Storia del Football Club Internazionale Milano e Apple Pay: differenze tra le pagine

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{{Software
{{Avvisounicode}}
| Nome = Apple Pay
{{torna a|Football Club Internazionale Milano}}
| Logo = Apple Pay logo.svg
| DimensioneLogo = 150
| Screenshot = Apple pay3.jpg
| Didascalia = Pagamento con il servizio Apple Pay.
| Sviluppatore = [[Apple Inc.]]
| DataPrimaVersione = 20 ottobre [[2014]]
| SistemaOperativo = iOS
| SistemaOperativo2 = macOS
| SistemaOperativo3 = watchOS
| Genere = [[Mobile Payment|Pagamento mobile]]
| Licenza = [[software proprietario|Proprietario]]
| SoftwareLibero = no
}}
 
'''Apple Pay''' è un [[Mobile payment|metodo di pagamento]] creato dalla [[Apple Inc.]] che consente di effettuare pagamenti utilizzando un [[iPhone 6]] o superiori, un [[Apple Watch]] o superiori, un [[iPad Air 2]] o superiori e un Mac con [[macOS Sierra]] o versioni successive<ref>{{Cita news|lingua=it|autore=|url=https://support.apple.com/it-it/HT204506|titolo=Come configurare Apple Pay sul tuo iPhone, iPad, Apple Watch o Mac|pubblicazione=Apple Support|data=|accesso=2017-02-09}}</ref>.
<!---ATTENZIONE: NON SOSTITUIRE L'IMMAGINE SEGUENTE CON IL LOGO UFFICIALE DELL'INTER POICHÉ L'USO DEL MARCHIO NON È AMMESSO IN PAGINE DIVERSE DA QUELLA DELLA SQUADRA--->
[[Immagine:600px Nero e azzurro strisciato con stella.png|right|200px]]
 
Il servizio funziona con [[PayWave]] di Visa, [[PayPass]] di [[MasterCard]], ''ExpressPay'' di [[American Express]] e le carte [[Visa]].
{{quote|È il titolo di un nuovo Club sorto da pochi giorni a Milano. Il nuovo Club, nato da una deplorevole scissura che non pochi malintesi hanno creato in seno al Milan Club, è composto in maggioranza di attivi footballey e di parecchi appassionati. Il massimo buon volere ed i migliori propositi sono le basi della nuova società che per ora promette poche ma buone cose. Scopo precipuo del nuovo Club è di facilitare l'esercizio del calcio agli stranieri residenti a Milano e diffondere la passione fra la gioventù Milanese, alla quale vanno fatte speciali e assai lodevoli felicitazioni. I nostri auguri di vita lunga, prospera e, quel che più conta, concorde vadano al nuovo sodalizio, che troverà certo nei suoi fondatori quella buona volontà necessaria perché i buoni intendimenti manifestati abbiano il miglior successo.|[[La Gazzetta dello Sport]], [[marzo]] [[1908]]<ref name="originiinter">[http://www.interfc.it/Origini.asp interfc.it]</ref>}}
 
== Storia ==
Di seguito viene trattata la '''storia del Football Club Internazionale Milano''' dal [[1908]] ai nostri giorni.
Il servizio è stato presentato il 6 settembre 2014<ref>{{Cita web|url=http://www.theverge.com/2014/9/9/6084211/apple-pay-iphone-6-nfc-mobile-payment|titolo=Apple Pay allows you to pay at the counter with your iPhone 6|sito=The Verge|data=2014-09-09|accesso=2017-03-26}}</ref>.
==Le origini (1908-1920)==
[[File:Fondatori inter 10.03.1908.jpg|thumb|right|250px|Alcuni soci fondatori. Da sinistra: Hirzel, Muggiani, Carrer, Cappelli, Mauro, Guzzoni, Crivelli, Hulss e Ugo Rietman]]
Il Football Club Internazionale Milano nacque al ristorante ''L'Orologio'' la sera del [[9 marzo]] [[1908]] da una costola di 43 dissidenti guidati dal pittore [[Giorgio Muggiani]], che disegnerà lo stemma e diverrà segretario, contro AC Milan, il quale aveva imposto di non far giocare calciatori stranieri e aveva deciso di non partecipare a nessun torneo nazionale. Il nome scelto per la nuova squadra volle simboleggiare la volontà cardine della società: dare la possibilità a giocatori non italiani di vestire questa maglia. Dalla riunione uscì uno storico verbale che costituì l'atto ufficiale di nascita della società:
 
Il 16 settembre 2015, con [[iOS 9]] è stato introdotto il supporto per le carte [[Discovery]]. Nel mese di maggio, Wiredcard ha rilasciato sull'[[App Store]] inglese un'app chiamata Boon. Essa permette di utilzzare Apple Pay anche nel resto del mondo, mediante l'utilizzo di carte [[Mastercard]] con tecnologia 3D Secure.
{{quote|I signori fondatori si sono riuniti questa sera col fermo proposito di fondare il nuovo Club. Presenti i signori G.Muggiani, Bossard, Lana, Bertoloni, De Olma, Hintermann Enrico, Hintermann Arturo, Hintermann Carlo, Dell'Oro Pietro, Rietmann Ugo, Hans, Voelkel, Maner Wipf, Ardussi Carlo. Dopo piccole discussioni d'occasione il signor Muggiani propone si passi alla nomina di un consiglio provvisorio da confermarsi nella seduta di mercoledì 11 marzo. Nelle nomine vengono lasciate vacanti le cariche di Presidente e Vicepresidente. Furono nominati: segretario G.Muggiani; cassiere De Olma; economo Rietmann Hans; consiglieri Dell'Oro Pietro e Paramithiotti... Muggiani propone di nominare quale socio onorario il signor ragionier Bosisio, segretario della Federazione Italiana di Foot-Ball. I presenti accettano tale proposta. Il nome del sodalizio è stato unanimemente accettato quale Foot-Ball Club Internazionale Milano. La seduta viene tolta alle ore 11 e 1/2<ref name="originiinter" />}}
 
Con [[macOS]] Sierra è possibile effettuare pagamenti online sul Mac tramite [[Safari (browser)|Safari]]<ref>{{Cita web|url=https://support.apple.com/kb/PH25811?viewlocale=it_IT&locale=it_IT|titolo=Safari per Mac: Acquistare con Apple Pay in Safari|sito=support.apple.com|lingua=it|accesso=2017-02-09}}</ref>. Qualora si dovesse pagare su un sito che supporto i pagamenti con Apple Pay, verrà inviata una notifica sull'iPhone con la richiesta del Touch ID per confermare l'acquisto.
I soci fondatori furono:
{{MultiCol}}
*Giorgio Muggiani.
*Boschard.
*Lana.
{{ColBreak}}
*Fernando De Osma.
*Carlo Hinterman.
*Enrico Hinterman.
{{ColBreak}}
*Arturo Hinterman.
*Pietro Dell'Oro.
*Ugo Rietman.
{{ColBreak}}
*Hans Rietman.
*Voelkel.
*Maner.
{{ColBreak}}
*Bertolini.
*Wipf.
*Carlo Ardussi.
{{EndMultiCol}}
 
Con l'uscita dei nuovi [[MacBook Pro]] del 2016 con Touch Bar è possibile effettuare pagamenti Apple Pay senza l'ausilio dell'iPhone, grazie al sensore di impronte digitali presente direttamente sul Mac<ref>{{Cita web|url=https://support.apple.com/kb/PH26218?viewlocale=it_IT&locale=it_IT|titolo=macOS Sierra: Utilizzare Wallet e Apple Pay sul Mac|sito=support.apple.com|lingua=it|accesso=2017-02-09}}</ref>.
Nella denominazione della società, "Milano" avrebbe dovuto essere l'appellativo principale, tuttavia si scopre ben presto che la compresenza del "Milano" e del "Milan" potrebbe dar adito a confusione e si stabilisce che la squadra dovrà chiamarsi con il nome programmatico per il quale è sorta: Internazionale.
 
== Disponibilità ==
Primo presidente fu nominato il socio e consigliere [[Giovanni Paramithiotti]], mentre, la figura dell'allenatore venne impersonata da [[Virgilio Fossati]], capitano della squadra, che pochi anni dopo morirà nella [[prima guerra mondiale]]. All'alba degli [[anni 1920|anni venti]] comparve poi stabilmente la figura dell'allenatore.
Apple Pay è disponibile in<ref>{{Cita web|url=http://www.apple.com/it/ios/feature-availability/#apple-pay|titolo=iOS - Disponibilità delle funzioni|sito=Apple (Italia)|lingua=it|accesso=2017-02-09}}</ref>:
 
{| class="wikitable" style="font-size:95%"
===1909-1910: gli esordi e il 1° scudetto===
! style="width:141px;" |Data
[[Immagine:Inter 1° Scudetto 1909-10.jpg|right|thumb|200px|L'Inter del primo scudetto]]
! style="width:350px;" |Paese
Al primo presidente Giovanni Paramithiotti successero nel [[1909]] [[Ettore Strauss]] e nel [[1910]] [[Carlo De Medici]]. La neonata società andava così a muovere i suoi primi passi nel [[Prima Categoria 1909|campionato 1909]], nell'ambito del girone lombardo ove si sarebbe dovuta scontrare con [[Milan]] e [[Unione Sportiva Milanese|Milanese]]. I nerazzurri non erano i favoriti, visto che il Milan era già considerata la maggiore alternativa al forte Genoa di quel lasso di tempo, mentre la Milanese poteva vantare nelle sue fila alcuni dei migliori giocatori del panorama italiano, a partire dal portiere De Simoni, che sarebbe stato il primo numero uno della nascente Nazionale. I ragazzi nerazzurri, però, dimostrarono immediatamente una buona efficienza, tanto che il primo derby della storia contro il Milan, svoltosi il [[10 gennaio]] [[1909]] all'Arena, si chiuse con una sofferta vittoria rossonera per 3-2, dopo che la squadra capitanata da Marktl si era addirittura portata sull'1-1 grazie alla rete di [[Achille Gama|Gama]]. La formazione di quella prima stracittadina era: Cocchi; Kappler, Marktl; Niedermann, Fossati, Kummer; Gama, Du Chene, De Vere, Wipft, Volke, Schuler. Come si può notare, la stragrande maggioranza dei primi footballers nerazzurri, era di origine svizzera, cosa che non poteva certo stupire visto il modo in cui era nata la società. Il girone in questione fu alfine vinto dalla Milanese, ma rimaneva l'impressione di una già buona compattezza di squadra a supportare le speranze della dirigenza interista.
[[Immagine:Milan 3-2 inter primo derby 1909.jpg|left|thumb|340px|Il primo [[Derby di Milano|derby]] in assoluto. Qui una parata di [[Carlo Cocchi|Cocchi]] che nel corso della partita riuscirà a parare anche un rigore calciato da [[Johann Ferdinand Mädler|Madler]]]]
Una prerogativa che diventava ancora più necessaria, visto che il torneo [[Prima Categoria 1909-1910|1909-10]], si sarebbe svolto con la formula del ''girone unico'', costringendo l'Inter a scontrarsi con quelle che erano le corazzate del calcio italiano della fase pionieristica, Genoa, Pro Vercelli, Juventus e Torino, oltre alle altre milanesi. Questa svolta, constrinse i vertici societari a muoversi per rinforzare in maniera decisa una squadra non troppo competitiva. Il rinnovamento fu estremamente deciso, tanto che della squadra dell'anno prima rimasero soltanto due titolari, Fossati e Schuler. Tra i nuovi arrivi, era da notare quello del portiere Campelli, uno dei migliori nel suo ruolo nel periodo pre[[Grande Guerra|bellico]], il quale divenne immediatamente uno dei maggiori punti di forza della squadra. Incredibilmente per una compagine formatasi solo da un anno, l'Inter non solo resse l'urto, ma si issò in vetta alla classifica in coabitazione con la [[Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio|Pro Vercelli]], coabitazione che sarebbe durata sino alla fine del campionato, costringendo la [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|Federazione]] a stabilire la data dello spareggio per l'assegnazione del titolo al [[24 aprile]] [[1910]], all'Arena di Milano. Poiché lo stadio era indisponibile per una gara tra rappresentative militari (nella quale sarebbero stati impegnati i vercellesi Innocenti, Milano II e Fresia), la stessa Federcalcio spostò la sede a [[Vercelli]], senza però spostare la data come richiesto dalla dirigenza piemontese. Per protesta, i bianchi decisero di far scendere in campo la squadra ragazzi. Il punteggio finale, 10-3 (secondo alcuni 9-3. secondo altri 11-3) dimostrò non solo che la partita non ebbe storia, ma anche una certa disorganizzazione del calcio italiano dell'epoca. Questi erano i nomi dei primi campioni nerazzurri: Campelli, Fronte, Zoller; Jenny, Fossati, Stebler; Capra, Payer, Peterlj, Aebi, Schuler. Durante la stagione l'Inter, inoltre, vinse entrambi i [[Derby di Milano|derby]] in goleada. Nella prima partita, il mattatore fu Capra, autore di una tripletta, condita dai goal di Payer e Peterly, nella seconda gara Engler e Peterly con le loro doppiette e Capra, risposero alla segnatura iniziale di Mariani.
 
===1910-1919: cambi di presidenza===
Allo scudetto seguirono quattro stagioni fiacche, durante le quali la presidenza cambiò diverse volte: entrarono in carica [[Emilio Hirzel]] ([[1912]]), [[Luigi Ansbacher]] ([[1914]]) e nello stesso anno [[Giuseppe Visconti Di Modrone]], che rimane al vertice della società fino al 1919, quando la carica sarà rilevata da [[Giorgio Hulss]]. Durante la presidenza [[Giuseppe Visconti Di Modrone|Modrone]] divampò la [[Prima guerra mondiale]]: essa portò all'interruzione del [[Prima Categoria 1914-1915|Campionato 1914-15]] e alla sospensione di tutti i successivi.
 
===1919-1920: il 2° scudetto===
[[Immagine:Inter 1919-20.jpg|thumb|250px|right|L'Inter vittoriosa non appena conclusa la Grande Guerra. Da sinistra Aebi, Agradi, Fossati II, Beltrami, Milesi e Cevenini III; accosciati, Francesconi, Campatelli, Asti, Cevenini II e Conti]]
Divenne presidente [[Francesco Mauro]] ed ingaggiò l'allenatore [[Nino Resegotti]]. Il sollievo che accompagnò la fine della guerra, si unì alla confortante consapevolezza derivante dal fatto che l'Inter che andava a ricominciare l'attività, era una squadra di ottima consistenza. La compagine che andava ad affrontare il primo torneo del dopoguerra, infatti, vedeva la presenza dei "vecchi" Aebi, Agradi, Asti e Campelli, oltre ai cinque fratelli Cevenini. Inoltre erano da registrare l'ingresso in prima squadra del fratello del povero Fossati (deceduto in gerra), [[Pino Fossati|Pino]], e quello di [[Leopoldo Conti]], che andava ad iniziare una grande carriera. Il suo arrivo all'Inter assunse le sembianze di un vero e proprio intrigo: conteso da due club minori milanesi, Conti fu atteso sotto casa da alcuni amici di fede nerazzurra, tra i quali [[Leone Boccali]], il futuro dirigente de ''[[Il Calcio Illustrato]]'', e convinto a vestire la maglia dell'Inter. Con questa inquadratura, l'Inter poteva essere considerata una delle squadre favorite anche se rimaneva l'incognita dovuta al fatto che molte squadre avevano innestato sul vecchio tronco di anteguerra forze nuove, delle quali non si conosceva la reale consistenza. Campelli e compagni, sin dalle battute iniziali del campionato, dimostrarono che il pronostico era tutt'altro che azzardato. Dopo aver agevolmente vinto il girone lombardo con Brescia, Juventus Italia, Trevigliese, Cremonese e Libertas, i nerazzurri furono inseriti nel gruppo C di semifinale, insieme a Novara, Bologna, Torino, Andrea Doria ed Enotria Goliardo e, totalizzando 16 punti, superarono di tre lunghezze Novara e Bologna, garantendosi il diritto il girone finale che avrebbe sancito la squadra che doveva disputare la finalissima nazionale con la vincente del torneo centromeridionale, con Juventus e Genoa. Dopo aver battuto i bianconeri per 1-0, all'Inter fu sufficiente un pareggio col Genoa per superare anche questo ostacolo. L'ultimo scoglio fu rappresentato dal [[Associazione Sportiva Livorno Calcio|Livorno]] del grande "Motorino" Magnozzi, superato nella partita di finale a Bologna per 3-2, in una gara tiratissima ed estremamente equilibrata: era il secondo titolo nella storia interista. Questi gli uomini che avevano composto l'undici titolare nel corso della stagione: Campelli; Francesconi, Beltrame; Milesi, Fossati, Scheidler; Conti, Aebi, Agradi, Cevenini III, Asti. Come già era successo dopo il primo scudetto di dieci anni prima, però, il trionfo segnò anche l'inizio di un periodo di stasi, che vide i nerazzurri piombare in una sorta di mediocrità.
 
==Dalla crisi alla nascita dell'Ambrosiana (1920-1944)==
===1920-1927: nella mediocrità===
<div style="float:right; font-size:85%; width:250px; border:1px; border-style:solid; padding:15px; margin-left:1em; margin-right:15px;margin-bottom:15px; text-align:left">
'''Retrocessione sfiorata nel [[Prima Divisione 1921-1922|1921-22]]'''
 
La Stagione [[Prima Divisione 1921-1922|1921-22]] fu caratterizzata da due federazioni distinte, [[CCI]] (Confederazione Calcistica Italiana) e [[FIGC]], che organizzarono due Campionati indipendenti.
L'Inter prese parte al Campionato [[CCI]] e arrivò ultima nel Girone B della Lega Nord.</br>Il Campionato si concluse il [[30 marzo]] [[1922]] con questi piazzamenti finali:
 
[[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]] 37, [[Unione Sportiva Alessandria Calcio 1912|Alessandria]] 28, [[Pisa Calcio|Pisa]] 27, [[Modena Football Club|Modena]] 26, [[Calcio Padova|Padova]] 23, [[Torino Calcio|Torino]] 20, [[Associazione Sportiva Casale Calcio|Casale]] 20, [[Associazione Calcio Legnano|Legnano]] 20, [[Savona Calcio|Savona]] 18, [[Associazione Calcio Venezia 1907|Venezia]] 17, [[Brescia Calcio|Brescia]] 15, Inter 11.
 
La soluzione dei due Campionati non era però gradita, e dopo aspre polemiche il [[26 giugno]] [[1922]] i dirigenti della [[FIGC]] e della [[CCI]] si riunirono a [[Brusnengo]] per elaborare una nuova composizione unitaria dei gironi nella successiva Stagione [[Prima Divisione 1922-1923|1922-23]]. Arbitro e mediatore fu Emilio Colombo, direttore della [[La Gazzetta dello Sport|Gazzetta dello Sport]]. Si giunse a un accordo fra le società rivali, e il reintegro della [[CCI]] all'interno della [[FIGC]] comportò la sostituzione delle Categorie con sei "Divisioni" sul modello inglese. La Prima e la Seconda furono dirette a livello nazionale da una sinergia di Lega Nord e Lega Sud, mentre le altre vennero demandate ai Comitati Regionali, confinati a un ruolo di secondo piano.</br>Per determinare la composizione delle prime due Divisioni furono organizzati degli spareggi, e contro l'Inter fu sorteggiata la [[A.C.F. Fiorentina|Libertas]] di [[Firenze]]. Il [[9 luglio]] [[1922]] a [[Milano]] l'Inter si impose 3-0 con doppietta di [[Osvaldo Aliatis]] e gol di [[Ermanno Aebi]], detto "Signorina". L'1-1 nel ritorno del [[16 luglio]] a [[Firenze]] ammise l'Inter in Prima Divisione.
</div>
 
Ma come successo con il primo scudetto, alla seconda vittoria in campionato seguì un lungo periodo anonimo, segnato solo da una retrocessione evitata per un soffio (riquadro a lato) e, dopo molti piazzamenti di media classifica nei Gironi interregionali, da un quinto posto nel [[Divisione Nazionale 1926-1927|1926-27]]. Ci furono due cambi di presidenza: nel [[1923]] a [[Francesco Mauro|Mauro]] successe [[Enrico Olivetti]], e nel [[1926]] fu la volta di [[Senatore Borletti]]. La panchina vide invece alternarsi [[Bob Spotishwood]], [[Paolo Schiedler]], [[Arpad Weisz]] e [[Jozsef Violak|Giuseppe Viola]].
 
===1928-1945: nasce l'Ambrosiana-Inter===
{{vedi anche|Associazione Sportiva Ambrosiana}}
Con l'arrivo del [[Regime fascista|"Ventennio"]], l'Inter si vide costretta a cambiare ragione sociale: il [[Partito Nazionale Fascista|Partito Fascista]] non apprezzava infatti il nome "Internazionale", che non rispettava la tradizionale italianità promossa dalla linea di governo e richiamava troppo esplicitamente l'Internazionale per antonomasia, vale a dire la [[Comintern|Terza Internazionale comunista]].
Nell'estate del [[1928]], sotto la guida del presidente [[Senatore Borletti]] (entrato in carica nel [[1926]]), l'F.C. Internazionale si fuse con l'[[Unione Sportiva Milanese]], mutando nome e casacca e divenendo "[[Associazione Sportiva Ambrosiana]]", con tenuta bianca rossocrociata (colori di [[Milano]]) e segnata dal fascio littorio.
 
{| class="toccolours" style="background:#ffffff;" align="left" width="100%"|
|align="center"|<div style="position: relative;"><div style="position:absolute;top:5;left:5;"><div style="position: absolute;left: 46px; top: 27px;width:8px;height:8px;padding:0;">[[Immagine:Fascio littorio Ambrosiana Inter.png|8px]]</div></div>{{Football kit|leftarm=FFFFFF|pattern_la=|pattern_b=_redcross|pattern_ra=|body=FFFFFF|rightarm=FFFFFF|shorts=000000|socks=000000|title=A.S. Ambrosiana}}
|}
La nuova divisa durò soltanto pochi mesi, e di nuovo in nerazzurro (ma con il colletto a scacchi bianconeri, colori sociali dell'U.S. Milanese), la squadra di nuovo allenata da [[Arpad Weisz|Arpad Veisz]] e guidata dai presidenti [[Ernesto Torrusio]] ([[1929]]) e [[Oreste Simonotti]] ([[1930]]) conquistò il terzo [[Scudetto]] in occasione del primo Campionato a girone unico senza suddivisioni geografiche, la [[Serie A]] del [[Serie A 1929-1930|1929/30]], raggiungendo anche la semifinale di [[Mitropa Cup]], coppa riservata ai club più forti di [[Austria]], [[Italia]], [[Ungheria]], [[Cecoslovacchia]], [[Romania]] e [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]]. In questo Campionato inoltre ricevette la consacrazione definitiva [[Giuseppe Meazza]], detto "Balilla", bomber nerazzurro brillante sostituto degli "ex" [[Antonio Powolny]], [[Fulvio Bernardini]] e [[Luigi Cevenini III]].
 
Il quinto posto nel [[Serie A 1930-1931|1930-31]] portò un'aria di cambiamento alla società: il nuovo timoniere [[Ferdinando Pozzani]], soprannominato "Generale Po" per i modi autarchici, lasciò andare molte bandiere, cambiò allenatore ([[Istvan Toth]]) e ottenne dalla [[FIGC]] il permesso per assumere la denominazione di Ambrosiana-Inter. Lo stravolgimento societario non portò però risultati, che si limitarono ad un deludente sesto posto.
Il nuovo ritorno di [[Arpad Weisz|Weisz]], l'arrivo del prestigioso portiere [[Carlo Ceresoli]] e dei nuovi attaccanti di spessore [[Virgilio Felice Levratto|Levratto]] e [[Francesco Frione II|Frione II]] sembrò spingere l'Ambrosiana verso lo [[Scudetto]], però mancato: nel [[Serie A 1932-1933|1932-33]] la squadra arrivò solamente seconda otto punti dietro la [[Juventus Football Club|Juventus]].
Il [[1933]] fu anche l'anno dell'unica Finale in [[Mitropa Cup]]. Dopo aver liquidato [[First Vienna]] e [[Sparta Praga]], ai nerazzurri restava da battere il fortissimo [[FK Austria Vienna|Austria Vienna]]: la vittoria per 2-1 a [[Milano]] sembrò arridere a [[Giuseppe Meazza|Meazza]] e compagni, che però a [[Vienna]] vennero sconfitti 3-1 dai i padroni di casa.
 
[[Immagine:Giuseppe Meazza Inter.jpg|right|thumb|200px|Giuseppe Meazza: 408 presenze e 288 gol totali, vinse il titolo di [[capocannoniere]] per tre volte]]
 
Si sentì di nuovo odore di [[Scudetto]] nel [[Serie A 1933-1934|1933/34]]. A due giornate dalla fine l'Ambrosiana batté la [[Juventus Football Club|Juventus]] 3-2 all'Arena Civica, in un match storico che registrò l'incasso record di 400 mila lire. Tuttavia le sconfitte con [[A.C.F. Fiorentina|Fiorentina]] e [[Torino Calcio|Torino]] condannarono i nerazzurri a un altro secondo posto, stavolta con lo scarto ridotto a quattro punti.
L'anno successivo, negativamente segnato dalla scomparsa di "Tito" Frione, ebbe dell'incredibile: all'ultima giornata Inter e [[Juventus Football Club|Juve]] erano a pari punti. I bianconeri vinsero a [[Firenze]], mentre i nerazzurri persero contro la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]], con rete dell'ex nerazzurro [[Felice Levratto|Levratto]], e il [[Serie A 1934-1935|1934/35]] divenne per i ragazzi allenati da [[Gyula Feldmann]] l'anno del terzo secondo posto consecutivo.
 
Passarono due anni spenti, dove in panchina si avvicendarono [[Albino Carraro]] (sostituto di [[Gyula Feldmann|Feldmann]], esonerato) e [[Armando Castellazzi]], ottenendo solo un quarto e un settimo posto in [[Serie A]] e una Semifinale di [[Mitropa Cup]].
[[Immagine:Inter 1937-38.jpg|left|thumb|350px|[[Associazione Sportiva Ambrosiana-Inter 1937-1938|Una formazione dell'Ambrosiana-Inter]] vincitrice dello scudetto nel 1938]]
L'Ambrosiana-Inter tornò in auge nel [[Serie A 1937-1938|1937-1938]], spuntandola nella corsa allo [[Scudetto]] su [[Juventus Football Club|Juventus]] e [[Associazione Calcio Milan|Milan]] solo all'ultima giornata, seppur in [[Mitropa Cup]] arrivò un'eliminazione già ai quarti. Ancora protagonista del trionfo nerazzurro fu il centravanti [[Giuseppe Meazza]], che si laureò [[Campionato mondiale di calcio 1938|Campione del Mondo]] per la seconda volta.
La società compensò il ritiro di mister [[Armando Castellazzi|Castellazzi]] con [[Tony Cargnelli]], abile teorico del "Sistema" (modulo che sostituisce il classico schema danubiano), e fronteggiò l'improvviso declino di [[Giuseppe Meazza|Meazza]] con il ritorno di [[Attilio Demaria]] dal [[America meridionale|Sudamerica]]. La squadra così rinnovata arrivò terza in [[Serie A]] e vinse la sua prima [[Coppa Italia]] nel [[Coppa Italia 1938-1939|1938-1939]].
Otto giorni prima dell'entrata in guerra dell'[[Italia]] arrivò l'ultimo [[Scudetto|Tricolore]] sotto la denominazione di Ambrosiana-Inter. Nonostante l'idolo della folla [[Giuseppe Meazza|Meazza]] fosse rimasto bloccato per l'intera stagione da una grave vasocostrizione al piede, i nerazzurri diressero autorevolmente il Campionato [[Serie A 1939-1940|1939/40]], vincendo all'ultima di Campionato lo scontro diretto con il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] e festeggiando lo [[Scudetto]] sul neutro di [[Stadio "Giuseppe Meazza" di Milano|San Siro]], campo del [[Associazione Calcio Milan|Milan]] scelto perché il numero di spettatori era superiore alla capienza massima dell'Arena Civica (l'incasso sarà di 471 mila lire).
 
La coppia di allenatori [[Giuseppe Peruchetti|Peruchetti]]-[[Italo Zamberletti|Zamberletti]] decise per la cessione di [[Giuseppe Meazza|Meazza]] al [[Associazione Calcio Milan|Milan]], consideratolo ormai finito. Dopo tredici anni passati in nerazzurro si fece tuttavia ancora rimpiangere segnando la rete del definitivo 2-2 nel [[Derby di Milano|derby cittadino]]. In Campionato un'andata brillante si contrappose a un discutibile ritorno, e nel [[Serie A 1940-1941|1940/41]] l'Ambrosiana-Inter arriva seconda.
Nei due anni successivi [[Ivo Fiorentini]] non andò oltre una clamorosa dodicesima posizione e [[Giovanni Ferrari]], sotto la nuova presidenza di [[Carlo Masseroni]] portò i suoi ragazzi a un modesto quarto posto.
Nel [[1943]] la [[FIGC]] decise per la sospensione delle attività sportive nazionali: nel [[Campionato Alta Italia 1944]], organizzato dai Comitati Regionali, l'Ambrosiana arrivò prima nelle Eliminatorie Lombarde, ma soltanto sesta nel Girone di Semifinale.
 
==La presidenza Masseroni (1945-1955)==
[[Immagine:Inter lorenzi.jpg|left|thumb|150px|Il grande [[Benito Lorenzi]]: 314 presenze e 143 reti con l'Inter]]
[[Immagine:Skoglund.jpg|thumb|150px|[[Lennart Skoglund]], 246 presenze e 57 reti]]
===1945-1946: quarto posto===
Dopo la caduta del [[regime fascista]], il [[27 ottobre]] [[1945]] il presidente [[Carlo Masseroni|Masseroni]] annunciò con toni gloriosi che "l'Ambrosiana torna a chiamarsi solo Internazionale". L'Inter salutò questo storico avvenimento senza fare faville, e alternò brillanti prestazioni (come uno storico 6-2 sul "[[Torino Calcio|Grande Torino]]") ad altre ben più fiacche. Il [[Divisione Nazionale 1945-1946|Campionato Misto Serie A-B 1945-46]] fu la prima e unica edizione "non a girone unico" dal 1929-30: nonostante la qualificazione ottenuta con la seconda piazza nel Campionato Alta Italia, nel Girone Finale la squadra di [[Carlo Carcano]] chiuse soltanto al quarto posto.
[[Immagine:Inter 1952-1953.jpg|right|thumb|340px|L'Inter 1952-53: una formazione della stagione, da sinistra l'allenatore Foni, Armano, Broccini, Mazza, Lorenzi, Skoglund, Nyers e il massagiatore Tumela; accosciati, Neri, Fattori, Giovannini e Nesti; seduti, Blason, Grava, Ghezzi, Giacomazzi e Padulazzi]]
===1946-1947: decimo posto===
Il [[Serie A 1946-1947|1946-47]] partì con i migliori propositi: confermato [[Carlo Carcano|Carcano]], [[Carlo Masseroni|Masseroni]] ottenne dalla [[FIGC]] il permesso di tesserare calciatori stranieri e acquistò i sudamericani [[Elmo Bovio|Bovio]], [[Alberto Paolo Cerioni|Cerioni]], [[Luis Alberto Pedemonte|Pedemonte]], [[Tommaso Luis Volpi|Volpi]] e [[Bibiano Zapirain|Zapirain]], che diventarono noti in [[Italia]] con il soprannome di "cinque bidoni" per la loro leggendaria inadeguatezza al calcio. Zapirain si fece notare solo come giocatore di biliardo, mentre Bovio, criticato a causa del sovrappeso, si caratterizzò per comportamenti oggi impensabili: nel [[gennaio]] [[1947]], dopo un esaltante primo tempo a [[Modena]], nella ripresa lasciò la squadra in dieci pur di rimanere abbracciato alla stufa dello spogliatoio. Pochi giorni dopo [[Elmo Bovio|Bovio]], [[Alberto Paolo Cerioni|Cerioni]] e [[Tommaso Luis Volpi|Volpi]] fuggirono in [[America meridionale|Sudamerica]] e fecero perdere le loro tracce. [[Carlo Masseroni|Masseroni]] salvò le sorti della squadra affidandone la gestione tecnica a [[Nino Nutrizio]] e all'allenatore-giocatore [[Giuseppe Meazza]], tornato all'Inter a trentasei anni. La coppia riuscì nell'impresa e, nell'ultima partita di [[Giuseppe Meazza|Meazza]], i tifosi festeggiarono una comoda salvezza al decimo posto.
===1947-1948: dodicesimo posto===
Soltanto l'idolo della folla venne confermato in panchina, e questo gli causò forti problemi di comunicazione con i propri giocatori, tanto da renderne necessario l'esonero e il ritorno di [[Carlo Carcano|Carcano]]. Questi, non potendo più contare sul trascinatore dell'Andata [[Bruno Quaresima]] bloccato da un infortunio, decise di far girare la squadra attorno all'estro del giovane [[Benito Lorenzi]], che si distinse all'inizio della stagione. Alla fine del [[Serie A 1947-1948|1947-48]], tuttavia, la terza piazza conquistata al giro di boa si ridusse solo a un sofferto dodicesimo posto.
===1948-1949: secondo posto, Nyers capocannoniere===
Il [[Serie A 1948-1949|1948-49]] divenne tristemente famoso come l'anno della [[tragedia di Superga]]. L'Inter fece grandi acquisti: arrivano l'apolide [[Istvan Nyers]], detto "Etienne" per le origini francesi, il difensore [[Attilio Giovannini]] e la punta [[Gino Armano]], gettando le prime basi per un glorioso futuro. I nuovi campioni però non offrirono il gioco richiesto da mister [[John Astley|Astley]], che venne sostituito a metà stagione da [[Giulio Cappelli]]. Il nuovo allenatore condusse una sfrenata rimonta fino a raggiungere il secondo posto solitario, cinque punti davanti alla [[Juventus]] e altrettanti dietro al [[Torino Calcio|Torino]] che proprio con l'Inter giocò la sua ultima partita ufficiale. Nyers si laureò capocannoniere con 26 reti.
[[Immagine:Inter 1953-1954.jpg|right|thumb|340px|L'Inter 1953-54: una formazione della stagione, da sinistra Lorenzi, Skoglund, Nesti, Mazza, Giovannini e Nyers; accosciati Padulazzi, Armano, Neri, Ghezzi e Giacomazzi]]
 
===1949-1950: terzo posto===
Il campionato [[Serie A 1949-1950|1949-50]] partì con i migliori propositi. il "tulipano volante" [[Faas Wilkes]] infiammò gli spalti, ma insistendo troppo nelle azioni personali, mentre il dualismo [[Amedeo Amadei|Amadei]]-[[Benito Lorenzi|Lorenzi]] tolse serenità alla squadra. Alla fine l'Inter mise le mani su un terzo posto al di sotto delle aspettative.[[Immagine:Carlo Masseroni (1954).jpg|right|thumb|160px|Il presidente [[Carlo Masseroni]], qui nel [[1954]]]]
===1950-1951: secondo posto===
Avvenne quindi un cambio di allenatore, [[Aldo Olivieri]] al posto di [[Giulio Cappelli]]; la fiducia in [[Benito Lorenzi|Lorenzi]] di questi fu tale da portare alla cessione di [[Amedeo Amadei|Amadei]] e l'addio del centrocampista [[Aldo Campatelli]] portò [[Carlo Masseroni|Masseroni]] a cercare un nuovo campione del settore, trovato nello svedese [[Lennart Skoglund]], detto "Nacka" a causa della regione d'origine. Il finale di campionato fu caratterizzato da una rimonta su un [[Milan]] in declino, ma l'Inter non era abbastanza incisiva e lo [[scudetto]] [[Serie A 1950-1951|1950-51]] rimase affare dei rossoneri per un solo punto.
===1951-1952: terzo posto===
Nell'estate che precedette il [[Serie A 1951-1952|1951-52]] il presidente diede fiducia all'organico, rimpolpato solo dal portiere [[Giorgio Ghezzi]]. La squadra soffrì però sulla continuità di rendimento, particolarmente evidente per [[Lennart Skoglund|Skoglund]] e [[Faas Wilkes|Wilkes]], e arrivò solo terza.
===1952-1953: il 6° scudetto===
Il [[Serie A 1952-1953|1952-53]] iniziò con una rivoluzione tattica. Il nuovo allenatore era il Dottor [[Alfredo Foni]], un precursore del catenaccio, che reinventò [[Ivano Blason]] libero e scartò l'estroso [[Faas Wilkes|Wilkes]] in favore di un più concreto [[Bruno Mazza]], acquistato per pochi soldi. La nuova impostazione di gioco non piacque alla critica, ma sbaragliò gli avversari all'insegna del "prima non prenderle": l'Inter è [[Scudetto|Campione d'Italia]] per la sesta volta.
===1953-1954: il 7° scudetto===
In seguito alle pesanti critiche riguardo al gioco troppo difensivistico, nella [[Serie A 1953-1954|stagione successiva]] [[Alfredo Foni|Foni]] decise di proporre un modello di calcio più estroso e aggressivo. A inizio stagione [[Istvan Nyers|Nyers]] venne escluso dalla rosa per aver richiesto un aumento di stipendio, ma alla vigilia della partita contro il [[Associazione Calcio Milan|Milan]] [[Carlo Masseroni|Masseroni]] cedette alle sue richieste pur di farlo giocare: segnò una tripletta, gli unici tre gol dell'incontro, e l'Inter si aggiudicò il [[Derby di Milano|derby]]. [[Lennart Skoglund|Skoglund]] fu invece protagonista assoluto di un leggendario 6-0 sulla [[Juventus Football Club|Juventus]]. In un campionato in cui tutti i nerazzurri hanno il loro momento di gloria, l'Inter si impose in volata e per un solo punto, davanti alla Juventus, divenendo Campione d'Italia per la settima volta nella sua storia.
===1954-1955: ottavo posto===
Nel [[1954]] il presidente e patron [[Carlo Masseroni]], ormai appagato dalle vittorie in [[Serie A|campionato]], iniziò una lunga trattativa con il petroliere [[Angelo Moratti]] per la cessione della società. Senza nuovi arrivi stranieri (il Ministro [[Giulio Andreotti|Andreotti]] chiuse le frontiere dopo la figuraccia a [[Campionato mondiale di calcio 1954|Svizzera '54]]) il vuoto lasciato da [[Attilio Giovannini|Giovannini]] volle essere colmato da [[Giorgio Bernardin]], che però non convinse in linea con le prestazioni generali della squadra: alla fine del [[Serie A 1954-1955|1954-55]] l'Inter arrivò solo ottava.
 
==La presidenza di Angelo Moratti: la Grande Inter e i trionfi internazionali (1955-1968)==
[[Immagine:Luis Suarez Miramontes Inter San Siro.png|left|thumb|150px|[[Luis Suárez Miramontes|Luis Suàrez]], "faro" della Grande Inter: in 9 stagioni 328 presenze e 55 reti]]
[[Immagine:Angelo moratti.jpg|right|thumb|220px|Il "presidentissimo" Moratti]]
[[Immagine:H H.jpg|thumb|left|160px|Il "mago" Herrera]]
[[Immagine:Moratti coppa campioni 1964.jpg|right|thumb|180px|Angelo Moratti solleva la Coppa dei Campioni vinta contro il Real Madrid sconfitto per 3-1. Da sinistra Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola e Luisito Suarez]]
{{vedi anche|Grande Inter}}
Nel [[1955]] [[Angelo Moratti]] divenne presidente dell'[[Inter]]. Da allora il suo obiettivo fu quello di costruire una [[squadra di calcio|squadra]] per eccellere in ogni competizione ma gli inizi non furono facili. Moratti impiegò otto anni per vincere il suo primo [[scudetto]] e in quegli anni cambiò ben sette allenatori, non riuscendo mai a far decollare la sua squadra.
[[Immagine:Herrera coppa.jpg|left|thumb|160px|Helenio Herrera e la ''[[Coppa Intercontinentale]]'']]
Dopo una partita di [[Coppa delle Fiere 1958-1960|Coppa delle Fiere]] nella quale il [[FC Barcelona|Barcellona]] travolse l'[[Inter]], Moratti decise di ingaggiare l'allenatore dei catalani [[Helenio Herrera]]. La scelta, alla luce dei risultati ottenuti, si dimostrò ampiamente indovinata; per completare il quadro societario venne ingaggiato [[Italo Allodi]], un manager in grado di allestire una squadra competitiva e vincente ad ogni livello. Allodi avrebbe fatto, in seguito, la fortuna anche di [[Juventus Football Club|Juventus]] e [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] oltre che della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]]. All'intelaiatura della squadra si aggiunsero presto [[Mario Corso]] e due giovani della ''primavera'': [[Giacinto Facchetti]] e [[Sandro Mazzola]] (figlio del grande [[Valentino Mazzola|Valentino]]). I due sarebbero diventati due bandiere nerazzurre e della Nazionale italiana.
[[Immagine:Armando Picchi.jpg|thumb|left|170px|[[Armando Picchi]] capitano della [[Grande Inter]] dal '62 al '67]]
La squadra impiegò tre anni per vincere il suo primo [[scudetto]] ma, da allora, continuò a mietere straordinari successi, inducendo molti a definirla la migliore squadra del mondo del periodo. Herrera, o ''HH'' (come viene spesso chiamato), costruì la sue vittorie con la [[tattica]] del [[catenaccio]]: in porta c'era [[Giuliano Sarti]], prelevato dalla [[Fiorentina]]; la difesa veniva guidata dal libero [[Armando Picchi]], [[capitano]] di quella squadra e autentico leader; davanti a lui c'erano due marcatori arcigni come [[Tarcisio Burgnich]] e [[Aristide Guarneri]]. Sulla fascia sinistra venne attuata la prima rivoluzione tattica di Herrera: Facchetti diventò il primo terzino capace di affondare in avanti e trasformarsi in una vera e propria ala. A centrocampo il regista era [[Luis Suarez]] che il tecnico volle a tutti i costi dopo averlo avuto al Barcellona; con i suoi lanci lunghi Suarez era in grado di servire palloni preziosi, principalmente alla velocissima ala destra [[Jair da Costa|Jair]].
Il centrocampo venne rinforzato da [[Gianfranco Bedin]]; l'estrosità di Corso dava un tocco di fantasia alla squadra, e in attacco Mazzola fungeva da mezz'ala con al centro [[Joaquín Peiró]].
Dopo il primo [[scudetto]] del [[1963]] arrivò anche la prima [[Coppa dei Campioni]], vinta contro il grande [[Real Madrid]]. L'Inter vinse per 3-1 con due gol di Mazzola e uno di [[Aurelio Milani|Milani]] allo [[Ernst Happel Stadion|Stadio del Prater]] di [[Vienna]]. In quell'anno giunse anche la [[Coppa Intercontinentale]] vinta battendo l'[[Club Atlético Independiente|Independiente]]; dopo aver perso la gara di andata in [[Argentina]] per 1-0, i nerazzurri prevalsero a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] per 2-0 con le reti di Mazzola e Corso. Nella terza e decisiva partita giocata allo [[stadio Santiago Bernabéu]] di [[Madrid]] l'Inter vinse per 1-0 con gol di Corso nei supplementari: fu la ''prima'' squadra italiana a vincere la coppa. Solamente lo scudetto venne perso in quell'anno, dopo lo spareggio di [[Roma]] giocato contro il Bologna.
L'anno seguente l'[[Inter]] tornò a dominare: vinse di nuovo lo scudetto e ancora la Coppa dei Campioni, questa volta proprio a San Siro. Sotto un vero e proprio [[diluvio]] superò, infatti, il [[Benfica]] per 1-0 con gol di Jair. Arrivò di nuovo anche la Coppa Intercontinentale, ancora contro l'[[Independiente]]. A [[San Siro]] l'Inter vinse 3-0 con gol di Peiró e doppietta di Mazzola, poi fece 0-0 in Argentina. Con queste tre vittorie l'Inter è finora l'''unica'' squadra italiana ad aver realizzato il ''treble'' nello stesso anno vincendo lo [[scudetto]], la [[UEFA Champions League|Coppa dei Campioni]] e la [[Coppa Intercontinentale]].
 
Altrettanto positiva la stagione [[Serie A 1965-1966|1965/66]] grazie alla conquista del terzo [[scudetto]] dell'era [[Herrera]], vinto nonostante avversari quali il Napoli ed il Milan. Proprio quest'ultimo, risorto dopo un'iniziale crisi, si giocò tutte le speranze di soffiare il titolo ai "cugini" pareggiando la penultima partita contro la Juventus, mentre l'Inter, affondando la Lazio, guadagnò in anticipo la certezza matematica della [[Stella (calcio)|stella]] sul petto, simbolo di dieci scudetti. Un'inaspettata nota negativa arrivò dalla [[Coppa dei Campioni]]: dopo aver eliminato la Dinamo Bucarest (1-2/2-0) e il Ferencvaros (4-0/1-1), un [[Real Madrid]] dal dente avvelenato si prende la rivincita di due anni prima, eliminando i nerazzurri (0-1/1-1) e si invola verso il suo trionfo. In [[Coppa Italia]] l'Inter venne eliminata in semifinale.
 
[[Immagine:Inter 1965-66.jpg|thumb|right|250px|[[Internazionale Football Club 1965-1966|Una formazione nerazzurra 1965-66]] che al termine della stagione avrebbe vinto lo scudetto della [[Stella (calcio)|stella]]]]
 
Il [[1967]] rappresenta un anno cardinale nella storia dell'Inter. In pochi giorni la squadra vide svanire traguardi accarezzati per un'intera stagione: il 25 maggio, a [[Lisbona]], un'Inter favorita dal pronostico, ma stanca e priva del suo faro Suarez, dovette cedere agli assalti degli scozzesi del [[Celtic FC|Celtic Glasgow]], nella finale di Coppa dei Campioni. Per oltre un'ora, Sarti parò tutto, prima di arrendersi alle conclusioni di Gemmell e Chalmers, che ribaltarono l'iniziale vantaggio interista siglato da Mazzola. Sei giorni dopo, il I di giugno, nell'ultima giornata di campionato, l'Inter cadde incredibilmente a [[Mantova]], questa volta tradita da un errore del suo numero 1, su un'apparentemente innocua conclusione dell'ex [[Beniamino Di Giacomo|Di Giacomo]]. La sconfitta consentì il sorpasso in classifica alla Juventus, che si aggiudicò lo scudetto.
 
L'Inter si presentò stanca agli appuntamenti decisivi della stagione, logorata dalla lunga corsa; nelle ultime sei giornate di campionato soltanto 4 punti, frutto di altrettanti pareggi, ne rimpolparono la classifica, ma non si può tacere che la partita di Mantova, come l'intero finale di stagione - e come già gli epiloghi dei campionati 1960-61 e 1963-64 -, prestava il fianco a dubbi e recriminazioni.
Moratti, fedele alla sua grandezza, troncò sul nascere ogni polemica con le sue parole:
{{quote|Siamo stati grandi quando si vinceva, cerchiamo di essere grandi anche ora che abbiamo perduto. Forse siamo rimasti troppo tempo sulla cresta dell'onda. E tutti a spingere per buttarci giù. Ora saranno tutti soddisfatti|Angelo Moratti - [http://www.inter.it/it/societa/storia2005-2.html dal sito della società]}}
 
L'anno seguente, al termine di una stagione deludente, nonostante la partecipazione al Girone di Finale della [[Coppa Italia]] , l'Inter concluse il campionato al quinto posto. Fu la fine di un'era: Angelo Moratti, il Presidentissimo, lasciò, dopo tredici anni, la guida della società e con lui se ne andarono anche Helenio Herrera e Italo Allodi. Era il 18 maggio 1968.
Più tardi, Moratti dirà:
{{quote|Tifo lo stesso, soffrendo molto meno. Non sento più la responsabilità imposta dalla folla. Sono un tifoso in mezzo ai tifosi|Angelo Moratti - [http://www.inter.it/it/societa/storia2005-3.html dal sito della società]}}
 
==La presidenza Fraizzoli (1968-1984)==
[[Immagine:Festeggiamenti scudetto inter 70-71.jpg|right|thumb|300px|Festeggiamenti per lo [[scudetto]] [[Serie A 1970-1971|1970-71]]]]
===1969-1970: secondo posto===
In panchina arrivò [[Heriberto Herrera]], soprannominato ''HH2'' mentre ritornò a Milano l'attaccante [[Roberto Boninsegna]]. Grazie ad esso la squadra giunse seconda in campionato alle spalle del [[Cagliari Calcio|Cagliari]] che vinse il suo primo scudetto. La tardiva, seppur bella, rimonta dell'Inter non riuscì ad effettuare il sorpasso sui sardi, trascinati da [[Gigi Riva]].
 
===1970-1971: l'11° scudetto, Boninsegna capocannoniere===
 
C'era molto di vecchio, ma altrettanto di nuovo, nell'Inter che tornò al titolo. In estate se ne andarono altri due reduci della Grande Inter: Guarneri (ceduto al Palermo) e Suàrez (alla Sampdoria). In compenso, arrivarono lo stopper [[Mario Giubertoni|Giubertoni]] e l'ala [[Sergio Pellizzaro|Pellizzaro]] dal Palermo e il regista [[Mario Frustalupi|Frustalupi]] dalla Sampdoria. Alla guida tecnica venne confermato [[Heriberto Herrera]], che schierò [[Lido Vieri|Vieri]] in porta, [[Giancarlo Cella|Cella]] libero, Giubertoni stopper, Burgnich e Facchetti terzini; a centrocampo [[Bernardino Fabbian|Fabbian]], Frustalupi in regia, [[Sandro Mazzola|Mazzola]] interno di punta, [[Mario Corso|Corso]] rifinitore, Pellizzaro e il centravanti [[Roberto Boninsegna|Boninsegna]] in attacco. Nelle prime quattro partite però l'Inter realizzò solo quattro punti. Quando l'Inter poi perse 0-3 alla quinta giornata, il derby, fu netto il segnale di una stagione grigia. I nerazzurri erano decimi in classifica; il presidente Fraizzoli, amareggiato, mise a disposizione il proprio incarico, se un gruppo economico volesse acquistare la società.[[Immagine:Herrera-invernizzi 1970-71.jpg|left|thumb|300px|Roma 0-0 Inter, scambio di saluti tra il ''Mago'' [[Helenio Herrera]] ed Invernizzi]]
{| class="toccolours" style="float: right; width: 200px; margin-left: 1em; margin-bottom: 0.5em;"
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| style="background:#f0f8ff;" | 20 ottobre 2014 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Stati Uniti|nome}}
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[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.23|y=0.06|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Lido Vieri|'''Vieri'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.36|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Giacinto Facchetti|'''Facchetti'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.22|y=0.31|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Mario Bertini|'''Bertini'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.08|y=0.54|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Jair Da Costa|'''Jair'''<br/>]]</span>}}
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| style="background:#f0f8ff;" | 14 luglio 2015 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Regno Unito|nome}}
|style="font-size:90%"|La formazione titolare vincitrice dell'11º scudetto [[Serie A 1970-1971|1970-1971]]
|}
Lo specificò nel comunicato ufficiale del 9 novembre (all'indomani della sconfitta coi "cugini"), in cui venne esonerato ''HH2'' e affidò «temporaneamente» la guida tecnica a [[Giovanni Invernizzi (calciatore 1931)|Giovanni Invernizzi]], allenatore delle giovanili. Le reazioni dei giocatori sono immediate: Corso («Il licenziamento si imponeva»), Mazzola («In fondo non è proprio che lo abbiamo cacciato noi...»). Jair («Sono più che contento, ci voleva!») fecero capire che la "vecchia guardia" ebbe ottenuto ciò che chiedeva e prese in mano la situazione. Assieme a Invernizzi, i "senatori" stilarono una ambiziosa tabella che puntò allo scudetto, contro ogni pronostico. La squadra venne ritoccata, con l'arretramento di Burgnich a libero, il giovane Bellugi terzino destro, il ritorno di [[Jair]] all'ala e Bertini al posto di Frustalupi. Cominciò così la rincorsa ai "cugini" rossoneri che le permise di ricuperare i 6 punti di ritardo che accusava dai rivali del [[AC Milan|Milan]]: il [[7 marzo]] [[1971]] i nerazzurri si aggiudicarono, col punteggio di 2-0, il [[Derby di Milano|derby]] di ritorno e due settimane dopo raggiunsero la vetta della classifica superando il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] a [[Stadio "Giuseppe Meazza" di Milano|San Siro]] con una doppietta di Boninsegna che ribaltò il vantaggio iniziale dei partenopei. Il [[2 maggio]] [[1971]], con due giornate di anticipo sulla conclusione del campionato, l'Inter conquistò il primo scudetto dell'era [[Ivanoe Fraizzoli|Fraizzoli]], l'undicesimo della storia interista. Il primo e, finora, unico scudetto vinto da una squadra che ha cambiato l'allenatore in corsa.
 
Due settimane dopo però si sarebbe consumata la tragedia di [[Armando Picchi]]: divenuto allenatore della Juventus, avvertì insistiti dolori alla schiena, forse risalenti all'incidente di gioco che lo costrinse ad abbandonare il calcio (subì infatti un terribile infortunio con la Nazionale il 6 aprile 1968, frattura del tubercolo sinistro del bacino contro la Bulgaria a Sofia). A febbraio fu costretto a lasciare la squadra per un periodo di cure che si sperò breve. La prima diagnosi parlò di una «mialgia sottoscapolare», poi, dopo un nuovo consulto, nel perdurare di atroci dolori, emerse la verità: il tecnico soffriva di un male incurabile. Operato inutilmente a Torino, trasferito in Liguria, a San Romolo, muorì il [[26 maggio]] [[1971]], lasciando la moglie e due figli in tenera età.
 
===1971-1972: quinto posto, Boninsegna ancora capocannoniere e la finale della Coppa dei Campioni===
[[Immagine:Boninsegna inter.jpg|thumb|right|150px|[[Roberto Boninsegna]], 281 presenze e 171 gol totali con l'Inter]]
L'Inter torna quindi in [[Coppa dei Campioni 1971-1972|Coppa dei Campioni]] dopo quattro anni di assenza con una squadra un po' logora. Superato facilmente il primo turno contro l'[[AEK Atene]] (4-1; 2-3), i nerazzurri incrociano il [[Borussia Mönchengladbach]] negli ottavi. L'andata in [[Germania]] passa alla storia come [[La Partita della Lattina|"la partita della lattina"]]. Al 29', con il Borussia in vantaggio per 2-1, [[Roberto Boninsegna]] stramazza al suolo colpito da un oggetto. I nerazzurri, a stento trattenuti dal tecnico Invernizzi, assediarono l'arbitro [[Olanda|olandese]] Jef Dorpmans chiedendo la sospensione dell'incontro. I tedeschi a loro volta aggredirono gli italiani e si formarono diversi capannelli al centro del campo. Nel parapiglia generale il talento del Borussia [[Günter Netzer]] vide la lattina a terra e la lanciò verso un poliziotto che immediatamente la fece sparire sotto il cappotto. Si accorse di tutto [[Sandro Mazzola]], che tentò in tutti i modi di farsela restituire dall'agente, trovando solo la ferma opposizione di quest'ultimo. A questo punto il capitano interista notò due tifosi italiani oltre le recinzioni e che uno dei due stava bevendo proprio da una lattina di Coca-Cola. Si precipitò verso di loro, si fece passare la lattina e la consegnò all'arbitro fingendo che fosse il corpo del reato. Nel frattempo Boninsegna non sembrava essere in grado di riprendersi e il medico dell'Inter ne ordinò la sostituzione.<ref>{{cita web|http://www.torfabrik.de/nc/querpass/aktuelles/datum/2006/10/19/hacki-wimmer-zum-buechsenwurf.html|TORfabrik|28-06-2008}}</ref> L'autore del misfatto viene subito arrestato: si tratta di Manfred Kristein, un'autista di 29 anni piuttosto alticcio. A fine partita, conclusasi 7-1 per i tedeschi, puntuale scatta il reclamo della società milanese, che chiede la responsabilità oggettiva del Borussia. Alla commissione disciplinare dell’[[UEFA]] l'avvocato [[Peppino Prisco]] disse in sintesi:
 
{{quote|La partita non s’è svolta regolarmente dopo l’uscita di Boninsegna, colpito alla testa da una lattina. Il danno poteva essere molto più grave di quanto è stato. L’Inter ne è rimasta così frastornata che ha finito per perdere 7-1. Ma in quel momento il punteggio era di 1-1. Ci sono quindi tutti gli estremi per cancellare quella gara.<ref>{{Cita web|url=http://temi.repubblica.it/sport-100-anni-di-inter/1970-1979-una-lattina-per-alleata/|titolo=1970-1979: Una lattina per alleata|editore=repubblica.it|accesso=14-12-2009}}</ref>}}
 
In una intervista nel suo studio di via Podgora nell’autunno del 1979, confessò di aver utilizzato a favore la sconfitta per 7-1. Sarebbe stato diverso, in altre parole, se i tedeschi avessero vinto “solo” per 3-1. Lui voleva il 2-0 a tavolino e si accontentò della ripetizione del match.
 
Il ritorno a San Siro si giocò il [[3 novembre]] [[1971]] e venne vinto per 4-2 dall'Inter.<ref>{{cita web|http://www.fussballdaten.de/championsleague/1972/endrunde/achtelfinale/intermailand-mgladbach/|Fussballdaten|28-06-2008}}</ref> La ripetizione dell'incontro di andata si disputò a [[Berlino]] l'[[1º dicembre]] [[1971]]. L'Inter si barricò in difesa e grazie soprattutto alle prodezze del giovane portiere [[Ivano Bordon]] (che parò anche un rigore a Sieloff) riuscì a difendere lo 0-0 e si qualificò per i quarti di finale<ref>{{cita web|http://www.fussballdaten.de/championsleague/1972/endrunde/achtelfinale/mgladbach-intermailand-e-2/|Fussballdaten|28-06-2008}}</ref> dove sconfisse lo [[Standard Liegi]] coi risultati di 1-0 a [[Milano]], 2-1 in [[Belgio]]. In semifinale sconfisse il [[Celtic Glasgow]] ai rigori mentre in finale incontrò il temutissimo [[Amsterdamsche Football Club Ajax|Ajax]] della stella [[Johan Cruijff]] e dell'allenatore rumeno [[Stefan Kovács]]. Gli olandesi infatti si dimostrarono superiori, soprattutto nel secondo tempo grazie alla prestazione maiuscola di Cruijff che realizzò la doppietta che regalò la coppa al club di Amsterdam.
In campionato l'Inter arriva quinta a pari merito con la Fiorentina.
 
===1972-1973: quinto posto===
La squadra realizzò metà del campionato ottimamente poi venne il calo: squadra troppo vecchia e logorata dai clan nello spogliatoio. Al posto di Invernizzi venne chimamato [[Enea Masiero]] che trascinò l'Inter al quarto posto (a pari merito con la Fiorentina) conquistandolo all'ultima giornata proprio contro i [[Fiorentina|viola]].
 
In [[Coppa UEFA 1972-1973|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata negli ottavi dal [[Vitoria Setubal]].
 
===1973-1974: quarto posto===
Ritornò in panchina [[Helenio Herrera]] ma né lui né la squadra erano più quelli di una volta, il ''mago'' verrà colpito da una crisi cardiaca e dovrà lasciare la panchina a [[Enea Masiero]] che chiuse l'annata al quarto posto e con un bel 5-1 nel derby.
 
In [[Coppa UEFA 1973-1974|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata nei trentaduesimi dall'[[Admira Wacker]].
 
===1974-1975: nono posto===
[[Immagine:Oriali.jpg|thumb|200px|right|[[Gabriele Oriali]]: 392 presenze e 43 gol totali con l'Inter]]
Partirono Bedin, Bellugi e Burgnich ma nessun acquisto di rilievo. Fraizzoli non volle spendere e scommise sui giovani. Giovane era anche il tecnico, Luis Suarez, che in panchina aveva solo un anno d'esperienza nel vivaio del Genoa. La squadra arriverà soltanto nona in campionato.
 
In [[Coppa UEFA 1974-1975|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata nei sedicesimi dall'[[FC Amsterdam]].
 
===1975-1976: quarto posto===
Squadra rinnovata, ma non molto rinforzata. Dal [[Associazione Sportiva Varese 1910|Varese]] arrivano a basso prezzo [[Giampiero Marini]] e invece ad alto prezzo Libera (quest'ultimo non renderà secondo le aspettative). [[Giacomo Libera]], descritto come bomber emergente, realizza il primo gol solo alla ventunesima di campionato. Rischiando di ripetere la deludente annata precedente, l'Inter reagisce e si riporta in zona Coppe. Decisivi i tredici risultati consecutivi collezionati a partire dalla decima giornata. Lo scudetto andrà al Torino, ventisette anni dopo la tragedia di Superga. In Coppa Italia raggiungerà le semifinali.
 
===1976-1977: quarto posto, finalista di Coppa Italia===
Clamoroso il calciomercato: Roberto Boninsegna alla Juventus, [[Pietro Anastasi]] all'Inter. Fischiato dai tifosi per il passato bianconero, Anastasi non renderà secondo le aspettative. Invece ''Bonimba'' si fece rimpiangere, da avversario. La squadra osservò da lontano il duello di vertice fra Torino e Juventus. Intanto [[Sandro Mazzola]] concordò con Fraizzoli il passaggio dal campo alla scrivania. In Coppa Italia la squadra arrivò in finale, sconfitta però dal Milan per 2-0.
 
In [[Coppa UEFA 1976-1977|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata nei trentaduesimi dal [[Budapest Honvéd FC]].
 
===1977-1978: la seconda Coppa Italia===
[[Immagine:Bini coppa italia 1977-78.jpg|thumb|right|150px|[[Graziano Bini|Bini]] alza al cielo la [[Coppa Italia 1977-1978|Coppa Italia]]]]
Nel [[1978]] i nerazzurri tornarono ad alzare al cielo un trofeo: è la [[Coppa Italia 1977-1978|Coppa Italia]], la seconda della storia interista. A quarant'anni dal primo successo (quando ancora la società portava il nome di [[Società Sportiva Ambrosiana|Ambrosiana]]), l'Inter poté finalmente bissare quella vittoria, superando nella finale unica di Roma il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] per 2-1. Artefici di questo risultato furono, oltre al grande Giacinto Facchetti, giunto al suo ultimo passo da calciatore e assente per infortunio dalla finale, le colonne [[Gabriele Oriali]] e [[Giampiero Marini]] e nuovi interisti quali [[Alessandro Altobelli|Alessandro ''Spillo'' Altobelli]], autore della rete dell'1-1 in finale, [[Graziano Bini]], nuovo carismatico capitano della squadra, a dispetto della giovane età, e marcatore della rete decisiva in finale, [[Giuseppe Baresi]], [[Ivano Bordon]], [[Nazzareno Canuti]] e [[Carlo Muraro]], guidati dal ''sergente di ferro'' [[Eugenio Bersellini]], uomo di grandi qualità morali, tenace e taciturno, cultore della filosofia del lavoro, capace di restituire gioco e identità di squadra all'Inter dopo anni bui.
 
In [[Coppa UEFA 1977-1978|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata nei trentaduesimi dalla [[FC Dinamo Tbilisi|Dinamo Tbilisi]].
 
===1978-1979: quarto posto===
L'impostazione del tecnico si vedeva: la squadra correva e faceva pressing. Dal punto di vista tattico, l'Inter di Bersellini era sicuramente di primo piano. Mancava però qualcosa sotto il profilo tecnico, anche se l'arrivo di Beccalossi dal Brescia garantì invenzioni e dribbling che entusiasmarono i tifosi ma i troppi alti e bassi non permisero il salto di qualità della squadra anche a causa dei troppi giovani. Alla fine comunque la squadra finì la stagione con un quarto posto.
 
In [[Coppa delle Coppe 1978-1979|Coppa delle Coppe]] l'Inter uscì nei quarti di finale ad opera dei belgi del [[K.S.K. Beveren|Beveren]].
 
===1979-1980: il 12° scudetto===
[[File:Inter 1979-1980.jpg|thumb|left|250px|Una formazione della stagione 1979-80: da sinistra in piedi [[Ivano Bordon|Bordon]], [[Roberto Mozzini|Mozzini]], [[Graziano Bini|Bini]], [[Nazzareno Canuti|Canuti]], [[Giancarlo Pasinato|Pasinato]] e [[Alessandro Altobelli|Altobelli]]; accosciati, [[Giampiero Marini|Marini]], [[Giuseppe Baresi|Baresi]], [[Claudio Ambu|Ambu]], [[Gabriele Oriali|Oriali]] e [[Domenico Caso|Caso]]]]
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[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.22|y=0.05|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Ivano Bordon|'''Bordon'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.22|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Roberto Mozzini|'''Mozzini'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.07|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Giuseppe Baresi|'''Baresi'''<br/>]]</span>}}
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|style="font-size:90%"|La formazione titolare vincitrice del 12º scudetto [[Serie A 1979-1980|1979-1980]]
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Grazie al nuovo corso tecnico, il dodicesimo [[scudetto]] non si fece attendere troppo. A colmare un vuoto lungo nove anni di attesa fu soprattutto l'avvio folgorante di campionato, che spiazzò le altre favorite (il [[Perugia Calcio|Perugia]] di [[Paolo Rossi (calciatore)|Paolo Rossi]], la [[Juventus]] e il [[Torino Football Club 1906|Torino]], oltre al [[Milan]]), destinate a uscire presto dalla lotta per il titolo. L'Inter però non vinse per mancanza di avversari. La squadra esibì valori importanti, che partono da una difesa altamente competitiva, con l'azzurro [[Ivano Bordon|Bordon]] in porta, gli esterni [[Nazzareno Canuti|Canuti]] o [[Giuseppe Baresi]] e il terzino-mediano [[Gabriele Oriali|Oriali]], il coriaceo stopper [[Roberto Mozzini|Mozzini]] e il libero [[Graziano Bini|Bini]]: a parte il marcatore centrale, sono tutti prodotti del vivaio nerazzurro, così come il valido rincalzo [[Franco Pancheri|Pancheri]]. A centrocampo, la razionalità di [[Domenico Caso|Caso]], giocatore abile a cucire la manovra, orienta al meglio il lavoro di copertura di [[Giampiero Marini|Marini]], le progressioni di [[Giancarlo Pasinato|Pasinato]], veloce mediano, e le invenzioni del trequartista [[Evaristo Beccalossi|Beccalossi]]. Un giocatore molto amato dal pubblico proprio come [[Alessandro Altobelli|"Spillo" Altobelli]], centravanti alto e sottile. Suo partner ideale, il velocissimo [[Carlo Muraro|Muraro]], detto il ''Jair Bianco'', ala sinistra cresciuta nel vivaio, così come il giovane rincalzo [[Claudio Ambu|Ambu]].
Dopo la prima, deludente giornata (7 pareggi e 6 gol in 8 gare) l'Inter si ritrovò già sola in testa; tampinata nelle giornate successive dal neopromosso [[Cagliari Calcio|Cagliari]], la squadra nerazzurra chiuse il girone d'andata, il [[6 gennaio]] [[1980]], con tre punti di vantaggio sul [[Associazione Calcio Milan|Milan]]. E mentre sui campi si giocava un campionato tranquillo e sonnolento, la tensione sugli spalti tra le tifoserie era alle stelle, specialmente dopo la morte di [[Vincenzo Paparelli]], tifoso [[Società Sportiva Lazio|laziale]] colpito e ucciso durante il derby del [[28 ottobre]] da un razzo lanciato dalla curva [[Associazione Sportiva Roma|romanista]].[[File:Beccalossi 1982.jpg|thumb|left|290px|Evaristo Beccalossi]]
[[Immagine:Inter scudetto 1980 (a colori).jpg|right|thumb|320px|L'Inter festeggia lo [[scudetto]] nel [[Serie A 1979-1980|1980]]]]
Il Milan iniziò male il girone di ritorno e l'Inter si lanciò verso il titolo: il [[3 marzo]] si ritrovò in testa con otto punti sui "cugini", sulla [[Juventus Football Club|Juventus]] e sulla sorpresa [[Unione Sportiva Avellino|Avellino]], che cedette alla distanza, mentre faceva bella mostra di sé anche l'[[Ascoli Calcio 1898|Ascoli]]. Il [[23 marzo]], ventiquattresima giornata, scoppiò il caos: al termine di sette partite di Serie A e [[Serie B]] vennero arrestati quattordici tesserati, tra cui stelle come [[Enrico Albertosi]] e [[Bruno Giordano]].
L'Inter vinse lo scudetto il [[27 aprile]], con due turni di vantaggio, dopo una gloriosa cavalcata, rimanendo in testa solitaria per tutto il campionato. Intanto le sentenze per il Totonero declassarono Lazio e Milan: i rossoneri finirono per la prima volta in Serie B. Un campionato condotto in vetta solitaria sin dalla prima giornata: una cavalcata che passò dal titolo di campione d'inverno al doppio successo nel [[Derby di Milano|derby]] (2-0 e 0-1) al clamoroso trionfo sulla Juventus per 4-0.
 
In [[Coppa UEFA 1979-1980|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata nei sedicesimi dal [[Borussia Mönchengladbach]].
 
===1980-1981: quarto posto e semifinale di Coppa dei Campioni===
[[Immagine:Inter-Real Madrid 1981 Altobelli.jpg|thumb|left|160px|Altobelli contrasta il portiere [[Agustín Rodríguez|Agustín]] nelle semifinale di ritorno contro il [[Real Madrid]]]]
In campionato la squadra fu distratta dal buon cammino in [[Coppa dei Campioni 1980-1981|Coppa dei Campioni]]. A otto anni dalla finale del 1972 persa a Rotterdam contro l'Ajax, l'Inter tornò infatti nella massima competizione continentale. In Italia erano state riaperte le frontiere: perso [[Michel Platini]] (col quale era stato raggiunto un accordo due anni prima), il club nerazzurro ripiegò sul nazionale austriaco [[Herbert Prohaska]] (eletto nel [[2005]] ''[[UEFA]] [[Golden Player]]'', quale miglior calciatore austriaco dell'ultimo mezzo secolo), geometra del centrocampo. Il debutto contro l'[[Universitatea Craiova]] fu buono con Altobelli autore di una doppietta. Con il [[Nantes]] in trasferta fu ancora Altobelli a risultare decisivo con un'altra doppietta. Nei quarti ai nerazzurri toccò in sorte la [[Stella Rossa Belgrado|Stella Rossa]] di [[Belgrado]], squadra temibilissima soprattutto tra le mura amiche. A [[Milano]] segnò [[Domenico Caso|Caso]] sul finire del primo tempo, ma a un quarto d'ora dal termine il pareggio di Repcic complicò la situazione. Al "[[Stadio Stella Rossa|Marakana]]" di Belgrado l'Inter non si fece intimorire dal calore eccezionale del pubblico e strappò la qualificazione con un gol in contropiede di [[Carlo Muraro|Muraro]] al 13', cui fa seguito una stoica resistenza davanti a Bordon per il resto dell'incontro. Dal mazzo delle semifinaliste i nerazzurri pescarono il [[Real Madrid]] di [[Vujadin Boškov]].[[Immagine:Giuseppe bergomi.jpg|thumb|right|100px|Giuseppe Bergomi fece il suo esordio in questa stagione]]
Al Bernabeu, senza Beccalossi, Bersellini impostò una partita di contenimento, attirando molte critiche per la marcatura di Santillana affidata a Mozzini, in difficoltà per tutto l'incontro. L'Inter sprecò tre chiare possibilità in contropiede che faranno crescere i rimpianti per una partita che affrontata con altro spirito avrebbe potuto dare un risultato positivo. Un'incertezza di Bordon permise a [[Carlos Alonso González|Santillana]] di portare in vantaggio le "merengues", che raddoppiarono in apertura di ripresa con [[Juan Gómez González|Juanito]]. A San Siro Prohaska dopo due minuti centrò il palo con un gran colpo di testa. L'Inter attaccò ma il Real era ben disposto in campo, anche se non riuscì a pungere in attacco, per via della grande partita del giovane [[Giuseppe Bergomi|Bergomi]], 17 anni, che non fece toccare palla a Juanito. Un gol di [[Graziano Bini|Bini]] in azione personale riaccese le speranze all'inizio del secondo tempo, i nerazzurri continuarono ad attaccare ma senza profitto. Alla fine uscirono a testa alta dalla manifestazione, con il rammarico delle occasioni sprecate all'andata.
 
===1981-1982: quinto posto e la terza Coppa Italia===
[[File:Bini coppa italia 1982.jpg|thumb|left|160px|Il capitano [[Graziano Bini]] con la [[Coppa Italia 1981-1982|Coppa Italia]] appena vinta]]
[[Immagine:Eugenio Bersellini 1978.jpg|thumb|right|180px|[[Eugenio Bersellini]]]]
Nel [[1982]] i nerazzurri riuscirono ad alzare la loro terza [[Coppa Italia 1981-1982|Coppa Italia]]: dopo aver perso l'andata dei quarti di finale per 4-1 contro la [[AS Roma|Roma]], l'Inter rovesciò la situazione a [[Milano]] imponendosi per 3-0. In una drammatica semifinale venne superato il [[Catanzaro Football Club|Catanzaro]] (2-1 in rimonta a [[Stadio "Giuseppe Meazza" di Milano|San Siro]] e 2-3 dts al [[Stadio Nicola Ceravolo|Militare]], con l'Inter ridotta in nove uomini) e la doppia finale contro il [[Torino Football Club|Torino]] fu decisa dall'1-0 di [[Aldo Serena|Serena]] a [[Stadio "Giuseppe Meazza" di Milano|San Siro]] e dall'1-1 del [[Stadio Olimpico (Torino)|Comunale]], con reti di [[Agatino Cuttone|Cuttone]] e [[Alessandro Altobelli|Altobelli]], vero artefice, con le sue marcature, del successo finale dell'Inter e di lì a poche settimane ancora decisivo, questa volta con la maglia della nazionale, nella finale del [[Estadio Santiago Bernabéu|Bernabeu]] della Coppa del Mondo. Tra i giovani c'è da segnalare l'esordio in A di [[Riccardo Ferri]], difensore cresciuto nel vivaio.
 
Il campionato fu buono in avvio ma affannoso nel finale. Un derby deciso da Oriali costò caro, al Milan, che a fine anno retrocesse nuovamente in Serie B. Si consacrò in nerazzurro il giovanissimo [[Giuseppe Bergomi]], che fu convocato da [[Enzo Bearzot]] nella nazionale azzurra per il vittorioso campionato del mondo in Spagna.
 
In [[Coppa UEFA 1981-1982|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata nei sedicesimi dalla [[Dinamo Bucarest]].
 
===1982-1983: terzo posto===
[[Immagine:Altobelli.jpg|right|thumb|150px|[[Alessandro Altobelli|Alessandro "Spillo" Altobelli]]: 466 presenze e 209 reti totali con l'Inter]]
In panchina venne preso [[Rino Marchesi]] mentre dal mercato arrivarono [[Hansi Muller]], che litigherà spesso con Beccalossi, e il brasiliano Juary ma entrambi furono una delusione. Arrivò anche il campione del mondo [[Fulvio Collovati]] dal Milan in cambio di Serena, Pasinato e Canuti. Il cammino in campionato fu deludente con troppi pareggi e poche vittorie. Ci fu un nuovo sospetto di Totonero: il [[Caso Genoa-Inter]]. Inoltre, il 3-3 di Juventus-Inter del 1º maggio 1983 venne tramutato in 0-2 dal Giudice Sportivo, a causa di una pietra che aveva colpito il giocatore nerazzurro [[Giampiero Marini]] mentre si trovava in un bar nei pressi del Comunale, cosi la Roma poté vincere matematicamente lo scudetto una settimana dopo, l'8 maggio. La squadra arriverà terza alla fine.
 
In [[Coppa delle Coppe 1982-1983|Coppa delle Coppe]] la squadra arriverà fino ai quarti di finale, eliminata dal [[Real Madrid]] (1-1; 1-2), la ''bestia nera'' dell'Inter negli anni ottanta.
 
In questa stagione fece il suo esordio un portiere che farà la fortuna dei nerazzurri: [[Walter Zenga]] detto ''Uomo Ragno''.
 
===1983-1984: quarto posto===
[[Luigi Radice]] è il nuovo allenatore dell'Inter. L'avvio della stagione è pessimo, con l'eliminazione in Coppa Italia già dalla fase estiva mentre in campionato dopo quattro giornate l'Inter occupa, in solitudine, l'ultimo posto della classifica. C'è davvero tensione, alla Pinetina e fra i tifosi ma Radice riesce a risollevare l'ambiente. Così, mentre Fraizzoli prepara la cessione della presidenza a Pellegrini, la squadra recupera posizioni su posizioni e il piazzamento finale vale un posto in [[Coppa UEFA 1984-1985|UEFA]].
 
In [[Coppa UEFA 1983-1984|Coppa UEFA]] la squadra fu eliminata negli ottavi dall'[[FK Austria Vienna]].
 
==La presidenza Pellegrini (1984-1995)==
===1984-1985: terzo posto e semifinale di UEFA===
[[Immagine:Ernesto Pellegrini.jpg|thumb|right|170px|Ernesto Pellegrini]]
Il [[18 gennaio]] [[1984]] la presidenza dell'Inter passa a [[Ernesto Pellegrini]], che per sette miliardi rileva la società da Fraizzoli. Sulla panchina arriva [[Ilario Castagner]] che manda via [[Evaristo Beccalossi|Beccalossi]] e [[Hansi Müller]] (a causa di un diverbio) e [[Salvatore Bagni]] che litiga con Pellegrini. Il colpo del mercato è [[Karl-Heinz Rummenigge]]. Rummenigge, che diventa subito l'idolo dei tifosi, è frenato però dagli infortuni: entrerà nella memoria per una [[doppietta (calcio)|doppietta]] contro la [[Juventus Football Club|Juventus]] (battuta per 4-0 a Milano) e per un fantastico gol in [[Coppa UEFA 1984-1985|Coppa UEFA]] (acrobazia contro i {{fc|Rangers}}) annullato dall'arbitro, il connazionale Roth. L'Inter in campionato lotta con il sorprendente Verona di Bagnoli nell'anno del sorteggio integrale degli arbitri, di Maradona al Napoli e di Zico all'Udinese. Alla fine la squadra si piazzerà terza.[[Immagine:Rummenigge inter.jpg|thumb|left|200px|[[Karl-Heinz Rummenigge]] con la maglia nerazzurra]]
 
In [[Coppa UEFA 1984-1985|Coppa UEFA]] il cammino dei nerazzurri è buono ma faticoso. Nei trentaduesimi la squadra rimonta la sconfitta nell'andata per 1-0 contro il non irresistibile [[Sportul Studentesc]] con un 2-0 a [[Milano]] con rete a sei minuti dalla fine di "[[Karl-Heinz Rummenigge|Kalle]]". Ostica anche la seconda avversaria, i [[Rangers Glasgow]], che dopo essere capitolata a San Siro per 3-0 sfiora la rimonta (3-1). Negli ottavi contro l'[[Hamburger Sport-Verein|Amburgo]] i nerazzurri devono ancora rimontare una sconfitta stavolta più agevole: dopo aver perso 2-1 in Germania serve un rigore di [[Liam Brady|Brady]] nel ritorno in casa per passare ai quarti dove c'è il [[1. Fußball-Club Köln 01/07|Colonia]]. Lo striminzito 1-0 (rete di [[Franco Causio|Causio]]) di San Siro della partita di andata fa pensare in peggio nel ritorno e invece gli uomini di Castagner regalano una delle migliori prestazioni esterne nella storia del club, guidati dalla classe di Brady e dalla potenza di Rummenigge con un 3-1 che non ammette repliche grazie al gol di [[Giampiero Marini|Marini]] con un preciso esterno destro in apertura e alla doppietta di Kalle prima con un potente destro, poi con una stupenda torsione di testa. Si arriva così alle semifinali che oppongono l'Inter al [[Real Madrid]], ormai una classica d'Europa. A San Siro i madrinisti non esistono mentre i nerazzurri, consci dei pericoli del ritorno al [[Stadio Santiago Bernabéu|Bernabéu]], tentano di fare più reti possibili. Un rigore di Brady e un diagonale di [[Alessandro Altobelli|Altobelli]] danno alla fine un 2-0, ma i nerazzurri recriminano per le innumerevoli occasioni gettate al vento.
Al Bernabeu va di scena il fattaccio: al 29' del primo tempo, dopo che Santillana aveva già portato in vantaggio i madridisti, [[Giuseppe Bergomi|Bergomi]] si accascia al suolo nell'area di rigore interista colpito da una biglia che prontamente [[Walter Zenga|Zenga]] raccoglie e consegna a un fotografo italiano posizionato dietro la sua porta. L'arbitro scozzese [[Bob Valentine]] non si accorge di nulla perché dava le spalle a Bergomi curandosi di [[Giuseppe Baresi]] anch'egli finito a terra in un contrasto.
A fine primo tempo Dall'Oglio, accompagnatore dell'Inter, recapita la biglia all'arbitro ma viene invitato da questi a consegnarla al commissario UEFA, lo svizzero [[Gunther Schneider]]. Immediatamente l'avvocato [[Giuseppe Prisco]] presenta reclamo, intanto la partita va in porto con il 3-0 per il Real che ribalterebbe lo 0-2 di Milano. Il risultato viene omologato subito dopo il termine della partita perché non esiste la prova che Bergomi sia stato colpito da quella biglia. Nove giorni dopo, in appello davanti alla [[UEFA]], l'Inter presenta un filmato che proverebbe l'accaduto ma il massimo organo europeo si rifiuta di visionare la videocassetta e conferma il risultato del campo. La decisione appare come una compensazione per il famoso fatto della lattina fasulla (come ammise Mazzola anni dopo) che colpì Boninsegna nella Coppa Campioni del 1971-72 e che portò alla ripetizione della gara con il Borussia Mönchengladbach.
 
===1985-1986: sesto posto e ancora semifinale in UEFA===
[[File:Inter 3-1 Real Madrid Coppa UEFA 1985-86.jpg|thumb|right|310px|Inter 3-1 Real Madrid, il primo gol di [[Marco Tardelli|Tardelli]]]]
Una stagione travagliata durante la quale si alternarono sulla panchina [[Ilario Castagner]] e [[Mario Corso]]. I rinforzi furono [[Pietro Fanna]], [[Luciano Marangon]] e [[Marco Tardelli]]. La squadra arrivò sesta davanti al [[Milan]].
 
Anche quest'anno il cammino in [[Coppa UEFA 1985-1986|Coppa UEFA]] fu ottimo. Nei trentaduesimi l'Inter regolò il [[Fussballclub Sankt Gallen 1879|San Gallo]] con un 5-1 in casa (non andò oltre lo 0-0 in [[Svizzera]]), nei sedicesimi dopo aver perso per 1-0 in casa degli [[austria]]ci del [[LASK Linz]] ribaltò la situazione con un sonoro 4-0 a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]], negli ottavi l'Inter ebbe ragione dei [[Polonia|polacchi]] del [[Legia Varsavia]] soltanto in casa loro e dopo i tempi supplementari (gol di [[Pietro Fanna|Fanna]] al 108') mentre nei quarti di finale eliminò il [[Football Club de Nantes|Nantes]] con un 3-0 in casa e un 3-3 in [[Francia]]. In semifinale incontrò per la quarta volta in cinque anni il [[Real Madrid]]. La prima gara di semifinale, come l'anno prima, va in scena a San Siro dove l'Inter gioca una partita di grande intensità agonistica, contro un Real Madrid nuovamente in versione da trasferta europea che aspettava il ritorno al Bernabeu. Rinacque sotto gli occhi di [[Enzo Bearzot|Bearzot]] in tribuna [[Marco Tardelli]], dato ormai sul viale del tramonto. Il campione del mondo realizzò le due reti (prima di potenza, poi di opportunismo) che spinsero avanti l'Inter prima di un passaggio a vuoto che consentì a Valdano di accorciare le distanze, poi ristabilite da un'autorete di Salguero. A [[Madrid]], con un Rummenigge al 30% della condizione fisica ottimale, l'Inter perse Altobelli azzoppato da Gordillo («Con premeditazione e cinica intenzione» accusò Corso) e finì schiacciata dal rullo compressore Real, nella versione casalinga. I nerazzurri ressero fino ai supplementari, che peraltro il Real raggiunse grazie a due rigori discutibili assegnati dall'arbitro Keizer, e capitolò con una doppietta di Santillana che fissò il risultato sul definitivo 5-1.
 
===1986-1987: terzo posto, l'arrivo di Trapattoni===
[[Immagine:Trapattoni inter 1987.jpg|thumb|right|150px|[[Giovanni Trapattoni]], allenatore dal 1986 al 1991]]
Per la nuova stagione venne ingaggiato l'allenatore della [[Juventus]], [[Giovanni Trapattoni]].
Il suo debutto in campionato avvenne con una sconfitta contro il neopromosso Empoli. Poi il cammino nerazzurro divenne sicuro, tanto che il girone d'andata consegnò l'Inter al duello di testa con il Napoli di Maradona. Ma s'infortunò ancora Rummenigge e la squadra ne subì il contraccolpo con tre sconfitte consecutive nell'avvio del ritorno. Ciò rese vana la successiva rincorsa, infine bloccata da un finale in affanno.
 
In [[Coppa UEFA 1986-1987|Coppa UEFA]] arrivò un'inattesa eliminazione ad opera del Goeteborg nei quarti: l'Inter decise di "non giocare" l'andata in Svezia; non fece mai un tiro in porta, si difese con il più classico dei catenacci all'italiana (che comunque prevedeva ogni tanto qualche contropiede in uscita) e richiamò perfino Altobelli all'interno della propria area di rigore a contenere gli attacchi dei dilettanti svedesi. Lo 0-0 andava bene ai nerazzurri che a San Siro passarono grazie a un'autorete di Fredriksson e commisero l'errore di accontentarsi arretrando il baricentro. Ne approfittarono così gli svedesi che pareggiarono grazie a Pettersson e andarono in semifinale.
 
===1987-1988: quinto posto===
La stagione si aprì con l'acquisto di [[Vincenzo Scifo]] (si rivelerà però una delusione a causa di problemi di convivenza con Matteoli) e il ritorno di [[Aldo Serena]]. Ma fu una stagione davvero deludente. Niente da fare in [[Coppa UEFA 1987-1988|Coppa UEFA]] con l'eliminazione contro l'Espanyol agli ottavi. Dignitoso il cammino in Coppa Italia dove vennero raggiunte le semifinali. In campionato i nerazzurri giunsero quinti.
 
===1988-1989: il 13° scudetto, Serena capocannoniere===
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| style="background:#f0f8ff;" | 18 febbraio 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Cina|nome}}
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[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.23|y=0.06|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Walter Zenga|'''Zenga'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.29|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Riccardo Ferri|'''Ferri'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.10|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Giuseppe Bergomi|'''Bergomi'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.37|y=0.24|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Andreas Brehme|'''Brehme'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.04|y=0.46|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Alessandro Bianchi (calciatore)|'''Bianchi'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.21|y=0.32|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Gianfranco Matteoli|'''Matteoli'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.10|y=0.39|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Lothar Matthäus|'''Matthäus'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.20|y=0.13|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Andrea Mandorlini|'''Mandorlini'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.32|y=0.39|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Nicola Berti|'''Berti'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.13|y=0.58|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Aldo Serena|'''Serena'''<br/>]]</span>}}
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| style="background:#f0f8ff;" | 19 aprile 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Singapore|nome}}
|style="font-size:90%"|La formazione titolare della stagione dei record [[Serie A 1988-1989|1988-1989]]
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[[Immagine:Inter 1988-89 (a colori).jpg|thumb|left|310px|[[Football Club Internazionale Milano 1988-1989|La formazione titolare]] vincitrice del campionato 1989. In piedi: [[Walter Zenga|Zenga]], [[Riccardo Ferri|Ferri]], [[Nicola Berti|Berti]], [[Giuseppe Bergomi|Bergomi]], [[Aldo Serena|Serena]], [[Lothar Matthäus|Matthäus]]. Accosciati: [[Ramón Díaz|Díaz]], [[Andreas Brehme|Brehme]], [[Alessandro Bianchi (calciatore)|Bianchi]], [[Gianfranco Matteoli|Matteoli]] e [[Andrea Mandorlini|Mandorlini]]]]
Nella stagione [[Serie A 1988-1989|1988-89]] l'Inter conquistò il suo tredicesimo scudetto potendo fare affidamento su una squadra nuova, ma che sembrava esperta e affiatata. Sul fronte degli acquisti dalla Germania arrivò [[Lothar Matthäus]], uno dei centrocampisti più completi di sempre, protagonista in campo e negli spogliatoi. Su esplicita richiesta di Matthäus fu ingaggiato il terzino sinistro suo connazionale [[Andreas Brehme]], eccezionale interprete tattico sulla fascia sinistra di un gioco di squadra che è la peculiarità del Trapattoni allenatore. In difesa avevano ormai trovato spazio il portiere della nazionale [[Walter Zenga]] e i difensori [[Riccardo Ferri]] e [[Giuseppe Bergomi]], un trio storico. Tra gli acquisti italiani il vero colpo del calciomercato fu [[Nicola Berti]], giovane promettente centrocampista proveniente dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] che divenne subito idolo dei tifosi e il cursore di fascia destra del [[Associazione Calcio Cesena|Cesena]], [[Alessandro Bianchi (calciatore)|Alessandro Bianchi]]. Accusato di essere la vecchia espressione del calcio italiano, ormai segnato dalle rivoluzioni di [[Arrigo Sacchi]] (allenatore del [[Associazione Calcio Milan|Milan]]), Trapattoni rese la sua Inter una formazione estremamente solida e concreta, con un [[centravanti]] classico, [[Aldo Serena]], che vinse la [[Capocannoniere|classifica dei marcatori]] (22 gol) e che si abbinò perfettamente con una seconda [[punta]] veloce e pungente, l'[[argentina|argentino]] [[Ramón Díaz]], arrivato a Milano all'ultimo minuto in prestito dopo la bocciatura, per problemi fisici, dell'algerino [[Rabah Madjer]]. A centrocampo, dietro la forza fisica e atletica di Matthäus e Berti, spiccava la regia di [[Gianfranco Matteoli]].
 
All'avvio si presentarono da grandi favorite il rinnovato [[SSC Napoli|Napoli]] di [[Ottavio Bianchi]] e il Milan campione uscente, ma si capì ben presto che quello sarebbe stato l'anno dell'Inter di [[Giovanni Trapattoni]]. I nerazzurri, infatti, volarono già in testa solitari alla quinta giornata, distanziando il Milan di un punto e la [[Sampdoria]] e il Napoli di due. Nelle giornate successive il Milan, impegnato anche in un favorevole cammino verso la [[Coppa dei Campioni]], accusò un brusco rallentamento: l'[[11 dicembre]], la sconfitta nel [[derby di Milano|derby]] infranse il sogno dei rossoneri di bissare il titolo. L'Inter mantenne un ritmo impressionante e soltanto il Napoli, traghettato da [[Diego Armando Maradona|Maradona]], riuscì a seguirne la scia, a tre punti di distacco. La situazione non cambiò dopo lo scontro diretto del [[Stadio "San Paolo" di Napoli|San Paolo]], il [[15 gennaio]]; il [[5 febbraio]] l'Inter diventò campione d'inverno ma, la domenica successiva, la rocambolesca sconfitta di [[Firenze]] per 4-3 permise al Napoli di ridurre il distacco a un punto. In realtà fu questo l'unico brivido stagionale per l'Inter, che vinse tutte le prime otto gare del girone di ritorno e allungò nettamente sui [[Napoli|partenopei]]; il [[9 aprile]] i punti di vantaggio tra prima e seconda classificata furono sette. Nelle successive giornate l'Inter si limitò a gestire la situazione e, vincendo lo scontro diretto del [[28 maggio]] grazie a una punizione della stella [[Lothar Matthäus]], i milanesi conquistarono matematicamente il loro 13º scudetto, il più agevole, incoronando il bomber [[Aldo Serena]] [[capocannoniere]] con 22 gol. Fu lo [[scudetto]] dei record: mai nessuna squadra sarebbe riuscita a toccare quota 58 con i 2 punti a vittoria. Fu il primo e anche unico scudetto vinto da Ernesto Pellegrini.
 
In [[Coppa UEFA 1988-1989|Coppa UEFA]] i nerazzurri compierono un'impresa stratosferica andando a vincere a Monaco contro il [[Bayern Monaco|Bayern]] per 2-0 la gara di andata. Partita che consegnò alla storia l'indimenticabile galoppata di Nicola Berti, capace di farsi palla al piede 70 metri di campo scavalcando tutti gli avversari che gli si paravano davanti prima di depositare la palla in rete. A San Siro, però, l'Inter si afflosciò clamorosamente subendo nei sette minuti che vanno dal 33' al 40' del primo tempo le tre reti che fermarono il suo cammino europeo.
 
===1989-1990: terzo posto, la prima Supercoppa italiana===
[[File:Zenga 1987 Particolare.jpg|thumb|right|200px|[[Walter Zenga]], eletto per tre volte consecutive "Miglior portiere dell'anno" dall'[[IFFHS]], dal [[1989]] al [[1991]]]]
Lo storico ''scudetto dei record'' regalò all'Inter tanta felicità ma l'euforia per il prestigioso traguardo le tolse la lucidità necessaria per affrontare la [[Serie A 1989-1990|stagione successiva]]. Come già si sapeva da mesi la società cedette [[Ramón Díaz]], tassello importante la stagione precedente, ma che forse fu liquidato troppo in fretta. Al suo posto venne preso il tedesco [[Jürgen Klinsmann]] dallo [[VfB Stuttgart|Stoccarda]], un centravanti che dal [[1985]] in poi non ha segnato meno di 15 gol a stagione. Il valore dell'attaccante era indubbio ma sotto il profilo tecnico l'intesa con Serena era peggiore. La squadra subì il contraccolpo di un'eliminazione inattesa dalla [[Coppa dei Campioni 1989-1990|Coppa dei Campioni]], ad opera del sorprendente Malmoe allenato da Hodgson. L'Inter decise di non giocare la gara di andata in Svezia, limitandosi a difendere lo 0-0, e in seguito perfino lo 0-1, sicura di ribaltare il risultato a San Siro. Gli svedesi invece corsero, pressarono e denotarono una grande preparazione atletica. A un quarto d'ora dal termine Lindman corresse in rete una punizione di Nilsson dalla sinistra. A Milano i nerazzurri cercarono di raddrizzare la situazione ma furono ancora gli svedesi, con un grande pressing, a comandare le operazioni. Serena a inizio ripresa ciabattò in rete un cross di Brehme, poi Engqvist di testa su corner di Nilsson punì un errore di Zenga in uscita e l'Inter andò fuori.
 
Il cammino in campionato non fu esaltante come l'anno prima. Nel girone d'andata, il Napoli fuggì solitario in classifica. L'Inter lo pedinò, ma non riuscì ad operare il sorpasso. Quando poi nel duello di vertice s'inserì il Milan, i nerazzurri restarono un passo indietro rispetto alla lotta scudetto ed alla fine giunse terza.
 
In quella stagione venne comunque conquistata la prima [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]] ai danni della Sampdoria sconfitta 2-0 a San Siro con reti di [[Enrico Cucchi]] e [[Aldo Serena]].
 
===1990-1991: secondo posto, Matthäus Pallone d'oro e la prima Coppa UEFA===
{| class="toccolours" style="float: right; width: 200px; margin-left: 1em; margin-bottom: 0.5em;"
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| style="background:#f0f8ff;" | 7 luglio 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Svizzera|nome}}
| <div style="position: relative;">
[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.23|y=0.06|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Walter Zenga|'''Zenga'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.29|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Riccardo Ferri|'''Ferri'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.10|y=0.19|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Giuseppe Bergomi|'''Bergomi'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.37|y=0.24|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Andreas Brehme|'''Brehme'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.04|y=0.46|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Alessandro Bianchi (calciatore)|'''Bianchi'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.21|y=0.32|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Antonio Paganin|'''A. Paganin'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.20|y=0.13|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Sergio Battistini|'''Battistini'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.32|y=0.39|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Nicola Berti|'''Berti'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.30|y=0.54|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Jürgen Klinsmann|'''Klinsmann'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.13|y=0.58|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Aldo Serena|'''Serena'''<br/>]]</span>}}
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| style="background:#f0f8ff;" | 19 luglio 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Francia|nome}}
|style="font-size:90%"|La formazione titolare messa in campo nella finale di andata di [[Coppa UEFA 1990-1991|Coppa UEFA]]
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[[Campionato mondiale di calcio 1990|Il mondiale del 1990]] restituì all'Inter [[italia]]ni affranti per un titolo che li vedeva favoriti ma sfuggitogli di mano e [[Germania|tedeschi]] appagati per la vittoria e senza più tanti stimoli. Protagonista della vittoria della nazionale tedesca fu proprio l'interista [[Lothar Matthäus]], che a dicembre vinse il [[Pallone d'oro 1990|Pallone d'Oro]] ed anche il [[FIFA World Player of the Year 1991|FIFA World Player of the Year]], primo giocatore della storia dell'Inter ad avvalersi di entrambi i prestigiosi riconoscimenti.[[File:Riccardo ferri inter.jpg|thumb|left|200px|[[Riccardo Ferri]], protagonista della finale di ritorno della Coppa UEFA. In totale per lui 418 presenze e 2 reti]]
Nella stagione [[Serie A 1990-1991|1990-91]] Trapattoni cercò comunque di motivare la squadra che fino alla decima giornata tallonò la [[Sampdoria]]; quando quest'ultimi persero il [[Derby della Lanterna|derby]] vennero affiancati in vetta dai nerazzurri che volarono in testa solitari due giornate dopo, approfittando del rinvio delle gare di Samp e Milan, impegnate a fronteggiarsi nella Supercoppa Europea. L'Inter rimase così in testa per diverse domeniche, talvolta anche in compagnia di Sampdoria e Juventus, e andò a vincere il titolo d'inverno il 20 gennaio, con un punto di vantaggio sul Milan e due sul terzetto formato dalla Sampdoria, dalla Juventus e dal sorprendente Parma. Nel girone di ritorno, complici l'inesperienza degli emiliani e il crollo dei bianconeri, rimasero presto in lotta la Sampdoria, l'Inter e il Milan. Furono gli scontri diretti a sancire lo scudetto dei genovesi che non risparmiarono neppure l'Inter vincendo 2-0 al ''Meazza''. I blucerchiati vinserò cosi il loro primo scudetto il 19 maggio.
 
In [[Coppa UEFA 1990-1991|Coppa UEFA]] la squadra sconfisse nei trentaduesimi di finale il [[SK Rapid Vienna|Rapid Vienna]] (nerazzurri sconfitti a [[Vienna]] per 2-1 ma vittoriosi in casa sul neutro di [[Verona]] per 3-1 dopo i [[tempi supplementari]]); nei sedicesimi fu la volta dell'[[Aston Villa FC|Aston Villa]] (rimontando il 2-0 in Inghilterra con uno storico 3-0 nel ritorno); negli ottavi arrivò il [[FK Partizan|Partizan Belgrado]] che venne eliminato con una vittoria (3-0) e un pareggio (1-1); nei quarti fu [[derby]] [[Lombardia|lombardo]] con l'[[Atalanta]] (0-0 a [[Bergamo]] e 2-0 a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]]); in semifinale i nerazzurri incontrarono lo [[Sporting Clube de Portugal|Sporting Lisbona]]: Trapattoni, a [[Lisbona]], lasciò fuori [[Aldo Serena|Serena]] per infoltire il centrocampo con l'inserimento di [[Fausto Pizzi|Pizzi]]. L'Inter si coprì, lo Sporting produsse poco o nulla e trovò sulla sua strada un grande [[Walter Zenga|Zenga]] che inchiodò il risultato sullo 0-0. Nel ritorno, l'Inter lasciò palleggiare lo Sporting e quando decise di accelerare fece il vuoto. Alla fine fu 2-0 e dopo 19 anni i nerazzurri si ripresentarono in una finale europea dove trovò la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] nella seconda finale consecutiva tutta italiana. All'andata a Milano i nerazzurri vinsero 2-0: il primo gol (al 55') nacque da un'azione di Serena sulla destra, con passaggio smarcante per [[Nicola Berti|Berti]] che venne abbattuto da [[Antonio Comi|Comi]] in area di rigore, l'arbitro diede rigore e [[Lothar Matthäus|Matthäus]] lo realizzò. Al 67' Berti ribatté in rete un tiro che [[Jürgen Klinsmann|Klinsmann]] si procurò con una fuga sulla sinistra. Nel ritorno, all'Olimpico, l'Inter si difese benissimo ([[Riccardo Ferri|Ferri]] magistrale su [[Rudi Völler|Völler]]) la squadra perse però per 1-0 ad opera di [[Ruggiero Rizzitelli|Rizzitelli]] ma ciò non le impedì di sollevare al cielo la sua prima [[Coppa UEFA 1990-1991|Coppa UEFA]]: erano 26 anni che l'Inter non vinceva un trofeo internazionale. I nerazzurri rimasero imbattuti negli incontri casalinghi. L'avventura di Trapattoni sulla panchina nerazzurra si chiuse qui, il [[22 maggio]] [[1991]], dopo esattamente cinque anni.
 
===1991-1992: ottavo posto===
Nell'estate del 1991 il tecnico tornò alla [[Juventus Football Club|Juventus]] e Pellegrini decise di sostituirlo con l'emergente [[Corrado Orrico]], reduce da una promozione in Serie B con la [[Associazione Sportiva Lucchese-Libertas|Lucchese]] seguita da un ottimo campionato (sfiorata la promozione) nella serie cadetta. Orrico venne visto come la risposta interista ad [[Arrigo Sacchi]], "''ma con uno stipendio da operaio specializzato, per sentirmi in sintonia col partito che ho sempre votato''", com'ebbe a precisare lo stesso tecnico massese.<ref>{{cita web|url=http://footballpoetssociety.blogspot.com/2008/08/linter-di-orrico-una-gabbia-di-matti.html|titolo=L'Inter di Orrico? Una gabbia di matti."|editore=Guerin Sportivo|data=04-08-2008|accesso=17-03-2009}}</ref> A [[Milano]] fu accolto con diffidenza: [[Gianni Brera]] lo soprannominò un po' snobisticamente "Il maestro di Volpara", dal borgo della [[provincia di Massa Carrara]] dove risiede tuttora. L'ambiente non gli perdonò i primi esperimenti tattici e i primi insuccessi. Convinto sostenitore del modulo a zona, tentò di applicarlo anche all'Inter: ma la squadra, legata al modulo con marcatura a uomo di matrice trapattoniana, non riuscì ad assimilare il nuovo sistema di gioco e deluse ben presto le aspettative dei tifosi. L'imprevista eliminazione ad opera del [[Boavista Futebol Clube|Boavista]] nel primo turno di [[Coppa UEFA 1991-1992|Coppa UEFA]] fu la prima macchia stagionale di un'annata deludente. Celebre rimase una sua intervista nella quale, dopo la sconfitta subita nella partita di andata in [[Portogallo]] ad opera del Boavista, dichiarò che ''sarebbe stato più facile che crollasse il [[Duomo di Milano]] piuttosto che l'Inter fosse eliminata dalla Coppa''.<ref>{{cita web|url=http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=355240&PRINT=S|accesso=04-07-2009|editore=Il Giornale|titolo=Un calcio del destino: suicida il figlio di Orrico}}</ref> Nella partita di ritorno al "[[Stadio "Giuseppe Meazza" di Milano|Meazza]]", però, lo 0-0 sancì l'eliminazione dei nerazzurri. Dopo la sconfitta per 1-0 subita dall'[[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]] nell'ultima gara d'andata del campionato [[Serie A 1991-1992|1991-92]], Orrico rassegnò le dimissioni pagando così i nove punti di svantaggio dal Milan, tra le contestazioni dei tifosi a lui e a Pellegrini.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/gennaio/13/vai_esplode_rabbia_degli_interisti_co_0_9201133757.shtml|titolo=" te ne vai o no? " : esplode la rabbia degli interisti contro Pellegrini|editore=corriere.it|data=13-1-1992|accesso=8-1-2010}}</ref> Nell'ambiente societario bruciò di più la voragine tra parole e fatti e tra teoria e prassi. Fu sostituito da [[Luis Suárez Miramontes|Luis Suárez]] ma l'Inter giungerà ottava rimandendo esclusa dalle [[coppe europee]] dopo 16 anni.
 
===1992-1993: secondo posto===
[[File:Osvaldo Bagnoli.jpg|thumb|right|130px|[[Osvaldo Bagnoli]]]]
Nella stagione [[Serie A 1992-1993|1992-1993]] la panchina passò nelle mani dell'esperto [[Osvaldo Bagnoli]], già campione d'Italia con il [[Hellas Verona|Verona]] nel [[Serie A 1984-1985|1985]] e che aveva ben figurato nelle stagioni precedenti con il [[Genoa Cricket and Football Club|Genoa]], portandolo in Europa. L'impatto con la realtà miliardaria del club milanese per un allenatore riservato ed abituato a realtà di provincia come Bagnoli non fu semplice. La stagione precedente l'Inter, affascinata dai successi del Milan di [[Arrigo Sacchi]], si era affidata allo ''zonista'' [[Corrado Orrico]]. Dopo questa pessima esperienza col ''calcio champagne'' la società volle un allenatore più concreto ed esperto e Bagnoli rappresentava la scelta più logica. Al tecnico milanese fu affidata una squadra non molto competitiva. Nonostante il blasone, la squadra non era certo fenomenale: si trattò della prima stagione dopo l'abbandono del ''blocco tedesco'' e dopo la pessima stagione precedente, la squadra apparve priva di punti di riferimento. I maggiori rinforzi dovevano essere lo jugoslavo [[Darko Pančev]] che rimase un ''oggetto misterioso'', tanto da essere eletto a simbolo dei ''bidoni'' stranieri che hanno vestito la maglia nerazzurra, [[Salvatore Schillaci|Totò Schillaci]] per nove miliardi di lire<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/giugno/26/ufficiale_Schillaci_all_Inter_per_co_0_9206261665.shtml Corriere.it: "E' ufficiale: Schillaci all'Inter per 9 miliardi] (26/6/92, consultato 31/10/09)</ref> lontano dalla forma dei mondiali di [[Italia '90]] e perseguitato da una serie infinita di infortuni (riguardo quest'esperienza il centravanti siciliano ha affermato che i suoi inizi a Milano furono buoni e i rapporti con il presidente Pellegrini ottimi ma che la mancanza di continuità e i problemi fisici gli impedirono di "sfondare"<ref>[http://www.mediagol.it/articolo.asp?idNotizia=165772 Schillaci: "Vi racconto la mia avventura interista"]</ref>) e [[Matthias Sammer]], venduto all'Inter come trequartista, ma inadeguato al ruolo, tanto che troverà poi fortuna e fama internazionale giocando nel ruolo di libero. Tuttavia dopo un avvio stentato con tre sconfitte nelle prime 12 giornate (fra le quali quella all'esordio contro l'[[Udinese Calcio|Udinese]] e un'imbarazzante sconfitta 3-0 ad Ancona) ed una serie di risultati altalenanti, proprio rinunciando a diversi "grandi nomi" e cercando l'amalgama fra i giocatori di seconda fascia, l'Inter in primavera trovò gioco e continuità. Assoluto protagonista l'uruguaiano [[Rubén Sosa (calciatore)|Rubén Sosa]], acquistato in sordina in estate dalla Lazio e considerato un semplice rincalzo ad inizio stagione, finì col segnare ben 20 reti in 28 presenze, la maggior parte delle quali nel girone di ritorno: l'Inter vinse sei partite di seguito ed arrivò a riaprire il campionato con una bella rimonta, per poi finire al secondo posto a soli quattro punti dal Milan campione.
 
===1993-1994: la seconda Coppa UEFA e il rischio della retrocessione===
{| class="toccolours" style="float: right; width: 180px; margin-left: 1em; margin-bottom: 0.5em;"
|-
| style="background:#f0f8ff;" | 20 luglio 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Hong Kong|nome}}
| <div style="position: relative;">
[[File:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.22|y=0.08|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Walter Zenga|'''Zenga'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.21|y=0.15|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Sergio Battistini|'''Battistini'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.12|y=0.20|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Giuseppe Bergomi|'''Bergomi'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.32|y=0.20|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Antonio Paganin|'''A. Paganin'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.05|y=0.37|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Angelo Orlando (calciatore)|'''Orlando'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.36|y=0.37|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Davide Fontolan|'''Fontolan'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.31|y=0.30|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Antonio Manicone|'''Manicone'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.14|y=0.30|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Nicola Berti|'''Berti'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.20|y=0.45|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Wim Jonk|'''Jonk'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.13|y=0.54|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Rubén Sosa (calciatore)|'''Sosa'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.28|y=0.54|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Dennis Bergkamp|'''Bergkamp'''<br/>]]</span>}}
<center></center></div>
|-
| style="background:#f0f8ff;" | 4 ottobre 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Russia|nome}}
|style="font-size:90%"|Formazione titolare della finale di ritorno di [[Coppa UEFA 1993-1994|Coppa UEFA]]
|}
L'[[Serie A 1993-1994|anno successivo]] le cose cambiarono: una campagna acquisti costosissima sembrava aver rafforzato la ''Beneamata'' e le aspettative della piazza e della dirigenza erano molto più ambiziose di 12 mesi prima. Tuttavia, come spesso accadde all'Inter di quel periodo, quelli che sulla carta sembravano acquisti di grande valore non risposero alle attese: [[Wim Jonk]] si dimostrò un centrocampista diligente ma troppo lento, ma soprattutto, e in questo Bagnoli ebbe probabilmente qualche responsabilità, l'olandese [[Dennis Bergkamp]], talento purissimo dell'[[Amsterdamsche Football Club Ajax|Ajax]] strappato alla concorrenza di mezza Europa per la cifra record di 25 miliardi di lire e considerato fra i migliori giocatori del mondo, non riuscì in alcun modo ad adattarsi al calcio italiano. Se si aggiungono l'accentuarsi della parabola discendente di alcuni grandi campioni come [[Walter Zenga]] e [[Riccardo Ferri]], veri "padroni" dello spogliatoio ma in rapporti molto tesi con la società, si possono meglio comprendere le difficoltà incontrate. La squadra non ingranò e si mantenne nella mediocrità del centroclassifica. La piazza era nervosa e la dirigenza gradualmente perse fiducia nei confronti del tecnico: dopo la sconfitta interna (1-2) contro la [[Lazio]] nella sesta giornata di ritorno, Bagnoli venne esonerato e subentrò [[Giampiero Marini]]. Poco consola constatare che i risultati in seguito risultarono di gran lunga peggiori, tanto che l'Inter si salvò alla penultima giornata per un solo punto, il che fu l'indice di una squadra male assortita e di uno spogliatoio senza punti di riferimento carismatici; sono questi i problemi che tennero l'Inter lontana dalle posizioni di eccellenza per diversi anni a seguire.
Riguardo a Bergkamp, non si integrò né con i compagni né con la tifoseria, ebbe delle fiammate solo in alcuni incontri di [[Coppa UEFA 1993-1994|Coppa UEFA]], soprattutto nei primi turni: una tripletta contro il Rapid Bucarest, con un gol in [[sforbiciata]], due gol contro l'Apollon Limassol sia all'andata che al ritorno, due contro il Norwich City in entrambi gli incontri e una rete in semifinale contro il sorprendente [[Cagliari Calcio|Cagliari]]. Queste otto realizzazioni gli fruttarono il titolo di capocannoniere.
 
In [[Coppa UEFA 1993-1994|Coppa UEFA]] la marcia nerazzurra fu radicalmente diversa. Nei primi due turni superarono il [[Rapid Bucarest]] e [[Apollon Limassol]]. Negli ottavi, l'Inter se la vide con l'ostico [[Norwich City Football Club|Norwich]], che al turno precedente era riuscito nell'impresa di eliminare il [[Bayern Monaco]]. Gli uomini di Bagnoli se la cavarono però egregiamente con un doppio 1-0 firmato Bergkamp e approdarono ai quarti dove trovarono il temibile [[Borussia Dortmund]]. Con [[Giampiero Marini]] in panchina da poco meno di un mese, i nerazzurri passarono trionfalmente in trasferta per 3-1 grazie a un [[Wim Jonk]] in stato di grazia e autore di una doppietta. La sconcertante Inter, che in campionato cominciò a perdere colpi avvicinandosi alla zona "calda", rischiò di capitolare finendo sotto 0-2 nel ritorno e si salvò prima grazie alla traversa colpita dall'ex [[Matthias Sammer|Sammer]], poi con il provvidenziale gol di [[Antonio Manicone|Manicone]] che evitò l'ennesima figuraccia. I nerazzurri attraversarono il loro periodo più nero e a [[Cagliari]] incapparono nella sesta sconfitta consecutiva (4 in campionato e 2 in UEFA) facendosi rimontare negli ultimi otto minuti dalle reti di [[Antonio Criniti|Criniti]] e [[Giuseppe Pancaro|Pancaro]] che diedero ai sardi il primo round per 3-2. A Milano però l'Inter giocò la sua miglior partita dell'anno e sconfisse i cagliaritani 3-0 con un grande Bergkamp.
La finale fu contro il [[Casino Salisburgo]], formazione austriaca arrivata sorprendentemente fino all'ultimo atto. La gara di andata si giocò a Vienna (lo stadio di Salisburgo era inadeguato a una finale) cinque giorni prima dell'ultima gara di campionato con i nerazzurri due punti sopra la zona retrocessione. Bastò una rete di [[Nicola Berti|Berti]], in diagonale di destro da fuori area, a prevalere facilmente su una formazione nettamente inferiore, spinta solo dal vigore agonistico e sprecona dopo l'espulsione di Bianchi che costrinse Bergkamp a un lavoro difensivo sulla fascia destra espletato dall'olandese in maniera convincente. A San Siro, l'Inter sprecò occasioni su occasioni nel primo tempo (Bergkamp ciccò due volte davanti al portiere) e rischiò incredibilmente nella ripresa quando Zenga compìe due miracoli su Artner e venne salvato da un incredibile doppio palo di Marquinho.
Fu ancora una volta Jonk a salvare la stagione nerazzurra: lanciato da [[Rubén Sosa (calciatore)|Rubén Sosa]] sulla sinistra si presentò davanti al portiere austriaco e lo batté con un sontuoso sinistro che valse la seconda UEFA.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/12/finalmente_Inter_grazie_Zenga_co_0_9405124592.shtml|editore=corriere.it|titolo=L'Inter conquista l'Europa|data=12-05-1994}}</ref>
 
L'era-Pellegrini era davvero agli sgoccioli. L'ultima decisione rilevante fu quella di assumere come tecnico [[Ottavio Bianchi]] e si entrò rapidamente nella nuova era Moratti.
 
==La presidenza di Massimo Moratti (1995-oggi)==
===1994-1995: sesto posto, Massimo Moratti acquista il club===
[[Immagine:Moratti particolare.JPG|thumb|left|200px|Massimo Moratti acquistò il club il [[18 febbraio]] [[1995]]]]
La vittoria della [[Coppa UEFA 1993-1994]], la seconda nella storia dei nerazzurri, influisce poco sui destini sportivi dell'Inter: la presidenza Pellegrini ormai è logora, sia dal punto di vista manageriale che economico, e la differenza con il Milan di Berlusconi diventa sempre più evidente.
La campagna acquisti non porta in nerazzurro grandi nomi: arriva dalla Sampdoria il portiere [[Gianluca Pagliuca]] mentre partono colonne storiche del calibro di [[Walter Zenga]] e [[Riccardo Ferri]], ormai a fine carriera; la conduzione tecnica è affidata ad [[Ottavio Bianchi]]. Si spera in un radicale cambiamento a livello di prestazioni di [[Dennis Bergkamp]], risultato fino a questo punto corpo estraneo alla squadra, ma la situazione appare subito difficile: al primo turno di [[Coppa UEFA 1994-1995|Coppa UEFA]] l'Inter esce ai calci di rigore per mano dell'[[Aston Villa]], il cammino in campionato è pieno di stenti e tra i tifosi serpeggia un malumore piuttosto evidente. I tempi per una svolta societaria paiono ormai maturi.
 
Il [[18 febbraio]] [[1995]] avviene il passaggio di consegne: Pellegrini cede l'Inter, che torna dopo 27 anni nelle mani della famiglia Moratti. È [[Massimo Moratti|Massimo]], figlio di Angelo, a prenderne le redini. Il giorno dopo il nuovo presidente esordisce al Meazza con un successo: l'Inter batte il Brescia per 1-0 ma l'attenzione della tifoseria è rivolta al nuovo massimo dirigente dal cognome pesante e foriero di molte aspettative. Il nuovo presidente decide di confermare il tecnico Bianchi e di cominciare ad inserire nella società personaggi ben noti e a lui molto cari: [[Alessandro Mazzola]] come direttore sportivo, [[Giacinto Facchetti]] come direttore generale e [[Luis Suárez Miramontes|Luisito Suárez]] come capo degli osservatori, tutti uomini-simbolo della ''Grande Inter'' degli anni sessanta.
 
La stagione si conclude in rimonta: la squadra risale la china in classifica ma alla fine non va oltre la sesta posizione nel campionato di [[Serie A 1994-1995]], conquistando solo all'ultimo minuto dell'ultima giornata la qualificazione per la [[Coppa UEFA 1995-1996]] (vittoria per 2-1 sul Padova a S. Siro, gol decisivo di [[Marco Delvecchio|Delvecchio]] al '92).
 
===1995-1996: settimo posto===
[[File:Javier Zanetti.jpg|thumb|right|180px|[[Javier Zanetti]]]]
Per la stagione seguente, la prima ad iniziare con Massimo Moratti presidente, la dirigenza decide di rinnovare la fiducia ad Ottavio Bianchi, che viene esonerato dopo quattro turni di campionato e rimpiazzato dall'[[Inghilterra|inglese]] [[Roy Hodgson]], già CT della Nazionale svizzera. A causa infatti dei numerosi impegni con essa al tecnico inglese viene affiancato Luis Suarez. Moratti punta ad una campagna di rafforzamento della squadra spettacolare: dal [[Manchester United]] viene preso infatti [[Paul Ince]] e arrivano anche due giovani argentini: [[Javier Zanetti]] e [[Sebastián Rambert]] (quest'ultimo verra ceduto nel mercato invernale). A questi si aggiunge anche il terzino sinistro [[Roberto Carlos da Silva|Roberto Carlos]] e gli italiani [[Maurizio Ganz]], [[Salvatore Fresi]], [[Benito Carbone]] e [[Marco Branca]]. La squadra conclude il [[Serie A 1995-1996|campionato 1995-1996]] al settimo posto, a 19 punti dal Milan campione d'Italia, mentre in [[Coppa UEFA 1995-1996|Coppa UEFA]] è eliminata al primo turno dal [[AC Lugano|Lugano]]. In [[Coppa Italia 1995-1996|Coppa Italia]], invece, i nerazzurri raggiungono la semifinale, dove vengono eliminati dalla [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] poi vincitrice del torneo.
 
===1996-1997: terzo posto, finalista di Coppa UEFA===
Nell'estate [[1996]] arrivarono all'Inter il [[centrocampista]] del [[Paris Saint-Germain|PSG]] [[Youri Djorkaeff]], l'[[attaccante]] [[Iván Zamorano]], nella stagione precedente in forza al [[Real Madrid]] e l'olandese [[Aron Winter]] dalla [[Società Sportiva Lazio|Lazio]]. La stagione dei nerazzurri di Hodgson partì bene e si concluse con il terzo posto, a 6 punti dalla [[Juventus Football Club|Juventus]] campione d'Italia.
 
In campo internazionale l'Inter fu artefice di un percorso molto positivo in [[Coppa UEFA 1996-1997|Coppa UEFA]]: i nerazzurri infatti ebbero qualche problema contro il [[Grazer AK]], superato soltanto ai calci di rigore. Per il resto superarono senza difficoltà [[En Avant Guingamp]], [[Boavista FC]] e [[RSC Anderlecht]]. In semifinale, anche il Monaco venne superato agevolmente, sconfitto 3-1 a San Siro prima di una vittoria per 1-0 nel Principato. La doppia finale contro i [[Germania|tedeschi]] dello [[FC Schalke 04|Schalke 04]] però vide vittoriosi quest'ultimi ai [[Calcio di rigore|calci di rigore]]. La sconfitta europea provocò le dimissioni di Hodgson, sostituito nelle ultime due giornate di [[Serie A 1996-1997|campionato]] da [[Luciano Castellini]], in attesa di ingaggiare un nuovo tecnico per la stagione futura. Anche in [[Coppa Italia 1996-1997|Coppa Italia]] l'eliminazione avvenne ai calci di rigore, in semifinale contro il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]].
 
===1997-1998: secondo posto, la terza Coppa UEFA e Ronaldo Pallone d'oro===
L'estate [[1997]] segnò una svolta. Moratti ingaggiò [[Luigi Simoni (allenatore)|Luigi Simoni]] come [[allenatore]] e acquistò per 48 miliardi di [[Lira italiana|lire]] dal [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] il fuoriclasse [[Brasile|brasiliano]] [[Ronaldo]], all'epoca il più grande giocatore in circolazione, eletto [[Pallone d'oro 1997|Pallone d'oro]] nel [[dicembre]] di quell'anno. Con l'innesto del ''Fenomeno'', che mantenne un rendimento straordinario nel suo primo anno italiano, nella stagione 1997-98 la squadra tornò ad essere competitiva e a battersi per lo [[scudetto]] insieme a una delle rivali storiche, la [[Juventus Football Club|Juventus]].
[[Immagine:Ronaldo.jpeg|left|thumb|150px|Ronaldo: 100 presenze e 59 reti tra il 1997 e il 2002]]
I nerazzurri condussero la classifica per le prime 16 giornate prima di essere sorpassati a metà torneo dai bianconeri, campioni d'inverno, complice una sconfitta casalinga contro il [[Bari]] (0-1) e un pareggio ad [[Empoli]] (1-1). A quattro giornate dalla fine, con la Juventus capolista a quota 66 punti e l'Inter seconda a 65, le due rivali si affrontarono a [[Torino]]. Il clima era molto teso a causa di polemiche suscitate da controverse decisioni arbitrali a favore dei bianconeri la settimana precedente. A metà del primo tempo la Juventus passò in vantaggio con un gol di [[Alessandro Del Piero|Del Piero]]. Nella ripresa, sull'1-0, l'arbitro Ceccarini di [[Livorno]] decise di non intervenire di fronte ad un contatto in area bianconera tra [[Ronaldo]] e [[Mark Iuliano]] che avrebbe dovuto, secondo alcuni tra cui lo stesso arbitro<ref>Lo stesso Ceccarini si scusò per la svista. {{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/02/Ceccarini_Ronaldo_sbagliato__co_0_9808027737.shtml|titolo=Ceccarini: " Su Ronaldo ho sbagliato "|editore=Corriere della Sera|data=02-08-1998}}</ref>, essere sanzionato con un [[Calcio di rigore|rigore]] o con un calcio di punizione a due in area. Nel proseguimento dell'azione fu invece la Juventus a guadagnare il rigore. Simoni, infuriato dopo la mancata assegnazione del rigore all'Inter, entrò in campo con la palla ancora in gioco ed fu trattenuto dagli addetti. Dopo l'assegnazione del rigore alla Juventus si diresse verso l'arbitro e gli gridò ripetutamente "Si vergogni", il quale lo espulse. Successivamente Del Piero sbagliò il rigore, facendosi parare il tiro da [[Gianluca Pagliuca|Pagliuca]]. Il finale di partita fu molto acceso: [[Zé Elias]] venne espulso e rischiò di essere mandato fuori dal campo anche [[Edgar Davids|Davids]]. Nei giorni successivi all'incontro, mentre si sviluppò un vespaio di polemiche, il giudice sportivo inflisse all'Inter un totale di 10 giornate di squalifica, sommando le sanzioni all'allenatore e ai giocatori. Nei turni successivi la squadra di Simoni perse ulteriore terreno dopo il pareggio in casa contro il Piacenza (0-0) e la decisiva sconfitta a [[Bari]] per 2-1 contro i pugliesi, la vera e propria bestia nera dei nerazzurri negli [[Anni 1990|anni novanta]], il [[10 maggio]] [[1998]]. Con una giornata d'anticipo la Juventus vinse così il campionato.
 
In [[Coppa Italia 1997-1998|Coppa Italia]] i nerazzurri uscirono ai quarti ad opera del Milan, sconfitto nel ritorno per 1-0 ma qualificato grazie al vittorioso 5-0 dell'andata.
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| style="background:#f0f8ff;" | 13 ottobre 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Nuova Zelanda|nome}}
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| style="background:#f0f8ff;" | 25 ottobre 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Giappone|nome}}
{{Image label|x=0.20|y=0.08|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Gianluca Pagliuca|'''Pagliuca'''<br/>]]</span>}}
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| style="background:#f0f8ff;" | 1 dicembre 2016 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Spagna|nome}}
|style="font-size:90%"|La formazione titolare messa in campo nella finale di [[Coppa UEFA 1997-1998|Coppa UEFA 1998]] contro la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]]
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| style="background:#f0f8ff;" | 7 marzo 2017 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Irlanda|nome}}
In [[Coppa UEFA 1997-1998|Coppa UEFA]] anche quest'anno il cammmino fu ottimo, anche se a volte l'Inter rischiò l'eliminazione. A partire dal secondo turno, quando i nerazzurri persero 2-1 in casa contro il [[Olympique Lyonnais|Lione]] dopo una serie di 11 risultati utili consecutivi, campionato compreso. L'Inter fece però valere la sua netta superiorità in Francia e trascinata da uno straordinario Moriero vinse 3-1, risultato sufficiente a garantire la qualificazione. Negli ottavi di finale arrivò nuovamente una formazione francese: lo [[Racing Club de Strasbourg|Strasburgo]], che al turno precedente aveva eliminato il Liverpool. E ancora una volta i nerazzurri rischiarono la caduta; i transalpini spiazzarono Pagliuca due volte nei primi venti minuti e si portarono a casa la partita resistendo agli sterili attacchi interisti. A San Siro avvenne ancora il ribaltone nonostante un errore dal dischetto del ''Fenomeno'' brasiliano e gli strepitosi interventi di Vencel, il portiere dello Strasburgo. Grande artefice del 3-0 fu [[Diego Simeone|Simeone]], autore di un gol e uomo di sostanza del centrocampo interista che ha trovato il suo equilibrio con Cauet al fianco dell'argentino e l'incursore [[Javier Zanetti|Zanetti]]. La rivincita dell'ultima finale arrivò nei quarti e fu un nuovo confronto al cardiopalma. Ronaldo trascinò l'Inter e fece 1-0 a San Siro, ma lo Schalke pareggià il conto proprio in extremis a [[Gelsenkirchen]] con l'ex genoano [[Michael Goossens|Goossens]]. Dopo appena due minuti del supplementare ci pensò [[Taribo West]] di testa, su azione di corner, a regalare all'Inter la qualificazione. In semifinale l'Inter soffrì ancora enormemente. Il 2-1 rifilato a San Siro allo Spartak Mosca non fece dormire sonni tranquilli e in Russia, dopo 12 minuti, Tikhonov estromise virtualmente i nerazzurri dalla finale. Ci pensò ancora Ronaldo con una doppietta a tirare i suoi compagni fuori dalle secche e ad arrivare in finale per la quarta volta in otto anni. Al [[Parco dei Principi]] di [[Parigi]] il [[6 maggio]] [[1998]], la squadra di Simoni incontrò la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] e la gara si incanalò subito sui binari nerazzurri: al 4' infatti, su un lungo lancio di Simeone, Zamorano fu bravo a evitare la trappola del fuorigioco e a battere Marchegiani in uscita. La rete permise ai nerazzurri di giocare di rimessa, mentre la Lazio dovette per forza sbilanciarsi alla ricerca del pari. I biancocelesti non furono in grande serata, l'Inter fu sempre pericolosa e al quarto d'ora del secondo tempo chiuse il conto. Dopo un angolo, Zanetti raccolse un colpo di testa all'indietro di Zamorano e lasciò partire uno splendido esterno destro che termina il suo volo sotto l'incrocio, alla sinistra di Marchegiani. Con la Lazio tutta sbilanciata arrivò anche il 3-0, con un classico contropiede concluso personalmente da Ronaldo. L'Inter vinse la prima finale unica del torneo.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/maggio/07/Grande_Inter_Europa_solo_nerazzurra_co_0_9805078615.shtml|editore=corriere.it|titolo=Grande Inter, L'Europa è solo nerazzurra|data=07-05-1998}}</ref>
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| style="background:#f0f8ff;" | 2017 || style="background:#fff;" | {{bandiera|Italia|nome}}
===1998-1999: ottavo posto===
Nell'estate [[1998]] arrivò all'Inter [[Roberto Baggio]], reduce da un'ottima esperienza al [[Bologna FC|Bologna]]. Il ''Codino'', tuttavia, non fu schierato subito con continuità e non riuscì ad essere decisivo per la squadra. Grazie alla nuova formula dei preliminari e al secondo posto dell'anno precedente, l'Inter tornò in [[UEFA Champions League 1998-1999|Champions League]] dopo nove anni.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/agosto/27/Dopo_anni_Inter_torna_Champions_co_0_9808276642.shtml|titolo=Dopo 9 anni l'Inter torna in Champions League|data=27-08-1998|editore=Corriere della Sera|accesso=27-11-2009}}</ref> I nerazzurri partirono dal secondo turno preliminare eliminando facilmente i lettoni dello [[Skonto Rīga|Skonto]] con due vittorie (4-0 all'andata e 3-1 al ritorno) e capitarono in un girone duro, che, oltre a [[Spartak Mosca]] e [[SK Sturm Graz|Sturm Graz]], comprende il [[Real Madrid]] campione uscente. Proprio contro i madridisti i nerazzurri esordirono, sul campo di Siviglia per la squalifica del Bernabeu. Simoni rinunciò a Baggio e inserì [[Mauro Milanese|Milanese]]. I nerazzurri rinunciarono a giocare, nel primo tempo non tirarono mai in porta arroccandosi a difesa dello 0-0. Il Real, alla fine, collezionò 18 calci d'angolo contro 0 e nella ripresa, con l'Inter in dieci per l'espulsione di [[Salvatore Fresi|Fresi]], concretizzò l'assedio passando con [[Fernando Hierro|Hierro]] su rigore e con [[Clarence Seedorf|Seedorf]] in contropiede. L'Inter comunque ripartì e andò a vincere contro Sturm Graz, Spartak Mosca e pareggiò con quest'ultimi nel ritorno. Il [[25 novembre]] arrivò così la decisiva sfida per il primo posto contro il Real a San Siro. Simoni questa volta lanciò un'Inter spregiudicata, che impose il proprio ritmo alla partita, ma passò solo a inizio ripresa con molta fortuna: [[Ronaldo]] decentrato sulla destra lasciò partire un tiro che sbatté su [[Iván Zamorano|Zamorano]] a centro area e finì in rete. Passarono solo otto minuti e Seedorf pareggiò di testa dopo una grande giocata di [[Sávio]] sulla sinistra. Simoni poi azzeccò la mossa giusta mandando in campo Baggio, che negli ultimi cinque minuti siglò la doppietta del definitivo 3-1. Fu forse questa vittoria a permettere all'Inter di venire eletta a fine [[1998]] ''[[IFFHS#Squadra_mondiale_dell.27anno|Squadra mondiale dell'anno]]'' ([[lingua inglese|en.]] World's Club Team of the Year) dall'[[IFFHS]].<ref name="Squadra mondiale dell'anno IFFHS">{{cita web|lingua=en|url=http://www.iffhs.de/?eedbca388d8569d817285fdcdc3bfcdc0aec70ae17|titolo=Club World Ranking: The 'Top 25' of each year (1991-2008)|editore=www.iffhs.de|data=|accesso=06-07-2008}}</ref> Il lunedì successivo, dopo la sofferta vittoria interna per 2-1 contro la [[Salernitana Calcio 1919|Salernitana]], Moratti esonerò Simoni: i motivi del presidente e della società furono che non videro miglioramenti dal punto di vista del gioco,<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/01/Moratti_sorpresa_esonera_Simoni_all_co_0_98120110248.shtml|titolo=Moratti esonera a sorpresa Simoni|data=01-12-1998|editore=Corriere dello Sport}}</ref> al suo posto arrivò [[Mircea Lucescu]] che condusse l'Inter alla definitiva conquista del primo posto nel girone di Champions grazie alla vittoria contro lo Sturm Graz. Nei quarti di finale i nerazzurri incontrarono gli inglesi nel [[Manchester United F.C.|Manchester United]]. In [[Inghilterra]] il primo tempo travolgente degli uomini di [[Alex Ferguson|Ferguson]] all'[[Old Trafford]] annichilì i nerazzurri, che sbandarono in difesa e crollarono sotto i colpi di testa di [[Dwight Yorke|Yorke]], innescato alla perfezione da [[David Beckham|Beckham]]. La prima frazione di gioco terminò 2-0 ma il Manchester avrebbe potuto segnare altre 2-3 reti. Nella ripresa l'Inter si scosse; [[Diego Pablo Simeone|Simeone]] su azione di calcio d'angolo segna di testa ma l'arbitro [[Helmut Krug|Krug]] annullò per una trattenuta (poco chiara) di [[Fabio Galante|Galante]] su [[Henning Berg|Berg]]. Finì 2-0.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/04/Manchester_allontana_Inter_dall_Europa_co_0_9903041186.shtml|titolo=Il Manchester United allontana l'Inter dall'Europa|data=4-3-1999|editore=Corriere della Sera|accesso=12-12-2009}}</ref> A San Siro lo United cercò di amministrare il vantaggio, snaturando in tal modo le proprie caratteristiche. L'Inter, pur tenendo in mano il gioco, non ne approfittò, anche perché Ronaldo e Baggio erano in cattiva serata, e passò in vantaggio solo al 62' con [[Nicola Ventola|Ventola]]. La partita si riaprì ma la reazione fu innocua. [[Zé Elias]] ebbe la palla dei supplementari, ma, solo davanti a Schmeichel, ciabattò fuori. Gol sbagliato, gol subito poiché su un cross di [[Gary Neville]], [[Andy Cole|Cole]] fa la torre per [[Paul Scholes|Scholes]], che indisturbato batté [[Gianluca Pagliuca|Pagliuca]] da pochi metri e chiuse i giochi.<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/18/Inter_eliminata_miracoli_sono_finiti_co_0_9903183382.shtml|titolo=Inter eliminata, i miracoli sono finiti|editore=Corriere della Sera|data=4-3-1999|accesso=12-12-2009}}</ref> La squadra di Ferguson avrebbe poi vinto la manifestazione. La stagione negativa dei nerazzurri proseguì con l'esonero di Lucescu a favore di [[Luciano Castellini]], in attesa del ritorno di [[Roy Hodgson]] che avrebbe guidato l'Inter per le restanti partite di campionato.
 
===1999-2000: quarto posto, finalista di Coppa Italia===
[[Immagine:Marcello Lippi.jpg|left|thumb|140px|[[Marcello Lippi]]]]
Nell'estate [[1999]] la dirigenza acquistò il centravanti [[Christian Vieri]], versando alla Lazio 70 miliardi di lire più il cartellino di [[Diego Pablo Simeone|Diego Simeone]], e assunse [[Marcello Lippi]] che, dopo un quinquennio alla [[Juventus Football Club|Juventus]], si era dimesso a [[febbraio]] [[1999]] per gli scarsi risultati ottenuti nella stagione precedente. La scelta dell'allenatore venne molto contestata a causa dei precedenti bianconeri del tecnico viareggino. In particolare non gli furono perdonate le sue prime disposizioni: Lippi pose infatti condizioni durissime, chiedendo alla società di non rinnovare il contratto del capitano [[Giuseppe Bergomi|Bergomi]], che attendeva il rinnovo dopo un'annata positiva (al suo posto venne acquistato il francese [[Laurent Blanc]]) e di cedere Simeone.
La coppia d'[[attacco]] Vieri-[[Ronaldo]] fece sognare i tifosi, ma i due bomber incontrarono una serie di infortuni che impedì loro di giocare assieme con continuità e rese difficile per l'Inter la recita di un ruolo da protagonista in campionato. Ad essere colpito dalla sfortuna fu soprattutto Ronaldo che, al suo esordio dopo il rientro da un intervento al ginocchio destro, nell'andata della finale di [[Coppa Italia 1999-2000|Coppa Italia]] contro la Lazio del [[12 aprile]] [[2000]] s'infortunò gravemente lo stesso [[ginocchio]] e rischiò il ritiro dall'attività agonistica. Al termine di una stagione travagliata la squadra si piazzò quarta e vinse lo spareggio per l'ingresso in [[UEFA Champions League|Champions League]] contro il [[Parma Football Club|Parma]] del [[23 maggio]] [[2000]] per 3-1, con due perle di [[Roberto Baggio]], le ultime in maglia nerazzurra. Avendo la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] vinto scudetto e coppa nazionale, la squadra nerazzurra si qualificò per la finale di [[Supercoppa Italiana]] in quanto finalista di [[Coppa Italia 1999-2000|Coppa Italia]].
 
===2000-2001: quinto posto, finalista di Supercoppa italiana===
La stagione seguente si rivelò ancora una volta fallimentare. I meneghini furono clamorosamente estromessi dalla [[UEFA Champions League 2000-2001|Champions League]] già ad [[agosto]], al terzo turno preliminare, dagli sconosciuti [[Svezia|svedesi]] dell'[[Helsingborg]]: [[Álvaro Recoba]] fallì il [[Calcio di rigore|rigore]] decisivo al 90º minuto della partita di ritorno al [[Stadio Giuseppe Meazza|Meazza]]. La squadra perse la finale di [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]] contro la Lazio per 4-3 ed anche la partita d'esordio in campionato con la [[Reggina Calcio|Reggina]], provocando il duro sfogo televisivo dell'[[allenatore]] [[Marcello Lippi]], che si rivolsge ai giocatori con toni rabbiosi. A causa del clima creatosi nello spogliatoio, la dirigenza optòa per l'esonero dell'allenatore toscano: due giorni più tardi sulla panchina dell'[[Inter]] fu chiamato [[Marco Tardelli]], ex [[Campionato mondiale di calcio 1982|campione del mondo nel 1982]] e in quel momento [[commissario tecnico]] della [[Nazionale di calcio dell'Italia Under-21|Nazionale italiana Under-21]] con cui pochi mesi prima ha vinto il [[Campionato europeo di calcio Under-21|Campionato europeo di categoria]]. Malgrado il cambio della guida tecnica l'Inter stentò e, dopo un campionato condotto mediocremente e una cocente eliminazinone agli ottavi di [[Coppa UEFA 2000-2001|Coppa UEFA]], l'[[11 maggio]] [[2001]] andò incontro ad un pesantissimo crollo in casa nel [[Derby di Milano|derby]] contro il [[Associazione Calcio Milan|Milan]] per 6-0. I nerazzurri comunque chiusero il campionato al 5º posto davanti ai cugini, qualificandosi in [[Coppa UEFA 2001-2002|Coppa UEFA]], ma il risultato non fu ritenuto sufficiente e Tardelli non venne confermato sulla panchina della squadra.
 
Al termine della stagione scoppiò lo [[scandalo dei passaporti falsi]], riguardante la naturalizzazione illecita di alcuni calciatori extracomunitari: tra le società coinvolte figurò anche l'Inter per la vicenda della nazionalità di [[Álvaro Recoba]]. Il direttore sportivo [[Gabriele Oriali]] patteggiò 20.000 euro di ammenda e Recoba subì una squalifica totale di 2 anni, poi ridotta dalla [[Federazione Italiana Giuoco Calcio|FIGC]] a 6 mesi di radiazione nelle competizioni nazionali e internazionali con diffida.
 
===2001-2002: il fatale 5 maggio, semifinale in UEFA e Ronaldo Pallone d'oro===
Nell'estate seguente Moratti decide di puntare su [[Héctor Raúl Cúper]], tecnico [[Argentina|argentino]] che nelle due stagioni precedenti aveva sorprendentemente condotto il [[Valencia Club de Fútbol|Valencia]] a due finali consecutive [[UEFA Champions League|europee]] (entrambe perse contro [[Fußball-Club Bayern München|Bayern Monaco]] e [[Real Madrid]]). La testa della classifica viene contesa per la maggior parte dell'annata dai nerazzurri e dalla [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] [[Serie A 2000-2001|campione d'Italia in carica]] e, a sole 5 giornate al termine l'Inter ha 6 punti di vantaggio sulla [[Juventus Football Club|Juventus]], terza dietro ai capitolini, ma in queste cinque settimane accade l'imponderabile: l'Inter totalizza solo 7 punti sui 15 disponibili, la Juve non ne lascia per strada neanche uno. L'ultima giornata si disputa il [[5 maggio]] [[2002]] con la seguente situazione di classifica: Inter 69, Juventus 68, Roma 67. È proprio nell'ultimo atto di un torneo così avvincente che si concretizza una delle sorprese più grandi degli ultimi decenni della [[Serie A]]. Il [[5 maggio]] allo [[Stadio Olimpico di Roma|Olimpico]] la squadra di Cúper è sconfitta per 4-2 dalla [[Società Sportiva Lazio|Lazio]] e il risultato, unito alla vittoria per 2-0 della Juventus sul campo dell'[[Udinese Calcio|Udinese]] e a quella della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] al [[Stadio delle Alpi|Delle Alpi]] contro il [[Torino Football Club|Torino]], vede [[Serie A 2001-2002|l'Inter scavalcata da ambedue le contendenti]]: [[Juventus Football Club|Juventus]] 71 punti [[scudetto]], [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] 70, Inter 69.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.gazzetta.it/2002/maggio/06/Inter_paga_grande_illusione_ga_0_0205061470.shtml|editore=gazzetta.it|titolo=L'Inter paga la grande illusione|data=06-05-2002}}</ref>
 
Il cammino stagionale in [[Coppa UEFA 2001-2002|Coppa UEFA]] si interrompe in semifinale ad opera del [[Feyenoord Rotterdam|Feyenoord]], poi vincitore della competizione.
 
Il [[12 dicembre]] [[2001]] era scomparso a Milano l'avvocato [[Peppino Prisco]], storico vice-presidente interista, ottantenne da pochi giorni.
[[Immagine:Cuper Hector.jpg|right|thumb|180px|Héctor Cùper in due stagioni fece combattere l'Inter per lo [[scudetto]] fino alla fine del campionato e portò la squadra nel [[2003]] fino in semifinale di [[UEFA Champions League 2002-2003|Champions League]]]]
 
===2002-2003: secondo posto, Vieri capocannoniere e semifinale di Champions League===
Moratti concesse giustamente a Cúper la [[Serie A 2002-2003|stagione]] della rivincita. [[Christian Vieri]], che sarà il [[capocannoniere]] del torneo con 24 gol, fu affiancato in attacco dall'[[Argentina|argentino]] [[Hernán Crespo]], acquistato dalla Lazio in sostituzione di [[Ronaldo]], ceduto al [[Real Madrid]], per la cifra di 52 milioni di euro, su sua richiesta a causa di insanabili contrasti con l'allenatore.<ref>{{Cita news|url=http://www.gazzetta.it/speciali/calciomercato/2002/index.jhtml?PAGE_TO_LOAD=primo_piano.jhtml&arti_id=3.0.745316715|titolo=Ronaldo al Real Madrid, Crespo all'Inter|data=31-08-2002|editore=Gazzetta dello Sport}}</ref> Nella prima parte del campionato le squadre in lotta per il titolo furono quattro: Juventus, Milan, Inter e la nuova Lazio di [[Roberto Mancini]]. Nel girone di andata fu il Milan a comandare stabilmente la classifica, laureandosi campione d'inverno. Nel ritorno, però, la gara si restrinse a Inter e Juventus. Le due rivali rimasero appaiate in classifica fino allo scontro diretto del [[Stadio Delle Alpi|Delle Alpi]], dove la squadra nerazzurra venne sconfitta per 3-0. Il riaggancio sarebbe stato possibile qualche domenica dopo, quando la Juventus perse con il Milan, ma in quella giornata anche l'Inter venne battuta sul campo dell'[[Udinese Calcio|Udinese]]. Cúper condusse la squadra al secondo posto finale, a 7 punti di distacco dalla Juventus e a più 4 dal Milan, terzo.[[Immagine:Tifo San Siro.jpg|left|thumb|260px|Coreografia nerazzurra del famoso [[derby]] nella semifinale di [[UEFA Champions League 2002-2003|Champions League 2003]]]]
 
In [[UEFA Champions League 2002-2003|Champions League]] i nerazzurri partirono dal terzo turno preliminare, dove eliminarono i [[Portogallo|portoghesi]] dello [[Sporting Lisbona]]. Il percorso in coppa prosì bene grazie soprattutto alle reti di Crespo, poco prolifico in campionato ma determinante in ambito europeo. L'Inter superò la prima fase a gironi piazzandosi al primo posto con 14 punti davanti ad [[Amsterdamsche Football Club Ajax|Ajax]] (sconfitto in entrambi gli incontri per 1-0<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1636/match=1036454/index.html|titolo=Crespo fa la differenza|editore=uefa.com|data=25-09-2002|accesso=14-12-2009}}</ref> e 2-1<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1636/match=1036518/index.html|titolo=I dispetti del fato piegano l'Ajax|editore=uefa.com|data=12-11-2002|accesso=14-12-2009}}</ref>), [[Olympique Lyonnais|Lione]] (sconfitta 1-2<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1636/match=1036469/index.html|titolo=Il ruggito del Lione ammutolisce l'Inter|editore=uefa.com|data=2-10-2002|accesso=14-12-2009}}</ref> e 3-3 in Francia<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1636/match=1036485/index.html|titolo=Anderson mantiene il Lione in vetta|editore=uefa.com|data=22-10-2002|accesso=14-12-2009}}</ref>) e [[Rosenborg B.K.|Rosenborg]] (2-2 in Norvegia<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1636/match=1036437/index.html|titolo=Crespo salva la serata con il Rosenborg|editore=uefa.com|data=17-09-2002|accesso=14-12-2009}}</ref> e vittoria per 3-0 in casa<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1636/match=1036501/index.html|titolo=Notte amara per il Rosenborg|editore=uefa.com|data=30-10-2002|accesso=14-12-2009}}</ref>).
 
Nella seconda fase a gironi raggiunse il secondo posto del proprio raggruppamento con 11 punti, alle spalle del [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] (sconfitta per 3-0 al [[Camp Nou]]<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1637/match=1038242/index.html|titolo=Inter sconfitta, Barça fa storia|editore=uefa.com|data=18-2-2003|accesso=14-12-2009}}</ref> e pareggio per 0-0<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1637/match=1038250/index.html|titolo=Inter generosa, ma non basta|editore=uefa.com|data=26-2-2003|accesso=14-12-2009}}</ref>) e davanti a [[Newcastle United Football Club|Newcastle United]] (vittoria per 4-1 in Inghilterra<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1637/match=1038227/index.html|titolo=Avvio superbo per un'Inter ispirata|editore=uefa.com|data=27-11-2002|accesso=14-12-2009}}</ref> e pareggio 2-2 in casa<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1637/match=1038259/index.html|titolo=Inter buon pari ma perde Vieri|editore=uefa.com|data=27-11-2002|accesso=14-12-2009}}</ref>) ed ai vice-campioni uscenti del [[Bayer 04 Leverkusen|Bayer Leverkusen]] (vittorie in casa per 3-2<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1637/match=1038234/index.html|titolo=L’Inter sopravvive allo spavento finale|editore=uefa.com|data=10-12-2002|accesso=14-12-2009}}</ref> e 2-0 in trasferta<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1637/match=1038266/report=rp.html|titolo=Cinque capriole per l'Inter|editore=uefa.com|data=19-3-2003|accesso=14-12-2009}}</ref>). Nella gara alla [[BayArena]] di [[Leverkusen]] il diciannovenne nigeriano [[Obafemi Martins]] divenne il più giovane marcatore nerazzurro nella competizione.
 
Nei quarti di finale i nerazzurri sconfissero gli [[Spagna|spagnoli]] del [[Valencia Club de Fútbol|Valencia]] grazie alla vittoria per 1-0 a San Siro<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1638/match=1041693/index.html|titolo=Prima Vieri poi Toldo, l'Inter va|editore=uefa.com|data=9-4-2003|accesso=14-12-2009}}</ref> e alla sconfitta per 2-1 in Spagna,<ref>{{Cita web|url=http://it.uefa.com/competitions/ucl/history/season=2002/round=1638/match=1041695/index.html|titolo=Inter, catenaccio e semifinale|editore=uefa.com|data=22-4-2003|accesso=14-12-2009}}</ref> dove le due reti meneghine furono entrambe realizzate da Vieri. L'avventura interista, però, si concluse in semifinale contro il Milan (poi campione vincendo la finale contro la Juventus), nel primo [[derby di Milano]] nella storia delle coppe europee. Dopo lo 0-0 di Milan-Inter, il ritorno, Inter-Milan, finì 1-1. Al gol di [[Andriy Shevchenko|Shevchenko]] in chiusura di primo tempo rispose nel secondo tempo ancora il giovane Martins. Nei minuti finali il portiere rossonero [[Christian Abbiati|Abbiati]] compì una prodigiosa parata su Kallon: i rossoneri passarono così il turno in virtù del [[Regola dei gol fuori casa|gol segnato in trasferta]]. Una infida eliminazione in doppio pareggio non smentisce quanto di buono fatto dai nerazzurri in Champions: Cùper infatti riesce a portare la squadra in semifinale, cosa che non accadeva dal lontano [[Coppa dei Campioni 1980-1981|1980-1981]] quando allora fu il [[Real Madrid]] ad eliminarla.
 
===2003-2004: quarto posto===
Nell'estate [[2003]] inizia la terza stagione di Cúper. Dopo un avvio difficile in campionato, caratterizzato dalla sconfitta nel derby, dopo il pareggio esterno contro il [[Brescia Calcio|Brescia]], ad [[ottobre]], il tecnico argentino viene esonerato e sostituito da [[Alberto Zaccheroni]]. Durante il mercato di [[gennaio]] viene acquistato dal [[Parma Football Club|Parma]] il giovane [[attaccante]] [[Brasile|brasiliano]] [[Adriano Leite Ribeiro|Adriano]], il quale, dopo aver esordito con l'Inter nel [[2001]] e aver realizzato molti gol con [[ACF Fiorentina|Fiorentina]] (6 gol) e [[Parma Football Club|Parma]] (23 gol) tra il [[2002]] e il [[2004]], era stato ceduto proprio a quest'ultimo club in comproprietà. Zaccheroni conclude il [[Serie A 2003-2004|campionato]] alle spalle di Milan, [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] e [[Juventus Football Club|Juventus]], centrando il 4º posto che era l'obiettivo minimo dell'Inter dopo una partenza amara, ma il risultato non viene considerato sufficiente alla sua conferma per l'annata seguente. Nell'inverno [[2003]], viene trovato positivo al nandrolone il nerazzurro [[Mohamed Kallon]]. La società si dichiara estranea alla vicenda, posizione che né il calciatore né il suo avvocato finora hanno mai smentito, e a squalifica terminata il giocatore viene ceduto all'estero.
 
Le prime prestazioni stagionali dell'Inter in [[UEFA Champions League 2003-2004|Champions League]] sono ottime: i nerazzurri diventano la prima squadra italiana ad espugnare [[Highbury]], lo stadio dell'[[Arsenal F.C.|Arsenal]], che viene sconfitto per 3-0. Arriva poi un'altra vittoria, contro la [[Dinamo Kiev]], battuta per 2-1 a San Siro. Con l'avvento di Zaccheroni il rendimento in coppa peggiora: nella settimana successiva all'allontanamento di Cúper la squadra, allenata provvisoriamente da [[Corrado Verdelli]] in attesa dell'arrivo di Zaccheroni, perde per 3-0 in [[Russia]] contro la [[Lokomotiv Mosca]] e nel successivo turno, sempre contro i moscoviti, pareggia per 1-1 in casa. Dopo una pesante sconfitta interna nel ritorno contro l'Arsenal (1-5), l'eliminazione dal torneo viene sancita con un pari (1-1) a [[Kiev]] contro la Dinamo. La squadra è estromessa dalla massima competizione continentale per club ma, essendo giunta terza nel proprio girone, accede alla [[Coppa UEFA 2003-2004|Coppa UEFA]], dove l'allenatore impiega Vieri al posto di Adriano (questi non può disputare match internazionali, avendo già giocato in Europa con il Parma nella stagione in corso). L'Inter inizia il suo percorso eliminando prima il [[FC Sochaux-Montbéliard|Sochaux]] e poi il [[Sport Lisboa e Benfica|Benfica]], ma si ferma ai quarti di finale contro l'[[Olympique Marsiglia]], perdendo sia in casa che fuori per 1-0.
 
A fine stagione, poco prima degli [[Campionato europeo di calcio 2004|Europei]], dopo le iniziali conferme dell'allora presidente [[Giacinto Facchetti|Facchetti]], il patron Moratti esonera Zaccheroni.
 
===2004-2005: terzo posto, la quarta Coppa Italia===
[[Immagine:Roberto Mancini.jpg|thumb|230px|[[Roberto Mancini]] aprì un nuovo ciclo di vittorie per l'Inter]]
 
Il [[16 giugno]] [[2004]] viene ufficialmente presentato come nuovo allenatore dell'[[Inter]] [[Roberto Mancini]], che Moratti avrebbe voluto portare all'Inter, come calciatore, tra il 1995 e il 1997. Il tecnico ritrova il [[centrocampista]] [[Dejan Stanković]] e porta con sé dalla [[S.S. Lazio|Lazio]] i [[difensori]] [[Giuseppe Favalli]] e [[Siniša Mihajlović]], arriva inoltre in prestito dal [[Chelsea F.C.|Chelsea]] l'ex biancoceleste [[Juan Sebastián Verón]]. La squadra può contare su un [[attacco]] sulla carta molto forte ([[Adriano Leite Ribeiro|Adriano]], [[Christian Vieri|Vieri]], [[Obafemi Martins|Martins]], [[Álvaro Recoba|Recoba]]) ma non riesce a soddisfare le grandi aspettative suscitate in estate, giungendo terza nella [[Serie A 2004-2005]] dietro [[Juventus Football Club|Juventus]] e Milan. La partenza dell'Inter in campionato era stata caratterizzata da una serie di imbattibilità poco produttiva per via dell'elevato numero di pareggi. Il terzo posto verrà poi rivalutato alla luce dello scandalo Calciopoli, dipanatosi nel corso di questa stagione ma venuto alla luce solo dopo un anno, che vede coinvolte proprio la Juventus (cui viene revocato il titolo di campione d'Italia per illecito sportivo) ed il Milan, accusato di slealtà sportiva.
 
In campo internazionale l'Inter è estromessa dalla [[UEFA Champions League 2004-2005|Champions League]] ai quarti di finale ancora dal [[Associazione Calcio Milan|Milan]] con questi risultati: Milan-Inter 2-0; Inter-Milan 0-3 a tavolino (match sospeso nel secondo tempo per lancio di bengala dei sostenitori nerazzurri sul risultato di 1-0 per i rossoneri, subito dopo una rete annullata a [[Esteban Cambiasso]]).
 
Il club di Moratti è comunque capace di mettere in bacheca un trofeo dopo sette anni. I nerazzurri conquistano infatti la quarta [[Coppa Italia]] il [[15 giugno]] [[2005]] nella finale contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], imponendosi sia all'andata che al ritorno: 2-0 allo [[Stadio Olimpico di Roma|Stadio Olimpico]] con una doppietta di Adriano e 1-0 al [[Stadio "Giuseppe Meazza" di Milano|Meazza]] con gol di Mihajlović.
 
===2005-2006: scudetto a tavolino, la seconda Supercoppa italiana e la quinta Coppa Italia===
[[Immagine:Luis Figo flickr.jpg|thumb|175px|[[Luís Figo]]: 140 presenze e 11 reti totali con l'Inter. Ha lasciato il calcio al termine della stagione [[2009]]]]
La compagine meneghina comincia il 2005-2006 con il piede giusto: il [[20 agosto]] 2005 si aggiudica la seconda Supercoppa Italiana della sua storia dopo quella del [[1989]], grazie a una rete di [[Juan Sebastián Verón]] nei supplementari contro la Juventus al Delle Alpi (1-0). Il [[Serie A 2005-2006|campionato 2005-2006]] parte con la fuga della [[Juventus Football Club|Juventus]]. Soltanto Milan e Inter sono in grado di mantenere l'impetuoso passo dei bianconeri, prima che un vistoso calo dei rossoneri permetta ai nerazzurri di occupare stabilmente la seconda piazza della classifica. Col [[derby d'Italia]] di ritorno, disputato a [[marzo]], l'Inter cerca una rimonta che avrebbe dell'incredibile grazie alle giocate di [[Adriano Leite Ribeiro|Adriano]], [[Martins]] e [[Figo]] ma viene sconfitta per 2-1 a San Siro con [[gol]] decisivo di [[Alessandro Del Piero]]. Unito alla precedente sconfitta con la [[ACF Fiorentina|Fiorentina]], il passo falso favorisce il notevole recupero del Milan, capace di rimontare 14 punti all'Inter e 11 alla Juventus. Alla fine però il podio è quello dell'annata precedente: Juventus prima, Milan secondo ed Inter terza, stando alla classifica al termine dell'ultima giornata, il [[14 maggio]] [[2006]], in attesa delle sentenze relative allo scandalo di [[Scandalo del calcio italiano del 2006|''Calciopoli'']].
 
In [[UEFA Champions League 2005-2006|Champions League]], nonostante le prime sfide a porte chiuse a [[Stadio Giuseppe Meazza|San Siro]] a causa dei fatti del [[derby di Milano|derby]] di Champions, il cammino dei nerazzurri è in discesa. Dopo il primo posto nella [[Girone all'italiana|fase a gironi]], la squadra sconfigge l'[[Amsterdamsche Football Club Ajax|Ajax]] agli ottavi ma viene eliminata dal torneo ai quarti di finale per mano degli [[Spagna|spagnoli]] del [[Villarreal CF|Villarreal]] malgrado la vittoria per 2-1 nel match di andata al [[Stadio Giuseppe Meazza|Meazza]]. Il ritorno al [[El Madrigal|Madrigal]] termina infatti 1-0 per gli avversari, che si qualificano alle semifinali in virtù del gol in trasferta messo a segno da [[Diego Forlán]] al primo minuto di gioco.
 
Ai nerazzurri sembra, così, restare ancora una volta solo la [[Coppa Italia 2005-2006|Coppa Italia]], che vincono per la seconda volta consecutiva e nuovamente contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]. Dopo il pareggio all'Olimpico (1-1) al ritorno la formazione milanese prevale per 3-1, conquistando il trofeo per la quinta volta nella sua storia.
 
A seguito delle sentenze, il [[26 luglio]] 2006 il Commissario Straordinario della [[FIGC]] [[Guido Rossi]], recepito il parere positivo di una apposita commissione, da lui istituita e nominata, composta da Gerard Aigner, già Segretario Generale e Direttore Generale della UEFA, dal prof. Massimo Coccia, esperto di diritto sportivo, membro TAS, ordinario di diritto internazionale presso la Università della Tuscia e dal prof. Roberto Pardolesi, esperto di diritto sportivo, ordinario di diritto privato comparato presso la Luiss<ref>Fonte: [http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/sport/calcio/moggi-parla/scudetto-assegnato/scudetto-assegnato.html Repubblica.it], [http://www.tgcom.mediaset.it/sport/articoli/articolo319674.shtml TGCom]</ref>, assegna d'ufficio all'Inter il 14º [[scudetto]] della sua storia, proclamandola Campione d'Italia 2005-2006 in seguito ai provvedimenti della [[Corte Federale della FIGC|Corte Federale]] sulla classifica finale del campionato Italiano di Serie A 2005-2006: la Juventus è declassata al ventesimo ed ultimo posto (con conseguente retrocessione in [[Serie B]]), mentre il Milan viene penalizzato di 30 punti, scendendo così al terzo posto dietro Inter e Roma.
 
Con la retrocessione in B della [[Juventus Football Club|Juventus]] per illecito l'Inter rimane l'unica società calcistica italiana ad aver disputato tutte le edizioni della [[Serie A#Le squadre|Serie A]].
 
===2006-2007: il 15° scudetto, la terza Supercoppa italiana e finalista di Coppa Italia===
[[Immagine:Marco Materazzi flickr.jpg|left|thumb|130px|[[Marco Materazzi]], uno dei protagonisti della conquista dello [[scudetto]] da parte dell'Inter]]
Con le penalizzazioni a Milan e Lazio e con la retrocessione della Juventus, l'Inter diventa la principale candidata alla vittoria del tricolore, questo anche grazie ad una dispendiosa campagna acquisti: vengono presi i terzini [[Maicon]] e [[Maxwell Scherrer Cabelino Andrade|Maxwell]], l'ex centrocampista della Juventus [[Patrick Vieira]], [[Hernan Crespo]] (che torna cosi all'Inter dopo tre anni) e soprattutto il forte attaccante [[Zlatan Ibrahimovic]] per 26 milioni (proveniente sempre dalla Juventus) che diverrà una pedina fondamentale del gioco interista negli anni successivi.
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[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.19|y=0.08|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Júlio César Soares Espíndola|'''Júlio César'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.20|y=0.45|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Dejan Stanković|'''Stanković'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.28|y=0.54|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Zlatan Ibrahimović|'''Ibrahimović'''<br/>]]</span>}}
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|style="font-size:90%"|La formazione titolare vincitrice dello [[Serie A 2006-2007|''scudetto dei record'']]
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Il [[26 agosto]] 2006 l'Inter si presenta alla sfida di Supercoppa Italiana a San Siro come favorita, con la coccarda della Coppa Italia sulla manica sinistra della maglia e lo scudetto sul petto (in passato l'accoppiata era riuscita solo a [[Torino Football Club|Torino]], Juventus, [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]] e [[Società Sportiva Lazio|Lazio]]), tuttavia va sotto di 3 reti, recuperate nel corso della partita grazie alla doppietta di [[Patrick Vieira]] e ad un gol di [[Hernán Crespo]]. Una punizione di [[Luís Figo]] fissa nei [[tempi supplementari]] il risultato sul 4-3 per la formazione nerazzurra e le consegna la terza Supercoppa Italiana della sua storia, la seconda consecutiva.
 
Pochi giorni dopo la vittoria in Supercoppa un grave lutto colpisce l'Inter, oscurando l'atmosfera di ottimismo in vista della nuova stagione: il [[4 settembre]] 2006 muore a Milano dopo alcuni mesi di grave malattia il presidente [[Giacinto Facchetti]], già bandiera nerazzurra negli [[Anni 1960|anni sessanta]] e [[Anni 1970|settanta]] e della [[Nazionale di calcio dell'Italia|Nazionale]].
 
Nella stagione [[Serie A 2006-2007|2006-2007]] l'Inter torna a dominare la scena italiana, occupando stabilmente la vetta della classifica di [[Serie A]] con molti punti di vantaggio sulla seconda.
 
L'avventura in [[UEFA Champions League 2006-2007|Champions League]] dei nerazzurri inizia in salita per via di due sconfitte nelle prime due giornate, rispettivamente con [[Sporting Clube de Portugal|Sporting Lisbona]] e [[Fußball-Club Bayern München|Bayern Monaco]]. Tuttavia, con tre vittorie e un pareggio nelle successive partite del girone, la squadra milanese si qualifica agli ottavi di finale, dove viene eliminata dal [[Valencia Club de Fútbol|Valencia]] per la [[regola dei gol fuori casa]], dopo un doppio pareggio (2-2 nell'andata al Meazza e 0-0 nel ritorno al [[Stadio Mestalla|Mestalla]]).
 
In Serie A, intanto, l'Inter prosegue il suo dominio incontrastato, vincendo pure il ritorno del derby contro il Milan (2-1 dopo il 4-3 dell'andata). Il [[18 aprile]] subisce la prima e unica sconfitta in campionato, ad opera della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]], seconda in classifica e vittoriosa per 3-1 a San Siro. Si tratta della prima sconfitta dopo 39 partite consecutive di imbattibilità in tutte le competizioni, giunta proprio nella sfida che avrebbe potuto decretare matematicamente il primo posto. La festa, però, è rimandata di soli quattro giorni. Il [[22 aprile]], infatti, i nerazzurri conquistano il 15º scudetto, con 5 giornate di anticipo sulla fine del campionato (record eguagliato), vincendo 2-1 contro il [[Associazione Calcio Siena|Siena]] in trasferta grazie a due gol di [[Marco Materazzi]] ed alla contemporanea sconfitta della [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] a [[Bergamo]] contro l'[[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]].
 
La vittoria dello scudetto è caratterizzata da una lunga serie di record, tra cui il primato dei punti conquistati (97), delle vittorie consecutive in campionato (17, record storico assoluto in [[Serie A]]), delle vittorie in una sola stagione (30), delle vittorie in trasferta (15), delle vittorie consecutive in trasferta (11), della [[media inglese]] (+21).
 
Anche il cammino in [[Coppa Italia 2006-2007|Coppa Italia]] è positivo, con il raggiungimento della terza finale consecutiva, per la terza volta contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]. Non era mai accaduto prima che le stesse squadre si fossero sfidate in finale per tre anni di fila. Nella finale di andata l'Inter, appena vittoriosa in campionato, viene nettamente battuta dalla Roma all'[[Stadio Olimpico di Roma|Olimpico]] per 6-2, mentre nella gara di ritorno vince per 2-1, ma è la Roma a sollevare la coppa.
 
===2007-2008: il 16° scudetto nell'anno del centenario, finalista di Supercoppa italiana e di Coppa Italia===
[[Immagine:Juliocesarinter.jpg‎|right|thumb|200px|[[Júlio César Soares Espíndola|Júlio César]], uno dei pilastri dell'Inter]]La stagione 2007-2008, che conduce l'Inter nel novero delle società centenarie il [[9 marzo]] [[2008]], si apre il [[19 agosto]] [[2007]] con la sconfitta casalinga contro la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]] per 1-0 nella ventesima edizione della [[Supercoppa italiana]] e nella quinta partita di Supercoppa giocata tra Inter e [[Roma]] nelle ultime quattro stagioni, nonché quattordicesima sfida in generale tra i due club nell'arco di poco più di tre anni. La formazione nerazzurra in estate si è rafforzata con l'acquisto del difensore rumeno [[Christian Chivu]] e dell'attaccante honduregno [[David Suazo]].
 
All'inizio del campionato il cammino della squadra ricalca le orme della strepitosa stagione precedente. L'Inter si laurea campione d'inverno con due giornate d'anticipo dalla fine del girone d'andata, chiudendo in testa a quota 49 punti (15 vittorie e 4 pareggi), con un vantaggio di 7 lunghezze sulla seconda ([[Roma]]) e 12 sulla terza ([[Juventus]]). Inoltre migliora il record di vittorie consecutive tra campionato e coppe stabilito l'anno precedente, portandosi a quota 13 rispetto alle 11 affermazioni della passata stagione. Come nella stagione precedente, è [[Zlatan Ibrahimović|Ibrahimović]] il leader della squadra, che beneficia dei suoi gol e dei suoi assist. A fine girone d'andata lo svedese, insieme a [[David Trézéguet]], è infatti il capocannoniere (grazie ad un maggior numero di rigori battuti e realizzati) con 13 gol.
 
[[Immagine:Zlataninter.jpg|thumb|left|[[Zlatan Ibrahimović]], 117 presenze e 66 reti totali con l'Inter]]
Dalla fine di febbraio alla fine di marzo (dalla 24ª alla 31ª giornata) la squadra di Mancini attraversa, tuttavia, un periodo opaco in cui dilapida in parte il vantaggio accumulato sulla Roma, che recupera 7 punti e si porta a 4 lunghezze di distacco. Nel corso di questo periodo giunge per i nerazzurri la prima sconfitta dopo 31 partite utili consecutive in campionato, contro il [[Società Sportiva Calcio Napoli|Napoli]], che si impone in casa per 1-0. I milanesi non perdevano in Serie A da 31 partite ([[18 aprile]] 2007, 1-3 contro la [[Roma]]). Dalla 32ª alla 35ª giornata i nerazzurri ottengono, poi, 4 vittorie consecutive, ma in seguito perdono il derby contro il [[Milan]] per 2-1 e pareggiano in casa contro il [[Siena]] 2-2 (quest'ultimo risultato è condizionato da un [[calcio di rigore]] fallito da [[Marco Materazzi]]). A una giornata dalla fine l'Inter conserva un punto di vantaggio sulla [[Roma]]. Domenica [[18 maggio]], dopo una partita sofferta nelle battute iniziali contro il [[Parma Football Club|Parma]], in trasferta e con la tifoseria nerazzurra della città al seguito (il divieto imposto dalla prefettura di Parma valeva solo per i nerazzurri provenienti dal resto d'Italia<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/08_maggio_15/inter_trasferta_tifosi_2dafd17a-225d-11dd-8bc7-00144f486ba6.shtml|titolo=Trasferta Inter a Parma: stop ai tifosi|editore=Corriere.it|data=15-05-08|accesso=24-10-08}}</ref>), la squadra riesce ad imporsi sui rivali per 2-0 grazie a due gol di [[Zlatan Ibrahimovic|Ibrahimović]] (rientrante da un infortunio che lo ha tenuto fuori dai campi di gioco per quasi due mesi) e si laurea Campione d'Italia<ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/Primo_Piano/2008/05_Maggio/18/parmainter.shtml|titolo=Ibra torna e decide Scudetto all'Inter!|editore=gazzetta.it|data=18-05-08|accesso=18-05-08}}</ref> per la sedicesima volta nella sua storia con tre punti di vantaggio sulla [[Roma]].
 
In [[Coppa Italia 2007-2008|Coppa Italia]] il cammino dei nerazzurri prosegue bene. Agli ottavi sconfiggono la [[Reggina Calcio|Reggina]] per 4-1 all'andata, con una [[doppietta (calcio)|doppietta]] del giovane [[Mario Balotelli]], e per 3-0 nel ritorno. Ai quarti incontrano la [[Juventus Football Club|Juventus]]. Nella partita di andata pareggiano per 2-2, mentre nel ritorno è ancora [[Balotelli]] a risultare decisivo, realizzando una doppietta che, insieme al gol di [[Julio Cruz|Cruz]], elimina la [[Juventus]] (3-2). Dopo aver superato in semifinale la [[Società Sportiva Lazio|Lazio]], il 24 maggio i milanesi ritrovano in finale per la quarta volta consecutiva la [[Associazione Sportiva Roma|Roma]]. L'Inter ancora una volta perde la finale, questa volta per 2-1.
 
In [[UEFA Champions League 2007-2008|Champions League]] i nerazzurri vengono eliminati agli ottavi di finale come nella stagione precedente, questa volta dal {{fc|Liverpool}}, vittorioso per 2-0 in casa e per 1-0 a San Siro. Al termine della partita di ritorno [[Mancini]] annuncia la sua intenzione di abbandonare la guida dell'Inter alla fine della stagione, salvo poi ritornare sui propri passi a due giorni di distanza.<ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Squadre/Inter/Primo_Piano/2008/03_Marzo/13/mancinitv.shtml|titolo="Moratti: "Sfogo sbagliato" - Mancini: "Non lo rifarei"|editore=gazzetta.it}}</ref>
 
Moratti, tuttavia, prende i primi contatti con [[José Mourinho]], l'ex-allenatore portoghese del [[Chelsea F.C.|Chelsea]]. Il [[27 maggio]], a pochi giorni dalla conquista del sedicesimo titolo, il presidente nerazzurro esonera l'allenatore, in una situazione per certi versi simile a quella avvenuta con Zaccheroni quattro anni prima.
Nella comunicazione ufficiale del [[29 maggio]]<ref>{{cita web|url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=41413&L=it|titolo=Comunicato ufficiale F.C. Internazionale|editore=inter.it|data=29-05-2008}}</ref> come motivazioni per l'esonero si adducono le dichiarazioni rese dal tecnico Mancini alla fine della sfida di Champions League Inter-Liverpool dell'11 marzo 2008.
 
Il saldo del tecnico [[jesi]]no sulla panchina dell'Inter è stato comunque positivo: in soli quattro anni ha vinto ben 7 trofei, 3 [[Serie A|Scudetti]], 2 [[Coppa Italia|Coppe Italia]], 2 [[Supercoppa Italiana|Supercoppe Italiane]], risultando il secondo tecnico più vincente della storia dell'Inter dopo [[Helenio Herrera|Herrera]].
 
===2008-2009: il 17° scudetto, la quarta Supercoppa italiana e Ibrahimović capocannoniere===
Il [[2 giugno]] [[2008]], tramite le pagine del suo sito web,<ref>{{cita web|url=http://www.inter.it/aas/news/reader?N=41433&L=it|titolo=Nuovo allenatore: Josè Mourinho all'Inter|editore=inter.it|data=02-06-2008}}</ref> la società ufficializza l'arrivo di [[José Mourinho]] come nuovo allenatore dei nerazzurri e promuove [[Giuseppe Baresi]] ad allenatore in seconda. Il [[24 agosto]] l'Inter vince il primo trofeo dell'era Mourinho: la [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]]. L'obiettivo viene ottenuto battendo la Roma ai [[tiri di rigore]] per 8-7 (2-2 al termine dei tempi supplementari) al termine di una partita combattuta.<ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Squadre/Inter/Primo_Piano/2008/08/24/partita.shtml|titolo=Inter, è subito festa. Supercoppa ai rigori|editore=gazzetta.it|data=24-08-2008}}</ref>
[[File:Jose Mourinho - Inter Mailand (7).jpg|thumb|left|210px|[[Josè Mourinho]]]]
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[[Immagine:Soccer.Field Transparant.png|175px]]
{{Image label|x=0.19|y=0.08|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Júlio César Soares Espíndola|'''Júlio César'''<br/>]]</span>}}
{{Image label|x=0.29|y=0.15|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Walter Samuel|'''Samuel'''<br/>]]</span>}}
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{{Image label|x=0.28|y=0.54|scale=350|text=<span style="font-size:0.8125em">[[Zlatan Ibrahimović|'''Ibrahimović'''<br/>]]</span>}}
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|style="font-size:90%"|La formazione titolare vincitrice dello [[Serie A 2008-2009|''scudetto dell'aggancio'']]
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In campionato la squadra inizia con un pareggio per 1-1 contro la Sampdoria. L'Inter si issa una prima volta in testa alla classifica alla quarta giornata, vincendo in casa contro il Lecce, ma perde il primo posto con la sconfitta nel derby contro il Milan. Torna in vetta alla settima giornata battendo la Roma all'Olimpico, ma la perde nuovamente pareggiando in casa contro il Genoa. Alla decima giornata è il Milan a conquistare la testa della classifica, ma una settimana dopo torna in testa l'Inter battendo in casa l'Udinese. Il club nerazzurro mantiene il primato con la vittoria contro il Palermo, ma il crocevia stagionale è la 13º giornata: a San Siro è attesa la Juventus, rimasta dietro i nerazzurri da parecchie giornate e che viene sconfitta per 1-0. In seguito le vittorie contro Napoli, Chievo e Siena fanno terminare all'Inter le prime 17 giornate con 6 punti di vantaggio sulla Juventus e 9 sul Milan. I nerazzurri si laureano "campioni d'inverno" con due giornate d'anticipo dalla fine del girone d'andata.<ref>{{Cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Squadre/Siena/Primo_Piano/2008/12/20/Siena_Inter2012.shtml|titolo=Inter avanti tra le polemiche|editore=gazzetta.it|data=21-12-2008}}</ref> Per tutto il girone di ritorno l'Inter mantiene sempre un distacco di almeno 7 punti sulle inseguitrici Milan e Juventus, andando a vincere il derby di ritorno per 2-1 e pareggiando a [[Torino]] per 1-1 con i bianconeri. Poi, nel mese d'aprile, l'Inter in tre partite totalizza solamente due punti facendo sperare i "cugini" che nel frattempo avevano sorpassato al secondo posto una Juventus in calo. I nerazzurri rimangono comunque a +7 ed il [[16 maggio]] [[2009]] grazie alla sconfitta del Milan con l'Udinese nell'anticipo della 36ª giornata l'Inter diventa matematicamente Campione d'Italia per la 17ª volta nella sua storia,<ref>{{cita web|url=http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/16-05-2009/milan-cerca-champions-50412901693.shtml|titolo=Udinese regalo all'Inter, Festa scudetto senza giocare|editore=gazzetta.it|data=16-05-2009}}</ref> agganciando i rossoneri nel palmarès italiano. Anche quest'anno è notevole il contributo di Ibrahimovic, capocannoniere con 25 reti: erano esattamente cinquant'anni che uno straniero nell'Inter non veniva incoronato ''re dei bomber'' (l'ultimo fu [[Antonio Valentín Angelillo|Angelillo]]).
 
In [[Coppa Italia 2008-2009|Coppa Italia]] i nerazzurri, dopo aver sconfitto il Genoa (3-1) e la Roma (2-1), si fermano in semifinale, eliminati dalla [[Unione Calcio Sampdoria|Sampdoria]] (sconfitta 3-0 a Marassi e vittoria 1-0 a San Siro). I blucerchiati verrano poi battuti dalla Lazio in finale ai rigori.
 
In [[UEFA Champions League 2008-2009|Champions League]] l'Inter viene inserita in un girone piuttosto agevole con [[Panathinaikos FC|Panathinaikos]], [[Anorthosis]] e [[Werder Brema]]. Colleziona una vittoria esterna, un pareggio in casa e va vicina alla qualificazione come prima classificata con il successo sull'Anorthosis, ma nelle successive partite di ritorno incappa in una serie di risultati negativi che ne compromettono la qualificazione come prima: pareggio in casa dell'Anorthosis, sconfitta interna con il Panathinaikos e sconfitta esterna con il Werder Brema. I nerazzurri si fanno superare, quindi, dal Panathinaikos, ottenendo in totale 8 punti con 8 gol fatti e 7 subiti e risultando la peggiore seconda della Champions League. Il [[24 febbraio]] si gioca l'attesa sfida contro i Campioni del mondo in carica, gli inglesi del [[Manchester United Football Club|Manchester United]]. La partita si conclude senza reti, ma sono gli inglesi ad avere le migliori occasioni. Nella gara di ritorno a Manchester l'Inter subisce gol dopo quattro minuti e colpisce due legni, ma si qualificano i ''Red Devils'', che nel secondo tempo raddoppiano. I nerazzurri sono eliminati per la terza volta consecutiva agli ottavi di finale.<ref>{{Cita web|url=http://www.gazzetta.it/Speciali/Italia_Inghilterra/Primo_Piano/2009/03/11/ManchesterInter.shtml|titolo=L'Inter fuori a testa alta|editore=gazzetta.it|data=11-03-2009}}</ref>
 
Al termine della stagione ha lasciato l'Inter e il calcio [[Luís Figo]], dopo aver giocato 140 partite e segnato 11 reti con la maglia nerazzurra. La sua ultima partita è stata Inter-[[Atalanta Bergamasca Calcio|Atalanta]] del [[31 maggio]] [[2009]]. Per l'occasione Figo ha indossato la fascia di capitano.<ref>[http://fai.informazione.it/v/AF4E6492-568D-4F5B-A23E-A0A29B9CB999/Inter-Figo-annuncia-il-suo-ritiro Figo annuncia il ritiro], fai.informazione.it, 17-05-2009</ref>
 
== Funzionamento ==
===2009-2010: finalista di Supercoppa italiana===
Apple Pay permette di effettuare pagamenti presso terminali [[Point of sale|POS]] [[contactless]], nelle applicazioni [[iOS]] e su [[Safari (browser)|Safari]]. Digitalizza e sostituisce il [[circuito integrato|chip]] della [[carta di credito]] e il suo [[codice PIN]] nei POS. È simile ai pagamenti contactless già utilizzati in molti Paesi, con l'aggiunta di un'[[autenticazione a due fattori]]. Il servizio consente ai dispositivi Apple di comunicare in modalità [[wireless]] con il sistema POS usando la tecnologia [[Near Field Communication|NFC]], un "chip dedicato che memorizza le informazioni di pagamento criptate" (noto come ''Secure Element''), il [[Touch ID]] di Apple o del Mac e l'applicazione [[Wallet (software)|Wallet]]<ref>{{Cita web|url=http://www.webnews.it/2014/10/13/apple-pay-come-funziona/|titolo=Apple Pay, ecco come funziona|sito=Webnews|accesso=2017-02-09}}</ref>.
{{vedi anche|Football Club Internazionale Milano 2009-2010}}
Nell'estate [[2009]] lascia l'Inter Zlatan Ibrahimović, che approda al [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] in cambio di [[Samuel Eto'o]] e un sostanzioso conguaglio. Gli altri acquisti nerazzurri sono il difensore [[Lúcio]], l'attaccante [[Diego Milito]], il centrocampista [[Thiago Motta]] e il trequartista [[Wesley Sneijder]]. Insieme allo svedese lasciano l'Inter Cruz (alla Lazio), Crespo (al Genoa), Adriano (ad aprile al Flamengo), Maxwell (al Barcellona) mentre in prestito partono Jimenez (al West Ham), Rivas (al Livorno), [[Nicolas Burdisso|Burdisso]] (alla Roma) e Obinna (al Malaga). Viene infine aggregato definitivamente in prima squadra il giovane terzino [[Davide Santon]]. La stagione si apre con la sconfitta contro la Lazio per 2-1 a [[Pechino]] in [[Supercoppa italiana di calcio|Supercoppa italiana]].<ref>[http://www.sportmediaset.it/calcio/articoli/articolo25655.shtml La Lazio conquista la Supercoppa], sportmediaset.it, 08-08-2009</ref>
 
Gli utenti che possiedono un [[iPhone 5]], [[iPhone 5c]] o [[iPhone 5s]] possono usufruire del servizio attraverso l'[[Apple Watch]], anche senza [[Touch ID]]. In questo caso, Apple Pay viene attivato con un codice di accesso che rimarrà attivo fino a quando l'utente non indosserà Apple Watch<ref>{{Cita web|url=https://9to5mac.com/2014/09/09/iphone-5-5s-5c-apple-watch-apple-pay/|titolo=iPhone 5, 5s and 5c owners can use Apple Pay… with the help of an Apple Watch|autore=Stephen Hall|sito=9to5Mac|data=2014-09-09|accesso=2017-02-09}}</ref>.
Il campionato per l'Inter inizia, per il terzo anno consecutivo, con un pareggio per 1-1 contro il neopromosso Bari mentre alla seconda giornata è già derby: finisce 4-0 per l'Inter (erano 35 anni che i nerazzurri non battevano il Milan con quattro reti di scarto). L'Inter vola in testa solitaria all'ottava giornata, allunga notevolmente sulle dirette concorrenti e nonostante la sconfitta nello scontro diretto con la Juventus rimane comunque in vetta mantenendola fino a laurearsi "campione d'inverno" con una giornata d'anticipo.
 
== Compatibilità ==
In [[UEFA Champions League 2009-2010|Champions League]], l'Inter capita in un girone complesso con i campioni di Spagna e d'Europa del [[Futbol Club Barcelona|Barcellona]] dell'ex Ibrahimović, con i campioni d'Ucraina della [[Futbol'nyj Klub Dynamo Kyïv|Dinamo Kiev]] dell'ex rossonero [[Andrij Ševčenko|Shevchenko]] e con i campioni di Russia del [[Rubin Kazan']]. I nerazzurri non cominciano bene il girone con tre pareggi, per 0-0 con gli spagnoli, per 1-1 coi russi e per 2-2 con gli ucraini. Nella quarta partita, con il contemporaneo pareggio del Barcellona con il Rubin e la rocambolesca vittoria dell'Inter contro la Dinamo in Ucraina (1-2), i nerazzurri si portano momentaneamente in testa al girone ma vengono subito spodestati a causa della sconfitta contro i catalani nella quinta partita del girone (2-0). Ci vuole una vittoria (2-0) contro i russi per portare l'Inter agli ottavi come seconda<ref>{{cita news|url=http://www.goal.com/it/news/173/champions-league/2009/12/09/1677297/inter-rubin-kazan-2-0-etoo-si-sblocca-balotelli-incanta-che|titolo=Eto'o si sblocca, Balotelli incanta... che sollievo per Mou!|editore=goal.com|data=09-12-2009|accesso=10-12-2009}}</ref> dove incontrerà il [[Chelsea Football Club|Chelsea]] dell'ex allenatore del Milan [[Carlo Ancelotti]].
Il servizio è compatibile con<ref>{{Cita web|url=https://support.apple.com/it-it/KM207105|titolo=Apple Pay è compatibile con questi dispositivi - Supporto Apple|sito=support.apple.com|lingua=it|accesso=2017-02-22}}</ref>:
<!-------------------------------------NOTA BENE---------------------------------------------
* [[iPhone SE]], [[iPhone 6]], [[iPhone 6|iPhone 6 Plus]], [[iPhone 6s]], [[iPhone 6s Plus]], [[iPhone 7]] e [[iPhone 7 Plus]];
Per favore non inserire notizie relative al calciomercato o ai risultati delle partite: la sezione verrà aggiornata in un secondo momento. Valuta l'importanza delle modifiche in base alla loro effettiva portata storica (vedi le linee guida sul recentismo alla pagina [[Wikipedia:recentismo]])
* [[Apple Watch (prima generazione)]], [[Apple Watch|Apple Watch Series 1]] e [[Apple Watch Series 2]];
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* [[iPad Air 2]], [[iPad mini 3]], [[iPad mini 4]], [[iPad Pro]] e [[iPad]];
* [[MacBook Pro|MacBook Pro con Touch Bar]];
* Un [[Mac]] prodotto a partire dal 2012 con un [[iPhone]] o [[Apple Watch]] abilitato al servizio [[Apple Pay]].
 
== Note ==
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