Roccia filoniana e Astolfo (re): differenze tra le pagine
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{{NN|storia|giugno 2009}}
{{Monarca
|nome = Astolfo
|titolo = [[Re d'Italia]]
|immagine = Aistulf follis 80000860.jpg
|legenda = [[Follis]] di Astolfo
|regno = [[749]]-[[756]]
|incoronazione = [[749]]
|investitura =
|nome completo = Aistulfus (in [[lingua latina|latino]]),<br />Aistulf (in [[lingua longobarda|longobardo]])
|altrititoli = ''Rex Langobardaorum''<br />''Rex totius Italiae''
|data di nascita =
|luogo di nascita = [[Cividale del Friuli|Cividale]] (?)
|data di morte = dicembre [[756]]
|luogo di morte = [[Pavia]]
|sepoltura =
|predecessore = [[Rachis]]
|erede =
|successore = [[Desiderio (re)|Desiderio]]
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|dinastia =
|motto reale =
|padre = [[Pemmone]]
|madre = [[Ratperga]]
}}
{{Bio
|Nome = Astolfo
|Cognome =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Cividale del Friuli
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita =
|LuogoMorte = Pavia
|GiornoMeseMorte = dicembre
|AnnoMorte = 756
|Attività =
|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = fu [[re dei Longobardi]] e [[re d'Italia]] dal [[749]] al [[756]]
}}
==
Figlio del [[duca del Friuli]] [[Pemmone]] e fratello di [[Rachis]], divenne a sua volta duca del Friuli nel [[744]], quando suo fratello fu elevato al trono dei Longobardi, e mantenne la carica fino a quando, nel [[749]], fu chiamato ancora a sostituire il fratello, questa volta sul trono di [[Pavia]]. Figura nettamente più carismatica di quella di Rachis, ribaltò l'atteggiamento del fratello, che si era prodigato nel favorire l'elemento romanico al fine di garantire, attraverso una maggior coesione, più stabilità al regno. Un simile atteggiamento filo-romano provocò la reazione dei tradizionalisti longobardi, che si rivolsero ad Astolfo. Divenuto re, esaltò quindi l'elemento longobardo; fin dal suo primo anno di regno si definì nuovamente ''rex gentis Langobardorum'' ed esplicitò il suo programma espansionista precisando, nel prologo alle leggi da lui emanate: "Assegnatoci dal Signore il popolo dei Romani".
Agli inizi degli anni cinquanta dell'[[VIII secolo]] raggiunse una posizione di potere sull'[[Italia]] pari, se non superiore, a quella dei suoi grandi predecessori [[Grimoaldo]] e [[Liutprando]], tanto da sfiorare la piena unificazione della Penisola sotto il suo scettro. L'intervento dei [[Franchi]] di [[Pipino il Breve]], invocati dai papi, ridimensionò tuttavia rapidamente la potenza del regno, riportandolo al rango di un potentato regionale.
== Il Ducato del Friuli ==
[[File:Abbazia di nonantola, portale di seguaci wiligelmo, stipite sx, formella 03 re astolfo fa la donazione ad anselmo.JPG|thumb|left|[[Wiligelmo]] e seguaci, ''Re Astolfo fa una donazione all'[[abate Anselmo]] per fondare l'[[abbazia di Nonantola]]'', portale dell'abbazia di Nonantola (XII secolo)]]
Ultimogenito di Pemmone e Ratperga, già quando il padre fu deposto nel [[737]] diede segno di un carattere più risoluto e impulsivo del fratello Rachis, frattanto asceso al trono ducale. Quando infatti [[Liutprando]], sedendo in giudizio a [[Pavia]], ordinò l'arresto di tutti i sostenitori di Pemmone (fatti salvi il duca deposto e i suoi figli, ai quali era stata concessa l'immunità), Astolfo minacciò di sguainare la spada seduta stande e uccidere il re. A impedirglielo fu lo stesso Rachis. In seguito, tuttavia, anche Astolfo si riappacificò con il re, tanto da segnalarsi durante la campagna condotta da Liutprando nel [[742]] contro i [[Bizantini]], mettendosi particolarmente in luce - insieme al fratello - nello scontro avvenuto tra [[Fano]] e [[Fossombrone]].
Nel 744, quando Rachis venne prescelto come nuovo re dei Longobardi in sostituzione del deposto [[Ildebrando]], Astolfo divenne [[duca del Friuli]]. Scarse le notizie sul suo governo, nei pochi anni durante i quali resse il ducato.
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=== La riorganizzazione dell'esercito ===
Divenuto re, per conseguire l'obiettivo di portare sotto il suo dominio l'intera [[Italia]], si dedicò fin da principio alla riorganizzazione e al rafforzamento dell'esercito. Disciplinò il servizio militare, commisurando gli obblighi alle disponibilità economiche degli uomini soggetti alla leva. I latifondisti e i mercanti agiati erano tenuti a prestare servizio con corazza e cavallo; i medi proprietari e mercanti dovevano presentarsi con cavallo, scudo e lancia. I più poveri dovevano essere dotati di [[scudo (difesa)|scudo]], [[arco (arma)|arco]] e [[freccia|frecce]].
Ad essere soggetti agli obblighi di leva erano tutti gli uomini liberi del regno; dalle norme, inoltre, emerge come a metà dell'[[VIII secolo]] le differenze economiche tra i liberi si fossero approfondite e come la classe mercantile fosse divenuta rilevante. Accanto a queste indicazioni, Astolfo emanò anche leggi relative alla disciplina dei comandanti, soprattutto contro quelli che esentavano i ricchi dalla leva.
Temendo attacchi esteri, soprattutto [[franchi]], ripristinò e rafforzò le difese sulle [[Alpi]] e regolamentò severamente il flusso di merci e persone. I commerci con l'estero divennero possibili solo previa autorizzazione regia.
=== Le conquiste ===
[[File:Aistulf's Italy-it.svg|thumb|left|I domini longobardi raggiunsero la loro massima estensione dopo le conquiste di Astolfo (751)]]
Riorganizzato e rafforzato l'esercito, Astolfo passò immediatamente all'offensiva contro i territori italiani ancora soggetti (anche se più di nome che di fatto) all'[[Impero bizantino]]. <br />Nel [[750]] invase da nord l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] occupando [[Comacchio]] e [[Ferrara]]; nell'estate del [[751]] riuscì a conquistare l'[[Istria]] e poi la stessa [[Ravenna]], capitale e simbolo del potere bizantino in Italia.
Si installò nel palazzo dell'[[esarca]], che venne parificato al palazzo regio di [[Pavia]] come centro del regno longobardo.
Astolfo puntò ad accrescere il suo prestigio anche attraverso segnali plastici; fece coniare monete con la sua effigie, stilizzata secondo l'uso bizantino. L'Esarcato non fu omologato agli altri possedimenti longobardi in Italia (non fu cioè eretto a ducato), ma mantenne la sua specificità come ''sedes imperii'': in questo modo Astolfo si proclamava erede diretto, agli occhi dei Romanici italiani, dell'imperatore bizantino e dell'esarca, suo rappresentante.
Nel [[752]] diede seguito a questa sua concezione del proprio ruolo ponendo richieste in termini ultimativi al nuovo [[papa Stefano II]]. Chiese al pontefice un tributo di un soldo d'oro per ogni abitante del [[Ducato romano]] e il riconoscimento della sua sovranità sull'intero territorio. Il papa rifiutò le richieste, reiterate in lunghe trattative. Astolfo, per ribadire la propria superiorità militare, compì numerose scorrerie entro il Ducato, occupando anche la roccaforte di [[Ceccano]] ([[753]]); tuttavia, comprendendo come i suoi predecessori l'importanza di apparire re cattolico, esitava ad attaccare direttamente [[Roma]].
La minaccia di Astolfo sul Ducato romano era rafforzata dal controllo che aveva acquisito anche sui ducati dell'Italia centro-meridionale, [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]]. Nel [[751]] a [[Spoleto]] aveva rimosso il duca [[Lupo di Spoleto|Lupo]], fedele al deposto [[Rachis]], e aveva assunto direttamente il controllo del ducato; a [[Benevento]] si assicurò la fedeltà di [[Scauniperga]], reggente a partire dalla metà del [[751]] (momento della morte del duca [[Gisulfo II di Benevento|Gisulfo II]]) per il figlio minorenne [[Liutprando di Benevento|Liutprando]].
=== Le guerre contro i Franchi ===
==== Prima fase (753-755) ====
Stretto in una morsa, [[papa Stefano II]] chiese l'intervento di [[Pipino il Breve]], re dei [[Franchi]], già preoccupati per l'ascesa del potere longobardo. Il re franco era inoltre fresco debitore ([[750]]) al papato per la legittimazione della sua usurpazione a danno dei [[Merovingi]] e voleva impedire che la massima autorità religiosa [[Chiesa cattolica|cattolica]], influente anche all'interno del suo regno, divenisse vassalla dei Longobardi.
La controversia tra Astolfo e Stefano II si trascinò in lunghe trattative diplomatiche, che videro coinvolti inviati di Pipino, il vescovo di [[Metz]] ed emissari imperiali. Nell'ottobre [[753]] il pontefice stesso, non vedendosi sostenuto dai [[Impero bizantino|bizantini]], si mosse da [[Roma]] per trattare direttamente con Astolfo a [[Pavia]], ma il re longobardo rifiutò ogni concessione. Dopo un mese di trattative, Stefano II si rimise in viaggio, questa volta verso il regno dei Franchi. Il Papa incontrò Pipino il 6 gennaio [[754]], che gli promise di intervenire in [[Italia]]. Il 14 aprile Pipino riuscì a convincere la nobiltà franca a sostenere la guerra contro i Longobardi. In caso di vittoria, tutta la penisola sarebbe stata liberata. Pipino avrebbe tenuto per sé una parte dell'Italia, quella settentrionale. I territori posti a sud della nuova linea di demarcazione [[Luni]]-[[Monselice]] sarebbero divenuti domini pontifici. Essi includevano quindi l'ex [[Esarcato d'Italia|Esarcato]], la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]] e i ducati di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]]).
Per sventare la minaccia, Astolfo si accordò con il fratello di [[Pipino il Breve|Pipino]], [[Carlomanno (figlio di Carlo Martello)|Carlomanno]], che nel [[747]] si era ritirato a [[Abbazia di Montecassino|Montecassino]]. Carlomanno rientrò in [[Francia]], dove capeggiò l'opposizione al re, ma presto ([[753]]) fu internato in un monastero a [[Vienne (Isère)|Vienne]] dove l'anno seguente morì.
Nella primavera del [[755]] Pipino mosse contro Astolfo, lo affrontò in battaglia alle chiuse (fortificazioni di confine) della [[Val di Susa]] e gli inflisse una dura sconfitta. Il re longobardo fuggì a [[Pavia]], che venne assediata da Pipino. Tuttavia riuscì a ricevere l'appoggio della nobiltà franca che si opponeva a Pipino e, quindi, ad ottenere condizioni di pace relativamente miti. Nel trattato concluso fra longobardi, franchi e bizantini (Prima pace di Pavia, giugno [[755]]) Astolfo riconobbe la sovranità franca sul regno longobardo, consegnò alcuni ostaggi e promise di restituire a Bisanzio i territori che gli aveva strappato (''Ravenna cum diversis civitatibus''). Egli mantenne però per sé parte dell'Esarcato e non completò le restituzioni dovute<ref>E. Ewig, ''L'appello romano ai Franchi e l'origine dello Stato Pontificio'', in H. Jedin (a cura di), ''Storia della Chiesa'', IV, pag. 32.</ref>.
==== Seconda fase (756) ====
Poco dopo il ritiro dell'esercito franco Astolfo tornò all'offensiva, assediando nuovamente [[Roma]] ([[756]]). L'assedio durò da gennaio a marzo. Ai primi di aprile, Astolfo tolse l'assedio e ritornò a Pavia. In aprile i valichi alpini ridiventano transitabili, quindi [[Pipino il Breve|Pipino]] avrebbe potuto scendere in [[Italia]] ed invadere i suoi territori. Ciò che avvenne puntualmente: il re dei Franchi invase con il suo esercitò l'Italia, sconfisse Astolfo alle chiuse [[Val di Susa|valsusine]] e lo cinse d'assedio a [[Pavia]]. Astolfo capitolò e dovette subire condizioni di pace ancora più dure (Seconda pace di Pavia, giugno 756): la consegna di un terzo del tesoro della corona longobarda, il versamento di un tributo annuale a Pipino e la cessione della città di [[Ravenna]] e delle altre città precedentemente conquistate. In quell'occasione, però, non tornarono sotto il dominio di Bisanzio, ma di quello della Chiesa di Roma. Pertanto l'ex Esarcato, con la [[Pentapoli bizantina]], divenne ufficialmente parte del [[Stato_Pontificio#Il_Patrimonium_Sancti_Petri|Patrimonio di San Pietro]]<ref>G. Penco, ''Storia della Chiesa in Italia'', Jaca Book, Milano 1978, pag. 155.</ref>.
La vittoria franca, netta sul piano militare, non fu tuttavia tale da consentire a Pipino la piena attuazione del suo progetto iniziale, che prevedeva di impossessarsi di tutta l'Italia settentrionale a nord della linea [[Luni]]-[[Monselice]]. Nonostante il regno longobardo, avesse perso parte della sua autonomia e dei territori più recentemente conquistati, conservò l'indipendenza. <br/>
Astolfo morì poco dopo, sempre nel [[756]], in seguito a una caduta da cavallo durante una battuta di caccia<ref>Secondo alcune fonti, la caduta fu probabilmente causata da Evaldo, un franco naturalizzato longobardo.</ref>.
== Bibliografia ==
*[[Jörg Jarnut]], ''Storia dei Longobardi'', Torino, Einaudi, 2002. ISBN 88-464-4085-4
*Sergio Rovagnati, ''I Longobardi'', Milano, Xenia, 2003. ISBN 88-7273-484-3
*Ottorino Bertolini (1892-1977), ''Astolfo'', pp. 246/247.
== Altri progetti ==
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{{Box successione|tipologia = precedenza titoli nobiliari|carica=[[Duca del Friuli]]|periodo = [[744]] - [[749]]|precedente = [[Rachis]]|successivo = [[Anselmo del Friuli|Anselmo]] e [[Pietro del Friuli|Pietro]]}}
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{{Re longobardi}}{{Re d'Italia}}{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Ducato del Friuli]]
[[Categoria:Morti per incidente a cavallo]]
[[Categoria:Re dei Longobardi]]
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