|
Le {{Nihongo|'''Sette Divinità della Fortuna'''|七福神|Shichifukujin}} presenti nella [[Mitologia giapponese|mitologia]] e nel [[folclore giapponese]] sono un gruppo di divinità venerate per ricevere aiuto nella vita quotidiana e per ottenere benefici mondani.<ref name=":8">{{Cita pubblicazione|autore=Inge Maria Daniels|anno=2001|titolo=The Fame of Miyajima: spirituality, commodification and the tourist trade of souvenirs in Japan|rivista=|editore=University of London|città=Londra|volume=|numero=|p=57|lingua=Inglese|url=http://discovery.ucl.ac.uk/1317570/|cid=Daniels}}</ref>
Vi fanno parte: {{Nihongo|Daikokuten|大黒天|4=Dio dell'abbondanza e ricchezza}}, {{Nihongo|Bishamonten|毘沙門天|4=Dio della guerra}}, {{Nihongo|Benzaiten|弁才天 o 弁財天|4=Dea della bellezza, della musica e di tutto ciò che scorre}}, {{Nihongo|Ebisu|恵比寿|4=Dio del cibo quotidiano}}, {{Nihongo|Fukurokuju|福禄寿|4=Dio della buona sorte e della lunga vita}}, {{Nihongo|Jurōjin|寿老人|4=Dio della conoscenza e della longevità}} e {{Nihongo|Hotei|布袋|4=Dio della felicità}}.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Chang Kyu Lee|anno=1998|titolo=A mission strategy for confronting spiritual principalities in Japan|rivista=|editore=Fuller Theological Seminary, School of World Mission, ProQuest Dissertations Publishing|città=Ann Arbor|volume=|numero=|p=73|lingua=Inglese|accesso=|url=|cid=Lee}}</ref>
Solo una delle Sette Divinità, Ebisu, è di origine giapponese. Le altre provengono dalla Cina e dall'India: tre di loro fanno parte della tradizione [[Taoismo|taoista]] e le restanti tre hanno le loro radici nel [[Buddhismo|Buddismo]].<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Ian Reader|titolo=Religion in contemporary Japan|anno=1991|editore=University of Hawaii Press|città=Honolulu|lingua=Inglese|p=165|cid=Reader|OCLC=611294539}}</ref> Per molto tempo le Sette divinità sono state adorate dai giapponesi singolarmente, per poi essere raccolte nel gruppo degli ''Shichifukujin,'' protettore delle arti e delle professioni, come quella dei mercanti, dei dottori, dei pescatori, degli intellettuali, e altre ancora.<ref name=":1">{{Cita libro|autore=Reiko Chiba|titolo=The seven lucky gods of Japan|anno=2012|editore=Tuttle Pubblishing|città=Boston|lingua=Inglese|p=5|cid=Chiba|OCLC=821863108}}</ref>
Secondo una delle tradizioni più importanti legate a questo culto, durante i primi giorni del nuovo anno le Sette Divinità si trasformano in marinai e discendono dal Paradiso a bordo di una nave, detta Nave del Tesoro (宝船 ''Takarabune''), dotata di poteri magici, per approdare nei porti del mondo terreno e portare agli uomini tesori e buona sorte.<ref>{{Cita libro|autore=Reiko Chiba|titolo=The seven lucky gods of Japan|anno=2012|editore=Tuttle Publishing|città=Boston|lingua=Inglese|p=9|cid=Chiba|OCLC=821863108}}</ref><ref name=":2">{{Cita pubblicazione|autore=Catherine Ludvik|anno=2001|titolo=From Sarasvati to Benzaiten|rivista=|editore=National Library of Canada, University of Toronto|città=Toronto|volume=|numero=|p=292|lingua=Inglese|url=https://tspace.library.utoronto.ca/handle/1807/15465|cid=Ludvik}}</ref>
== Origine e Storia ==
Le Sette Divinità della Fortuna sono tra le divinità non natie del Giappone più popolari tra i giapponesi.<ref name=":11">{{Cita libro|autore=Stephen Turnbull|titolo=Japan's sexual gods. Shrines, roles and rituals of procreation and protection.|collana=Brill's Japanese studies library, 49|anno=2015|editore=Brill|città=Leiden|lingua=Inglese|p=243|cid=Turnbull|OCLC=918997375}}</ref>
Inizialmente venivano venerate individualmente <ref name=":0" />; le prime due a cui le persone iniziarono a rivolgersi come dispensatrici di fortuna furono [[Ebisu (divinità)|Ebisu]] e Daikokuten, che diventarono particolarmente popolari tra la classe dei mercanti ([[Chōnin|chonin]]), desiderosi di conseguire guadagni negli affari e di assicurarsi ricchezza e abbondanza.<ref name=":12">{{Cita pubblicazione|autore=Sean Harland McPherson|anno=2007|titolo=A tradition of change: a history of Chita Dashimatsuri, 1600-2005|rivista=|editore=University of California, ProQuest Dissertations Publishing|città=Berkeley|volume=|numero=|p=|pp=129-130|lingua=inglese|url=|cid=McPherson}}</ref>
Il progressivo ricorso ad altre divinità rispose alle aspirazioni di diversi gruppi sociali che cercavano tra la moltitudine di dei appartenenti alla tradizione delle figure che potessero venire incontro ai loro bisogni: i viandanti, i dottori e i missionari videro in Bishamonten una guida, mentre Benzaiten fu trasformata in una dea protettrice delle arti. Gli intellettuali iniziarono a rivolgere le loro preghiere a Fukurokuju e Jurojin; gli studiosi e letterati ad Hotei, nonostante non fosse una vera e propria divinità, ma un saggio realmente esistito in Cina.<ref name=":1" />
La ragione per cui queste divinità sono state riunite in un gruppo non è chiara: un motivo può risiedere nella predilezione nutrita dai giapponesi per i gruppi in generale, o nell'importanza rivestita dal numero sette nella tradizione.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Reiko Chiba|titolo=The seven lucky gods of Japan|anno=2012|editore=Tuttle Publishing|città=Boston|lingua=inglese|p=6|cid=Chiba|OCLC=821863108}}</ref>
Per quanto riguarda l'epoca in cui il gruppo degli ''Shichifukujin'' fece la sua comparsa, essa si colloca generalmente nel XV secolo. La prima traccia risalirebbe al 1420, quando nella città di Fushimi venne svolta una manifestazione denominata processione delle Sette Divinità della Fortuna, che voleva emulare quella del [[Sankin kōtai|Daimyo]]. Da questo momento in poi diversi altri episodi confermano la diffusione del culto degli ''Shichifukujin'': tra questi, nel 1469-86, il mascheramento da parte di alcuni criminali nelle fattezze delle sette divinità per compiere rapine, giocando sulle credenze religiose della popolazione.<ref name=":3" />
L'istituzionalizzazione di questo culto viene attribuita al monaco buddista Tenkei. Secondo la tradizione, nel 1623, dopo aver discusso con lo shogun Iemitsu Tokugawa sulle virtù che un dio dovrebbe possedere, egli sarebbe stato incaricato dallo stesso shogun di selezionare le divinità che potevano rappresentarle al meglio, e di creare per loro un culto formale. Le Sette Divinità della Fortuna, su richiesta di Tenkei, sarebbero state poi dipinte tutte insieme per la prima volta da un artista di nome Kano, il più conosciuto del tempo.<ref name=":3" /> Dal [[periodo Edo]] in poi gli ''Shichifukujin'' acquistarono una fama sempre maggiore.<ref name=":2" />
Dalla metà degli Settanta del Novecento in poi è cresciuto in tutto il Giappone il numero di pellegrinaggi e di tour dedicati ai templi e ai santuari delle varie divinità dei ''Shichifukujin''. Negli anni Dieci del XXI secolo le Sette Divinità della Fortuna sono particolarmente celebrate durante il Capodanno, periodo nel quale nei templi e santuari legati agli dei della fortuna vengono venduti come simbolo di buona fortuna per il nuovo anno dipinti, figurine o statuette che li rappresentano mentre portano ricchezze sulla loro Nave del Tesoro.<ref name=":0" />
== Descrizione dei membri delle Sette Divinità della Fortuna ==
=== Ebisu (恵比寿) ===
[[File:Statue of Ebisu the God of Fishermen (Kesen-numa, 2005-07-16).jpg|miniatura|Statua di Ebisu a [[Kesennuma]]]]
[[Ebisu (divinità)|Ebisu,]] la sola divinità del gruppo di origini autoctone<ref name=":5" />, è il dio dell'abbondanza e del cibo quotidiano. Nato inizialmente nella comunità dei pescatori e legato all'attività della pesca, il culto si sarebbe poi esteso al commercio più in generale, forse attraverso il ruolo svolto dai burattinai erranti, conosciuti come ''ebisu-kaki'' o ''ebisu-mawas'' ''hi''.<ref name=":15">{{Cita web|url=http://eos.kokugakuin.ac.jp/modules/xwords/entry.php?entryID=787|titolo=Ebisu shinkō|autore=Iwai Hiroshi|sito=Encyclopedia of Shinto|data=11 novembre 2006|lingua=inglese|accesso=2 febbraio 2018}}</ref> Patrono dei commercianti, pescatori e contadini, viene venerato dai mercanti perché fa parte delle divinità protettrici delle attività legate al commercio e simboleggia l'onestà e l'etica che le persone devono avere quando trattano degli affari.<ref name=":12" />
Ebisu è raffigurato nelle sembianze di un pescatore barbuto e grassoccio, sempre sorridente.<ref name=":13">{{Cita pubblicazione|autore=Chang Kyu Lee|anno=1998|titolo=A mission strategy for confronting spiritual principalities in Japan|rivista=|editore=Fuller Theological Seminary, School of World Mission, ProQuest Dissertations Publishing|città=Ann Arbor|volume=|numero=|p=58|lingua=inglese|url=|cid=Lee}}</ref> Indossa abiti da corte formali o vestiti da campo o da pescatore, regge nella mano destra una canna da pesca e nella sinistra una grossa orata (tai) di colore rosso, simbolo di fortuna. In Giappone l'orata è il pesce più buono, e non deve mai mancare durante le manifestazioni e le feste.<ref name=":14" />
Le origini di Ebisu sono controverse: secondo alcune leggende egli sarebbe il primogenito di [[Izanagi]] e [[Izanami]], chiamato Hiruko ("bambino delle sanguisughe") ; in altri racconti è ritenuto figlio di Daikokuten,<ref name=":5" /> in altri ancora è identificato come il terzo figlio di Izanagi-no-Mikoto e fratello della dea del sole [[Amaterasu]]. Alcune tradizioni raccontano che venne cacciato dai suoi avi e confinato a vivere nel mare come pescatore;<ref name=":14" /> altre lo identificano con Ebisu-no-kami, una divinità che viveva nell'Oceano e proteggeva i pescatori: per questo motivo i santuari Ebisu-jinja costruiti nell'antichità sarebbero sempre situati nelle vicinanze del mare.<ref name=":13" />
Intorno al XII secolo, i cambiamenti sociali determinarono una progressiva perdita di valore del mestiere di pescatore, ed Ebisu venne associato alle attività commerciali e adorato come kami protettore dei mercati e delle fiere: cerimonie in suo onore si tenevano prima dell'apertura di nuovi negozi. Oggi i santuari dedicati a Ebisu sono visitati spesso da commercianti o da persone il cui lavoro è associato alla negoziazione. La sua immagine è presente in moltissimi negozi e luoghi commerciali.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Chang Kyu Lee|anno=1998|titolo=A mission strategy for confronting spiritual principalities in Japan|rivista=|editore=Fuller Theological Seminary, School of World Mission, ProQuest Dissertations Publishing|città=Ann Arbor|volume=|numero=|pp=58-59|lingua=inglese|url=|cid=Lee}}</ref>
Nell'iconografia, Ebisu è spesso associato a Daikokuten. Le statue della coppia si possono trovare ovunque nel Giappone moderno e in particolare sono presenti in molte cucine, specie nelle comunità agricole.<ref name=":15" />
=== Daikokuten (大黒天) ===
[[File:Standing Daikokuten (Mahakala) by Kaiken, Nanbokucho period, dated 1347 (Jowa 3), wood with polychromy, view 1 - Tokyo National Museum - DSC05070.JPG|sinistra|miniatura|Daikokuten, 1347 - Tokyo National Museum]]
Daikokuten (dio dell'oscurità), chiamato anche Daikoku-sama o Daikoku, proviene dall'India.<ref name=":11" /> Dio della ricchezza o della famiglia, è una delle Sette divinità più popolari. Ha le sembianze di un uomo sorridente e robusto, che indossa un copricapo nero piatto. È ritratto seduto o in piedi in prossimità di due balle di riso, con in una mano un martello di legno, portatore di ricchezze, e nell'altra un grosso sacco di grano. Spesso insieme a lui è dipinto un topo. Il riso simboleggia l'abbondanza e la fertilità, ed il topo richiama il compito di Daikokuten di difendere le scorte di grano della popolazione.<ref name=":12" />
Daikoku è variamente considerato il dio della ricchezza, o della famiglia, in particolare della cucina. Trae origine dalla divinità indù [[Mahakala|Mahākāla]] ("Grande-Nero"), una delle incarnazione di [[Śiva|Shiva]] dio della guerra. In questa forma viene a volte rappresentato come una figura con tre volti accigliati e sei braccia. In alcuni templi buddisti in India venne venerato come dio della fortuna, posto all'interno delle cucine come simbolo di abbondanza e raffigurato con un sacco in spalla. Il fondatore della scuola [[Buddhismo Tendai|buddista Tendai]] [[Saichō|Saicho]] introdusse Daikoku in Giappone proprio in questa versione: egli divenne il nume tutelare nelle cucine dei templi tendai giapponesi.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Yijiang Zhong|anno=2011|titolo=Gods without names: The genesis of modern Shinto in nineteenth century Japan|rivista=|editore=The University of Chicago, ProQuest Dissertations Publishing|città=Chicago|volume=|numero=|p=106|lingua=inglese|url=|cid=Zhong}}</ref>
Il nome Mahākāla che significa "Grande Nero" venne poi sostituito in Giappone dal nome sino-giapponese Da-hei-tian (pronunciato in giapponese Daikokuten) e in seguito si unì al kami Ōkuninushi no Mikoto trasformandosi da un dio terrificante, a uno dal volto più dolce e benevolo, come quello odierno.<ref name=":9">{{Cita libro|autore=Stephen Turnbull|titolo=Japan's sexual gods. Shrines, roles and rituals of procreation and protection.|collana=Brill's Japanese studies library, 49|anno=2015|editore=Brill|città=Leiden|lingua=inglese|pp=243-244|cid=Turnbull|OCLC=918997375}}</ref>
=== Benzaiten (弁才天 o 弁財天) ===
[[File:Uga-Benzaiten and Fifteen Boy Attendants, Muromachi period, second half of 15th century.jpg|miniatura|Uga-Benzaiten, XV secolo|400x400px]]
[[Benzaiten]] è l'unica divinità femminile del gruppo delle Sette Divinità della Fortuna.<ref name=":8" /> Trae origine dalla dea [[Sarasvati|Sarasvatī]] ( ([[sanscrito]] सरस्वती, "colei che scorre"), una delle principali dee dell'induismo, menzionata come divinità fluviale.<ref name=":14">{{Cita pubblicazione|autore=Teitaro Suzuki|anno=1907|titolo=The Seven Gods of Bliss. Illustrated.|rivista=The Open Court|editore=The Open Court Publishing Company|città=Chicago|volume=1907|numero=7 , Art. 2|p=400|lingua=Inglese|url=http://opensiuc.lib.siu.edu/ocj/vol1907/iss7/2|cid=Suzuki}}</ref> Benzaiten, o più comunemente Benten, è una divinità dell'acqua ma anche di "tutto ciò che scorre": acqua, tempo, parole, musica e, per estensione, conoscenza.<ref>{{Cita libro|autore=Stephen Turnbull|titolo=Japan's sexual gods. Shrines, roles and rituals of procreation and protection.|collana=Brill's Japanese studies library, 49|anno=2015|editore=Brill|città=Leiden|lingua=inglese|pp=244-246|cid=Turnbull|OCLC=918997375}}</ref> Oggi è conosciuta come dea della bellezza e dell'eloquenza, patrona degli artisti e della musica.<ref name=":10">{{Cita libro|autore=Alexander F. Otto|autore2=Theodore S. Holbrook|titolo=Mythological Japan: or The Symbolisms of Mythology in Relation to Japanese Art|anno=1902|editore=Drexel Biddle Publisher|città=Philadelphia|lingua=inglese|p=58|cid=Otto|OCLC=919770042}}</ref> Dal [[periodo Kamakura]] è rappresentata come una suonatrice del [[biwa]] (liuto giapponese), e ritratta a volte completamente nuda, oppure vestita con abiti eleganti mentre sta seduta vicino a un fiume, sullo sfondo di un paesaggio montuoso.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Catherine Ludvik|anno=2001|titolo=From Sarasvatī to Benzaiten|rivista=|editore=National Library of Canada, University of Toronto|città=Toronto|volume=|numero=|p=299|lingua=inglese|url=https://tspace.library.utoronto.ca/handle/1807/15465|cid=Ludvik}}</ref>
Benzaiten non ha sempre avuto questa rappresentazione iconografica; in un certo periodo in Giappone la sua immagine era quella di una divinità marziale a otto braccia, chiamata Happi (otto braccia). Verso la fine dell'XI-XII secolo venne associata alla divinità serpente Ugajin, dio del cibo, e comparve sotto la forma di Uga Benzaiten, una divinità composita dall'iconografia complessa: spesso sul copricapo della dea riposa un serpente bianco con il volto di un anziano umano.<ref>{{Cita libro|autore=Stephen Turnbull|titolo=Japan's sexual gods. Shrines, roles and rituals of procreation and protection.|collana=Brill's Japanese studies library, 49|anno=2015|editore=Brill|città=Leiden|lingua=inglese|p=244|cid=Turnbull|OCLC=918997375}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://eos.kokugakuin.ac.jp/modules/xwords/entry.php?entryID=200|titolo=Encyclopedia of Shinto|autore=Sono Satoshi|data=13 marzo 2005|lingua=inglese}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.artgallery.nsw.gov.au/collection/works/137.2012/|titolo=Uga Benzaiten and her fifteen attendants ('dōji')|autore=Asian Art Department, AGNSW|sito=Art Gallery NSY|data=giugno 2012|lingua=inglese|accesso=30 gennaio 2018}}</ref>
[[File:Periodo heian, bishamonten in piedi, 1190 ca.jpg|sinistra|miniatura|Bishamonten, periodo heian, 1190 ca.|495.99x495.99px]]
=== Bishamonten (毘沙門天) ===
[[Vaiśravaṇa|Bishamonten]], dal nome sanscrito [[Vaiśravaṇa]], ossia "Colui che ode distintamente" è la terza divinità del gruppo con origini induiste. [[Kubera]], da cui trae origine, è la divinità indù dell'abbondanza e della ricchezza. Nello [[Shintoismo]] Kubera è entrato a far parte delle Sette Divinità della Fortuna come dio della dignità. Nel Buddismo è diventato il guardiano dei guerrieri, della ricchezza, della buona sorte e della guarigione.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Eric Saxon Tischer|anno=2008|titolo=Sky is Mindscape: Miyazawa Kenji’s Spring and Asura|rivista=|editore=MI : UMI; University of Colorado at Boulder|città=Ann Arbor|volume=|numero=|p=122|lingua=inglese|url=|cid=Tischer}}</ref>
Viene rappresentato con un'armatura, e regge nella mano destra una lancia, e in quella sinistra una pagoda, che sta a indicare il potere del dio. I soldati giapponesi si rivolgono a lui con preghiere per farsi coraggio.<ref>{{Cita libro|autore=Alexander F. Otto|autore2=Theodore S.Holbrook|titolo=Mythological Japan: or The Symbolisms of Mythology in Relation to Japanese Art|anno=1902|editore=Drexel Biddle Publisher|città=Philadelphia|lingua=inglese|p=60|cid=Otto|OCLC=919770042}}</ref>
Come componente del gruppo dei [[Quattro Re Celesti]], posti agli angoli dell'altare maggiore nei templi buddisti, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, Bishamonten prende il nome di Tamonten ed è il guardiano del Nord, con il compito di difendere i luoghi sacri e gli insegnamenti del Buddismo.
A volte Bishamonten viene fatto coincidere con Konpira, il dio di origine shintoista legato alle navi e ai marinai: in questa forma possiede la caratteristica di potersi trasformare in base alle esigenze che hanno le persone che lo pregano per ottenere dei favori.<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Ian Reader|autore2=George J Tanabe, Jr.|titolo=Practically Religious: Worldly Benefits and the Common Religion of Japan|anno=1998|editore=University of Hawaii|città=Honolulu|lingua=Inglese|pp=158-159|cid=Tanabe|OCLC=47011574}}</ref>
=== Fukurokuju (福禄寿) ===
[[File:Fukurokuju - color.jpg|miniatura|375.972x375.972px|Fukurojuku (1902)]]
[[Fukurokuju]], il dio della conoscenza e della lunga vita, ha origine dal [[taoismo]] cinese.<ref name=":5">{{Cita libro|autore=Stephen Turnbull|titolo=Japan's sexual gods. Shrines, roles and rituals of procreation and protection.|collana=Brill's Japanese studies library, 49|anno=2015|editore=Brill|città=Leiden|lingua=inglese|p=248|cid=Turnbull|OCLC=918997375}}</ref> La sua iconografia lo rappresenta come un uomo anziano che tiene in mano una lunga canna usata per sostenersi. Spesso è ritratto in compagnia di una gru, di una tartaruga e o di un cervo.<ref>{{Cita web|url=https://www.britannica.com/topic/Fukurokuju|titolo=Fukurokuju|autore=|sito=Encyclopædia Britannica|data=1998|accesso=31/01/2018}}</ref> Il ventaglio che porta con sé simboleggia il suo potere di scacciare la sfortuna, mentre il libro (makimona) ricorda la sua infinita saggezza. L'aspetto che lo caratterizza maggiormente è la forma eccessivamente allungata della testa: secondo le leggende essa sarebbe la conseguenza dei numerosi anni di studio a cui si è sottoposto in vita.<ref>{{Cita libro|autore=Alexander F. Otto|autore2=Theodore S.Holbrook|titolo=Mythological Japan: or The Symbolisms of Mythology in Relation to Japanese Art|anno=1902|editore=Drexel Biddle Publisher|città=Philadelphia|lingua=inglese|p=59|cid=Otto|OCLC=919770042}}</ref>
Fukurokuju nasce come incarnazione delle virtù a cui il popolo cinese ha sempre ambito di più: la felicità, la ricchezza e la vita eterna: da esse proviene il nome Fukurokuju, dove "fuku" significa fortuna, "roku" prosperità e "ju" longevità.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Teitaro Suzuki|anno=1907|titolo=The Seven Gods of Bliss. Illustrated.|rivista=The Open Court|editore=The Open Court Publishing Company|città=Chicago|volume=1907|numero=7, Art.2|pp=404-405|lingua=inglese|cid=Suzuki}}</ref>
Secondo altri miti e leggende Fukurokuju sarebbe in realtà Taizan Fukun, dio del Monte T'ai, un monte ritenuto sacro in Cina.<ref>{{Cita libro|autore=Ian Reader|autore2=George J Tanabe, Jr.|titolo=Practically Religious: Worldly Benefits and the Common Religion of Japan|anno=1998|editore=University of Hawaii|città=Honolulu|lingua=inglese|p=159|cid=Tanabe|OCLC=47011574}}</ref>
=== Jurōjin (寿老人) ===
[[Jurōjin]] viene venerato come il dio della longevità; anch'esso deriva dalla tradizione taoista cinese.<ref name=":0" /> È generalmente raffigurato come un anziano signore dalla barba bianca che indossa un cappello e cammina aiutandosi con un bastone. Gli animali che lo accompagnano sono di solito cervi, tartarughe o gru, simboli di lunga vita nella cultura cinese e giapponese.<ref name=":7">{{Cita libro|autore=Alexander F. Otto|autore2=Theodore S. Holbrook|titolo=Mythological Japan: or The Symbolisms of Mythology in Relation to Japanese Art|anno=1902|editore=Drexel Biddle Publisher|città=Philadelphia|lingua=inglese|p=61|cid=Otto|OCLC=919770042}}</ref>
[[File:Jurojin with deer.jpg|sinistra|miniatura|385.99x385.99px|Jurōjin (1902))]]
Le origini di Jurōjin vengono fatte risalire alla figura di un taoista cinese chiamato [[Zhang Guolao]], detto Zhang Guo, realmente esistito durante il regno dell'[[imperatrice Wu]] (684-705) e dell'imperatore [[Xuan Zong|Xuanzong]] della [[Dinastia Tang]] (712-756). Alcuni scritti del tempo lo descrivono come un uomo solitario, che viveva sulle montagne cinesi. Secondo le leggende e i racconti, egli avrebbe raggiunto l'età di cento anni grazie a dei poteri segreti. Le figure di Zhang Guolao e del gruppo degli [[Otto Immortali|Otto immortali]] taoisti di cui fa parte si diffusero in Giappone durante il periodo Edo, diventando il tema delle opere di pittori e artisti giapponesi, grazie al crescente interesse per i miti della tradizione folkloristica cinese diffusi in quel periodo.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Linda J. Fleming|anno=2005|titolo=Selections from The Leora Stroup Collection Kakemono from the Edo Period of Japan 1615-1868|rivista=|editore=Oklahoma State University|città=Stillwater|volume=|numero=|pp=33-34|lingua=inglese|url=https://hdl.handle.net/11244/9856|cid=Fleming}}</ref>
Talvolta scambiato per Fukurokuju a causa dell'aspetto simile, Jurōjin si differenzia da questi per il capricapo che indossa. Un altro motivo di confusione fra i due risiede nella presenza del suono o del simbolo del "cervo", animale spesso associato alla divinità: nell'iconografia di Jurojin il cervo, che può essere indicato con il termine di "roku", è omofono del secondo ideogramma, "roku" di Fukurokuju. Inoltre entrambi vengono spesso rappresentati mentre tengono in mano un ventaglio arrotondato (uchiwa), che rappresenta il potere del dio di spazzar via la malasorte.<ref name=":16">{{Cita libro|autore=Ian Reader|autore2=George J Tanabe, Jr.|titolo=Practically Religious: Worldly Benefits and the Common Religion of Japan|anno=1998|editore=University of Hawaii|città=Honolulu|lingua=inglese|p=160|cid=Tanabe|OCLC=47011574}}</ref>
=== Hotei (布袋) ===
Come Fukurokuju e Jurōjin, anche [[Hotei]] fa parte della tradizione taoista cinese.<ref name=":5" /> Rappresentato come un uomo grassottello e ridente, è la divinità della gioia e della felicità e comunemente definito come il protettore dei bambini. Il suo nome significa "borsa di lino" <ref name=":6">{{Cita pubblicazione|autore=Teitaro Suzuki|anno=1907|titolo=The Seven Gods of Bliss. Illustrated.|rivista=The Open Court|editore=The Open Court Publishing Company|città=Chicago|volume=1907|numero=7, Art. 2|p=403|lingua=inglese|url=http://opensiuc.lib.siu.edu/ocj/vol1907/iss7/2|cid=Suzuki}}</ref> ed è infatti ritratto con un sacco in spalla contenente regali che distribuisce ai bambini che lo circondano.<ref name=":17">{{Cita libro|autore=Alexander F. Otto|autore2=Theodore S.Holbrook|titolo=Mythological Japan: or The Symbolisms of Mythology in Relation to Japanese Art|anno=1902|editore=Drexel Biddle Publisher|città=Philadelphia|lingua=inglese|p=62|cid=Otto|OCLC=919770042}}</ref> Secondo altre interpretazioni, il suo sacco è pieno di vestiti e oggetti di uso quotidiano che egli distribuisce ai poveri e ai bisognosi.<ref>{{Cita web|url=http://www.onmarkproductions.com/html/hotei.shtml|titolo=HOTEI God of Contentment & Happiness|sito=A to Z Photo Dictionary of Japanese Buddhist Statuary|accesso=31/01/2018}}</ref> L'immagine di Hotei non è sempre stata rappresentata nello stesso modo; in diversi oggetti decorativi e ornamentali, anche usati negli spettacoli giapponesi, egli compare con altre sembianze.<ref name=":17" />
[[File:Hotei.jpg|miniatura|241x241px|Hotei]]
In Occidente viene anche chiamato il "Buddha sorridente", per via della sua espressione sempre felice e il suo viso rotondo. Come Fukurokuju e Jurojin, anche lui possiede un ventaglio che porta al di sotto della sua grossa pancia, che i vestiti non riescono a coprire del tutto.<ref name=":16" />
L'origine di Hotei risiede nella figura storica del Maestro Ch'i Tz'u (morto nel 916), più comunemente chiamato Pu-tai. Questo personaggio era un saggio cinese vissuto durante la dinastia Tung (620-905), considerato essere un immortale taoista, noto per i suoi poteri sovrannaturali e per la sua spiritualità.<ref name=":6" /><ref name=":16" />
Considerata la sua attitudine verso il prossimo, il suo atteggiamento caritatevole e altruista e la sua compassione e serenità, Hotei è associato al [[Buddhismo Mahāyāna]]. Egli è inoltre legato alla figura di [[Maitreya]] (Buddha del futuro) di cui è talvolta considerato la reincarnazione.<ref name=":6" />
[[File:Kichijōten.jpg|miniatura|299x299px|Kichijōten]]
=== Kichijōten (吉祥天) ===
Kichijōten (o Kisshōten) è la dea della fertilità, della bellezza e della fortuna<ref name=":18">{{Cita web|url=http://www.onmarkproductions.com/html/kichijouten.html|titolo=Kichijōten|sito=A to Z Photo Dictionary of Japanese Buddhist Statuary|lingua=inglese|accesso=31/01/2018}}</ref>, ritratta con abiti di straordinario splendore. Nell'iconografia tiene in mano una pietra preziosa (bōshu) dai poteri magici.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Sherwood F. Moran|anno=1962|titolo=Kichijōten, a Painting of the Nara Period|rivista=Artibus Asiae|editore=Artibus Asiae Publishers|città=Zurigo|volume=25|numero=4|pp=237-238|lingua=inglese|url=http://www.jstor.org/stable/3249127|cid=Moran}}</ref> Secondo la leggenda Kichijōten ha il potere di assumere la forma di oggetti preziosi e di recare fortuna e ricchezze terrene a chi li possiede o li usa.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Teitaro Suzuki|anno=1907|titolo=The Seven Gods of Bliss. Illustrated.|rivista=The Open Court|editore=The Open Court Publishing Company|città=Chicago|volume=1907|numero=7, Art. 2|p=406|lingua=inglese|url=http://opensiuc.lib.siu.edu/ocj/vol1907/iss7/2|cid=Suzuki}}</ref>
Nel passato ha ricoperto un ruolo centrale all'interno di alcune sette buddhiste; dal XV- XVI secolo i suoi attributi sono stati assunti dalla dea [[Benzaiten]] con la quale viene spesso confusa.<ref name=":18" />
== Note ==
{{References}}
== Bibliografia ==
{{Cita libro|autore=Stephen Turnbull|titolo=Japan's Sexual Gods: Shrines, Roles and Rituals of Procreation and Protection|collana=Brillʼs Japanese studies library|anno=2015|editore=Brill|città=Leiden|lingua=inglese|p=|cid=Turnbull|OCLC=918997375}}
{{Cita libro|autore=Reiko Chiba|titolo=The Seven Lucky Gods of Japan|anno=2012|editore=Tuttle Publishing|città=Boston|lingua=inglese|p=|cid=Chiba|OCLC=821863108}}
{{Cita libro|autore=Ian Reader|titolo=Religion in Contemporary Japan|anno=1991|editore=University of Hawaii Press|città=Honolulu|lingua=Inglese|p=|cid=Reader|OCLC=611294539}}
{{Cita libro|autore=Ian Reader|autore2=George J., Jr. Tanabe|titolo=Practically Religious: Worldly Benefits and the Common Religion of Japan|anno=1998|editore=University of Hawaii Press|città=Honolulu|lingua=inglese|p=|cid=Tanabe|OCLC=47011574}}
{{Cita pubblicazione|autore=Inge Maria Daniels|anno=2001|titolo=The Fame of Miyajima: spirituality, commodification and the tourist trade of souvenirs in Japan|rivista=|editore=University of London|città=Londra|volume=|numero=|lingua=inglese|url=http://discovery.ucl.ac.uk/1317570/|cid=Daniels}}
{{Cita pubblicazione|autore=Chang Kyu Lee|anno=1998|titolo=A mission strategy for confronting spiritual principalities in Japan|rivista=|editore=Fuller Theological Seminary, School of World Mission, ProQuest Dissertations Publishing|città=Ann Arbor|volume=|numero=|lingua=Inglese|url=|cid=Lee}}
{{Cita pubblicazione|autore=Catherine Ludvik|anno=2001|titolo=From Sarasvatī to Benzaiten|rivista=|editore=National Library of Canada, University of Toronto|città=Toronto|volume=|numero=|lingua=Inglese|url=https://tspace.library.utoronto.ca/handle/1807/15465|cid=Ludvik}}
{{Cita pubblicazione|autore=Sean Harland McPherson|anno=2007|titolo=A tradition of change: a history of Chita Dashimatsuri, 1600-2005|rivista=|editore=University of California, ProQuest Dissertations Publishing|città=Berkeley|volume=|numero=|lingua=inglese|url=|cid=McPherson}}
{{Cita pubblicazione|autore=Teitaro Suzuki|anno=1907|titolo=The Seven Gods of Bliss. Illustrated.|rivista=The Open Court|editore=The Open Court Publishing Company|città=Chicago|volume=1907|numero=7, Art. 2|lingua=inglese|url=http://opensiuc.lib.siu.edu/ocj/vol1907/iss7/2|cid=Suzuki}}
{{Cita pubblicazione|autore=Linda J. Fleming|anno=2005|titolo=Selections from The Leora Stroup Collection Kakemono from the Edo Period of Japan 1615-1868|rivista=|editore=Oklahoma State University|città=Stillwater|volume=|numero=|lingua=inglese|url=https://hdl.handle.net/11244/9856|cid=Fleming}}
{{Cita libro|autore=Alexander F. Otto|autore2=Theodore S.Holbrook|titolo=Mythological Japan: or The Symbolisms of Mythology in Relation to Japanese Art|anno=1902|editore=Drexel Biddle Publisher|città=Philadelphia|lingua=inglese|p=|cid=Otto|OCLC=919770042}}
{{Cita pubblicazione|autore=Eric Saxon Tischer|anno=2008|titolo=Sky is Mindscape: Miyazawa Kenji's Spring and Asura|rivista=|editore=University of Colorado at Boulder|città=Ann Arbor|volume=|numero=|lingua=inglese|url=|cid=Tischer}}
{{Cita pubblicazione|autore=Sherwood F. Moran|anno=1962|titolo=Kichijōten, a Painting of the Nara Period|rivista=Artibus Asiae|editore=Artibus Asiae Publishers|città=Zurigo|volume=25|numero=4|lingua=inglese|url=|cid=Moran}}
{{Cita pubblicazione|autore=Yijiang Zhong|anno=2011|titolo=Gods without names: The genesis of modern Shinto in nineteenth century Japan|rivista=|editore=The University of Chicago, ProQuest Dissertations Publishing|città=Chicago|volume=|numero=|lingua=inglese|url=|cid=Zhong}}
|