Hohenstaufen e Sette piani: differenze tra le pagine

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{{libro
|titolo = Sette piani
|autore = [[Dino Buzzati]]
|annoorig = 1937
|genere = racconto
|lingua = it
}}
'''''Sette piani''''' è un racconto di [[Dino Buzzati]] pubblicato originariamente sulla rivista letteraria ''[[La Lettura]]'', nel marzo [[1937]], e successivamente all'interno delle raccolte ''[[I sette messaggeri]]'', ''[[Sessanta racconti]]'' e ''[[La boutique del mistero]]''.
 
Dal racconto lo stesso Buzzati trasse una commedia, ''Un caso clinico'', rappresentata per la prima volta al [[Piccolo Teatro (Milano)|Piccolo Teatro]] di [[Milano]] nel [[1953]], e successivamente riproposta nei principali teatri europei e mondiali ([[Berlino]], [[Göteborg]], [[Ginevra]], [[Stoccolma]], [[Buenos Aires]]); a Parigi fu adattata da [[Albert Camus]] e rappresentata al Théatre La Bruyère nel [[1955]]. Il racconto ha inoltre ispirato il film ''[[Il fischio al naso]]'', diretto e interpretato da [[Ugo Tognazzi]].
Gli '''Hohenstaufen''' (o anche '''Staufer''') sono una famiglia nobile tedesca originaria della [[Svevia]].
 
== La trama ==
La vicenda politica del casato Hohenstaufen inizia nel [[1105]] con il conferimento a [[Federico I duca di Svevia|Federico]] ''il Vecchio'' del titolo di duca di Svevia. Nel [[1138]] il figlio [[Corrado III del Sacro Romano Impero|Corrado]] è eletto [[imperatore]] del [[Sacro Romano Impero]] dalla dieta di [[Coblenza]].
In un giorno di marzo, l'avvocato Giuseppe Corte si fa ricoverare in un moderno ospedale di una grande città italiana, specializzato nella cura del male da cui egli è leggermente affetto.
 
L'ospedale è strutturato in sette diversi piani: i pazienti meno gravi vengono ricoverati in quello più alto, mentre ai piani più bassi si trovano i casi più gravi in forma decrescente da piano a piano. Il Corte viene accolto subito al settimo piano, in attesa di guarire dalla malattia e quindi di poter tornare a casa.
Il casato manterrà il titolo imperiale con [[Corrado III]] ([[1138]]-[[1152]]), [[Federico I del Sacro Romano Impero|Federico I Barbarossa]] ([[1155]]-[[1190]]), [[Enrico VI del Sacro Romano Impero|Enrico VI]] ([[1191]]-[[1197]]), [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico II]] ([[1220]]-[[1250]]) e [[Corrado IV]] ([[1250]]-[[1254]]).
Gli ultimi tre furono anche re di Sicilia.
 
La salute del Corte sembra non peggiorare e non migliorare, ma una serie di inconvenienti (o almeno come tali gli appaiono) fanno sì che venga lentamente ma inesorabilmente trasferito ai piani inferiori, sempre con scuse assurde: prima per fare un favore ad una donna ed i suoi due figli, poi per gli scrupoli di un medico allarmista, successivamente a causa di un eczema apparso su una gamba che lo fa scendere di addirittura due piani, poi un errore amministrativo, infine le ferie dei dipendenti.
La casa degli Hohenstaufen si estinse con [[Manfredi di Sicilia|Manfredi]] e [[Corradino di Svevia]], autori di due tentativi falliti di riconquistare il trono imperiale nel [[1266]] e [[1268]].
Giuseppe Corte discende così uno dopo l'altro i vari piani della clinica, nonostante le sue continue proteste nei confronti del personale e nonostante i medici continuino a ripetergli che non ha nulla di grave.
 
In piena estate, l'ultimo trasferimento lo conduce al temutissimo primo piano, sulla cui desolazione e tristezza era stato informato da un vicino di stanza appena arrivato.
Attualmente varie famiglie che pretendono di discendere da questa casata sono da ritenersi pretendenti senza fondamento storico e necessaria documentazione scientifica.
 
Il Corte è sempre più disperato e, impotente nei confronti delle decisioni prese all'interno dell'ospedale, tenta continuamente di persuadere se stesso e le infermiere circa la sua sanità. Con lentezza inesorabile però, le persiane scorrevoli della sua stanza cominciano a chiudersi.
Esistono due versioni dello stemma della casata; i tre leoni erano tra i primi simboli (dato che una vera e propria scienza araldica non si era sviluppata) associati agli Hohenstaufen, in seguito fu utilizzata anche l'aquila.
 
== GenealogiaAnalisi ==
 
Come accade in molte opere di Buzzati, anche qui l'ambientazione surreale è funzionale al messaggio e alle tematiche che lo scrittore vuole comunicare. Il racconto diventa così metafora del dramma interiore vissuto dall'uomo di fronte all'inevitabile e misteriosa precarietà della vita e della conseguente incapacità psicologica da parte dell'uomo di adattarsi alla realtà della morte, o anche semplicemente di capire che il suo futuro non dipende da lui e obbedisce a leggi misteriose contro le quali non può nulla.
'''Discendenti di [[Federico di Büren]] († [[1094]])'''
* [[Federico I di Svevia|Federico I Staufer]] ([[1050]] - [[1105]]) duca di [[Svevia]] sposato ad Agnese figlia di [[Enrico IV del Sacro Romano Impero|Enrico IV]] imperatore
La disperazione di Corte cresce contemporaneamente alla discesa verso il basso. Egli non si informa mai circa la natura della sua malattia, proietta la sua desolazione al di fuori di sé, ricercandone una causa esterna e rassicurante. Rifiuta quindi di ammettere la propria condizione. Fino a che è circondato da persone sane, come i ricoverati del settimo piano, il suo sguardo è libero di vagare nella natura circostante e gode della vastità dell'ambiente (anche se un velo di inquietudine non è mai assente). Il primo piano (la morte) appare lontana, e rifiuta categoricamente di contemplarla. Fa di tutto per non parlare con i dottori o gli altri ricoverati dei lamenti che da esso provengono, e prova spaventosi brividi ogni volta che ne vede le serrande abbassate. Ma la discesa al piano terra dal settimo è inevitabile. E le cause, fra l'altro, sono le più varie e inaspettate, mai contemplate dall'uomo durante il corso della vita. La morte arriva anche quando non si è in grado di accettarla. Corte urla, si arrabbia, dibatte e litiga con i dottori per quella che ritiene un'ingiustizia, alle infermiere ribadisce che non è malato, rifiuta da una parte il distacco dal mondo dei sani e dall'altra la saggezza di chi sa accettare l'ineffabilità del destino umano. Nel fare ciò non si cura di quello che avviene dentro di lui, ossia della "vera" malattia, su cui anche il lettore rimane all'oscuro. Vuole e pretende di stare soltanto tra i "sani". Proiettando all'esterno il problema ed evitando di risolvere con sé stesso il drammatico conflitto, cade nella solitudine e nella disperazione, in preda alla frustrazione e all'impotenza. Ecco che dalla finestra del piano terra, a differenza del settimo piano, tutto appare immobile. Il suo sguardo non riesce ad andare oltre le foglie degli alberi che lo circondano, e anch'esse appaiono, almeno alla vista un po' annebbiata del paziente, ferme: non c'è futuro per la sua vita. Solo inforcando gli occhiali vede muoversi qualcosa, un alito di vento che fa oscillare debolmente i rami.
** [[Federico II di Svevia|Federico II Hohenstaufen]] ''il Guercio'' ([[1090]]-[[1147]]) duca di Svevia sposato a Giuditta figlia di [[Enrico IX di Baviera|Enrico IX "il Nero"]] duca di [[Baviera]]
*** [[Federico I del Sacro Romano Impero|Federico Barbarossa]] ([[1122]]-[[1190]]) III° duca di Svevia, re di Germania, [[Imperatori del Sacro Romano Impero|imperatore]] ([[1152]]-[[1190]]) sposato a Beatrice di [[Borgogna]]
**** [[Federico V di Svevia|Federico]] ([[1164]]-[[1191]]) duca di Svevia
**** [[Enrico VI del Sacro Romano Impero|Enrico VI]] "il Severo" ([[1165]]-[[1197]]) re dei Romani, re d'Italia, re di Germania e Imperatore ([[1190]]-[[1197]]) sposato a Costanza d'Altavilla
***** [[Federico II del Sacro Romano Impero|Federico II]] ([[1194]]-[[1250]]) re di Sicilia ([[1198]]), imperatore ([[1220]]-[[1250]]) sposato prima a Costanza d'Aragona (1) e successivamente ad Iolanda di Brionne (2)
****** (da 1) [[Enrico VII di Germania|Enrico VII]] ([[1211]]-[[1242]]) duca di Svevia ([[1216]]), re di Germania ([[1220]]) sposato a Margherita d'Asburgo
****** (da 2) [[Corrado IV del Sacro Romano Impero|Corrado IV]] ([[1228]]-[[1254]]) imperatore designato ([[1250]]-[[1254]]) sposato ad Elisabetta di Baviera
******* [[Corrado V del Sacro Romano Impero|Corradino]] ([[1252]]-[[1268]]) re titolare di Sicilia, re titolare di Gerusalemme ([[1254]]-[[1268]])
****** (''nat.'') [[Re Enzo|Enzo]] ([[1220]]-[[1272]]) re di Sardegna ([[1241]]-[[1272]])
****** (''nat.'') [[Costanza di Staufen|Costanza]] ([[1230]]-† [[1307]]) andata sposa a [[Giovanni III di Nicea|Giovanni III Ducas Vatatze]], imperatore Romano d'Oriente
****** (''nat.'') [[Manfredi di Svevia|Manfredi]] ([[1232]]-[[1266]]) principe di Taranto, re di Sicilia ([[1258]]-[[1266]]) sposato a [[Beatrice di Savoia]]
******* [[Costanza di Hohenstaufen]] ([[1247]]-[[1302]]) sposata a [[Pietro III d'Aragona]]
****** (''nat.'') [[Selvaggia di Staufen|Selvaggia]] († [[1244]]) sposata ad [[Ezzelino da Romano]]
**** [[Ottone di Svevia|Ottone]] ([[1167]]-[[1200]]) conte palatino di Borgogna
**** [[Corrado di Svevia|Corrado]] ([[1172]]-[[1196]]) duca di Svevia
**** [[Filippo di Svevia|Filippo]] ([[1178]]-[[1208]]) duca di Svevia, re di Germania ([[1198]]-[[1208]]) sposato ad Irene Angelo
***** [[Beatrice di Svevia|Beatrice]] ([[1198]]-[[1212]]) andata sposa ad Ottone IV di Brunswick
***** [[Cunegonda di Svevia|Cunegonda]] ([[1200]]-[[1248]]) sposata a Venceslao I di Boemia
***** [[Maria di Svevia|Maria]] ([[1201]]-[[1235]]) sposata a Enrico II duca di Brabante
***** [[Elisabetta di Svevia|Elisabetta]] ([[1202]]-[[1235]]) sposata a Ferdinando III di Castiglia
** [[Corrado III del Sacro Romano Impero|Corrado III]] ([[1093]]-[[1152]]) duca di [[Franconia]], re d'Italia e di Germania, imperatore ([[1138]]-[[1152]])
*** [[Enrico di Svevia|Enrico]] ([[1137]]-[[1150]]) re associato dei Romani
*** [[Federico IV Svevia|Federico IV]] ([[1145]]-[[1167]]) duca di Svevia
 
A livello tematico non è poi da trascurare il senso di sospensione e di inquietudine derivante dall'attesa di un "qualcosa" che non arriva mai (in questo caso ad esempio la guarigione, il riconoscimento medico di sanità fisica e quindi la dimissione dall'ospedale). Sebbene altre opere di Buzzati esprimano meglio questo concetto (si veda ''[[Il deserto dei Tartari (romanzo)|Il deserto dei Tartari]]'' o i celebri racconti ''[[I sette messaggeri (racconto)|I sette messaggeri]]'' e ''[[Eppure battono alla porta]]''), anche in questo scritto il senso di transizione, l'idea che la vita sia un passaggio precario e labile è ben rappresentato da una parte da un'ambientazione misteriosa e surreale e dall'altra dall'inutilità delle continue richieste e proteste, nonché degli sforzi del protagonista che cerca di continuo un appiglio che lo tenga aggrappato in qualche modo al mondo dei "sani".
== Voci correlate ==
* [[Sacro romano impero]]
* [[Regno di Sicilia]]
* [[Elenco dei monarchi di Napoli e Sicilia]]
 
Non si può neanche passare sotto silenzio, qui, la critica buzzatiana alla casta dei medici, i quali, rassicurando il paziente o dandone una frettolosa diagnosi, finiscono spesso e volentieri col liquidarlo senza premurarsi di curarlo o di riconoscere le vere ragioni di un male che si aggrava così in modo irreversibile.
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