Discussione:Ex falso sequitur quodlibet: differenze tra le versioni

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{{Progetti interessati
{{Monitoraggio
|progetto=filosofia
|progetto2=
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*[[Tautologia]]: a==a
*Ex falso Quodlibet: (!a==a) -> b
--[[Utente:Blakwolf|<fontspan style="color=:black size +1">'''BW'''</fontspan>]] [[Discussioni utente:Blakwolf|Insultami]] 17:30, 4 ott 2007 (CEST)
 
 
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(nel caso specifico: a=a, b=non a, c=b)--[[Utente:193.205.213.166|193.205.213.166]] 08:31, 6 nov 2007 (CET)
 
Parti dal presupposto che la prima è vera, come detto, devi limitarti a 1 1 {0,1} , e in entrambi i casi 1 e 2 sono equivalenti. --[[Utente:Blakwolf|<fontspan style="color=:black size +1">'''BW'''</fontspan>]] [[Discussioni utente:Blakwolf|Insultami]] 09:58, 6 nov 2007 (CET)
 
non sono d'accordo: se A e non A sono entrambe vere, e B è falso abbiamo:
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quindi uno e due non sono equivalenti.Non riesco a capire cosa sbaglierei--[[Utente:193.205.213.166|193.205.213.166]] 11:40, 6 nov 2007 (CET)
 
No, '''deve''' essere vera una delle due. E b non sappiamo se è vero o falso, ma ne deriva. Te ne do una alternativa, ma equivalente. La dimostrazione è per assurdo. Si '''suppone''' che (A e non A) sia vero, quindi a prescindere dal valore di c, (a e non a) o c è sempre vera. E da (a e non a) -> c si ha non (a e non a) o c. Ma la prima è vera, quindi è vera c. Fine. Siamo ad una contraddizione perchè è vero anche il suo contrario. Quindi a e non a non può essere vera. --[[Utente:Blakwolf|<fontspan style="color=:black size +1">'''BW'''</fontspan>]] [[Discussioni utente:Blakwolf|Insultami]] 10:53, 7 nov 2007 (CET)
 
capisco meglio la dimostrazione per assurdo (avevo pensato anch'io a qualcosa di simile). L'altra è per me ancora oscura... ma se ti sembra che sia chiara e corretta e che sia solo un problema mio lascia perdere--[[Utente:82.58.56.101|82.58.56.101]] 13:00, 7 nov 2007 (CET)
 
Deve essere questo: la dimostrazione "deve" essere errata, altrimenti sarebbe vera qualsiasi altra affermazione. Anche una sola contraddizione ne genera infinite. Questo è lo spirito della cosa: devi prendere come assioma che non sia possibile, perchè porta ad una situazione inutile: tutto sarebbe dimostrabile, alla masiera dei [[sofismo|sofisti]]. --[[Utente:Blakwolf|<fontspan style="color=:black size +1">'''BW'''</fontspan>]] [[Discussioni utente:Blakwolf|Insultami]] 17:25, 8 nov 2007 (CET)
 
La dimostrazione e' effettivamente errata. Andara' corretta, per ora e' stata nascosta.
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mettili va! grazie--[[Utente:82.56.43.189|82.56.43.189]] 20:42, 12 nov 2007 (CET)
 
== "dal falso non può derivare neanche una piccola parte di verità" - Platone ==
== perchè una proposizione implica formalmente la sua disgiunzione con ogni altra? ==
 
Sono all'inizio de "il diavolo in cattedra" di Piergiorgio Odifreddi. Non mi è chiaro il punto in cui si afferma: da "Socrate non esiste" segue: "Socrate non esiste" o "l'uomo è un asino", perchè ogni proposizione implica formalmente la disgiunzione di se stessa con ogni altra proposizione.
L'argomento "ex falso quodlibet" vuole dimostrare che partendo da una falsità si può dedurre che è vera qualunque affermazione: da "Socrate esiste e non esiste" che è falsa per il principio di non contraddizione, si può dedurre ad esempio: "l'uomo è un asino" o qualsiasi altra cosa. Contro e oltre (secondo Odifreddi) l'opinione di Platone secondo cui "dal falso non può derivare neanche una piccola parte di verità".
A me intuitivamente sembrerebbe che una proposizione non implichi formalmente la disgiunzione con ogni altra proposizione. Ad esempio: "oggi piove" non implica che "o oggi piove o la vita è bella"...
 
Qualcuno mi può chiarire il punto? Grazie [[Utente:Zenbonzo|Zenbonzo]] ([[Discussioni utente:Zenbonzo|msg]]) 12:08, 18 mar 2011 (CET)
Infatti da "Socrate esiste" discende che la disgiunzione "Socrete esiste o (vel) l'uomo è un'asino" è vera, ma la premessa dice che "Socrate non esiste", dunque se come abbiamo detto: "Socrete esiste o (vel) l'uomo è un'asino" è vera, dev'essere vero che l'uomo è un asino.
 
A me pare però che affermare che da una contraddizione discende la verità di qualunque affermazione porta ad affermare che dalla contraddizione discende la verità di qualunque affermazione e della sua negazione. Cioè dalla contraddizione non si possono dedurre che congiunzioni di coppie affermazione - negazione, cioè altre contraddizioni. Aveva ragione Platone? - [[Utente:Zenbonzo|Zenbonzo]] ([[Discussioni utente:Zenbonzo|msg]]) 08:20, 23 mar 2011 (CET)
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