Resistenza italiana e Magdalena Joanna Szryniawska Śliwa: differenze tra le pagine

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La '''Resistenza italiana''', comunemente chiamata '''Resistenza''' (ma detta anche '''Resistenza partigiana''' o '''Secondo Risorgimento''') fu il fenomeno storico costituito dall'insieme dei movimenti politici e militari che dopo l'[[armistizio di Cassibile|8 settembre 1943]] si opposero al [[nazismo|nazi]][[fascismo]]<ref>[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_online/R/ENCICLOPEDIA_UNIVERSALE_3_VOLUMI_3_vol_019529.xml ''Resistenza'' in ''Enciclopedie on line Treccani'']</ref><ref>Vedi anche il lemma "[http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/r/r040.htm Resistenza in Europa]" dal Dizionario di storia moderna e contemporanea [http://www.pbmstoria.it/ Paravia Bruno Mondadori], che ne indica come primo significato l'attività detta "Resistenza", e non solo il soggetto della medesima: "Lotta popolare, politica e militare condotta durante la Seconda guerra mondiale nei paesi europei occupati dalle potenze dell'Asse...".</ref> nell'ambito della [[guerra di liberazione italiana]].
Gli storici hanno evidenziato le diverse interpretazioni della Resistenza: come lotta di liberazione da un invasore straniero, come [[insurrezione|insurrezione popolare]] e [[guerra civile]] tra [[antifascisti]] e fascisti<ref>[http://www.storico.org/Italia43-45.htm Angelo Fazio, ''Il cambio di fronte ignorato]</ref>, come tentativo di [[rivoluzione]] da parte di alcuni gruppi partigiani [[socialisti]] e [[comunisti]].<ref>Gianni Oliva, ''La resistenza'', Giunti, 2003</ref>
 
Il movimento della Resistenza - inquadrabile storicamente nel più ampio fenomeno europeo della resistenza all'occupazione [[nazifascismo|nazifascista]] - fu caratterizzato in Italia dall'impegno unitario di molteplici e talora opposti orientamenti politici ([[Democrazia Cristiana|cattolici]], [[Partito Comunista d'Italia|comunisti]], [[Partito Liberale Italiano (1943-1994)|liberali]], [[Partito Socialista Italiano|socialisti]], [[Partito d'Azione|azionisti]], [[Casa Savoia|monarchici]], [[Anarchia|anarchici]]), in maggioranza riuniti nel [[CLN|Comitato di Liberazione Nazionale]] i cui partiti componenti avrebbero più tardi costituito insieme i primi governi del dopoguerra.
 
La Resistenza costituisce il fenomeno storico nel quale vanno individuate le origini stesse della [[Repubblica italiana]]: l'[[Assemblea Costituente della Repubblica italiana|Assemblea Costituente]] fu in massima parte composta da esponenti dei partiti che avevano dato vita al [[CLN]], i quali scrissero la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] fondandola sulla sintesi tra le rispettive tradizioni politiche ed ispirandola ai princìpi della [[democrazia]] e dell'[[antifascismo]].
 
Il periodo storico individuato comunemente come ''Resistenza'' inizia, dopo l'[[Armistizio di Cassibile|armistizio dell'8 settembre]] [[1943]] (il [[CLN]] fu fondato a Roma il 9 settembre) e termina alla fine del mese di aprile [[1945]]. La scelta di celebrare la fine di quel periodo con il [[25 aprile]] [[1945]] fu riferito dal [[CLNAI]] con la data dell'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano. La Resistenza italiana fu solo la prima parte del cosiddetto [[periodo costituzionale transitorio]], che si concluse con la nomina del primo [[governo Parri]] del [[21 giugno]] 1945, mentre la seconda parte terminerà il [[1º gennaio]] [[1948]], giorno dell'applicazione della nuova [[Costituzione Italiana]].
 
== La resistenza prima della resistenza ==
{{quote|Oggi in [[Spagna]], domani in [[Italia]]|[[Carlo Rosselli]]<ref>Dal discorso di [[Carlo Roselli]] alla radio di [[Barcellona]] il 13 novembre 1936 [http://zinternational.zcommunications.org/Italy/rosselli-radio-barcellona.htm]</ref>}}
[[File:Carlo Rosselli 1.jpg|150 px|left|thumb|[[Carlo Rosselli]]]]
Piero Ambrosio<ref>Direttore della rivista "L'impegno". Membro della segreteria della Conferenza dei direttori degli Istituti associati all'[[Insmli]] dal 1992 al 1995.[http://www.storia900bivc.it/pagine/biografie/ambrosio.html riferimento]</ref> sottolinea<ref>[http://www.storia900bivc.it/pagine/spagnabi.html Antifascismo e guerra di Spagna]</ref> il filo rosso che lega le vicissitudini degli antifascisti italiani nella guerra di [[Spagna]] e la Resistenza.
 
Occorre precisare che le prime azioni [[partigiano|partigiane]] avvengono ben prima dell'armistizio, ovvero nel febbraio 1942, quando il gruppo sotto il comando di [[Stojan Furlan]] inizia la [[guerriglia]], facendo saltare i binari nella più lunga galleria che attraversa il [[Carso]] nella zona di [[San Daniele del Carso]] (ora Štanjel in Slovenia). Le autorità decidono di non divulgare la notizia per non mettere in luce che l'antifascismo, {{cn|che trova sostegno fra la popolazione locale}}, incomincia a organizzare azioni militari. Il giorno del [[Corpus Domini]] del 1942, [[Giovanni Premoli]], ex ufficiale dell'esercito italiano, e Stojan Furlan attaccano il presidio della milizia fascista sempre a San Daniele, procurandosi le armi con cui viene costituita la prima ''Squadra d'Assalto partigiana''. L'evento ha un esito clamoroso e {{cn|la compattezza antifascista della popolazione rende vane le indagini per la cattura dei responsabili dell'azione malgrado sull'accaduto indaghino sia la questura di [[Trieste]] che i [[carabinieri]]}}.
 
Nel marzo 1942 il [[Ministero degli Interni]] istituisce l'[[Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia]]. L'incarico di dirigerlo viene affidato al commissario [[Giuseppe Gueli]], coadiuvato da [[Gaetano Collotti]] e [[Remigio Rebez]], che applicheranno sistematicamente la tortura tanto che il gruppo prenderà il nome di "banda Collotti"<ref>[http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=6811 Gaetano Collotti e l'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza]</ref>, dal nome del dirigente più "esperto" e caratterialmente portato all'applicare delle torture. Verrà torturato dal Collotti [[Ercole Miani]] che nel prosieguo rifiuterà la medaglia d'oro al valor militare proprio a causa di una medaglia d'argento alla memoria data allo stesso Collotti, giustiziato immediatamente dopo la Liberazione dai partigiani.
 
Di fronte all'intensificarsi della guerriglia che le rappresaglie non frenano, [[Benito Mussolini]] il [[31 luglio]] 1942 si reca a Gorizia e convocati i più alti gradi dell'esercito impone di mettere in atto nell'immediato un ordine impartito in precedenza:
{{quote|…fucilare ai minimi sospetti, bruciare le case ed i villaggi dei contadini}}<ref>http://www.arengario.net/poli/poli371.html
</ref>
 
== Generalità ==
[[File:Gramsci.png|150 px|left|thumb|[[Antonio Gramsci]]]]
Alla Resistenza presero parte gruppi organizzati e spontanei di diverse estrazioni politiche, uniti nel comune intento di opporsi militarmente (dove possibile collaborando con le truppe alleate) e politicamente al governo della [[Repubblica Sociale Italiana]] (RSI) e degli occupanti della [[Germania nazista]]: la "guerra partigiana", si concluse il [[25 aprile]] [[1945]], quando l'insurrezione armata proclamata dal [[Comitato di liberazione nazionale]] dell'Alta Italia (CLNAI) consentì di prendere il controllo di quasi tutte le città del nord del paese. La resa incondizionata dell'esercito tedesco si ebbe il [[29 aprile]], anche se in alcune città come Genova le forze tedesche si erano già arrese alle milizie partigiane nei giorni precedenti.
[[File:Matteotti.jpg|150 px|right|thumb|[[Giacomo Matteotti]]]]
La Resistenza affonda le sue radici nel periodo che va dagli [[anni 1930|anni trenta]] fino alla fine della guerra, quando già esistevano deboli forme di opposizione alla [[dittatura]] di [[Benito Mussolini]]. Si può considerare che sia esistito anche un [[formazioni di difesa proletaria|movimento resistenziale ''ante litteram'']] consistente nell'opposizione anche armata all'ascesa del [[fascismo]] e alle azioni delle [[squadrismo|squadre d'azione]], tentata negli [[anni 1920|anni venti]] in particolare dalle forze di sinistra (socialisti, comunisti, anarchici, sindacati).<ref>Valerio Gentili, ''Roma combattente'', Castelvecchi, 2010.</ref>
 
== Le opposizioni al regime ==
 
Dopo l'omicidio del deputato socialista [[Giacomo Matteotti]] ([[1924]]) e la decisa assunzione di responsabilità da parte di Mussolini, il [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] avvia il processo di [[totalitarismo|totalitarizzazione]] dello Stato che, anche grazie alle efficienti strutture monarchiche, darà luogo ad un sempre maggiore controllo e persecuzioni degli oppositori, a rischio di carcerazione e di [[confino]].
 
Gli antifascisti si organizzano quindi in clandestinità in Italia e all'estero, creando una rudimentale rete di collegamenti, che però non producono risultati di rilievo, restando frammentate in piccoli gruppi non coordinati, incapaci di attaccare o almeno di minacciare il regime se si esclude qualche attentato realizzato in particolare dagli anarchici. La loro attività si limitava al versante [[ideologia|ideologico]]: era copiosa la produzione di scritti, in particolare tra la comunità degli esuli antifascisti, che però di rado raggiungevano le masse.
 
Solo la guerra, e in particolare lo sfascio dello Stato innescato dall'[[ordine del giorno Grandi]] e dall' [[Armistizio di Cassibile]] dell'[[8 settembre]] 1943, offre ai clandestini l'occasione di allacciare e riallacciare legami fra loro, in ciò aiutati dalle [[Alleati della seconda guerra mondiale|forze angloamericane]], che provvidero ad armarle ed aiutarle anche per gli aspetti logistici. Gli esponenti della Resistenza comprendevano rappresentanti del popolo, come nelle [[quattro giornate di Napoli]] o nella [[Battaglia di Gorizia (1943)|battaglia di Gorizia]] combattuta dagli operai [[monfalcone]]si, militanti dei partiti di sinistra, cattolici ([[Fiamme Verdi]] e [[Brigata Osoppo]]), repubblicani, [[Partito Popolare Italiano (1919-1926)|popolari]] e liberali, defenestrati col consolidamento del regime dittatoriale.
 
Vi era poi una sorta di "resistenza militare", nata dopo l'Armistizio ad opera di reparti del [[Regio Esercito]] per imposizione superiore (si vedano a proposito i due fonogrammi<ref>N° 1023/CS (10 settembre) ordinava di "considerare le truppe tedesche come nemiche"; n°1029/CS recitava testualmente "Comunicate at generale Gandin che deve resistere con le armi at intimazione tedesca di disarmo at Cefalonia, Corfù et altre isole".</ref> inviati dal [[Comando Supremo]] alla Divisione Acqui prima della battaglia di [[Strage di Cefalonia|Cefalonia]] o per iniziativa di ufficiali a capo di reparti dislocati nei [[Balcani]] e in [[Egeo]] (come [[Inigo Campioni]] e [[Luigi Mascherpa]], protagonisti delle battaglie di [[Rodi]] e [[Battaglia di Lero|Lero]]) o l'unica vera e propria campagna vittoriosamente condotta dalle truppe italiane contro i tedeschi all'indomani dell'8 settembre, la [[Storia_della_Corsica#La_seconda_guerra_mondiale_e_l.27occupazione_italiana|liberazione della Corsica]]. Da ricordare è anche la difesa di [[Porta San Paolo]] ad opera dei [[Granatieri di Sardegna]] (e altri reparti) affiancati dalla popolazione civile durante la [[mancata difesa di Roma]]. La "resistenza militare" si distingue comunque da quella propriamente detta poiché è portata avanti da componenti delle Forze Armate, riconoscibili come personale in uniforme "sottoposto alla giurisdizione militare",<ref>Regio Decreto datato da Firenze il 13 dicembre 1871 e tuttora in vigore.</ref> mentre i [[partigiani]] sono impegnati nella [[guerra asimmetrica]]. Ciò non toglie che diversi militari del [[Regio Esercito]] sfuggiti alla cattura da parte dei tedeschi si siano uniti al movimento della Resistenza costituendo formazioni "badogliane"<ref>qui non inteso in senso dispregiativo.</ref> (apolitiche) come quelle capeggiate da [[Enrico Martini]] ("Mauri") e [[Piero Balbo]] (vedi sotto), il Gruppo "Cinque Giornate" del [[colonnello]] [[Carlo Croce]] o l'[[Organizzazione Franchi]] fondata da [[Edgardo Sogno]].
 
== Il Comitato di Liberazione Nazionale e altre formazioni autonome ==
[[File:Flag of Italian Committee of National Liberation.svg|200 px|left|thumb|Bandiera del [[CLN]]]]
{{quote|Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro...|[[Arrigo Boldrini]]<ref>"[...] respingiamo l'interpretazione che considera la Guerra di Liberazione come una guerra civile per la conquista di centri di potere. La Lotta di Liberazione fu un movimento popolare di partigiani e partigiane sostenuto da una grande solidarietà popolare, con i militari delle tre Forze Armate, che hanno combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro, con una generosità non sempre conosciuta in altre epoche storiche. Questo è il grande dato storico, che va sottolineato anche per rendere omaggio a tutti i Caduti e a quanti della nostra generazione sono scomparsi, e che ci hanno lasciato un nobilissimo testamento che non può essere dimenticato. [...]" (Arrigo Boldrini al Teatro Lirico di Milano il 24 giugno 1994 in occasione del 50º anniversario della costituzione del [[Corpo volontari della libertà|C.V.L.]].</ref>}}
 
Il movimento partigiano, prima raggruppato in bande autonome, fu successivamente principalmente organizzato dal [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (CLN), guidato da [[Ivanoe Bonomi]], diviso in CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), con sede nella Milano occupata, e il CLNC (Comitato di Liberazione Nazionale Centrale). Il CLNAI, presieduto dal [[1943]] al [[1945]] da [[Alfredo Pizzoni]], coordinò la lotta armata nell'Italia occupata, condotta da formazioni denominate [[Brigata partigiana|brigate e divisioni]], quali le [[Brigate Garibaldi]], costituite su iniziativa del [[Partito Comunista Italiano|partito comunista]]; le [[Brigate Matteotti]], legate al partito socialista; le Brigate [[Giustizia e Libertà]], legate al [[Partito d'Azione]]; le Brigate Autonome, composte principalmente di ex-militari e prive di rappresentanza politica, talvolta simpatizzanti per la [[monarchia]], riportate come {{cn|''[[Pietro Badoglio|badogliani]]''}}.
 
Operanti al di fuori del [[CLN]] ma di qualche importanza, dal punto di vista militare, [[Anarchici e Resistenza|agivano forti formazioni partigiane anarchiche]] anche se localistiche come le [[Brigate Bruzzi Malatesta]] (che talvolta [[Brigate anarchiche operanti nella Resistenza|mantenevano i rapporti di intervento]] armato solo con certe formazioni di impostazione politica legate a Giustizia e Libertà e al [[Partito Socialista Italiano (1892-1994)|PSI]] come le Brigate Matteotti e alla formazione romana sempre di [[Giustizia e Libertà]] a comando di [[Vincenzo Baldazzi]], per esempio). Dove i libertari non riuscivano a far formazioni autonome confluivano nelle Brigate Garibaldi, esemplare è il caso di [[Emilio Canzi]], soprannominato il ''colonnello anarchico'' comandante unico delle XIII zona operativa del piacentino<ref>[http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/316/dossier19.htm Lassù sull'Appennino di Franco Sprega]</ref>. Altre formazioni che agivano militarmente fuori o non direttamente agli ordini del CLN furono [[Bandiera Rossa Roma]] che ebbe 68 militanti trucidati alle [[fosse Ardeatine]], numero rilevantissimo essendo poco meno di un quinto del totale degli uccisi<ref>che poteva avvalersi di comandanti militari come [[Vincenzo Guarniera]] [[Bronze Star Medal|Stella di bronzo americana]], nome di battaglia ''Tommaso Moro'', [[Orfeo Mucci]], [[Aladino Govoni]] [[Medaglia d'oro al valor militare]], e lo stesso [[Giuseppe Albano|''Gobbo'']], tutti dotati di gran coraggio e temerarietà</ref>, (numericamente la più forte formazione partigiana che agiva nella capitale di cui furono riconosciuti in modo ufficiale 1185 miliziani<ref>[http://www.mediterranei.eu/virgilioweb/guidoni.htm Unico Guidoni, ex alunno del Virgilio, trucidato alle Fosse Ardeatine]</ref>). I partigiani di Bandiera Rossa Roma agivano spesso con quelli della "banda del gobbo" (il "Gobbo" era legato politicamente al [[Partito Socialista Italiano (1892-1994)|PSI]] nella persona di [[Pietro Nenni]]). Inoltre ancora al di fuori del CLN (mantenendo o meno collegamenti per questioni operative) per quanto riguarda i partigiani anarchici agivano [[Brigate anarchiche operanti nella Resistenza|molte formazioni libertarie]] che operavano nell'alta Toscana come il [[Battaglione Lucetti]] e la [[Elio Lunense]]<ref>[[Brigate Anarchiche operanti nella Resistenza#Nomi di Spicco|Giovanni Mariga]] vicecomandante di una delle formazioni operanti in zona fu decorato medaglia d'oro al valor militare, da lui rifiutata per coerenza con l'ideologia libertaria</ref>, ad esempio, e diverse formazioni autonome [[Squadre di azione patriottica|SAP]] di indirizzo libertario operavano a [[Genova]] e nel ponente ligure. A Genova l'inizio armato delle ostilità verso i [[nazifascismo|nazifascisti]] è da ascrivere, con altissima probabilità, ad un gruppo ancora non organizzato di [[Anarchici e Resistenza a Sestri Ponente|comunisti libertari di Sestri]]<ref>nelle formazioni del [[genovesato]] e del savonese militavano [[Arrigo Cervetto]] e [[Lorenzo Parodi]]</ref>, altresì completamente al di fuori del [[CLN]] operavano gli ''[[Enrico Martini|autonomi di Mauri]]'' del [[1º Gruppo Divisioni Alpine]], e la [[XI Zona Patrioti]] guidata dal Comandante [[Manrico Ducceschi]] "Pippo", dichiaratamente impostata in maniera apolitica con il solo denominatore comune della lotta ad oltranza contro i [[nazifascisti]].
[[File:Armistizio-1943-Castellano-Eisenhower-Cassibile.jpg|thumb|right|250px|Il generale [[Giuseppe Castellano]] (in borghese) ed il generale [[Eisenhower]] si stringono la mano dopo la firma dell'[[Armistizio di Cassibile|armistizio a Cassibile]], il 3 settembre 1943.]]
[[File:Bundesarchiv Bild 101III-Pachnike-018-23, Italien, Sturmgeschütz der Waffen-SS.jpg|250 px|right|thumb|Nella foto, [[Panzer]] tedeschi occupano Torino dopo l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|annuncio dell'armistizio]]]]
Dall'[[8 settembre]] [[1943]] (data della proclamazione dell'[[armistizio]] e conseguente [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclama Badoglio]]) al [[25 aprile]] [[1945]] il territorio italiano occupato dai nazisti visse una vera e propria guerra nelle retrovie. L'azione della Resistenza italiana come guerra [[patriottismo|patriottica]] di liberazione dall'occupazione tedesca, implicava anche la lotta armata contro i fascisti e gli aderenti alla [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] che sostenevano gli occupanti.
 
== Il ruolo giocato nella guerra ==
{{vedi anche|Repubbliche partigiane}}
{{quote|Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione.|[[Piero Calamandrei]], Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955}}
L'inizio vero e proprio della Resistenza è difficile da individuare e dipende dall'impostazione storica che si vuol dare: se puntualizzante sul periodo resistenziale o comprendente le fasi di antifascismo sia militare che clandestino che precedettero il periodo dell'8 settembre del 1943, certo è che gli scioperi operai del marzo del 1943 dimostrarono che era possibile opporsi al regime fascista arrivando a minare in modo pesantissimo la credibilità di Mussolini e ciò fu il preludio della sua messa fuori gioco del 25 luglio. È chiaro che furono proprio le sofferenze e privazioni sopportate dalle fasce meno abbienti della popolazione a causa della guerra, ad innescare il meccanismo dei grandi scioperi. D'altro canto molti storici indicano come inizio della Resistenza la fase della [[Guerra di Spagna]] o ancora la lotta antifascista militare temporalmente a cavallo degli anni venti ed il successivo "fuoriuscitismo" (ovvero emigrazione forzata per evitare carcere o peggio) che giust'appunto mantenne vivo il fermento antifascista e confluì, in larga parte, nella milizia antifascista nella [[guerra di Spagna]].
 
Ad essere coinvolti in quella che viene anche chiamata ''guerra partigiana'', si calcola siano stati dalle poche migliaia nell'autunno del [[1943]] fino ai circa 300.000 dell'aprile del [[1945]] gli uomini armati che, specialmente nelle zone montuose del centro-nord del Paese, svolsero attività di [[guerriglia]] e controllo del territorio che via via veniva liberato dai [[nazifascisti]].
 
I gruppi partigiani, parte dei cui armamenti ed equipaggiamenti erano stati forniti dalle forze alleate grazie ad opportuni lanci, impegnarono fino a sette divisioni tedesche, e, con le insurrezioni di Genova, Milano e Torino a partire dal 23 aprile 1945, ottennero la resa diretta di due di queste.<ref>{{en}}[https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/csi-studies/studies/spring98/OSS.html The OSS and Italian Partisans in World War II], articolo del ''Center for the Study of Intelligence'' della [[Central Intelligence Agency|CIA]], scritto dall'ex agente dell''[[Office of Strategic Services]] [[Peter Tompkins]]</ref>
 
Nell'Italia centro-meridionale il movimento partigiano non ebbe altrettanta crucialità militare, sebbene nelle aree conquistate dagli [[Alleati]] nella loro avanzata verso settentrione si riunissero i principali esponenti politici che da lontano coordinavano le azioni militari partigiane, insieme alle armate alleate. Infatti l'esercito angloamericano aveva sospinto sulla [[linea Gustav]] già dal [[12 ottobre]] 1943 le forze tedesche che risalivano verso il nord.
[[File:P 023.gif|200px|left|thumb|[[Sandro Pertini]] (nella foto) e [[Giuseppe Saragat]] furono liberati dal carcere di [[Carcere di Regina Coeli|Regina Coeli]] grazie a un'operazione dei [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]]]]
Con mezza penisola liberata e la restante parte ancora da liberare, con violente tensioni sociali ed importanti scioperi operai che già nella primavera del [[1944]] avevano paralizzato le maggiori città industriali ([[Milano]], [[Torino]] e [[Genova]]), le popolazioni dell'[[Italia settentrionale]] si preparavano a trascorrere l'inverno più lungo e più duro, quello del 1945. Sulle montagne della [[Valsesia]], sulle colline delle [[Langhe]] e sulle asperità dell'[[Appennino Ligure]] e dell'[[Appennino Tosco-Emiliano]] le formazioni partigiane erano ormai pronte a combattere.
 
== I GAP e le SAP ==
{{q|Chi furono i gappisti? Potremmo dire che furono "commandos". Ma questo termine non è esatto. Essi furono qualcosa di più e di diverso di semplici "commandos". Furono gruppi di patrioti che non diedero mai "tregua" al nemico: lo colpirono sempre, in ogni circostanza, di giorno e di notte, nelle strade delle città e nel cuore dei suoi fortilizi... Sono coloro che dopo l’8 settembre ruppero con l'attendismo e scesero nelle strade a dare battaglia, iniziarono una lotta dura, spietata, senza tregua contro i nazisti che ci avevano portato la guerra in casa e contro i fascisti che avevano ceduto la patria all'invasore, per conservare qualche briciola di potere. Gli episodi più straordinari e meno conosciuti di questa lotta si svolsero nelle grandi città, dove il gappista lottava solo e braccato contro forze schiaccianti e implacabili; sono coloro che colpirono subito i nazisti sfatando il mito della loro supremazia e ricreando fiducia negli incerti e nei titubanti i quali ripresero le armi in pugno.|[[Giovanni Pesce]], ''Senza tregua - La guerra dei GAP'', Prefazione, Feltrinelli, ristampa 2005}}
Nelle città cominciarono a costituirsi nuclei partigiani clandestini denominati ''GAP'' ([[Gruppi di azione patriottica]]) formati ognuno da pochi elementi pronti a svolgere azioni di [[sabotaggio]] e di [[guerriglia]] nonché di [[propaganda]] politica.
Una delle azioni più eclatanti dei GAP avvenne il [[25 gennaio]] [[1944]]. Difatti nell'[[ottobre]] del [[1943]], [[Sandro Pertini]] e [[Giuseppe Saragat]] furono catturati dalle [[SS]] e condannati a morte per la loro attività partigiana. Tuttavia la sentenza non venne eseguita grazie all'azione dei GAP che permisero loro la fuga durante la detenzione nel carcere di [[Regina Coeli (carcere)|Regina Coeli]]. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu organizzata da [[Giuliano Vassalli]], che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l'aiuto di diversi partigiani socialisti, tra cui [[Giuseppe Gracceva]], [[Massimo Severo Giannini]], [[Filippo Lupis]], [[Ugo Gala]] e il medico del carcere [[Alfredo Monaco]]<ref>Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, Patria Indipendente, Pubblicazione ANPI</ref><ref>{{cita libro|Davide| Conti (cur.)|Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio|2006|Edizioni Odradek|Roma|id=ISBN 88-86973-75-6}}</ref>. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco, moglie di Alfredo Monaco<ref>[http://www.liceocavour.it/extracurr/html/3.9.HTM Marcella Monaco - I protagonisti della Resistenza a Roma]</ref>). I due furono dunque scarcerati insieme a quattro ufficiali badogliani, prelevati da membri dei GAP travestiti da militari.
 
Accanto ad essi, nei principali centri urbani sorsero all'interno delle fabbriche le ''SAP'' ([[Squadre di azione patriottica]]), ampi gruppi di sostegno alle formazioni partigiane belligeranti, con l'obiettivo specifico di rendere più ampia possibile la partecipazione popolare al momento insurrezionale.
Attriti sorsero, però, a questo punto su quale sarebbe stato per il movimento partigiano l'interlocutore privilegiato, politico o militare che fosse, italiano oppure alleato.
[[File:Bundesarchiv Bild 101I-312-0983-03, Rom, Festnahme von Zivilisten.jpg|250px|thumb|right|Retata tedesca dopo l'[[attacco di via Rasella]]]]
Sotto questo aspetto a poco era servita la militarizzazione "ufficiale" dei partigiani, avvenuta nel giugno 1944 con l'istituzione - riconosciuta sia dai comandi militari alleati che dal governo nazionale - del [[Corpo volontari della libertà]]. A capo dei circa 200&nbsp;000 combattenti che formavano il nuovo esercito italiano era stato posto il generale [[Raffaele Cadorna Jr]], con vicecomandanti l'esponente del [[Partito Comunista Italiano]] [[Luigi Longo]] e quello del [[Partito d'Azione]] [[Ferruccio Parri]].
 
Mentre si cominciava comunque a guardare al futuro, un altro punto di contrasto era costituito, appunto, da quello che sarebbe accaduto nel [[dopoguerra]], che veniva avvertito ormai come prossimo. Se da un lato la guerra di liberazione accomunava diverse forze politiche, sia pure nella clandestinità e nella diversità ideologica, l'obiettivo successivo - la nuova Italia - era fonte di divergenza: i partiti della sinistra - peraltro divisi al loro interno - paventavano particolarmente un ripristino dello stato liberale prefascista; dal canto suo, il Partito d'Azione sosteneva la necessità che alle organizzazioni partigiane venisse attribuito un ruolo di rilievo nell'edificazione di una nuova [[democrazia]] in grado di sovvertire il vecchio ordinamento [[monarchia|monarchico]]. La monarchia, sebbene minata nel proprio prestigio e popolarità per via del suo coinvolgimento quale corresponsabile del fascismo nell'aver gettato l'Italia in guerra e per la [[Fuga di Vittorio Emanuele III|fuga del re Vittorio Emanuele da Roma]], continuava tuttavia a raccogliere un significativo sostegno popolare diffuso in modo variabile e trasversale anche presso alcuni gruppi partigiani di ispirazione monarchica, cattolica e liberale, oltre che presso militari dell'[[Esercito Italiano|esercito]].
 
== Dall'insurrezione alla liberazione ==
{{quote|Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.|[[Piero Calamandrei]]<ref>Dal discorso tenuto al Teatro Lirico di Milano il 28 febbraio 1954, in ''Uomini e città della Resistenza. Discorsi scritti ed epigrafi'', Bari, Laterza, 1955.</ref>}}
Il [[19 aprile]] 1945, mentre gli Alleati dilagavano nella valle del [[Po]], i partigiani su ordine del CLN diedero il via all'insurrezione generale. Dalle montagne, i partigiani confluirono verso i centri urbani del Nord Italia, occupando fabbriche, prefetture e caserme.
Nelle fabbriche occupate venne dato l'ordine di proteggere i macchinari dalla distruzione.
Le sedi dei quotidiani furono usate per stampare i giornali clandestini dei partiti che componevano il CLN.
 
Mentre avveniva ciò, le formazioni fasciste si sbandavano e le truppe tedesche allo sfacelo battevano in ritirata. Si consumava il disfacimento delle truppe [[nazifascismo|nazifasciste]], che davano segni di cedimento già dall'inizio del 1945 e i cui vertici si preparavano alla resa agli Alleati.
 
La mattina del [[14 aprile]], in un'[[Imola]] che sembrava deserta, entrò per primo l'[[87º Reggimento Fanteria]] del [[Gruppo di Combattimento "Friuli"]]<ref>Il Gruppo di Combattimento "Friuli" non era negli "Alleati" ma era "cobelligerante"</ref> a cui, però, fu subito comandato di dirigersi verso [[Bologna]]. Poco dopo giunse la divisione Carpatica polacca, comandata dal [[generale di divisione|generale]] [[Wladyslaw Anders]] insieme ai soldati del [[Gruppi di Combattimento#Legnano|Gruppo di Combattimento "Legnano"]]<ref>Il gruppo "Legnano" e il gruppo "Folgore" erano inseriti negli "Alleati" con la 5ª Armata degli Stati Uniti)</ref>, che furono accolti dagli imolesi che, nel frattempo, erano usciti dai loro rifugi.
Ancora la mattina del [[21 aprile]], fu il "Friuli" ad entrare per primo<ref>Nonostante l'alto comando avesse richiesto che fossero i polacchi ad entrare per primi</ref> a [[Bologna]], passando per la Porta Maggiore, nel tripudio dei bolognesi. In giornata giunsero anche i polacchi, il "Legnano" e altri gruppi.
Gli americani liberarono [[Modena]] il [[22 aprile]], [[Reggio nell'Emilia|Reggio Emilia]] il [[24 aprile|24]] e [[Parma]] il [[25 aprile|25]].
Il 24 aprile, a [[Genova]], inizia l'[[Storia_del_movimento_partigiano_a_Genova#Il_25_aprile_e_la_Liberazione:_cronologia|insurrezione]], che porterà il generale tedesco [[Günther Meinhold]] ad [[Remo Scappini#Testo della resa|arrendersi formalmente]] al CLN ligure il 25 aprile.
[[File:Partigiani sfilano per le strade di milano.jpg|thumb|250px|right|Partigiani in festa a Milano]]
[[File:Partigiani sfilano su automezzi a Bologna.jpg|thumb|250px|right|Bologna festeggia la Liberazione]]
[[File:Partigiani della Buranello sfilano a Sestri Ponente 1945.jpg|thumb|250px|right|La brigata Buranello sfila a Sestri Ponente (Genova)]]
[[Milano]] e [[Torino]] furono liberate il [[25 aprile]]: questa data è stata assunta quale giornata simbolica della liberazione di tutta l'Italia dal regime [[nazifascismo|nazifascista]] e, denominata ''[[Festa della Liberazione]]'', viene commemorata annualmente in tutte le città italiane.
 
Le truppe alleate arrivarono nelle principali città liberate nei giorni seguenti. La liberazione di molte città, inclusi centri industriali di importanza strategica, prima dell'arrivo degli alleati rese l'avanzata di questi più rapida e meno onerosa in termini di vite e rifornimenti.
In molti casi avvennero drammatici combattimenti strada per strada; i resti dell'esercito tedesco e gli ultimi irriducibili fascisti della [[Repubblica Sociale Italiana]] sparavano asserragliati in vari edifici o appostati su tetti e campanili su partigiani e civili, agendo come [[franchi tiratori]]. Tra essi e le forze partigiane avvennero talvolta vere e proprie battaglie (come a [[Firenze]] nel settembre 1944), ma solitamente la loro resistenza si ridusse a una disorganizzata guerriglia, per esempio a [[Padova]], a [[Parma]] e a [[Piacenza]].
 
La notte tra il 25 e il 26 aprile [[1945]] [[Benito Mussolini]], con i suoi gerarchi e famiglie pernotta a Grandola ed Uniti nell'hotel Miravalle nella frazione di Cardano.
 
Il [[27 aprile]] [[1945]] [[Benito Mussolini]], che indossava una divisa da soldato tedesco, fu catturato a [[Dongo]], in prossimità del confine con la [[Svizzera]], mentre tentava di espatriare assieme all'amante [[Claretta Petacci]]. Riconosciuto dai partigiani, fu fatto prigioniero e giustiziato il giorno successivo [[28 aprile]] a [[Giulino di Mezzegra]], sul [[lago di Como]]; il suo cadavere venne esposto impiccato a testa in giù, accanto a quelli della stessa Petacci e di altri gerarchi, in [[piazzale Loreto]] a [[Milano]], ove fu lasciato alla disponibilità della folla, che infierì sul cadavere per ore. In quello stesso luogo otto mesi prima i [[nazifascismo|nazifascisti]] avevano esposto e dileggiato, quale monito alla Resistenza italiana, i corpi di quindici partigiani uccisi.
 
Il [[29 aprile]] la resistenza italiana ebbe formalmente termine, con la resa incondizionata dell'esercito tedesco, e i partigiani assunsero pieni poteri civili e militari.
 
Il [[30 aprile]] [[1945]] il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia ebbe a commentare che "la fucilazione di Mussolini e dei suoi complici è la conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro paese ancora coperto di macerie materiali e morali."
 
Il [[2 maggio]] il generale britannico [[Harold Alexander|Alexander]] ordinò la smobilitazione delle forze partigiane, con la consegna delle armi. L'ordine venne in generale eseguito e le armi in gran parte consegnate, in tempi diversi nei vari luoghi in dipendenza dell'avanzata dell'esercito alleato, della liberazione progressiva del territorio nazionale, e del conseguente passaggio di poteri al governo italiano; una parte delle forze partigiane fu arruolato nella polizia ausiliaria ad hoc costituita.
 
== Alcune cifre sulla Resistenza ==
{{cn|Secondo diverse fonti il numero di partigiani, partendo dalle poche migliaia dell'autunno del 1943, raggiunse alla fine della guerra una consistenza di circa 300.000 uomini. Molti studiosi pongono però dei dubbi sul reale numero di partigiani attivi alla fine della guerra, riportando cifre ben più modeste relative agli uomini e alle donne impegnati direttamente nella lotta armata, sostenendo che tra i circa 300.000 che si definiranno partigiani dopo il 25 aprile molti siano semplicemente simpatizzanti della resistenza che, pur non partecipando direttamente alle azioni partigiane, avevano fornito (rischiando comunque la vita) supporto e rifugio e che in alcuni casi vennero conteggiati tra i partigiani anche ex fascisti ed ex repubblichini saliti sul carro del vincitore grazie a conoscenze, alla [[corruzione]] o alla [[delazione]] di altri sostenitori della dittatura fascista o sostenitori della [[Repubblica Sociale Italiana]] (secondo le loro indicazioni non necessariamente veritiere).}}
 
Va ricordato poi che dopo il bando del febbraio 1944, che prevedeva la [[pena di morte]] per i [[renitenza alla leva|renitenti alla leva]] e ai [[diserzione|disertori]], seguito nell'aprile dello stesso anno da un altro decreto che estendeva la pena di morte anche a chi aveva dato appoggio o rifugio alle brigate partigiane, e dopo diversi casi di arruolamenti forzati da parte di soldati della RSI, molti giovani preferirono cercare rifugio tra le formazioni partigiane rispetto al partire per una guerra che non condividevano (e che molti ritenevano ormai persa) o al rischiare di essere catturati e giustiziati in città insieme ai propri familiari colpevoli di aver dato loro rifugio, pur non condividendo sempre gli orientamenti politici che animavano chi aveva dato vita a queste formazioni.
 
Alla lotta partigiana in Italia aderirono anche alcuni gruppi di disertori tedeschi, il cui numero è difficile da valutare in quanto, per evitare rappresaglie contro le loro famiglie residenti in Germania, usavano nomi fittizi e spesso venivano considerati dai loro reparti d'origine come ''dispersi'' e non ''disertori'' per una questione di propaganda. Un caso emblematico di adesione alla lotta partigiana è quello del capitano [[Rudolf Jacobs]]. In certe zone vi fu anche la presenza, notevole, di soldati [[Unione Sovietica|sovietici]] passati dopo la fuga dai campi di prigionia, con i partigiani, casi eclatanti sono [[Fëdor Andrianovič Poletaev]], [[Nikolaj Bujanov]], Danijl Varfolomeevic Avdveev, il “Comandante Daniel”<ref>[http://www.carnialibera1944.it/partigiani/battaglionestalin.htm il battaglione [[Stalin]]], {{quote|Sono proprio i partigiani sovietici che li attaccano frontalmente al grido di "Hurrah [[Stalin]]" ed assieme agli altri partigiani rioccupano Piandelagotti, infliggendo grandi perdite al nemico.}}[http://www.cotti.biz/partigiano_dartagnan__pagina_14.htm [[Alberto Gatti]] ''Il Partigiano Dartagnan'' e la [[Repubblica di Montefiorino]]]</ref> tutti decorati con [[medaglia d'oro al valor militare]]<ref>Mauro Galleni, ''Ciao, russi. Partigiani sovietici in Italia, 1943-1945'', Venezia, Marsilio Editori, 2001. ISBN 88-317-7772-6.</ref>. Il numero dei partigiani sovietici è stimabile con cifra di 5.000/5.500, di cui oltre 700 in Piemonte<ref>[http://www.lattanzi.altervista.org/russo.htm da fondazione [[Giuseppe Lattanzi]] nome di battaglia ''Saetta'']</ref>.
 
=== Il numero dei caduti partigiani ===
{|id="" style="clear:both; float:left; margin: 0.5em; text-align:center; width:30%; background-color:#FFFFE0; border:1px solid gray; font-size:80%; padding:5px; -moz-border-radius: 0.7em"
|'''Lapide ad ignominia'''<br />
<small>[[Piero Calamandrei]], presso il Comune di Cuneo, 1952<br />Lo stesso testo appare dal 12 agosto 1993 su una lapide nella piazza di Sant'Anna di Stazzema, luogo dell'[[Eccidio di Sant'Anna di Stazzema|eccidio]] del 12 agosto 1944.</small><br /><br />
Lo avrai<br />
camerata Kesselring<br />
il monumento che pretendi da noi italiani<br />
ma con che pietra si costruirà<br />
a deciderlo tocca a noi.<br />
Non coi sassi affumicati<br />
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio<br />
non colla terra dei cimiteri<br />
dove i nostri compagni giovinetti<br />
riposano in serenità<br />
non colla neve inviolata delle montagne<br />
che per due inverni ti sfidarono<br />
non colla primavera di queste valli<br />
che ti videro fuggire.<br />
Ma soltanto col silenzio dei torturati<br />
Più duro d'ogni macigno<br />
soltanto con la roccia di questo patto<br />
giurato fra uomini liberi<br />
che volontari si adunarono<br />
per dignità e non per odio<br />
decisi a riscattare<br />
la vergogna e il terrore del mondo.<br />
Su queste strade se vorrai tornare<br />
ai nostri posti ci ritroverai<br />
morti e vivi collo stesso impegno<br />
popolo serrato intorno al monumento<br />
che si chiama<br />
ora e sempre<br />
RESISTENZA<br />
|}
[[File:Piazzale Loreto 10 ago 1944.jpg|thumb|200px|[[Strage di Piazzale Loreto|Strage fascista di Piazzale Loreto]], 10 agosto 1944]]
[[File:Monumento al partigiano inserito in copertina il piombo e l'argento.jpg|thumb|right|200px|Monumento al partigiano di [[Parma]]]]
{{cn|Si calcola che i caduti per la Resistenza italiana (in combattimento o uccisi a seguito della cattura) siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati ed invalidi; tra partigiani e soldati regolari italiani caddero combattendo almeno in 40.000}} (10.260 furono i caduti della sola [[Divisione Acqui]] impegnata a [[Cefalonia]] e a [[Corfù]]);
 
Le donne partigiane combattenti furono 35 mila<ref>[http://www.instoria.it/home/donne_resistenza.htm IL RUOLO DELLE DONNE NELLA RESISTENZA - Lotta partigiana e inclusione nei partiti] di Tiziana Bagnato.</ref>, {{cn| mentre 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della donna; 4.653 di loro furono arrestate e [[tortura]]te. 2.750 furono deportate in [[Germania]], 2.812 [[fucilazione|fucilate]] o [[impiccagione|impiccate]]; 1.070 caddero in combattimento; 15 vennero decorate con la [[medaglia d'oro al valor militare]].
 
Dei circa 40.000 civili [[deportazione|deportati]], per la maggior parte per motivi politici o razziali, ne torneranno solo 4.000.}} Gli [[ebrei]] deportati nei ''[[campo di concentramento|lager]]'' furono più di 10.000; dei 2.000 deportati dal [[ghetto di Roma]] il [[16 ottobre]] [[1943]] tornarono vivi solo in quindici.
 
Tra i soldati italiani che dopo l'[[Armistizio di Cassibile]] dell'[[8 settembre]] decisero di combattere contro i [[nazifascismo|nazifascisti]] sul territorio nazionale continuando a portare la divisa morirono in 45.000 (esercito 34.000, marina 9.000 e aviazione 2.000), ma molti dopo l'armistizio parteciparono alla nascita delle prime formazioni partigiane (che spesso erano comandate da ufficiali)<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/resistenza12.htm Il contributo dei militari alla Guerra di Liberazione in Italia]</ref>.
 
Secondo studi autorevoli ed aggiornati, furono invece da 30 a 50.000 i militari italiani che morirono nei [[Campo di concentramento#Campi della Germania nazista|lager nazisti]], su un totale di circa 650.000 che fu internato in [[Germania]] e [[Polonia]] dopo l'8 settembre<ref>I più aggiornati dati convergono con quelli indicati nella voce nei lavori di Lutz Klinkhammer, Giovanna Procacci, Gehrard Schereiber, Gabriele Hammermann e nella pubblicazione "I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich", Ufficio Storico SME, Roma, 1992, citati in [[Santo Peli]], ''Storia della Resistenza in Italia'', Einaudi, Torino, 2006, ISBN 88-06-18092-7, p. 16. Secondo le cifre fornite dall'Ufficio storico dello Stato Maggiore italiano vi furono 41.432 caduti su circa 600.000 [[internati militari italiani]] (Istituto centrale di statistica morti e dispersi per cause belliche anni 1940/1945, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, Commissariato generale C.G.V., Ministero della Difesa, Edizioni 1986)</ref> e che, per la maggior parte (il 90% dei soldati e il 70% di ufficiali), rifiutarono le periodiche richieste di entrare nei reparti della RSI in cambio della liberazione<ref>[http://www.anrp.it/edizioni/porte_memoria/2008_01/pag_35_palmieri_avagliano.pdf Marco Palmieri e Mario Avagliano, ''Breve storia dell’internamento militare italiano in Germania - Dati, fatti e considerazioni'']</ref>.
 
Si stima che in Italia nel periodo intercorso tra l'8 settembre 1943 e l'aprile 1945 le forze tedesche (sia la [[Wehrmacht]] che le [[Schutzstaffel|SS]]) e le forze della Repubblica Sociale Italiana compirono più di 400 [[strage|stragi]] (uccisioni con un minimo di 8 vittime), per un totale di circa 15.000 caduti tra partigiani, simpatizzanti per la resistenza, ebrei e cittadini comuni<ref>[http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/resistenza13.html ]</ref>.
 
=== Processi e copertura ai nazifascisti nel dopoguerra ===
{{vedi anche|sezione=s|[[Central_Intelligence_Agency#Accuse_di_arruolamento_di_ex_nazifascisti|CIA: Arruolamento di ex nazifascisti]]|[[amnistia Togliatti]]}}
 
Per diversi motivi molti procedimenti giudiziari relativi a queste stragi non furono mai portati avanti, in parte a causa di tre successive [[amnistia|amnistie]].
La prima intervenuta il [[22 giugno]] [[1946]] detta "''[[amnistia Togliatti]]''"<ref>Tale amnistia promulgata con il D.P.R. 22 giugno 1946, n. 4, comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio, pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni. I reati commessi al Sud dopo l'[[8 settembre]] [[1943]] e l'inizio dell'occupazione militare [[Alleati|alleata]] al Centro e al Nord. [http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/018/pdf006.pdf] [http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1946&AANNO=1947]</ref>; la seconda approvata il [[18 settembre]] [[1953]] dal [[governo Pella]] che approvò l'[[indulto]] e l'[[amnistia]] proposta dal [[Elenco dei Ministri di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana|guardasigilli]] [[Antonio Azara]] per tutti i reati politici commessi entro il [[18 giugno]] [[1948]]<ref>D.P.R 19 dicembre 1953, n. 922</ref>; la terza approvata il [[4 giugno]] [[1966]]<ref>D.P.R. 4 giugno 1966, n. 332</ref>.
Inoltre la [[Germania Ovest]] era dal [[1952]] alleata con l'Italia sotto l'''ombrello'' della [[NATO]], per cui non risultava politicamente opportuno dare risalto ad episodi ormai ritenuti parte del passato coinvolgenti cittadini tedeschi.
[[File:Roma-fosseardeatine6.jpg|250px|left|thumb|Entrata delle [[Fosse Ardeatine]], luogo del famigerato eccidio nazista]]
C'era poi il rischio giudicato imbarazzante per le istituzioni italiane che il precedente di un processo in cui si chiedeva la consegna dei [[crimine di guerra|criminali di guerra]] tedeschi avrebbe poi obbligato l'Italia a consegnare a Stati esteri o a processare internamente i responsabili di crimini di guerra commessi dalle forze italiane durante il [[Storia dell'Italia fascista|ventennio fascista]] e il periodo della Repubblica Sociale Italiana, sia in territorio nazionale che straniero, molti dei quali dopo la guerra erano stati riassorbiti all'interno dell'esercito o delle pubbliche amministrazioni.
 
Infine durante gli [[Anni 1960|anni sessanta]] seicentonovantacinque fascicoli riguardanti le stragi [[nazifascismo|nazifasciste]] in Italia vennero, per le ragione sopraesposte, "archiviati provvisoriamente" dal procuratore generale militare e i vari procedimenti furono bloccati, garantendo quindi l'impunità per i responsabili ancora in vita. Solo nel [[1994]], durante la ricerca di prove a carico di [[Erich Priebke]] per la [[strage delle Fosse Ardeatine]], venne scoperta l'esistenza di questi fascicoli (trovati in quello che giornalisticamente è stato definito l'''Armadio della Vergogna'') e alcuni dei procedimenti furono riaperti, ad esempio quello a carico di [[Theodor Saevecke]], responsabile della [[strage di Piazzale Loreto]] a [[Milano]], ove furono fucilati per rappresaglia 15 tra partigiani ed antifascisti. La maggior parte delle indagini e delle denunce contenute nei fascicoli non portarono tuttavia ad un processo, poiché molti degli indagati risultarono essere non perseguibili in quanto già morti o per l'intervenuta [[prescrizione]] dei reati loro ascritti.
 
== La transizione tra la fine delle guerra e l'elezione del nuovo parlamento ==
 
Con l'avanzare del territorio liberato il potere fu preso dai partiti riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale CLN, che coordinavano la resistenza, una coalizione di 6 partiti uniti nella Resistenza: azionisti, comunisti, democristiani, demolaburisti<ref>{{quote|Nel frattempo, già il 9 settembre il Comitato che riunisce i partiti antifascisti si costituisce in Comitato di liberazione nazionale (CLN) e dirama un appello “alla lotta e alla resistenza”. Il nuovo organo si propone immediatamente con un carattere nazionale delegando, il successivo ottobre, a una Giunta militare la direzione della resistenza cittadina: ne fanno parte [[Giuseppe Spataro]] per la Democrazia cristiana, [[Manlio Brosio]] per i liberali, [[Mario Cevolotto]] per i demolaburisti, [[Giorgio Amendola]] per i comunisti, [[Sandro Pertini]] per i socialisti e [[Riccardo Bauer]] per il Partito d'azione, liberali e socialisti.}}[http://www.novecentoitaliano.it/Portale/contesto_Sintesi.aspx?id=1702 itinerari storicoculturali Lazio]</ref>.
 
Il [[Partito Comunista Italiano]] fu ricostituito da [[Palmiro Togliatti]] avendo ben presente il modello dell'[[URSS]] e l'esperienza della [[Terza Internazionale]], mentre il [[Partito Socialista Italiano]] venne ricostituito da [[Pietro Nenni]]. [[Alcide De Gasperi]] costituì la [[Democrazia Cristiana]], di fatto una continuazione del [[Partito Popolare Italiano (1919-1926)|Partito Popolare Italiano]]. Esso rappresentava un equilibrio nella politica italiana, un partito tra conservazione e progresso.
[[File:Parri.jpg|right|thumb|200px|[[Ferruccio Parri]]]]
Il 4 giugno 1942 [[Ferruccio Parri]] costituisce il [[Partito d'Azione]]; durante la riunione costitutiva ne fissa i seguenti sette punti:
 
# costituzione di una repubblica parlamentare regolata dalla divisione dei tre poteri:
# decentramento politico-amministrativo con la creazione delle regioni
# nazionalizzazione dei grandi gruppi industriali
# riforma agraria
# realizzazione della libertà sindacale
# separazione tra Stato e Chiesa
# costituzione di una federazione europea di stati democratici.
 
Il Comitato esprimeva i governi e attraverso il Comando unificato coordinava la Resistenza. I governi che guidarono l'Italia nel [[Periodo costituzionale transitorio|trapasso]] furono i governi di [[Ivanoe Bonomi]], presidente del Consiglio dal [[18 giugno]] [[1944]] al [[26 aprile]] [[1945]] e [[Ferruccio Parri]], presidente dal [[21 giugno]] [[1945]] al [[4 dicembre]] [[1945]] preposti dal [[Comitato di Liberazione Nazionale]] CLN.
 
Nell'Italia liberata questi governi ottennero progressivamente il controllo dell'apparato civile e militare dello stato, in aggiunta al controllo delle forze della Resistenza di cui ''ab origine'' disponevano, avevano quindi poteri assai vasti, quasi dittatoriali.
 
A latere di queste forze politiche vi erano i monarchici, maggiormente presenti nelle aree meridionali della penisola e tra le forze armate italiane cobelligeranti a fianco delle truppe alleate.
 
Tuttavia nel trapasso tra la guerra, il referendum costituzionale e la nascita della repubblica vi furono dei momenti complessi, nei quali essi furono spesso scavalcati dalle singole componenti che li esprimevano.
 
== Le esecuzioni post-conflitto e le tensioni in seno alla Resistenza ==
[[File:Palmiro Togliatti.jpg|left|thumb|250px|[[Palmiro Togliatti]], in qualità di [[Ministro della Giustizia]] firmò l'[[Amnistia Togliatti|omonima amnistia]] per i reati politici]]
Il numero degli uccisi di parte fascista dopo il [[25 aprile]] è stato oggetto di un acceso dibattito, più politico che storico: va tenuto presente, tuttavia, che quella del "25 aprile" è una data simbolica. Secondo le [[Convenzione dell'Aia (1907)|Convenzioni dell'Aia]] e [[Convenzione di Ginevra|di Ginevra]], infatti, le Forze Armate della [[Repubblica sociale italiana]] risultarono sconfitte solo il [[29 aprile]], con la [[Resa di Caserta]], mentre il termine effettivo delle ostilità con le Forze Armate tedesche, con cui la [[Repubblica sociale italiana|RSI]] era alleata, si ebbe solo il [[3 maggio]]. Gli uccisi di parte fascista tra il 25 aprile e il 3 maggio, quindi, andrebbero considerati come morti durante il conflitto e non in seguito ad esso.
 
Da parte neofascista, l'ex ufficiale della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª Flottiglia MAS]] e poi senatore eletto con il [[Movimento sociale italiano]] [[Giorgio Pisanò]] ha parlato di 34.500 morti di parte fascista<ref>Tra le molteplici pubblicazioni di Pisanò su questo tema, si può vedere, ad esempio, G. Pisanò, ''Sangue chiama sangue'', Pidola, Milano 1965, p. 299. Le cifre riportate da Pisanò sono state oggetto di molte critiche, per mancanza di fonti o per i criteri dubbi con cui alcune persone uccise sono state inserite nei suoi elenchi nominativi. A questo proposito, N. S. Onofri, ''Il triangolo rosso (1943-1945)'', Sapere 2000, Roma 1994, pp. 52-53</ref>, mentre Bruno Spampanato, aderente alla [[Repubblica sociale italiana]], primo direttore del [[Secolo d'Italia]] e deputato dell'[[Movimento sociale italiano|MSI]], ha parlato addirittura di 300&nbsp;000 morti<ref>B. Spampanato, ''Contromemoriale'', Roma 1974, volume quarto, p. 1577.</ref>.
Queste cifre non sono mai state giustificate da fonti ritenute attendibili. A questo proposito, durante la seduta parlamentare dell'11 giugno 1952, il [[ministro dell'Interno]] [[Mario Scelba]], democristiano, ha affermato: «in merito ai "trecentomila" assassinati al nord, devo dire che si tratta di una delle menzogne più spudorate della propaganda del movimento sociale e secondo il metodo del peggiore fascismo. Io cerco di mantenere un tono di estrema obiettività e serenità anche in confronto alle manifestazioni del [[Movimento sociale italiano|M. S. I.]], ma di fronte alle menzogne per speculare sui morti insorgo perché vi vedo il più triste gioco del fascismo! [...] Durante la campagna elettorale, in un pubblico discorso, ho detto che, secondo una inchiesta fatta dal Governo, sulle persone scomparse dopo la liberazione (non parliamo dei morti durante la guerra guerreggiata, che appartengono ad un'altra categoria) e che si potevano presumere uccise, per motivi politici, il loro numero e risultato accertato in 1.732. E posso dire che non sono forse neppure 1.732 perché in quell'elenco sono comprese persone non soppresse, ma squagliatesi per timore di incorrere in rappresaglie. Ma fossero 1.732, fossero pure 2000 o 3000 (io deploro l'uccisione arbitraria anche di un solo cittadino, ma non di questo si parla), si tratterebbe sempre di una cifra, che di fronte a quella di trecentomila crea un problema di moralità politica di fondamentale importanza».<ref>Atti Parlamentari, Camera dei deputati, 1952, Discussioni, 11 giugno 1952, p. 38736.</ref>.
{{nota|titolo=Dichiarazione di [[Luciano Lama]]<br/>sugli eccidi del secondo dopoguerra|contenuto=
<div style="font-size: 90%">Il desiderio di vendetta non è un crimine, è un risentimento. Ricordo bene quando mi dissero che avevano fucilato mio fratello. La rabbia ti sale alla testa, te la senti nelle mani quando imbracci un fucile. Qualcuno ha resistito altri no. Magari volevi vendicarti, ma non potevi, non dovevi...<br/>Nessuno vuole giustificare i delitti del dopoguerra. Prima di giudicare però si deve sapere cosa accadde davvero. Una guerra qualunque può forse finire con il "cessate il fuoco". Quella no. La Resistenza fu una battaglia terribile, disperata e atroce. Vivevamo nascosti nelle buche dei campi di granoturco, eravamo circondati da nemici: non erano solo tedeschi e fascisti, c'erano le spie, ti potevano tradire in ogni momento. Vedevamo sparire i nostri compagni, fucilavano famiglie intere.<br/>Eravamo sopraffatti dal dolore, dalla rabbia... Altrimenti non avremmo potuto... Non saremmo riusciti a sparare a chi ci guardava in faccia. Una cosa è tirare una cannonata, un'altra è uccidere chi ti sta di fronte. Ripugna. Si può fare solo se ci si crede ciecamente. Aiutano l'odio, la paura, l'utopia.<br/><small>[[Concita De Gregorio]], ''Ora è il momento di ricordare'',<br/>[[la Repubblica]], [[8 settembre]] [[1990]]</small>
</div>
}}
La cifra di 1732 uccisi di parte fascista citata dal ministro Scelba è inspiegabile: nel 1952, infatti, il governo aveva già quella che è a tutt'oggi l'unica cifra dello Stato italiano sui morti di parte fascista subito dopo il 25 aprile, che però non è mai stata resa nota. Secondo un'indagine della Direzione generale di Pubblica sicurezza svolta alla fine del 1946, infatti, le persone uccise perché "politicamente compromesse" con il regime fascista sono state 8197, a cui vanno aggiunte le 1167 "prelevate e presumibilmente soppresse", per un totale di 9364<ref>ACS, Min. Int., Gab., 1950-1952, Gab., 1950-1952, busta 33, f. 11430/16.</ref>. Questi dati, scrisse il capo della polizia inviandoli al ministero, vanno considerati "''approssimativi, per le evidenti difficoltà che incontrano i relativi accertamenti. Dopo queste ultime indagini sono pervenute, infatti, altre segnalazioni per quanto non numerose''"<ref>Ibidem.</ref>. La portata di queste cifre si accorda con l'entità di quelle dichiarate nel 1948 al Senato da [[Ferruccio Parri]], quando affermò che "''i caduti dall'altra parte, compresi quelli caduti in combattimento, potevano assommare ad una cifra tra 10.000 e 15.000''"<ref>Atti Parlamentari, Senato, 1948, Resoconti delle sedute plenarie, I, p. 563.</ref>, secondo le indagini da lui fatte condurre quando era al governo.
 
{{cn|I governi espressione della Resistenza adottarono una serie di provvedimenti per identificare i responsabili di abusi (o presunti tali) ed efferatezze commesse negli anni di guerra. Furono creati organi di indagine e tribunali specifici per sanzionare tali comportamenti: erano Corti d'Assise straordinarie sotto la presidenza di un giudice di ruolo nominato dai presidenti delle Corti d'Appello (anche [[Oscar Luigi Scalfaro]] ne fece parte). Essi agirono con prontezza e severità, si ebbero numerose [[condanna a morte|condanne a morte]] (eseguite) e irrogazione di lunghe pene detentive}}<ref>[http://www.rifondazionecomunistalaspezia.it/attivita_2008/doc/il_partigiano_luglio08.doc Il Partigiano Foglio di informazione dell'[[ANPI]] (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia)]</ref>.
I governi dell'Italia liberata furono spesso scavalcati dal comportamento di partigiani che non volevano smobilitare, non accettando una normalizzazione che dava impunità a numerosi criminali fascisti. Essi usarono il potere locale, che si erano guadagnati nella lotta di liberazione, autonomamente e spesso in contrasto con le direttive del governo espressione del [[Comitato di Liberazione Nazionale]] per effettuare una serie di esecuzioni, che proseguirono circa fino al [[1949]].
 
Successivamente alla "normalizzazione" postbellica, anche alcuni partigiani vennero sottoposto a processi per presunte "stragi" e "assassinii" compiuti nella Liberazione: il tema della persecuzione dei partigiani da parte della magistratura e delle forze politiche su cui si fondava la giovane repubblicana divenne un argomento di discussione ricorrente per molte forze di sinistra, soprattutto causa il contrasto con l'impunità di cui godettero la maggior parte degli ex fascisti che si erano macchiati di reati simili.
 
Le ragioni di questi comportamenti sono molteplici; si può ritenere che i partigiani temessero da parte dello Stato una punizione poco efficace o peggio una totale impunità verso i gerarchi fascisti che si erano macchiati di efferate azioni contro il popolo italiano, da cui nacque la sensazione di una Resistenza tradita.
 
Questi timori risultarono spesso fondati (quasi sempre nel caso degli organi militari e di polizia), in quanto i governi successivi effettuarono una de-fascistizzazione molto blanda soprattutto nella pubblica amministrazione, provocata da necessità politiche di pacificazione nazionale che ebbero il loro culmine nell'amnistia firmata dall'allora [[Elenco dei Ministri di Grazia e Giustizia della Repubblica Italiana|Ministro]] di [[Ministero della Giustizia|Grazia e Giustizia]]<ref>Il Ministero di Grazia e Giustizia cambiò la propria denominazione che aveva sin dalla sua nascita con l'entrata in vigore della riforma [[Franco Bassanini|Bassanini]] sull'organizzazione del [[Governo]] quando, con il D.P.R. 6 marzo 2001 n. 55, assunse quella attuale di [[Ministero della Giustizia]]</ref> [[Palmiro Togliatti|Togliatti]] il 22 giugno [[1946]], seguita, il 7 febbraio [[1948]], da un decreto del sottosegretario alla presidenza [[Giulio Andreotti|Andreotti]] con cui si estinguevano i pochi giudizi ancora in corso dopo l'amnistia. Molti dei gerarchi e degli uomini di governo legati al fascismo, condannati a decenni di carcere o alla pena capitale nei mesi successivi alla liberazione, videro successivamente le loro pene grandemente ridotte se non completamente cancellate<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/dicembre/16/SALO_Storie_sommersi_salvati_co_0_96121615436.shtml Salò Storie di sommersi e salvati], articolo de [[Il Corriere della Sera]], del 16 dicembre 1996</ref>.
Si possono citare tra i tanti esempi il caso del fascista commissario-torturatore [[Gaetano Collotti]] ([[Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia|capo della famigerata "banda Collotti" attiva nel Nord-Est]]), premiato dopo la guerra con un'onorificenza militare (per questo motivo [[Ercole Miani]], torturato proprio da Collotti, rifiutò la medaglia d'oro al valor militare, che gli fu pertanto assegnata postuma); il caso del funzionario di polizia che aiutò a stendere gli elenchi per la strage delle [[fosse Ardeatine]] che fece carriera dopo la Liberazione; il caso analogo dei funzionari fascisti che collaborarono alla cattura di [[Giovanni Palatucci]] (il commissario di polizia che aiutò la fuga di migliaia di ebrei); il caso del comandante della [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª Flottiglia MAS]] [[Junio Valerio Borghese]], i cui uomini si erano macchianti di numerosi ed efferati crimini durante la repressione della lotta partigiana, che venne condannato a soli dodici anni di carcere per "''[[collaborazionismo]]''" di cui nove furono condonati per interessamento e pressioni dei [[servizi segreti]] statunitensi che lo avevano arruolato, permettendo la sua scarcerazione subito dopo il processo e il suo ingresso nella vita politica del paese come presidente onorario del [[Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale|MSI]].
 
Secondo l'ex partigiano cattolico [[Ermanno Gorrieri]] alla fine della guerra «molta rabbia si era accumulata negli animi. Era impossibile che non esplodesse dopo il 25 aprile. Violenza chiama violenza. I delitti che hanno colpito i fascisti dopo la Liberazione, anche se in parte furono atti di giustizia sommaria, non sono giustificabili, ma sono comunque spiegabili con ciò che era avvenuto prima e con il clima infuocato dell'epoca. I fascisti non hanno titolo per fare le vittime<ref>Ermanno Gorrieri, con Giulia Bondi, ''Ritorno a Montefiorino. Dalla Resistenza sull'Appennino alla violenza del dopoguerra'', Bologna, il Mulino, 2005, p. 183.</ref>».
 
Va anche ricordato che numerose bande armate fasciste operanti durante la RSI furono composte essenzialmente da efferati criminali e che numerosi effettivi delle forze armate fasciste si fecero strumento dei nazisti, {{cn|talora al di là degli stessi desideri dei loro padroni, consumando innumerevoli atti di indicibile ferocia.}}
 
{{cn|Un'altra scuola di pensiero invece parla di questa reazione partigiana post 25 aprile come un atto di vendetta per motivi politici mirata a creare le condizioni per l'avvento del regime comunista che faceva riferimento all'[[Unione sovietica]]}}. Inoltre vi sono numerose dichiarazioni, testimonianze e sentenze {{citazione necessaria}} che una parte dei delitti commessi da questi partigiani erano delitti a sfondo personale, ma fatti passare per politici in modo da avere una copertura.
 
=== Le diverse anime della Resistenza ===
Va sottolineato che la Resistenza antinazista fu un fenomeno generale, presente in quasi tutti i paesi controllati dalla Germania, a partire dalla [[Resistenza francese|Francia]] e che la parte finale della guerra vide il convergere sulla Germania dei sovietici da est e degli Alleati da ovest.
 
Nella fase finale della guerra essi erano ancora alleati, ma si vedevano chiare le tensioni per la suddivisione dell'Europa post-bellica in sfere di influenza, sia militare sia economica sia ideologica e di concezione della forma dello Stato. Nei paesi liberati dai sovietici si impose sempre il loro modello, nei paesi liberati dagli angloamericani si impose sempre il loro.
 
[[File:Yalta summit 1945 with Churchill, Roosevelt, Stalin.jpg|right|thumb|250px|Un'immagine della [[Conferenza di Yalta]]: da sinistra, Churchill, Roosevelt e Stalin]]
 
Non sempre la divisione fissata con gli [[accordi di Yalta]] era accettata dalle parti in causa. In due paesi liberati dagli angloamericani, la [[Grecia]] e l'Italia, le maggiori forze della Resistenza erano orientate verso il modello sovietico, del quale tra l'altro non erano all'epoca noti alcuni aspetti. Sia in Grecia sia in Italia queste aspirazioni dei comunisti vennero frustrate dall'instaurazione di uno Stato più o meno democratico basato su un'economia di tipo [[capitalismo|capitalistico]].
 
Viceversa in [[Regno di Jugoslavia|Jugoslavia]] l'[[AVNOJ|esercito partigiano]] guidato da [[Josip Broz|Tito]] instaurò un regime di tipo comunista nonostante il Paese fosse stato a Yalta parzialmente attribuito al blocco occidentale.
 
Nella Resistenza italiana vi erano (in forma più o meno esplicitata) due correnti maggiori di pensiero: una che vedeva la Resistenza come braccio armato di un "nuovo [[Risorgimento]]" avente lo scopo di espellere dall'Italia i tedeschi e rovesciare i loro alleati fascisti, ripristinando il regime pre-fascista o comunque liberale e democratico, basato su una democrazia parlamentare di tipo occidentale, ed una più decisamente orientata a sinistra, in genere filosovietica, che considerava (pur in contrasto con le indicazioni ufficiali delle direzioni nazionali dei principali partiti di sinistra) la vittoria militare solo un presupposto per un nuovo ordine politico in Italia basato su qualche forma di [[comunismo]] o [[socialismo]], in sostanza di "dittatura del proletariato" come si pensava sarebbe avvenuto nei paesi assegnati a Yalta all'area di influenza sovietica.
 
In verità, questa ultima interpretazione della Resistenza non era condivisa da tutti i dirigenti del [[Partito Comunista Italiano]], in particolare [[Palmiro Togliatti]], aveva impresso a partire dal 1944 (e non senza incontrare una certa opposizione di alcuni elementi della base) una forte moderazione della linea politica del PCI arrivando addirittura (con la cosiddetta ''[[svolta di Salerno]]'' dell'aprile [[1944]]) a dichiarare secondaria la questione repubblica-monarchia che divideva in quel periodo il fronte antifascista.
 
Era tuttavia diffusa tra i militanti comunisti l'idea dell'"ora X", ossia l'illusione che dietro l'atteggiamento togliattiano di accettazione della democrazia capitalista si nascondesse un'astuta manovra tattica volta a scatenare, al momento opportuno (l'ora X), un'[[insurrezione]] comunista.
Questa parte "[[rivoluzione|rivoluzionaria]]" della Resistenza, in molti casi militarmente maggioritaria, non considerava finita la sua funzione armata con la vittoria dell'aprile [[1945]] e la battaglia continuava, assumendo il carattere di lotta rivoluzionaria, eventualmente in forme nuove, con un parziale spostamento dell'identità degli avversari.
 
Anche da ciò derivò l'elevato numero delle vittime, principalmente fasciste, ma anche appartenenti a brigate partigiane di diverso colore politico (fiamme verdi, democristiani, liberali), preti e in molti casi semplici esponenti delle classi sociali a loro non favorevoli in caso di scontro aperto (perciò si è parlato di una forte componente di [[lotta di classe]] all'interno del movimento resistenziale).
 
Nei mesi seguenti si ebbero fatti sanguinosi, che con intensità calante proseguirono per alcuni anni. Talvolta i responsabili o i semplici accusati di questi omicidi nel dopoguerra trovavano rifugio o venivano fatti espatriare in paesi filosovietici come la [[Cecoslovacchia]] o la [[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia|Jugoslavia]].
 
Tuttavia i sovietici, rispettando le spartizioni tra i due blocchi prese a Yalta, non promisero alcun appoggio ad un tentativo di presa armata del potere e il risultato negativo del tentativo rivoluzionario in Grecia smorzò molto il movimento. Lo scontro all'interno della sinistra comunista perdurò fino alla elezioni del [[18 aprile]] [[1948]], quando fu del tutto chiaro che l'Italia era ormai saldamente inserita nel blocco occidentale, contrapposto a quello sovietico nell'ambito della nascente [[Guerra Fredda]].
 
=== Episodi particolari di scontri all'interno del movimento resistenziale ===
* L'uccisione del comandante [[Libero Riccardi]], avvenuta nella tarda primavera del [[1944]], da parte di una fazione di partigiani romagnoli che non condivideva le modalità di conduzione della lotta armata sin lì adottate da Libero e ne giustificò l'eliminazione con accuse (da alcune fonti considerate infondate) di diserzione e furto.
* Esecuzione di [[Dante Castellucci]], avvenuta il [[22 luglio]] [[1944]] su accuse, secondo le ultime ricerche, di un probabile infiltrato [[OVRA]]<ref>[http://www.nntp.it/cultura-storia/105095-partigiano-facio-un-delitto-dell-ovra.html Partigiano Facio, un delitto dell'[[Ovra]]?]</ref> nelle file del movimento partigiano. Ciò corrisponderebbe alle dichiarazioni di [[Laura Seghettini]], fidanzata di ''Facio''<ref>Laura Seghettini, nata a Pontremoli il 22/1/1922, partigiana. Di famiglia antifascista, dopo l'8 settembre diffonde la stampa clandestina e raccoglie gli aiuti per le prime bande partigiane. Ricercata dai fascisti, sale ai monti e si unisce al battaglione garibaldino Picelli diventando una partigiana combattente. Nell'estate del 1944, dopo l'uccisione del comandante del Picelli, Dante Castellucci "Facio", si sposta nel parmense dove continua la lotta partigiana fino alla liberazione. (estratto da [http://www.museodellaresistenza.it/contenuti/testimoni/15.asp museo della Resistenza]), Laura ''Laura Seghettini Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione'', [[Carocci editore|Carocci]]</ref>.
* [[La Strage della Missione Strassera]], avvenuta il [[26 novembre]] [[1944]]. È da rimarcare che il più noto imputato (e presunto mandante) della strage [[Francesco Moranino]] venne graziato dal presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]], ottenendo il riconoscimento che l'episodio di cui era stato accusato era da considerare un "atto di guerra" (nell'ambito della guerra di Liberazione) e quindi giuridicamente legittimo.
* [[Eccidio di Porzûs]], avvenuto il [[7 febbraio]] [[1945]]. Le testimonianze di monsignor [[Aldo Moretti]], medaglia d'oro della Resistenza e fra i comandanti della ''Osoppo'', riportate su [[Famiglia Cristiana]] nel 1997 e in seguito sui siti [[ANPI]] hanno gettato un po' di luce sui tragici fatti dell'Eccidio di Porzus, commesso secondo la testimonianza di [[Aldo Moretti]], in collegamento all'intervento dei servizi segreti stranieri in Italia, allo scopo di ledere l'unità delle forze partigiane ed evitare che nel dopoguerra in zona potesse prendere predominanza politica una unione fra cattolici e comunisti.
* L'omicidio di [[Mario Simonazzi]], il comandante Azor<ref>Massimo Storchi, ''Sangue al bosco del Lupo. Partigiani che uccidono partigiani. La storia di Azor'', Reggio Emilia, Alberti, 2005. ISBN 978-88-7424-059-3.</ref><ref>Daniela Anna Simonazzi, ''AZOR La Resistenza incompiuta di un comandante partigiano'' [http://azor.ilcannocchiale.it/ Dettaglio]</ref>, cattolico militante nelle [[SAP]], ucciso probabilmente a causa della sua popolarità, quasi certamente qualche giorno prima della liberazione (il corpo venne ritrovato alcuni mesi dopo) e l'agguato subito il [[27 gennaio]] [[1946]] dal giornalista [[Giorgio Morelli]], che accusò dell'omicidio Azor i comunisti locali. Morelli morì poco tempo dopo, in seguito alle ferite riportate nell'attentato del quale era rimasto vittima.
 
=== Episodi particolari di esecuzioni sommarie dopo la fine della guerra ===
{{P|Qual è l'esatto senso di questa sezione in questa voce? Secondo quale storiografia questi episodi farebbero organicamente e propriamente parte della Resistenza, ossia della guerra di Liberazione dall'occupazione [[nazifascismo|nazifascista]] dell'Italia? Cosa si intende dimostrare con questa lista a crescita libera?|storia|ottobre 2008}}
Il [[15 maggio]] [[2006]], nel discorso di insediamento come [[Presidente della Repubblica]], [[Giorgio Napolitano]] ha parlato della resistenza, esaltandone i valori, ma parlando anche di "episodi oscuri" avvenuti nell'ambito di essa.<ref>[http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/politica/nuovo-presidente-5/napolitano-discorso-integrale/napolitano-discorso-integrale.html Repubblica.it - Discorso di insediamento di Giorgio Napolitano.] URL consultato il 21 ottobre 2009</ref>
* [[Strage di Oderzo]], avvenuta tra il [[30 aprile]] e il [[16 maggio]] [[1945]].
* [[Strage della cartiera di Mignagola]], avvenuta tra aprile e maggio [[1945]].
* [[Eccidio di Codevigo]], avvenuto tra il [[30 aprile]] e maggio [[1945]].
* [[Eccidio dell'ospedale psichiatrico di Vercelli]] avvenuto tra il [[12 maggio|12]] e il [[13 maggio]] [[1945]]
* [[Eccidio di Argelato]] avvenuto tra l'[[8 maggio]] [[1945]] e l'[[11 maggio]] [[1945]].
* [[Eccidio di Schio]], avvenuto nella notte del [[6 luglio]] [[1945]].
* [[Eccidio dei conti Manzoni]], avvenuto il [[7 luglio]] [[1945]], a Lugo di Romagna.
* {{cn|[[10 maggio]] [[1945]], dottor [[Carlo Testa]], membro del CLN per la [[Democrazia Cristiana]] assassinato a [[Bomporto]] ([[Modena]]) a raffiche di mitra.}} {{Vedi anche|triangolo rosso}}
* [[Omicidio di Rolando Rivi]], seminarista quattordicenne, ucciso dai partigiani comunisti il [[13 Aprile]] [[1945]].
 
== Città decorate per il contributo dato alla guerra di liberazione ==
{{Vedi anche|Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione|Città decorate al merito civile}}
Alla fine della guerra di liberazione la neonata Repubblica ha sentito l'obbligo di ''segnalare come degni di pubblico onore gli autori di atti di eroismo militare'' (come riporta il Regio Decreto 4 novembre 1932, n. 1423 e successive modificazioni, oltre che ai singoli combattenti, anche alle istituzioni territoriali, le Città, i Comuni, intere Regioni, Università, con la decorazione al [[valor militare]].
 
Anche medaglie al merito civile, istituite con L. 20 giugno 1956, n, 658, modificata dalla L. 15 febbraio 1965, n. 39, sono state conferite a città e province per il contributo dato alla guerra di liberazione.
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Filmografia ==
{{vedi anche|Filmografia su Antifascismo e Resistenza}}
 
== Discografia ==
* [[1995]] – ''[[Materiale resistente]]'' ([[I dischi del mulo]])
 
== Bibliografia ==
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|titolo=Bibliografia principale
|testo=<br/>
* {{cita libro|cognome=Vedovato|nome=Ten. Col. Guido|coautori=Ten. [[Mario Attilio Levi]], S. Ten. Attilio Vassallo|titolo=Gruppo di Combattimento Friuli nella guerra di liberazione|anno=1945|editore=Istituto Italiano Arti Grafiche|città=Bergamo}}
* {{cita libro|cognome=Paticchia|nome=Vito|coautori=Arbizzani Luigi|titolo=Combat photo: 1944-1945. L'amministrazione militare alleata dell'Appennino e la liberazione di Bologna nelle foto e nei documenti della 5/a Armata americana|anno=1994|editore=Grafis Edizioni|città=Bologna|id=ISBN 88-8081-004-9}}
* {{cita libro|cognome=Cappellano|nome=Filippo|coautori=Salvatore Orlando|titolo=L'Esercito italiano dall'armistizio alla Guerra di Liberazione|anno=2005|editore=Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito|città=Roma|id=ISBN 88-87940-61-4|id=ISBN 978-88-87940-61-9}}
* {{cita libro|cognome=Pizzoni|nome=Alfredo|wkautore=Alfredo Pizzoni|titolo=Alla guida del CLNAI|anno=1995|editore=Il Mulino|città=Bologna|id=ISBN 978-88-15-04837-0}}
* {{cita libro|curatore=Adolfo Mignemi|titolo=Storia fotografica della Resistenza|anno=2002|editore=Bollati Boringhieri|città=Torino|id=ISBN 88-339-1439-9|id=ISBN 978-88-339-1439-8}}
* {{cita libro|curatore=Pietro Malvezzi e Giovanni Pirelli|titolo=Lettere di condannati a morte della resistenza italiana 8 settembre 1943-25 aprile 1945|anno=2005|editore=Einaudi|città=Torino|id=ISBN 978-88-06-17886-4}}
* {{cita libro|cognome=Moretti|nome=Rino|titolo=ARGENTA GAP - L'ultima battaglia della campagna d'Italia. Aprile 1945|anno=2005|editore=Mursia|città=Milano|id=ISBN 88-425-3398-X|id=ISBN 978-88-425-3398-6}}
* {{cita libro|curatore=C.I.D.R.A.|titolo=Immagini di guerra 1944-1945|anno=2005|editore=Corso Bacchilega|città=Imola|id=ISBN 88-88771-19-6}}
* {{cita libro|cognome=Rossi|nome=Romano|titolo=La Brigata Ebraica. Fronte del Senio 1945|anno=2005|editore=Corso Bacchilega|città=Imola|id=ISBN 88-88775-20-X}}
* {{cita libro|cognome=Di Capua|nome=Giovanni|titolo=Resistenzialismo versus Resistenza|anno=2005|editore=Rubbettino|città=Roma|id=ISBN 978-88-498-1197-1}}
* {{cita libro|cognome=Casadio|nome=Enzo|coautori=Massimo Valli|titolo=Il 2º Corpo polacco in Romagna|anno=2006|editore=Corso Bacchilega|città=Imola|id=ISBN 978-88-88775-33-3}}
* {{cita libro|cognome=Gueglio|nome=Vincenzo|wkautore=Vincenzo Gueglio|coautori=Enrico Rovegno|titolo=Tempo di esistere. Storie di una resistenza|anno=2006|editore=Gammarò|città=Sestri Levante|id=ISBN 978-88-95010-00-7}}
* {{cita libro|cognome=Avagliano|nome=Mario|wkautore=Mario Avagliano|titolo=Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945|anno=2006|editore=Einaudi|città=Torino|id=ISBN 88-06-18308-7}}
* {{cita libro|cognome=Tampieri|nome=Natale|titolo=Imola 14 aprile 1945. Riflessioni sulla Resistenza|anno=2007|editore=Corso Bacchilega|città=Imola|id=ISBN 88-88775-52-8|id=ISBN 978-88-88775-52-4}}
* {{cita libro|cognome=Onofri|nome=Nazario Sauro|titolo=Il triangolo rosso. La guerra di liberazione e la sconfitta del fascismo (1943-1947)|anno=2007|editore=SAPERE 2000 Edizioni Multimediali|città=Roma|id=ISBN 88-7673-265-9|id=ISBN 978-88-7673-265-2}}
* {{cita libro|curatore=Anastazja Kasprzak|titolo=Polacchi a Bologna. 2º Corpo Polacco in Emilia-Romagna 1945-1946|anno=2008|editore=Corso Bacchilega|città=Imola|id=ISBN 978-88-88775-70-8}}
* {{cita libro|cognome=Lodi|nome=Angelo|titolo=L'Aeronautica Italiana nella Guerra di Liberazione 1943-1945|anno=2008|editore=Brigati|città=Genova|id=ISBN 978-88-87822-41-0}}
* {{cita libro|cognome=Pesce|nome=Giovanni|wkautore= Giovanni Pesce | titolo=Quando cessarono gli spari. 23 aprile-6 maggio 1945: la liberazione di Milano|anno=1977 (ultima ed. 2009)|editore=Feltrinelli|città=Milano|id=ISBN 978-88-07-72136-6}}
}}
 
=== Letteratura sulla Resistenza ===
<!-- Aggiungere i testi ordinati per cognome dell'autore utilizzando il template <nowiki>{{cita libro}}</nowiki> e codice ISBN ove possibile esempio:
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|titolo=Letteratura e saggistica sulla resistenza
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<div class="references-small" style="-moz-column-count: 2; column-count: 2;">
# [[AA. VV.]], ''[[Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945)]]'', a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (Einaudi 1952)
# [[AA. VV.]], ''[[Lettere della resistenza europea]]'' (Einaudi 1974)
# [[AA. VV.]], ''[[Racconti della Resistenza]]'', a cura di Gabriele Pedullà (Einaudi 2005)
# [[AA. VV.]], ''[[Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza Italiana]]'' (on line 2007)
# [[Paolo Alatri]], ''[[Il prezzo della libertà. Episodi di lotta antifascista]]'' (Tipografia Nava 1958)
# [[Giorgio Bassani]], ''[[Il giardino dei Finzi-Contini]]'' (Einaudi 1962)
# [[Ubaldo Bertoli]], ''[[La quarantasettesima]]'' (Einaudi 1976)
# [[Luisito Bianchi]], ''[[La messa dell'uomo disarmato]]'' (Sironi 2007 ISBN 978-88-518-0024-6)
# [[Giorgio Boatti]], ''[[Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini]]'' (Einaudi 2001)
# [[Giorgio Bocca]], ''[[Partigiani della montagna]]'' (Bertello 1945; Feltrinelli 2004 ISBN 88-07-17097-3)
# [[Giorgio Bocca]], ''[[Una repubblica partigiana]]'' (Il Saggiatore 1964)
# [[Giorgio Bocca]], ''[[Storia dell'Italia partigiana]]'' (Laterza 1966)
# [[Mario Bonfantini]], ''[[Un salto nel buio (libro)|Un salto nel buio]]'' (Feltrinelli 1959; Einaudi 1971)
# [[Italo Calvino]], ''[[Il sentiero dei nidi di ragno]]'' (Einaudi 1947 e con nuova prefazione 1964)
# [[Italo Calvino]], ''[[Ultimo viene il corvo]]'' (Einaudi 1949)
# [[Carla Capponi]], ''[[Con cuore di donna]]'' (Il Saggiatore 2000; Net 2003 ISBN 88-515-2073-9)
# [[Carlo Cassola]], ''[[La ragazza di Bube (romanzo)|La ragazza di Bube]]'' (Einaudi 1960)
# [[Pietro Chiodi]], ''[[Banditi (romanzo)|Banditi]]'' (Einaudi 1961)
# [[Leonida Costa]], ''[[Le 127 giornate di Riolo Terme]]''
# [[Alberto Cotti]], ''[[Il Partigiano D'Artagnan]]'' (1990)
# [[Beppe Fenoglio]], ''[[I ventitré giorni della città di Alba]]'' (Einaudi 1952)
# [[Beppe Fenoglio]], ''[[Una questione privata]]'' (Einaudi 1963)
# [[Beppe Fenoglio]], ''[[Il partigiano Johnny (romanzo)|Il partigiano Johnny]]'' (Einaudi 1968)
# [[Beppe Fenoglio]], ''[[Appunti partigiani]]'' (Einaudi 1994)
# [[Franco Fortini]], ''[[Sere in Valdossola]]'' (Mondadori 1963)
# [[Mario Giovana]], ''[[Storia di una formazione partigiana]]'' (1964)
# [[Carlo Levi]], ''[[Cristo si è fermato a Eboli]]'' (Einaudi 1945)
# [[Rosetta Loy]], ''[[La parola ebreo]]'' (Einaudi 1997)
# [[Luigi Meneghello]], ''[[I piccoli maestri]]'' (Mondadori 1964)
# [[Elsa Morante]], ''[[La Storia (romanzo)|La Storia]]'' (Einaudi 1974)
# [[Alberto Moravia]], ''[[Il conformista (romanzo)|Il conformista]]'' (Bompiani 1951)
# [[Gianpaolo Pansa]], ''[[Il sangue dei vinti]]'' (Sperling & Kupfer 2003)
# [[Gianpaolo Pansa]], ''[[La grande bugia]]'' (Sperling & Kupfer 2006)
# [[Gianpaolo Pansa]], ''[[I gendarmi della memoria]]'' (Sperling & Kupfer 2007)
# [[Cesare Pavese]], ''[[La casa in collina]]'' (Einaudi 1949)
# [[Giovanni Pesce]], ''[[Senza tregua (libro)|Senza tregua]]'' (Feltrinelli 1967)
# [[Giorgio Pisanò]] e [[Paolo Pisanò]], ''[[Il triangolo della morte]]'' (Mursia 1992)
# [[Vasco Pratolini]], ''[[Il quartiere]]'' (1944)
# [[Nuto Revelli]], ''[[Mai tardi]]'' (1946)
# [[Nuto Revelli]], ''[[La guerra dei poveri]]'' (Einaudi 1962)
# [[Nuto Revelli]], ''[[Le due guerre]]'' (Einaudi 2003)
# [[Emilio Sarzi Amadé]], ''[[Polenta e sassi]]'' (Einaudi 1977)
# [[Giovanni Sbordone]], ''[[Il filo rosso]]'' (2007)
# [[Daniela Anna Simonazzi]], ''[[Azor La Resistenza incompiuta di un comandante partigiano]]'' (2004)
# [[Mario Spinella]], ''[[Memoria della Resistenza]]'' (Mondadori 1974; Einaudi 1995)
# [[Mario Tobino]], ''[[Il clandestino]]'' (Mondadori 1962)
# [[Gino Vermicelli]], ''[[Viva Babeuf!]]'' (1984)
# [[Gino Vermicelli]], ''[[Babeuf, Togliatti e gli altri]]'' (2000)
# [[Renata Viganò]], ''[[L'Agnese va a morire]]'' (Einaudi 1949)
# [[Elio Vittorini]], ''[[Uomini e no]]'' (Einaudi 1945) </div>
}}
 
=== Enciclopedie ===
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|titolo=Enciclopedie
|testo=<br/>
* AA. VV., ''Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza'', voll. I-VI, Edizioni [[La Pietra]], Milano-Roma 1968-1989
* {{cita libro | curatore=Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi | titolo=Dizionario della Resistenza. Vol. 1: Storia e geografia della Liberazione | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2000 | pagine=617 | id =ISBN 978-88-06-14689-4 }}
* {{cita libro | curatore=Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi | titolo=Dizionario della Resistenza. Vol. 2: Luoghi, formazioni, protagonisti | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2006 | pagine=881 | id =ISBN 978-88-06-15855-2 }}
* Rendina M., ''Dizionario della Resistenza italiana'', [[Editori Riuniti]], Funo 1995
* AA. VV., ''Antifascismi a confronto, atti del seminario L'antifascismo nell'esperienza politica della Repubblica. Storici a confronto'', in "Storia e memoria", n. 1, Roma 1999
* AA. VV., ''Antifascisti nel casellario politico centrale'', vv. 1-19, Quaderni [[Anppia]], Roma 1988-1955
* Alatri P., ''Il prezzo della libertà''. Episodi di lotta antifascista, Tip. [[Nava]], Roma 1958
* Alatri P., ''L'Antifascismo italiano'', 2 vv, [[Editori riuniti]], Roma 1973
* AA. VV., ''Dalla Resistenza alla Costituzione''. Unità didattiche, percorsi tematici, schede di lettura e di ricerca per le scuole, [[Nuovagrafica]], Modena 1995
* AA. VV., ''Donne nella Resistenza''. Una ricerca in corso, In "Italia contemporanea", n. 200, pp. 477-492, 1995
* AA. VV., ''Missioni alleate e partigiani autonomi'', [[L'arciere]], Cuneo 1980
* AA. VV., ''Prigionieri in Germania. La memoria degli ex internati militari'', [[Il filo di Arianna]], Bergamo 1990
}}
 
=== Saggi didattici ===
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|titolo=Saggi didattici
|testo=<br/>
* AA. VV., ''Italianistica e insegnamento''. Atti dell'incontro di studi. Parigi 24-26 gennaio 1983, Trieste, Tipografia [[Villaggio del fanciullo]], 1986
* AA. VV., ''La cinepresa e la storia. Fascismo, antifascismo, guerra e resistenza nel cinema italiano'', Edizioni scolastiche Bruno [[Mondadori]], 1985
* B. Bonino, ''Il cinema racconta la Resistenza'', Torino, [[Paravia]], 1979
* P. P. Brescacin, A. Carmine De Lisi, P. Romano ''Dal fascismo alla Resistenza. Un percorso didattico attraverso il cinema'', Vittorio Veneto, [[H. Kellermann]], 1996
* G. P. Brunetta, ''Letteratura e cinema'', Bologna, [[Nicola Zanichelli Editore|Zanichelli]], 1976
* P. Meldini, Interpretazioni della Resistenza nei film sulla Resistenza, in AA. VV., Passato ridotto. Gli anni del dibattito su cinema e storia, Firenze, la casa [[USHER]], 1982
* F. Salimbeni, ''Ripensare didatticamente la seconda guerra mondiale (e civile europea) cinquant'anni dopo'', in "Quaderni Giuliani di Storia", XVI, 1, 1955
}}
 
=== Saggi letterari ===
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|titolo=Saggi letterari
|testo=<br/>
* C. Annoni, ''La narrativa della Resistenza: probabile catalogo in'' "Vita e pensiero", giugno-luglio, 1970.
* [[Alberto Asor Rosa]], [[Scrittori e popolo]], Torino, [[Einaudi]], 1965
* [[Alberto Asor Rosa]], ''Storia e antologia della letteratura italiana'', Firenze, 1973-1982 vol. 22: ''L'età dell'antifascismo e della Resistenza'', a cura di A. Abruzzese, 1978
* [[Alberto Asor Rosa]], ''Lo Stato democratico e i partiti politici, in Letteratura italiana'', vol. I Il letterato e le istituzioni, Torino, [[Einaudi]], 1982
* C. Bebussi, ''Introduzione a Calvino'', Roma-Bari, [[Laterza]], 1989
* [[Italo Calvino]], ''La letteratura italiana sulla Resistenza'', in "Il movimento di liberazione in Italia", n° 1, luglio 1949
* [[Italo Calvino]], ''[[Il sentiero dei nidi di ragno#La Prefazione del 1964|Prefazione a Il sentiero dei nidi di ragno]]'', in Romanzi e racconti, Milano, Meridiani [[Mondadori]], 1991, vol.I
* G. Falaschi, ''La Resistenza armata nella narrativa italiana'', Torino, Piccola Biblioteca [[Einaudi]], 1976
* G. Falaschi, ''La letteratura partigiana in Italia 1943-45'', Roma, [[Editori Riuniti]], 1984
* D. Fernandez, ''[[Cesare Pavese]], in Il romanzo italiano e la crisi della coscienza moderna'', Milano, Lerici, 1960
* [[Franco Fortini]], ''Rileggendo "Uomini e no", Berta, Enne due e [[Giacomo Noventa]]'', in "[[Il Ponte]]", 31 luglio-31 agosto 1973
* E. Guagnini, ''Letteratura, memorie e rappresentazione della Resistenza italiana nella letteratura'', in AA. VV., Tra totalitarismo e democrazia Italia e Ungheria 1943-1995 Storia e letteratura, Budapest, 1995
* [[Giorgio Luti]] - S. Romagnoli, ''L'Italia partigiana'', Milano, [[Longanesi]], 1975
* [[Giorgio Luti]], ''Narratori italiani del secondo Novecento'', Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1985
* F. Mollia, ''[[Cesare Pavese]]'' Saggio su tutte le opere, Firenze, [[La Nuova Italia]], 1963
* [[Giacomo Noventa]], ''Il grande amore in "Uomini e no" di [[Elio Vittorini]] e in altri uomini e libri'', Milano, [[All'insegna del Pesce d'Oro]], 1969
* [[Giacomo Noventa]], ''Tre parole sulla Resistenza e altri saggi, con un saggio di Augusto del Noce'', Firenze, [[Vallecchi]], 1973
* A. Paoluzi, ''La letteratura della Resistenza'', Firenze, [[5 Lune]], 1956
* L. Sturani, ''Antologia della Resistenza'', Torino, centro del libro popolare, 1951
* [[Vladimir Pereladov]] ''Il battaglione partigiano russo d'assalto'' [[La Squilla]] (Bologna), 1975
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=== Saggi storici ===
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|titolo=Saggi storici
|testo=<br/>
* ''Amico Nemico. Italia e Germania: immagini incrociate tra guerra e dopoguerra'', atti del convegno, In "Storia e memoria", n. 1, pp. 7-147, 1996
* Avagliano M. - Le Moli G., ''Muoio innocente. Lettere di caduti della Resistenza a Roma'', [[Mursia]], Milano1999
* Barbi G. - Niccolai L., ''Per la libertà. La Resistenza italiana nel fumetto'', Ed. Comune di Pistoia, [[Pistoia]] 1995
* Bartolini A., ''Per la patria e la libertà. I soldati italiani all'estero nella resistenza'', [[Mursia]], Milano 1986
* Bartolini A. - Terrone A., ''I militari nella guerra partigiana in Italia 1943-1945'', [[Sme]] Ufficio Storico, Roma 1998
* Battaglia R., ''Storia della Resistenza italiana'', [[Einaudi]], Torino 1964
* Bendotti A. - Bertacchi G., ''Memoria, mito e autorappresentazione nel dopoguerra: i partigiani, i prigionieri'', in "Studi e ricerche di storia contemporanea", n. 45, pp. 5-27, Bergamo 1996
* Bendotti A. - Valtulina E., ''Internati, prigionieri, reduci. La deportazione militare italiana durante la seconda guerra mondiale'', [[Stamperia Stefanoni]], Bergamo 1997
* Bendotti A., Resistenza. ''Gli studi e le memorie, in "Settegiorni"'', 25 aprile 1999, Bergamo 1999
* Binachini A. - Lolli F., Letteratura e Resistenza, Clueb, Bologna 1997
* [[Giorgio Bocca]], ''Storia dell'Italia partigiana'', [[Laterza]], [[Bari]] 1966
* Bonardi P., ''Scambi di prigionieri-ostaggi durante la lotta di liberazione'', 1989-1990
* Bonfanti G., ''La Resistenza. Documenti e testimonianze'', Ed. [[la Scuola]], Brescia 1976
* Ceva B., ''5 anni di storia italiana (1940-1945)'', [[Comunità]], Milano 1964
* [[Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri|Filippo Caruso]], ''Carabinieri d'Italia. Esempi, martirio, gloria'', [[Hoepli]], Roma 1948
* D'Alessandro S., ''Ausiliarie e partigiane, due mondi diversi'', in "Studi e ricerche di storia contemporanea", n. 47, pp. 47-70, Bergamo 1997
* ''Donne tra nazifascismo, guerra e Resistenza'', in "Storia e problemi contemporanei", n. 24, [[Ancona]] 1999
* [[Galliano Fogar]], ''Le questioni nazionali fra guerra e Resistenza: Venezia Giulia 1943-1945, in "Qualestoria"'', n. 1, pp. 50-67, [[Trieste]] 1985
* [[Galliano Fogar]], ''Foibe e deportazioni. Nodi sciolti e da sciogliere, in "Qualestoria"'', n. 3, pp. 67-85, [[Trieste]] 1989
* [[Galliano Fogar]]<ref>{{quote| Segretario dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia. Autore di saggi e volumi sulla Resistenza nella regione, sui rapporti fra classe operaia e regime fascista nel Cantiere di Monfalcone, sulle articolazioni del collaborazionismo a Trieste. Fra i contributi ed i volumi pubblicati, Sotto l'occupazione nazista nelle province orientali, Le brigate Osoppo-Friuli, Le zone libere in Friuli, L'antifascismo operaio monfalconese fra le due guerre, Nazionalismo e neofascismo a Trieste fra guerra e dopoguerra. È responsabile della rivista dell'Istituto "Qualestoria"}} da [http://www.irsml.it/Ranchi-Rossi-Fogar.htm [[Trieste]], Irsml, "I quaderni di Qualestoria"]</ref> ''Dalla cospirazione antifascista alla Brigata Proletaria'', 1973
* Fornaro V., ''Il servizio informazioni nella lotta clandestina. Gruppo Montezemolo'', Editoriale [[Domus]], Milano 1946
* Fossati R., ''Donne, guerra, Resistenza tra scena politica e vita quotidiana'', in "Italia contemporanea", n. 199, pp. 343-347, Milano 1995
* Franceschini D., ''Porzus.'' ''La Resistenza lacerata'', [[Isrts]] Trieste, [[Trieste]] 1996
* Fumarola A., ''Essi non sono morti. Le medaglie d'oro della guerra di Liberazione'', [[Poligrafico]], Roma 1945
* Gallerano N., ''La Resistenza tra storia e memoria'', [[Mursia]], Milano 1999
* Gamba A., ''Documenti sulla Resistenza italiana. I notiziari segreti del servizio informazioni dello Stato maggiore Esercito della [[Repubblica Sociale italiana]]'', [[Apollonio]], Brescia 1961
* Giacomini R. - Pallunto S., ''Guerra di resistenza'', [[Errebi]], [[Falconara]] 1997
* Giannini G., ''L'opposizione popolare al fascismo. Atti del convegno del 27-28 ottobre 1995, Centro Studi Difesa Civile'', Edizioni [[QualeVita]], [[Torre dei Nolfi]] 1996
* [[Vittorio Emanuele Giuntella]], ''Gli italiani nei lager nazisti, in "La Resistenza bresciana"'', n. 16, pp. 106-120, Brescia 1985
* Grassi G., ''Guida agli archivi della Resistenza, [[Ministero per i Beni Culturali e Ambientali]]'', Roma 1983
* ''I civili nella Resistenza'', Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, Roma 1995
* ICRS Napoli - G.i.s.c.co, ''Schiavi allo sbaraglio. Gli internati italiani nei lager tedeschi di detenzione, punizione e sterminio'', [[L'Arciere]], Cuneo 1990
* Koch F., ''Lo sfollamento nella memoria femminile. Proposta di lettura di alcuni testi dell'archivio diaristico nazionale'', in "[[L'impegno]]", n. 1, pp. 32-40, 1993 Lajolo L., I percorsi della democrazia. Tracce di studio su Resistenza e Costituzione, [[Israt]], Asti 1995
* ''La Marina militare nella Resistenza e nella guerra di Liberazione'', [[Stato Maggiore della Marina]], Roma s.d.
* Larat F., ''L'idea d'Europa e la resistenza al nazismo: la testimonianza della narrativa'', in "Storia e memoria", n. 2, pp. 7-97, 1997
* ''La Resistenza del linguaggio nell'arte italiana'', Ed. [[De Luca]], Roma1995
* ''La Resistenza nel cinema italiano'', [[Isrl]] [[Genova]], Genova 1995
* Legnani M. - Vendramini F., ''Guerra, guerra di liberazione, guerra civile'', FrancoAngeli, Milano 1990
* Leschi Vittorio (a cura) "L'8 settembre 1943 e i volti della Resistenza : dai diari di Marino Colombis, Lino Felician, Giorgio Pugi, Virgilio Covacci", Ed. LEG e Associazione Volontari della Libertà di Trieste, Gorizia 2010.
* [[Raffaele Liucci]], ''La tentazione della "casa in collina". Il disimpegno degli intellettuali italiani nella crisi del 1943-1945'', in "Studi e ricerche di storia contemporanea", n. 47, pp. 11-46, 1997
* [[Giorgio Luti]] - Romagnoli S., ''L'Italia partigiana'', [[Longanesi]], Milano 1975
* Malvezzi P. - Pirelli G., ''Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana'', [[Einaudi]], Torino 1994
* Marchetti A. - Tassinari G., ''La Resistenza nella letteratura'', Ed. Associazione partigiani "A. Di Dio", Milano 1965
* Mascia M., ''Epopea dell'esercito scalzo'', Ed. [[Alis]], Sanremo 1947
* Mazzolari P., ''La Resistenza dei cristiani'', [[La Locusta]], Vicenza 1965
* ''Medaglie d'oro alla memoria'', [[Ministero della Difesa]], Roma 1953
* ''Memoria e storia della Resistenza: una ricerca e un convegno'', Atti del Convegno, In "Storia e memoria", n. 1, 1997
* Milan M. - Vighi F. (a cura), ''La Resistenza al fascismo'', [[Feltrinelli]], Milano 1962
* Minardi M., ''Donne, Resistenza e cittadinanza politica. Avvenimenti, passioni, emozioni, delusioni'', [[Isr]] Parma-centro parità prov. PR, Parma 1997
* Momigliano [[Primo Levi]], ''Storia e memoria della deportazione. Modelli di ricerca e di comunicazione in Italia ed in Francia''. Atti del convegno, [[La Giuntina]], Firenze 1996
* Oliva G., [[Appunti per "Una storia di tutti". Prigionieri internati, deportati italiani nella seconda guerra mondiale]], Collana "Proposte di attività del Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della [[Costituzione]] Repubblicana", Torino s.d.
* Oliva G., ''I vinti e i liberati 8 settembre 1943-25 aprile 1945'', [[Mondadori]], Milano 1994
* Oliva G., ''La resa dei conti. Aprile-maggio 1945: Foibe, Piazzale Loreto e giustizia partigiana'', [[Mondadori]], Milano 1999
* Oliva G., ''Storia di due anni. 25 luglio 1943/25 aprile 1945'', Collana "Proposte di attività del Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della [[Costituzione]] Repubblicana", Torino s.d.
* Parisella A., ''Sopravvivere liberi'', [[Gangemi Editore]], Roma 1997
* [[Claudio Pavone]], Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati Boringhieri, Torino 1991
* Perona G., ''Formazioni autonome nella Resistenza''. Documenti, a cura dell'[[Insmli]], [[FrancoAngeli]], Milano 1996
* Poli L., ''Le forze armate nella guerra di Liberazione 1943-1945'', Comitato Nazionale per le celebrazioni del cinquantennale della Resistenza e della guerra di Liberazione, Roma 1995
* Quarenghi E., ''Segni della "guerra diversa"''. ''I monumenti della Resistenza'', in "Studi e ricerche di storia contemporanea", n. 43, pp. 69-81, 1995
* Quazza G., ''La Resistenza italiana. Appunti e documenti'', [[Giappichelli]], Torino 1966
* [[Giorgio Rochat]] - Santarelli E. - Sorcinelli P., ''Linea gotica 1944. Eserciti, popolazioni, partigiani'', FrancoAngeli, Milano 1988
* Romain R. H., ''I prigionieri militari italiani durante la seconda guerra mondiale. Aspetti e problemi storici'', [[Marzorati]], Milano 1985
* Sala T., ''Le questioni nazionali fra guerra e Resistenza: la guerra continua'', in "Qualestoria", n. 1, pp. 40-50, 1985
* Salvadori M., ''Storia della Resistenza italiana'', [[Neri Pozza]], Venezia 1955
* Santoro G., ''Le medaglie d'oro al valor militare della guerra di liberazione'', Roma 1989
* Scarpelli A., Documenti. ''Le forze partigiane contro il Governo di [[Salò]]'', [[La Cultura]], Roma 1965
* Scoppola P., ''25 aprile. Liberazione'', [[Einaudi]], Torino 1995
* [[Pietro Secchia]], ''Il Partito comunista italiano e la guerra di Liberazione 1943-1945''. ''Ricordi, documenti inediti e testimonianze'', in "Annali", Istituto [[Giangiacomo Feltrinelli]], anno tredicesimo, 1971
* Secci T. e Tobia C., ''Scritture di guerra e contro la guerra'', [[Editoriale Umbra]], [[Foligno]] 1997
* [[Paolo Emilio Taviani]], ''Breve storia della Resistenza italiana, Museo storico della Liberazione, ''Edizioni [[Civitas]], Roma 1995
* Valdevit G., ''Resistenza e Alleati fra Italia e Jugoslavia, ''in "Qualestoria", n. 1, pp. 3-12, 1980
* [[Giorgio Visintin]], ''Guerra di Liberazione sui Confini Orientali, 4 giugno 1942 -7 maggio 1945'', [[Milano]] 1975
* [[Giorgio Visintin]], ''Diario di Guerra'' editore Gruppo Informazione Formazione della Cooperativa Edificatrice Segratese, 2003
* [[Giorgio Visintin]], ''Antifascismo e guerra di Liberazione nella regione Giulia (14ma Brigata d'assalto Garibaldi [[Trieste]]'', videocassetta
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=== Donne e Resistenza ===
{{vedi anche|La donna nella Resistenza}}
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|titolo=Donne e Resistenza
|testo=<br/>
* Anna Bravo, ''Lavorare in tempo di guerra'', in "Memorie", Rivista di storia delle donne n° 30 (3, 1990).
* [[Anna Bravo]], Anna Maria Bruzzone, ''In guerra senza armi. Storie di donne (1940-1945)'', Editori [[Laterza]].
* [[Victoria de Grazia]], ''Il patriarcato fascista'', in "Storia delle donne in Occidente", In Novecento, Bari, 1992.
* [[Victoria de Grazia]], ''Le donne nel regime fascista'', [[Marsilio Editori]], Venezia, 1993.
* [[Marina Addis Saba]], ''Partigiane. Tutte le donne della Resistenza'', [[Mursia]] Editore, 1998.
* Anna Maria Bruzzone, Renata Farina, ''La Resistenza taciuta'', [[La Pietra]], Milano, 1976.
* [[Ada Gobetti]], ''Diario partigiano'', Torino, [[Einaudi]], 1956
* [[Miriam Mafai]], ''Pane Nero'', [[Mondadori]], Milano, 1987.
* [[Renata Viganò]], ''[[L'Agnese va a morire]]'', [[Einaudi]], Torino, 1949.
* F. Pieroni Bortolotti, ''Le donne della Resistenza antifascista e la questione femminile'', Milano, 1978.
* M. Alloisio, G. Beltrami, ''Volontarie della libertà'', Milano, [[Mazzotta]], 1981.
* D. Galliani, E. Guerra, L. Mariani, F. Tarozzi, "Donne della Resistenza ", in "Italia contemporanea", 200, sett. 1995.
* Delfina Tromboni, L. Zagagnoni, ''Con animo di donna'', Archivio storico [[Unione Donne in Italia|U.D.I.]] di Ferrara, 1991.
* [[Galli della Loggia]], ''Una guerra al femminile'', Roma-Bari, 1991.
* [[Claudio Pavone]], ''Una guerra civile: saggio storico sulle moralità nella Resistenza'', Torino, [[Bollati Boringhieri]], 1991.
* [[Teresa Noce]], ''Gioventù senza sole'', [[Editori Riuniti]], Roma, 1950.
* [[Carla Capponi]], ''[[Con cuore di donna]]'', [[Il Saggiatore (casa editrice)|Il Saggiatore]], Milano, 2000, ISBN 88-428-0854-7; Riedizione: Net, Milano, 2003, ISBN 88-515-2073-9.
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=== Bibliografia riguardante Resistenza anarchica, Bandiera Rossa e formazioni non rappresentate dal CLN ===
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|titolo=Bibliografia varia
|testo=<br/>
* [[Giorgio Bocca]], ''Storia dell'Italia partigiana, settembre 1943-maggio 1945'' Laterza, 1967 con storia di ''Autonomi di [[Enrico Martini|Mauri]]''
* [[Enrico Martini]], ''Mauri'', ''Partigiani penne nere'', Mondadori, 1972
* [[Giorgio Bocca]], ''Storia dell'Italia partigiana, settembre 1943-maggio 1945'' Laterza, 1967 con storia di brigata di [[Manrico Ducceschi]]
* P.Brouè, R. Vacheron, ''la tragica morte di [[Pietro Tresso]]'', Roma, Prospettive, 1996
* [[Silverio Corvisieri]], Bandiera Rossa nella resistenza romana, Odradek Edizioni
* [[Silverio Corvisieri]], Il Re, Togliatti e il Gobbo 1944. La prima trama eversiva, Odradek Edizioni
* [[Silverio Corvisieri]], Il mago dei generali. Poteri occulti nella crisi del fascismo e della monarchia, [[Odradek Edizioni]], [[2001]]
* Roberto Gremmo, ''I partigiani di Bandiera Rossa'', Biella, Edizioni ELF, 1995
* [[Felice Chilanti|Gloria Chilanti]] ''Bandiera rossa e borsa nera La Resistenza di una adolescente'', Mursia
* ''L'antifascismo rivoluzionario'', BFS, Pisa, 1993
* {{cita libro|cognome=Corvisieri|nome=Silverio|wkautore=Silverio Corvisieri|titolo=Il re Togliatti e il gobbo. 1944: la prima trama eversiva|anno=1998|editore=Odradek|città=Roma|id=ISBN 88-86973-05-5|id=ISBN 978-88-86973-05-2}}
* {{cita libro | cognome=Musu | nome=Marisa | wkautore=Marisa Musu | coautori=[[Ennio Polito]]|titolo=Roma ribelle. La resistenza nella capitale 1943-1944 | anno=1999 | editore=Teti | città=Milano | id=ISBN 88-7039-905-2 | id=ISBN 978-88-7039-905-9}}
* {{cita libro|cognome=Corvisieri|nome=Silverio|wkautore=Silverio Corvisieri|titolo=Il mago dei generali. Poteri occulti nella crisi del fascismo e della monarchia|anno=2001|editore=Odradek|città=Roma}}
* {{cita libro|cognome=Katz|nome=Robert|titolo=Morte a Roma. Il massacro delle Fosse Ardeatine|anno=2004|editore=Il Saggiatore|città=Milano|id=ISBN 88-515-2153-0|id=ISBN 978-88-515-2153-0}}
* ''La resistenza sconosciuta'', Zero in Condotta, Milano, 1995
* [[Pietro Bianconi]], ''La resistenza libertaria'', TraccEdizioni, Piombino, 1984
* Gaetano Manfredonia, ''La Resistenza sconosciuta: gli anarchici e la lotta contro il fascismo'', 1995
* Roberto Gremmo, ''L'ultima Resistenza: le ribellioni partigiane in Piemonte''
* Gino Cerrito, Adriana Dadà, ''Gli anarchici nella resistenza apuana''
* ''Atti della giornata di studi su L'Antifascismo rivoluzionario. Tra passato e presente'', Pisa, 25 aprile 1992, BFS, 1993
* ''Giornali anarchici della Resistenza 1943-'45 / Gli anarchici e la lotta contro il fascismo in Italia'', Ediz. Zero in Condotta, Milan], 1995
* Pietro Bianconi, ''Gli anarchici nella lotta contro il fascismo'', Ediz. Archivio Famiglia [[Camillo Berneri]], Pistoia, 1988
* G. Cerrito, con Adriana Dadà e Maria Pacini, ''Gli anarchici nella resistenza apuana'', Fazzi Editore, Lucca, 1984
* M. Rossi, ''Avanti siam ribelli..." Appunti per una storia del movimento anarchico nella Resistenza'', BFS, Pisa, 1985
* M. Lampronti, [[L'Altra Resistenza. L'Altra Opposizione (comunisti dissidenti dal 1943 al 1951)]], [[Antonio Lalli]], Firenze, 1984
* L. Cavalli, C. Strada, ''Nel nome di Matteotti. Materiali per una storia delle [[Brigate Matteotti]] in Lombardia, 1943-1945'', FrancoAngeli, Milano, 1982
* M. R. Bianco, ''Les anarchistes dans la Resistance", vol. 2, ''Témoignages 1930-1945'', in "Bulletin" C.I.R.A. Marseille, n. 23/25 del 1985
* I. Tognarini, ''Guerra di sterminio e Resistenza. La provincia di Arezzo 1943-1944'', E.S.I., Napoli, 1990
* [[Giorgio Sacchetti]], ''Resistenza e guerra sociale. Il movimento anarchico e la lotta di liberazione 1943-1945'', in "Rivista Storica dell'Anarchismo" Pisa, a. II, n. 1/1995
* Giorgio Sacchetti, ''Gli anarchici contro il fascismo'', 'Sempre Avanti', Livorno, 1995 "[[Almanacco Socialista]]", Milano, ed. Avanti! 1962, "A/Rivista Anarchica", Milano, n. 4/1973<ref>[http://xoomer.virgilio.it/anarchivio/archivio%20testi/020/20_03.htm ''Gli anarchici contro il fascismo'']</ref>
* C. O. Gori, ''Arrivano i partigiani, Pistoia è libera'', in "Microstoria", n. 35 (mag./giu. 2004)
* A. Ciampi, Virgilio Gozzoli, ''vita irrequieta di un anarchico pistoiese'', in “Microstoria”, n. 37 (set./ott. 2004)
* R. Corsini, ''Le tappe della vita di [[Silvano Fedi]]'', in "Bollettino Archivio [[Giuseppe Pinelli]]", n. 5 (lug. 1995)
* I. Rossi, ''La ripresa del Movimento Anarchico e la propaganda orale dal 1943 al 1950'', Pistoia, RL, 1981, pp. 26-30, 133-143
* Pietro Bianconi, ''Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo'', Pistoia, Archivio Famiglia [[Camillo Berneri]], 1988, pp. 83-97
* ''Gli anarchici contro il fascismo: Pistoia'', in "A Rivista Anarchica", n. 20, 1973
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=== Sulle Brigate Garibaldi ===
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* Luigi Borgomaneri, ''Due inverni, un'estate e la rossa primavera: le Brigate Garibaldi a Milano e provincia (1943-1945)'', FrancoAngeli, 1985
* [[Gabriella Nisticò]], [[Giampiero Carocci]], ''Le Brigate Garibaldi nella Resistenza: documenti'', Milano, Feltrinelli, 1979
* Marisa Diena, ''Guerriglia e autogoverno: Brigate Garibaldi nel Piemonte occidentale 1943-1945'', Parma, Guanda, 1970
* [[Claudio Pavone]], ''Una guerra civile: saggio storico sulla moralità nella Resistenza'', Torino, Bollati Boringhieri, 1991
* Gestro Stefano, ''La divisione italiana partigiana «Garibaldi». Montenegro 1943-1945'', Mursia, 1981
* [[Luigi Longo]], [[Pietro Secchia]], ''Storia del Partito comunista italiano'', Torino, Einaudi, 1975
* [[Cesare Bermani]], ''Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia'', (1), Ist. Storia Resistenza Biella-Vercelli, 2000
* [[Cesare Bermani]], ''Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia'', (2), Ist. Storia Resistenza Biella-Vercelli, 1995
* [[Cesare Bermani]], ''Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia'', (3), Ist. Storia Resistenza Biella-Vercelli, 1996
* Nozzoli Guido, ''Quelli di Bulow. Cronache della 28ª Brigata Garibaldi'', Editori Riuniti, 2005
* Antoni Varese, Ricci Giulivo, ''La brigata garibaldina Cento Croci, 4ª zona operativa ligure. Storia e testimonianze'', Giacché, 1997
* Carmagnola Piero, ''Vecchi partigiani miei'', Milano, FrancoAngeli, 2005
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=== Sul CLN ===
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|titolo=CLN
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* ''Atti e documenti del C.L.N. clandestino a Modena'', "Quaderni dell'Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia", [[LCCN]]: 78374473.
* Ferruccio Vendramini, Marco Borghi, ''I CLN di Belluno e Treviso nella lotta di liberazione'', [[Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea]], ISBN 88-7178-295-X.
* Mario Spagnoletti, ''Togliatti e CLN del sud. La svolta di Salerno dai verbali della giunta esecutiva'', Sapere, 2000.
* Maria Teresa Di Paola, ''La democrazia dei galantuomini. Le carte Fabiano e il CLN di Messina (1943-1945)'', EDAS, 1999.
* Pierangelo Lombardi, ''L'illusione al potere. Democrazia, autogoverno regionale e decentramento amministrativo nell'esperienza dei Cln (1944-1945)'', Milano, FrancoAngeli, 2003.
* ''Democrazia al lavoro. I verbali del CLN lombardo (1945-1946)'', 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1981.
* Luigi Martini, ''Per una storia del CLN. Ravenna (1943-'44) attraverso la testimonianza di «Vecchio» (Mario Morigi) e «Tommaso» (Camillo Bedeschi) delegati comunisti...'', Il Girasole, 1994.
* Sergio Cella ''La liberazione negata. L'azione del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Istria'', Del Bianco, 1990.
* Raffaele Colapietra, ''Dai comitati di liberazione all'assemblea costituente'', La Città del Sole, 1998.
* Francesco Feltrin, Anna Maria Preziosi, ''Nuovi documenti su [[Silvio Trentin]]. Il CLNRV e i problemi della scuola'', CLEUP, 2000.
* Marco Borghi Marco, ''Dopo la guerra. Politica, amministrazione e società nei verbali CLN provinciale trevigiano (dal 26 aprile 1945 al 27 giugno 1946)'', Cierre, 1998.
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== Documentari ==
* [[Fascist Legacy]] di particolare importanza per comprendere la formazione dell'attività partigiana ai confini orientali italiani ed in Jugoslavia, il documentario tratta in generale delle invasioni italiane in terra straniera volute dal fascismo con una sezione dedicata al periodo storico di dopo armistizio.
* ''La Resistenza della memoria'' regia di [[Danilo Caracciolo]] costituito da due parti ''Lame, la porta della memoria''; [[Lontano dagli eroi vicino agli uomini]]
* ''Donne nella Resistenza non armata a [[Roma]] e in [[Sabina]]''
Testimonianze dirette di lotta antifascista di [[Giulia D'Ovidio]] e [[Giovanna Marturano]], contributi di Walter De Cesaris e Sandro Portelli, regia Giuliano Calisti, Edizione e Montaggio
Francesco Giuliani, Riprese e voce illustrante Claudia Calisti, consulenza storica Giliano Calisti Silvio Antonini
* "Roma da un'estate all'altra", sull'occupazione nazista della città
* ''Staffette''. Un documentario sulla Resistenza delle donne in Italia, regista Paola Sangiovanni, produttrice Laura Cafiero
 
== Note ==
<references/>
 
== Voci correlate ==
* [[Antifascismo]]
* [[Partigiano]]
* [[Personaggi della Resistenza italiana]]
* [[La donna nella Resistenza]]
* [[Associazione Nazionale Partigiani d'Italia|ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]]
* [[Brevetto Alexander]]
 
=== Storia ed episodi della Resistenza ===
* [[Battaglia di Gorizia (1943)]]
* [[Esodo dei cantierini monfalconesi 1946 - 1948]]
* [[Linea gotica]]
* [[Periodo costituzionale transitorio]]
* [[Quattro giornate di Napoli]]
* [[Repubbliche partigiane]]
* [[Resistenza vicentina]]
* [[Storia del movimento partigiano a Genova]]
* [[Seconda guerra mondiale in Italia in cifre]]
 
=== Istituzioni e corpi della Resistenza italiana ===
* [[Comitato di liberazione nazionale]] (CLN)
* [[Anarchici e Resistenza]]
** [[Anarchici e Resistenza a Sestri Ponente]]
* [[Arditi del Popolo]]
* [[Battaglione Lucetti]]
* [[Brigate anarchiche operanti nella Resistenza]]
* [[Brigata Friuli]]
* [[Brigata Maiella]]
* [[Fiamme Verdi]]
* [[Formazioni di difesa proletaria]]
* [[Fronte Militare Clandestino]]
* [[Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri]]
* [[La Brigata Proletaria]]
 
=== Musei della Resistenza italiana ===
* [[Museo diffuso della Resistenza, della deportazione, della guerra, dei diritti e della libertà]]
* [[Museo audiovisivo della Resistenza]]
 
=== Canti della Resistenza italiana ===
{{vedi anche|Canti della Resistenza}}
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|q|q_preposizione=sulla|s=:Categoria:Canti_antifascisti_e_della_Resistenza|s_oggetto=alcuni canti|s_preposizione=della|s_etichetta=}}
{{interprogetto|commons=Category:Italian resistance movement}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Dmoz|World/Italiano/Società/Storia/Moderna_e_Contemporanea/20°_Secolo/Guerre_e_Conflitti/Seconda_Guerra_Mondiale/Resistenza/}}
* [http://www.storiaXXIsecolo.it/ storiaXXIsecolo.it Sito sulla storia contemporanea italiana cura del Centro Studi della Resistenza dell'Anpi di Roma]
* [http://www.resistenzaitaliana.it/ resistenzaitaliana.it Sito dell'Anpi di Roma sul Movimento di Liberazione in Italia]
* {{cita web|titolo=Stragi nazi fasciste, per la prima volta la verità su colpevoli e insabbiamenti|url=http://www.eccidi1943-44.toscana.it/stampa/espresso_011109/armadio_della_vergogna.htm|autore= Franco Giustolisi|data=11-09-2001|editore=espresso}}
* [http://www.ancr.to.it/ Archivio nazionale cinematografico della Resistenza]
* [http://www.universitadelledonne.it/anpiL.htm Guerra alla guerra: le donne nella Resistenza italiana]
* {{en}}[https://www.cia.gov/library/center-for-the-study-of-intelligence/csi-publications/csi-studies/studies/spring98/OSS.html The OSS and Italian Partisans in World War II], articolo del ''Center for the Study of Intelligence'' della [[Central Intelligence Agency|CIA]], scritto dall'ex agente dell''[[Office of Strategic Services]] [[Peter Tompkins]]
* [http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Curiosita/Non+tutti+sanno+che/R/21+R.htm I Carabinieri nella Resistenza e nella guerra di Liberazione]
* [http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/44/partigianibersaglieri.htm Guerra di Liberazione i [[bersaglieri]] [[partigiani]]]
* [http://www.museodellaresistenza.it/ Museo audiovisivo di [[Massa Carrara]] [[La Spezia]]]
* [http://www.regione.toscana.it/memoriedel900/storiamemorie/introduzione/index.html ''Storia e memorie del '900'']
=== Associazioni ===
* [http://www.anpi.it/ ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia]
* [http://nuke.combattentiliberazione.it/ ANCFARGL - Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione]. Sezione di Roma "Salvo D'Acquisto"
* [http://www.italia-liberazione.it/ INSMLI - Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia]
* [http://www.istoreto.it/ ISTORETO - Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti]
=== Partigiani e partigiane ===
* [http://www.anpi.it/uomini.htm ''Donne e uomini della Resistenza''] - il sito dell'ANPI dedicato alle biografie
* [http://www.storiaxxisecolo.it/biografieitalia/biografieit.htm ''I partigiani italiani''] - le biografie di Resistenzaitaliana.it
* [http://www.progettolineagotica.eu Progetto ''Uomini in guerra sulla Linea Gotica'']
* [http://intranet.istoreto.it/partigianato/default.asp La banca dati del Partigianato piemontese]
* [http://certosa.cineca.it/2/ Database dei caduti partigiani] ricordati nel ''Monumento Ossario dei caduti partigiani'' alla [[Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna|Certosa]] e nel ''Sacrario dei partigiani'' in Piazza Nettuno a [[Bologna]];
 
=== Raccolte di materiali: documenti, fotografie, audio e video sulla Resistenza ===
* [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/dossier.aspx?id=50 La Storia Siamo Noi Rai Educational] Filmati, materiali, interviste e documenti per ricordare, capire e riflettere su una pagina della storia italiana
* [http://www.immaginidistoria.it/epoche1.php?page=2&id=8/ Immagini di storia - La Seconda guerra mondiale e la Resistenza] - Raccolta di immagini sulla Seconda guerra mondiale in Italia con particolare attenzione alla Resistenza
* [http://www.archividellaresistenza.it/ Archivi della Resistenza] - Sito con archivi video, audio e foto dedicati alla Resistenza sulla Linea Gotica Occidentale a cura dell'associazione Archivi della Resistenza - Circoloo Edoardo Bassignani
* [http://www.vocidellamemoria.it/ ''Voci della memoria''. Un archivio digitalizzato per la memoria nel futuro'']. Progetto a cura del Gruppo giovani dell'ISR La Spezia
* [http://www.anpi.it/canzoniere/gradassi_musiche.pdf ''I canti partigiani come documento - Materiali ed analisi su canti partigiani nell'Aretino''], di Enzo Gradassi, su anpi.it
 
{{Resistenza italiana}}
{{Portale|Italia|storia}}
 
[[Categoria:Resistenza italiana| ]]
[[Categoria:Movimenti di liberazione nazionale]]
 
[[ar:حركة المقاومة الإيطالية]]
[[de:Resistenza]]
[[en:Italian resistance movement]]
[[es:Resistencia italiana]]
[[fr:Résistance en Italie pendant la Seconde Guerre mondiale]]
[[fur:Resistence taliane]]
[[ja:パルチザン (イタリア)]]
[[pt:Resistência italiana]]
[[ro:Rezistența italiană]]
[[sl:Italijansko odporniško gibanje]]
[[vec:Rexistensa italiana]]