Antonio Segni e Sette piani: differenze tra le pagine

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{{C|La voce nonostante sia stata radicalmente modificata presenta delle imprecisioni/arbitrarietà espositive nella sezione Trama - mentre la sezione Significato appare come una ricerca originale non suffragata da fonti|opere letterarie|ottobre 2011}}
{{Presidente della Repubblica Italiana
{{F|racconti|luglio 2017}}
| numero = IV
{{libro
| stendardo = Flag of Italy.svg
| nometitolo = AntonioSette Segnipiani
|autore = [[Dino Buzzati]]
| immagine = Antonio Segni.jpg
|annoorig = 1937
| Luogo nascita= [[Sassari]]
|genere = racconto
| Data nascita= [[2 febbraio]] [[1891]]
|lingua = it
| Luogo morte= [[Roma]]
| Data morte= [[1 dicembre|1° dicembre]] [[1972]]
| Titolo = Laurea in [[Giurisprudenza]]
| Professione = [[Politica|Politico]]
| Partito = [[Democrazia Cristiana]]
| Mandato = dall'[[11 maggio]] [[1962]] al [[6 dicembre]] [[1964]] (dimesso)
| Elezione = [[6 maggio]] [[1962]] al 9° scrutinio con 443 voti su 842
| Predecessore = [[Giovanni Gronchi]]
| Successore = [[Giuseppe Saragat]] ([[Cesare Merzagora]] ''facente funzioni'')
| Coniuge = [[Laura Carta Caprino]]
}}
'''''Sette piani''''' è un racconto di [[Dino Buzzati]] pubblicato originariamente sulla rivista letteraria ''[[La Lettura]]'', nel marzo [[1937]], e successivamente all'interno delle raccolte ''[[I sette messaggeri]]'', ''[[Sessanta racconti]]'' e ''[[La boutique del mistero]]''.
 
Dal racconto lo stesso Buzzati trasse una commedia, ''Un caso clinico'', rappresentata per la prima volta al [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]] di [[Milano]] nel [[1953]], e successivamente riproposta nei principali teatri europei e mondiali ([[Berlino]], [[Göteborg]], [[Ginevra]], [[Stoccolma]], [[Buenos Aires]]); a Parigi fu adattata da [[Albert Camus]] e rappresentata al Théatre La Bruyère nel [[1955]]. Il racconto ha inoltre ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
{{Bio
|Nome = Antonio
|Cognome = Segni
|Sesso = M
|LuogoNascita = Sassari
|GiornoMeseNascita = 2 febbraio
|AnnoNascita = 1891
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 1 dicembre
|AnnoMorte = 1972
|Attività = politico
|Nazionalità = italiano
}}
 
==Biografia La trama ==
In un giorno di marzo, l'avvocato Giuseppe Corte si fa ricoverare in un moderno ospedale di una grande città italiana, specializzato nella cura del male da cui egli è leggermente affetto.
[[Laurea]]to in [[giurisprudenza]] nel [[1913]], aderì al [[Partito Popolare Italiano (1919-1926)|Partito Popolare Italiano]] fin dalla sua fondazione e fu consigliere nazionale del PPI dal [[1923]] al [[1924]]. [[Professore|Docente universitario]] dal [[1920]], insegnò in varie [[università]] tra cui quelle di [[Perugia]] e [[Sassari]] (di cui fu rettore magnifico dal [[1946]] al [[1951]]). Dopo l'avvento del [[fascismo]], smise temporeanamente di fare politica.
 
L'ospedale è strutturato in sette diversi piani: i pazienti meno gravi vengono ricoverati in quello più alto, mentre ai piani più bassi si trovano i casi più gravi in forma decrescente da piano a piano. Il Corte viene accolto subito al settimo piano, in attesa di guarire dalla malattia e quindi di poter tornare a casa.
Nel [[1942]] fu tra i fondatori della [[Democrazia Cristiana]] e nel [[1946]] venne eletto deputato all'[[Assemblea Costituente]]. In quel periodo ricevette numerosi incarichi istituzionali e governativi: fu sottosegretario all'Agricoltura nel [[governo Bonomi III]], nel [[governo Parri]] e nel [[governo De Gasperi I]]; occupò da ministro lo stesso dicastero in vari governi guidati da [[Alcide De Gasperi]] per poi essere nominato Ministro della Pubblica Istruzione nel [[governo De Gasperi VII]] e nel [[governo Pella]].
 
La salute del Corte sembra non peggiorare e non migliorare, ma una serie di inconvenienti (o almeno come tali gli appaiono) fanno sì che venga lentamente ma inesorabilmente trasferito ai piani inferiori, sempre con scuse assurde: prima per fare un favore ad una donna ed i suoi due figli, poi per gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente a causa di un eczema apparso su una gamba che lo fa scendere di addirittura due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti.
Politico di tendenze conservatrici, fu [[Presidente del Consiglio dei Ministri]] dal [[6 luglio]] [[1955]] al [[15 maggio]] [[1957]] e dal [[15 febbraio]] [[1959]] al [[23 marzo]] [[1960]]
Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le sue continue proteste nei confronti del personale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave.
 
In piena estate, l'ultimo trasferimento lo conduce al temutissimo primo piano, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza appena arrivato.
==La presidenza della Repubblica==
Fu eletto [[Presidente della Repubblica Italiana]] il [[6 maggio]] [[1962]] (al nono [[scrutinio]] con 443 voti su 842), con i voti decisivi del [[Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale|MSI]] e dei [[monarchici]].
 
Il Corte è sempre più disperato e, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta continuamente di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Con lentezza inesorabile però, le persiane scorrevoli della sua stanza cominciano a chiudersi.
Prestò [[giuramento]] l' [[11 maggio]] [[1962]]. I suoi due anni al [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] furono contrassegnati da tensioni con il blocco formato da [[Ugo La Malfa]], il [[Partito Socialista Italiano|PSI]] ed una parte della [[Democrazia Cristiana|DC]] che spingeva per riforme sociali e strutturali, invise ad un conservatore come Segni. Inoltre dopo la caduta del [[Governo Moro I]], propose al [[Presidente del Consiglio]] uscente un [[governo]] di tecnici sostenuto dai militari.
 
==La malattiaAnalisi ==
Il [[7 agosto]] [[1964]] fu colpito da trombosi cerebrale ed accertata la condizione di impedimento temporaneo il [[10 agosto|10]] ne assunse le funzioni ordinarie il Presidente del [[Senato della Repubblica|Senato]] [[Cesare Merzagora]] (fino al [[29 dicembre]] [[1964]]). Pur trattandosi di grave malattia, non si arrivò mai alla dichiarazione di "impedimento permanente", che avrebbe comportato una nuova elezione, e la situazione fu risolta dalle dimissioni volontarie, del [[6 dicembre]] [[1964]].
 
Come accade in molte opere di Buzzati, anche qui l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile e misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte, o anche semplicemente di capire che il suo futuro non dipende da lui e obbedisce a leggi misteriose contro le quali non può nulla.
==Gli ultimi anni==
Divenne [[senatore a vita]] in quanto ex Presidente della Repubblica, ma fu sospettato di avere avuto un ruolo di incerta definibilità nelle vicende del progettato [[Piano Solo]]. A sostegno di tale sospetto vi è il fatto che alle consultazioni per la formazione del nuovo governo nel luglio [[1964]], chiese di partecipare al generale [[Giovanni De Lorenzo]] e al Capo di Stato Maggiore della Difesa.
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sé, ricercandone una causa esterna e rassicurante. Rifiuta quindi di ammettere la propria condizione. Fino a che è circondato da persone sane, come i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostante e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il primo piano (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di contemplarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne vede le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che ritiene un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altra la saggezza di chi sa accettare l'ineffabilità del destino umano. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ossia della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende di stare soltanto tra i "sani". Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce ad andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
 
A livello tematico non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questo concetto (si veda ''[[Il deserto dei Tartari (romanzo)|Il deserto dei Tartari]]'' o i celebri racconti ''[[I sette messaggeri (racconto)|I sette messaggeri]]'' e ''[[Eppure battono alla porta]]''), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dall'inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
Morì a [[Roma]] nel [[1972]], a 81 anni.
 
Non si può neanche passare sotto silenzio, qui, la critica buzzatiana alla casta dei medici, i quali, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi, finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.
==Curiosità==
Il figlio [[Mariotto Segni]] è anch'egli un politico.
 
==Voci correlate==
*[[Governo Segni I]]
*[[Governo Segni II]]
*[[Elezione Presidente della Repubblica 1962]]
*[[Piano Solo]]
 
{{Presidente del Consiglio Italia
|periodo = [[luglio]] [[1955]] - [[maggio]] [[1957]]
|precedente = [[Mario Scelba]]
|successivo = [[Adone Zoli]]
|periodo2 = [[febbraio]] [[1959]] - [[marzo]] [[1960]]
|precedente2 = [[Amintore Fanfani]]
|successivo2 = [[Fernando Tambroni]]
}}
{{MinistroInternoItaliano|
periodo = [[1959]] - [[1960]]
|precedente = [[Fernando Tambroni]]
|successivo = [[Giuseppe Spataro]]
}}
{{MinistroDifesaItaliano|
periodo = [[1958]] - [[1959]]
|precedente = [[Paolo Emilio Taviani]]
|successivo = [[Giulio Andreotti]]
}}
{{MinistroEsteriItaliano
|periodo = [[1960]] - [[1962]]
|precedente = [[Giuseppe Pella]]
|successivo = [[Amintore Fanfani]]
}}
{{MinistroIstruzioneItaliano
|periodo = [[26 luglio]] [[1951]] - [[7 luglio]] [[1953]]
|precedente = [[Guido Gonella]]
|successivo = [[Giuseppe Bettiol]]
|periodo2 = [[17 agosto]] [[1953]] - [[12 gennaio]] [[1954]]
|precedente2 =[[Giuseppe Bettiol]]
|successivo2 = [[Egidio Tosato]]
}}
{{PresidenteRepubblicaItaliana
|periodo = [[11 maggio]] [[1962]] - [[6 dicembre]] [[1964]]
|precedente = [[Giovanni Gronchi]]
|successivo = [[Giuseppe Saragat]]
}}
 
{{portale|letteratura}}
[[Categoria:Politici sardi|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Politici della Democrazia Cristiana|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Presidenti della Repubblica Italiana|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Presidenti del consiglio dei ministri|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Vicepresidenti del consiglio dei ministri|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Ministri della Repubblica Italiana|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Deputati italiani|Segni, Antonio]]
[[Categoria:Senatori a vita italiani|Segni, Antonio]]
 
[[Categoria:Racconti di Dino Buzzati]]
[[de:Antonio Segni]]
[[en:Antonio Segni]]
[[es:Antonio Segni]]
[[fr:Antonio Segni]]
[[id:Antonio Segni]]
[[is:Antonio Segni]]
[[ja:アントニオ・セーニ]]
[[la:Antonius Segni]]
[[nl:Antonio Segni]]
[[pt:Antonio Segni]]
[[sl:Antonio Segni]]