Grianan di Aileach e Piana degli Albanesi: differenze tra le pagine
(Differenze fra le pagine)
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m removed Category:County Donegal; added Category:Siti archeologici della contea di Donegal usando HotCat |
m fix lin |
||
Riga 1:
{{F|centri abitati della Sicilia|arg2=città metropolitana di Palermo|giugno 2016}}
{{Avvisounicode}}
{{Divisione amministrativa
|Nome=Piana degli Albanesi
|Nome ufficiale={{it}}Comune di Piana degli Albanesi<br />{{aae}}Bashkia e Horës së Arbëreshëvet
|Panorama=Panor piana.jpg
|Didascalia=Panorama di Piana degli Albanesi
|Bandiera=
|Voce bandiera=
|Stemma=Piana degli Albanesi-Stemma.png
|Voce stemma=
|Stato=ITA
|Grado amministrativo=3
|Divisione amm grado 1=Sicilia
|Divisione amm grado 2=Palermo
|Amministratore locale=Rosario Petta
|Partito=[[lista civica]] [[centrodestra]]
|Data elezione=11/06/2017
|Lingue ufficiali=
|Data istituzione=
|Altitudine=
|Superficie=64.92
|Note superficie=
|Abitanti=6219
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2016gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 31 dicembre 2016.
|Aggiornamento abitanti=31-12-2016
|Sottodivisioni=Rossella, Bacino Scansano
|Divisioni confinanti=[[Altofonte]], [[Monreale]], [[Santa Cristina Gela]]
|Prefisso=[[091 (prefisso)|091]]-857
|Targa=PA
|Zona sismica=2
|Gradi giorno=1711
|Nome abitanti=pianesi/''arbëreshë''
|Patrono=[[Odigitria|Maria SS.ma Odigitria]]<br />[[Demetrio di Tessalonica|San Demetrio Megalomartire]]<br />[[San Giorgio|San Giorgio Megalomartire]]
|Festivo= 2 settembre, 26 ottobre, 23 aprile
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Piana degli Albanesi (Metropolitan City of Palermo, region Sicily, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Piana degli Albanesi nella città metropolitana di Palermo
|Diffusività=
}}
'''Piana degli Albanesi''' (''Hora e Arbëreshëvet'' in ''[[Lingua arbëreshë|arbëresh]]''<ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|p= 487}}</ref>, ''Chiana'' in [[Lingua siciliana|siciliano]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:6219}} abitanti della [[città metropolitana di Palermo]] in [[Sicilia]].
Situata su un [[altopiano]] montuoso e sul versante orientale dell'imponente [[monte Pizzuta]], si specchia sull'ampio [[Lago di Piana degli Albanesi|lago omonimo]] e dista dal [[Palermo|capoluogo]] 24 km.
È il centro più importante e noto degli albanesi di Sicilia, nonché il più grande stanziamento ''[[arbëreshë]]'', dove da secoli risiede la più popolosa comunità albanese d'Italia<ref>{{cita libro|Nasho|Jorgaqi|Lontano e Vicino. Viaggio tra gli Albanesi d'Italia (titolo originale: Larg dhe afër. Shregtime arbëreshe, Casa Editrice 8 Nëretori, Tirana 1987)|1991|Cosenza|Pellegrini Ed.|p= 26}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.balcanicaucaso.org/aree/Albania/A-Tirana-fotografie-dell-immigrazione-albanese-in-Italia-23080|titolo=A Tirana fotografie dell'immigrazione albanese in Italia|accesso=07 giugno 2016}}</ref><ref>Nel secolo scorso Piana degli Albanesi contava in media 10.000 abitanti. Negli anni trenta è arrivata ad avere più di 12.000 abitanti, dei quali molti emigrarono verso le americhe e successivamente il nord Europa. Una nutrita comunità di ''arbëreshë'' della ''Hora'' vive a Palermo (10.000 secondo i dati riportati dalla Parrocchia italo-albanese di [[Chiesa della Martorana|San Nicolò dei Greci]]).</ref>. Denominata fino al [[1941]] Piana dei Greci per il rito greco-bizantino professato dai suoi abitanti, è sede vescovile dell'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]], circoscrizione della [[Chiesa cattolica italo-albanese|Chiesa Italo-Albanese]], la cui giurisdizione si estende su tutte le chiese insulari di [[rito bizantino]].
Nel corso dei secoli è stata annoverata fra i maggiori centri attivi e influenti degli italo-albanesi, tutelando e coltivando la memoria storica dell'antica madrepatria. Oltre a essere il fulcro socio-culturale, religioso e politico delle comunità ''arbëreshe'' dell'isola, ha mantenuto pressoché intatte le proprie peculiarità etniche d'origine. Nell'età moderna ha ricoperto un ruolo significativo per i moti rivoluzionari e [[Risorgimento|risorgimentali]] relativi all'[[Proclamazione del Regno d'Italia|unità nazionale d'Italia]]<ref name=gcostantini>{{Cita web |url = http://www.unibesa.it/images/GiorgioCostantini-Studistorici.pdf |titolo = Studi Storici |autore = Giorgio Costantini |accesso = 17 gennaio 2017}}</ref>, al movimento di [[Storia dell'Albania#La prima guerra balcanica|Rinascita Nazionale albanese]]<ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=_pESAgAAQBAJ&pg=PT36&lpg=PT36&dq=Rilindja+Kombëtare+shqiptare+piana+degli+albanesi&source=bl&ots=vuIaFPOj5m&sig=ioBZ_ayOTlW7979LdApnehJwCJA&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjq96qHhsHNAhWJthQKHVmfAh0Q6AEIJDAD#v=onepage&q=Rilindja%20Kombëtare%20shqiptare%20piana%20degli%20albanesi&f=false|titolo=Shpirti i arbrit rron|autore=Gjovalin Shkurtaj|accesso=24 giugno 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.unibesa.it/images/QuadernidiBiblos.pdf|titolo=Italia, Albania, Arbëreshë fra le due guerre mondiali - Italia, Shqipëria, Arbëreshë midis dy luftavet botërore|autore=Quaderni di Biblos|accesso=17 gennaio 2017}}</ref> nella lotta di liberazione dal dominio [[Impero ottomano|turco-ottomano]] e ai movimenti regionali dei [[Fasci siciliani|Fasci siciliani dei lavoratori]], inoltre è anche tristemente nota per la [[strage di Portella della Ginestra]] ([[1947]]). Tra il [[1944]] e il [[1945]], durata cinquanta giorni, Piana degli Albanesi divenne una [[Repubblica popolare]] indipendente<ref>{{cita libro|Francesco|Petrotta| La Repubblica contadina di Piana degli Albanesi del 1945|2006|Palermo|La Zisa|}}</ref>.
Contribuì notevolmente al progresso della cultura e della [[letteratura albanese]] con una nutrita schiera di [[Intellettuale|intellettuali]], avviando un decisivo processo della storia letteraria d'[[Albania]]. È considerata il luogo d'origine della letteratura ''arbëreshe'', dove nacque la prima opera albanese della [[diaspora]] ([[1592]]), e iniziatrice - nei primi anni del ‘600 - della prima scuola europea nella quale si insegnava in lingua albanese.
Dalla cittadina provengono i fondatori delle cattedre di lingua e letteratura albanese di [[Napoli]]<ref>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=eiYT9Y5tD6wC&pg=PA67&lpg=PA67&dq=cattedra+lingua+albanese+palermo+piana+degli+albanesi&source=bl&ots=hLoH_VJvFA&sig=7PiO0ryY8DN_-o1EWbPQrSm7d74&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj64omp8sDNAhUHrRQKHSCjA-g4ChDoAQgeMAI#v=onepage&q=cattedra%20lingua%20albanese%20palermo%20piana%20degli%20albanesi&f=false|titolo=Antologia della letteratura albanese. Giuseppe Schirò (1865-1927)|autore=J. Nascho|accesso=24 giugno 2016}}</ref> e [[Palermo]]<ref>{{cita web|url=http://docplayer.it/3428049-I-iu-ic-8-ii-gaetano-petrotta-studi-di-storia-della-letteratura-albanese-deua-crai-e-delia-lettei-i-a-cura-di-matteo-mandala-fl-c.html|titolo=Studi di storia della letteratura albanese. Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese|autore=Gaetano Petrotta|accesso=24 giugno 2016}}</ref> e ha sede dal 1945 il Seminario Italo-Albanese, già a Palermo ([[1734]]). La sua antica tradizione musicale e canora bizantina fa parte del [[Registro Eredità Immateriali della Sicilia]], istituito dalla [[Regione Siciliana]] e riconosciuto patrimonio dell'umanità dall'[[UNESCO]]<ref name=cantibizantini>{{Cita web|url=http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/info/news/QUADROSINOTTICOMAPPAREI.pdf|titolo=Eredità immateriale in Sicilia > Elenco registro|editore=www.regione.sicilia.it|accesso=24 giugno 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.lasiciliainrete.it/rei/rei_registro.htm|titolo=REGISTRO DELLE EREDITA' IMMATERIALI. Fonte: Regione Sicilia Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione Dipartimento Beni Culturali e Ambientali e Educazione Permanente|accesso=24 giugno 2016}}</ref>. L'amministrazione comunale utilizza nei documenti ufficiali anche l'[[Lingua arbëreshe|albanese]], ai sensi della vigente legislazione che tutela le [[Minoranze linguistiche d'Italia|minoranze etno-linguistiche]]<ref name=statuto>{{cita web|url=http://www.comuniecitta.it/risorse/statuti/piana_degli_albanesi.pdf|titolo=Statuto del Comune di Piana degli Albanesi|accesso=24 giugno 2016}} {{pdf}}</ref>.
== Geografia fisica ==
[[File:Pamje e Horës së Arbëreshëvet.jpg|thumb|upright=1.6|Panoramica di Piana degli Albanesi]]
Piana degli Albanesi sorge su un [[altopiano]] [[Gruppo montuoso|montuoso]], la [[pianura]] della ''Fusha''. L'abitato originario si sviluppò inizialmente sull'erto [[monte Pizzuta]] (''mali Picuta''), se nonché, a causa delle rigide temperature, gli esuli albanesi si trasferirono poco più a valle, in prossimità della pianura sottostante, sulle falde della collinetta ''Sheshi''.
=== Territorio ===
Posta a un'altitudine di 740 [[Livello del mare|m s.l.m.]], Piana degli Albanesi è adagiata su un altopiano che termina in una conca su cui poggia il bacino del [[lago di Piana degli Albanesi]]. Il territorio è delimitato per lo più da confini naturali e si estende in direzione sud-est. Contornata da quattro imponenti [[Montagna|montagne]] (''[[monte Pizzuta|Pizzuta]]'', ''Kumeta'', ''Maganoce'', ''Xëravulli''), da altri siti naturalistici (Neviere, Grotta del Garrone, ''Honi''), e cinta dal verde dalla [[riserva naturale orientata Serre della Pizzuta]], gode di una suggestiva posizione geografica.
Per le sue peculiarità etniche, culturali, religiose, storiche e ambientali si inserisce nel variegato panorama siciliano come ''unicum'' irripetibile. Questo territorio è immerso in una complessa e originale cornice incontaminata, che comprende il lago, i monti e le tipiche contrade rurali. Questi territori offrono fauna e flora di primario interesse naturalistico, inoltre si apprestano a ospitare attività sportive quali: escursionismo a piedi, cicloturismo, equiturismo, canottaggio, parapendio. Queste caratteristiche hanno suggerito l'inserimento di Piana degli Albanesi nei beni territoriali del [[WWF]] e negli itinerari escursionistici denominati Sentieri Italia, che si propongono di stabilire un legame tra sud e nord d'Italia seguendo il filo conduttore delle antiche vie di comunicazione della montagna.
==== Orografia ====
[[File:PianaDegliAlbanesiMitLago.jpg|thumb|Panorama del sistema montuoso]]
Il territorio è delimitato da confini naturali, i monti di Piana degli Albanesi, un sistema di alture che sovrasta l'abitato formando un [[anfiteatro (geografia)|anfiteatro naturale]], comprendendo il bacino del [[lago di Piana degli Albanesi]]. Circa i tre quinti della sua estensione si trovano in zone collinari, mentre il restante appartiene ad una zona tipicamente montana. Il paesaggio montano è composto da rilievi di natura carbonatica, con prevalenza di dolomie, che derivano da processi carsici di epoca [[Mesozoico|mesozoica]].
Le principali cime del territorio di Piana degli Albanesi sono:
* [[Monte Pizzuta]] / Mali Picuta (1.333 m)
* Monte Kumeta / Mali Kumeta (1.233 m)
* Monte Maganoce / Mali Maghanuç (902 m)
* Monte Xëravulli / Mali Xëravull (1.246 m)
* Pizzo Pelavet / Maja e Pelavet (1.279 m m)
* Monte Argomëzit / Mali i Argomëzit (1.030 m)
* Pizzo Garrone / Maja e Gharrunit (1.123 m)
* Massiccio Rossella / Guri i Rruselës (1.064 m)
Appartengono alla stessa catena montuosa sud-orientale Pizzo Parrino / Maja e Priftit (977 m) e monte Giuhài / mali i Xhuhait (968 m), che fanno parte oggi di territori comunali limitrofi.
Il [[monte Pizzuta]], in direzione est-nord rispetto all'abitato, per l'imponenza della sua conformazione orografica nonché per la ricchezza della vegetazione e della fauna, ha un fascino particolare. È possibile visitarla mediante diversi itinerari naturalistici che, partendo dalla strada che porta all'antica chiesa rurale della Madonna Odigitria, portano alle sue vette, alla Grotta del Garrone, alle Neviere fino a [[Portella della Ginestra]].
Il monte Kumeta, posto in direzione ovest-sud, è un massiccio roccioso che custodisce numerosi fossili e presenta una vegetazione di [[muschi]] e [[licheni]]. Nel prospetto in parte rivolto verso Piana degli Albanesi la montagna riporta alcuni segni, ancora visibili, lasciati dalle cave di marmo. I toni cromatici vanno dal bianco fiorito, al rosa, al Rosso Kumeta o Montecitorio, cosiddetto perché le colonne del [[Palazzo Montecitorio]], sede del Parlamento nazionale a Roma, sono state realizzate con questo marmo. Il monte Maganoce, situato a sud-est sul versante del lago opposto all'abitato, presenta una particolare forma a dorso d'elefante sormontata da un fitto bosco. Il monte Xeravulli, ubicato accanto alla Pizzuta in direzione nord-est, è ricco di vegetazione e chiude idealmente la "corona" dei monti.
==== Idrografia ====
Il territorio è attraversato da vari torrenti e fiumi ricchi d'acqua, come il fiume Gjoni che attraversa il monte Xëravulli e scorre sotto il paese per sfociare nel lago, ma in particolare dal fiume ''[[Belice|Honë]]'' (nome locale del ''Belice Destro''), sbarrato negli [[Anni 1920|anni venti]] per la realizzazione del [[lago di Piana degli Albanesi]], dal [[1999]] Oasi naturale protetta e salvaguardata dal [[WWF]].
=== Clima ===
Piana degli Albanesi si trova in un altopiano circondato da alte montagne, ed è soggetta ad un microclima particolare. Le estati sono mediamente calde e soleggiate, ma più ventilate che nel resto dell'isola grazie alle brezze montane. Gli inverni sono generalmente freddi ma piuttosto variabili a seconda delle annate, con periodi nevosi rigidi. Diversamente dalle zone circostanti, la piovosità è più abbondante.
* Classificazione climatica da Confedilizia (classificazione legale per il consumo energetico) : zona D, 1711 GG<ref>{{cita web|url=http://www.confedilizia.it/clima-SICILIA.htm|titolo=Dati Confedilizia|accesso=28 marzo 2011}}</ref>.
== Origini del nome ==
Piana degli Albanesi è stata nella storia variamente denominata<ref>Bisogna distinguere le denominazioni usate dai suoi cittadini, diverse da quelle date dai paesi limitrofi</ref>. Nella ''licentia populandi'' concessa nel 13 gennaio [[1487]] agli esuli [[albanesi]], Piana degli Albanesi è circoscritta come ''Casale Planicili Archiepiscopatus Montisregalis'' o ''Piana dell’Arcivescovo''<ref>Riferito al territorio concesso agli albanesi, dopo gli accordi stipulati e le tasse decise, dall'arcivescovo di Monreale, nome riportato da [[Tommaso Fazello]] in ''De Rebus Siculis Decades Duae''.</ref><ref>{{cita libro|Giunta|Francesco|in AA. VV., Albanesi in Sicilia|a cura di Matteo Mandalà|2003|Palermo|p=25}}</ref>, ma fin dalla sua costruzione l'abitato ufficialmente fu conosciuto in latino "''Nobilis Planae Albanensium Civitas''"<ref>L'acronimo S.P.Q.A. (Senatus Populus Que Albanensis), ovvero N.P.A.C. (Nobilis Planæ Albanensium Civitas), si trova nelle fontane più antiche e nell'antica Matrice.</ref>. Questa denominazione mutò in ''Nobilis Planae Graecorum Albanensium Civitas'', con l'inserimento di ''Graecorum'' che indicava il [[rito bizantino]] professato della popolazione albanese (bizantino-greco e non [[Rito romano|romano-latino]]). Nei secoli, erroneamente, nell'uso catastale e abituale delle popolazioni limitrofe siciliane, rimase il nome di ''Piana dei Greci'', data anche la solita confusione d'identificazione degli ''arbëreshë'' confusi come greci per il [[Lingua greca|greco]] utilizzato nella [[Divina liturgia|liturgia]].<ref>Vito Amico, ''Dizionario topografico della Sicilia'', Volume II, Tipografia Pietro Morvillo, Palermo, 1856, p. 346.</ref><ref>{{cita libro|Scaglione (Saravulli)|Pietro|Historia e Shqipetarevet t’Italise|1921|New York|pp=62-63}}</ref><ref>«Colonia Shqipëtare e Siçilsë Fusha e Arbreshëvet, pa drejtesi e thirrë edhè e përnjohur nën emërin i pa drejtë Piana dei Greci. Gjografikët e shkrimtarët të shekulit XVIII, thirrën e shkruan, fjalën Greçi, prej shkakut e Fesë Ortodoxe, e përdorër prej Shqipëtarëvet. [...] Kur në të parat kohë Shqipëtarët emigruan n’Itali ishën të njohur vet prej populli Fea Greko-Latine, Me besuar Shqipëtarët në Ritin të Fesë Ortodoxe qenë prej popullit Siçilian shkëmbjer për Grekë, gabimi i emërit vjen nga ana e Fese, e jo nga kombesia (“La colonia albanese di Piana degli Albanesi erroneamente è denominata Piana dei Greci. I geografi e gli scrittori del XVIII secolo utilizzano Greci a causa della Fede Ortodossa praticata presso gli Albanesi”. [...] Quando nei primi tempi gli Albanesi emigrarono in Italia, erano conosciute solamente dal popolo la fede Greco-Latina. In verità gli Albanesi secondo il rito di Fede Ortodossa, sono dal popolo siciliano scambiati per Greci, l’errore del nome viene da parte della fede e non dalla nazionalità”».</ref>
Fu conosciuta e chiamata anche dalle popolazioni del circondario ''Casale di lu Mercu territorii Montisregalis'', ''Badia'' (perché la chiesa era stata sempre il punto di riferimento degli albanesi), ''La Chiana'' o ''Piana delli Greci''. I suoi abitanti o gli albanesi delle altre colonie di Sicilia che si avvicendavano per raggiungerla, invece, la identificavano come ''Sheshi'' (piazza, centro), ''Kazallot'' (per una specie di sineddoche: ''Kazallot'', toponimo locale, equivalente a ''Hora'')<ref>{{cita libro|Schirò|Giuseppe|Canti Tradizionali ed altri saggi delle colonie albanesi di Sicilia|1986|Palermo|Comune di Piana degli Albanesi|p= LXVIII}}</ref>, ''Fusha e Arbreshëvet'' e quindi ''Hora e Arbëreshëvet''. Il nome di ''Piana dei Greci'', in seguito a un regio decreto e alla volontà di cambiare la denominazione per il fatto che in esso non si evidenziava l’origine albanese, dal [[30 agosto]] [[1941]] venne modificato in Piana degli Albanesi<ref>Nella seduta del 27 settembre 1947, facendosi portavoce "del malcontento degli abitanti", il consiglio comunale di Piana degli Albanesi approvò all'unanimità una delibera che ripristinava la denominazione del paese in "Piana dei Greci". Ma la prefettura di Palermo non approvò la delibera comunale, in quanto, motivando così la sua scelta, la denominazione di Piana degli Albanesi era considerata la "più esatta storicamente ed etnograficamente".</ref>. Qualche mese dopo, per decreto della Sacra [[Congregazione per le Chiese orientali]] del 25 ottobre 1941, anche ecclesiasticamente il nome di ''Planen Graecorum'' venne cambiato in ''Planen Albanensium'', ossia Piana degli Albanesi.
Gli abitanti chiamano la cittadina nella propria parlata [[Lingua albanese|albanese]] ''Hora e Arbëreshëvet'', traducibile letteralmente in Città degli Albanesi, per questo - abitualmente - è detta semplicemente ''Hora'' (tipico degli ''[[Arvaniti|arbërorë]]'', come 'borgo'-'regione')<ref>Antonino Guzzetta, ''Osservazioni sulla parlata siculo-albanese di Piana degli Albanesi'', in "Boll, del centro di studi linguistici e filologici siciliani", 9 (1965), pp. 237-48.</ref>, vocabolo che nell’''[[Lingua arbëreshe|arbëresh]]'' ha assunto il significato di [[città]], capoluogo e sta per l'albanese ''qytet'', ad indicare che essa è la principale fra le [[Arbëreshë di Sicilia|comunità siculo-albanesi]]. Qualche anziano usa ancora dire ''Hora e t'Arbëreshëvet''. Gli abitanti in modo figurato si dicevano ''Bar i Sheshit'' (Erba dello ''Sheshi'', nati nello ''Sheshi'') e chiamano se stessi singolare ''arbëresh-i/e'', plurale ''arbëreshë-t''.
== Storia ==
=== Età medievale ===
La fondazione di Piana degli Albanesi (Hora e Arbëreshëvet) risale alla seconda metà del [[XV secolo]], quando un consistente gruppo di esuli provenienti dalle regioni centro-meridionali dell'[[Albania]] e in secondo momento dalla [[Morea]], cercarono rifugio in Italia, a causa dell'imminente avanzata turco-ottomana che minacciava la cristianità nei territori della penisola balcanica. L'esodo ebbe inizio in seguito alla disfatta dell'[[Impero Bizantino]] e alla morte di [[Giorgio Castriota Skanderbeg]], che vittoriosamente combatté per la libertà del proprio popolo per più di un ventennio.
Negli anni tra il [[1482]]-[[1485]] numerosi arbëreshë, dopo aver unanimemente difeso la propria terra, trovarono rifugio nelle vicine coste dell'Italia meridionale, lasciando con rimpianto la madrepatria. Grazie all'appoggio della [[Repubblica di Venezia]], che favoriva le migrazioni per ripopolare centri disabitati o colpiti da carestie, esuli della [[Himara]], tra cui consanguinei di Castriota e nobili della più elevata aristocrazia albanese, come risulta dai diplomi reali di quella epoca, riuscirono ad inoltrarsi sino a raggiungere la Sicilia. Sbarcati sul litorale, secondo la tradizione nei pressi di [[Solunto]], e costretti a dirigersi verso l'interno per timore di eventuali rappresaglie da parte dei turchi, i profughi cercarono in diverse parti della Sicilia il luogo dove insediarsi e dopo alcuni tentativi, durati diversi anni, si fermarono negli ampi territori amministrati dalla Mensa [[Arcidiocesi di Monreale|Arcivescovile di Monreale]]. Negli anni [[1486]]-[[1487]] fu chiesto al cardinale [[Juan Borgia (cardinale 1492)|Juan Borgia]] il diritto di soggiorno sulle terre di ''Mercu'' e ''Aydingli'', situate nell'entroterra montuoso presso la pianura della ''Fusha''. L'ambiente si presentava non lontano dai principali poli cittadini, ma alquanto riparato, fertile e ricco d'acqua. Stipulati i ''Capitoli'' di fondazione, la concessione ufficiale fu sancita per il 30 agosto dell'anno [[1488]]<ref name=studialb/><ref>I capitoli furono firmati dai seguenti nomi, rappresentanti della colonia albanese: Giovanni Barbato, Pietro Bua, Giorgio Golemi, Giovanni Schirò, Giovanni Macaluso, Tomaso Tani, Antonino Roscia, Matteo Mazza, Teodoro Dragotta, Giorgio Burlesci, Giovanni Parrino, Giorgio Lascari. Questi, a giusto titolo, possono essere considerati come i fondatori della cittadina.</ref>, cui seguì la costruzione del più grosso centro albanese dell'isola. Sorse da principio alle falde dell'erto [[monte Pizzuta]], ma i suoi fondatori, costretti dall'eccessiva rigidità del clima, si spostarono appena più a valle in prossimità della pianura sottostante. Il centro abitato si è quindi sviluppato su più quartieri, (alcuni fra i primi ''Qaca e vjetër'', ''Shën Gjergji'', ''Sheshi''), ognuno dei quali suddivisi in aree che generalmente prendono il nome dalle chiese in primis edificate, dai toponimi albanesi o dalle famiglie di Piana degli Albanesi, seguendo la morfologia montuosa del territorio. L'omogeneità sociale, culturale ed etnica degli albanesi si manifestò immediatamente con la rapida costruzione delle chiese di rito greco-bizantino e delle prime infrastrutture.
=== Età moderna ===
Nel [[1534]], durante la seconda diaspora albanese, altri gruppi di famiglie provenienti dalla [[Tessaglia]] e dalle città di [[Corone]], [[Modone]] e [[Nauplia]] in [[Morea]], attuale Peloponneso, si aggiunse ai primi esuli. A tal punto si struttura come comunità autonoma, nell'assetto amministrativo, giuridico, economico, culturale e religioso. I fondatori, desiderando mantenersi sempre albanesi, e non volendo confondersi con l'elemento eterogeneo che stringeali da ogni parte, ostacolarono l'accesso ai forestieri. Per molto tempo non fu permesso ai "latini" di risiedere nel paese oltre un determinato periodo di giorni<ref name=guidaillustr/>. Per atto espresso nel contratto del 30 agosto [[1488]], tra gli albanesi e l'arcivescovo di Monreale, le pubbliche cariche dovevano essere occupate dai soli cittadini [[albanesi]] di [[Rito bizantino|rito greco]]. Tale privilegio, riconosciuto unicamente agli arbëreshë di Piana degli Albanesi, rimase in vigore fino al [[1819]]<ref name=guidaillustr/>, e consentì agli esuli di difendere le proprie tradizioni etno-linguistiche e soprattutto religiose.
Verso la prima metà del [[XVIII secolo]] gli arbëreshë di Piana avviarono un profondo processo di rinnovamento spirituale e culturale, in sostegno alla salvaguardia dello specifico [[Etnia|etnico]], [[Oriente cristiano|religioso]] e culturale delle comunità albanesi.
=== Età contemporanea ===
Piana degli Albanesi fu tra i centri che nel [[1860]] presero parte alla [[Rivolta della Gancia]], con [[Giovanni Corrao]] e [[Rosolino Pilo]], come anche agli avvenimenti della [[spedizione dei Mille]] denominati [[Insurrezione di Palermo (1860)|Insurrezione di Palermo]].
Alla fine del [[XIX secolo]] i cittadini di Piana degli Albanesi parteciparono alle fasi più incisive del movimento dei [[Fasci Siciliani dei Lavoratori]] (localmente in [[lingua arbëreshe]] ''Dhomatet e gjindevet çë shërbejën'')<ref>{{cita|Edwin Jacques|581-640}}.</ref>.
Nei secoli [[XIX secolo|XIX]] e [[XX secolo|XX]], sospinta dai principi romantici e risorgimentali, una nutrita schiera di intellettuali si interessò della storia, della lingua, delle tradizioni poetiche popolari ''[[arbëreshë]]'', avviando un decisivo processo della storia letteraria albanese.
Nel corso del tempo gli abitanti, grazie alle proprie istituzioni culturali, sociali ed economiche, hanno mantenuto inalterata la propria originaria identità etnico-linguistica e religiosa, conservato gelosamente le proprie radici culturali quali il rito, la lingua, gli usi, le tradizioni e i caratteristici costumi femminili riccamente ricamati; e ancor oggi è inalterato l'attaccamento alla tanto amata [[Albania|madre patria]], sempre vivo nelle popolazioni [[italo-albanesi]].
=== Simboli ===
[[File:Piana degli Albanesi-Stemma.png|left|130px|Stemma del Comune]]
[[File:Hora e Arbereshevet.jpg|thumb|upright=0.6|Stemma]]
Lo stemma del comune di Piana degli Albanesi è così descritto dallo statuto comunale<ref name=statuto/>: {{citazione|[...] Ricamato con fili di seta di colore giallo in varie tonalità, raffigura un'aquila bicipite ad ali spiegate con le teste coronate e sormontate da una stella a sei punte e con tre spighe di grano in entrambi gli artigli.}}
Il [[gonfalone]] del comune di Piana degli Albanesi è un drappo rettangolare a fondo azzurro o rosso con al centro un tondo ornato di ricami in oro riproducenti la scritta in latino "{{maiuscoletto|Nobilis Planæ Albanensium Civitas}}" e caricato dello stemma. Il gonfalone è disciplinato dalle disposizioni statutarie del comune.
In origine lo stemma era costituito da due spighe unite per mezzo di un nastro a nodo con una stella a otto punte nella parte superiore e con l'acronimo S.P.Q.A. ({{maiuscoletto|Senatus Populus Que Albanensis}}), ovvero N.P.A.C. ({{maiuscoletto|Nobilis Planæ Albanensium Civitas}}). Tale stemma si può vedere in pietra locale nelle fontane più antiche, come quella della ''Fusha e Pontit'' (1765), e sulla porta laterale della Chiesa di San Giorgio Megalomartire, l'antica Matrice<ref name=guidaillustr>{{cita|Guida Piana dei Greci|V-VI}}.</ref>. In seguito si è sempre adoperata l'aquila bicipide albanese, con le spighe tra gli artigli e l'iscrizione N.P.A.C. Secondo quanto riportato dallo Statuto del comune di Piana degli Albanesi, il comune ha un proprio inno in albanese<ref name=statuto/>.
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
[[File:Piana degli Albanesi.jpg|thumb|Panoramica dalla collina ''Sheshi'']]
[[File:PianaDegliAlbanesiTreppen.jpg|thumb|upright=0.6|Una caratteristica via del centro storico]]
Il centro antico del paese interpreta lo stile costruttivo [[Tardo medioevo|tardo-medievale]], cinquecentesco e seicentesco, rispecchiando gli status sociali e le condizioni economiche dell'epoca in cui sorse l'insediamento. Sulla base dei documenti, ad oggi disponibili, è possibile supporre che gli arbëresh fondatori di Piana degli Albanesi, dopo quasi un secolo di permanenza nel luogo, abitassero in case costruite secondo schemi architettonici più medievali che cinquecenteschi, ne è testimonianza l'uso di [[arco (architettura)|archi]] in pietra e di [[volte a botte]].
Le [[strada|strade]] urbane sono strette e costituite da scalinate (''shkallët'') e dal vicinato (''gjitonì''), lo spazio fisico luogo di aggregazione antistante le abitazioni, ad eccezione della strada principale (''udha/dhromi i madh''), l'asse longitudinale ampio e rettilineo di Corso Giorgio Kastriota che si stende da nord a sud-est, e sul quale si arriva entrando nel paese. Il tessuto dell'area centrale è costituito da grossi lotti irregolari e da una trama viaria curvilinea tardo-medievale, spesso accidentata, con rampe gradinate. Il centro di aggregazione per eccellenza, luogo reale e simbolico di incontro, comunicazione e informazione, con funzione regolatrice, è la Piazza Grande, ossia Piazza Vitt. Emanuele (''Sheshi i Madh''), con la vecchia sede del municipio e le "quinte secentesche" costituite dalla fontana ''Tre Kanojvet'' e dalla chiesa-santuario di Maria SS. Odigitria.
Il patrimonio artistico e monumentale di Piana degli Albanesi è fondamentalmente percorso da due stili, o meglio da due culture: quella [[Arte barocca|barocca]], la cui esistenza si è protratta sino agli inizi del [[XX secolo|Novecento]]; e quella [[Arte bizantina|bizantina]], esistita sempre a livello latente e con periodi di piena espressione. I due stili hanno avuto anche momenti di fusione con esiti singolari. L'arte bizantina, quali erano legati gli esuli Albanesi, non viene abbandonata, anzi la sua influenza si fonde nell'orbita delle caratteristiche architettonico-urbanistiche.
Tra la fine del cinquecento e la prima metà del Seicento, principalmente, fu realizzato quanto vi è oggi di maggiore interesse artistico-architettonico: chiese, fontane, palazzi e assetto del centro storico. In questo periodo fu il barocco meno capriccioso e privato delle esasperazioni decorative lo stile che si affermò, e una personalità su tutte incise profondamente quegli anni, quella di [[Pietro Novelli]], architetto e pittore monrealese, molto attivo nella colonia [[Siculo-Arbëreshë|siculo-albanese]]<ref>{{cita|Antonio Cuccia|19-56}}.</ref>.
Nei secoli successivi, tra il [[XVIII secolo|Settecento]] e l'[[XIX secolo|Ottocento]], non si registrarono che aggiunte e completamenti compatibili con la conformazione ormai assestata. Nel secondo dopoguerra sono state operate trasformazioni urbanistiche e architettoniche, non sempre rispondenti a canoni culturalmente e scientificamente corretti, che hanno prodotto in alcuni casi danni irreversibili e compromesso il fascino originario. Parallelamente, però, si è registrata una attenzione particolare per l'arte bizantina, rivalutando gli aspetti storici e artistici conservati.
=== Architetture religiose ===
==== Chiese ====
[[File:ShënMitri.jpg|thumb|[[Cattedrale di Piana degli Albanesi]], interno]]
[[File:IconostasiCattedrale.png|thumb|Iconostasi della Cattedrale]]
[[File:Eterno Padre.jpg|thumb|upright=0.8|[[Pietro Novelli]] (XVII secolo), Eterno Padre partecipe alla Resurrezione del Cristo, affreschi della [[Cattedrale di San Demetrio Megalomartire|Cattedrale]]]]
[[File:Aquila bicipite bizantino-albanese Piana degli Albanesi.jpg|thumb|upright=0.8|Aquila bicipite bizantino-albanese della [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|Cattedrale]] (XX secolo)]]
[[File:ShënGjoni.jpg|thumb|upright=0.8|[[Michele Dixitdomino]] (XX secolo), mosaico bizantino di Sant'Antonio il Grande (''Shën Gjoni i Math'') nell'omonima chiesa]]
[[File:U jam.jpg|thumb|upright=0.8|Josif Droboniku (XXI secolo), particolare dell'affresco bizantino nella chiesa di San Giorgio che presenta una scritta in lingua albanese]]
'''{{maiuscoletto|(XV secolo)}}'''
; Chiesa rurale SS. Madonna Odigitria (''Klisha Shën Mëria e Dhitrjes te mali''): Sorge ai piedi del [[Monte Pizzuta]], poco distante dal centro abitato. Costruita in onore della Vergine nel [[1488]], anno in cui furono stipulati "I Capitoli di fondazione", la cui immagine era giunta in Sicilia con i primi esuli albanesi e che avrebbe indicato lì vicino il luogo dove la comunità albanese avrebbe dovuto insediarsi. A pianta quadrata, con abside rivolto a oriente e un altare centrale del [[XVIII secolo]], in marmi mischi, custodisce una immagine su tela della Madonna Odigitria, opera del [[1612]] di Pietro Antonio Novelli, padre del più celebre pittore monrealese. La chiesa custodisce una lapide, posta nell'ingresso centrale, che rammenta ai visitatori le vicende dell'insediamento. In due diversi periodi dell'anno, ossia a maggio e ad agosto, per tradizionale devozione secolare gli [[arbëreshë]] si recano prima dell'[[alba]] in questo santuario sacro per partecipare alla [[Divina Liturgia]] e infine intonare rivolti verso l'[[Albania]] canti sacri e popolari nostalgici per la Madre Patria.
; Parrocchia San Giorgio Megalomartire (''Famullia Shën Gjergji i Madhi Dëshmor''): Edificata nel [[1493]], è la più antica del centro urbano. Si accede alla chiesa mediante una scalinata che, prima della costruzione del convento adiacente avvenuta nel [[1716]], scendeva direttamente in piazza. Costituito da un'unica navata, con [[volta a botte]], troneggia un [[affresco]] di San Giorgio in gloria, opera settecentesca di Cristodoro. Chiusa ad ovest da un'[[abside]] sul cui catino un [[affresco]] bizantino raffigura [[Cristo Pantocratore]], riportante la scritta albanese "{{maiuscoletto|U Jam drita e jetës kush vjen prapa meje ngë ka të jetsënjë në të errët}}". Assai pregevole è il gruppo [[Scultura|scultoreo]] di [[San Giorgio]], titolare della chiesa, che trafigge con la sua lancia il drago, simbolo del male. Opera di Jeromus Bagnasco, il quale si ispira alla raffigurazione in argento della fibula del costume femminile albanese, ''brezi''. La chiesa è arricchita da numerose [[icona (arte)|icone]] di iconografi contemporanei dei Balcani e locali.
; [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|Cattedrale San Demetrio Megalomartire]] (''Kryeklisha Shën Mitri i Madhi Dëshmor''): Maestosa Cattedrale situata nel Corso Giorgio Kastrota. Vi si accede mediante una scalinata di [[Stile barocco|stile tardo-barocca]]; la facciata è abbellita da [[mosaici]]. L'interno, a tre navate separate da due file di otto [[colonne]] di [[marmo]] ed [[archi a tutto sesto]], contiene un'imponente [[iconostasi]] lignea, la più grande di Sicilia, con [[Icona (arte)|icone]] del monaco [[Creta|cretese]] Manusaki, che ricopre le tre [[Abside|absidi]]. Arricchiscono le pareti laterali della cattedrale [[Affresco|affreschi]] dell'iconografo greco Eleuterio Hatsaras e trittici di icone che raffigurano la vita della [[Maria (madre di Gesù)|Vergine]], le feste principali e i padri della [[Chiesa ortodossa]], quella centrale da affreschi del Katzaras raffiguranti feste Despotiche. Tra il [[1641]] ed il [[1644]], il monrealese [[Pietro Novelli]] eseguì gli affreschi delle absidi. L'opera più antica e di maggior rilievo artistico è l'icona della Madre di Dio con il Cristo di scuola senese del [[1500]], dipinta con tempera all'uovo. Sulla parete destra dell'entrata principale si trova una pala raffigurante San Demetrio e San Nestore, e il sepolcro del [[Servo di Dio]] [[Giorgio Guzzetta|P. Giorgio Guzzetta]], illustre personalità arbëreshë vissuta intorno al [[XVIII secolo]], che difese il rito orientale. Dal [[1784]] la chiesa fu sede del vescovo ordinante di rito greco-bizantino in Sicilia. Fino al [[1924]], in Piana degli Albanesi, la chiesa di San Demetrio era la sola parrocchia con un Collegio di quattro papàs.
'''{{maiuscoletto|(XVI secolo)}}'''
; Parrocchia Santuario SS. Madonna Odigitria (''Famullia Shejtërore Shën Mëria e Dhitrjes''): Fu ricostruita ed ampliata nel [[XVII secolo]] su progetto di [[Pietro Novelli]]. L'interno conserva ancora oggi tale struttura, l'unica a [[pianta centrale]] con un'ampia cupola. In esso si conserva la grandiosa artistica statua della vergine Odigitria sorretta da due monaci, realizzata verso la fine del Seicento, in legno stuccato e dorato. Incassato nella statua si trova la venerata icona dell'Odigitria, portata dall'[[Albania]] nel [[XV secolo]] dagli esuli albanesi fondatori di Piana degli Albanesi. Di molto pregio è anche l'antica icona bizantina del [[XVI secolo]], raffigurante la dormizione di Maria Vergine. Nelle navate laterali si trovano due piccole iconostasi e quattro altari in marmo rosso Kumeta con antichi stemmi delle famiglie albanesi Schirò, Matranga, Schiadà.
; Parrocchia San Vito (''Famullia Shën Viti''): Comunemente detta ''Sëndu Viti'', è un esempio dell'arte tardo-barocca del paese, ricca di fregi, di altari intarsiati in marmi policromi. La chiesa, appartenente inizialmente ai fedeli di [[rito bizantino]], fu ceduta da questi ai latini. Possiede una grande scalinata barocca risalta il portale settecentesco, composto dalle statue marmoree di S. Pietro e S. Paolo, da due putti e un medaglione. Nella chiesa a tre navate con l'abside e l'unica cappella laterale, poiché l'altra è stata adibita a sacrestia, si conservano importanti opere d'arte: la statua dell'Immacolata e la statua di S. Vito Martire.
; Chiesa San Nicola di Mira (''Klisha Shën Kolli''): Fu eretta sul luogo dove già esisteva un'antica chiesetta dedicata allo stesso santo. La chiesa ha particolare rilievo artistico per le pregevoli [[icona (arte)|icone]] del Seicento e del Settecento dell'iconostasi. La chiesa è ad una sola navata; le pareti sono arricchite da [[Icona (arte)|icone]] di scuola cretese e siculo-albanese del Settecento, che si differenziano dalle altre per l'uso di una tempera grassa e per il fondo in argento a mecca. Annesso alla chiesa vi è il Seminario greco-albanese e la sede dell'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]].
; Chiesa Madonna del Rosario (''Klisha Shën Mëria e Rruzarjit''): Rimaneggiata nel tempo, il sacerdote Papàs Antonino Costantino, nel [[1741]], proprietario della chiesa di S. Venanzio, la donò alla Confraternita del Rosario. Fornita di [[iconostasi]], è abbellita da mosaici e icone neo-bizantine. Nel mese di ottobre, dedicato alla Madonna del Rosario, vi si svolgono interessanti funzioni religiose in [[Lingua arbëreshë|albanese]]<ref>{{cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/pages/storiaecultura/chiese/rosario.htm|titolo=Storia e Cultura: le chiese|accesso=6 maggio 2013}}</ref>(''Moi i Otuvrit'').
; Parrocchia Sant'Antonio il Grande (''Famullia Shën Gjoni i Madh''): Edificata nel [[1562]] per volere del sacerdote Papàs Teodoro Parrino, è l'unica che ha mantenuto l'altare ad [[Est|oriente]] così come è in uso nell'architettura bizantina. La chiesa, a forma di [[croce greca]] mancante di un braccio, nasconde l'altare con una semplice [[iconostasi]] da cui emerge dal Vima l'antico l'affresco del [[XVI secolo]] raffigurante la Madonna con [[Giovanni Battista|S. Giovanni Battista]] e l'[[Arcangelo Gabriele]], a cui sono molto devoti gli albanesi. Le pareti laterali sono abbellite da due [[Mosaico|mosaici]] di [[Michele Dixitdomino]], cui figurano [[Caterina d'Alessandria|S. Caterina]] e l'altro [[Antonio abate|S. Antonio il Grande]], e [[icona (arte)|icone]] bizantine con scene bibliche varie. Fu restaurata, con la costruzione degli annessi locali, nella prima meta del XX secolo da Papa Sotir Prence, sacerdote albanese esule della estrema dittatura atea in Albania.
'''{{maiuscoletto|(XVII secolo)}}'''
; Parrocchia Santissima Annunziata (''Famullia Shën Mëria e Lajmëruar''): Nota come ''Patret'' per l'attiguo Convento, l'interno presenta una forma anomala, una navata centrale e una navata destra. L'[[altare]] in marmo quadrato bizantino, sorretto da quattro colonne che rappresentano i quattro [[Evangelisti]], è preceduta come dai canoni bizantini da un'[[iconostasi]], con icone di Josif Droboniku. Rilevanti sono le opere del [[Pietro Novelli|Novelli]], una tela raffigurante San Pietro liberato e l'[[affresco]] dell'Annunciazione del [[1646]] nell'abside, ultima opera dell'artista, eseguito per interessamento del sacerdote Papàs Tommaso Petta.
'''{{maiuscoletto|(XX secolo)}}'''
; Chiesa conventuale Santissimo Salvatore alla Sclizza (''Klisha manastir Shejt Shpërtimtar te Sklica''): Edificata nella prima metà degli anni [[1950|'50]] e situata alla sommità dell'omonima collinetta, in una invidiabile posizione panoramica che domina tutta al valle di Piana degli Albanesi, è inserita in un complesso edilizio-monumentale gestito dai monaci basiliani italo-albanesi di rito bizantino, che fanno capo alla [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|Badia di Grottaferrata]]. In stile neo-bizantino, l'esterno presenta marmi locali, maioliche con i quattro evangelisti e un mosaico raffigurante la Vergine col bambino. L'interno, a una navata, è arricchito dal [[mosaico]] del [[Cristo Pantocratore]] benedicente, da un iconostasi in marmi mischi, opera dell'artista locale Spiridione Marino, e da [[icona (arte)|icone]].
==== Chiese e cappelle rurali ====
Oltre alle chiese urbane, vi è gran numero di cappelle e chiese rurali che in genere prendono il nome dalla contrada in cui si trovano. Molte di queste cappelle rurali, la cui costruzione è di difficile datazione, esistono tuttora.
[[File:Shrine_in_Sicily_with_Arberisht_language.jpg|thumb|Cappella Maria SS Odigitria (Shën Mëria e Dhitrjes), in zona Kryqa e Palermës. Presenta la scritta albanese ''Falem o Mërì'' (Ave o Maria)]]
* Madonna delle Grazie o della Scala (''Shën Mëria e Hirevet'' o ''e Shkallës''), del [[1560]], alle falde del monte Maganoce
* Santa Caterina (''Shën Katarina''), in contrada Fusha
* Madonna dell'Udienza (''Shën Mëria e Godhencës''), sul poggetto omonimo
* Madonna dello Stretto (''Shën Mëria e Stritit''), della metà del [[XVI secolo]], in contrada Shën Ëngjëlli
* San Giovanni (''Shën Jani''), nella contrada omonima, all'interno dell'abitato. È prevista la sua costruzione in stile neo-bizantino, sempre nella stessa contrada.
* San Mercurio (''Shën Merkuri''), in contrada Brinja
* Madonna Nascosta (''Shën Mëria e Fshehur''), contrada Argomezët
* Madonna della Pietà (''Shën Mëria e Boshit''), a pochi chilometri dal centro abitato in località Argomezët
* Maria Addolorata (''Shën Mëria e Dhëmbur''), alla sommità dello Sheshi
* Cappella Maria SS Odigitria (''Shën Mëria e Dhitrjes''), in zona Kryqa e Palermës
* Cappella San Michele Arcangelo (''Shën Mikelli Arkëngjëll''), nello Sheshi
==== Edicole sacre ====
[[File:Falem o Meri.jpg|thumb|upright=0.5|Edicola sacra in marmi e pietra locali dedicata all'Odigitria in zona ''Arku Zallapiut'', con scritta votiva in albanese]]
Numerose [[Edicola|edicole]] votive sono erette nel centro urbano. Le edicole sacre di Piana degli Albanesi testimoniano la forte tradizione religiosa orientale della popolazione e rappresentano veri e propri luoghi di culto. La maggior parte non si è conservata, alcune si trovano in uno stato di mediocrità strutturale ed estetico; altre ancora conservano affreschi della scuola del [[Pietro Novelli|Novelli]].
Sono state censite trentaquattro edicole dedicate prevalentemente alla [[Odigitria|Madonna Odigitria]], le altre sono andate perdute. Un'altra tipologia comprende le edicole realizzate sul prospetto delle case per devozione delle famiglie albanesi. Molte di queste sono andate distrutte dopo il rifacimento dei prospetti delle abitazioni, quando sono state operate trasformazioni non rispondenti ai giusti canoni. Molteplici sono quelle riportanti scritte in albanese, di solito ''Falem Mëri'' (Ave Maria). Alcune presentano ricche decorazioni in marmo Rosso Kumeta. Una delle particolari edicole è quella inserita su un masso denominato Pietra di Maria (''Guri i të mjerës Mas Marës'').
==== Altri edifici sacri ====
[[File:Episcopio_e_Seminario_Piana_degli_Albanesi.jpg|thumb|Palazzo vescovile di Piana degli Albanesi, con annesso il Seminario eparchiale Italo-Albanese]]
[[File:Sklica.jpg|thumb|Monastero basiliano (''Sklica'')]]
; Oratorio S. Filippo Neri (''Rritiri''): Accanto alla Parrocchia di San Giorgio, sorse per opera del [[Servo di Dio]] Padre [[Giorgio Guzzetta]] nel [[1716]] per i sacerdoti [[Celibe|celibi]] di [[rito bizantino]], i quali dal [[1759]] arricchirono la chiesa di [[decorazioni]] e di [[affreschi]]. L'Oratorio funzionò fino alla soppressione del [[1866]]; l'ultimo sacerdote, morto nel [[1900]], fu Papàs Filippo Guzzetta. Oggi è sede del Museo civico etnoantropologico, una piccola parte è ancora legata ai locali per uso parrocchiale della chiesa.
; Seminario Eparchiale (''Seminari i Eparhisë''): Collegato alla chiesa di San Nicola e annesso, peraltro, alla sede della [[Eparchia di Piana degli Albanesi]], costituisce un polo di grandissimo interesse culturale e storico. Trasferito a Piana degli Albanesi a causa dei [[Bombardamento|bombardamenti]] aerei del [[1945]], che distrussero il venerabile Seminario Italo-Albanese di [[Palermo]] ([[1734]]) sito nell'omonima via, faucina dei più grandi religiosi e [[intellettuali]] [[arbëreshë]], sono di particolare importanza il Museo e la Biblioteca Eparchiale. Nel salone di rappresentanza del Seminario hanno trovato collocazione un busto dello scultore [[Ignazio Marabitti|I. Marabitti]] raffigurante Padre [[Giorgio Guzzetta]], fondatore del Seminario Italo-Albanese, e la [[tela]] ottocentesca di grandi dimensioni, dipinta ad olio di A. D'Antoni e raffigurante [[San Nicola di Mira]] in paramenti vescovili orientali che dona i suoi averi ai poveri. I paramenti indossati in questo quadro da San Nicola ed il pastorale sono custoditi presso il Museo Eparchiale di Piana degli Albanesi. Di recente avvio di un progetto di fondazione del Centro Polivalente di Cultura Albanese, presso di esso allocato, che costituirà di fatto il nucleo operativo più importante, sul territorio nazionale, per lo studio, la ricerca e l'attività di documentazione, divulgazione e promozione della identità della etnia albanese.
; Collegio di Maria (''Kulexhi i Shën Mërisë''): Sorse addossato alla preesistente chiesa dedicata a Maria Santissima Odigitria, ricostruita, poi, su disegno di [[Pietro Novelli]] ([[XVII secolo]]). Il Collegio di Maria accoglie le suore Collegine di [[rito bizantino]]. Fu fondato nel [[1733]] ad opera di zelanti sacerdoti, da Papàs [[Antonio Brancato]] con la cooperazione del [[Servo di Dio]] Padre [[Giorgio Guzzetta]], che tenevano molto alla formazione delle ragazze del paese, visto che per i ragazzi si era provveduto attraverso la fondazione dell'oratorio S. Filippo Neri, che era preludio dell'opera più vasta del Seminario Italo-Albanese di Palermo. Nel corso dei secoli le suore Collegine, insieme alle giovani studentesse, hanno coltivato l'arte del ricamo patrio, sia dei costumi femminilli italo-albanesi che per i paramenti sacri, inoltre, le suore arbëreshe hanno aperto scuole di ogni ordine e grado (alla scuola di stampo antico, che ha formato schiere di generazioni di ragazze provenienti da tutte le comunità albanesi di Sicilia, le religiose hanno sostituito quelle legalmente riconosciute e poi quelle paritarie. La scuola media risale al 1953-1954 ed è stata chiusa nel 1968 quando è subentrata quella statale. Negli anni sessanta emerse l'esigenza di dar vita ad una scuola superiore locale, l'apertura nel 1962 dell'Istituto Magistrale L.R. “Padre Giorgio Guzzetta", tuttora funzionante. Continua, fin dalle origini, l‘attività della scuola dell'infanzia). La comunità collegina ha dato un valido contributo alla storia della chiesa italo-albanese di Sicilia, sia nella conservazione del rito bizantino, sia nel versante della cultura e dell'insegnamento, un contributo che continua tuttora.
; Convento SS. Annunziata (''Patret''): Accanto alla Parrocchia omonima, nacque dopo il [[1673]] quando Benef. Francesco Petta ne cedeva l'uso ai Padri Cappuccini, diventato, dopo la soppressione del [[1866]], un Ricovero di agricoltori invalidi amministrato da un'apposita commissione e diretto dalle [[Suore basiliane figlie di Santa Macrina|suore basiliane]] albanesi.
; Monastero dei Padri Basiliani (''Sklica''): Sorto per iniziativa dei [[Ordine basiliano italiano di Grottaferrata|monaci basiliani]] dell'[[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|abbazia di Grottaferrata]] -i cui monaci sono provenienti dalle comunità albanesi di Sicilia e Calabria- che, avendo acquistato nel [[1949]] una grande proprietà (dell'''arbëresh'' Sclizzi), vi avevano impiantato una fattoria scuola per i figli dei lavoratori agricoli. Ospita una piccola biblioteca relativa alla cultura albanese e uno studio di un artista locale del mosaico e di icone.
=== Architetture civili ===
Il contesto [[Urbanistica|urbano]] di Piana degli Albanesi è punteggiato da numerosi [[Palazzo|palazzi]] di notevole interesse [[Architettura|architettonico]]. Alcuni degli edifici storici più significativi (Ospedale, Albergo Ricovero per gli agricoltori, Teatro, Mulini, Palazzo Manzone) sono stati descritti dallo storico ''arbëresh'' Giorgio Costantini ([[1838]] - [[1916]]), che nel [[1915]] scrisse una "Monografia di Piana dei Greci"<ref name=gcostantini />.
Il [[centro storico]] è collegato alla nuova zona cittadina in [[contrada (geografia)|contrada]] ''Shën Jani'' da un imponente Ponte-viadotto costruito sul [[fiume]] ''Gjoni'', in zona Tozia, dall'[[ingegnere]] [[Mario Umiltà]] ([[1950]]), per volere dell'onorevole ''arbëresh'' Rosolino Petrotta ([[1894]] - [[1969]]). Sempre su volere di Petrotta fu costruito in quegli anni, alle pendici di Pizzo Garrone in contrada Ogiditria, ai piedi del [[monte Pizzuta]], un grande complesso architettonico a tre elevazioni, inizialmente nuovo ospedale di Piana degli Albanesi, poi abbandonato, e da poco struttura destinata ad attività residenziale per anziani non autosufficienti (R.S.A. di Piana degli Albanesi) con necessità di cure integrate sanitarie e socio-sanitarie.
Tra le attuali architetture civili si menzionano: il Palazzo Manzone (''Pallaci Mancuni''), in zona ''Sheshi''; l'Ospedale (''Spitalli'') in Corso Kastriota; la Casa del Vicario Foraneo (''Shpia e Vikarit''), in zona ''Sheshi''; la Sede Municipale del Comune (''Bashkia''), in contrada ''Shën Jani''; la ex-pretura, oggi sede del Giudice di Pace (''Gjykatësi për Paqen'') in Corso Kastriota; la Scuola elementare Skanderbeg (''Skolla fillore Skënderbeu'') in contrada ''Shën Jani''; la Scuola materna M. SS Odigitria" (''Skolla fëmijësh Shën Mëria e Dhitrjes'') e la Scuola media Demetrio Camarda (''Skolla e mesme Dhimitër Kamarda''), in contrada ''Guri Mas Marës''; l'Auditorium Portella della Ginestra (''Auditori Purtelja e Jinestrës''), contrada Tozia (''Tocja''); la ex-Sede Comunale (''Bashkia e vjetër''), oggi Biblioteca Comunale Giuseppe Schirò; il Museo civico Nicola Barbato, sito nell'ex-Oratorio S. Filippo Neri, contrada San Giorgio. Uno degli antichi mulini cittadini, in Piazza San Rocco (''Shën Rroku''), è oggi trasformata in un autofficina. La grande ed elegante struttura del cine-teatro ed ex Carcere mandamentale (''Kine-teatëri e Fëlaqi'') in Corso Kastriota è abbandonato.
==== Fontane ====
Le tipiche [[Fontana|fontane]] (''kronjet'') in pietra locale, distribuite nei quartieri del [[centro storico]], contribuiscono ad arricchire il patrimonio artistico di Piana degli Albanesi, e costituiscono un'importante testimonianza storica. Oltre ad assolvere al loro compito di rifornimento idrico, erano un luogo sociale dove si ritrovavano gli abitanti del [[quartiere]], e quanti di passaggio, a discutere e a scambiarsi [[Notizia|notizie]] e [[Informazione|informazioni]].
Tra le molteplici fontane, di particolare importanza vi sono:
[[File:Tre Kanojvet.jpg|thumb|Fontana dei Tre Cannoli/Bocche (''Kroi Tre Kanojvet'')]]
; ''Tre Kanojvet'': In Piazza Grande, è una tipica fontana [[Seicento|secentesca]]. A forma di "tempio", fu costruita nel [[1608]]-[[1609]] su commissione dei Giurati e dietro autorizzazione del Vescovo di Monreale da un architetto ''arbëresh''. La data impressa sulla lapide conseguentemente (riporta sulla parete una lapide del 1659, anno in cui i Giurati e il Sindaco commissionarono la sua costruzione) si riferisce ad ulteriori interventi, ovvero quando alla fontana fu aggiunto il timpano triangolare, ancora oggi presente. Qui si rievoca il [[6 gennaio]] - secondo il [[rito bizantino]] - il [[battesimo di Gesù]] nel [[Giordano (fiume)|Giordano]].
; ''Fusha e Pontit'': In corso Umberto I, recante lo [[stemma]] in rilievo di Piana degli Albanesi e la sigla "SPQA 1765", data della sua edificazione.
; ''Kroi me një gojë'': Nella parte alta del Corso Castriota, vicino alla [[Cattedrale di San Demetrio Megalomartire|Cattedrale]], è una delle più antiche dalla tipica forma cinquecentesca e riporta su una lapide la data di costruzione [[1567]]. A differenza delle altre che riportano lo [[stemma]] di Piana degli Albanesi (due spighe legate da un nastro con la stella a otto punte) questa riporta uno stemma diverso a forma di giglio, simile a quello fiorentino, affiancato dallo stemma cardinalizio dell'Arcivescovado monrealese. Restaurata nel 1989 e in esercizio.
; ''Kriqja e Palermës'': In via Fra.sco Crispi, monumentale fontana ottagonale in pietra locale del [[XVII secolo]], recante una lapide commemorativa ormai persa; trasformata.
; ''Sëndu Roku'': Nel quartiere San Rocco, con lapide storica del [[XVII secolo]].
; ''Shën Kolli'': In Piazza S. Nicola, ristrutturata e in esercizio.
; ''Shën Jani'': Antistante al plesso della scuola elementare [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Skanderbeg]], del [[XVIII secolo]], dismessa.
; ''Fovara e Shën Gjonit'': Ormai interrata, si trovava a ridosso della chiesa di Sant'Antonio il Grande.
[[File:Hora e Arbëreshëvet. Fontano.jpg|thumb|Fontana ''Kanalli i ri'']]
; ''Kanalli i ri'': In via Fonte Padre Giorgio Guzzetta, costruita intorno al [[1700]] per volere dell'Apostolo degli Albanesi.
; ''Kroi Kastriota'': Tipica fontana in pietra posta nella parte bassa del Corso Castriota.
; ''Kroi Mashili'': In Piazza Mashilli, trasformata e in esercizio.
; ''Kroi Arkuleuni'': Sotto l'omonimo [[Arco (architettura)|arco]].
; ''Fovara e Rrugaçit'': Sotto il viadotto Tozia, ricostruita e in esercizio.
; ''Tek Ulliri'': Antistante il [[convento]] SS. Annunziata, ristrutturata.
; ''Shën Mëria e Ghodhencë'': Nei pressi del macello comunale, dimessa. Riporta uno stampo dello stemma comunale.
Ancora intatta è una fontana in pietra locale e marmo Rosso Kumeta posta nella parte bassa di Corso Castriota.
==== Masserie ====
Nel territorio [[Collina|collinoso]] del comune di Piana degli Albanesi si possono scorgere tredici [[masseria|masserie]], aziende agricole di medie dimensioni condotte da un massaro. Le masserie, comprensive di [[podere]], [[casa colonica]] e servizi, erano destinate ad uso abitativo di proprietari [[Barone|baroni]] e [[Massaio|massari]]. Questi sistemi di [[edilizia rurale]] ebbero inizio a partire dal Seicento, e si sviluppavano in genere perimetralmente lungo un ampio [[cortile]] ai cui lati erano poste, fino alla prima metà del [[XX secolo]], le abitazioni dei contadini, i granai, i depositi di derrate [[Alimento|alimentari]] e le [[Stalla|stalle]]; e in alcune di esse, come a ''Duku'' e ''Rusela'', si trovano [[chiesa (architettura)|chiese]] rurali.
Le colture prevalenti erano, e in gran parte lo sono ancora, i seminativi e i [[vigneto|vigneti]], oltre agli [[Allevamento|allevamenti]] di [[bovini]] e [[ovini]]. La costruzione era generalmente in muratura portante con frequente uso di [[arco (architettura)|archi]] in blocchi di [[pietra calcarea]]. La casa padronale, posta al primo piano, dominava tutta la masseria e presentava rifiniture più accurate, come il [[pavimento]] in cotto, mentre nel resto della costruzione la pavimentazione era in lastricato di pietra. Solo alcune delle tredici masserie pervenute sono riuscite a mantenere uno stato di conservazione soddisfacente. Dove sono state eseguite ristrutturazioni, le masserie hanno subìto profonde modificazioni che in qualche caso ne hanno stravolto l'impianto originario.
Questi piccoli centri di vita agricolo-pastorale hanno perso dopo la [[riforma agraria]] del [[XX secolo|secolo scorso]] gran parte della loro importanza. Alcune sono in semi stato d'abbandono, ma molte altre ancora in funzione e divise in miniproprietà tra gli ''arbëreshë'' degli ex feudi o trasformate in [[agriturismo|aziende agrituristiche]]. Le masserie prendono in genere il nome dalla contrada in cui sono ubicate.
{|style="width: 100%; align:top"
|-
|valign=top|
* Masseria Casalotto (''Masaria Kazalloti'')
* Case Dingoli (''Shpitë Dinguh'')
* Masseria Rossella (''Masaria Rusela'')
* Masseria Ducco (''Masaria Duku'')
* Masseria Giuhai (''Masaria Xhuhai'')
* Masseria Kaggiotto (''Masaria Haxhioti'')
* Masseria Baglio Maganoce (''Masaria Maganuçi'')
|valign=top|
* Masseria Guadalami (''Masaria Guajdhallam'')
* Masseria Sant'Agata (''Masaria Shën Arhta'')
* Masseria Portella della Ginestra (''Masaria Gryka e Spartavet'')
* Masseria Costa Mammana (''Masaria Kosta Mamana'')
* Masseria Cannavata (''Masaria Kanavata'')
* Masseria Jancheria (''Masaria Jankeria'')
* Masseria Scala delle Femmine (''Masaria Shkalla e Femravet'')
|valign=top|
|}
Altre [[Masseria|masserie]], adiacenti al territorio comunale, appartengono storicamente e tradizionalmente alla comunità di Piana degli Albanesi: Masseria Kaggio (''Masaria Haxhi''); Masseria Montaperto (''Masaria Mëndhapert''); Masseria Manali (''Masaria Manali''); Masseria Duccotto (''Masaria Dukoti''); Masseria Lupotto (''Masaria Llupoti''); Casa dell'Aquila (''Shpitë i Aikullës'').
=== Altro ===
;Piazze e strade
* Corso [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Kastriota]]
* Via [[Strage di Portella della Ginestra|Martiri Portella della Ginestra]]
* Viale [[8 marzo]] o [[28 novembre]]<ref>Dedicata al giorno nazionale dell'[[Indipendenza]] d'[[Albania]] (1912) dalla dominazione [[Impero turco|turca]], alla quale gli ''arbëreshë'' di Piana degli Albanesi diedero un importante apporto culturale.</ref>
* Piazza [[San Nicola di Mira]]
* Piazza [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vitt. Emanuele]] o [[Giorgio Guzzetta|P. Giorgio Guzzetta]], già Piazza Grande
;Statue ed altri monumenti
[[File:Hora e Arbëreshëvet. Skulptaĵo de Patrino Teresa de Kolkato.jpg|thumb|upright=0.5|Pirgu, statua marmorea di [[Madre Teresa di Calcutta]], nota religiosa albanese]]
Diversi monumenti decorano piazze e vie di Piana degli Albanesi: il monumento ai caduti della [[Prima Guerra Mondiale]] - inaugurato nel 1921 - insieme al monumento ai caduti della [[Seconda Guerra Mondiale]], di Spiridione Marino (1997), situati in Piazza [[Vito Stassi]] ''Karushi'', prospiciente la [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|Cattedrale di San Demetrio]]; il busto di [[Giorgio Castriota Scanderbeg]], opera di Odhise Paskali e dono della [[Repubblica Popolare Socialista d'Albania]] nel [[1968]], posto nuovamente dal 2014 all'interno della Villa Comunale Albania (''Kopshti i Bashkisë Shqipëria''), già conservata nella Biblioteca comunale G. Schirò; la [[statua]] marmorea di [[Madre Teresa di Calcutta]], nota religiosa albanese, opera dello scultore ''shqiptar'' Pirgu (2006), all'interno della Villa Comunale Albania; il monumento [[Bronzo|bronzeo]] di Padre [[Giorgio Guzzetta]], l'Apostolo degli [[Albanesi di Sicilia]] sito in Piazza Vitt. Emanuele e opera dell'[[artista]] locale ''arbëresh'' Spiridione Marino ([[2009]]).
Un antico monumento, il Cippo di Garibaldi, inaugurato il 29 maggio [[1910]] alla Madonna dell'Udienza (posta ai limiti dell'abitato di Piana degli Albanesi in direzione est-sud)<ref name=gcostantini />, oggi in cattivo stato di mantenimento, ricorda il punto in cui [[Giuseppe Garibaldi]] fece sosta, grazie agli aiuti degli ''arbëreshë'', prima di arrivare a [[Palermo]].
Esistono molti punti [[Panorama|panoramici]] cittadini (''Sheshi'', ''Shkembi'', ''Shën Mëria e Dhitrjes te mali'', ecc.) e un Parco sub-urbano.
;Memoriale di Portella della Ginestra
{{Vedi anche|Portella della Ginestra}}
In località Portella della Ginestra, sul luogo della [[Strage di Portella della Ginestra|tragedia]], sorge un [[memoriale (monumento)|memoriale]] costituito da numerose iscrizioni incise su pietre locali di grandi dimensioni, poste attorno al "Sasso di Barbato", dal nome del [[Socialismo|socialista]] italo-albanese [[Nicola Barbato]] da Piana degli Albanesi, fondatore e dirigente dei [[Fasci siciliani|Fasci siciliani dei Lavoratori]].
=== Siti archeologici ===
A pochi chilometri a sud da Piana degli Albanesi, in Contrada Sant'Agata (''Shënt Arhta'' in [[Lingua arbëreshë|arbëreshë]]), è situato un antico insediamento denominato [[Pirama]], rilevante necropoli paleocristiana di età tardo-romana, attualmente soggetta al centro di ricerca archeologica. L'importante scoperta ha dato un'ulteriore conferma della produttività culturale antica e moderna del territorio. I reperti, scoperti nel 1988, non hanno ancora trovato spazio nei Musei archeologici regionali, e sono stati dislocati provvisoriamente dal Museo Regionale Archeologico di [[Marineo]] presso i locali, dal 1991, del [[Museo Archeologico Regionale di Palermo]] [[Antonino Salinas|Salinas]].
=== Aree naturali ===
{{Vedi anche|Lago di Piana degli Albanesi|Riserva naturale orientata Serre della Pizzuta}}
; Lago di Piana degli Albanesi
[[File:Lago_Piana_degli_Albanesi.jpeg|thumb|Il [[Lago di Piana degli Albanesi]]]]
Il [[lago di Piana degli Albanesi]] (''liqeni i Horës së Arbëreshëvet''), realizzato sbarrando il corso del [[fiume]] [[Belice]] Destro (''lumi Honë''), nel territorio del [[comune]] di Piana degli Albanesi, è uno dei più antichi [[lago|laghi artificiali]] d'[[Italia]]. Costituitosi nel [[1923]] con finanziamenti S.G.E.S., oggi ENEL, l'uso prevalentemente è [[idroelettrico]] e solo in via secondaria le [[Acqua|acque]] vengono adoperate a scopo irriguo e per l'approvvigionamento idrico della cittadina e della città di Palermo. Il bacino imbrifero occupa una superficie totale di 45,10 km². Il lago occupa, alla quota di massimo invaso (612 m s.l.m), una superficie liquida di 3,78 km², per ua capacità utile massima di 39,9 Mm3, ed una utile di 33 Mm3, presenta una profondità massima di 35,8 metri ed una media di 10,6 metri.
È una delle aree di pregio ambientale e naturalistico affidato in gestione al [[WWF]] Italia. Il lago, dal punto di vista paesaggistico e turistico, costituisce un'importante area naturalistica, e, insieme a lingua, rito e costumi d'appartenenza, è uno degli elementi ambientali più rappresentativi di Piana degli Albanesi.
[[File:Hora.jpg|thumb|Panorama di Piana degli Albanesi dalla parte orientale della ''Fusha'', contornata dalla [[riserva naturale orientata Serre della Pizzuta]]]]
; Riserva naturale orientata Serre della Pizzuta
La ''[[riserva naturale orientata Serre della Pizzuta]]'' è un'area protetta del dipartimento regionale di [[Sicilia]], situata nel territorio comunale ed istituita con Decreto Assessoriale 744/44 del 10 dicembre [[1998]]. È affidata all'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana e gestita dall'Ispettorato Ripartimentale delle foreste.
== Società ==
=== Evoluzione demografica ===
{{Demografia/Piana degli Albanesi}}
=== Etnie e minoranze straniere ===
Secondo i dati [[ISTAT]] al 31 dicembre [[2009]] la [[popolazione]] straniera residente era di 207 persone. La [[Nazione|nazionalità]] maggiormente rappresentata in base alla percentuale sul totale della popolazione residente era quella [[Albania|albanese]] con 95 cittadini residenti. Una florida comunità [[Albanesi|albanese]] d'[[Albania]] di recentissima [[immigrazione]], post caduta del [[Repubblica Popolare Socialista d'Albania|regime comunista]] del [[1990]], convive ed è bene [[integrazione (scienze sociali)|integrata]] nel tessuto sociale di Piana degli Albanesi, con la creazione di una comunità di ''arbëreshë'' che raccoglie al suo interno un nucleo radicato di ''shqiptarë''.
Tra il [[1997]] e il [[2002]] il [[comune]] e l'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]] hanno dato accoglienza e aiuto agli [[albanesi]] del [[Kosovo]] colpiti dalla [[Guerra del Kosovo|guerra]]<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionesandemetriopiana.org/Fondazione_San_Demetrio/Guarda_lAlba_files/Guarda%20l'alba.pdf|titolo=Volontari in Kosovo – Albania|accesso=20 aprile 2016}} {{pdf}}</ref>.
Da altri fenomeni di [[guerra]] e rivolta quali la primavera araba, che hanno interessato il Nord-Centro [[Africa]] e determinato imponenti flussi migratori verso l'[[Europa]], con accordi a partire dal 2011-2012 sino a un massimo di sei anni, Piana degli Albanesi da attualmente accoglienza a cittadini libici, maghrebini ma anche della Costa d'Avorio e di altre parti dell'Africa.
;Identità
{{citazione|[[...]] è bene che si sappia che gli albanesi tengono più alla loro nazionalità e ai riti trasmessi dagli antenati, che alla vita svuotata, e non sono estranei a sacrificar questa contro chichessìa.|[[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]], [[1923]]}}
La composizione [[Gruppo etnico|etnica]] di Piana degli Albanesi si distacca significativamente da quella dell'ambiente circondario, e la percentuale etnica albanese è pressoché il totale dei residenti<ref name=stalbanesi>{{cita|Il sistema arbëresh|104-105}}.</ref><ref>{{cita|Condizioni di minoranza oggi|84-120}}.</ref>. La popolazione costituisce un sistema socio-culturale [[Arbëreshë|arbëresh]], che configura un sistema storicamente consolidato e dotato di un profilo autonomo nel territorio. L'origine unica e peculiare, con i forti connotati storici, culturali e valoriali costituiscono punti specifici della comunità, d'altra parte il fattore territoriale rende esemplare il valore dell'interculturalità ormai perfettamente integrata<ref name=stalbanesi/><ref>{{cita|Albanica|31-46}}.</ref>. Un passo avanti in tal senso è rappresentato dalla definizione delle [[Isola linguistica|minoranze etno-linguistiche]] attraverso la [[legge]] statale n. 482 del 15 dicembre [[1999]]<ref>La Legge n. 482 del 15 dicembre 1999 disciplina in maniera organica la tutela delle minoranze etno-linguistiche, di storico insediamento, presenti in Italia, individuando le minoranze ammesse a tutela (art. 2) e stabilisce le modalità di individuazione degli ambiti territoriali (art. 3) in cui la legge trova applicazione.</ref>.
L'identità ''arbëreshe'', temperata in terra straniera (''te dheu i huaj''), ne suggella il forte carattere autoctono. Gli assi portanti della comunità sono: la in [[Lingua arbëreshë|arbëreshë]], il [[rito bizantino]], i costumi e gli usi tradizionali, la storia. La componente sociale è stata la forza endogena di Piana degli Albanesi: l'''intellighentia arbëreshe'', papàs in primo luogo ed esponenti della vita politica e culturale, attraverso istituzioni e l'operato di numerosi uomini illustri, hanno operato con zelo per difendere le peculiarità identitarie. Il mantenimento dello status ''arbëresh'', come in ogni realtà identitaria, si confronta quotidianamente con il trasformismo socio-culturale e se una volta ignorarsi a vicenda fra albanesi e siciliani era il modo di conservare ognuno le proprie specificità<ref>{{cita|Le minoranze etniche e linguistiche|II}}.</ref>, le attuali dinamiche territoriali non lo consentono nella misura in cui il sistema-mondo si esprime mediante relazioni dal locale al sovra-locale.
Gli specifici culturali, quali rito, lingua e costumi, vengono tuttora mantenuti vivi da tutta la comunità, grazie ad una forte e radicata tradizione popolare in cui l'etnia albanese di questo popolo è legato e si riconosce, e da istituzioni religiose e culturali che contribuiscono validamente alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio avito<ref name=stalbanesi/>.
=== Lingue e dialetti ===
[[File:MirëSeNaErdhët.jpg|thumb|Tabella bilingue all'ingresso dell'abitato]]
[[File:Bilingual signs.JPG|thumb|Insegne bilingui in italiano e in albanese]]
La traccia più evidente della forte identità etnica di Piana degli Albanesi è la [[lingua albanese]] (gluha arbëreshe, arbërishtja), parlata da tutti, tanto che è facilmente intuibile da subito tra la [[Popolo|gente]], i nomi delle [[Strada|strade]], le [[Segnaletica bilingue|indicazioni stradali]] e le insegne delle [[Negozio|attività commerciali]] e delle [[Associazione di promozione sociale|associazioni]] (es. Bar ''Shqjpëria'', Circolo ''Vatra'', Società ''Shoqëri Bujqësore'', ecc.). L'esodo e la lontananza dalla Madre Patria non ha scalfito il grande orgoglio ''arbëreshë'' e la [[comunità]] ha preservato il più possibile la propria [[lingua (linguistica)|lingua]], che è tra gli aspetti essenziali e peculiari dell'identità stessa della comunità.
La parlata, pur con le sue particolarità fonetiche e morfo-sintattiche, appartiene alla variante linguistica albanese ''toskë'' diffusa nel sud dell'[[Albania]] ed è pienamente riconosciuta e tutelata dalla [[legislazione]] statale ([[legge]] 482/1999) e dalle leggi regionali, in ambito amministrativo locale e dalle scuole dell'obbligo quale lingua di minoranza etno-linguistica.
L'[[Comune|amministrazione comunale]] promuove e favorisce con impegno e con ogni mezzo la diffusione, la valorizzazione e I'[[insegnamento]] [[Scuola|scolastico]] della lingua e della cultura albanese intesa quale fondamentale strumento di identificazione della comunità<ref name=statuto/>. È garantito nei rapporti con l'amministrazione comunale I'uso [[Oralità|orale]] della lingua albanese, mentre I'uso [[Scrittura|scritto]] può essere disciplinato da apposito regolamento<ref name=statuto/>. Nel territorio del comune è adottato I'uso bilingue (italiano e albanese) nella [[toponomastica]] con lo spirito di sottolineare la specificità etnico-linguislica albanese<ref name=statuto/>.
La lingua albanese costituisce ancora oggi la lingua madre ed è il veicolo di comunicazione principale<ref>{{cita|Lingua albanese|}}.</ref>. I cittadini sono [[Bilinguismo|bilingui]], in grado di utilizzare l'[[lingua albanese|albanese]] e l'[[lingua italiana|italiano]]<ref>{{cita|La lingua|25-26}}.</ref>.
Molto intensa è l'attività culturale tesa al mantenimento del patrimonio etnico-linguistico: si svolgono ogni anno manifestazioni teatrali in arbëreshë, esibizioni di gruppi folkloristici e musicali, ed è fiorente la produzione letteraria albanese di autori locali, conosciuti anche in [[Albania]] e in [[Kosovo]]. La [[lingua arbëreshe]] è usata inoltre in radio private e soprattutto in testi e riviste periodiche, private e istituzionali, di informazione culturale.
Piana degli Albanesi dispone di un nutrito repertorio [[orale]] e [[Scrittura|scritto]] di [[Proverbio|proverbi]] (''fjalë t'urta''), [[Glossario delle frasi fatte|modi di dire]] (''fjalë të moçme'') e [[Filastrocca|filastrocche]] (''vjershë për fëmijë'')<ref name=Cantitra>{{cita|Giuseppe Schirò|86-119}}.</ref>; diversamente, per ovvie ragioni, è più modesta quella delle [[Favola|favole]] (''pugharet'') e dei [[Racconto|racconti]] (''rrëfymet'') a sfondo [[Mito|mitico]] e [[leggenda]]rio che hanno una comune matrice [[Balcani|Penisola balcanica]]<ref>{{cita|Udhëtimi|XI}}.</ref>.
=== Religione ===
{{citazione|Voi siete qui […] il drappello di profughi che, sostenuti dalla loro profonda fede evangelica, più di cinquecento anni fa giunsero in Sicilia, trovarono non solo un approdo stabile per il futuro delle loro famiglie come nucleo della Patria lontana, ma anche l'Isola maggiore del ''Mare Nostrum'', che per la sua posizione naturale, è un centro di comunicazione tra Oriente e Occidente, un provvidenziale congiungimento tra sponde di diversi popoli […]. La Divina Provvidenza, la cui sapienza tutto dirige al bene degli uomini, ha reso la vostra situazione feconda di promesse: il vostro rito, la lingua albanese che ancora parlate e coltivate, unitamente alle vostre centenarie costumanze, costituiscono un'oasi di vita e di spiritualità orientale genuina trapiantate nel cuore dell'Occidente. Si può pertanto dire che voi siete stati investiti di una particolare missione ecumenica [...].|Tratto dal discorso pronunciato da [[Papa Giovanni Paolo II]] in occasione del suo incontro con la Comunità eparchiale, avvenuto il 21 novembre del [[1982]] presso la Concattedrale dell'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]]<ref name=StoriaEparchia>{{Cita web|url=http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteInfo.asp?idPag=1|titolo=Storia > cenni storici|editore=www.eparchiapiana.it|accesso=28 marzo 2006}}</ref>.}}
[[File:Stemma_Eparchia_Piana_degli_Albanesi.jpg|thumb|[[Eparchia di Piana degli Albanesi]], stemma]]
La [[Chiesa cattolica italo-albanese|Chiesa Italo-Albanese]] comprende tre Circoscrizioni ecclesiastiche<ref name=annuario>{{cita|Annuario diocesano|12-44}}.</ref>: l'[[Eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi]] per gli ''[[arbëreshë]]'', o italo-albanesi, dell'[[Italia Meridionale|Italia continentale]], l'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]] per gli ''[[arbëreshë]]'' di [[Sicilia]] e il [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|Monastero Esarchico di Grottaferrata]] gestito da [[Monaci basiliani|monaci]] italo-albanesi a [[Roma]].
L'Eparchia di Piana degli Albanesi difende il proprio patrimonio [[Etnia|etnico]]-[[cultura]]le, la propria tradizione religiosa<ref>{{cita|Oriente Cristiano|06-07}}.</ref> e trasmette la tradizione culturale, spirituale e [[Divina liturgia|liturgica]] della [[Chiesa bizantina]] dal tempo di [[Giustiniano]] ([[VI secolo]]). L'eparchia è stata da sempre propensa all'[[ecumenismo]].
I fedeli della Eparchia sono distribuiti in 15 [[Parrocchia|parrocchie]], nei seguenti cinque [[Comune|comuni]] tutti in [[città metropolitana di Palermo|provincia di Palermo]]: Piana degli Albanesi (''Hora e Arbëreshëvet''), [[Contessa Entellina]] (''Kundisa''), [[Mezzojuso]] (''Munxifsi''), [[Palazzo Adriano]] (''Pallaci'') - queste ultime due comunità caratterizzate da una marcata eredità storica e culturale albanese - [[Santa Cristina Gela]] (''Sëndastina''), oltre alla parrocchia, concattedrale dell'eparchia, di [[Chiesa della Martorana|San Nicolò dei Greci]] alla Martorana (''Klisha e Shën Kollit së Arbëreshëvet''), con giurisdizione personale sulla comunità albanese residente in [[Palermo]], per una popolazione complessiva di 33 000 fedeli. [[Eparca]] (Vescovo): S.E. Rev. Mons. [[Giorgio Demetrio Gallaro]], succeduto a S.E. Rev. Mons. [[Sotìr Ferrara]].
==== Rito bizantino-greco ====
[[File:Papàdes.jpg|thumb|I [[Sacerdote|sacerdoti]] [[italo-albanesi]] di [[rito bizantino]] (''papàs'')]]
Il [[Rito bizantino|rito]] di Piana degli Albanesi si differenzia dalle altre [[Regione ecclesiastica Sicilia|Chiese di Sicilia]] e costituisce l'eredità più importante della [[Chiesa orientale]] di [[Bisanzio]]<ref>{{cita|Rodo Santoro|50-56}}.</ref>, da dove si propagò sino alle terre più periferiche dell'[[Impero Romano d'Oriente]] molto prima che gli [[albanesi]] le lasciassero, costretti a fuggire. Per la particolarità di esso, infatti, e per l'uso della [[lingua greca antica]] nelle celebrazioni [[Divina liturgia|liturgiche]] la cittadina fu chiamata in passato Piana dei Greci. La forte caratterizzazione si riferisce particolarmente alla modalità, ai [[Simbolo|simbolismi]], alle forme solenni e grandiose delle celebrazioni e delle sacre funzioni. Il [[rito bizantino]], anche detto rito bizantino-greco o rito greco, assieme alla [[lingua albanese]] e ai costumi tradizionali, costituisce il tratto più importante dell'[[identità (scienze sociali)|identità]] ''[[Arbëreshë|arbëreshe]]''. Ancora oggi gli splendori ortodossi sono rievocati nei solenni [[Messa pontificale|Pontificali]], dalla ricchezza dei [[Paramento liturgico|paramenti sacri]] indossati dal gran numero di [[Celebrante|celebranti]], i quali ripetono gli antichi gesti carichi di simbolismo e dai particolari canti che sono tra i più incontaminati ed antichi<ref>{{cita|Divina Liturgia|03-04}}.</ref>. Gli Uffici divini sono più lunghi e solenni; al canto dei [[salmi]] si alternano lunghe letture di testi [[Bibbia|biblici]]; allo stare in piedi, le prostrazioni profonde; ai [[colori]] dorati dei paramenti, quelli [[Rosso|rossi]] e quelli [[viola (colore)|violacei]]; alle musiche gioiose, quelle meste e solenni. In questo contesto maestoso, tutto ha un significato: i [[Gesto|gesti]], i [[Canto|canti]], le [[processioni]], i [[fiori]], i [[profumi]], gli [[Incenso|incensi]].
Il [[clero]] della comunità è organizzata in un'[[Eparchia di Piana degli Albanesi|Eparchia]] retta da un [[Eparca]], che viene designato dalla [[Sede Apostolica|Sede Pontificia]] e ha rango di [[vescovo]]. Nelle [[Cerimonia|cerimonie]] più solenni veste i paramenti [[Chiesa ortodossa|ortodossi]] come il tipico copricapo (''[[Mitra (copricapo)|mitra]]'') e il [[Pastorale (liturgia)|pastorale]] (''ravhdes'') sormontato da due teste di [[serpente]] contrapposte che si fronteggiano, simbolo della prudenza evangelica. I [[Sacerdote|sacerdoti]] (''papàs'') portano, in genere, i [[capelli]] lunghi con la coda (''tupi''), indossano abitualmente il tipico copricapo cilindrico nero (''kalimafion'') e hanno la [[barba]] lunga.
Per il [[Cristiano (religione)|cristiano]] di [[rito bizantino]] la ricchezza di simbolismi non è altro che un mezzo di conoscenza semplice ed immediato di [[Dio]]. Le [[Divina liturgia|sacre liturgie]] sono quelle scritte dai [[Padri della Chiesa]]: quella di [[Basilio Magno|San Basilio]] per il primo di [[gennaio]], la [[sera]] della vigilia di [[Natale]] (''Krishtlindje'') e dell'[[Epifania]] (''Ujët e pagëzuam'') a conclusione del [[digiuno]], le [[Quaresima|domeniche di Quaresima]] (''Dielljat e Kreshmës'') e il [[Giovedì santo|giovedì]] e il [[sabato santo]] e ; quella di [[San Giovanni Crisostomo]] nelle altre occasioni. Le manifestazioni religiose si svolgono lungo tutto l'[[anno]], ma raggiungono il loro culmine nella celebrazione della [[Settimana Santa]] (''Java e Madhe''), evento religioso di fortissima [[spiritualità]], il più grande avvenimento del [[calendario]] bizantino. In essa, infatti, trova giustificazione tutto il discorso [[escatologico]] e ogni motivo di [[speranza]], come canta il famoso [[inno]] del ''Christòs anèsti'' / ''Krishti u ngjall'' (Cristo è risorto): {{citazione|Cristòs anèsti ek nekròn, thanàto thànaton patìsas, ketis en tis mnìmasin zoìn charisà menos. / Krishti u ngjall Ai tue vdekur, ndridhi vdekjen e shkretë e të vdekurëvet te varret i dha gjellën e vërtetë.|Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a quanti giacevano nei sepolcri ha donato la vita.}}
=== Tradizioni e folclore ===
{{organizzare|Sezione ipertrofica contenente descrizioni dettagliate di eventi (alcuni con voce dedicata) da verificare con fonti terze che ne accertino la rilevanza "almeno nazionale". Da ristrutturare come da [[Wikipedia:Modello di voce/Comuni italiani#Tradizioni e folclore]]}}
{|style="width: 100%; align:top"
|-
|valign=top|
* ''Ujët të pagëzuam'': [[Epifania]], la [[Chiesa cattolica italo-albanese|Chiesa Italo-Albanese]] celebra il [[Battesimo di Gesù]] con la Benedizione delle acque nella [[fontana]] della piazza principale e il volo della colomba (6 gennaio)
* ''Kalivari'': [[Carnevale]] (gennaio-febbraio)
* ''Festivali i Kanollit e Prodhime tipike'': [[Sagra (festa)|Sagra]] del Cannolo e Prodotti tipici (febbraio)
* ''Lluminarji'': Falò di [[San Giuseppe]] (19 marzo)
* ''Kreshmët'': [[Quaresima]]
* ''Lazëri'': [[Resurrezione di Lazzaro]], la sera del venerdì precedente la Settimana Santa, secondo il [[calendario]] bizantino
* ''E Diellja e Rromollidhet'': [[Domenica delle Palme]]
* ''Java e Madhe'': [[Settimana Santa]], si celebrano con riti solenni e maestosi i misteri divini nel [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|Duomo]], nell'intervento dell'eparca. Le donne vi accorrono indossando i corredi più ricchi.
* ''Pashkët'': [[Domenica di Pasqua]] secondo la [[liturgia bizantina]]
* ''Shën Gjergji i Madhi Dëshmor'': Patrono [[San Giorgio|San Giorgio Megalomartire]] (23 aprile)
* ''E para e Mait'': [[Festa del lavoro]] e Commemorazione Martiri di [[Portella della Ginestra]] (1º maggio)
* ''Horartistike'': Pianartistica (maggio)
* ''Shega'': (Il Melograno) evento culturale ed etnomusicale ''arbëresh'' (maggio-giugno)
|valign=top|
* ''Shën Mëria e Tajaviës'': [[Pellegrinaggio]] Mad. di Tagliavia (giugno)
* ''Riti i Shën Janit e i Shën Pjetër'': [[Rito]] di [[Giovanni Battista|S. Gioavanni]] e [[San Pietro|S. Pietro]] (24-29 giugno)
* ''Vera Arbëreshe'': Estate Albanese, manifestazione culturale e sportiva (luglio-agosto)
* ''Pesëmbëdhjetë të Sh. Mërisë së Dhitrjes'': Quindicina alla Madonna SS. Odigitria, dedicato alla solennità della Madonna nella chiesa rurale omonima (1-15 agosto)
* ''Vjetori i Themelimit'': Anniversario della Fondazione di Piana degli Albanesi (30 agosto)
* ''Ndihma Shën Mëria e Dhitrjes'': Principale Patrona [[Odigitria|Maria SS. Odigitria]] (2 settembre)
* ''Horartizanat'': Pianartigianato (Settembre)
* ''Moi i Otuvrit'': evento liturgico in [[lingua albanese]] secondo la [[liturgia bizantina]] (ottobre)
* ''Shën Mitri i Madhi Dëshmor'': Patrono [[Demetrio di Tessalonica|San Demetrio Megalomartire]] (26 ottobre)
* ''Festivali i vajt, verës e bukës'': Sagra dell‘olio, del vino e del pane tipico locale (novembre)
* ''Dita e Flamurit'': [[28 novembre|Giornata dell'Indipendenza Albanese]] (28 novembre)
* ''Krishtlindjet'': [[Natale]] secondo la [[liturgia bizantina]] (24-25 dicembre)
|valign=top|
|}
;Epifania
Il [[6 gennaio]], festa della Teofania (''Ujët të pagëzuam''), presso la fontana dei Tre cannoli, l'eparca e i sacerdoti dopo aver celebrato in [[cattedrale]] la liturgia eucaristica rievocano nel canto ''Në Jordan'' la discesa dello [[Spirito Santo]] nel [[Giordano (fiume)|Giordano]] il giorno del [[battesimo di Cristo]], nel rito della benedizione delle acque. Il Vescovo immerge nell'acqua della fontana per tre volte la croce, reggendo con l'altra mano il candelabro a tre ceri e un rametto di ruta.
Nell'occasione di festa occorrono donne in costume tradizionale di Piana degli Albanesi, accompagnati dagli uomini nelle varie tipologie del costume. Alla fine della cerimonia una simbolica [[columbidae|colomba]] viene fatta scendere dal tetto dell'antistante chiesa dell'Odigitrìa. È usanza, dopo la benedizione, donare le arance ai fedeli presenti.
;Carnevale
Il [[Carnevale]] (''Kalivari'') di Piana degli Albanesi è vissuto in maniera diversa dalle solite usanze del periodo. Ricorre dall'indomani dell'[[Epifania]] al mercoledì delle Ceneri, ed è, per definizione, festa trasgressiva nella quale la normalità viene temporaneamente accantonata per dare libero sfogo al gioco e alla creatività. Il Carnevale, trovandosi in inverno, periodo del freddo e della fame, rappresentava la festa popolare più importante dell'anno.
Dopo l'Epifania fino al martedì grasso la cittadina si trasforma. Lungo il corso principale Giorgio Kastriota, nelle vicinanze della piazza, nel vecchio cinema e anche in qualche locale privato ai lati del corso, si aprono sale da ballo occasionali. Ragazzi e adulti, solo maschi, si riversavano in questi locali adattati a balere improvvisate, a volte con musica dal vivo, pagando un piccolo biglietto e, dopo essersi accomodati, aspettano d'esser chiamati al ballo dalle donne, rigorosamente mascherate, tanto da essere irriconoscibili. Esse entrano nei locali e indicano col dito o qualche oggetto i fortunati cavalieri invitati a ballare, i quali non possono rifiutare. Non è raro imbattersi a scherzi, fatti a conoscenti, mariti, fidanzati o semplici estranei nel segno del sano divertimento, niente velleità di conquista. Essere scelti è motivo di orgoglio, ma, per tradizione, è per lo più impossibile carpire l'identità della dama o magari riuscire a convincerla a mostrare il volto.
In modo rivoluzionario per la condizione femminile del passato, soltanto le donne possono invitare al ballo, con il divieto di invitare o scherzare con i forestieri non ''arbëreshë'' (''litint''), non solo perché appunto non ''arbëreshë'', ma anche per le risse causate dal loro comportamento poco ortodosso. Nessuno beve, in passato non erano previste consumazioni ed era rarissimo che nascessero questioni fra italo-albanesi, oltre al senso di comunità, le regole erano semplici e rispettate.
Durante il Carnevale, una volta, erano abituali diversi giochi: l'albero della cuccagna (''ntinë''), su cui ci si arrampicava per afferrare i premi posti in cima; e, appese su una corda, le pignatte di terracotta (''poçet''), contenenti “sorprese”, che dovevano essere rotte, a turno, da una persona bendata. Numerosi sono i detti carnevaleschi in albanese, i più celebri e ricorrenti sono ''Kalivari papuri papuri merr një cunk e e vu te tajuri'' (Carnevale tra saggi e matti, prendi una cacca e te la metti sul piatto) o ''Kalivari të divërtirej shiti kalin'' (Carnevale per divertirsi ha venduto il cavallo)<ref>{{cita web|url=http://www.unibesa.it/images/Biblos.pdf|titolo=Giuseppina Demetra Schirò, Kalivari: passato, presente, futuro (?) di una tradizione, in Biblos 2003|accesso=5 giugno 2016}}</ref>. Tuttora a Piana degli Albanesi l'ultimo lunedì di Carnevale si preparano e si consumano frittelle a forma sferica o schiacciata, di pasta lievitata, fritta e zuccherata, detti ''Loshka'' e ''Petulla''. Vietato usare, nell'occasione, il costume tradizionale albanese o suoi componenti, conservati gelosamente dalle donne ''arbëreshe'' e legati decisamente a momenti più sacri e rilevanti.
; Settimana Santa
{{vedi anche|Settimana Santa di Piana degli Albanesi (Java e Madhe)}}
La Pasqua Albanese (''Pashkët Arberëshe''), che per la complessità dei riti, la sontuosità e la raffinatezza dei paramenti sacri e degli abiti femminili, le manifestazioni folcloristiche, costituisce il momento più importante e noto di Piana degli Albanesi, occasione in cui ogni ''arbëreshë'' ritrova le proprie radici, consapevole del valore del patrimonio religioso e culturale della comunità<ref>{{cita web|url=http://www.bibliotecacentraleregionesiciliana.it/misc_14_b_1703.pdf|titolo=Java e Madhe te Hora e Arbëreshëvet (La Settimana Santa a Piana degli Albanesi)|autore=Comune di Piana degli Albanesi|accesso=26 giugno 2016}}</ref>.
=== Istituzioni, enti e associazioni ===
A Piana degli Albanesi, centro più importante degli albanesi di Sicilia, hanno sede molte istituzioni relative all'aspetto culturale arbëreshë. Sin dal [[XVII secolo]] uomini e istituzioni hanno operato per la tutela e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Era la ''intellighentia arbëreshe'' rappresentata dai protagonisti della vita culturale e politica: papàdes, intellettuali e studiosi che in prima persona attraverso le istituzioni hanno proferito il loro impegno per la conservazione del patrimonio linguistico, etnico e religioso<ref name=stalbanesi/>. Incisivo ed esemplare è stato il contributo delle istituzioni ecclesiastiche per il mantenimento e il rafforzamento dell'identità, in primo luogo il ''Seminario Italo-Albanese''<ref name=stalbanesi/>, dal 1945 Seminario Eparchiale attiguo alla sede dell'Episcopio. Per quanto riguarda la sanità, nel [[1668]] venne fatto edificare l<nowiki>'</nowiki>''Ospedale'' lungo il corso principale. Nel [[1716]] fu fondato l'''Oratorio'' (''Rritiri'') per l'educazione dei sacerdoti celibi di [[Rito bizantino|rito greco]], ed il ''Collegio di Maria'' nel [[1733]]<ref>{{Cita web|url=http://www.collegiodimariapiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1:ilcollegio&catid=1:collegio&Itemid=21|titolo=Il Collegio|editore=www.collegiodimariapiana.it|accesso=28 ottobre 2010}}</ref>, per la formazione delle giovani donne arbëreshe. L'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]] è stata ufficialmente designata nel [[1937]]<ref name=StoriaEparchia/>.
Tra il [[XX secolo|XX]] e il [[XIX secolo]], segno di una più matura coscienza dell'identità, sono fiorite istituzioni a carattere [[scientifico]]-[[didattico]], che hanno diffuso la cultura arbëreshe in ambito extra-territoriale: il ''Comitato italo-albanese'' (fine Ottocento), la ''Lega italo-albanese'' ([[1921]]) e il ''Centro Internazionale di studi albanesi R. Petrotta'' ([[1948]]). Promosse dalla ''Cattedra di Lingua e letteratura albanese'' dell'[[Università di Palermo]] sono state importanti divulgazioni scientifiche. L'approfondimento della cultura albanese e l'esigenza di preservarla è merito del grande impulso delle sedi culturali presenti nel territorio: le istituzioni [[Scuola|scolastiche]] e la ''Biblioteca comunale Giuseppe Schirò''. Altre istituzioni ed espressioni [[cultura]]li, [[Pubblico|pubbliche]] e [[Diritto privato|private]], salvaguardano il patrimonio avito: il ''Museo civico etno-antropologico Nicola Barbato'', l<nowiki>'</nowiki>''Associazione teatrale Ansambli i Teatrit Popullor Arbëresh'', il ''Gruppo Folcloristico Shqiponjat'', l'''Associazione musicale Dhëndurët e Arbërit'', la ''Cooperativa Bar i Sheshit'', la ''Cooperativa Portella delle Ginestre'', l<nowiki>'</nowiki>''Akademia e Muzikës Arbëreshe'', l<nowiki>'</nowiki>''Associazione culturale Fjala e re'', l<nowiki>'</nowiki>''Associazione creativa Luleari'', l<nowiki>'</nowiki>''Associacione culturale Mondo Albanese'', l<nowiki>'</nowiki>''Associazione turistica Pro Loco Piana degli Albanesi''<ref>{{Cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/pages/storiaecultura/letteratura.htm|titolo=Letteratura|editore=www.pianalbanesi.it|accesso=12 febbraio 2010}}</ref>.
== Cultura ==
=== Istruzione ===
==== Biblioteche ====
[[File:Piana-degli-Albanesi-bjs2007-01.jpg|thumb|La Biblioteca comunale "G. Schirò" nella ex sede municipale sita nella piazza principale]]
La Biblioteca Comunale "[[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]]" (''Biblioteka e Bashkisë "Zef Skiroi"'') di Piana degli Albanesi, intitolata al [[poeta]] e letterato italo-albanese, ha sede presso l'ex sede [[Municipio (edificio)|municipale]] sita in pieno [[centro storico]], nella [[piazza]] principale. Dispone di un fondo librario di oltre 30.000 titoli, cui si aggiungono 1.500 unità di materiale audiovisivo<ref>{{cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/hora.htm|titolo=Biblioteca Comunale di Piana degli Albanesi|accesso=30 marzo 2010}}</ref>. Per valorizzare il patrimonio etnico e linguistico e specifici aspetti della storia e della cultura locale è stata creata una sezione speciale sulla cultura albanese. Si è dedicata una particolare attenzione alla valorizzazione e all'incremento delle pubblicazioni in lingua ''arbëreshe'' e in generale verso tutte le opere sulle [[Isola linguistica|minoranze etno-linguistiche]].
Presso la sede dell'Episcopio, all'interno del [[Seminario]], è ospitato l'importante [[Biblioteca]] dell'[[Eparchia di Piana degli Albanesi]], con antichi libri [[manoscritti]] e materiale a [[stampa]] dai secoli [[secolo XVI|XVI]]-[[secolo XVII|XVII]] alla prima metà del [[secolo XX]]. La Biblioteca dell'[[eparchia]] riunisce in sé importanti fondi librari: quello del Seminario Italo-Albanese di [[Palermo]], della [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|chiesa di San Demetrio Megalomartire]], dell'Oratorio dei Padri di [[Rito bizantino|rito greco]] a Piana degli Albanesi (''Rritiri''), del Ricovero degli agricoltori invalidi (''Patret''), dell'Episcopio e altre ancora. Si tratta di un rilevante complesso librario, superiore certamente a 10.000 titoli. Il fondo contiene anche un imprecisato, ma rilevante numero di [[Cinquecentina|cinquecentine]], secentine e settecentine, oltre agli ulteriori volumi dei secoli XX-XXI. Il Seminario è, inoltre, la sede dell'Archivio storico diocesano, che comprende anche la parte superstite dell'[[archivio]] storico del [[comune]] andato distrutto da un incendio nei primi anni '50. La sede suddetta è utilizzata solo come luogo di conservazione e di consultazione, non di prestito, infatti, occorre precisare che la Biblioteca per motivi rigorosamente statutari si rivolge tendenzialmente ad un pubblico di utenti specializzati o comunque ad un pubblico di studiosi intenti nella ricerca scientifica.
=== Media ===
==== Radio ====
* Radio Hora
* Radio Jona
==== Stampa ====
* Fiala e t'in Zoti
* Oriente Cristiano (tra Palermo e Piana degli Albanesi)
* Jeta Arbreshe
* Lajmtari i Arbëreshëvet
* Mondo Albanese
* Fluturimi i Aikullës
* Biblos
==== Cinema ====
Numerosi sono i film e documentari girati a Piana degli Albanesi, scelta spesso come set naturale per la sua bellezza, o riguardanti aspetti della cultura, fatti o storie della comunità.
* ''[[1860 (film)|1860 I mille di Garibaldi]]'' di [[Alessandro Blasetti]] (1934)
* ''[[I fuorilegge]]'' di [[Aldo Vergano]] (1949)
* ''Colonie Albanesi d'Italia'' di Alberto Pozzetti (1955)
* ''Oriente Cristiano in Sicilia. Piana degli Albanesi'' di P. [[Nazareno Taddei]] (1958)
* ''[[Salvatore Giuliano (film)|Salvatore Giuliano]]'' di [[Francesco Rosi]] (1962)
* ''[[Il gattopardo]]'' di [[Luchino Visconti]] (1963)
* ''[[Idea di un'isola]]'' di [[Roberto Rossellini]] (1967)
* ''Sparse gocce dello stesso sangue. Tradizioni degli albanesi d'Italia'' di Marina Gambini (1998)
* ''1893. L'Inchiesta'' di Nella Condorelli (2014)
Vari documentari dell'[[Istituto Luce]] sono stati girati a Piana degli Albanesi tra il 1920 e il 1940; un innumerata serie di documentari e cortometraggi della [[Rai]], da altre emittenti televisive e dalla televisione nazionale della Repubblica d'Albania, dagli anni '60 sino ai giorni nostri, hanno mostrato e parlato di Piana degli Albanesi (es. ''Sicilia 1943. Lo sbarco alleato'' di [[Ezio Costanzo]], 2004; ''La montagna sul lago'', della Rai, 2009; ''Viaggio nell'Eparchia di Piana degli Albanesi'', reportage di Tv2000, 2014). Un interessante documentario greco, intitolato ''Piana degli Albanesi 23 Απρίλιος 1975'', riprende la cittadina in un momento della festa del patrono San Giorgio Megalomartire.
Una parte del film ''[[Corleone (film)|Corleone]]'' del 1978, diretto da [[Pasquale Squitieri]], è stata girata nei dintorni della campagna di Piana degli Albanesi, in contrada ''Duku'', e molte delle comparse sono uomini, donne e ragazzi ''arbëreshë''. Per la ''[[Cavalleria rusticana (film 1982)|Cavalleria rusticana]]'' di [[Franco Zeffirelli]] (1982) sono stati utilizzati i costumi femminili di Piana degli Albanesi, recentemente voluti nella riproposizione teatrale della stessa al [[Teatro antico di Taormina]] (2006).
In diverse fiction e serie televisive sono stati scelti i suoi luoghi, anche se spesso le tematiche non erano realmente collegabili al luogo di per se (es. ''Una sola debole voce'' di [[Alberto Sironi (regista)|Alberto Sironi]], 1999; ''[[La mafia uccide solo d'estate (serie televisiva)|La mafia uccide solo d'estate]]'' diretta da [[Luca Ribuoli]], 2016). Il film ''[[Segreti di Stato (film)|Segreti di Stato]]'' (2003) di [[Paolo Benvenuti]] ricostruisce i fatti riguardanti la [[strage di Portella della Ginestra]].
Nel 2007, con il progetto ''Albasuite'', si sono presentati nove documentari sulla cultura albanese d'Italia, nei quali tre erano su Piana degli Albanesi: ''Sangue sperso'' di Rosita Bonanno, ''Storie arbëreshë'' di [[Mario Balsamo]], ''Via mare Adriatico'' di Fatmir Koçi. Alcune scene di ''[[Baarìa]]'' (2009) di [[Giuseppe Tornatore]] sono state girate a Piana degli Albanesi. Recentemente il Progetto Vatra, che mira al dialogo interculturale tra Italia e Balcani, ha proposto un documentario sulla comunità (2010).
=== Arte ===
[[File:1 195.jpg|thumb|Iconostasi della Parrocchia di San Giorgio Megalomartire]]
[[File:Byzantinefrescoes.jpg|thumb|Affreschi neo-bizantini della Cattedrale di San Demetrio M.]]
A Piana degli Albanesi sono presenti opere d'arte appartenenti alla spiritualità della tradizione [[bizantina]] fin dagli inizi del [[secolo XVII]]. Le [[Icona (arte)|icone]] di Piana degli Albanesi sono patrimonio e tesoro dell'arte e della spiritualità bizantina, che influenzarono la Sicilia nei secoli scorsi. Esse possono essere ammirate nelle molteplici [[chiesa (architettura)|chiese]] di Piana degli Albanesi e sono in maggior parte di scuola cretese e siculo-albanese, a cui si aggiungono quelli più moderni in gusto bizantino di scuola locale, greco-cretese (Manusakis) e albanese (Droboniku).
Nella Chiesa di San Nicola di Mira si conserva una preziosa [[iconostasi]] con il San Nicola in cattedra, la serie dei Padri della Chiesa Ortodossa e il Cristo sommo sacerdote e re dei re, opera dell'iconografo Joannikios, con altre [[Icona (arte)|icone]] elevate alla monumentalità di singolare potenza e caratterizzazione.
A Piana degli Albanesi si possono ammirare antiche icone di almeno tre altri illustri iconografi: il Maestro dei Ravdà, il Maestro di S. Andrea e il Maestro della Deesis. Tuttavia essi non sono i soli iconografi, esistono icone firmate da Caterina di Candia e altre di cui si ignora l'autore, tutte corrispondenti alla tradizionale corrente bizantina. A questa si ricollegano gli iconografi albanesi locali contemporanei (Arch. Papàs Marco V. Sirchia, Zef Giuseppe Barone, Tanina Cuccia, Spiridione Marino, Sonia Vaglica, Vita Masi, ecc.) le cui opere si possono osservare in particolare nella [[Cattedrale di San Demetrio Megalomartire]], nella chiesa di San Giorgio Megalomartire, Maria SS. Odigitria, Ss.ma Annunziata, Madonna del Rosario, Sant'Antonio il Grande e Ss.mo Salvatore (''Sklica''). Altre ancora sono presenti in mosaico in alcune cappelle dislocate nella cittadina. Gli [[Iconografia|iconografi]] contemporanei mantengono viva e continua una tradizione, spirituale oltre che artistica, che ha la forza di riproporre quei valori dell'arte e della fede che non tramontano, essendo espressioni tangibili di una viva realtà ecclesiale e sociale, che l'Eparchia di Piana degli Albanesi rappresenta come "unicum" in Sicilia e in Europa.
La produzione d'arte non si limita alle sole icone bizantine, ma è plurima e variegata: tra le tante espressioni artistiche spicca il ricamo dei costumi tradizionali albanesi, patrimonio storico unico della comunità di Piana degli Albanesi. Qualche decennio fa, a cadenza temporale libera, era organizzata la rassegna d'arte ''Horartistike'', a cui partecipano vari artisti locali con in mostra lavori di iconografia, ricamo, mosaico, pittura, scultura, grafica e fotografia.
=== Costume ===
[[File:Cost trad pianadeglialbanesi.jpg|thumb|left|upright=1.4|(''Ncilona'') Ricco abito tradizionale nuziale ''arbëresh'', indossato dalle donne per il [[matrimonio]] secondo i santi riti bizantini, completato dalle maniche, lo ''squeri'' e la ''keza'']]
Il costume tradizionale femminile di Piana degli Albanesi, come la lingua e il rito, è uno dei segni più evidenti della diversità culturale arbëreshë, ed è una singolare espressione di autocoscienza locale che manifesta nella volontà di conservare identità e tradizioni. Dal punto di vista storico Piana degli Albanesi è la comunità Arbëreshe più importante di Sicilia e tra le più in rilievo d'[[Arbëria]]<ref>{{cita|Aspetti storici|83-95}}.</ref>, d'altronde non si hanno molte notizie specifiche riguardo ai costumi femminili, se nonché documentazioni iconografiche, e notevoli cenni su testi letterali di scrittori locali, sugli scritti dei [[Grand Tour]] in Italia e dagli studi del [[Giuseppe Pitrè|Pitrè]], che ne riportano l'esistenza plurisecolare. Vi sono diverse testimonianze artistiche sugli abiti dei greco-albanesi di Piana degli Albanesi, tra cui molto preziose le stampe di Vuillier, del [[XVIII secolo]], le pitture e gli schizzi di [[Ettore De Maria Bergler]] e i ritratti di [[Antonietta Raphaël]], in parte conservate alla Galleria d'Arte del complesso monumentale di Sant'Anna a Palermo, e altre stampe private, acquarelli e cartoline di autori sconosciuti. Entrambe le prime, insieme con le ulteriori differenti e illimitate raffigurazioni, ritraggono e testimoniano l'incomparabilità del costume di Piana degli Albanesi.
In oltre cinque secoli di permanenza degli arbëreshe il costume tradizionale femminile ha mantenuto l'aspetto costitutivo orientale bizantino, che emerge dall'uso dei colori accesi, dall'ampio drappeggio, dalle maniche lunghe e larghe, e dalle stoffe preziose ricamate di seta, oro e argento, ma probabilmente ha subito piccole trasformazioni con influssi nei secoli succedutisi; rendendolo così un abito raro e unico.
[[File:Traditional dress of Arbëreshë women in Piana degli Albanesi.jpg|thumb|upright|Donne in costume tipico albanese di Piana degli Albanesi, [[foto]] storica databile alla fine del [[XIX secolo]]]]
Gli abiti tradizionali, legati ai vari momenti della vita delle donne, dalla quotidianità al matrimonio, scandivano i ritmi della tradizione sociale del passato. Tramandati di madre in figlia e conservati gelosamente, non sono più abiti, ma costumi, e sono strumenti di identificazione che assolvono quasi esclusivamente a funzioni simboliche circoscritte ad alcune occasioni. La perdita progressiva di questo legame ebbe inizio dagli [[anni 1940|anni quaranta]], quando nel dopo guerra si introdussero in Europa nuovi vestiti pratici e leggeri. Negli [[anni 1950|anni cinquanta]] e [[anni 1960|anni sessanta]] cadde in semidisuso l'abito di mezza festa e l'abito giornaliero. Ma gli sfarzosi ed eleganti abiti, hanno conservato intatta la propria specificità, e sono indossati in occasioni particolari, quali [[battesimo|battesimi]] (''pagëzime''), l'[[Epifania]] (''Ujët të Pagëzuam''), e soprattutto per le grandi festività della [[Settimana Santa]] (''Java e Madhe''), della [[Pasqua]] (''Pashkët'') e del [[matrimonio]] (''martesë''), ed in altre cerimonie religiose e festive, continuando ad essere preservati meticolosamente dalle donne di Piana degli Albanesi. I costumi femminili indossati dalle donne di Piana degli Albanesi, per la finezza e il pregio dei loro ricami in oro e del loro tessuto, sono un particolare elemento di folklore e richiamano l'ammirazione dei turisti che, specialmente in occasione delle grandi feste, visitano la cittadina. Il massimo esempio di bellezza è il costume nuziale, che rende particolare e prezioso l'evento religioso di [[rito bizantino]]. Unici nel loro genere, gli abiti da sposa sono composti da una gonna e corpetto di seta rossa con ricami floreali in oro e separati da una assai ammirata cintura di argento (''brezi''), in genere del peso di più di un chilogrammo, costituita da varie maglie lavorate del prezioso metallo, con al centro, scolpita in rilievo, una figura di un Santo orientale venerato, comunemente San Giorgio, San Demetrio o Maria Odigitria; sul capo il velo (''sqepi'') e il copricapo (''keza''), simbolo del nuovo status. Sotto la cintura e sul capo, infine, un fiocco (''shkoka'') verde con ricami interamente in oro, a quattro e a tre petali.
[[File:Donna di Sicilia in costume di Piana degli Albanesi - Ettore De Maria Bergler.jpg|thumb|[[Ettore De Maria Bergler]], ''Donna di Sicilia in costume di Piana degli Albanesi'', [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]] (1933)]]
La qualità della produzione, quasi ininterrotta, dei costumi, si deve alla grande abilità artigianale delle ricamatrici [[arbëreshë|arbëreshe]]<ref>{{Cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/pages/storiaecultura/costumi.htm|titolo=Costumi tradizionali femminili > Origini e tipologie|editore=www.pianalbanesi.it|accesso=3 agosto 2001}}</ref> specialiste nel ricamare l'oro e nel trasformare la seta (mola), il velluto e l'oro (in fili, in lenticciole e in canatiglie) in raffinati e preziosi abiti, usando il tombolo o il telaio o semplicemente l'ago, come si fa per la ricciatura a nido d'api della maniche della camicia e per i merletti a punto ad ago. Anche le attività lavorative correlate hanno un rilievo molto importante e offrono un illuminante spaccato socio-economico. L'impiego di manodopera quasi esclusivamente femminile rinvia, infatti, ad una divisione del lavoro, nella società e nella famiglia, di tipo tradizionale, e le donne, avviate a questa attività sin dall'infanzia, gradualmente raggiungevano una perizia tecnica che consentiva loro di provvedere direttamente alla preparazione del corredo. La gran parte della produzione dei manufatti è dovuta storicamente a questo artigianato domestico che, pur basato su canoni di pura riproduzione dei motivi, ha raggiunto livelli artistico-estetici spesso ragguardevoli con il concorso del gusto personale delle operatrici, la cui formazione non si esauriva nell'ambito familiare ma, specialmente dal secolo XVIII, ha potuto beneficiare di una vera e propria scuola di ricamo quale era a quel tempo il ''Collegio di Maria'' di Piana degli Albanesi, dove ancora oggi esiste un'esposizione permanente di quei ricami. Vere e proprie opere d'arte, i costumi ed i gioielli propri della tradizione arbëreshë sono un patrimonio inestimabile da tramandare, mantenere e custodire con cura. Alcuni, inoltre, sono esposti nella sezione di cultura arbëreshë ad essi dedicata nel Museo civico etnoantropologico "Nicola Barbato".
Il costume tradizionale femminile di Piana degli Albanesi ha nel tempo suscitato ammirazione e consenso. Nel concorso indetto a Venezia nel [[1928]], al quale presero parte gruppi in costume da tutte le regioni d'Italia, al gruppo di Piana degli Albanesi venne assegnato il primo premio, essendo stato riconosciuto il loro abito tradizionale, tra tutti i quelli regionali, il più sontuoso, ricco per disegno, stoffa e colori<ref>{{Cita web|url=http://www.eparchiapiana.it/SelfSiteinfo.asp?idPag=26&idSez5|titolo=Storia e cultura > Cenni generali|editore=www.eparchiapiana.it|accesso=21 aprile 2006}}</ref>.
=== Musica ===
La musica e i canti di Piana degli Albanesi sono profondamente legati alla tradizione religiosa. Il repertorio di canti sacri, in greco ed in albanese, impiegati all'interno del complesso e articolato anno [[Divina liturgia|liturgico]], è molto ampio. Le Liturgie settimanali, festive e le diverse Ufficiature sono sempre adornate da un incessante flusso di [[melodie]]. I moduli poetico-musicali sono quelli dell'innografia bizantina; il sistema museale del repertorio liturgico è di tipo modale e ricalca la teoria bizantina dell'''[[Octoechos|oktòichos]]''. Accanto a queste composizioni, di prevalente origine colta, esistono anche altre testimonianze di carattere profano, fortemente influenzate, peraltro, dalle tradizioni musicali autoctone d'origine, possiede infatti un vasto numero di [[canti popolari]], patrimoni ancora oggi ben vivi e fiorenti<ref>{{cita|Musica e paraliturgia|79-110}}.</ref>. La trasmissione dei canti avviene, ancora oggi, quasi interamente mediante tradizione [[Oralità|orale]]. Per il loro rilevante valore documentario vanno tuttavia menzionate anche le molte testimonianze [[manoscritti|manoscritte]] su [[pentagramma (musica)|pentagramma]]<ref name="ReferenceA">{{cita|Aspetti della cultura bizantina ed albanese in Sicilia|95-110}}.</ref>, redatte, a partire dagli inizi del Novecento sino a tempi a noi più prossimi, da [[Sacerdote|sacerdoti]] o [[Monachesimo|monaci]] con l'intento di salvaguardare l'integrità della tradizione sacra. La trasmissione orale dei canti consente ai fedeli, per lo più in difetto di conoscenze musicali tecniche, di appropriarsi di un patrimonio che, secondo le occasioni, provoca atmosfere di grande suggestione psicologica e di profonda adesione spirituale. La tradizione musicale liturgica è, quindi, anche espressione di processi di autoidentificazione che rinforzano il senso di appartenenza alla comunità. La musica bizantina, assieme alla lingua, al rito, al costume, alle icone, costituisce dunque un essenziale tassello per la ricostruzione di quel mosaico di peculiarità che conferisce agli Arbëreshë di Sicilia un'identità culturale solida e vitale.
Le espressioni musicali di questa importante minoranza etno-linguistica albanese, con le altre forme di manifestazione e comunicazione, rappresentano un modo di sentire e di essere del determinato gruppo sociale arbëreshë. I canti bizantini di Piana degli Albanesi fanno parte del [[Registro Eredità Immateriali della Sicilia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.patrimoniounesco.it/beniimmateriali/rei/rei.htm|titolo=Patrimonio Unesco > Il Registro delle Eredità Immateriali di Sicilia (REI)|editore=www.patrimoniounesco.it|accesso=14 gennaio 2006}}</ref><ref name=cantibizantini/>. Le musiche e i canti liturgici bizantini di Piana degli Albanesi, che esprimono un senso di continuità religiosa dai tempi più antichi e rappresentano uno degli elementi essenziali dell'identità culturale del territorio e della sua comunità, sono tra i saperi da tutelare e tramandare.
Gli inni della tradizione bizantina sono eseguiti nelle celebrazioni dai papàdes e da tutto il popolo partecipante, e, solo raramente, e in contesti scelti, si propongono in concerto dalla storica "Corale di San Demetrio" e dal "Coro dei Papàs di Piana degli Albanesi"; mentre i canti popolari, dal gruppo folkloristico "''Dhëndurët e Arbërit''"<ref>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/arte/gruppi/dhenduret.htm|titolo=Gruppo folkloristico > "''Dhëndurët e Arbërit''"|editore=www.arbitalia.it|accesso=1º marzo 2000}}</ref>. Quest'ultimo, che si esibisce in pubblico nel tradizionale costume albanese e formato da una quindicina di elementi, riporta in vita i canti antichi della tradizione albanese con melodie adattate al canto corale e accompagnate dagli strumenti tradizionali. Il "''Coro dei Papàs di Piana degli Albanesi''" si propone di far conoscere il repertorio liturgico bizantino della [[Eparchia di Piana degli Albanesi|chiesa]] di [[rito bizantino|rito greco]] in Sicilia. Non si tratta di un coro professionale: ne fanno parte generalmente quattro sacerdoti e un diacono, che eseguono abitualmente i canti dell'antica tradizione, di cui sono fra i riconosciuti depositari, durante le Ufficiature e le Liturgie.
Fra le tante eredità, i canti più diffusi sono: ''Kostantini i vogëlith'', ''Christòs Anèsti'', ''Lazëri'', ''Epi si Chieri'', ''Vajtimet'', ''Simeron Kremate'', ''U të dua mirë'', ''O Zonjë e Parrajsit'', ''Te parkales'', ''Një lule u deja t'isha'', ''Kopile moj kopile'', ''Muaji i mait'', ''Ju lule te këtij sheshi'', ''Trëndafili i Shkëmbit'', ''Lule Borë'', ''Malli çë kam për tij'', ''Përçë ti rron'', ''Perëndesh' e Bukuris'', ''Kur të pash të parën herë'', ''Për Mëmëdhenë'', ''Shkova ka dera jote''<ref name=cantalbanesi>{{cita|I canti albanesi|24-29}}.</ref>, ecc.
I canti più emblematici, uno religioso e l'altro profano, rimangono ''O mburonjë e Shqipërisë'' e ''O e bukura Moré''<ref name=cantalbanesi/>.
Il primo canto, composto dal poeta italo-albanese [[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]]<ref name=Cantitra/><ref name="cita|Biblos|nn.21-22">{{cita|Biblos|nn.21-22}}.</ref>, invoca la protezione della Madonna dell'Odigitria sugli arbëreshë e sull'[[Albania]]. Divenuto un celebre canto della comunità di Piana degli Albanesi, viene intonato ancora oggi in occasione delle feste religiose più significative. Il canto è eseguito su una [[melodia]] in tonalità maggiore con tempo 4/4. Il secondo canto, la cui composizione si suole far risalire al tempo della diaspora albanese del [[XV secolo]], è autenticamente popolare, comune a tutti gli [[arbëreshë]] d'Italia in diverse varianti locali. In pochi versi, con toni molto lenti e struggenti, vi si esprime il dramma ed il dolore di chi è costretto ad abbandonare, cacciato dall'odio e dalla violenza, patria ed affetti.
=== Cucina ===
La [[gastronomia]] locale propone [[Piatto (cucina)|piatti]] e [[dolce|dolci]] tipici della tradizione siculo-albanese, in cui si può constatare la presenza di elementi derivanti dal [[Albania|paese originario]] d'oltre mare.
La [[cucina]] albanese è molto semplice ma saporita per gli [[aromi]] utilizzati nei piatti<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/06/10/il-matrimonio-albanese-protagonista-al-golden.html|titolo=SHEGA > Il matrimonio albanese|editore=www.repubblica.it|accesso=10 giugno 2009}}</ref>. Ricco di valori e sapori, legato alla cultura del popolo, il cibo, con le sue ritualità ed i suoi codici simbolici, costituisce un elemento di identificazione socio-culturale. Il processo di lavorazione per ottenere questi prodotti è quasi un rito, che da tempi antichi si è tramandato di padre in figlio, fino ai giorni nostri<ref>{{Cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/hora.htm|titolo=Enogastronomia > Prodotti|editore=www.pianalbanesi.it|accesso=30 gennaio 2002}}</ref>. Una panoramica completa dei prodotti tipici, in particolar modo dei dolci (''ëmbëlsirat''), si ha per [[Pasqua]], quando tutte le tradizioni albanesi ritrovano la loro splendida forma. Di Piana degli Albanesi sono rinomati il pane, l'olio d'oliva, la ricotta, i formaggi e il cannolo pieno di ricotta candita.
Tra i vari tipici prodotti gastronomici si possono menzionare:
* '''Bukë''' ([[Pane]])
[[File:Bukë.jpg|thumb|''Bukë'' (Pane)]]
Il [[pane]] di Piana degli Albanesi è molto rinomato. Preparato con [[farina]] di [[Grani duri antichi siciliani|grani duri]] locali, è di forma rotonda. Lievitato con metodi [[Lievito naturale|naturali]], viene cotto ancora negli antichi forni a [[legna]] e lavorato secondo gli antichi usi, per ottenere una pagnotta da un 1 kg o da mezzo chilo, tipica della zona. Può essere consumato ancora caldo con il caratteristico [[olio d'oliva]] (''vaj ulliri'') dall'aroma leggermente piccante e pastoso al palato, insieme a del genuino pecorino.
* '''Strangujët''' ([[Gnocchi]])
Gli ''Strangujët'' sono tipici della cucina arbëreshë. Sono gnocchi di farina fatti a mano, conditi con [[pomodoro]] (''lëng'') e molto basilico, abitualmente benedette. Tradizionalmente questo piatto era consumato dalle famiglie sedute attorno a uno spianatoio di legno (''zbrilla''), il 14 settembre, giorno in cui si commemora l'esaltazione della Santa Croce, dove in tutte le chiese si svolge una particolare cerimonia religiosa davanti a un piccolo altare su cui viene posta una croce attorno alla quale sono sistemati dei rametti di [[basilico]] che alla fine della cerimonia sono distribuiti ai fedeli.
* '''Likënkë''' ([[Salsiccia]])
Dai numerosi allevamenti locali provengono carni di qualità riconosciuta, fra le quali si annovera la prelibata salsiccia di maiale. Condita con [[sale]], [[pepe]] e [[Foeniculum vulgare|seme di finocchio]] (''farë mbrai''), è esaltata da un contorno di [[Lapsana communis|cavoletti selvatici]] (''llapsana'') fritti con aglio e olio.
* '''Verdhët'''
Durante la [[Pasqua]] viene preparata una sorta di [[torta]] con uova, ricotta di pecora e, precedentemente lessati, steli di finocchio selvatico.
* '''Grosha''' o '''Groshët'''
[[Zuppa]] di legumi e verdure varie, a base di fave, ceci secchi, lenticchie e fagioli.
* '''Kanojët''' ([[Cannoli]])
I [[cannoli]] sono i dolci più noti di Piana degli Albanesi, motivo di forte richiamo turistico. Non originario dell'Albania, ma modificato e reso unico dagli albanesi, il suo segreto culinario è riposto negli antichi metodi di lavorazione della [[cialda]] (''shkorça''), la cui ricetta tutt'oggi viene rigorosamente tenuta segreta dai pasticceri locali, e negli altri ingredienti quali la farina (''miell''), il vino (''verë''), lo strutto e il sale (''kripa''). Per condire questo dolce viene impiegata l'ottima ricotta passata, che proviene dai numerosi allevamenti ovini del luogo.
* '''Milanisë'''
Tradizionalmente consumato il giorno di San Giuseppe e del [[Venerdì Santo]] (''E Prëmtja e Madhe''), è una prelibata variante di un piatto siciliano celeberrimo: la pasta con finocchio selvatico, sarde e pinoli. La variante arbëreshe prevede come condimento base l'estratto di pomodoro.
* '''Grurët''' ([[Cuccìa (Sicilia)|Cuccìa]])
Piatto di [[Triticum|grano]] bollito condito con [[olio d'oliva]], che la tradizione impone di mangiare il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia (''Shën Lluçia''). Una variante attuale di quest'ultimo piatto prevede l'uso del latte zuccherato o della ricotta setacciata con scaglie di cioccolato, buccia d'arancia e mandorle tritate.
* '''Vetë të kuqe''' ([[Uovo di Pasqua|Uova rosse pasquali]])
[[File:Pasxalina abga.jpg|thumb|''Vetë të kuqe'' (Uova rosse pasquali)]]
Cariche di simboli che richiamano la vita, la fertilità e la Resurrezione, le [[uovo (alimento)|uova]] rosse, preparate per il [[Sabato Santo]], sono mangiate dopo mezzogiorno, quando le campane riprendono a suonare mentre il profumo d'incenso inonda le case. Sono utilizzate anche per abbellire ''Panaret'' (Pani di Pasqua), e vengono distribuite ai fedeli e ai turisti la [[Domenica di Pasqua]] dopo la sfilata delle donne in costume tradizionale albanese e la benedizione (''bekimi''). È una tradizione orientale del rito greco-bizantino e di tutte le famiglie arbëreshë di Piana degli Albanesi preparare le uova rosse (in [[lingua arbëreshë|albanese]] ''vetë të kuqe'', in [[lingua greca|greco]] ''kokina avga'') per festeggiare la [[Pasqua]]. In tutte le case, per grande gioia dei bambini, le uova vengono bollite nell'acqua con l'aggiunta del colorante rosso, e dell'aceto (50 gr per ogni 5 lt di acqua), che funge da fissativo per il colore. Finita la bollitura e quando le uova si rassodano e sono ben asciutte vengono ripassate con un batuffolo di cotone inumidito con dell'olio di oliva, quest'ultimo passaggio serve per rendere ogni uovo lucido e bello. Una volta le donne usavano la cipolla rossa o la barbabietola per tingerle.
* '''Panaret''' (Pani di Pasqua)
[[Dolce]] tipico di Piana degli Albanesi, a forma di cesto con manico di pasta frolla, decorata anche con piccoli fiori, uccellini e al centro le tipiche uova rosse, simbolo di fecondità e di rinascita. Le donne arbëreshe preparano i pani ancora oggi durante la [[Settimana Santa]], e in genere vengono regalati ai bambini i quali, per mangiarlo aspettano con ansia il mezzogiorno del [[Sabato Santo]] (''E Shtunia e Madhe''). Anticamente il dolce veniva portato in chiesa per essere benedetto durante la cerimonia che si svolgeva nella [[Cattedrale di San Demetrio Megalomartire]].
* '''Loshkat e petullat'''
[[Dolce|Dolci]] a forma sferica o schiacciata, di pasta lievitata, fritta e zuccherata. ''Loshkat'' sono frittelle a forma di palline, ottenute dall'impasto di acqua, latte, farina e pasta lievitante (farina inacidita col caglio) fritte e servite calde, addolcite con zucchero, cannella e vaniglia. Sono dolci del periodo di [[Carnevale]] (''Kalivari''); tradizionalmente per i cannoli si aspettava il Natale e il periodo seguente.
* '''Dorëzët'''
Come spaghetti di semola molto sottili, cotti e mangiati il giorno dell'Ascensione.
* '''Të plotë''' ([[Buccellato|Buccellati]])
Simili ai buccellati, sono [[dolce|dolci]] ripieni di [[marmellata]] di fico dalle forme più svariate. Dolci tradizionali a forma sferica o schiacciata di pasta lievitata, fritta e zuccherata. Si consumano alla vigilia del martedì grasso di [[Carnevale]].
[[File:Ricotta al forno pezzo.jpg|thumb|''Udhose e gjizë'' (Formaggi e ricotte)]]
* '''Udhose e gjizë''' ([[formaggio|Formaggi]] e [[ricotta|ricotte]])
Richiedono un'attenzione particolare i prodotti del settore caseario, soprattutto quelli ottenuti dalla lavorazione con metodi tradizionali del [[latte]] di pecora. Di diversi tipi e forme, [[formaggi]] e [[Ricotta|ricotte]] sono prodotti noti provenienti da numerosi allevamenti locali. Dal latte di pecora gli allevatori di Piana degli Albanesi ottengono prodotti come la [[ricotta]], che è il pezzo forte del settore dolciario locale; il primo sale, dal gusto semisalato, ottimo da mangiare come [[antipasto]] o da accompagnare al [[pane]]; il [[Pecorino siciliano|pecorino]] stagionato o "Canestrato", dal sapore piccante e più salato rispetto al primo sale e indicato come antipasto per qualsiasi tipo di pranzo o grattugiato per condire la [[pasta]]; e la caciotta, dolce o semisalata.
== Persone legate a Piana degli Albanesi ==
{{vedi categoria|Persone legate a Piana degli Albanesi}}
'''''Religiosi:'''''
* Papàs [[Luca Matranga]] ([[1567]] – [[1619]]), sacerdote di [[rito bizantino]], autore della prima opera letteraria albanese in [[diaspora]] nonché iniziatore della prima scuola moderna nella quale si insegnava in albanese.
* P. [[Giorgio Guzzetta]] ([[1682]] – [[1756]]), [[Servo di Dio]] e Apostolo degli Albanesi di Sicilia, si prodigò nella difesa del rito orientale del suo popolo e avviò un profondo processo di rinnovamento spirituale e culturale, che fornì un sostegno decisivo alla salvaguardia e allo sviluppo del patrimonio degli albanesi di Sicilia.
* Papàs [[Antonio Brancato]] ([[1688]] – [[1760]]), sacerdote di rito bizantino e poeta.
* Mons. [[Giuseppe Schirò]] ([[1690]] – [[1769]]), [[arcivescovo]] della diocesi di [[Durazzo]] e missionario a [[Himara]], in [[Albania]].
* Mons. [[Giorgio Stassi]] ([[1721]] – [[1801]]), primo [[vescovo]] ordinante degli albanesi di rito bizantino-greco in Sicilia e titolare di [[Diocesi di Lampsaco|Lampasco]].
* Papàs [[Francesco Parrino]] ([[1754]] – [[1831]]), sacerdote di rito bizantino e poeta, interprete dei sentimenti religiosi e popolari.
* Papàs [[Nicolò Camarda]] ([[1807]] – [[1884]]), sacerdote di rito bizantino, [[glottologo]] ed ellenista.
* Papàs Filippo Matranga ([[1822]] – [[1873]]), sacerdote di rito bizantino, ellenista, traduttore, pubblicista e archeologo<ref name=biblos>{{Cita web|url=http://www.unibesa.it/images/BiblosII.pdf|titolo=De Planae Albanensium Viris Illustribus in Biblos. Servizio di informazione culturale e bibliografica della biblioteca comunale"G. Schirò" di Piana degli Albanesi (PA) Anno IX, nn. 21-22 (2002)|editore=www.unibesa.it|accesso=12 novembre 2016}}</ref>.
* Papàs [[Giuseppe Musacchia]] ([[1837]] – [[1910]]), sacerdote di rito bizantino, scrittore e pubblicista.
* P. [[Nilo Borgia]] ([[1870]] – [[1942]]), [[ieromonaco]] basiliano, bibliofilo, filologo, scrittore, letterato e teologo, missionario in Albania e fondatore dell'istituto religioso italo-albanese delle [[Suore basiliane figlie di Santa Macrina]].
* Papàs [[Sepa Petta]] ([[1882]] – [[1959]]), sacerdote di rito bizantino, medico fitoterapetico e insegnante della fede, delle tradizioni e della lingua degli avi.
* Arch.ta [[Marco Petta]] ([[1921]] – [[2007]]), monaco criptense, docente e studioso, esarca ordinario del [[Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata|Monastero di Grottaferrata]].
* Papàs Stefano Plescia ([[1921]] – [[2013]]), sacerdote di rito bizantino, teologo e pubblicista, cultore della lingua albanese<ref>{{Cita web|url=http://sandemetriopiana.blogspot.it/2013/02/avviso-allalba-del-nuovo-giorno-che.html|titolo=Avviso in ricordo di Papàs Steu Plescia|editore=www.sandemetriopiana.blogspot.it|accesso=12 novembre 2016}}</ref>.
* Eparca [[Ercole Lupinacci]] ([[1933]]), [[eparca]] della Chiesa Italo-Albanese in Sicilia, proveniente dalla comunità albanese di Calabria.
* Eparca [[Sotìr Ferrara]] ([[1937]]), [[eparca]] emerito della Chiesa Italo-Albanese in Sicilia.
'''''Poeti:'''''
* Carlo Dolce / ''Luc Gliqini'' ([[1765]] – [[1850]]), contadino e poeta popolare in lingua albanese<ref name=biblos/>.
* Costantino Costantini ([[1782]] – [[1837]]), poeta, giurista e magistrato<ref name=biblos/>.
* [[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]] ([[1865]] – [[1927]]), poeta, storico, linguista, pubblicista e patriota, studioso e attento raccoglitore delle tradizioni poetiche ''arbëreshe'', maggior rappresentante della tradizione culturale e letteraria albanese di Sicilia, fra le più importanti figure intellettuali albanesi del XIX secolo.
* Giuseppe Schirò Di Modica ([[1938]]), poeta, scrittore e pubblicista, profondamente radicato nella cultura e nella lingua albanese di appartenenza<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=tJESAgAAQBAJ&pg=PT5&lpg=PT5&dq=giuseppe+Zef+Schirò+Di+Modica&source=bl&ots=2p_ZuG7jH0&sig=7vidIViQLKYfviFiV3NAfUkAh4g&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiHya3dwqPQAhVKBsAKHdHSD8MQ6AEIQzAJ#v=onepage&q=giuseppe%20Zef%20Schirò%20Di%20Modica&f=false|titolo=Ligjërimet arbëreshe|editore=Gjovalin Shkurtaj|accesso=12 novembre 2016}}</ref>.
* [[Giuseppe Schirò Di Maggio]] ([[1944]]), poeta, giornalista, traduttore, saggista e drammaturgo, tra i più autorevoli e prolifici esponenti della letteratura ''arbëreshe'' contemporanea.
'''''Scrittori:'''''
* Cristina Gentile Mandalà ([[1856]] – [[1919]]), novellista, cultrice dell'arte del ricamo patrio e della lingua albanese<ref name=biblos/><ref>Cristina Gentile Mandalà, cugina di [[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]], è stata tra le prime donne ''arbëreshe'' ad occuparsi con dedizione alla valorizzazione del patrimonio etnografico albanese.</ref>.
* Trifonio Guidera ([[1873]] – [[1936]]), scrittore, poeta e patriota, sostenitore dell'indipendenza dell'Albania<ref name=biblos/>.
* Giorgio Costantini ([[1838]] – [[1916]]), insegnante e storico, autore di componimenti poetici in albanese e di vari scritti di carattere storiografico<ref name=biblos/>.
'''''Politici:'''''
* Francesco Saluto ([[1809]] – [[1892]]), politico, presidente della Corte di Cassazione di Palermo e autore dei Commenti sul Codice di Procedura Penale (1872-74), fondatore in Palermo del Convitto a lui intitolato e destinato agli studenti di Piana degli Albanesi e di S. Cristina Gela<ref name=biblos/>.
* [[Tommaso Manzone]] ([[1819]] – [[1893]]), conte e politico, senatore del Regno d'Italia.
* [[Giorgio Masi]] ([[1836]] – [[1915]]), giurista e magistrato.
* [[Nicola Barbato]] ([[1856]] – [[1923]]), medico e politico, fondatore e dirigente del movimento dei [[Fasci siciliani]], massima figura del [[socialismo]] in Italia del secondo Ottocento.
* Giuseppe Camalò ([[1871]] – [[1946]]), avvocato, politico e dirigente socialista, consigliere comunale e sindaco di Piana degli Albanesi, fiero sostenitore della indipendenza d'Albania<ref name=biblos/>.
* [[Vito Stassi|Vito Stassi ''Karushi'']] ([[1876]] – [[1921]]), [[sindacalista]] e [[politico]], assassinato dalla [[mafia]].
* Rosolino Petrotta ([[1894]] – [[1969]]), medico, politico, studioso, editorialista e pubblicista, si dedicò con convinzione alla conservazione del patrimonio culturale e religioso degli albanesi di Sicilia e nella difesa dei diritti di indipendenza della nazione albanese. Pioniere e sostenitore dell'ecumenismo nonché dell'istituzione della "Eparchia sui iuris", fondò e collaborò con settimanali e prestigiose riviste. Direttore dell'INAI in Albania, fu fondatore del "Centro Internazionale di Studi" di Palermo e deputato all'Assemblea regionale di Sicilia<ref name=biblos/><ref>{{Cita web|url=http://www.unibesa.it/piana-degli-albanesi/uomini-illustri|titolo=Uomini Illustri|editore=www.unibesa.it|accesso=12 novembre 2016}}</ref>.
'''''Albanologi:'''''
* Papàs [[Demetrio Camarda]] ([[1821]] – [[1882]]), sacerdote di rito bizantino, linguista, storico e filologo, scrisse i primi monumenti scientifici e sistematici della cultura ''arbëreshe''.
* Mons. [[Paolo Schirò]] ([[1866]] – [[1941]]), vescovo ordinante degli albanesi di rito bizantino-greco in Sicilia, albanologo, pubblicista e studioso. Scoprì il [[Meshari]] di [[Gjon Buzuku]], la prima opera della letteratura albanese (1555).
* Papàs [[Gaetano Petrotta]] ([[1882]] – [[1952]]), sacerdote di rito bizantino, albanologo, filologo, scrittore e linguista, esperto conoscitore e primo insegnante di lingua e letteratura albanese presso l'[[Università di Palermo]].
* Marco La Piana ([[1883]] – [[1958]]), linguista e insigne studioso di filologia albanese<ref name=biblos/><ref>Robert Elsie, ''Historical Dictionary of Albania'', 2, Serie 75, Historical Dictionaries of Europe, Scarecrow Press, p. 267, 2010.</ref>.
* P. Giuseppe Valentini S.J. ([[1900]] – [[1979]]), albanologo, bizantinista e storico, iniziatore della moderna Albanologia<ref>{{Cita web|url=https://books.google.it/books?id=VVm9CwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|titolo=Albania. Padre Giuseppe Valentini S.J., Albanologo e Bizantinista|editore=books.google|accesso=12 novembre 2016}}</ref>.
* Papàs Giorgio Schirò ([[1907]] – [[1992]]), sacerdote di rito bizantino, arciprete della [[Cattedrale di Piana degli Albanesi|cattedrale]], teologo, albanologo, scrittore, pubblicista e traduttore<ref name=biblos/>.
Cittadini onorari di Piana degli Albanesi sono: [[Ismail Kadare]]<ref>{{Cita web|url=http://www.jemi.it/index.php/emigrazione-jashte-katundit/notizie-per-gli-emigrati-arbereshe/in-italia/1174--sp-859/1023-premio-besa-e-laurea-honoris-causa-a-ismail-kadare|titolo=Premio Besa e Laurea Honoris Causa a Ismail Kadarè|editore=jemi.it|accesso=05 giugno 2016}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.arbitalia.it/news/sicilia/2009/cilluffo_kadare.htm|titolo=Laurea Honoris Causa a Ismail Kadarè|editore=arbitalia.it|accesso=05 giugno 2016}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.albanologia.unical.it/download/laurea_Kadare/conferimento_laurea.pdf|titolo=Conferimento della Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione Sociale e Istituzionale a Ismail Kadarè|editore=Università degli Studi di Palermo|accesso= 05 giugno 2016}}</ref>, massimo scrittore, poeta e saggista [[Albanesi|albanese]]; [[Edi Rama]], attuale [[Primi ministri dell'Albania|Primo ministro]] d'[[Albania]]; [[Carmine Abate]]<ref>{{Cita web|url=http://www.carmineabate.net/premi.htm|titolo=Cittadinanza onoraria Carmine Abate|editore=carmineabate.net|accesso=05 giugno 2016}}</ref> e [[Fabio Stassi]]<ref>{{Cita web|url=http://contessioto.blogspot.it/2015/05/piana-degli-albanesi-cittadinanza.html|titolo=Piana degli Albanesi. Cittadinanza Onoraria allo scrittore di origini arbëreshe Fabio Stassi|editore=contessioto.blogspot.it|accesso=05 giugno 2016}}</ref>, scrittori [[italo-albanesi]]; [[Ettore de Conciliis]]<ref>{{Cita web|url=http://lnx.pianalbanesi.it/index.php?option=com_chronocontact&chronoformname=atto_10_mostra&valore=5192|titolo=Comune di Piana degli Albanesi - Albo Pretorio On Line. Conferimento cittadinanza onoraria all'artista internazionale Ettore De Conciliis|editore=lnx.pianalbanesi.it|accesso=05 giugno 2016}}</ref>, artista italiano che ha realizzato il Memoriale di [[Portella della Ginestra]].
== Geografia antropica ==
=== Urbanistica ===
L'ubicazione montuosa della [[cittadina]], ai piedi della catena dei monti di Piana degli Albanesi, è stato anche uno dei fattori che ha preservato da secoli i suoi abitanti dalla assimilazione culturale. La presenza di abbondanti sorgenti e corsi d'[[acqua]] rese possibile l'esercizio dell'[[agricoltura]] e della [[pastorizia]]; la presenza di tutte le strutture e i servizi essenziali, dall'[[ospedale]] al [[carcere]], ha reso la cittadina indipendente e autosufficente sino al [[XX secolo]].
=== Suddivisioni storiche ===
I quartieri (''lagjet'') storici di Piana degli Albanesi prendono il nome, in genere, dal territorio delle chiese o dalle famiglie nobili più importanti. Molte di queste hanno toponimi albanesi che ricordano i luoghi della Madre Patria. Fra queste vi sono: ''Sheshi'', ''Qaca e vjetër'', ''lagja Matrënga'', ''Shën Gjergji'', ''Shën Viti'', ''Patret'', ''Shën Mitri'', ''Rrokat'', ''Shën Kolli'', ''Sëndu Roku'', ''Shën Gjoni'', ''Himara'', ''Kryqa e Palermës'', ''Shën Jani'', e molti altri ancora.
La toponomastica del territorio comunale svela il carattere eminente dell'altopiano, con quasi tutte le denominazioni in albanese. Le principali sono: ''Skëmbi'', ''Gjoni'', ''Brinja'', ''Shën Jani'' (oggi zona nuova della cittadina), ''Lektani'', ''Kroi i Badeut'', ''Urëza'', ''Maja e Pelavet'', ''Kriqa'', ''Fusha e Kollës'', ''Guri i Delmerit/Pekurarit'', ''Honi'', ''Rahji i Galetës'', ''Ponti i Kjaramidhes'', ''Shën Ëngjëlli'', ''Gropa e Mollës'', ''Vala e Fikut'', ''Çapelia e Drangoit'', ''Shën Mërkuri'', ''Shën Mëria e Boshit'', ''Argomazit'', ''Ntarmizi'', ''Zoti i Koçit ecc. ecc..
=== Frazioni ===
In passato il [[comune]] di Piana degli Albanesi amministrava [[Santa Cristina Gela]], all'epoca solo Santa Cristina (nata ufficialmente nel [[1747]] da gruppi di famiglie di agricoltori ''arbëreshë'' provenienti da Piana degli Albanesi), che tra il [[1842]]-[[1862]] divenne comune autonomo.
Oltre all'area speciale del [[lago di Piana degli Albanesi]], il [[Lago Scanzano|Bacino Scansano]] include l'invaso artificiale in prossimità della diga, che ricade in parte anche nel comune di [[Monreale]].
== Economia ==
[[File:Mish.jpg|thumb|upright|Tipica attività commerciale (''Mish'' - Carne)]]
Una delle principali risorse locali è costituita dal [[turismo]], ma, grazie ai vasti territori dedicati all'[[agricoltura]] e alle sue caratteristiche climatiche, la sua economia è basata principalmente sulla produzione di [[prodotti caseari]], [[cereali]], [[olio di oliva]], [[vino]] e [[frutta]], e dall'[[allevamento]] di [[ovini]], [[bovini]] e [[caprini]].
Il [[settore terziario]] e [[industria]]le è fiorente; la cittadina è rinomata per la presenza di strutture ricettive, quali [[Agriturismo|agriturismi]], [[Pasticceria|pasticcerie]] e [[Ristorante|ristoranti]], specializzati nella preparazione di pietanze e dolci a base dei prodotti tipici della cultura ''[[arbëreshë|arbëreshe]]''.
=== Artigianato ===
Una tradizione prestigiosa, che ha prodotto nel tempo un patrimonio così rilevante, appartiene all'ambito artistico-artigianale. La tradizione locale possiede diverse attività artigianali ([[iconografia]], [[oreficeria]], [[ricamo]], ecc.). Sono particolari le [[Icona (arte)|icone]] bizantine, realizzate dagli iconografi secondo gli antichi canoni artistici. [[Ricamo|Ricamati]] con minuziosità gli eleganti costumi femminili arbëreshe confermano con la loro produzione quasi ininterrotta, da oltre cinque secoli, la ricchezza dell'operato.
Altri artisti locali sono gli [[orafo|orafi]], soprattutto legati alla realizzazione a mano dei preziosi gioielli e accessori del costume tradizionale, dai pregiati ''brezi'' ai girocollo di velluto con pendenti agli [[orecchini]] e alle [[Collana|collane]] a doppio filo granato; i maestri del [[mosaico]] e gli artigiani del [[marmo]] ''Rosso Kumeta''.
Nella tradizione del [[ricamo]] inoltre vi sono presenti le [[bambole]] in abito albanese, anch'esse ricamate in [[oro]], e con materiali cosiddetti poveri ([[roccia|pietra]], [[legno]], [[ferro]] e [[vetro]]) altri manufatti di interesse artistico.
==== Icone ====
[[File:1 197.jpg|thumb|Icone neobizantine di artisti e sacerdoti locali italo-albanesi]]
Le antiche e moderne [[Icona (arte)|icone]], pitture su tavole a carattere religioso, si possono ammirare nelle [[chiesa (architettura)|chiese]] del centro storico e nel monastero ''Sklica''.
Al gruppo delle rare icone del [[XVII secolo|Seicento]] e del [[XVIII secolo|Settecento]], si affiancano le nuove, ispirate fedelmente all'arte ed alla spiritualità bizantina, che a distanza dei secoli, mantengono viva una tradizione ancora ben radicata e fiorente nella comunità di Piana degli Albanesi. Questi iconografi, con esperta manualità e fedele studio dei materiali, dei procedimenti, e dei caratteri stilistici, operano nella stretta osservanza di canoni fissati da [[Secolo|secoli]] per ogni particolare della composizione: dagli atteggiamenti dei personaggi ai riposti significati [[Simbolo|simbolici]], alla scelta dei colori, alle scritte sacre sia in [[lingua greca|greco]] che in [[Lingua arbëreshë|albanese]]. Il pregio maggiore di queste icone deriva proprio dal sapore antico di cui sono intrise, dalla raffinatezza, della fattura e dallo splendore della veste cromatica.
==== Ricamo ====
[[File:Epitàfios.jpg|thumb|Epitàfios, raso ricamato in oro e argento filato nel XIX secolo dalle suore del Collegio di Maria, custodito nella Cattedrale di San Demetrio]]
La produzione ininterrotta, da oltre cinque secoli, e la qualità dei costumi femminili tradizionali di Piana degli Albanesi si devono alla grande abilità artigianale delle ricamatrici arbëreshe nel trasformare la [[seta]], il [[velluto]] e l'[[oro]] in raffinati e preziosi abiti usando il tombolo o il telaio o semplicemente l'[[Ago (sutura)|ago]]. Ma queste abilità non si esauriscono nel confezionamento dei costumi. Accanto ai [[Ricamo|ricami]] in [[oro]] e in [[seta]], esistono, in materiali certamente meno preziosi, altri lavori di ricamo di pari bellezza, eseguiti soprattutto per la preparazione dei corredi nuziali: merletti (a spola, a tombolo, all'uncinetto); ricami ad ago su carta telata (punto ad ago e punto Venezia); sfilati ("quattrocento", "cinquecento" e "ottocento siciliano"); ricami cosiddetti a "punto inglese", a "punto croce", a "punto pittoresco", a "punt'ombra", ecc.
Importante nel mantenimento dell'antica tradizione del ricamo arbëreshë fu il Collegio di Maria, fin dai tempi della fondazione ([[1731]]), dove venivano educate: {{citazione|[...] si eseguiscono importanti lavori di ricamo in oro, in argento, in seta, in bianco, a rinascimento, in pittoresco, guarnizioni al tombolo, trine, merletti ecc… e tai lavori sono stati ammirati da tutti coloro che si fanno a visitare il Collegio […]|Giorgio Costantini, [[1915]]}} {{citazione|[...] le fanciulle del paese […] tanto nelle lettere, quanto nella musica, nel canto e nei lavori donneschi di cucito e di ricamo in bianco, in seta, in argento ed in oro|[[Giuseppe Schirò (1865-1927)|Giuseppe Schirò]], [[1923]]}}
==== L'oreficeria ====
I prodotti e le creazioni di [[oreficeria]] locale, che giungono da una lunga tradizione, sono soprattutto legati alla produzione dei preziosi accessori del costume tradizionale femminile arbëreshe di Piana degli Albanesi (''Brezi'', ''Pindajet'', ''Kriqja e Kurçetës'', ''Rrusarji'', ''Domanti'', etc.) la cui origine è di diverse [[Periodizzazione|epoche]] del passato, spaziando dal periodo [[Impero bizantino|bizantino]] sino al [[XVIII secolo|settecento]].
I maestri locali, che continuano a far vivere a dispetto di ogni modernità un'antica tradizione artigianale, mantengono una imponente produzione orafa, ricca di fascino secolare, che rimanda alla mente un'epoca mai dimenticata a Piana degli Albanesi. Per la loro raffinatezza sono altamente apprezzati anche nel mercato nazionale ed estero.
=== Turismo ===
Le principali attrattive turistiche di Piana degli Albanesi sono le peculiarità [[Rito bizantino|religiose]], linguistiche e culturali, la qualità dell'ambiente e l'integrità del [[paesaggio]], le feste tradizionali e le chiese, la [[gastronomia]] e l'[[artigianato]], il [[lago di Piana degli Albanesi]] e le zone montane del territorio, che offrono l'opportunità di fare delle escursioni attraverso vari itinerari naturalistici.
Dalla metà del secolo scorso la [[Pro Loco]] di Piana degli Albanesi (''Për Vendin e Horës së Arbëreshëvet'') si occupa di promuovere e sviluppare il territorio, mettendo in evidenzia le peculiarità etniche e culturali e ricercando il legame storico con le comunità [[Italo-albanesi|albanesi d'Italia]], [[Albania]], [[Kosovo]], [[Grecia]] e altri territori [[albanesi]] dei [[Balcani]].
== Infrastrutture e trasporti ==
=== Strade ===
Il comune è interessato dalla [[strada statale 624 Palermo-Sciacca]], che prosegue dopo lo [[svincolo]] Piana degli Albanesi con la SP 34, e dalla strada provinciale 120, poi SP 5.
=== Ferrovie ===
A Piana degli Albanesi si trova il fabbricato della ex [[stazione ferroviaria]] che era posta sulla linea [[Ferrovia Palermo-Salaparuta|Palermo-Salaparuta]], mai completata<ref>Essa doveva collegare la città e i paesi con le campagne confinanti. Con l'interruzione dei lavori, avvenuti nel [[1935]], la stazione risulta chiusa ed abbandonata. Oggi è stata adibita dal comune quale sede per la [[gestione dei rifiuti]] e il loro [[Riciclaggio dei rifiuti|riciclaggio]]. La tratta ferroviaria risulta ancora riconoscibile per il territorio comunale. L'ex-sedime è stato trasformato per lunghi tratti in strade ordinarie, lungo cui permangono numerose opere d'arte (ponti, viadotti e soprattutto gallerie) e muri di sostegno come vestigia della ferrovia. La sede ferroviaria è spesso riconoscibile come strada campestre o sentiero, seppur con frequenti interruzioni dovute all'inglobamento nei campi circostanti. Le stazioni secondarie e i [[Casello ferroviario|caselli ferroviari]] sono ancora esistenti e spesso adibiti ad abitazioni private, alcune anche a pub-pizzeria e [[ristorante]].</ref>.
=== Mobilità urbana ===
I trasporti interurbani di Piana degli Albanesi vengono svolti con autoservizi di linea gestiti dalla società Prestia e Comandè<ref>La ditta è stata fondata nel 1946 dall'''arbëreshë'' Francesco Comandé, insieme al siciliano Saverio Prestìa, nel delicato periodo post seconda guerra mondiale. La corriera, detta abitualmente ''posta'' dagli italo-albanesi, era allora caratterizzata dai nuovi modelli pullman FIAT.</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.prestiaecomande.it/?idx=317|titolo=Trasporto e trasferimento da e per Piana degli Albanesi (S. Cristina Gela) e Palermo. Orari linee|editore=www.prestiaecomande.it|accesso=15 novembre 2016}}</ref>.
== Amministrazione ==
[[File:Bashkia.jpg|thumb|upright=1.5|Comune di Piana degli Albanesi (Bashkia)]]
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Giacomo Cuccia |Inizio = 19 settembre 1987 |Fine = 28 maggio 1990 |Partito = [[Partito Comunista Italiano]] |Note = <ref name=interno>http://amministratori.interno.it/</ref>}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Giacomo Cuccia |Inizio = 14 giugno 1990 |Fine = 29 novembre 1991 |Partito = [[Partito Comunista Italiano]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Giorgio Stassi |Inizio = 13 dicembre 1991 |Fine = 7 settembre 1992 |Partito = [[Partito Comunista Italiano]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Antonio Pianelli |Inizio = 26 novembre 1992 |Fine = 1º marzo 1993 |Carica = [[Commissario straordinario|Comm. regionale]] |Partito = |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Calogero Calderaro |Inizio = 1º marzo 1993 |Fine = 6 dicembre 1993 |Carica = [[Commissario straordinario|Comm. straordinario]] |Partito = |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Antonino Di Lorenzo |Inizio = 6 dicembre 1993 |Fine = 1º dicembre 1997 |Partito = - |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Antonino Di Lorenzo |Inizio = 1º dicembre 1997 |Fine = 28 maggio 2002 |Partito = [[L'Ulivo]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Gaetano Caramanno |Inizio = 28 maggio 2002 |Fine = 15 maggio 2007 |Partito = [[Casa delle Libertà]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Gaetano Caramanno |Inizio = 15 maggio 2007 |Fine = 8 maggio 2012 |Partito = [[centro-destra]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Vito Scalia |Inizio = 8 maggio 2012 |Fine = 11 giugno 2017 |Partito = [[lista civica]]<br />[[centro-sinistra]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Rosario Petta |Inizio = 11 giugno 2017 |Fine = ''in carica'' |Partito = [[lista civica]] |Note = <ref name=interno />}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
=== Gemellaggi ===
Il comune di Piana degli Albanesi è impegnato a stabilire, nel rispetlo dei protocolli internazionali, rapporti di interscambio culturale con le istituioni della Repubblica di Albania e del Kossovo nella ex Jugoslavia e le altre comunità albanesi presenti in ambito europeo ed intenazionale<ref name=statuto/>.
Piana degli Albanesi è gemellata con:
* {{gemellaggio|Albania|Tirana|1954}}<ref>I rapporti politico-culturali con la capitale albanese sono assidui da tempo, ma con periodi più o meno premimenti di scambi. Rilevante, appunto, è ricordare della bandiera regalata dal governo d'Albania nel 1954 al popolo di Piana degli Albanesi, e custodita alla Casa del Popolo. Sono da menzionare gli storici rapporti religiosi con Himara, quelli culturali con la città di Agirocastro e i gemellaggi con gli altri comuni albanesi d'Italia.</ref>
=== Altre informazioni amministrative ===
Il comune, in collaborazione con le comunità italo-albanesi, propone iniziative allo Stato, alle Regioni e alla Provincia per la tutela delle minoranze etnico-linguistiche sancita dalla Costituzione, da leggi nazionali e regionali vigenti.
Il comune di Piana degli Albanesi fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali:
* Unione dei Comuni BESA - Lidhja e Bashkivet BESA, Comune-Ente capofila;
* Patto Territoriale Alto Belice Corleonese, Comune-Ente capofila;
* Area Minoranza Etno-Linguistica Albanese (Arbëreshë);
* Borghi Autentici d'Italia;
* Unione Comuni Le 4 Terre;
* Regione Agraria n. 6 - Colline interne.
== Sport ==
La principale squadra di [[calcio]] della città è l'A.S.D. San Giorgio Piana degli Albanesi, già A.S.D. Città di Piana degli Albanesi, che nella stagione 2016/2017 milita in [[Seconda Categoria]]<ref>{{cita web|url=https://www.tuttocampo.it/Sicilia/SecondaCategoria/GironeA/Squadra/SanGiorgioPiana/1016950/Scheda|titolo=A.S.D. San Giorgio Piana degli Albanesi|accesso=20 giugno 2017}}</ref>; disputando in campionati di livello regionale.
Le società sportive sono la Polisportiva Arbëresh Athletic Club e la Polisportiva Arbëreshë (Hora Volley)<ref>{{cita web|url=http://www.horavolley.it/|titolo=Polisportiva Arbëreshë "Hora Volley"|accesso=20 giugno 2017}}</ref>.
Dalla metà dei primi anni duemila si tiene tra luglio e agosto il "Memorial Stefano Plescia", un torneo di powerlifting, corsa podistica e triangolare di calcio<ref>{{cita web|url=https://sites.google.com/site/siciliaplnatural/home/news/ii°memorialstefanoplescia27lugliopianadeglialbanesi|titolo=Il Memorial Stefano Plescia, Piana degli Albanesi|accesso=20 giugno 2017}}</ref>.
=== Impianti sportivi ===
Lo stadio comunale "A. Li Cauli" (''stadiumi i bashkisë''), sito nella parte sud-orientale, presso la contrada ''Fusha e Kavalarit''/Piano Cavallaro, è dotato di illuminazione e di tribuna coperta nel lato est. Annesso c'è il centro sportivo polivalente con campi da [[tennis]].
Altri impianti sportivi sono il [[palazzetto dello sport]] (''pallac sportivë''), in contrada Cavallaro; la [[piscina]] comunale in c.da ''Punti i Rrùsit''/Ponte Rosso, con adiacente il campo sportivo di [[calcio a 5]]; la tendostruttura come [[palestra]], vicino alla ex stazione ferroviaria, e il centro di canoa e canottaggio in c.da ''Fusha''<ref>{{cita web|url=http://www.cittametropolitana.pa.it/pls/provpa/v3_s2ew_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=3231|titolo=A Piana degli Albanesi il centro di canoa e canottaggio della Provincia|accesso=20 giugno 2017}}</ref>.
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
[[File:Stemma Matranga.jpg|thumb|upright=0.6|Stemma della Famiglia Matranga]]
; Cognomi più diffusi
Aiavolasit/Ajovolasit, Ales, Barbato, Borgia, Bovì, Brancato, Brascì, Bua, Burlesci, Calivà/Callivà, Camalò, Camarda, Chisesi, Clesceri, Clesi, Comandè, Costantini, Cuccia, Damiani, Dolce, Dorangricchia, Dorsa, Dragotta, Filpi, Flocca, Guidera, Guzzetta, Haxhimali, Lala, Lascari, Lectani, Lo Greco, Lopes, Lotà, Macaluso, Mamola, Mandalà, Masi, Matesi, Matranga, Musacchia, Norcia, Parrino, Petta, Petrotta, Plescia, Riolo, Schiadà, Schirò, Sciambra, Sclifò, Spata, Sirchia, Stassi, Zalapì, Zuccaro<ref name=studialb>{{cita|Historia e Shqipëtarevet t'Italisë|38-62}}.</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.pianalbanesi.it/biblio/biblos/2007/taibi.pdf|titolo=Araldica arbëreshe|editore=www.pianalbanesi.it|accesso=16 settembre 2009}}</ref><ref>{{cita|Studi Albanesi|65}}.</ref>.
È possibile scorgere tuttora [[Cognome|cognomi]] diffusi nell'[[Albania]] meridionale o nella [[Grecia]] centro-settentrionale, per quanto queste ultime, dopo l'invasione turca, hanno assimilato numerosi e differenti elementi culturali. Nei secoli succedutisi in [[Sicilia]] molti dei cognomi degli italo-albanesi hanno subito delle modifiche, mutando così la loro originaria connotazione [[arbëreshë]] nell'[[lingua italiana|italiano]] o anche in una designazione similare al [[Dialetto siciliano|siciliano]]<ref>{{cita|Stratigrafia linguistica nell'onomastica personale siciliana|225-241}}.</ref>.
Alcuni degli esempi più comuni sono: ''Muzàka'' in Musacchia, ''Kuqi'' in Cuccia, ''Prifti'' in Parrino, ''Plezhja'' in Plescia, ''Dorangriqë'' in Dorangricchia, ''Duçi'' in Dolce, ''Shpat'' in Spata, ecc<ref>{{Cita web|url=http://www.oresteparise.it/cognomi/cognomicz.htm|titolo=Cognomi Albanesi o italianizzati dei casati albanesi > Appendice VII |editore=www.oresteparise.it|accesso=23 agosto 2010}}</ref>.
== Galleria d'immagini ==
<gallery>
File:CattedraleSanDemetrio.jpeg|[[Cattedrale di Piana degli Albanesi]]
File:CampanileSanGiorgio.jpg|Campanile della chiesa di San Giorgio Megalomartire
File:Busto_Kastriota.jpg|Odhise Paskali (1968), Busto di [[Giorgio Castriota Scanderbeg|Giorgio Castriota]], Villa Comunale
File:Artigianato Arberesh.jpg|Bandiera albanese per le caratteristiche strade
</gallery>
== Note ==
<references/>
== Bibliografia ==
* {{cita libro|titolo=Le minoranze etniche e linguistiche: Atti del 1º Congresso Internazionale|anno=1985|città=Piana degli Albanesi|cid=Aspetti storici|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Antonio|cognome=Cuccia|titolo=La prima maturità di Pietro Novelli: contributi all'attività giovanile|collana=Bollettino d'arte|pp=19-56|anno=1999|cid=Antonio Cuccia|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Edwin|cognome=Jacques|titolo=The Albanians:An Ethnic History from Prehistoric Times to the Present|pp=581-640|anno=1994|cid=Edwin Jacques|isbn=no|lingua=en}}
* {{cita libro|titolo=Bizantini: l'eredità culturale in Sicilia|collana=Kalós (Itinerari d'arte)|anno=2008|pp=50-56|editore=Rodo Santoro|cid=Rodo Santoro|isbn=no}}
* {{cita pubblicazione|titolo=L'Eparchia di Piana degli Albanesi|pubblicazione=Oriente Cristiano|numero=3|curatore=Damiano Como|anno=1983|pp=6-7|cid=Oriente Cristiano|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Gli italo-albanesi tra etnia ed ortodossia: Piana degli Albanesi va ad Atene|editore=Centro ricerche socio-culturali "G. Castriota Scanderbeg"|anno=1986|città=Cosenza|pp=24-29|cid=I canti albanesi|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Atti della Giornata di Studi|collana=Musica e paraliturgia degli Albanesi di Sicilia|editore=Girolamo Garofalo|anno=2002|pp=79-110|cid=Musica e paraliturgia|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Schirò|titolo=Canti Tradizionali ed altri Saggi delle Colonie Albanesi di Sicilia|pp=86-119|annooriginale=1907|città=Napoli|cid=Giuseppe Schirò|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Guida illustrata delle Colonie Albanesi di Sicilia: Piana dei Greci|volume=5º e 6º|annooriginale=1922|città=Palermo|editore=Tipografia "Italo-Albanese" G. Petrotta|cid=Guida Piana dei Greci|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Rosalba|cognome=Catalano|titolo=Piana degli Albanesi e il suo territorio: Fonti documenti e progetti di sviluppo|pp=104-105|anno=2003|città=Palermo|editore=A.C.Mirror|cid=Il sistema arbëresh|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Cinque secoli di cultura albanese in Sicilia: Atti del XXVIII Congresso internazionale di studi albanesi|pp=31-46|anno=2003|città=Palermo|editore=A.C.Mirror|collana=Albanica|cid=Albanica|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Mario Gandolfo|cognome=Giacomarra|titolo=Condizioni di minoranza oggi: gli albanesi di Sicilia fra etnicismi e globalizzazione|pp=84-120|anno=2003|città=Palermo|editore=A.C.Mirror|collana=Albanica|cid=Condizioni di minoranza oggi|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Mario Gandolfo|cognome=Giacomarratitolo|titolo=Etnicità, comunicazione, organizzazione|collana=Le minoranze etniche e linguistiche, Atti del II Congresso internazionale|anno=1989|città=Palermo|cid=Le minoranze etniche e linguistiche|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Aspetti della cultura bizantina ed albanese in Sicilia|curatore=Pietro Di Marco|curatore2=Alessandro Musco|editore=Officina di Studi Medievali|anno=2005|pp=95-110|città=Palermo|cid=Aspetti della cultura bizantina ed albanese in Sicilia|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=L'Eparchia di Piana degli Albanesi| in Annuario diocesano|Ufficio amministrativo della Curia Vescovile di Piana degli Albanesi|1970|12-44|Piana degli Albanesi|cid=Annuario diocesano|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Divina Liturgia: di San Giovanni Crisostomo|collana=Eparchia di Piana degli Albanesi|anno=1960|pp=3-4|cid=Divina Liturgia|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=La parlata di Piana degli Albanesi: Parte l - Fonologia Università di Palermo|editore=Istituto Orientale di Lingua e Letteratura Albanese|città=Palermo|cid=Lingua arbëreshë|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Piana degli Albanesi - Hora e Arbëreshëvet|anno=2000|pp=25-26|città=Palermo|cid=La lingua|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Studi Albanesi|editore=Istituto per l'Europa orientale|città=Roma|anno=1930|cid=Studi Albanesi|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Tre millenni di storia linguistica della Sicilia: atti del Convegno della Società italiana di glottologia|editore=Ed. Giardini|anno=1983|pp=225-241|città=Palermo|cid=Stratigrafia linguistica nell'onomastica personale siciliana|isbn=no}}
* {{cita libro|nome=Pietro|cognome=Scaglione|titolo=Historia e Shqipëtarevet t'Italisë|città=New York|pp=38-62|annooriginale=1921|cid=Historia e Shqipëtarevet t'Italisë|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Udhëtimi: manuali e testi|editore=Skanderbeg 3000|volume=11|anno=1999|cid=Udhëtimi|isbn=no}}
* {{cita libro|titolo=Biblos, Servizio di informazione culturale e bibliografica: De Planae Albanensium Viris Illustribus|editore=Biblioteca Comunale "G. Schirò"|anno=2002|pp=21-22|città=Piana degli Albanesi|cid=Biblos|isbn=no}}
* {{cita pubblicazione|autore=Eda Derhemi|rivista=International journal of multicultural studies|titolo=The Endangered Arbresh Language and the
Importance of Standardised Writing for its
Survival:
The Case of Piana degli Albanesi, Sicily|lingua=en|url=http://unesdoc.unesco.org/images/0013/001387/138795E.pdf#page=103|formato=pdf|accesso=25 novembre 2014|issn=1817-4574|volume=4|numero=2|p=103|anno=2002|editore=UNESCO}}
== Voci correlate ==
* [[Arbëreshë]]
* [[Eparchia di Piana degli Albanesi]]
* [[Lago di Piana degli Albanesi]]
* [[Settimana Santa di Piana degli Albanesi (Java e Madhe)]]
* [[Strage di Portella della Ginestra]]
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|http://www.pianalbanesi.it/|Comune di Piana degli Albanesi - Bashkia e Horës së Arbëreshëvet}}
* {{cita web|http://www.eparchiapiana.it/|Il Portale Liturgico e Culturale dell'Eparchia di Piana degli Albanesi}}
* {{cita web|http://sandemetriopiana.blogspot.com/|Sito della Cattedrale di San Demetrio Megalomartire}}
* {{cita web|http://www.unibesa.it/|Unione dei Comuni BESA - Lidhja e Bashkivet BESA}}
* {{cita web|http://www.prolocopianadeglialbanesi.com/|Pro Loco Piana degli Albanesi - Për Vendin Hora e Arbëreshëvet}}
* {{cita web|http://www.jemi.it/|Jemi - Il portale per gli Arbëreshë}}
* {{cita web|http://www.altobelicecorleonese.com/abc_tur/pdf/guida/comuni/piana_degli_albanesi.pdf|Guida breve su Piana degli Albanesi}}
* {{cita web|http://www.sikania.it/sitosikania/piana/miredite01.pdf|Mirë ditë - Periodico d'informazione culturale di Piana degli Albanesi}}
{{Piana degli Albanesi}}{{Comuni della comunità arbëreshë}}{{Comuni della città metropolitana di Palermo}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Sicilia}}
[[Categoria:Piana degli Albanesi| ]]
[[Categoria:Comuni italiani di lingua albanese]]
[[Categoria:Paesi arbëreshë]]
|