Nobile Ottuplice Sentiero e Sette piani: differenze tra le pagine

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{{C|La voce nonostante sia stata radicalmente modificata presenta delle imprecisioni/arbitrarietà espositive nella sezione Trama - mentre la sezione Significato appare come una ricerca originale non suffragata da fonti|opere letterarie|ottobre 2011}}
[[Immagine:Dharma wheel.svg|thumb|La [[Dharmacakra|Ruota del Dharma]] (''[[Dharmacakra]]''), simbolo per eccellenza del Buddhismo. Gli otto raggi rappresentano il Nobile ottuplice sentiero (sans. ''Ārya 'ṣṭāṅga mārgaḥ'').]]
{{F|racconti|luglio 2017}}
 
{{libro
{{quote|E cosa è mai, o monaci, questo sentiero di mezzo realizzato dal Tathāgata che produce la visione e la gnosi, e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio, al ''nibbāna''? Esso il Nobile ottuplice sentiero, ovvero la retta visione, il retto intenzione, la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, il retto sforzo, la retta presenza mentale, la retta concentrazione.|[[Buddha Shakyamuni]] Dhammacakkappavattana Sutta, ''[[Saṃyutta-nikāya]]'', 56,11. <ref>Tratto da ''La Rivelazione del Buddha - Volume primo - I testi antichi''. A cura di Raniero Gnoli. Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2001, pag. 6.</ref>
|titolo = Sette piani
|autore = [[Dino Buzzati]]
|annoorig = 1937
|genere = racconto
|lingua = it
}}
'''''Sette piani''''' è un racconto di [[Dino Buzzati]] pubblicato originariamente sulla rivista letteraria ''[[La Lettura]]'', nel marzo [[1937]], e successivamente all'interno delle raccolte ''[[I sette messaggeri]]'', ''[[Sessanta racconti]]'' e ''[[La boutique del mistero]]''.
 
Dal racconto lo stesso Buzzati trasse una commedia, ''Un caso clinico'', rappresentata per la prima volta al [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]] di [[Milano]] nel [[1953]], e successivamente riproposta nei principali teatri europei e mondiali ([[Berlino]], [[Göteborg]], [[Ginevra]], [[Stoccolma]], [[Buenos Aires]]); a Parigi fu adattata da [[Albert Camus]] e rappresentata al Théatre La Bruyère nel [[1955]]. Il racconto ha inoltre ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
Il '''Nobile ottuplice sentiero''' ([[sanscrito]] आर्याष्टाङ्गिक मार्ग ''ārya aṣṭāṅgika mārga'', [[pāli]] ''ariya-aṭṭhaṅgika-magga'', [[cinese]] 八正道 ''bā zhèngdào'' [[Wade-Giles]] ''pa-cheng-tao'', [[giapponese]] ''hasshōdō'', [[tibetano]] '' 'phags-lam yan-lag brgyad'', [[coreano]] 팔정도 ''p'al chŏngdo'', [[vietnamita]] ''bát chánh đạo'') corrisponde all'ultima delle [[Quattro nobili verità]] ([[sanscrito]] ''Catvāri-ārya-satyāni'', [[pāli]] ''Cāttari aryasaccāni''), la dottrina buddhista riportata nel [[Canone pāli]] all'interno del ''[[Saṃyutta-nikāya]]'' (nel ''Dhammacakkappavattana Sutta''<ref>Vedi qui: [http://www.accesstoinsight.org/tipitaka/sn/sn56/sn56.011.than.html] </ref>) e nel [[Canone cinese]] nello ''[[Záhánjīng]]'' (雜含經, giapp. ''Zōgon agonkyō'', collocato nello ''[[ Āhánbù]]'', [[T.D.]] 99.2.1a-373b) che poi è la traduzione in [[cinese]] del testo [[sanscrito]] ''Saṃyuktāgama'' al cui interno è collocato il ''Dharmaçakrapravartana Sūtra''. Da tener presente che i due testi appartengono a due scuole differenti del [[Buddhismo dei Nikaya]]. Il primo appartiene alla scuola cingalese [[Theravada]] e proviene, probabilmente, dalla scuola indiana [[Vibhajyavāda]]; il secondo appartiene invece alla scuola [[Mulasarvāstivāda]] che deriva a sua volta dalla scuola [[Sarvâstivāda]].
 
Il titolo di questo ''sūtra'' buddhista (''Dharmaçakrapravartana Sūtra''/''Dhammacakkappavattana Sutta'') può essere reso in italiano come "Discorso della messa in moto della ruota del ''[[Dharma]]''" (pāli: [[Dhamma]]).
 
È, secondo la tradizione, il primo sermone pubblico del [[Buddha Shakyamuni]], tenuto al Parco dei cervi nei pressi di Sarnath vicino a [[Varanasi]] (attuale [[Benares]]) nel [[528 a.C.]] all'età di 35 anni <ref>La datazione del 528 a.e.v. appartiene alla tradizione [[Theravada]].</ref>, dopo che nei pressi del villaggio di [[Bodhgaya]] (oggi nello stato del [[Bihar]], uno dei più poveri dell'India) aveva raggiunto il ''[[bodhi|risveglio spirituale]]''.
 
Questo sermone è quindi indicato anche come il "Discorso di Benares", ritenuto a fondamento di tutte le scuole [[Buddhismo|buddhiste]], e a cui le differenti dottrine fanno rifermento. Esso può considerarsi, stante la tradizione, anche l'avvio della prima comunità buddhista ([[sangha]]), formata proprio da quei cinque asceti che anni prima avevano abbandonato, sfiduciati, il [[Buddha Shakyamuni]] dopo essere stati a lungo i discepoli a lui più vicini.
 
In questo discorso si indica il Buddhismo come la "Via di mezzo" ([[sanscrito]] ''Madhyamāpratipad'', [[pāli]] ''Majjhimā pāṭipada'') in cui si riconosce che la retta condotta risiede nella linea mediana di condotta di vita evitando eccessi ed assolutismi.
 
Nell'occasione di questo sermone il [[Buddha]] rivela le "Quattro nobili verità" frutto del proprio "''[[bodhi|risveglio spirituale]]''" testè raggiunto.
 
La "Quarta Nobile Verità" consiste nel "Nobile ottuplice sentiero" che conduce alla piena ed esaustiva realizzazione spirituale buddhista attraverso il superamento di quel condizionamento costituito dalla sofferenza esistenziale che si accompagna alla vita dell'Uomo sia dalla sua nascita e sia a motivo della sua nascita (san. e pāli ''[[saṃsāra]]'').
 
 
==Gli elementi del "Nobile Ottuplice Sentiero"==
 
{| class="prettytable"
|-class="hintergrundfarbe8"
!
! align=left | [[Italiano]]
! align=left | [[Sanscrito]]
! align=left | [[Pāli]]
! align=left | [[Cinese]]
! align=left | [[Cinese]] [[pinyin]]
! align=left | [[Cinese]] [[Wade-Giles]]
! align=left | [[Giapponese]]
! align=left | [[Tibetano]]
 
|-
| align=center | I
|Retta visione
|[[Samyag-dṛṣṭi]]
|Sammā diṭṭhi
|正見
|Zhèngjiàn
|Cheng-chien
|Shōken
|Yang dag pa'i lta ba
|-
| align=center | II
|Retta intenzione
|[[Samyak-saṃkalpa]]
|Sammā-saṃkappa
|正思惟
|Zhèng sīwéi
|Cheng ssu-wei
|Shō shiyui
|Yang dag pa'i rtog pa
|-
| align=center | III
|Retta parola
|[[Samyag-vāc]]
|Sammā-vācā
|正語
|Zhèngyǔ
|Cheng-yü
|Shōgo
|Yang dag pa'i ngag
|-
| align=center | IV
|Retta azione
|[[Samyak-karma-anta]]
|Sammā-kammanta
|正業
|Zhèngyè
|Cheng-yeh
|Shōgō
|Yang dag pa'i las kyi mtha'
|-
| align=center | V
|Retto modo di vivere
|[[Samyag-ājiva]]
|Sammā-ājiva
|正命
|Zhèngmìng
|Cheng-ming
|Shōmyō
|Yang dag pa'i 'tsho ba
|-
| align=center | VI
|Retto sforzo
|[[Samyag-vīrya]]
|Sammā-vāyāma
|正精進
|Zhèng jīngjìn
|Cheng-ching-chin
|Shō shōjin
|Yang dag pa'i rtsol ba
|-
| align=center | VII
|Retta presenza mentale
|[[Samyak-smṛti]]
|Sammā-sati
|正念
|Zhèngniàn
|Cheng-nien
|Shōnen
|Yang dag pa'i dran pa
|-
| align=center | VIII
|Retta concentrazione
|[[Samyak-samādhi]]
|Sammā-samādhi;
|正定
|Zhèngdìng
|Cheng-ting
|Shōjō
|Yang dag pa'i ting nge 'dzin
|-
|}
 
 
== La trama ==
Possono essere considerati secondo tre tipologie di perfezionamento denominate in [[sanscrito]] ''trīṇiśikṣaṇi''<ref>Il termine sanscrito ''śikṣā'' (cinese 學 '' xué'', giapp. ''gaku'', tib. ''slob pa'') ha come significato quello di addestramento, perfezionamento o studio. </ref>, ([[pāli]] ''tisikkhā'').
In un giorno di marzo, l'avvocato Giuseppe Corte si fa ricoverare in un moderno ospedale di una grande città italiana, specializzato nella cura del male da cui egli è leggermente affetto.
Questo ordinamento, però, non significa affatto che esista un albero gerarchico fra gli otto elementi, né tanto meno che esista un ordine di successione e di importanza fra di essi. Tutte le vie dell'Ottuplice sentiero vanno percorse contemporaneamente nella pratica buddhista, e ciascuna interagisce in una realizzazione sinergica con gli altri.
 
L'ospedale è strutturato in sette diversi piani: i pazienti meno gravi vengono ricoverati in quello più alto, mentre ai piani più bassi si trovano i casi più gravi in forma decrescente da piano a piano. Il Corte viene accolto subito al settimo piano, in attesa di guarire dalla malattia e quindi di poter tornare a casa.
 
La salute del Corte sembra non peggiorare e non migliorare, ma una serie di inconvenienti (o almeno come tali gli appaiono) fanno sì che venga lentamente ma inesorabilmente trasferito ai piani inferiori, sempre con scuse assurde: prima per fare un favore ad una donna ed i suoi due figli, poi per gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente a causa di un eczema apparso su una gamba che lo fa scendere di addirittura due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti.
* la "terza tipologia" (''adhiprajñaṃ'' 慧學) (riguarda la «''saggezza''» ([[pañña]])
Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le sue continue proteste nei confronti del personale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave.
*#'''''Retto intendimento''''' (''samma ditthi'') cioè il riconoscimento delle "Quattro Nobili Verità" attraverso la loro corretta conoscenza e la conseguente loro corretta visione.
*#'''''Retta risoluzione''''' (''samma sankappa'') cioè il corretto impegno sostenuto dalla corretta intenzione nel padroneggiare il ''[[trsna]]'' (l'attaccamento al desiderio di vivere, alla brama ed all'avidità di esistere, di divenire o di liberarsi, al desiderio di affermare il proprio «sé esistente») in modo da manterene la ''corretta aspirazione'' che consegue alla ''corretta motivazione'', al fine di non lasciarsi condizionare dalla «''sete di esistere''», causa del ''[[Samsāra]]''
 
In piena estate, l'ultimo trasferimento lo conduce al temutissimo primo piano, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza appena arrivato.
* la "prima tipologia" (''adhiśīlam'' 戒學) riguarda la «moralità» (''sīla''
*#'''''Retta Parola''''' (''samma vaca'') cioè l'assunzione della personale responsabilità delle nostre parole, ponendo attenzione nella loro scelta e ponderandole in modo che esse non producano effetti nocivi agli altri e di conseguenza a noi stessi; ciò significa anche che il nostro agire deve essere improntato al nostro parlare e corrispondere ad esso.
*#'''''Retta Azione''''' (''samma kammanta'') cioè l'azione non motivata dalla ricerca di egoistici vantaggi, svolta senza attaccamento verso i suoi frutti. È anche ''"l'azione che si conforma correttamente alla situazione"'', nel senso in cui non c'è più distinzione fra l'azione individuale e personale e l'azione del karma cosmico in relazione all'evento in cui l'agire individuale e personale si determina. In questo caso il corretto agire individuale armonizza in modo talmente perfetto il karma specifico prodotto dall'azione individuale al karma cosmico, da non consentire più che il karma individuale si distingua da quello universale e di esso viene quindi a costituire una sua intima ed indistinguibile componente. Per questo motivo la "''retta azione''" è anche considerata un "''agire senza agire''".
*#'''''Retta Condotta di vita''''' (''samma ajiva'') cioè vivere in modo equilibrato evitando gli eccessi, procurandosi un sostentamento adeguato con mezzi che non possano arrecare danno o sofferenza agli altri. Questo comporta anche la corretta padronanza delle proprie intenzioni, in modo che esse siano sempre orientate e dirette lungo la linea mediana di condotta di vita (''majjhama patipada'') attraverso una ''corretta azione'' (''samma kammanta'').
 
Il Corte è sempre più disperato e, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta continuamente di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Con lentezza inesorabile però, le persiane scorrevoli della sua stanza cominciano a chiudersi.
*la "seconda tipologia" (''adhicittaṃ'' 定學) riguarda la specificità della «''meditazione buddhista''» (''[[samadhi]]'')
*#'''''Retto Sforzo''''' (''samma vayama'') cioè lasciare andare gli stati non salutari e coltivare quelli salutari. Significa anche confidare nella bontà della propria pratica buddhista perseverando con un corretto ed equilibrato impegno nello sforzo, motivato dalla fede (''saddhâ'') che al buddhista praticante proviene dai risultati ottenuti nell'avanzamento lungo il persorso della propria personale realizzazione spirituale e nell'avanzamento verso una sempre maggiore capacità di esercitare una ''corretta azione'' (''samma kammanta'') nella propria pratica buddhista.
*#'''''Retta Consapevolezza''''' (''samma sati'') cioè la capacità di mantenere la mente priva di confusione, non influenzata dalla brama e dall'attaccamento (''[[trsna]]'')
*#'''''Retta pratica della meditazione''''' (''samma samadhi'') cioè la capacità di mantenere il corretto atteggiamento interiore che porta alla corretta padronanza di sé stessi durante la pratica della meditazione (''[[dhyāna]]'').<br> Nel [[Buddhismo Zen]] si usa il termine giapponese "'''''[[zanmai]]'''''" anziché il termine sanscrito "''samadhi''", con lo stesso significato di raggiungimento del livello più elevato di "unione", riunificazione, identificazione del sé individuale con la realtà esistente. L'uso del termine "[[zanmai]]" è particolarmente indicato nel caso dell'ottavo elemento dell'ottuplice sentiero, poiché esso implica uno stato interiore nel quale la mente è assolutamente libera da distrazione ed è assorbita in intensa e decisa concentrazione, la quale, correttamente applicata, è una specifica caratteristica richiesta nella "''retta pratica della meditazione''"
 
== NoteAnalisi ==
<references/>
 
Come accade in molte opere di Buzzati, anche qui l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile e misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte, o anche semplicemente di capire che il suo futuro non dipende da lui e obbedisce a leggi misteriose contro le quali non può nulla.
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sé, ricercandone una causa esterna e rassicurante. Rifiuta quindi di ammettere la propria condizione. Fino a che è circondato da persone sane, come i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostante e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il primo piano (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di contemplarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne vede le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che ritiene un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altra la saggezza di chi sa accettare l'ineffabilità del destino umano. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ossia della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende di stare soltanto tra i "sani". Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce ad andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
 
A livello tematico non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questo concetto (si veda ''[[Il deserto dei Tartari (romanzo)|Il deserto dei Tartari]]'' o i celebri racconti ''[[I sette messaggeri (racconto)|I sette messaggeri]]'' e ''[[Eppure battono alla porta]]''), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dall'inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
==Voci correlate==
* [[Buddhismo]]
*[[Bodhipakkhika Dhamma]]
*[[dhamma-vicaya]]
 
Non si può neanche passare sotto silenzio, qui, la critica buzzatiana alla casta dei medici, i quali, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi, finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.
{{Portale|Buddhismo|filosofia}}
 
{{portale|letteratura}}
[[categoria:buddhismo]]
 
[[Categoria:Racconti di Dino Buzzati]]
[[cs:Ušlechtilá osmidílná stezka]]
[[da:Den ædle otteleddede vej]]
[[de:Edler Achtfacher Pfad]]
[[en:Noble Eightfold Path]]
[[es:Noble sendero óctuple]]
[[fi:Jalo kahdeksanosainen polku]]
[[fr:Noble sentier octuple]]
[[he:הדרך המתומנת האצילה]]
[[ja:八正道]]
[[ko:팔정도]]
[[la:Octupla Via Nobilis]]
[[lt:Taurusis aštuonialypis kelias]]
[[nl:Het Achtvoudige Pad]]
[[pl:Ośmioraka ścieżka]]
[[pt:Nobre Caminho Óctuplo]]
[[ru:Восьмеричный Путь]]
[[sh:Plemeniti osmostruki put]]
[[simple:Noble Eightfold Path]]
[[sr:Племенити осмоструки пут]]
[[th:มรรค]]
[[tr:Sekiz Aşamalı Asil Yol]]
[[vi:Bát chánh đạo]]
[[zh:八正道]]