Mosaico e Jackie Élie Derrida: differenze tra le pagine

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[[Immagine:Mosaico ravena lou.jpg|thumb|220px|right|Mosaico nella [[Basilica di San Vitale]] a [[Ravenna]]]]
Il '''mosaico''' è una composizione pittorica ottenuta mediante l’utilizzo di frammenti di materiali (tessere) di diversa natura e colore (pietre, vetro, conchiglie), che può essere decorata con oro e pietre preziose.
 
== Origine del termine ==
 
Il termine “mosaico” è di origine incerta: alcuni lo fanno derivare dal greco ''µουσαικόν (musaikòn)'', “opera paziente degna delle [[Muse]]”; in latino veniva chiamato ''opus musivum'', cioè opera delle Muse oppure rivestimento applicato alle grotte dedicate alle Muse stesse. Il richiamo alle Muse è dovuto all’usanza degli antichi romani di costruire, nei giardini delle ville, grotte e anfratti dedicati alle [[Ninfa (mitologia)|Ninfe]] ''(ninpheum)'' o Muse ''(musaeum)'', decorandone le pareti con sassi e conchiglie. Quindi ''musaeum'' o ''musivum'' indica la grotta e ''opus musaeum'' o ''opus musivum'' indica il tipo di decorazione murale. In seguito si affermò l’uso dell’aggettivo ''musaicus'' ad indicare l’opera musiva.
 
Potrebbe derivare anche dall’arabo ''muzauwaq'', che significa decorazione. C’è chi, invece, vi ha visto la radice di un vocabolo semita, soprattutto quando la parola viene usata come aggettivo, che potrebbe legarsi al termine ''“Mosè”'', quindi ''“pertinente a Mosè”''.
 
Sono state indicate anche altre locuzioni, quali ''musium'' che significa esprimere qualcosa con diversi colori, oppure ''museos'' nel senso di elegante. Le ipotesi però sono molte e nessuna sembra avere titoli sufficienti per prevalere sulle altre.
 
Le tessere erano chiamate in greco ''̀αβακίσκοι (abakìskoi)'', quadrelli, da ''̀άβαξ (àbax)'', tavoletta, mentre in latino ''abaculi'', ''tesserae'', ''tessellae''.
 
== Storia del mosaico ==
=== I primi mosaici ===
 
I reperti archeologici delle città di [[Ur]] e [[Uruk]] testimoniano che i [[Sumeri]], nel [[3000 a.C.]], abbellivano le loro costruzioni con decorazioni geometriche realizzate inserendo, nella malta fresca, coni di argilla dalla base smaltata di bianco, nero e rosso, che servivano anche a proteggere la muratura in mattoni crudi. Ornavano poi vasi e altre suppellettili con tasselli di madreperla, lapislazzuli e terracotta. Risale a questo periodo lo ''Stendardo di Ur'' , un mosaico portatile a forma di leggio decorato in una tecnica simile alla tarsia marmorea con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso: le vicende raffigurate sono narrate per fasce sovrapposte.
 
Anche in [[Egitto]] troviamo mosaici di coni di argilla risalenti al [[III millennio a.C.]]. Possono essere inoltre considerate decorazioni musive anche le composizioni di pietre dure, pietre preziose e vetro che ornavano i [[sarcofago|sarcofagi]] dei [[faraone|faraoni]].
Si usavano anche mattoni smaltati, come testimonia il tempio di [[Seti I|Sethi I]] ad [[Abidos]], risalente al [[XIII secolo a.C.]].
 
=== Il mosaico nel mondo greco ===
 
La diffusione del mosaico in epoca successiva è legata al [[Grecia antica|mondo greco]]. Appaiono infatti nella penisola greca i cosiddetti ''lithostrota'', ossia pavimenti di [[pietra]]. I lithostrota più antichi sono composti in ''opus lapilli'', ossia formati da piccoli ciottoli che vanno a comporre disegni delimitati da listelli di [[piombo]], o di [[argilla]] come quelli ritrovati a [[Pella (Grecia)|Pella]], l’antica capitale della [[Macedonia]], e risalenti al [[VI secolo a.C.]] oppure i pavimenti a mosaico realizzati in ''opus signinum'', tecnica che consiste nell’inserire in uno strato di [[calce]] e frammenti di [[cocciopesto|coccio]] linee di tessere di [[marmo]] distanziate tra di loro per formare disegni geometrici.
 
Successivamente con lo sviluppo della lavorazione del marmo, di cui la [[Grecia]] abbondava, i pavimenti a mosaico si arricchirono di immagini [[mitologia|mitologiche]] o naturalistiche.
 
Uno dei più famosi mosaicisti dell’antica Grecia fu '''Sosos''' di cui si ricordano gli ''asarata oika'': pavimenti non spazzati. In queste composizioni infatti veniva raffigurato un pavimento con avanzi di cibo non rimossi dopo il banchetto: lische, pezzi di pane, ossi. Altra opera famosissima di Sosos è la rappresentazione di un vaso con colombe abbeveranti conservato a [[Villa Adriana]] ([[Tivoli]]).
 
=== Il mosaico nel mondo romano ===
 
[[Image:Roma-foroitalico3.jpg|thumb|[[Roma]], mosaico del [[foro italico]]]]
[[Image:Augusta_Raurica_Mosaik.jpg|thumb|Mosaico di [[Augusta Raurica]]]]
A [[Roma]] il mosaico si affermò in tarda [[età repubblicana]]. Oltre all’utilizzo dei marmi policromi provenienti da tutti i territori dell’impero, si diffuse anche l’utilizzo del [[vetro]] per le composizioni musive, che si svilupparono non solo con la realizzazione dei pavimenti musivi, ma anche con la creazione degli ''emblemata'': pannelli verticali in mosaico incastonati nelle pareti delle case più ricche. Parallelamente alla maggiore diffusione del mosaico si ebbe lo sviluppo delle tecniche di composizione:
*gli ''scutulata pavimenta'' in cui nella malta formata di calce e cocciopesto venivano inserite tessere di marmi di vari colori;
*l'''opus sectile'', che consiste nell’accostare tessere di grandi dimensioni e di colore diverso per formare disegni geometrici;
*l’''opus vermiculatum'' in cui il disegno del mosaico era composto mediante sequenze di tessere omogenee per forma e colore come nel celebre mosaico di [[Alessandro magno|Alessandro]] o della Battaglia di Isso ritrovato nella Casa del Fauno a [[Pompei]] ed ora conservato nel [[Museo Archeologico di Napoli]].
 
In epoca imperiale romana comparvero mosaici con grande varietà di scene pittoriche e notevoli effetti decorativi. Ci sono pervenuti splendidi esempi romani (ad esempio: [[villa del Casale]] a [[piazza Armerina]], [[Ostia]], [[Aquileia]]).
 
A Roma il mosaico rappresentava la decorazione più prestigiosa e la sua realizzazione era effettuata da tre artefici:
*il ''pictor imaginarius'', che ideava il disegno;
*il ''pictor musivarius'', che procurava il materiale (''musivi'') in pietra, o in marmo;
*il ''pictor parietarius'' che provvedeva all'aspetto più pratico, applicando il materiale secondo il disegno.
 
===Il mosaico nel mondo arabo===
 
L’arte islamica ebbe inizio intorno alla seconda metà del [[VII secolo]] con la dinastia dei califfi Omayyadi, a [[Damasco]]: da qui raggiunse un’area geografica vastissima, influenzando anche zone di religione cristiana, come per esempio la [[Sicilia]] e la [[Spagna]].
 
Fondamentale è il rifiuto di qualsiasi forma realistica, per evitare soprattutto il rischio dell’[[idolatria]] : si diffusero, quindi, motivi geometrici e floreali, di solito replicati in serie, che ricordano le decorazioni dei tappeti.
 
Il mosaico venne adottato nel [[VIII secolo]]: inizialmente di ispirazione alessandrina, si evolse autonomamente, preferendo alle paste vitree la più economica ceramica smaltata.
 
La [[Cupola della Roccia]], chiamata anche [[Moschea di Omar]], a [[Gerusalemme]], è il più antico capolavoro dell’arte islamica e risale al [[692]]: sorge intorno alla pietra venerata sia dai Musulmani, come punto dell’ascesa al cielo del [[Maometto|Profeta Muhammad]], sia dagli [[Ebrei]], come luogo del sacrificio di [[Abramo]]. Di pianta ottagonale, è sormontato da una cupola lignea, coperta da lastre di ottone dorato. Sia all’esterno che all’interno è riccamente decorata con marmi policromi, maioliche e mosaici.
 
La [[Grande Moschea]] di [[Damasco]], in [[Siria]], sorge sull’area occupata nel [[I secolo d.C.]] dal tempio del dio [[Hadad]], che nella seconda metà del [[IV secolo]] fu trasformato in chiesa da [[Teodosio]]. Dopo la conquista araba, per circa un secolo fu probabilmente utilizzato da Cristiani e Musulmani insieme, per poi essere trasformato definitivamente in moschea. Le pareti erano interamente rivestite di mosaico , di cui restano pochi frammenti, negli intradossi di alcuni archi e il magnifico panorama del fiume Barada, scoperto negli anni ’20 del secolo scorso, che misura m 34x7.
 
=== Il mosaico in epoca bizantina ===
 
[[Image:Sankta_Agnes.jpg|frame|[[Sant'Agnese]]]]
Dopo la caduta dell’[[Impero Romano d'Occidente]] e con il trasferimento del centro del potere nelle due capitali [[Bisanzio]] e [[Ravenna]], il mosaico conobbe le sue espressioni più fulgide. Dal IV secolo d.C. in poi nelle due capitali dell’impero romano il mosaico assurge a principale forma di espressione figurativa. I mosaici che ornano le pareti delle Basiliche delle due città imperiali, Ravenna e [[Costantinopoli]], costituiti di tessere vetrose (smalti) e oro zecchino sono di una bellezza impareggiabile.
 
Tra le più alte espressioni la basilica di San Vitale a Ravenna e quella di Santa Sofia a Costantinopoli.
 
Un caso particolare è la chiesa di [[Santa Sofia]] di [[Istanbul]]: costruita nel [[VI secolo]] da [[Giustiniano I di Bisanzio]], sopra le rovine di altre chiese precedenti, venne decorata inizialmente con motivi geometrici e floreali. Fu arricchita, dopo il periodo iconoclasta, con immagini figurative, di cui restano Cristo in Trono, la Madonna in trono col Bambino, l’Arcangelo Michele, l’Imperatore [[Leone VI di Bisanzio]] e i Padri della Chiesa. Nel [[XV secolo]], i musulmani invasero Costantinopoli e trasformarono la Basilica in Moschea, scialbando tutti i mosaici: solo nel [[1935]], quando la chiesa venne trasformata in museo, vennero riportati alla luce.
 
===Il mosaico nel Medioevo===
 
Nell’[[arte romanica]] il mosaico non ha ruolo dominante per motivi economici e gli si preferisce l’[[affresco]]. Le decorazioni sono comunque influenzate dall’[[arte bizantina]], soprattutto per quanto riguarda i rivestimenti musivi. È interessante l’introduzione di vetri meno scintillanti per giocare con le variazioni luminose prodotte dall’alternarsi di elementi più o meno lucidi. Accanto ai frammenti di vetro, venivano impiegati pietre colorate, la malachite per tessere verdi, il lapislazzuli per i blu, marmo o madreperla per i grigi e i bianchi, pietre naturali per gli incarnati.
 
Le maggiori committenze sono di provenienza ecclesiastica.
 
Il mosaico, però, è per lo più pavimentale e vive il suo apice nel [[XII secolo]]: tuttavia, già nel secolo successivo si preferiscono le più economiche mattonelle di ceramica smaltata.
Vengono utilizzati materiali lapidei locali, in tre colori: bianco, nero e rosso; è molto diffuso il reimpiego di antichi frammenti o di tessere di mosaici già esistenti, come a [[San Donato]] di [[Murano]], dove le grandi lastre di pietra del pavimento sono frammenti di sarcofagi, e a [[Roma]], dove i pavimenti cosmateschi, che riprendono l’[[opus sectile]], hanno dischi di porfido o marmo tagliati da colonne.
 
Per i costi elevati di realizzazione, il mosaico ricopriva una superficie molto ridotta: nelle chiese si trovava solo vicino all’altare, talvolta anche in coro e transetto.
 
I soggetti preferiti sono episodi della [[Bibbia]], come il Peccato Originale, Giona e Sansone; allegorie per spiegare ai fedeli concetti astratti; favole e gesta cavalleresche, che alludono comunque alla vittoria di Cristo sul peccato e la morte e alla lotta contro il male e che incitano il cristiano a difendere la fede anche con le armi. Si assiste anche al recupero della mitologia classica, come exemplum morale della cultura cristiana: Teseo e il Minotauro rappresentano Davide e Golia.
 
Si diffondono anche rappresentazioni di esseri bizzarri e mostruosi, tratti da fonti letterarie antiche, come il Grifone, il Drago, il Centauro, la Chimera.
 
Il più noto mosaico pavimentale di questo periodo è quello del Duomo di Otranto, risalente al [[1163]]-[[1165]] e raffigurante l’Albero della Vita, realizzato nell’arco di due anni.
 
La produzione sempre più vasta di piastrelle di ceramica verniciate sostituirà il mosaico pavimentale per il costo nettamente inferiore.
 
===Il mosaico nel Rinascimento===
 
Nel [[Rinascimento]] il mosaico non è più mezzo creativo autonomo ma diventa virtuosismo: l’unico interesse è per l’apparente eternità del materiale musivo per rendere immortale l’opera pittorica, tanto che il [[Ghirlandaio]] considera il mosaico come vera pittura per l’eternità e il [[Vasari]] loda i mosaicisti che imitano la pittura la punto di ingannare lo spettatore.
 
In questo periodo numerosi artisti forniscono cartoni da tradurre in mosaico: [[Ghirlandaio]], [[Mantegna]], [[Tiziano]], [[Tintoretto]] e [[Veronese]]. Altri dipinti vengono ripetuti in mosaico: è il caso delle pale d’altare del [[Guercino]] e del [[Domenichino]], sostituite da riproduzioni musive per impreziosirle e migliorarne la conservazione.
 
Il più grande cantiere di mosaico del [[1300]] è la facciata del Duomo di [[Orvieto]], su un primo progetto di [[Lorenzo Maitani]]. Resta, però, un unico mosaico superstite, che risale al [[1365]], mentre gli altri sono stati restaurati: è conservato al [[Victoria and Albert Museum]] di [[Londra]] e rappresenta la Nascita della Vergine.
 
La maggiore opera musiva del Rinascimento è la Cappella dei Mascoli di [[San Marco]] a [[Venezia]]: si tratta di un ex-voto del doge Foscari e comprende opere di [[Michele Giambono]], [[Andrea del Castagno]], [[Lorenzo di Pietro detto Il Vecchietta]] e [[Jacopo Bellini]].
 
Nel [[XVI secolo]] il mosaico viene utilizzato anche come supporto di opere scultoree: si veda il Fregio del Cardinale Annibaldi realizzato da [[Arnolfo di Cambio]], in cui il mosaico dà maggior risalto ai bassorilievi. Questa scelta viene ripresa da [[Donatello]] per la Cantoria del Duomo di Firenze, nel [[1439]].
 
A [[Roma]] si diffonde la moda di finti mosaici affrescati: negli affreschi di [[Pinturicchio]] della Stanza della Fontana del Palazzo Colomba si trovano delle finte quadrettature,che danno l’illusione di un mosaico.
 
===Il mosaico nel Barocco===
 
In [[Manierismo|epoca manierista]] e [[Barocco|Barocca]] diventa definitivamente subordinato all’architettura e alla pittura: nel primo caso è utilizzato come rivestimento pavimentale, con preferenze per l’opus sectile e la palladiana; nel secondo caso viene preferito solo per la sua maggiore durata nel tempo e resistenza alle intemperie, per cui si trova soprattutto sulle facciate dei palazzi.
 
Si estende anche alle suppellettili, soprattutto con l’inserimento di pietre dure o con il recupero di mosaici antichi, che vengono trasformati in piani di tavoli o inseriti in decorazioni pavimentali.
 
I soggetti sono per lo più copie di originali pittorici.
 
A [[Venezia]], l’attività musiva si fa intensa soprattutto per restauri nella Basilica di San Marco, anche se talvolta il restauro ha significato la distruzione di interi cicli di mosaici, poiché interessava non tanto la conservazione e la documentazione storica, quanto la continuità estetica del manufatto.
 
Si hanno anche risultati innovativi nella fabbricazione delle paste vitree, che consentono una scala di gradazioni pressoché infinita, e ha inizio la produzione di smalti opachi, che non sono cangianti, il che è una garanzia contro le alterazioni cromatiche.
 
Nel [[1800]] si elaborano tecniche più rapide e meno costose: nasce il metodo per ribaltamento, ideato da Giandomenico Facchina, che consiste nel realizzare il mosaico su un foglio di carta, a rovescio, per poi collocarlo in situ. I vantaggi economici, cioè i tempi più brevi di lavorazione e i costi minori, vanno a discapito del risultato finale: la superficie liscia del prodotto finito manca della vibrazione luministica dei mosaici antichi.
 
Risale a questo periodo la decorazione della facciata di [[Palazzo Barbarico]], sul [[Canal Grande]], fra l’[[Accademia di Belle Arti (Venezia)|Accademia]] e la [[Basilica di Santa Maria della Salute (Venezia)|Basilica della Salute]]: i mosaici, realizzati nel [[1886]], si ispirano a quelli della facciata della Basilica di San Marco.
 
A [[Roma]], la storia del mosaico del [[1700|‘700]] coincide con la decorazione di [[San Pietro]]: Roma è al primo posto per la decorazione musiva, come fonte di committenze per la scuola musiva locale. Nel [[1727]] viene istituito lo Studio del Mosaico Vaticano, che promuove la ricerca nella produzione delle paste vitree, per fare concorrenza a Venezia: [[Alessio Mattioli]] nel [[1731]] produce smalti opachi con ampia scala cromatica, arrivando a 15.300 tinte, fino alle ben 28.000 di oggi. I risultati più significativi si hanno nella produzione dello smalto, con la filatura della pasta vitrea in bacchette per ottenere tessere minutissime, anche inferiori al millimetro, prodotte da [[Antonio Aguati]], con colori sfumati dette “malmischiati”. Nascono i “mosaici minuti”, per imitare e sostituire opere pittoriche, con grande raffinatezza e virtuosismo; verranno in seguito impiegati anche nella decorazione di suppellettili e gioielli. Le tessere sono dapprima di forma quadrangolare e vengono disposte su corsi paralleli, creando dei vivaci contrasti fra il fondo e i soggetti: successivamente prendono forme variabili, con una scala cromatica più ampia, e accompagnano l’andamento della figurazione. Nel [[1800]] questo tipo di mosaico andrà in declino a causa della rivoluzione industriale che porterà all’esaurimento delle attività manuali.
 
Viene introdotta una nuova iconografia: ai soggetti sacri si affiancano il paesaggio, la veduta con rovine, animali, vasi di fiori e scene di genere, con la ripresa di temi classici, come le Colombe di [[Plinio]].
 
===Il mosaico nel Novecento===
Il Novecento è il secolo che segna la rinascita del mosaico, in seguito alle esperienze di [[Impressionismo]] e [[Divisionismo]], con cui ha in comune il frazionamento del colore, con l’avvicinamento a [[Espressionismo]] e [[Astrattismo]] per la semplificazione della forma e alla netta scansione cromatica, ma soprattutto grazie alla nascita del [[Liberty]] e dell’[[Art Déco]], che lo solleveranno dal ruolo di arte secondaria.
In particolare, si ricodrano [[Antoni Gaudì]] e [[Gustav Klimt]] per l'uso innovativo di questa tecnica omai millenaria.
In Italia la riscoperta del mosaico avviene da parte di [[Mario Sironi]] e [[Gino Severini]], che quasi contemporaneamente ripropongono negli anni ‘30 la tecnica musiva.
 
=== Il mosaico contemporaneo ===
Pur avendo nobili e antiche origini il mosaico è tutt'ora un'arte praticata in tutto il mondo. In Italia naturalmente il centro del mosaico contemporaneo resta Ravenna. Alla fine del 2005 il Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico ha creato anche un archivio online intitolato ''Databank Mosaicisti Contemporanei'', una vera e propria banca dati dei mosaicisti contemporanei per cercare informazioni e immagini relative ai mosaicisti, ai laboratori e alle loro attività artistiche.
 
== Esempi ==
=== Il mosaico della cattedrale di Otranto ===
Il mosaico della [[cattedrale]] di [[Otranto]] è uno dei più importanti d'Italia.
 
Risale al 1163 - 1165 ed è opera del monaco Pantaleone. Raffigura scene bibliche, animali mostruosi e personaggi dell'antichità. Si suppone che contenga in esso messaggi di difficile, se non addirittura impossibile decifratura. Sull'argomento sono stati scritti numerosi testi da parte di studiosi di tutto il mondo.
 
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[[fr:Mosaïque (art)]]
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