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Dopo la [[Rivoluzione di Velluto]], il [[Parlamento]] cecoslovacco (l'Assemblea Federale) votò il 25 novembre [[1992]] a favore della divisione della nazione in [[Repubblica Ceca]] e [[Slovacchia]] a partire dal 1º gennaio [[1993]].
 
== da: [[Repubblica Ceca#Storia]] ==
=== Situazione fino al 1918 ===
La creazione della Cecoslovacchia nel [[1918]] rappresentò l'esito di una lunga battaglia dei cechi contro i governatori austriaci e degli slovacchi contro gli ungheresi. Gli austriaci erano in Boemia e Moravia, gli ungheresi in Slovacchia; all'interno dell'[[Austria-Ungheria]] la Boemia era la parte più industrializzata dell'Austria e la Slovacchia dell'Ungheria, anche se a livelli differenti.
 
Nonostante le differenze culturali, gli slovacchi condividevano con i cechi le aspirazioni di indipendenza dallo Stato asburgico. Con il cambiamento del secolo, l'idea di un'entità ceco-slovacca iniziò ad essere avanzata da alcuni politici cechi e slovacchi. Durante la [[prima guerra mondiale]], nel [[1916]], venne creato il Consiglio Nazionale Cecoslovacco.
 
L'indipendenza della Cecoslovacchia fu proclamata ufficialmente a Praga il 28 ottobre 1918. Gli slovacchi si unirono ufficialmente al nuovo Stato due giorni dopo nella città di [[Martin (Slovacchia)|Martin]]. Fu adottata una costituzione temporanea e Tomáš Masaryk fu dichiarato Presidente il 14 novembre. Il [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Trattato di Saint Germain]], firmato nel [[1919]], riconobbe la nuova repubblica. La nuova nazione aveva una popolazione di più di 13,5 milioni di abitanti; la Cecoslovacchia era una delle dieci nazioni più industrializzate al mondo, anche se le terre ceche erano molto più avanzate rispetto alla Slovacchia.
 
=== Tra le due guerre ===
Lo stato cecoslovacco era una democrazia parlamentare e stabilì che il ceco e lo slovacco fossero lingue ufficiali; il nuovo governo fu caratterizzato dalla stabilità: la presidenza [[Tomáš Masaryk|Masaryk]] durò ben diciassette anni, dato che gli succedette nel [[1935]] [[Edvard Beneš]].
 
La Cecoslovacchia era l'unico Stato dell'Europa centrale ad aver adottato una democrazia parlamentare e stava diventando il nuovo obiettivo di [[Hitler]]. La minoranza tedesca chiese l'unione dei distretti a prevalenza tedesca alla Germania. Minacciando la guerra, Hitler con la [[Conferenza di Monaco]] estorse nel settembre del [[1938]] parti della Boemia, della Moravia e della Slesia alla Cecoslovacchia. Dopo un [[ultimatum]] del 30 settembre, la Polonia ottenne la regione disputata di [[Zaolzie]]. Beneš, che alla conferenza non era stato nemmeno invitato, si dimise nel [[1938]] e fu sostituito da [[Emil Hácha]].
 
All'inizio di novembre, con il [[Primo Arbitrato di Vienna]], la Cecoslovacchia fu obbligata da Germania e [[Italia]] a cedere la Slovacchia meridionale (un terzo del territorio slovacco) all'Ungheria. La Repubblica cecoslovacca era enormemente indebolita e fu obbligata a maggiori concessioni anche nei confronti della Slovacchia. Il comitato esecutivo del Partito Popolare Slovacco nel 1938 formò un governo autonomo slovacco. Nel tardo novembre 1938 lo Stato mutilato, rinominato Ceco-Slovacchia (la cosiddetta Seconda Repubblica, la prima cominciata con la proclamazione d'indipendenza del nuovo Stato) fu ricostituito in tre unità autonome: Cechia (Boemia e Moravia), Slovacchia e [[Rutenia subcarpatica|Rutenia]].
 
Il 14 marzo [[1939]] la Slovacchia di [[Jozef Tiso]] ottenne l'indipendenza formale come [[stato satellite]], fondando la [[Repubblica Slovacca (1939-1945)|Prima Repubblica slovacca]]. Hitler obbligò a cedere quel che rimaneva della Boemia e della Moravia al controllo tedesco, stabilendo il [[Protettorato di Boemia e Moravia]]. Nello stesso giorno, la [[Rutenia subcarpatica|Rutenia]] dichiarò la propria indipendenza e fu immediatamente invasa e annessa dall'Ungheria. Infine, l'Ungheria invase e occupò ulteriori parti della Slovacchia orientale.
 
=== Seconda guerra mondiale ===
Con lo scoppio della [[Seconda guerra mondiale]] si completa il processo di smembramento della Cecoslovacchia, che si può riassumere così:
 
Nel 1938 vennero occupati i territori conquistati da parte di Hitler.
Con il [[Primo Arbitrato di Vienna]] andarono all'Ungheria dei territori di lingua ungherese e rutena.
Nel 1939 Hitler occupò le zone di lingua ceca, trasformate in Protettorato di Boemia e Moravia.
La Slovacchia resta in teoria indipendente, ma in pratica diventerà uno Stato vassallo della [[Germania nazista]].
Gli esiliati cecoslovacchi a [[Londra]] organizzarono il “[[governo in esilio]] cecoslovacco” e negoziarono per ottenere un riconoscimento per il governo e l'abrogazione degli Accordi di Monaco. Il governo fu riconosciuto dal [[Regno Unito]] nel [[1940]], dall'[[Unione Sovietica]] e dagli [[Stati Uniti]] nel [[1941]]. Le unità militari cecoslovacche combatterono insieme con gli Alleati e nel dicembre [[1943]] il governo in esilio giunse a un trattato con l'URSS, che prevedeva il trasferimento degli esiliati comunisti cecoslovacchi in Gran Bretagna per cooperare attivamente col governo.
 
Nel [[1944]] firmò un accordo con i capi sovietici, affinché il territorio cecoslovacco liberato dall'[[Armata Rossa]] potesse essere posto sotto il controllo civile cecoslovacco. Da quell'anno in avanti, la Cecoslovacchia fu liberata. Nel [[1945]] fu firmato un trattato che cedeva la Rutenia subcarpatica all'URSS; la [[Conferenza di Potsdam]] stabilì l'espulsione dei tedeschi dai Sudeti. Nel [[1946]] il governo ungherese acconsentì al fatto che la Cecoslovacchia potesse espatriare tanti ungheresi quanti erano gli slovacchi in Ungheria che desideravano rientrare in Cecoslovacchia.
 
=== La Terza Repubblica (1945-1948) e la vittoria comunista ===
Nell'aprile del 1945 venne fondata la Terza Repubblica. Il governo era formato da una coalizione del Fronte Nazionale, in cui vi erano i Comunisti, i Social Democratici e i Socialisti. Nella coalizione vi erano anche raggruppamenti non socialisti: tra di essi il Partito Popolare Cattolico (in Moravia) e il Partito Democratico.
 
L'entusiasmo popolare evocato dalle truppe sovietiche di liberazione andò a beneficio del [[Partito Comunista di Cecoslovacchia]] (KSČ). I cechi, delusi dagli occidentali a causa della Conferenza di Monaco del 1938, risposero in favore sia del KSČ sia dell'alleanza con i sovietici. Riuniti dopo la guerra, i cechi e gli slovacchi organizzarono le elezioni nel 1946. Gli elementi democratici, condotti dal presidente Edvard Beneš, speravano che l'URSS avrebbe permesso alla Cecoslovacchia la libertà di scegliere il governo e di lasciare che la nazione diventasse un ponte tra est e ovest. I comunisti si assicurarono una grande maggioranza nel Comitato Nazionale eletto, il nuovo organo di amministrazione. Nelle elezioni del 1946, il KSČ vinse nella parte ceca del Paese, e gli anticomunisti (Partito Democratico) vinsero in Slovacchia. A livello nazionale, comunque, fu il KSČ a vincere, con il 38% di media; Edvard Beneš continuò a detenere la carica di presidente. Il leader comunista [[Klement Gottwald]] divenne Primo Ministro e sebbene i comunisti detenessero pochi ministeri, erano in grado di controllare tutti i dicasteri chiave.
 
Tra le priorità affrontate dalle nuove autorità ci fu la sistemazione della questione etnica. A seguito della resa tedesca, circa 2,9 milioni di tedeschi furono espulsi dalla Cecoslovacchia con l'approvazione degli Alleati. Forti del via libera alla pulizia etnica concessa dagli Accordi di Pace del 1946, il governo decise il trasferimento in massa in Ungheria di tutta la minoranza magiara (600.000 persone) in cambio del trasferimento degli Slovacchi d'Ungheria in Slovacchia. Mentre 100.000 slovacchi lasciarono l'Ungheria, quasi tutti gli Ungheresi (eccetto 73.000) decisero di resistere e rimanere nei propri paesi natali. A 300.000 ungheresi venne imposta la nazionalità slovacca. Il clima di intimidazione, creato tra le minoranze, fece ridurre a 370.000 il numero di coloro che al censimento del [[1950]] si dichiarò ungherese.
 
Nel [[1947]] [[Stalin]] convocò Gottwald a [[Mosca (Russia)|Mosca]] e al suo ritorno la strategia del KSČ divenne più radicale. Nel 1948 diedero le dimissioni dodici ministri non comunisti, per indurre Beneš a indire nuove elezioni: il Presidente rifiutò di accettare le dimissioni e non indisse nuove consultazioni. Nel frattempo, il KSČ organizzò le sue forze: il Ministero degli Interni (controllato dai comunisti) dispiegò le forze di polizia nei punti nevralgici e organizzò una milizia popolare. A febbraio Beneš, temendo un intervento sovietico, capitolò. Accettò le dimissioni dei ministri dissidenti e ricevette da Gottwald una nuova formazione di governo che completò la presa del potere da parte del comunismo.
 
=== La primavera di Praga ===
[[File:Wenceslas square statue daytime.JPG|thumb|Statua di San Venceslao nella piazza San Venceslao]]
Con l'avvento di Dubček nel gennaio 1968 alla segreteria del partito venne formato un nuovo governo guidato da [[Černík]]. La deposizione dei vecchi dirigenti "conservatori" portò alla ribalta una nuova leadership di politici ed economisti. Il nuovo corso assecondò la liberalizzazione della vita politica, culturale ed economica in funzione di un programma inteso ad estendere il consenso popolare senza per questo mettere in discussione l'autorità del Partito Comunista e i vincoli militari e politici che legavano la Cecoslovacchia all'Unione Sovietica e agli altri partiti del [[patto di Varsavia]]. La legittimità delle "particolarità e delle condizioni nazionali" nell'edificazione del socialismo venne in un primo momento riconosciuta dai dirigenti sovietici, ma successivamente, allarmati dalle eventuali ripercussioni della cosiddetta "Primavera di Praga" sulla compattezza ideologica degli altri regimi comunisti, essi decisero di porre fine all'esperimento di Dubček con un intervento militare.
 
Dopo l'occupazione della Cecoslovacchia da parte delle truppe sovietiche non si ebbe alcuna resistenza armata da parte della popolazione, ma una ferma opposizione politica in tutti gli strati sociali {{senza fonte}}. Dubček e il presidente della repubblica [[Ludvík Svoboda|Svoboda]] vennero costretti a recarsi a Mosca e ad accettare il ripristino della censura, la reintegrazione dei vecchi dirigenti, l'allontanamento degli intellettuali e degli uomini non graditi all'URSS.
 
Seguì, il 16 ottobre, la firma di un trattato per la permanenza delle truppe sovietiche a Praga. Ma alla successiva richiesta sovietica, avvenuta l'8 dicembre, di allontanare gli esponenti della primavera di Praga, si ripeterono le manifestazioni popolari contro l'occupazione. In seguito Dubček e i suoi collaboratori vennero destituiti da ogni carica del partito, del governo e quindi espulsi. Soltanto il presidente della repubblica Svoboda rimase al suo posto. Da allora continuò l'allontanamento dalla vita pubblica di sindacalisti, intellettuali e funzionari del partito compromessi con il tentativo del "socialismo dal volto umano".
 
Il 16 gennaio [[1969]] lo studente [[Jan Palach]] si diede fuoco in [[piazza San Venceslao]] a Praga, come forma estrema di protesta per la negata autodeterminazione da parte dell'URSS. Palach divenne in seguito il simbolo della Primavera di Praga e, in generale, della lotta contro il totalitarismo.
 
=== La rivoluzione di velluto ===
La prima manifestazione anticomunista ebbe luogo nel [[1988]] a [[Bratislava]]: fu un ritrovo pacifico non autorizzato di circa 2.000 cattolici. Seguirono manifestazioni il 21 agosto a Praga, il 28 ottobre ancora nella capitale, a Bratislava e in altre città, nel gennaio [[1989]], il 21 agosto 1989 e il 28 ottobre 1989. La rivoluzione anticomunista iniziò nel 1989 a Bratislava, con una manifestazione di studenti universitari slovacchi a favore della democrazia e continuò con la manifestazione degli studenti cechi a Praga.
 
Nel 1989 la polizia comunista soppresse una manifestazione a favore della democrazia, assaltando brutalmente molti studenti partecipanti. Nei giorni che seguirono, altri gruppi si unirono per formare il Forum Civico, il cui capo era lo scrittore dissidente [[Václav Havel]]. Questa nuova organizzazione ottenne il sostegno di milioni di cechi e di slovacchi (che formarono il Pubblico contro la violenza).
 
Dovendosi confrontare con il rifiuto della popolazione, il Partito Comunista crollò. Era la [[Rivoluzione di Velluto]]. I suoi capi si dimisero nel 1989 e Havel fu eletto Presidente della Cecoslovacchia il 29 dicembre. Fu formato un governo di coalizione, in cui il Partito Comunista ebbe la minoranza dei ministeri. Le prime elezioni libere dal 1946 in Cecoslovacchia si tennero nel [[1990]], senza incidenti. Come previsto, il Forum Civico e il Pubblico contro la violenza vinsero le elezioni nelle rispettive repubbliche, ma questa alleanza, anche se aveva ottenuto il principale obiettivo di rovesciare il regime comunista, era però inefficace come coalizione di governo: le dimissioni furono inevitabili. Con la fine del 1990 i "gruppi parlamentari" non ufficiali si evolsero: il più influente di questi gruppi era il [[Partito Democratico Civico (Repubblica Ceca)|Partito Civico Democratico]].
 
Nel [[1992]] gli slovacchi chiesero maggiore autonomia, bloccando il funzionamento del governo federale. Nelle elezioni del 1992, il Partito Civico Democratico di [[Václav Klaus|Klaus]] vinse nelle terre ceche, avendo proposto una riforma economica. Nel luglio del 1992 Havel si dimise. Nell'ultima metà dell'anno Klaus e [[Vladimír Mečiar|Mečiar]] giunsero a un accordo, secondo il quale le due repubbliche si sarebbero separate alla fine dell'anno.
 
=== La nascita della Repubblica Ceca ===
I membri del Parlamento della Cecoslovacchia, divisi lungo le linee nazionali, cooperarono per la formazione della legge di divisione. Nel febbraio del 1993 furono fondate pacificamente e simultaneamente la Repubblica Ceca e la Slovacchia: entrambi i nuovi stati ottennero subito il riconoscimento degli Stati Uniti e dell'Unione Europea.