare la complessa vicenda legata alla piena dell'1 ottobre 1893. Alla sua morte, prese le redini dell'ufficio il figlio Serafino II (1883-1966), famoso per le sue imprese di salvataggio di bagnanti che rischiavano l'annegamento nel fiume. Gli succedette il figlio minore Cesare II (1924-2007). ▼
▲Il primo intendente appartenente alla famiglia Chierici fu Giovanni I (1753-1833): nominato intendente in virtù di passate cariche ricoperte nell'arte della seta, era uomo di buona cultura e sapere tecnico. Gli succedette il figlio Serafino I (1812-1879): patriota di orientamento liberale, industriale, pubblico amministratore. Ebbe cinque figli e lasciò la gestione della chiusa al maggiore, Giovanni II (1843-1921), che dovette affrontare la complessa vicenda legata alla piena dell'1 ottobre 1893. Alla sua morte, prese le redini dell'ufficio il figlio Serafino II (1883-1966), famoso per le sue imprese di salvataggio di bagnanti che rischiavano l'annegamento nel fiume. Gli succedette infine il figlio minore Cesare II (1924-2007).
=== oggi ===
Dal 1966 il lavoro di custode è affidato al geometra Marcello Benni, che può servirsi nel suo lavoro di moderne tecnologie telematiche, che permettono di monitorare in tempo reale la situazione idrografica del bacino. ▼
=== La chiusa oggiOggi ===
▲Dal 1966 il lavoro di custode è affidato al geometra Marcello Benni, che può servirsi nel suo lavoro di moderne tecnologie telematiche , che permettono diper monitorare in tempo reale la situazione idrografica del bacino.
▲La chiusa oggi è ancora funzionante. Ne sono proprietari tutti coloro che ne traggono un beneficio diretto o indiretto e costituiscono il Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del Canale di Reno.
== Curiosità ==
=== Affresco del Catalani ===
Nella sala Farnese del [[Palazzo d'Accursio | Palazzo Comunale]] di Bologna si trova un affresco, risalente al 1658-1660 e realizzato da Antonio Catalani detto "Il Romano", che ritrae il Cardinale Albornoz nell'atto di esaminare progetti per la costruzione della chiusa attuale.
=== La visita degli ingegneri === ▼
Dalla creazione del canale di Reno fino allo scoppio della Seconda Guerra mondiale fu tradizione che, durante l periodo della seccam una commissione di tecnici percorresse a piedi le rive del canale, da Bologna sino alla chiusa di Casalecchio, per accertarsi dei lavori da eseguire. La visita era solita terminare con un pranzo offerto dalla moglie dell'intendente, che veniva ringraziata con il diritto di sfalcio e vendita dell'erba del viale di accesso alla Chiusa. Il pranzo presentava, per lo meno nel Novecento, sempre il medesimo menù, che prevedeva vini della tenuta dei marchesi Talon Sampieri, salumi e crostini, tagliatelle con ragù alle rigaglie di pollo, buconotti ripieni, arrosti misti di carne e pollo, torta ricciolina, fragole e gelato. ▼
=== L'impressione di Stendhal ===
[[Stendhal]] si trattenne a Bologna dal 20 dicembre 1816 al 19 gennaio 1817 e il 17 gennaio annotaannotò:
{{citazione|Vado quasi ogni mattina a Casalecchio, passeggiata pittoresca alle cascate del Reno: è il bois de Boulogne di Bologna|[[M. B. Stendhal]]|[[,''Roma, Napoli e Firenze'']]}}
▲=== La visita degli ingegneri ===
▲Dalla creazione del canale di Reno fino allo scoppio della Secondaseconda Guerraguerra mondiale fu tradizione che, durante lil periodo della seccamsecca, una commissione di tecnici percorresse a piedi le rive del canale di Reno, da Bologna sino alla chiusa di Casalecchio, per accertarsi dei lavori da eseguire. La visita era solita terminare con un pranzo offerto dalla moglie dell'intendente, che veniva ringraziata con il diritto di sfalcio e vendita dell'erba del viale di accesso alla Chiusachiusa. Il pranzo presentava, per lo meno nel Novecento, sempre il medesimo menù, che prevedeva vini della tenuta dei marchesi Talon Sampieri, salumi e crostini, tagliatelle con ragù alle rigaglie di pollo, buconotti ([[vol-au-vent]]) ripieni, arrosti misti di carne e pollo, torta ricciolina, fragole e gelato <ref>{{Cita|Chierici, 2011|p. 34}}</ref>.
Nel dicembre del 2010 L'UNESCO ha dichiarato la chiusa di Caslecchio "Patrimonio messaggero di una cultura di pace a favore dei giovani". Presso la Casa di Guardia "Pracinino" è stata affissa, il 26 marzo 2011, una targa in ricordo del riconoscimento. Essa riporta la scritta: "L'acqua è sorgente di vita, la sua conservazione e condivisione con i vicini sono sorgenti di pace".
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
*{{cita libro| Angelo | Zanotti | Il sistema delle acque a Bologna dal XIII al XIX secolo | 2000 | Editrice Compositori | Bologna | ISBN = 88-7794-221-5}}
*{{cita libro| Pier Luigi | Chierici | Lo scorrere dell'acqua. La Chiusa e il Canale di Reno nel territorio casalecchiese | 2010 | Minerva Edizioni | Bologna | ISBN = 978-88-7381-358-3}}
*{{cita libro| Pier Luigi | Chierici | Guida alla visita della Chiusa di Casalecchio ed al primo tratto del Canale di Reno | 2011 | Casalecchio insieme | Casalecchio di Reno | ISBN = 978-88-905997-0-5}}
== Voci correlate ==
*[[Canali di Bologna]]
*[[Reno (Italia)]]
*[[Casalecchio di Reno]]
*[[Storia di Bologna]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto | commons}}
== Collegamenti esterni ==
*[http://www.consorzireno-savena.it/it/index.php Consorzi dei canali di Reno e Savena]
*[http://www.amicidelleacque.org/ Associazione Amici delle Acque]
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