Il Tempo e Sette piani: differenze tra le pagine

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{{C|La voce nonostante sia stata radicalmente modificata presenta delle imprecisioni/arbitrarietà espositive nella sezione Trama - mentre la sezione Significato appare come una ricerca originale non suffragata da fonti|opere letterarie|ottobre 2011}}
{{Testata giornalistica
{{F|racconti|luglio 2017}}
|nome = Il Tempo
{{libro
|logo =
|titolo = Sette piani
|paese = {{ITA}}
|linguaautore = [[linguaDino italiana|italianoBuzzati]]
|annoorig = 1937
|periodicità = [[quotidiano]]
|genere = stampa nazionaleracconto
|lingua = it
|formato = [[Berlinese]]
|tiratura = 71.570
|data-tiratura= giugno 2009
|diffusione = 46.846
|data-diff = giugno 2009
|fondazione = [[1944]]
|proprietà = [[Domenico Bonifaci]]
|sede = Piazza Colonna, 366 - 00187 Roma
|direttore = [[Mario Sechi]]
|redattore capo=
|sito = http://www.iltempo.it/
|ISSN =
}}
'''''Sette piani''''' è un racconto di [[Dino Buzzati]] pubblicato originariamente sulla rivista letteraria ''[[La Lettura]]'', nel marzo [[1937]], e successivamente all'interno delle raccolte ''[[I sette messaggeri]]'', ''[[Sessanta racconti]]'' e ''[[La boutique del mistero]]''.
'''Il Tempo''' è un [[quotidiano]] [[Italia|italiano]], fondato a [[Roma]] da [[Renato Angiolillo]] nel [[1944]]<ref>La testata fu registrata al tribunale di Roma il [[18 novembre]] [[1948]]</ref>.
 
Dal racconto lo stesso Buzzati trasse una commedia, ''Un caso clinico'', rappresentata per la prima volta al [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]] di [[Milano]] nel [[1953]], e successivamente riproposta nei principali teatri europei e mondiali ([[Berlino]], [[Göteborg]], [[Ginevra]], [[Stoccolma]], [[Buenos Aires]]); a Parigi fu adattata da [[Albert Camus]] e rappresentata al Théatre La Bruyère nel [[1955]]. Il racconto ha inoltre ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
Riprende la testata di un giornale fondato nella capitale nel [[1917]] dal parmense [[Filippo Naldi]], che ebbe breve durata, essendo soppresso dal [[regime fascista]] già nel 1922. Annoverò fra i collaboratori [[Georges Sorel]].
 
== StoriaLa trama ==
In un giorno di marzo, l'avvocato Giuseppe Corte si fa ricoverare in un moderno ospedale di una grande città italiana, specializzato nella cura del male da cui egli è leggermente affetto.
Il [[quotidiano]] venne fondato a [[Roma]] il [[6 maggio]] [[1944]], prima ancora che le truppe anglo-americane entrassero in città. Il primo numero uscì il [[5 giugno]], all'indomani della liberazione della capitale. Stampato in una vecchia tipografia in via Mario de' Fiori, nel centro di Roma <ref>Lo stesso stabilimento in cui veniva stampato l'«[[Avanti!]]».</ref>; il nome venne scelto nella notte da Angiolillo. Il direttore, che aveva acquistato la testata «L'Italia» <ref>Da non confondere con il quotidiano della [[Diocesi di Milano]] ''[[L'Italia]]'', era una storica testata fondata da [[Camillo Cavour]] nel [[1859]]. Il quotidiano di Angiolillo ereditò il numero delle annate, LXXXVI.</ref>, la scartò all'ultimo momento preferendo «Il Tempo» (vedi sopra). «L'Italia» comparve accanto alla testata. Nella sottotestata apparve l'indicazione «Quotidiano socialdemocratico».
Il giornale era composto da un unico foglio, data la scarsità, in quel periodo, della carta, materiale ancora difficile da reperire. <br/>
Dopo due soli numeri ''Il Tempo'' venne sospeso per violazione degli accordi sulla stampa intercorsi tra il [[CLN]] ed il comando alleato <ref>Gli accordi prevedevano che in ogni città potesse uscire soltanto un quotidiano per ciascuno dei partiti del CLN (sei), più un quotidiano creato dal [[PWB]] alleato.</ref>. Angiolillo e il condirettore [[Leonida Répaci]] si diedero da fare per revocare il provvedimento e, dopo soli due giorni di sospensione, il [[9 giugno]] ''Il Tempo'' ritornò in edicola, con il nuovo sottotitolo «Quotidiano indipendente».<br/>
Nei primi mesi il giornale fu compilato da Angiolillo, Répaci e da quattro colleghi: Gugliemo Serafini, Carlo Scaparro, Gaspare Gresti e Marcello Zeri.
 
L'ospedale è strutturato in sette diversi piani: i pazienti meno gravi vengono ricoverati in quello più alto, mentre ai piani più bassi si trovano i casi più gravi in forma decrescente da piano a piano. Il Corte viene accolto subito al settimo piano, in attesa di guarire dalla malattia e quindi di poter tornare a casa.
La caduta del [[governo Bonomi]], il 26 novembre di quell'anno, determinò una svolta alla linea politica. Accade che il reincarico di Bonomi fu approvato dalla monarchia invece che dal CLN. Angiolillo portò il giornale, da socialdemocratico, a posizioni moderate <ref>[[Paolo Murialdi]], ''La stampa italiana del dopoguerra'', Laterza, 1978.</ref>. La rottura con Répaci fu inevitabile. Alla fine dell'anno il sodalizio si sciolse. Il co-fondatore venne liquidato con una buonuscita di 750.000 lire <ref>Giampaolo Pansa, ''Comprati e venduti'', Bompiani, 1977, pag. 111.</ref>.
 
La salute del Corte sembra non peggiorare e non migliorare, ma una serie di inconvenienti (o almeno come tali gli appaiono) fanno sì che venga lentamente ma inesorabilmente trasferito ai piani inferiori, sempre con scuse assurde: prima per fare un favore ad una donna ed i suoi due figli, poi per gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente a causa di un eczema apparso su una gamba che lo fa scendere di addirittura due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti.
Renato Angiolillo continuò nelle vesti di editore unico e direttore allo stesso tempo <ref>Tenne unite le cariche per quasi trent'anni, salvo un breve periodo nel quale fu presente come consocio l'armatore genovese Ernesto Fassio.</ref>.
Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le sue continue proteste nei confronti del personale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave.
 
In piena estate, l'ultimo trasferimento lo conduce al temutissimo primo piano, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza appena arrivato.
Acquistò dagli Alleati i «Diari» di [[Galeazzo Ciano]], gerarca del [[fascismo]]. Con la pubblicazione in esclusiva dei Diari lanciò il giornale.
 
Il Corte è sempre più disperato e, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta continuamente di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Con lentezza inesorabile però, le persiane scorrevoli della sua stanza cominciano a chiudersi.
Dopo pochi anni ''Il Tempo'' raggiunse la tiratura di 300.000 copie. La sede venne trasferita nello storico [[Palazzo Wedekind]], in [[Piazza Colonna]], dove il giornale risiede tuttora.
 
== Analisi ==
Lavoravano nel quotidiano romano all'inizio degli anni cinquanta: [[Vittorio Zincone]], editorialista (e, dopo una parentesi di due anni al ''[[Resto del Carlino]]'', tornò nel [[1955]] come vicedirettore), poi Guido Guidi, cronista giudiziario; [[Alberto Giubilo]], allo sport, [[Igor Man]] agli esteri. Titolare della nota politica (detta in gergo "pastone") era [[Salvatore Aponte]]<ref>Aponte era stato il primo giornalista italiano che nel [[1924]], da inviato del ''[[Corriere della Sera]]'', aveva comunicato la notizia che [[Stalin]] sarebbe stato il successore di [[Lenin]].</ref>.
 
Come accade in molte opere di Buzzati, anche qui l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile e misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte, o anche semplicemente di capire che il suo futuro non dipende da lui e obbedisce a leggi misteriose contro le quali non può nulla.
Altre firme de ''Il Tempo'' erano [[Alberto Giovannini]] e [[Alberto Consiglio]], titolari di popolari rubriche: "Lettera della domenica" il primo; "Formicaio" e "Disco Rosso" il secondo. Anche [[Nantas Salvalaggio]], all'epoca cronista, teneva una sua rubrica: "Un giorno in pretura". Redattore capo era un giovane [[Egidio Sterpa]].
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sé, ricercandone una causa esterna e rassicurante. Rifiuta quindi di ammettere la propria condizione. Fino a che è circondato da persone sane, come i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostante e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il primo piano (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di contemplarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne vede le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che ritiene un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altra la saggezza di chi sa accettare l'ineffabilità del destino umano. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ossia della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende di stare soltanto tra i "sani". Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce ad andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
 
A livello tematico non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questo concetto (si veda ''[[Il deserto dei Tartari (romanzo)|Il deserto dei Tartari]]'' o i celebri racconti ''[[I sette messaggeri (racconto)|I sette messaggeri]]'' e ''[[Eppure battono alla porta]]''), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dall'inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
Un altro giornalista arrivato dal Corriere era [[Italo Zingarelli]], presto soprannominato il "figlio del vocabolario". Il primo degli inviati del quotidiano era [[Virgilio Lilli]]. Ma va ricordato anche [[Gianni Granzotto]]<ref>Granzotto fece una brillante carriera alla [[Rai]]: prima inviato a [[New York]] e poi amministratore delegato dell'azienda.</ref>, corrispondente da [[Parigi]].
 
Non si può neanche passare sotto silenzio, qui, la critica buzzatiana alla casta dei medici, i quali, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi, finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.
La parte culturale del giornale era diretta dal critico letterario [[Enrico Falqui (critico)|Enrico Falqui]]. Tra i collaboratori vi erano nomi come [[Giuseppe Prezzolini]] e [[Curzio Malaparte]]. Il critico teatrale era [[Silvio D'Amico]], il critico musicale era [[Guido Pannain]] mentre le recensioni cinematografiche erano affidate a [[Gian Luigi Rondi]].
 
{{portale|letteratura}}
Negli anni ' 60 ''Il Tempo'' era il più venduto della capitale <ref>''Corriere della Sera'', 10 marzo 1993.</ref>
 
[[Categoria:Racconti di Dino Buzzati]]
Il [[16 agosto]] [[1973]] morì Renato Angiolillo. Come suo successore fu designato il direttore amministrativo del giornale [[Gianni Letta]], in servizio al ''Tempo'' fin dal 1958.
 
Letta guidò il quotidiano per 15 anni, fino a tutto il [[1987]]<ref>Letta lasciò per assumere incarichi manageriali alla [[Fininvest]] di [[Milano]].</ref>.
 
Nel [[1993]] il Tempo era in buona salute: 120 giornalisti confezionavano un quotidiano che vendeva intorno alle 115 mila copie al giorno. Ma i rapporti con la proprietà erano pessimi.
All'inizio di marzo si diffonde la voce che la proprietà ha raccolto un dossier con il profilo professionale e privato su ciascun giornalista.
 
Il [[10 marzo]] i giornalisti entrano in sciopero protestando contro la violazione dello [[Statuto dei lavoratori]]. L'agitazione si trascina per ben 39 giorni, fino all'intervento risolutore della [[presidenza del Consiglio]] ad aprile inoltrato.
 
Il quotidiano faticò non poco a riprendersi dall'esperienza logorante e subì un calo di copie.
 
Nel [[1996]] ''Il Tempo'' ebbe un ripresa e toccò il picco massimo di vendite con 78.000 copie giornaliere.
 
Fino al [[2007]] il quotidiano era in [[broadsheet]] con doppio dorso: nel dorso interno era presente il fascicolo dedicato all'edizione locale.
 
Il 4 ottobre [[2007]], la proprietà ha deciso l'acquisto di una nuova rotativa, che ha permesso di stampare in un nuovo formato cartaceo, passando dal [[broadsheet]] al formato [[berlinese]] monodorso. È stata rinnovata la grafica del giornale ed è stata introdotta la stampa a colori su tutte le pagine.
 
Nello stesso anno è stato potenziato il [[sito web]].
 
==Variazioni dell'assetto proprietario==
Sin dalla fondazione, ''Il Tempo'' è stato di proprietà di Renato Angiolillo.
 
Nel [[1966]] la proprietà del giornale passò all'industriale [[Attilio Monti]].
 
Nel febbraio [[1995]], il Gruppo Monti cedette il quotidiano al costruttore romano [[Francesco Gaetano Caltagirone]] per 81 miliardi di lire<ref>«Passa ai Caltagirone ''Il Tempo'' di Roma», ''[[la Repubblica]]'', 16 febbraio 1995</ref>.
 
Nel [[1996]] il [[Caltagirone Editore|Gruppo Caltagirone]] ha ceduto la proprietà del giornale al costruttore Domenico Bonifaci per 70 miliardi di lire<ref>«Il Tempo cambia padrone: da Caltagirone a Bonifaci», ''[[Corriere della Sera]]'', 21 luglio 1996.</ref>.
 
== Direttori ==
* [[Renato Angiolillo]] (5 giugno 1944 - 16 agosto 1973)
** [[Leonida Repaci]] (condirettore, giugno 1944 - febbraio 1945)
;Scelti dal gruppo Monti
* [[Gianni Letta]] (17 agosto 1973-1987)
* [[Gaspare Barbiellini Amidei]] (1987 - 30 maggio 1989)
* [[Franco Cangini]] (1° giugno 1989 - ?)
* [[Marcello Lambertini]] (? - marzo 1993)
* [[Giovanni Mottola]] (marzo 1993 - febbraio 1995)
;Scelti dal gruppo Caltagirone
* [[Giovanni Mottola]] (febbraio 1995 - novembre 1995)
;Scelti dall'attuale proprietà
* [[Giovanni Mottola]] (novembre 1995 - 15 settembre 1996)
** "pro tempore" [[Giampaolo Cresci]] (16 settembre - novembre 1996)
* [[Maurizio Belpietro]] (novembre 1996 - 19 marzo 1997)
* [[Gian Paolo Cresci]] (20 marzo 1997 - 8 ottobre 1999)
* [[Mauro Trizzino]] (9 ottobre 1999 -)
* [[Giuseppe Sanzotta]]
* [[Mino Allione]] (- novembre 2002)
* [[Franco Bechis]] (dicembre 2002 - 31 gennaio 2006)
* [[Gaetano Pedullà]] (1° febbraio 2006 - maggio 2007
* [[Giuseppe Sanzotta]] (maggio 2007 - 7 dicembre 2008)
* [[Roberto Arditti]] (8 dicembre 2008 - 7 febbraio 2010)
* [[Mario Sechi]] (8 febbraio 2010 - in carica)
 
== Edizioni ==
''Il Tempo'' viene oggi distribuito sul territorio italiano con il dorso nazionale che contiene la cronaca di Roma. Nelle zone dove viene prodotta un'edizione locale, il giornale nazionale viene cellofanato ogni giorno anteponendovi un fascicolo con le cronache locali relative al territorio di riferimento. Le edizioni del ''Tempo'' sono:
* Nazionale
* [[Lazio]] Nord
* [[Latina]]
* [[Frosinone]]
* [[Abruzzo]]
* [[Molise]]
 
== Redazioni ==
* [[Roma]] sede Centrale
* [[Frosinone]]
* [[Latina]]
* [[Avezzano]]
* [[Teramo]]
* [[L'Aquila]]
* [[Pescara]]
* [[Isernia]]
 
Per qualche periodo, a [[Salerno]] e provincia, il quotidiano è stato distribuito insieme al giornale locale ''Il salernitano'' diretto da Gigi Casciello.
 
== Diffusione ==
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|-style="background:lightblue"
! Anno
! Media mobile
|-
| 2008 || 47.444
|-
| 2007 || 45.635
|-
| 2006 || 50.765
|-
| 2005 || 48.140
|-
| 2004 || 46.792
|-
| 2003 || 51.878
|-
| 2002 || 49.808
|-
| 2001 || 49.970
|-
| 2000 || 54.194
|-
| 1999 || 62.605
|-
| 1998 || 66.306
|-
| 1997 || 71.721
|-
| 1996 || 78.047
|}
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==Note==
<references />
 
==Fonti==
Tesi di laurea: «Il Tempo di Roma a Rieti: nascita e declino di un grande quotidiano».
 
{{Stampa Italiana}}
 
[[Categoria:Quotidiani italiani|Tempo, Il]]
 
[[en:Il Tempo]]
[[fa:ایل تمپو]]