Silvio Pellico e Sette piani: differenze tra le pagine

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{{C|La voce nonostante sia stata radicalmente modificata presenta delle imprecisioni/arbitrarietà espositive nella sezione Trama - mentre la sezione Significato appare come una ricerca originale non suffragata da fonti|opere letterarie|ottobre 2011}}
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{{F|racconti|luglio 2017}}
{{Citazione|Chi mente, se anche non scoperto, ha la punizione in sé medesimo; egli sente che tradisce un dovere e si degrada.|Silvio Pellico, da ''Dei doveri degli uomini''.}}
{{Biolibro
|titolo = Sette piani
|Nome = Silvio
|autore = [[Dino Buzzati]]
|Cognome = Pellico
|Sessoannoorig = M1937
|genere = racconto
|LuogoNascita = Saluzzo
|lingua = it
|GiornoMeseNascita = 25 giugno
|AnnoNascita = 1789
|LuogoMorte = Torino
|GiornoMeseMorte = 31 gennaio
|AnnoMorte = 1854
|Epoca = 1800
|Attività = scrittore
|Attività2 = poeta
|Attività3 = patriota
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , noto soprattutto come autore di ''[[Le mie prigioni]]''
|Immagine = Silvio Pellico.jpg
}}
'''''Sette piani''''' è un racconto di [[Dino Buzzati]] pubblicato originariamente sulla rivista letteraria ''[[La Lettura]]'', nel marzo [[1937]], e successivamente all'interno delle raccolte ''[[I sette messaggeri]]'', ''[[Sessanta racconti]]'' e ''[[La boutique del mistero]]''.
 
Dal racconto lo stesso Buzzati trasse una commedia, ''Un caso clinico'', rappresentata per la prima volta al [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]] di [[Milano]] nel [[1953]], e successivamente riproposta nei principali teatri europei e mondiali ([[Berlino]], [[Göteborg]], [[Ginevra]], [[Stoccolma]], [[Buenos Aires]]); a Parigi fu adattata da [[Albert Camus]] e rappresentata al Théatre La Bruyère nel [[1955]]. Il racconto ha inoltre ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
==Biografia==
===Vita pubblica===
Nasce il 25 giugno<ref>Il 25 giugno è battezzato nel [[Duomo di Saluzzo]]. Cfr. Ilario Rinieri, ''"Della vita e delle opere di Silvio Pellico"'', [http://www.archive.org/stream/dellavitaedelle02rinigoog/dellavitaedelle02rinigoog_djvu.txt. Internet Archive: Details: Della vita e delle opere di Silvio Pellico]</ref> [[1789]] a [[Saluzzo]], cittadina attualmente in [[provincia di Cuneo]], secondogenito dell'agiato commerciante [[Regno di Sardegna|piemontese]] Onorato Pellico (1763-1838) e della [[savoia (regione storica)|savoiarda]] Margherita Tournier (1763-1837). Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un'educazione cattolica. Uno dei suoi fratelli, [[Francesco Pellico|Francesco]], diventerà [[gesuita]]. Dopo gli studi a [[Pinerolo]] e a [[Torino]], Silvio si reca in [[Francia]], a [[Lione]], per fare pratica nel settore commerciale con lo zio. Al rientro in Italia, nel 1809, si stabilisce con la famiglia a [[Milano]]; qui trova lavoro come insegnante di francese presso il collegio militare. Giovane entusiasta della poesia neoclassica, frequenta [[Vincenzo Monti]] e [[Ugo Foscolo]] legando in particolare con quest'ultimo. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico, come ''Laodamia'' (1813) ed ''Eufemio di Messina''.
[[File:Arresto pellico maroncelli.jpg|thumb|L'arresto di Silvio Pellico e [[Piero Maroncelli]], accusati di appartenere alla [[Carboneria]]]]
 
== La trama ==
Nello stesso periodo è precettore del piccolo Odoardo Briche, il quale si [[suicidio|suiciderà]] nel [[1817]] con un colpo di [[fucile]]<ref>Cristina Contilli (a cura di), [http://books.google.it/books?id=0D9OAgAAQBAJ&pg=PA66&lpg=PA66&dq=Odoardo+Briche&source=bl&ots=X8a05CcljE&sig=61JKn_JsWr5X088lO4mhDCLDXEA&hl=it&sa=X&ei=l63rUq6zMbKXyQOHwoGADQ&ved=0CDkQ6AEwAQ#v=onepage&q=Odoardo%20Briche&f=false ''Bibliografia ragionata delle opere di Silvio Pellico''], Lulu.com, 2013, pag. 66</ref>. Alla caduta del regime napoleonico ([[1814]]) perde la cattedra di francese. Il 18 agosto [[1815]] a Milano viene rappresentata la sua tragedia ''Francesca da Rimini''<ref>L'opera fu composta nel 1813 nel castello di [[Murisengo]].</ref>. La tragedia reinterpreta l'episodio dantesco alla luce delle influenze romantiche e risorgimentali del periodo lombardo. Dato che i compensi di casa Briche non bastano per il suo sostentamento, Pellico cerca occupazione in un'altra famiglia nobile.
In un giorno di marzo, l'avvocato Giuseppe Corte si fa ricoverare in un moderno ospedale di una grande città italiana, specializzato nella cura del male da cui egli è leggermente affetto.
 
L'ospedale è strutturato in sette diversi piani: i pazienti meno gravi vengono ricoverati in quello più alto, mentre ai piani più bassi si trovano i casi più gravi in forma decrescente da piano a piano. Il Corte viene accolto subito al settimo piano, in attesa di guarire dalla malattia e quindi di poter tornare a casa.
Nel [[1816]] si trasferisce ad [[Arluno]], nella casa del conte [[Luigi Porro Lambertenghi|Porro Lambertenghi]], dove assume l'incarico di istitutore dei figli Domenico (Mimino) e [[Giulio Porro Lambertenghi]]. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea, come [[Madame de Staël]] e [[Friedrich von Schlegel]], e italiana, come [[Federico Confalonieri]]<ref>Pellico ritroverà Confalonieri nel carcere dello Spielberg.</ref>, [[Gian Domenico Romagnosi]] e [[Giovanni Berchet]]. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, nel [[1818]] viene fondata la rivista ''[[Il Conciliatore]]'', di cui Pellico è redattore e direttore.
[[File:Sentenza di condono della pena di morte per Silvio Pellico, Pietro Maroncelli Giovanni Canova - Venezia - 21-02-1822 - manifesto su carta.JPG|thumb|Sentenza di condono della pena di morte per Pellico e Maroncelli, [[1822]], [[Museo del Risorgimento (Milano)|Museo del Risorgimento]] di [[Milano]].]]
 
La salute del Corte sembra non peggiorare e non migliorare, ma una serie di inconvenienti (o almeno come tali gli appaiono) fanno sì che venga lentamente ma inesorabilmente trasferito ai piani inferiori, sempre con scuse assurde: prima per fare un favore ad una donna ed i suoi due figli, poi per gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente a causa di un eczema apparso su una gamba che lo fa scendere di addirittura due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti.
Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Maroncelli, il 13 ottobre [[1820]], Pellico, lo stesso [[Piero Maroncelli]], [[Melchiorre Gioia]] e altri vennero arrestati. Da [[Milano]] Pellico fu condotto alla [[Piombi|prigione dei Piombi]] di [[Venezia]], e poi in quella dell'isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio [[1821]]. Romagnosi fu prosciolto dalle accuse. A Venezia venne letta pubblicamente il 21 febbraio 1821 la sentenza del celebre [[Processo Maroncelli Pellico|Processo Maroncelli-Pellico]].
Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le sue continue proteste nei confronti del personale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave.
 
In piena estate, l'ultimo trasferimento lo conduce al temutissimo primo piano, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza appena arrivato.
I due imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, poi, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati vennero condotti nella [[fortezza]] austriaca di [[Fortezza dello Spielberg|Spielberg]]. Partiti la notte fra il 25 e il 26 marzo, attraverso [[Udine]] e [[Lubiana]] giunsero alla prigione, situata a Brünn, l'odierna [[Brno]], in [[Moravia (Repubblica Ceca)|Moravia]]. La dura esperienza carceraria costituì il soggetto del libro di memorie ''[[Le mie prigioni]]'', scritto dopo la scarcerazione che ebbe grande popolarità ed esercitò notevole influenza sul [[Risorgimento|movimento risorgimentale]]. [[Klemens von Metternich|Metternich]] ammise che il libro danneggiò l'[[Austria]] più di una battaglia persa.<ref>[http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=13009 In via Barbaroux n. 20, Silvio Pellico scrisse “Le Mie Prigioni”]</ref> Pellico scrisse anche le ''Memorie dopo la scarcerazione'', testo andato perduto.
 
Il Corte è sempre più disperato e, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta continuamente di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Con lentezza inesorabile però, le persiane scorrevoli della sua stanza cominciano a chiudersi.
Dopo il ritorno alla libertà ([[1830]]) Silvio Pellico pubblicò altre [[Tragedia|tragedie]]: ''Gismonda da Mendrisio'', ''Leoniero'', ''Erodiade'', ''Tommaso Moro'' e ''Corradino''. Pubblicò anche il libro morale ''I doveri degli uomini'' (1834) e ''Poesie'' di genere [[Romanticismo|romantico]]. In procinto di emigrare per l'ostracismo degli [[Cattolicesimo intransigente|intransigenti cattolici]] che vedevano in lui sempre un [[Carboneria|carbonaro]], fu presentato ai marchesi di Barolo da [[Cesare Balbo]]. Venne assunto come segretario e bibliotecario di [[Juliette Colbert|Giulia Colbert Faletti]] e rimase a [[Palazzo Barolo]] fino alla morte. Travagliato da problemi familiari e fisici, negli ultimi anni della sua vita interruppe la produzione [[Letteratura|letteraria]]. Silvio Pellico morì il 31 gennaio 1854. È sepolto nel [[Cimitero monumentale di Torino]] (Campo primitivo Ovest, edicola n. 266).
 
=== VitaAnalisi sentimentale ===
Silvio Pellico ebbe due storie d'amore importanti nella sua vita<ref>Le relazioni sentimentali sono ricostruibili sia attraverso le "Lettere milanesi" (a cura di Mario Scotti, Torino, Loescher-Chiantore, 1963), sia attraverso la raccolta "Poesie inedite" (Torino, Tipografia Chirio e Mina, 1837), vissute entrambe quando viveva a Milano (1810-1820).</ref>. La prima fu con l'attrice Teresa (Gegia) Marchionni: la relazione, contrastata dalla famiglia di Pellico (che non voleva vederlo unito a un'attrice) e sofferta (perché all'inizio non ricambiata), si concluse bruscamente nell'ottobre del 1820 a causa dell'arresto dello scrittore<ref>Per Teresa Marchionni, il Pellico scrisse nel 1820 una commedia [[vaudeville]] intitolata ''La festa di Bussone''.</ref>. La seconda fu con la nobildonna Cristina Archinto Trivulzio: Pellico si innamorò della dama nell'estate del 1819 ma ella sposò nel novembre dello stesso anno il conte milanese Giuseppe Archinto<ref>V. Monti, "Il ritorno d'amore al cespuglio delle quattro rose per le nozze della signora D. Cristina Trivulzio col signor conte D. Giuseppe Archinto", Milano, Tipografia Silvestri, 1819.</ref>. I due innamorati si rividero solamente nel 1836<ref>S. Pellico, "Epistolario, raccolto e pubblicato a cura di G. STEFANI, Firenze, Le Monnier, 1856; lettera al conte Luigi Porro del gennaio 1836.</ref>, ma dovettero passare altri 11 anni prima di ritrovarsi definitivamente.
 
Come accade in molte opere di Buzzati, anche qui l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile e misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte, o anche semplicemente di capire che il suo futuro non dipende da lui e obbedisce a leggi misteriose contro le quali non può nulla.
===Religiosità===
Durante la prigionia in carcere (durata dal 1820 al 1830) iniziò per Silvio Pellico un periodo di profonda riflessione personale che lo portò a riabbracciare la fede cristiana, che aveva abbandonato durante la giovinezza. Un compagno di prigionia, il conte [[Antonio Oroboni|Antonio Fortunato Oroboni]]<ref>Morì in carcere, il 13 giugno 1823, di consunzione per fame a soli 29 anni.</ref> lo avvicinò nella fede religiosa.
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sé, ricercandone una causa esterna e rassicurante. Rifiuta quindi di ammettere la propria condizione. Fino a che è circondato da persone sane, come i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostante e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il primo piano (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di contemplarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne vede le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che ritiene un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altra la saggezza di chi sa accettare l'ineffabilità del destino umano. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ossia della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende di stare soltanto tra i "sani". Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce ad andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
 
A livello tematico non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questo concetto (si veda ''[[Il deserto dei Tartari (romanzo)|Il deserto dei Tartari]]'' o i celebri racconti ''[[I sette messaggeri (racconto)|I sette messaggeri]]'' e ''[[Eppure battono alla porta]]''), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dall'inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
{{Citazione|"E se, per accidente poco sperabile, ritornassimo nella società” diceva Oroboni “saremmo noi così pusillanimi da non confessare il Vangelo? da prenderci soggezione, se alcuno immaginerà che la prigione abbia indebolito i nostri animi, e che per imbecillità siamo divenuti più fermi nella credenza?"
"Oroboni mio” gli dissi “la tua dimanda mi svela la tua risposta, e questa è anche la mia. La somma delle viltà è d'esser schiavo de' giudizi altrui, quando hassi la persuasione che sono falsi. Non credo che tal viltà né tu né io l'avremmo mai.|Silvio Pellico, ''Le mie prigioni'', cap. LXX.}}
 
Non si può neanche passare sotto silenzio, qui, la critica buzzatiana alla casta dei medici, i quali, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi, finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.
Durante i lunghi dieci anni di prigionia, il Pellico partecipò regolarmente alla messa domenicale. Dal carcere scrisse al padre nel 1822: ''Tutti i mali mi sono diventati leggeri dacché ho acquistato qui il massimo dei beni, la religione, che il turbine del mondo m'aveva quasi rapito''<ref>Epistolario di Silvio Pellico, libreria editrice di educazione e d'istruzione di Paolo Carrara, Milano, 1874.</ref>. Pellico ringraziò la Provvidenza dedicandole le ultime righe de ''Le mie prigioni'':
 
{{portale|letteratura}}
{{Citazione|"Ah! delle mie passate sciagure e della contentezza presente, come di tutto il bene e il male che mi sarà ancora serbato, sia benedetta la Provvidenza, della quale gli uomini e le cose, si voglia o non si voglia, sono mirabili stromenti [sic] ch'ella sa adoprare a fini degni di sé.|Silvio Pellico, ''Le mie prigioni'', cap. IC.}}
 
[[Categoria:Racconti di Dino Buzzati]]
Tornato in libertà, fu assunto dai marchesi di Barolo (Torino), Carlo Tancredi Falletti e Giulia Colbert<ref>Oggi Servi di Dio della Chiesa cattolica.</ref>, collaborando alle loro attività benefiche e religiose. Nel [[1851]] Pellico e Giulia Colbert Faletti entrarono nel [[Ordine Francescano Secolare|laicato francescano]] come terziari.
 
=== Percorso letterario ===
 
La prima tragedia di successo del Pellico fu la ''[[Francesca da Rimini (Pellico)|Francesca da Rimini]]''. Composta tra il 1813 e il 1815, fu revisionata più volte dall'autore sulla base dei suggerimenti e delle critiche di [[Ugo Foscolo]] e [[Ludovico Di Breme]]. Fu rappresentata per la prima volta al Teatro Re di Milano il 18 agosto 1815 con [[Luigi Domeniconi]] nella parte di Paolo e [[Carlotta Marchionni]], allora giovane attrice in ascesa, nella parte di Francesca <ref> "Allora non usavano i posti chiusi e potei sedermi vicino all'orchestra. Le parti erano sostenute da Carlotta Marchionni (Francesca), Ferdinando Meraviglia (Lanciotto), Luigi Domeniconi (Paolo), Antonio Belloni (Guido da Polenta)." da Antonio Colomberti, Memorie di un artista drammatico, 2004, p. 279 </ref>. Il testo è ispirato all'episodio dantesco ma presentava anche caratteri nuovi: infatti, pur mantenendo le tradizionali unità di tempo, luogo ed azione, presentava alcune delle caratteristiche della tragedia romantica nelle tematiche patriottiche e sentimentali. La tragedia ebbe un successo non solo italiano, ma di respiro europeo come dimostrano le traduzioni in francese ed in inglese <ref> "Hobhouse's Francesca is his translation of Silvio Pellico's Francesca da Rimini, a tragedy based on the episode in Canto V of Dante's" da E.R. Vincent, Byron, Hobhouse and Foscolo: New Documents in the History of a Collaboration, 2013 </ref>.
 
Prima della ''Francesca'', Silvio Pellico aveva composto un ''Turno'' ed una ''Laodamia'' di cui parla nelle lettere agli amici Foscolo e Stanislao Marchisio, ma i cui manoscritti conservati attualmente nell'archivio della Civiltà Cattolica non sono disponibili in nessuna edizione critica recente, rendendo dunque difficile dare un giudizio su queste due tragedie e quindi anche sugli esordi teatrali del Pellico.
 
Negli anni seguenti Pellico lavorò a diverse tragedie, senza riuscire, però, a terminarle, a causa del suo lavoro di segretario e precettore presso il conte Porro, ma anche dei tredici mesi piuttosto intensi in cui era stato [[caporedattore]] e mediatore tra tutte le anime della redazione della rivista «[[Il Conciliatore]]» ed infine del progetto di un [[romanzo storico]], ''Cola di Rienzo'', che lo impegnò particolarmente e il cui manoscritto è stato recuperato nell'archivio della rivista «[[La Civiltà Cattolica]]» e pubblicato solo negli anni sessanta del '900 a cura di Mario Scotti. <ref>''Cola di Rienzo'' (romanzo storico composto tra il 1817 e il 1820), in S. Pellico, ''Lettere milanesi'', a cura di Mario Scotti, 1963.</ref> Nel [[1820]] Pellico riuscì, tuttavia, a pubblicare, ma non a portare in scena a causa del divieto della [[censura]] austriaca, una seconda tragedia di ambientazione medievale, ''Eufemio da Messina''.
 
Negli anni del processo Pellico compose alcuni poemetti di argomento medievale e altre tragedie che vennero pubblicate a Torino tra il 1830 e il 1832. Di queste andarono, però, in scena solo ''Ester d'Engaddi'' e ''Gismonda da Mendrisio''<ref>Silvio Pellico, ''Gismonda'', tragedia, edizione critica a cura di Cristina Contilli, 2015.</ref> nelle interpretazioni di Amalia Bettini e Carlotta Marchionni. Entrambe, però, dopo poche rappresentazioni andarono incontro al divieto posto dalla censura; questa difficoltà, unita all'insuccesso del ''Corradino'' del 1834, portò Pellico a riconsiderare tutta la sua attività di autore teatrale<ref>Ignazio Castiglia, ''Sull'orme degli eroi. Silvio Pellico e il teatro romantico'', 2015.</ref>, forse con una severità anche eccessiva nei riguardi della propria produzione. Nei tre anni durante i quali decise di non scrivere né romanzi né tragedie, Pellico compose un'autobiografia di cui restano solo alcuni frammenti conservati nell'archivio storico del comune di Saluzzo e numerose cantiche raccolte in due volumi del 1837 intitolati "Poesie inedite".
A questi volumi seguì una nuova pausa nel lavoro letterario, giustificata non tanto dalle critiche ricevute sulle riviste di settore o nell'ambiente letterario piemontese, quanto al susseguirsi di una serie di lutti personali: dalla morte dei genitori e del fratello fino alla perdita improvvisa del marchese Tancredi Di Barolo.
 
Nell'inverno 1830/31 Pellico aveva lavorato anche ad un romanzo: ''Raffaella'', o ''Rafaella'', una storia di due amici coinvolti nelle lotte medievali tra papato ed impero in Piemonte contenente diverse allusioni politiche ed autobiografiche. L'opera venne pubblicata solo postuma con un finale non composto dall'autore, ma aggiunto per dare una conclusione alla vicenda con un intento morale<ref> Il libro è disponibile gratuitamente in formato kindle nell'edizione ottocentesca: https://www.amazon.it/Rafaella-Silvio-Pellico-ebook/dp/B00AQM7QY0/ref=sr_1_8?s=books&ie=UTF8&qid=1473189460&sr=1-8 ma è stato anche ripubblicato di recente con un'introduzione storica e l'intento di definire dove si ferma la parte effettivamente composta dal Pellico: https://www.amazon.it/Raffaella-Romanzo-Storico-DAmbientazione-Medievale/dp/1326469991/ref=sr_1_62?s=books&ie=UTF8&qid=1473189594&sr=1-62 </ref>.
 
Silvio Pellico non amava scrivere poesie d'occasione su richiesta di qualche mecenate o committente. Uscito dal carcere, aveva scritto con affettuosa ironia in una lettera, datata 1834 e indirizzata alla contessa Ottavia Di Masino (di cui frequentava il salotto), che avrebbe preferito tornare in carcere piuttosto che essere costretto a scrivere versi su ordinazione. A conferma di questo, Silvio scrisse in una lettera al fratello Luigi datata 1839 che, arrivato a cinquant'anni, non era facile per un poeta trovare ancora nuove idee e nuovi spunti e che [[Vincenzo Monti]] a quell'età continuava ad essere ancora capace di comporre versi in quantità perché su di lui agiva la sollecitazione di Napoleone, che lo ricompensava per le sue lodi. Date queste premesse risulta insolito il fatto che nel [[1842]], per le nozze del futuro re [[Vittorio Emanuele II]] con [[Maria Adelaide d'Asburgo-Lorena|Maria Adelaide d'Austria]], il comune di Torino abbia commissionato due composizioni poetiche a [[Felice Romani]], e allo stesso Pellico, poesie che vennero recitate di fronte agli sposi: la prima dallo stesso Romani e la seconda da una fanciulla di famiglia nobile, "madamigella Di Pollone", come racconta Luigi Cibrario nel suo libro sulle "Feste torinesi del 1842". Sempre su commissione, Pellico scrisse anche una poesia per la nascita del futuro re [[Umberto I]] (1844) e un canto funebre per la duchessa Maria Adelaide, sorella della moglie di Vittorio Emanuele II ed amica della marchesa Di Barolo. Di questa seconda composizione esistono due versioni: la prima pubblicata in appendice all'edizione dell'epistolario di Pellico del 1856 e la seconda inedita, il cui manoscritto è attualmente conservato nell'archivio storico del comune di Saluzzo.
 
== Intitolazioni ==
Silvio Pellico è una piccola località di 1500 abitanti in [[Argentina]], nel dipartimento di San Martino, nel sud-est della provincia di Cordoba fondata nel [[1894]] da emigranti originari di [[Saluzzo]]<ref>[http://heraldicaargentina.com.ar/3-Cba-SilvioPellico.htm Silvio Pellico - Departamento General San Martín]</ref>. A [[Fiume (Croazia)|Fiume]] (oggi [[Croazia]]), in Via dei [[Gelso|gelsi]], fino alla fine della [[II Guerra mondiale]] a Silvio Pellico era intestata una scuola elementare. Con il passaggio della sovranità sulla città alle autorità jugoslave all'istituto venne cambiato nome: Moše Albahari e poi Podmurvice (letteralmente sotto i gelsi).
 
Molte istituzioni portano il nome di Silvio Pellico, ispirate dall'amore per la patria e la fede che caratterizzò la vita dello scrittore. Tra esse, l'istituto professionale per il commercio di Saluzzo (CN), una scuola media a [[La Spezia]], la scuola media di [[Chioggia]] (VE), una scuola elementare a [[Udine]] e un'altra a Santhià (VC), a [[Carpeneto]] (AL), a [[Pachino]] (SR) e a [[Serramanna]] (VS), un liceo classico a [[Cuneo]] ed anche alcuni teatri, come quello di Trieste. A [[Imola]] e [[Lugo (Italia)|Lugo]] (nella [[Diocesi di Imola]]) i due circoli cattolici sono intitolati alla memoria di Silvio Pellico. La via che circonda la collina su cui sorge la [[fortezza dello Spielberg]], a [[Brno]], si chiama ''Pellicova'', in onore di Silvio Pellico.<ref name=maps>Si faccia una ricerca per ''Pellicova, Brno'' su [http://maps.google.it/ Google Maps]</ref>
 
==Note==
<references/>
 
==Bibliografia==
===Opere===
====Edizioni originali====
;in italiano
* ''Eufemio di Messina tragedia di Silvio Pellico'', Milano, Tip. di Vincenzo Ferrario, 1820.
* ''Opere di Silvio Pellico da Saluzzo'', Bologna, Tipografia delle Muse nel Mercato di Mezzo, 1821.
* ''Opere di Silvio Pellico'', Parigi, dai torchi di Amedeo Gratiot, presso Thiériot libraio, 1841.
* ''Cantiche'', Bologna, Presso il Nobili e Comp., 1831.
* ''[[Le mie prigioni]]: memorie di Silvio Pellico da Saluzzo'', Torino, Giuseppe Bocca, 1832.
** Traduzioni francesi: ''Mes prisons: memoires de Silvio Pellico de Saluces'', traduits de l'italien et precedes d'une introduction biographique par A. De Latour, ed. ornee du portrait de l'auteur et augmentee de notes historiques par P. Maroncelli, Paris, H. Fournier jeune, 1833. - ''Mes prisons: memoires de Silvio Pellico'', traduction nouvelle, Bruxelles, Societé dis Beauxaris, 1839.
** Traduzioni inglesi: ''My prisons: memoirs of Silvio Pellico'', Cambridge, Folsom, 1836. - ''My imprisonment: memoirs of Silvio Pellico da Saluzzo'', translated from the italian by Thomas Roscoe, Paris, Thieriot, 1837.
** Traduzione spagnola: ''Mis prisiones: memorias de Silvio Pellico natural de Saluzo'', traducidas del italiano por D. A. Rotondo, precedidas de una introduccion biografica y aumentadas con notas de d. P. Maroncelli, 2ª ed., Madrid, Libreria extrangera de Denne y C., 1838.
* ''Alle mie prigioni di Silvio Pellico addizioni di Piero Maroncelli'', Parigi, Baudry Libreria Europea, 1833.
* ''Tommaso Moro: tragedia di Silvio Pellico da Saluzzo'', Torino, Giuseppe Bocca, 1833.
* ''Dei doveri degli uomini: discorso ad un giovane di Silvio Pellico da Saluzzo'', Torino, Giuseppe Bocca - A spese dell'Autore, 1834. Riproduzione digitale interamente accessibile in [http://books.google.it/books?vid=OCLC32805778&id=pkpV09d1dsQC&printsec=titlepage&dq=romanzi&as_brr=1 Google Books].
*''Eugilde della Roccia'', Torino, Stamperia Reale, 1834.
*''Il voto a Maria'', Torino: Tipografia eredi Botta, 1836 - In occasione dell'epidemia di colera del 1835 la città di Torino era stata consacrata alla Madonna e Pellico aveva scritto una poesia su questa vicenda anche come ringraziamento: infatti dopo il voto l'epidemia si era esaurita in breve tempo.
*''Il Sacro monte di Varallo: carme'', Varallo, coi tipi di Teresa Rachetti ved. Caligaris, 1836.
* ''Poesie inedite di Silvio Pellico da Saluzzo'', Parigi, Presso Baudry Libreria Europea (dalla stamperia di Crapelet), 1837.
* '' La morte di Dante'', 1837.
* ''Per l'opera della propagazione della fede. Inni di Silvio Pellico'', [Torino], Dalla stamperia Racca ed Enrici, 1841 - Contiene gli inni Per l'invenzione di Santa Croce; Per la festa di San Francesco Saverio protettore dell'opera.
* ''Ai reali sposi: omaggio della città di Torino'', Torino: Tipografia eredi Botta, 1842 (i reali sposi sono Vittorio Emanuele II e la prima moglie).
* ''Canto funebre in morte dell'arciduchessa Maria Carolina sorella della duchessa di Savoia Maria Adelaide'', commento in una lezione di eloquenza da Guglielmo Audisio, Torino: Stamperia sociale degli artisti tipografi, 1844
* Poesia inedita, Sulla p. [ 7 ] fac-simile del carattere della poesia 'Augurio' il cui autografo si conserva in Roma presso Giovanni Torlonia, Roma, [s.n.], 1845.
* ''Morale e letteratura. Scritti di Silvio Pellico e di Giuseppe Baretti'', Padova, A. Sicca e figlio, 1848.
* ''Opere complete di Silvio Pellico da Saluzzo'', nuova ed. diligentemente corretta, Firenze, Le Monnier, 1852.
* ''Notizie intorno alla beata Panasia pastorella valsesiana nativa di Quarona raccolte e scritte da Silvio Pellico'', Torino, P. De Agostini, 1854 ("Collezione di buoni libri a favore della cattolica religione").
* ''Epistolario di Silvio Pellico'', raccolto e pubblicato per cura di Guglielmo Stefani, Firenze, Le Monnier, 1856.
** Traduzione francese ''Lettres de Silvio Pellico'', recueillies et mises en ordre par m. Guillaume Stefani, traduites et precedées d'une introduction par m. Antoine de Latour, 2ª ed., Paris, E. Dentu, 1857.
;in francese
* ''Trois nouvelles piémontaises par Silvio Pellico''; le comte De *** et M. De ***, Paris, Ladvocat, 1835 (contiene tre racconti ambientati nel Piemonte del medioevo, Pellico pubblicò in questa raccolta una versione in prosa della sua Eugilde, gli altri due autori erano il conte Balbo e il marchese De Barante).
*''Poésies catholiques de Silvio Pellico'', traduites par C. Rossignol, Lyon, chez Pélagaud et Lesne, 1838.
 
====Edizioni postume e moderne====
*''Adelaide o la fanciulla muta'', [[cantica]] - L'opera fu composta intorno al 1839, come risulta da una lettera al fratello Luigi in cui vengono riportati alcuni versi che Pellico aveva corretto, seguendo i suggerimenti del fratello.
*''Adella'', [[tragedia]] - La data di composizione è difficile da ricostruire perché l'opera non risulta citata nelle lettere del Pellico.
* Un'ottava inedita che inizia con i versi ''Vuoi tu l'ama aver contenta'' pubblicata nella ''Revue contemporaine'' del 1854 - Il testo si trova all'interno di un articolo che ricostruisce la vita del Pellico, citando molte lettere indirizzate dallo scrittore all'amico Gian Gioseffo Boglino, all'epoca ancora inedite (la prima edizione dell'epistolario del Pellico uscirà, infatti, due anni dopo). Questa ricostruzione della biografia del Pellico uscì sulla rivista in tre puntate firmata M. Marchese.
* ''Le educatrici infantili'' in «Il fiore», [[strenna]] poetica per l'anno 1855 - Si tratta di un poemetto che si riferisce senza dubbio alle suore dell'asilo per bambini poveri ospitato a palazzo Barolo di cui Silvio Pellico era responsabile.
* ''In morte di Napoleone'' in ''Rivista nazionale contemporanea italiana'', volume 8 del 1856.
* ''Epistolario'', raccolto e pubblicato per cura di Guglielmo Stefani, 1ª ed. napoletana, Napoli, Tommaso Guerrero, 1857.
*''Raffaella'' (romanzo storico, composto probabilmente nell'inverno 1830-1831), Torino, Collegio degli artigianelli, tip. e libreria, 1877.
* ''Pensieri religiosi e morali'', raccolti dalle sue lettere dal prof. Luigi Fabiani, Napoli, Tip. Napoletana, 1897.
* ''Prose e tragedie'', scelte con proemio di Francesco D'Ovidio, Milano, Ulrico Hoepli, 1898.
* ''Lettere alla donna gentile'', pubblicate a cura di Laudomia Capineri-Cipriani, Roma, Società editrice Dante Alighieri, 1901.
*''Laodamia'', tragedia (composta nel 1813), ''Turno'', tragedia (composta nel 1813), ''Boezio'', tragedia (composta nel 1831). Le tre opere furono pubblicate in I. Rinieri ''Della vita e delle opere di Silvio Pellico'', Terzo volume, Torno, Libreria di Renzo Streglio, 1901.
* ''Cola di Rienzo'' ([[romanzo storico]] composto tra il 1817 e il 1820), in S. Pellico, ''Lettere milanesi'', a cura di M. Scotti, Torino, Loescher-Chiantore, 1963.
* ''Lettere milanesi (1815-21)'', a cura di [[Mario Scotti (docente)|Mario Scotti]], Torino, Loescher-Chiantore, 1963 (Supplemento al "Giornale storico della letteratura italiana").
* ''Breve soggiorno in Milano di Battistino Barometro'', cura di Mario Ricciardi; con una appendice di articoli dal "Conciliatore", Napoli, Guida, 1983.
* Giulia di Barolo, ''Viaggio per l'Italia: lettere d'amicizia a Silvio Pellico (1833-1834)'' - Silvio Pellico, ''Piccolo diario'', Casale Monferrato, Piemme, 1994.
* ''Vita della beata Panacea'', con note storico-critiche a cura di Mario Perotti, Novara, Interlinea, 1994.
* Silvio Pellico, ''Versi d'amore a cura di Cristina Contilli'', Lulu.com, 2015.
* Silvio Pellico, ''Gismonda Tragedia Edizione critica a cura di Cristina Contilli'', Lulu.com, 2015.
* Silvio Pellico, ''Ester D'Engaddi, Edizione critica a cura di Cristina Contilli'', Lulu.com, 2015.
 
====Opere derivate====
* ''[[Le mie prigioni (sceneggiato televisivo)|Le mie prigioni]]'', [[sceneggiato televisivo]] [[RAI]] del [[1968]] diretto da [[Sandro Bolchi]]
 
===Manoscritti===
* Saluzzo, [http://www.comune.saluzzo.cn.it/Cultura/Biblioteca.cfm Biblioteca Civica].
* ''Le mie prigioni: memorie di Silvio Pellico da Saluzzo'', a cura di Aldo A. Mola, introduzione di Giovanni Rabbia, manoscritto fotografato da Giancarlo Durante, Saluzzo, Fondazione Cassa di risparmio di Saluzzo (stampa: Foggia, Bastogi) 2004.
* Alessandra Ferlenga, ''Un originale di Silvio Pellico nell'Archivio Storico di Busalla'' [''Memoria di Silvio Pellico al cav. Cibrario per la Storia di Torino''], [http://www.altavallescrivia.it/storia/st-ferlenga1.htm Alta Valle Scrivia].
* [http://www.arabafelice.it/dominae/scheda.php?id=1137169913 Cristina Contilli], ''Silvio Pellico: lettere inedite (1830-1853)'', tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, discussa il primo marzo 2006.
 
===Studi e contributi critici===
* [[Aleksandr Sergeevič Puškin]], ''Su "I doveri degli uomini" di Silvio Pellico'', l'articolo apparve sul [[Sovremennik]] nel [[1836]] (Cfr. Aleksandr S. Puškin, ''Opere'', Mondadori, Milano, 1990-2006, pp.&nbsp;1259-1261 ISBN 88-04-56255-2)
* Pietro Giuria, ''Silvio Pellico e il suo tempo: considerazioni corredate da molte lettere inedite, poesie ed opinioni dello stesso Pellico'', Voghera, Tip. di Giuseppe Gatti, 1854.
* Alessandro Luzio, ''Il processo Pellico-Maroncelli secondo gli atti officiali segreti'', Milano, Cogliati, 1903.
* [[Giovanni Sforza (storico)]], ''Silvio Pellico a Venezia, 1820-1822'', Venezia, R. Dep. Veneta di Storia Patria, 1917.
* Raffaello Barbiera, ''Silvio Pellico'', Milano, Alpes, 1926.
* [[Marino Parenti]], ''Bibliografia delle opere di Silvio Pellico'', Firenze, Sansoni antiquariato, 1952.
* ''Saluzzo e Silvio Pellico nel 150º de "Le mie prigioni"'', atti del Convegno di studio (Saluzzo, 30 ottobre 1983), a cura di Aldo A. Mola, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1984.
* Giancarla Bertero (a cura di), ''Rassegna bibliografica di opere di Silvio Pellico: 1818-1910'', Saluzzo, Edelweis, 1989 ("Quaderni di attività divulgativa dell'Assessorato per la Cultura della Città di Saluzzo" 1).
* Miriam Stival, ''Un lettore del Risorgimento: Silvio Pellico'', presentazione di Anna Maria Bernardinis, Pisa, Istituti editoriali e poligrafici internazionali, 1996 ("Biblioteca di studi e ricerche sulla lettura" 1).
* [[Elvio Ciferri]], ''Pellico Silvio'', in «Encyclopedia of the Romantic Era», New York-London, Fitzroy Dearborn, 2004
* Cristina Contilli, ''Composizione, pubblicazione e diffusione de Le mie prigioni. Un percorso attraverso l'epistolario di Silvio Pellico'', Firenze, Edizioni Polistampa, 2004.
* Giovanna Zavatti, ''Vita di Silvio Pellico e di Juliette Colbert marchesa di Barolo'', Milano, Simonelli Editore, 2004.
* Aldo A. Mola, ''Silvio Pellico: carbonaro, cristiano e profeta della nuova Europa'', postfazione di Giovanni Rabbia, Milano, Tascabili Bompiani, 2005.
** Leggi online due recensioni nel sito dedicato a [http://www.giovannigiolitti.it/public/articolo.asp?id=225 Giovanni Giolitti].
* Cristina Contilli, ''Le passioni di Silvio Pellico'', Torino, Edizioni Carta e Penna, 2006.
* Gabriele Federici, ''I Santuarii di Silvio Pellico'', in "Otto/Novecento", a. XXXV, n. 1, gennaio/aprile 2011, pp.&nbsp;125–129.
* Oddone Camerana, ''“Le mie prigioni”, il libro più famoso scritto in Torino'', in ''I cattolici che hanno fatto l’Italia. Religiosi e cattolici piemontesi di fronte all’Unità d’Italia'', a cura di L. Scaraffia, Torino 2011.
* Cristina Contilli, ''Bibliografia ragionata delle opere di Silvio Pellico (1816-2011),'' Seconda edizione, Lulu.com, 2013
* Ignazio Castiglia, ''Sull'orme degli eroi. Silvio Pellico e il teatro romantico'', 2015.
* Cristina Contilli, ''Silvio Pellico Poeta ufficiale di casa Savoia (1842-1844),'' Lulu.com, 2016.
* Cristina Contilli, ''I manoscritti in gergo di Silvio Pellico conservati nell'archivio storico del comune di Saluzzo, Seconda edizione'', Lulu.com, 2016.
 
==Voci correlate==
* [[Il Conciliatore]]
* [[Carboneria]]
* [[Processo Maroncelli Pellico]]
* [[Fortezza dello Spielberg]]
* [[Le mie prigioni]]
* [[Carlotta Marchionni]]
* [[Pietro Borsieri]]
* [[Ugo Foscolo]]
* [[Ludovico Di Breme]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* Opere di Pellico in [http://books.google.it/books?q=silvio+pellico&btnG=Cerca+nei+libri&as_brr=1 Google Books].
* Opere di Pellico nella biblioteca digitale del [http://www.liberliber.it/libri/p/pellico/index.php Progetto Manuzio].
* Versione digitale della tragedia ''Francesca da Rimini'' (secondo l'ed. di Firenze, Adriano Salani, 1899), a cura di Cono A. Mangieri, nel sito [http://www.classicitaliani.it/index146.htm Classici italiani].
* [http://www.classicistranieri.com/italiano/1/7/6/7/17671/17671-8.txt Testo delle Poesie di Silvio Pellico] secondo l'edizione Baudry, 1840
* Casa natale di Silvio Pellico (Saluzzo, Piazzetta dei Mondagli nº 5, 1º piano): [http://www.saluzzoturistica.it/monumenti_scheda.php?id=594&itin=425 sito ufficiale del Comune di Saluzzo].
* ''Chi era costui'', [http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=2311 Epigrafi commemorative del 1858 e 1889]
* [https://www.academia.edu/16434875/Nove_lettere_autografe_di_Silvio_Pellico_indirizzate_alle_donne_di_casa_Santa_Rosa Nove lettere autografe di Silvio Pellico indirizzate alle donne di casa Santa Rosa] (di Luigi Botta)
* {{cita web|http://www.monasterodomenicane.org/cult7.htm|Biografia religiosa di Silvio Pellico}}
*Santi e beati, [http://www.santiebeati.it/dettaglio/94843 Silvio Pellico]
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/silvio-pellico_(Enciclopedia-Italiana)/|Egidio Bellorini, «PELLICO, Silvio» la voce nella ''Enciclopedia Italiana'', Volume 26, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1935. (Testo on line)}}
* {{cita web|http://www.treccani.it/enciclopedia/silvio-pellico_(Enciclopedia-Dantesca)/|Mario SCotti, «PELLICO, Silvio» la voce nella ''Enciclopedia Dantesca'', Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970. (Testo on line)}}
* http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-eligio-silvio-felice-pellico_%28Dizionario-Biografico%29/ Stefano Verdino, Pellico Silvio nel Dizionario Biografico degli Italiani, aggiornamento del 2015.
 
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