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{{NN|biografie|febbraio 2010}}
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{{Bio
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|Nome = Filippo
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|Cognome = Naldi
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|Sesso = M
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|AnnoNascita = 1886
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|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 1972
|Attività = giornalista
|Attività2 = politico
|Attività3 = imprenditore
|Epoca = 1900
|Nazionalità = italiano
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== Biografia ==
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=== Gli inizi ===
Per firmare i tuoi interventi nelle [[Aiuto:Pagina di discussione|pagine di discussione]] leggi [[Aiuto:Uso della firma]] e usa il tasto che vedi indicato dalla freccia qua a destra.
Nato a [[Borgo San Donnino]], ora [[Fidenza]], laureatosi alla facoltà di giursiprudenza dell'[[Università di Bologna]] il [[3 luglio]] [[1917]], discutendo una tesi su "La teoria delle proporzioni definite nell'economia"<ref>http://www.archiviostorico.unibo.it/template/listStudenti.asp?IDFolder=143&filtro=no&start=true&LN=IT&nEPP=200&offset=35200</ref>, incominciò ben presto l'attività di giornalista, collaborando da [[Ravenna]] a ''[[La Gazzetta di Venezia]]'', ''[[Il Regno]]'' e ''[[Libertà (quotidiano)|La Libertà]]'', fu il direttore de ''[[Il Rinnovamento]]'', fu redattore capo de ''[[Alto Adige (quotidiano)|L'Alto Adige]]'' di [[Trento]], diresse ''[[La Patria]]'' di [[Bologna]]; inoltre, dal gennaio 1914 al marzo 1918, fu direttore de ''[[Il Resto del Carlino]]'' insieme al nipote di [[Giuseppe Verdi]], il compaesano [[Lino Carrara]]; poi, nel 1917, fondò il quotidiano ''[[Il Tempo]]''.
<div align="left">'''[[Wikipedia:Babel/It-0|Not Italian?]]'''</div>
</div>
Nel 1920 prestò la sua esperienza di "consulente per la parte politica" nell'entourage degli [[Stabilimenti Poligrafici Riuniti]], la società editrice de ''[[Il Resto del Carlino]]'', che aveva diretto fino a due anni prima.
Naturalmente benvenuto anche da parte mia, e se avessi bisogno non esitare a [[Discussioni utente:TekAndre|''contattarmi'']]. [[Image:Nuvola apps kmail.png|15px]][[Utente:TekAndre|'''<span style="color:#0000FF">T</span><span style="color:#0033FF">e</span><span style="color:#0066FF">k</span><span style="color:#0000FF">A</span><span style="color:#0033CC">n</span><span style="color:#0033FF">d</span><span style="color:#0066CC">r</span><span style="color:#0066FF">e</span>''']] 00:23, 22 ott 2006 (CEST)
Infine partecipò, nel 1923, alla redattura del ''[[Corriere Italiano]]'' di [[Roma]].
=== Il Popolo d'Italia ===
Il contributo più significativo che [[Filippo Naldi|Naldi]] lasciò in termini di giornalismo e, successivamente, a livello politico e sociale fu la fondazione de [[Il Popolo d'Italia]], quotidiano diretto da [[Benito Mussolini]]. Il giornale vide la luce, senza poche polemiche, il [[15 novembre]] [[1915]], ma già dall'[[aprile]] [[1915]] - ufficiosamente - in occasione di un'intervista rilasciata a ''[[Il Resto del Carlino]]'', [[Benito Mussolini|Mussolini]] gettò le basi, insieme a [[Gaetano Serrani]] e [[Filippo Naldi|Naldi]], per la creazione di un quotidiano interventista.
La grande amicizia tra [[Benito Mussolini|Mussolini]] e [[Filippo Naldi|Naldi]], che si espresse pubblicamente più volte persino in sede al quotidiano socialista ''[[L'Avanti!]]'', della quale redazione [[Filippo Naldi]] fu un assiduo frequentatore, e alla quale svariati esponenti del partito si opposero (una su tutte, l'allora amante di [[Benito Mussolini|Mussolini]], la socialista [[Angelica Balabanoff]]), si tramutò in una collaborazione giornalistica eclatante e di grande eco, tale che fece ottenere, proprio a ''[[Il Popolo d'Italia]]'', risultati di vendita insperati.
====L'opposizione al "modello Naldi"====
Critiche piuttosto accese furono mosse da ex-socialisti, direttori di altri quotidiani e politici anti-giolittiani, per via di ingenti capitali utilizzati proprio dal binomio [[Filippo Naldi|Naldi]]-[[Benito Mussolini|Mussolini]] per redigere la pubblicazione<ref>Vincenzo Tazzari, "''La polemica Secolo-Resto del Carlino; note illustrative per il dott. Filippo Naldi''", Bologna, Stabilimenti Poligrafici Riuniti, 1917.</ref>.
Al progetto di finanziamento del quotidiano contribuirono, con laute somme, socialisti e radicali francesi (nelle persone di [[Joseph Caillaux]], [[Bolo Pascià]], [[Jules Guesde]], [[Marcel Cachin]]), personalità inglesi (su tutti [[Samuel Hoare|Sir Samuel Hoare]] e [[Alfred Harmsworth|Lord Northcliffe]]), finanzieri russi, magnati svizzeri e tedeschi, oltreché tutto l'apparato industriale italiano, composto dalla [[famiglia Agnelli]], da entrambi i fratelli Perrone (proprietari di [[Ansaldo]]), l'industria petrolifera, gli industriali zuccherieri italiani, gli agrari emiliani, il Ministro degli Esteri italiano [[Antonino Paternò Castello, marchese di San Giuliano]] e la [[Banca Nazionale di Sconto]].<ref>Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira, "''Storia d'Italia nel periodo fascista''", Torino, Einaudi, 1956</ref>.
===Le sovvenzioni all'Associazione Arditi d'Italia===
Se, in un primo momento, l'attivita del direttore fu concentrata quasi solo sul giornalismo di redazione, parallelamente assunse contorni sempre più attivi, come dimostra il lauto contributo fornito di prima persona all'[[Associazione Nazionale Arditi d'Italia]], i reduci combattenti della grande guerra, ai quali [[Filippo Naldi|Naldi]], nel 1920, consentì la stampa del periodico ''[[Le Fiamme]]'', utilizzando la tipografia con la quale egli redigeva ''[[Il Tempo]]'' e nella quale, abitualmente, si radunava in riunione proprio la [[ANAI]], che caratterizzava la legione violenta del sistema nazionalfascista incombente<ref>Ferdinando Cordova, "''Arditi e legionari dannunziani''", Roma, Manifesto libri, 2007 ISBN: 8872855004.</ref>
===L'attivismo politico===
Fu proprio in occasione di quella stagione di terrore a cavallo tra il 1919 e il 1922 che [[Filippo Naldi]] si occupò di tessere la trama per l'avvento del fascismo in Italia. Fu artefice, insieme a [[Peppino Garibaldi]], il nipote di [[Giuseppe Garibaldi|Giuseppe]], di un blitz per destituire [[Gabriele D'Annunzio]], che occupava [[Zara]] già dal 1919, senza però ottenere successo alcuno.
La spinta dominatrice che caratterizzava la destra fu incentivata, nel post blitz, dall'intuizione di [[Filippo Naldi|Naldi]] di sfruttare le gesta di [[D'Annunzio]] per plasmare, insieme a [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] e tutta la destra moderata, un nuovo concetto di politica nazionale, che sfociò, in occasione delle elezioni del 1921, nell'istituzione dei [[Blocchi Nazionali]], voluti fortemente dall'[[Giovanni Giolitti|ex Presidente del Consiglio]] per sostenere la politica mussoliniana<ref>Ferdinando Cordova, "''Arditi e legionari dannunziani''", Roma, Manifesto libri, 2007 ISBN: 8872855004.</ref>.
===Il delitto Matteotti===
In difficoltà giudiziarie, nel 1924 emigrò in Francia, perché inquisito per la bancarotta del [[Banco Adriatico di Cambio]] e imputato per favoreggiamento nell'episodio che vide il presunto mandante dell'omicidio [[Giacomo Matteotti|Matteotti]], il giornalista [[Filippo Filippelli]], tentare la fuga all'estero.
====La fuga del giornalista e l'arresto di Naldi====
Fu [[Filippo Filippelli]], collaboratore di [[Filippo Naldi|Naldi]], a fornire ai banditi l'autovettura con la quale fuggirono rapidamente dal luogo dell'omicidio dell'esponente socialista. Riconosciuta l'identità del proprietario, fu emesso una mandato di cattura a suo danno e su tutti i quotidiani italiani fu pubblicata la sua foto segnaletica.
Il [[15 giugno]] [[1924]], subito dopo l'avviso, Naldi ospitò temporaneamente [[Filippo Filippelli|Filippelli]] nel suo castello di residenza, posto in un paesino sulle colline piacentine: [[Vigoleno]]. Il suo comprensibile stato di agitazione lo indusse al trasferimento in un luogo distante da occhi indiscreti. Braccato dalla polizia e riconosciuto poche ore prima nel capoluogo di provincia da alcune persone, [[Filippo Filippelli|Filippelli]], insieme a Galassi, un giornalista del ''[[Corriere Italiano]]'' e [[Filippo Naldi|Naldi]], decisero di raggiungere l'albergo ''Aquila Romana'' di [[Borgo San Donnino]], dal quale fuggirono in maniera rocambolesca, braccati da un commissario di polizia.
Tale fuga ebbe una eco improvvisa in tutta Italia. Il giornalismo il giorno successivo, indignato e stupito, criticò, irridendola senza mezzi termini, la polizia di [[Emilio De Bono|De Bono]].
[[Filippo Naldi]] si rifugiò a [[Bologna]], mentre Galassi e [[Filippo Filippelli|Filippelli]], arrivati a [[Nervi (quartiere di Genova)|Nervi]], tentarono la fuga in Francia, affittando un motoscafo. A poca distanza dalla riva la polizia li catturò e li imprigionò. La sera di lunedì [[16 giugno]], accusato di favoreggiamento, [[Filippo Naldi|Naldi]] fu a sua volta arrestato a [[Bologna]], e, successivamente, prosciolto per amnistia<ref>Claudio Fracassi, "''Matteotti e Mussolini''", Milano, Mursia, 2004. ISBN: 884253281</ref>.
=== Gli anni francesi ===
Il suo espatrio in terra francese lo vide protagonista in qualità di agente/imprenditore.
Potente intermediario del governo italiano per la gestione di affari di tipo petrolifero e già nell'occhio del ciclone per questioni di ''[[trust]]'' relative al controllo della statunitense [[Standard Oil]], tramite la [[Sinclair Oil]], mirante al controllo totale di affari legati alla gestione dei giacimenti petroliferi in Italia, ebbe modo di gestire così affari personali, anche in base al suo legame forte con le industrie petrolifere italiane, da sempre tra i suoi principali sponsors<ref>http://www.italiasociale.org/storia07/storia010407-2.html</ref>.
=== Il ritorno in Italia ===
L'Italia lo accolse di nuovo nel 1938. Insediatosi stabilmente a [[Roma]], in pieno fascismo (nonostante la moglie fosse un'ebrea russa), nel 1943 ricomparve a [[Brindisi]], a fianco di [[Pietro Badoglio]] e [[Vittorio Emanuele III]], come ufficiale, amico dell'Inghilterra di [[Winston Churchill|Churchill]], nel cosiddetto [[Regno del Sud]].
=== Famiglia ===
Sposatosi nel 1907 a Padova con la traduttrice [[Raisa Grigor´evna Ol´kenickaja]], conosciuta nel 1904 alla [[Università degli Studi di Padova|facoltà di Giurisprudenza]] e sua compagna di corso, ebbe da lei 3 figli: Gregorio, Giovanna e Elisabetta<ref>http://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=298</ref>.
=== La sua ideologia ===
Cominciò da Liberale come sostenitore di [[Pasquale Borrelli]]. Successivamente fu adepto di [[Giovanni Giolitti]], fino all'istituzione dei [[Blocchi Nazionali]] della destra moderata, ai quali aderì nel 1921. Al suo ritorno in Italia il fascismo di [[Benito Mussolini|Mussolini]] inglobò la sua abilità strategica, trasformatasi in adesione alla linea di [[Pietro Badoglio]] dopo l'armistizio del 1943.
== Bibliografia ==
* Vincenzo Tazzari, "''La polemica Secolo-Resto del Carlino; note illustrative per il dott. Filippo Naldi''", Bologna, Stab. Poligr. Riuniti, 1917.
* Teodoro Rovito, "''Letterati e giornalisti italiani contemporanei : dizionario bio-bibliografico''", Napoli, Teodoro Rovito Editore, 1922.
* Joseph Caillaux, "''Davanti alla storia: le mie prigioni''", Roma, Rassegna Internazionale, 1925.
* Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira, "''Storia d'Italia nel periodo fascista''", Torino, Einaudi, 1956.
* Renzo De Felice, "''Mussolini il rivoluzionario 1883-1920''", Torino, Einaudi, 1965.
* Maria Malatesta, "''Il Resto del Carlino : potere politico ed economico a Bologna dal 1885 al 1922''", Milano, Guanda, 1978.
* Benito Mussolini, "''Opera omnia di Benito Mussolini''", Firenze, La Fenice, 1980.
* Claudio Mussolini, "''La parentesi''", Milano, Baldini & Castoldi, 2002. ISBN: 8884901952
* Claudio Fracassi, "''Matteotti e Mussolini''", Milano, Mursia, 2004. ISBN: 884253281
* Ferdinando Cordova, "''Arditi e legionari dannunziani''", Roma, Manifesto libri, 2007 ISBN: 8872855004.
[[Categoria:Direttori di periodici]]
==Note==
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