Muse (divinità) e Nothing but Nerve (film 1918): differenze tra le pagine

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{{Film
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|titolo italiano = Nothing But Nerve
[[File:Apotheosis Homer BM 2191.jpg|400px|right|thumb|L'<nowiki></nowiki>''[[Apoteosi di Omero]]'', bassorilievo ellenistico del III secolo a.C. conservato presso il [[British Museum]] di Londra, opera, forse, di [[Archelao di Priene]] su richiesta di un poeta sconosciuto, come ringraziamento per la vittoria conquistata in un agone poetico. In basso a sinistra, sul trono, è posto [[Omero]] incoronato dal dio del tempo infinito e dalla dea dell'ecumene. Davanti a Omero, Mythos e Historia sacrificano su un altare, avvicinati benevolmente dai geni protettori della poesia. Sopra di loro si erge il monte delle Muse: nella grotta risiede Apollo con la lira, avvicinato da una Musa che gli porge un papiro contenente l'opera del poeta che ha commissionato il bassorilievo, a sua volta rappresentato da una statua posta a destra della grotta. Le restanti Muse si pongono a sinistra della grotta, in un atteggiamento calmo che, risalendo verso la vetta del monte, si trasforma in una danza in onore di [[Zeus]] collocato alla cima del monte con il volto che guarda [[Mnemosýne]], la madre delle Muse.]]
|titolo alfabetico = Nothing But Nerve
[[Immagine:Musae.png|thumb|400px|Clio, Thalia, Erato, Euterpe, Polyhymnia, Calliope, Terpsichore, Urania e Melpomene, [[sarcofago]] in [[marmo]] ([[Parigi]], [[Louvre]]).]]
|titolo originale = Nothing But Nerve
Le '''Muse''' (in [[lingua greca|greco]]: {{polytonic|Μοῦσαι, -ῶν}}; in [[lingua latina|latino]]: ''Mūsae, -ārum'') sono divinità della [[religione greca]]<ref>{{q|Muse: Dee greche della letteratura, della poesia, della musica e della danza; in seguito anche dell'astronomia, della filosofia, e di tutte le occupazioni intellettuali.|[[George M. A. Hanfmann]]. ''Oxford Classical Dictionary''. Oxford, Oxford University Press, 1970; in italiano ''Dizionario delle antichità classiche'', Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag.1422}}</ref>, figlie di [[Zeus]] e di [[Mnemosýne]] (la "Memoria") la loro guida è [[Apollo]]<ref>{{q|Le Muse naturalmente sono per i greci le figlie di Zeus e Mnemosýne, "la Memoria", ma è Apollo la loro guida, ''Mousegétes''.|[[Walter Burkert]]. ''Griechische Religion der archaischen und klassischen Epoche'', Stuttgart 1977 in italiano ''La religione greca di epoca arcaica e classica'', Milano, Jaca Book, 2003, pag.295}}</ref>. L'importanza delle muse nella [[religione greca]] era elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'[[Arte]], intesa come verità del "Tutto" ovvero l'"eterna magnificenza del divino"<ref>[[Walter Friedrich Otto]]. ''Theophania''. Genova, Il Melangolo, 1996, pag.49</ref>.
|immagine =
|didascalia =
|lingua originale = inglese
|paese = [[Stati Uniti d'America|USA]]
|anno uscita = [[1918]]
|durata = 300 metri (1 rullo)
|tipo colore = B/N
|film muto = sì
|aspect ratio = 1.33 : 1
|genere = Commedia
|genere 2 =
|regista = [[Allen Curtis]]
|soggetto =
|sceneggiatore = [[Tom Gibson]]
|produttore =
|produttore esecutivo =
|casa produzione =[[Nestor Film Company]] e [[Universal Film Manufacturing Company]]
|attori =
*[[Milton Sims]]
*[[Gale Henry]]
*[[Evelyn Selbie]]
*[[Charles Haefeli]]
*[[Mattie Witting]] (come Mrs. A.E. Witting)
|fotografo =
|cortometraggio= sì
}}
 
'''''Nothing But Nerve''''' è un [[cortometraggio|cortometraggio muto]] del [[1918]] diretto da [[Allen Curtis]].
In questo modo [[Walter Friedrich Otto]] ne traccia le caratteristiche:
{{q|Le Muse hanno un posto altissimo, anzi unico, nella gerarchia divina. Son dette figlie di Zeus, nate da Mnemosine, la Dea della memoria; ma ciò non è tutto, ché ad esse, e ad esse soltanto, è riservato portare, come il padre stesso degli Dei, l'appellativo di olimpiche, appellativo col quale si solevano onorare sì gli Dei in genere, ma -almeno originariamente- nessun Dio in particolare, fatta appunto eccezione per Zeus e le Muse|[[Walter Friedrich Otto]]. ''Theophania''. Genova, Il Melangolo, 1996, pag.48}}
 
== NomeTrama ==
{{...||film}}
Erano dette anche ''Eliconie''<ref>[[Esiodo]], ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]''</ref>, poiché la loro sede era il monte [[Elicona]]; dato che tale monte si trova in [[Beozia]], regione abitata dagli Aoni, venivano anche chiamate ''Aonie''. A volte erano definite anche ''Aganippidi'', dal nome della fonte omonima, [[Aganippe]], situata proprio in prossimità del monte [[Elicona]], o ''Pimplee'', da una fonte ad esse dedicata sul monte Pimpla, situato in [[Tessaglia]].<ref>[[Ugo Foscolo]] nei [[Dei Sepolcri|Sepolcri]] le rievoca appunto come ''Pimplee'', simbolo dell'armonia della poesia, che ''siedon custodi dei sepolcri'' e vincono ''di mille secoli il silenzio''.</ref> In Teocrito sono definite "Pieridi", poiché una tradizione collocava la loro nascita nella [[Pieria (regione)|Pieria]], in Macedonia.
 
==EtimologiaProduzione==
Il film fu prodotto dalla [[Nestor Film Company]] e dall'[[Universal Film Manufacturing Company]].
[[Immagine:Portraits in the Characters of the Muses in the Temple of Apollo by Richard Samuel.jpg|thumb|left|400px|Portrais in the Characters of the Nine Muses in the Temple of Apollo, [[Richard Samuel]] 1778. olio su tela. ([[Londra]], [[National Portrait Gallery (Londra)|National Portrait Gallery]]).]]
 
==Distribuzione==
L'etimologia delle muse trova discordanze negli studiosi, alcuni di essi preferiscono non pronunciarsi,<ref>W. Pötscher chiede se fossero coloro che ricordano o coloro che meditano. Si veda {{cita libro|Maria Teresa|Camilloni |Le Muse, pag 8|1998|Editori riuniti| |id= ISBN 9788835945345 }}</ref> [[Crisippo di Soli|Crisippo]] fu uno dei primi a fornire una loro origine lessicale<ref>{{cita libro|Ilaria |Ramelli, Giulio A. Lucchetta |Allegoria: L'età classica, pag 122|2004|Vita e Pensiero| |id= ISBN 9788834350072 }}</ref> mentre fra le più diffuse quella che le vede legate ai monti, come «ninfe dei monti»<ref>{{cita libro|Pietro |Citati, Marcel Detienne |La mente colorata: Ulisse e l'Odissea, pag 45|2004|Mondadori| |id= ISBN 9788804529361 }}</ref>
Distribuito dall'[[Universal Film Manufacturing Company]], il film - un cortometraggio di una bobina - uscì nelle sale cinematografiche USA il 25 marzo 1918.
 
=== OriginiVoci correlate===
*[[Filmografia della Nestor Film Company]]
Esistono diverse tradizioni riguardo l'origine delle muse. Secondo [[Pausania]], Zeus generò in [[Mnemosine]] tre muse<ref>[[Pausania]], Periegesi della Grecia, Libro IX, 29, 2</ref> giacendo con lei per nove notti<ref>vedi anche Esiodo, ''Teogonia'', incipit, 53-56</ref>: [[Melete]] (la pratica), [[Mneme (mitologia)|Mneme]] (il ricordo) e [[Aede (mitologia)|Aede]] (il canto), indicate con il nome di Mneiai.<ref name=Ferrari481>{{cita libro|Anna |Ferrari |Dizionario di mitologia, pag 481 |2006|UTET |Milano |id= ISBN 88-02-07481-X}}</ref>. Altri autori affermavano che fossero figlie di [[Urano (mitologia)|Urano]] e [[Gea]]<ref>[[Diodoro Siculo]], IV, 7</ref>, altri ancora vedevano [[Armonia]], figlia di [[Afrodite]] quale loro progenitrice e [[Atene]] quale loro luogo natio.<ref>Euripide, Medea, versi 834. Si veda anche {{cita libro|Luisa |Biondetti |Dizionario di mitologia classica, pag 474 |1997|Baldini&Castoldi |Milano |id= ISBN 978-88-8089-300-4}}</ref>. [[Eumelo di Corinto]] cita altre tre muse, Cefiso, Apollonide e Boristenide,<ref>{{cita libro|Andrea |Debiasi |L'epica perduta: Eumelo, il Ciclo, l'occidente, pag 59|2004 |L'erma di Bretschneider| |id= ISBN 9788882653125 }}</ref> affermando che il loro padre fosse il divino Apollo.<ref>Eumelo di Corinto, fr 17. Si veda {{cita libro||Esiodo|Pietro Pucci |Inno alle muse: Esiodo, Teogonia, 1-115, pag 12|2007 |F. Serra| |id= ISBN 9788862270250 }}. Secondo quanto affermava l'autore erano 12 le muse, si veda {{cita libro|Andrea |Debiasi |L'epica perduta: Eumelo, il Ciclo, l'occidente, pag 60|2004 |L'erma di Bretschneider| |id= ISBN 9788882653125 }}</ref>
 
==Collegamenti esterni==
[[Mimnermo]] fa riferimento a due generazioni di muse, figlie rispettivamente di Urano e Zeus<ref>Mimnermo Colofoni, citato in Martin Litchfield West, fr 13, si veda fra gli altri: {{cita libro|Marisa |Tortorelli Ghidini, Alfredina Storchi Marino, Amedeo Visconti|Tra Orfeo e Pitagora, pag 181 |2000|Bibliopolis||id= ISBN 9788870883954 }}</ref>
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Portale|cinema}}
Le tradizioni sono discordi anche riguardo al numero delle Muse. Tre muse venivano venerate anche a [[Sicione|Sikyon]]<ref>Una di esse si chiamava Polymatehia Plutarco, Simposio IX, 14,7</ref> e Delfi,con i nomi di [[Mese (mitologia)|Mese]], [[Nete]] e [[Ipate|Ìpate]]. [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] narra di quattro muse: ([[Telsinoe (mitologia)|Telsinoe]], Melete, Aede, [[Arche (mitologia)|Arche]]),<ref>Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, III, 54. Arche sera la musa dell'origine e Telsinoe (Thelxinoe) della seduzione. Si veda anche {{cita libro|Antonio |Prete |Il demone dell'analogia: da Leopardi a Valéry : studi di poetica, pag 145 |1986|Feltrinelli ||id= ISBN 9788807100611 }}</ref> sette (le sette muse erano venerate a [[Lesbo]]),<ref>C. Mirtilo storico del III sec. ac. narra del mito locale, dove le sette muse erano in origine sette schiave. Altri dettagli in {{cita libro|Cratete |di Mallo |I frammenti, pag 276|2006|Ed. di Storia e Letteratura||id= ISBN 9788884983480 }}</ref> otto secondo [[Cratete di Mallo]]<ref>Fr. 128, tramandato da [[Arnobio]] in Adversus Nationes </ref> o infine nove. Il numero di nove finì per prevalere in quanto citato da [[Omero]]<ref>Omero, Odissea, XXIV, 60</ref> ed [[Esiodo]]<ref>Esiodo, ''Teogonia'', incipit, 76-79</ref>. Quest'ultimo le enumera nella sua ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]'', ma senza specificare di quale arte siano le protettrici:
 
[[Categoria:Cortometraggi commedia]]
{{quote|le nove figlie dal grande Zeus generate,<br />
[[Categoria:Cortometraggi muti statunitensi]]
Clio e Euterpe e Talia e Melpomene,<br />
Tersicore e Erato e Polimnia e Urania,<br />
e Calliope, che è la più illustre di tutte.|Esiodo, ''Teogonia'', incipit, 76-79}}
 
Sono spesso collegate al personaggio mitologico di [[Pierio (mitologia)|Pierio]], eponimo della Pieria.<ref>Chiamato anche Piero. Egli introdusse il mito delle nove muse nel suo paese. Si veda {{cita|Grimal|p. 508}}.</ref> Pierio e la ninfa Antiope sono presentati come genitori alternativamente delle sette muse o di nove fanciulle che, sconfitte dalle Muse in una gara, vennero trasformate in uccelli. Da Pierio prende il nome la Pieria, regione macedone ai piedi del monte Olimpo in cui Esiodo colloca l'unione tra Zeus e Mnemosyne. Alcune fonti collocano nella Pieria anche la dimora delle Muse,<ref>Fu uno dei luoghi dove si diffuse il loro culto e secondo diversi autori la loro dimora, in quanto pieridi era un epiteto delle muse si veda: {{cita libro|Anna |Ferrari |Dizionario di mitologia, pag 563|2006|UTET |Milano |id= ISBN 88-02-07481-X}}, citazione originale Pindaro, Olimpiche X,96 testo anche in {{cita libro||Pindaro|Olimpiche,(terza ristampa) pag 178-179|2001|BUR||id= ISBN 9788817172264}}</ref> mentre Esiodo le pone sul monte Elicona, in Beozia, dove erano particolarmente venerate. Secondo [[Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff|Wilamowitz]] si tratta di due tradizioni distinte<ref>Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff, ''Der Glaube der Hellenen'' pp. 245-246, Dritte durchgesehene Auflage, Fotomechanischer Nachdruck, Darmstadt 1931</ref>.
 
In quanto Mnemosine era una delle [[Titano (mitologia)|Titanidi]] le muse sono divinità olimpiche.
 
===Il canto delle muse===
[[Immagine:Eustache Le Sueur 002.jpg|thumb|left|250px|[[Clio]], [[Euterpe]] e [[Talia (musa)|Talia]]Eustache Le Sueur (1616–1655) Olio su tela]]
 
[[Apollo (divinità)|Apollo]] era il loro protettore, quindi venivano invitate alle feste degli dèi e degli eroi perché allietassero i convitati con canti e danze, spesso cantando insieme.<ref>Omero, Iliade, Libro I versi 603-604. Si ipotizza che dopo ogni canto di Apollo rispondano le muse con un ritornello, {{cita libro | cognome= Omero| nome= | coautori=| titolo= Iliade, quinta edizione, pag 165| editore= BUR| città= Bergamo| anno=2005| id= ISBN 88-17-17273-1}} Traduzione di Giovanni Cerri. Per specifiche si veda Alfred Heubeck, ad Od. 24,60</ref> Spesso allietavano Zeus, loro padre, cantandone le imprese. Le Muse erano considerate anche le depositarie della memoria (''Mnemosine'' era la dea della memoria e secondo altre fonti anche quella del canto e della danza) e del sapere in quanto figlie di Zeus. Il loro culto fu assai diffuso fra i [[Pitagorici]].
 
Il loro canto più antico fu quello rivolto alla vittoria degli dei contro la rivolta dei titani<ref name=Grimal431>{{cita|Grimal|p. 431}}.</ref> Allietavano ogni festa con il loro canto, si ricordano di loro nel caso delle nozze di [[Cadmo]] e Armonia e [[Teti]] e [[Peleo]].<ref name=Grimal432>{{cita|Grimal|p. 432}}.</ref> e si lamentarono per la perdita del prode Achille per diciassette giorni e diciassette notti.<ref>{{cita|Graves|p. 631}}.</ref>
 
Preposte all'Arte in ogni campo, chiunque osasse sfidarle veniva punito in maniera severa: le [[sirene]] furono private delle proprie ali, utilizzate poi dalle stesse Muse per farsene delle corone. Le [[Pieridi]], nove come le muse, le sfidarono al canto, chiedendo in caso di vittoria le fonti sacre alle avversarie<ref>Colei che chiese del racconto alle muse era Atena, incuriosita alla vista di strani uccelli. Ovidio, Le Metamorfosi, V, 295-314</ref> dopo la prova delle Pieridi fu Calliope a partecipare per le muse e dopo un lungo canto vinse e le donne vennero tramutate in uccelli.<ref>Ovidio, Le Metamorfosi, V, 337 e seguenti</ref>
 
La loro magnificenza incantò [[Pireneo]], che, dopo aver conquistato la Daulide e parte della Focide, morì al loro inseguimento<ref>Le inseguì fino a precipitare in un dirupo. Ovidio, Le Metamorfosi, V, 271-294</ref> Fu Apollo a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona portandole a [[Delfi]],<ref>{{cita |Graves|p. 69}}. Si veda anche Plutarco, Dell'oracolo pitico 17</ref> da tale affinità l'epiteto del dio Musagete. Altre divinità a loro collegate erano [[Ermes]]<ref>A [[Megalopolis]] vi è un santuario dedicato alle Muse ad Apollo e ad Ermes. Pausania, VIII, 32-2</ref> e [[Dioniso]].<ref>Talvolta definito anch'esso Musagete, si veda {{cita libro|Walter |Friedrich Otto|Le muse e l'origine divina della parola e del canto, pag 65|2005|Fazi Editore|Milano |id= ISBN 9788881126026 }}</ref>
 
===La sfida con Tamiri===
[[Immagine:Everdingen, Caesar van - Four Muses and Pegasus on Parnassus - c. 1650.jpg|thumb|right|250px|Four Muses and Pegasus on Parnassus [[Caesar van Everdingen]], (1616/1617–1678) [[L'Aia]] circa 1650, Olio su tela]]
 
Il cantore [[Tamiri]] proveniente da Ecalia, si vantava della sua abilità nel canto e le sfidò a Dorio<ref>secondo Esiodo la sfida avvenne nella pianura di Dotia in Tessaglia. Frammento 65, Merkelbach-West</ref>ponendo la condizione che in caso di sua vittoria avrebbe fatto l'amore con tutte loro, mentre se avesse perso loro avrebbero potuto disporre del suo corpo come meglio credevano.<ref>PseudoApollodoro, Biblioteca, I,3-3</ref> Conclusa la gara con la sconfitta du Tamiri, fu privato della vista e dell'abilità del canto<ref>Per specifiche su Tamiri e le muse si veda {{cita libro | cognome= Omero| nome= | coautori=| titolo= Iliade, quinta edizione, pag 211-213| editore= BUR| città= Bergamo| anno=2005| id= ISBN 88-17-17273-1}} Traduzione di Giovanni Cerri. Il resconto originale in Omero, Iliade, II versi 594-600</ref> Di differente avviso Euripide che narra di gravi ingiurie alle Muse fatte da Tamiri e per questo punito con la cecità<ref>Euripide [[Reso (Euripide)|Rh]], 924-925, si veda anche {{cita libro|Apollodoro ||I miti greci (VI edizione), pag 631|2004|Arnoldo Mondadori |Milano |id= ISBN 88-04-41027-2}} Traduzione di Maria Grazia Ciani</ref>
 
===La sfinge===
 
Le muse erano coloro che avevano insegnato il famoso indovinello alla [[sfinge]],<ref>{{cita |Graves|p. 339}}.</ref> il mostro generato da Echidna avuto da [[Tifone (mitologia)|Tifone]], che proponeva ai Tebani che passavano per il monte [[Fichio]].<ref>Pseudo Apollodoro, Biblioteca, III, 5,8</ref>
 
===Aristeo e Orfeo===
[[Immagine:Frans Floris 001.jpg|thumb|left|250px|Atena dialoga con le Muse, c. 1560 [[Frans Floris]] (1519/1520–1570) olio su tela]]
 
[[Aristeo]], figlio di Apollo e della ninfa [[Cirene]], venne accudito dalle muse che gli offrirono in sposa [[Autonoe]], da cui ebbe due figli, [[Atteone]] e [[Macride]]. Le muse furono benevoli con lui, gli insegnarono i principi delle arti mediche, della guarigione e la capacità di fare [[profezie]], in cambio Aristeo badava alle loro greggi che faceva pascolare nella pianura atamanzia di [[Ftia]].<ref>{{cita|Graves|pp. 250-251}}.</ref> Egli si innamorò di [[Euridice]], poi sposa di [[Orfeo]].
 
Quando il prode Orfeo, figlio di una delle muse, [[Calliope]], e del sovrano tracio [[Eagro]], venne fatto a pezzi e gettato in mare, furono loro a raccogliere le membra sparse e decisero di seppellirlo a [[Libetra]], luogo vicino alle pendici del monte Olimpo.<ref>{{cita|Graves|p. 100}}.</ref>
 
===La sfida fra Apollo e Marsia===
Si ricordano di loro in occasione della sfida fatta ad Apollo lanciata dal pastore [[Marsia]].<ref>Igino, fabulae, 165</ref> Egli era un [[satiro]], figlio di [[Eagro]] che possedeva un flauto magico trovato per caso, con cui poteva suonare melodie al pari dell'abilità della lira della divinità. Sicuro della vittoria volle sfidarlo e si decise che fossero le muse i loro giudici.
 
Dopo aver assistito ad entrambe le esibizioni le muse non seppero assegnare la vittoria a nessuno dei contendenti, allora Apollo, per continuare la gara, decise di girare lo strumento, per poi suonarlo mentre si esibiva anche al canto; tale impresa era impossibile a chi deteneva come strumento il flauto e quindi le muse decisero che la vittoria fosse del Dio.<ref>{{cita|Graves|pp. 66-67}}..</ref>
 
===I nomi===
[[Immagine:Moreau, Gustave - Hésiode et la Muse - 1891.jpg|thumb|right|250px|Hésiode et la Muse 1891, [[Museo d'Orsay]] [[Gustave Moreau]] (1826–1898)]]
 
I loro nomi erano:
*[[Calliope]], ''colei che ha uno sguardo bello'', la [[Poesia epica]], con una tavoletta ricoperta di cera e uno stilo;
*[[Clio]], ''colei che rende celebri'', la [[Storia]], seduta e con una [[pergamena]] in mano;
*[[Erato]], ''colei che provoca desiderio'', la [[amore|Poesia amorosa (paesaggio)]], con la [[Lira (strumento musicale)|lira]];
*[[Euterpe (musa)|Euterpe]], ''colei che rallegra'', la [[Poesia lirica]], con un [[flauto]];
*[[Melpomene]], ''colei che canta'', la [[Tragedia]], con una maschera, una [[spada]] ed il bastone di [[Eracle]] (Ercole);
*[[Polimnia]], ''colei che ha molti [[inni]]'', il [[Mimo]], senza alcun oggetto;
*[[Talia (musa)|Talia]], ''colei che è festiva'', la [[Commedia]], con una maschera, una ghirlanda d'[[edera]] e un bastone;
*[[Tersicore]], ''colei che si diletta nella danza'', la [[Danza]], con plettro e lira;
*[[Urania (mitologia)|Urania]], ''colei che è celeste'', l'[[Astronomia]], con un bastone puntato al cielo.
 
== Culto ==
[[Immagine:Parnaso 01.jpg|thumb|left|320px|Il [[Parnaso (Raffaello)|Parnaso]], affresco datato 1510-1511, situato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro Stanze Vaticane. [[Raffaello Sanzio]] (1483–1520)]]
 
La venerazione per le muse era originaria della Tracia e della Pieria, successivamente si diffuse in [[Beozia]], dove si trova il monte Elicona, luogo a loro consacrato. Molti erano i luoghi a loro sacri: la sorgente di Aganippe e la fonte di Ippocrene, creata per loro dal cavallo Pegaso che batté gli zoccoli a terra.<ref>Ippocrene, la sorgente del cavallo{{cita libro|Publio Ovidio| Nasone|Traduzione di Giovanna Faranda Villa| Ovidio Le metamorfosi dodicesima edizione , pag 297|2007 |BUR|Bergamo|id= ISBN 978-88-17-12976-3}}</ref>
Altri luoghi erano il monte [[Parnaso]], la fonte Castalia posta a Delfi e lo stesso Olimpo.<ref name=Ferrari481/> Luoghi in cui si espansero il loro culto erano [[Ascra]] (Beozia), [[Sicione]] e [[Lesbo]], in seguito il loro culto si diffuse in tutto il mondo greco, giunse anche nell'[[Antica Roma]]. Benché non fossero oggetto di vera e propria divinazione, erano comunque considerate come protettrici delle Arti; qui vennero considerate parallelamente alle [[Camene]].
 
I sacrifici dedicati a loro prevedevano l'uso di acqua, [[latte]] e [[miele]]. Si racconta che i primi ad onorare le muse dell'elicona fossero i gemelli [[Efialte]] e [[Oto]].<ref>{{cita|Graves|p. 122}}.</ref> a [[Trezene]] venne fondato un [[santuario]] da [[Ardalo]], figlio di [[Efesto]], qui svolse la sua attività [[Pitteo]].<ref>{{cita|Graves|p. 294}}.</ref>
 
Si conoscono diversi luoghi dove sorgevano altari a loro dedicati come l'[[Ilisso]]<ref>Secondo i racconti degli ateniesi, come riporta Pausania, Periegesi della Grecia libro I, 19-5</ref>e fuori all'accademia<ref>L'accademia si trovava a nord ovest del Dipylon. In Pausania, Periegesi della Grecia libro I, 30-2</</ref>
 
== Iconografia ==
[[Immagine:MANA 217 Mantineia base.JPG|thumb|250px|Scuola di [[Prassitele]], base da [[Mantinea]] ([[Atene]], [[Museo Archeologico Nazionale di Atene|Museo Archeologico]]).]]
Le Muse sono oggetto di grande devozione in tutti i campi dell'arte, ma dal punto di vista iconografico se ne conoscono esempi dal mondo greco arcaico fino ad oggi. Fra le più antiche, si ricorda la base di [[Mantinea]] attribuita a [[Prassitele]], ed oggi conservata al [[Museo Archeologico Nazionale di Atene|Museo Archeologico Nazionale]] di [[Atene]]. Nel mondo romano sono noti moltissimi dipinti provenienti da [[Pompei]], e mosaici, alcuni dei quali conservati al [[Museo del Bardo]] di Tunisi. [[Andrea Mantegna]] realizzò per lo studiolo di [[Isabella d'Este]] un dipinto dal titolo [[Parnaso]] in cui sono raffigurate tutte e nove le Muse danzanti e [[Raffaello]] dipinse nel [[1511]] un affresco recante lo stesso titolo ''[[Parnaso (Raffaello)|Parnaso]]'', mentre in tempi più moderni [[Giorgio De Chirico]] dipinse ''Le Muse inquietanti'' ([[1918]]).<ref>Lo dipinse due volte, dettagli dell'opera in {{cita libro|Maria Carla |Prette, Alfonso De Giorgis |La storia dell'arte. Dalle origini ai nostri giorni, pag 235|2001|Giunti Editore||id= ISBN 9788809019843 }}</ref>
 
== Nella letteratura ==
Il concetto di musa, al pari della memoria, sono delle nozioni che conferiscono al poeta dell'antica Grecia potenza alle sue parole, donando una maggiore efficacia alle sua parole, diventando depositario della verità.<ref>{{cita libro|Apollodoro ||I miti greci (VI edizione), pag 631|2004|Arnoldo Mondadori |Milano |id= ISBN 88-04-41027-2}} Traduzione di Maria Grazia Ciani. Si veda per appprofondimenti Marcel Detienne, I maestri di verità nella Grecia arcaica, Roma-Bari 1977, pp 1-16 e Eric Alfred Havelock, Cultura orale e civiltà della scrittura. Da Omero a Platone, Roma-Bari. 1973, pp 81-94</ref> La loro evocazione serve all'autore per invocare eventi del passato.<ref>Ansgar Lenz, Das Proom des fruhen griechischen Epos: ein Beitrag zum poetischen selbstverstandnis, pag 149 Bonn 1980</ref>
 
Molti autori celebri le citano nelle loro opere come [[Dante Alighieri]]<ref>«O muse, o alto ingegno, or m'aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, qui si parrà la tua nobilitate.» Dante Alighieri, Inferno, canto II, versi 7-9</ref> e [[William Shakespeare]]<ref>«O for a Muse of fire, that would ascend The brightest heaven of invention, A kingdom for a stage, princes to act And monarchs to behold the swelling scene!» In lingua italiana: «Oh, aver qui una Musa di fuoco che sapesse salire al più luminoso cielo dell'invenzione; un regno che servisse da palcoscenico, principi che facessero da attori e monarchi da spettatori di questa scena grandiosa!»[[William Shakespeare]], Atto 1, Prologo di [[Enrico V]]</ref>, sovente invocate all'inizio delle loro opere, come ad esempio nell'invocazione dei brani dell<nowiki>'</nowiki>''[[Iliade]]'' e dell<nowiki>'</nowiki>''[[Odissea]]''.
 
== Nella cultura popolare ==
Le Muse appaiono anche all'inizio del [[film d'animazione]] [[Disney]] ''[[Hercules (film 1997)|Hercules]]'' come narratrici della storia.
 
== Note ==
<references />
 
== Bibliografia ==
=== Fonti ===
*[[Esiodo]], ''[[Teogonia (Esiodo)|Teogonia]]''
*[[Omero]], [[Iliade]]
*[[Pausania|Pausania il Periegeta]], Periegesi della Grecia
*Pseudo-Apollodoro, [[Biblioteca (Apollodoro)|Biblioteca]]
 
=== Moderna ===
*{{cita libro|autore=Anna Ferrari|titolo=Dizionario di mitologia|anno=2006|editore=UTET|città=Milano|id= ISBN 88-02-07481-X|cid=Ferrari}}
*{{cita libro|autore=Robert Graves|titolo=I miti greci|edizione=6ª|anno=1990|editore=Longanesi |città=Milano |id= ISBN 88-304-0923-5|cid=Graves}}
*{{cita libro|autore=Pierre Grimal|titolo=Enciclopedia della mitologia|edizione=2ª|anno=2005|editore=Garzanti|città=Brescia|ISBN= ISBN 88-11-50482-1|cid=Grimal|altri=traduzione di Pier Antonio Borgheggiani}}
 
== Altri progetti ==
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