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#REDIRECT [[Zac MacMath]]
{{vetrina inserimento}}
{{Conflitto
|nome del conflitto=Battaglia di Heraclea
|immagine=[[immagine:South_Italia_Pyrrhus_war.jpg|300px]]
|didascalia=Scenari della battaglia
|parte_di=delle [[Guerre pirriche]]
|luogo=[[Heraclea]], oggi [[Policoro]] ([[Lucania]])
|data=[[280 a.C.]]
|esito=Vittoria di [[Pirro]] re dell'[[Epiro]]
|schieramento1= [[Repubblica romana]]
|schieramento2= [[Epiro]] / [[Magna Grecia]]
|comandante1= [[Publio Valerio Levino]]
|comandante2= [[Pirro]]
|effettivi1= ~ {{formatnum:35000}} [[legione romana|legionari]]<br> 3 a {{formatnum:5000}} [[cavalleria|cavalieri]] ?
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|perdite1= 7.000 morti<br> 1.800 prigionieri
|perdite2= 4.000 morti
}}
{{Campagnabox Guerra di Pirro}}
La '''battaglia di Heraclea''' si svolse nell'anno [[280 a.C.]] tra le truppe della [[Repubblica romana]] guidate dal console [[Publio Valerio Levino]] e le truppe della coalizione greca d'[[Epiro]], di [[Taranto]], di [[Thurii]], di [[Metaponto]] e di [[Heraclea]], sotto il comando del re [[Pirro]].
Teatro dello scontro fu il territorio dominato dalla città di [[Heraclea]], (l'odierna [[Policoro]])<ref>{{Cita|L. Quilici|pag. 201}}</ref>. [[Plutarco]] descrive Pirro come accampato nella pianura tra [[Pandosia (Lucania)|Pandosia]] ed Heraclea, con il fiume Siris, attuale [[Sinni]], di fronte a lui<ref name=Plutarque16>[[Plutarco]], ''Vita di Pirro'', 16</ref>. Le celebri [[tavole di Heraclea]] fanno riferimento all'esistenza di una città di nome Pandosia nelle immediate vicinanze di Heraclea<ref>{{Cita|A.S. Mazzocchi|pag. 104}}</ref>. Da tali comunicazioni si deduce che Pirro fosse situato a una distanza molto breve dalla città di Heraclea, ma apparentemente fuori da tale territorio; il suo sito è stato fissato con una certa probabilità nell'attuale [[Anglona (Tursi)|Anglona]] (frazione di [[Tursi]]), nei pressi delle mura dell'antica città di [[Pandosia (Lucania)|Pandosia]]<ref>{{Cita|A.S. Mazzocchi|lc, pp. 104-105}}</ref><ref>Romanelli, vol. I, pag. 265</ref>, a circa 11 km dal [[mar Jonio]] e 6 km da Heraclea.
In quegli anni [[Roma]] stava espandendo la sua influenza su tutta la penisola e mirava a conquistare le autonome [[polis|poleis]] della [[Magna Grecia]]. Questa battaglia fu il primo scontro tra il mondo greco e quello romano e fu anche il primo in cui vennero utilizzati gli [[elefanti da guerra]], che i romani chiamarono "buoi Lucani"<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 357}}</ref> poichè visti per la prima volta in terra [[lucania|lucana]]. La battaglia fu vinta dalla coalizione epirota proprio grazie all'uso degli elefanti, arma potente e micidiale.
==Contesto storico==
[[Immagine:Magna Grecia 280aC.jpg|250px|thumb|right|La Magna Grecia nel 280 a.C.]]
Alla fine del [[III secolo a.C.]] la [[Repubblica romana]] cercava di estendere i propri territori verso il sud [[Italia]]. A quel tempo, [[Taranto]] era una tra le principali colonie greche della [[Magna Grecia]]. I rappresentanti della città, i democratici Philocharis e Ainesias<ref>{{Cita|Christopher L.H. Barnes|pag. 15}}</ref>, per salvaguardare l'indipendenza di Taranto, si opponevano a [[Roma]] che premeva per l'annessione di quei territori. Questa lieve inquietudine si accentuò dopo i successi romani:
* L'alleanza con i [[lucani]] nel [[298 a.C.]]<ref>{{Cita|E. Pais|pag. 68}}</ref>;
* La sottomissione dei [[sanniti]] nel [[291 a.C.]] e dei [[sabini]] nel [[290 a.C.]]<ref>{{Cita|A. Momigliano, A. Schiavone, G. Clemente, F. Coarelli|pag. 25}}</ref>;
* Le vittorie sulle città [[etruschi|etrusche]] e sui mercenari [[galli]].
Lo storico [[Pierre Grimal]]<ref name=grimal>{{Cita|P. Grimal|pp. 33-34}}</ref> ricorda le buone relazioni tra Roma e le città greche createsi grazie alle guerre sannite e allo sviluppo delle relazioni commerciali verso l’Oriente<ref name=rodi>Nel [[306 a.C.]], Roma strinse un accordo con [[Rodi]], importante potenza commerciale marittima.</ref>. Quando, nel [[282 a.C.]], i romani passarono via nave da Taranto, i tarantini consideravano ancora vigente un vecchio trattato<ref>[[Appiano di Alessandria]], ''Storia di Roma, le guerre sannitiche'', [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_samnite_1.html 7].</ref>, che per i romani, con lo sviluppo degli eventi<ref name=grimal /><ref name=rodi />, era ormai decaduto. Tale trattato impediva ai romani la navigazione con navi da guerra a nord del [[Capo Colonna|Capo Lacinio]]<ref name=ParetiRussi314>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 314}}</ref>. Era inoltre inibito l'intervento romano nelle città greche della costa ionica. Alcuni storici collocano, erroneamente, questo patto nell'anno [[303 a.C.]]<ref>Il patto è considerato molto più antico di tale data come si apprende in {{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 314}}</ref>. Le guerre che mobilitarono Roma in Italia centrale, però, portarono in secondo piano il blocco marittimo.
Secondo lo storico [[Marcel Le Glay]]<ref>{{Cita|M. Le Glay|pp. 68-69}}</ref>, una parte politica romana e delle grandi famiglie, tra cui la [[gens Fabia]], premevano per l’espansione di Roma verso il sud Italia.
Il blocco alla navigazione poteva essere un motivo del conflitto tra i romani e i tarantini: infatti Roma estese il suo controllo verso sud, fondando numerose [[colonia romana|colonie]] in [[Puglia]] e in [[Lucania]], dove tra le più importanti ci fu [[Venosa]] (antica Venusia)<ref>{{Cita|M. Conventi|pag. 168}}</ref>. Verso il [[285 a.C.]] le truppe romane intervennero nelle colonie greche d’Italia: [[Crotone]] (antica Kroton), [[Locri]] (antica Locres) e [[Reggio Calabria]] (antica Rhegium) per proteggerle dagli attacchi dei ribelli [[lucani]] e dei [[bruzi]], venendo dinuovo meno all'antico trattato<ref name=ParetiRussi314 />.
I democratici di Taranto intuirono il piano di guerra romano che mirava alla conquista della Magna Grecia. Inoltre i tarantini erano inquieti per l'ascesa al potere degli aristocratici romani a [[Thurii]], i quali decisero nel [[282 a.C.]] di far stanziare una guarnigione romana dentro la città, per proteggerla dai lucani<ref>''Periochae'' dal [http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae011.html#11 libro XI] della ''[[Ab Urbe condita libri]]'' di [[Tito Livio]].</ref>. Un’altra guarnigione di soldati romani si stanziò a [[Reggio Calabria]], mettendo lo [[stretto di Messina]] sotto la protezione romana. Tutto questo metteva in pericolo l’indipendenza delle colonie della [[Magna Grecia]].
==Casus belli==
Nell’autunno del [[282 a.C.]], durante le celebrazioni in onore di [[Dioniso]] svolte nel teatro in riva al mare, i tarantini videro dieci navi d’osservazione romane, comandate da [[Publio Cornelio Dolabella (console 283 a.C.)|Publio Cornelio Dolabella]], entrare nel golfo di Taranto<ref>Secondo lo storico polacco Krzysztof Kęciek, l'aristocrazia ordinò ai comandanti romani [[Publio Cornelio Scipione (console 218 a.C.)|Publio Cornelio Scipione]] e [[Lucio Valerio Flacco]] di arrestare i democratici tarantini e i loro sostenitori.</ref>. Irritati dalla violazione dei romani, i tarantini inviarono la loro flotta contro le navi romane. Durante lo scontro, quattro navi romane furono affondate ed una fu catturata<ref name=Appien>[[Appiano di Alessandria]], ''Storia di Roma, le guerre sannite'', [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_samnite_2.html 15 e 16].</ref>.
Lo storico romano [[Cassio Dione Cocceiano]] ha proposto tutt’altra versione dell’incidente: [[Lucio Valerio Flacco]], partito da Roma verso Taranto, attraccò nella città. I tarantini, irritati per l’ingresso dell’imbarcazione e credendo intenzioni aggressive, lo attaccarono e lo affondarono<ref name=Dion>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Fragmenta CV'', del libro IX</ref>.
L’esercito e la flotta tarantina partirono all’attacco della città di [[Thurii]] cacciando gli aristocratici, successivamente ristabilirono i democratici al potere e cacciarono via la guarnigione romana<ref name=Appien/>.
[[Immagine:Comic History of Rome Table 05 Pyrrhus arrives in Italy with his Troupe.jpg|300px|thumb|right|Pirro arriva in Italia con le sue truppe.]]
I romani, allora, organizzarono una missione diplomatica guidata dall'ambasciatore Postumio. Secondo [[Cassio Dione Cocceiano]], i diplomatici romani furono derisi e oltraggiati dalla popolazione tarantina che urinò sulla toga di Postumio<ref name=Dion/><ref>Il ''Periochae'' della ''[[Ab Urbe condita libri]]'' di [[Tito Livio]] conferma che gli ambasciatori furono maltrattati. ({{cita web|url=http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae00.html|titolo=Livy: the Periochae|accesso=05-03-2009|lingua=en}})</ref>, il quale subito dopo esclamò “ridete, ridete, il vostro sangue laverà i miei abiti”<ref>{{cita|E. Talbot}}[http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k39967h/f74.table pag. 67].</ref>.
Dopo questo affronto i romani chiesero la liberazione dei prigionieri, il ritorno dei cittadini espulsi da Thurii, il risarcimento dei danni che avevano causato e l’arresto degli autori dei crimini. Le rivendicazioni romane non furono comprese perché gli ambasciatori di Roma non parlavano bene il greco<ref name=Appien/>, furono reputate eccessive e quindi respinte. Fallita la missione diplomatica, Roma si sentì in diritto di dichiarare guerra a Taranto.
Malgrado le loro iniziali vittorie i tarantini erano consapevoli della forza di Roma e per questo chiesero aiuto a Pirro re dell’Epiro.
===Primo intervento armato===
Pirro non poteva rifiutare una richiesta di aiuto fatta da Taranto poiché quest'ultima aveva dato un contributo importante per la conquista di [[Corfù]] e per la riconquista della [[Macedonia]], persa nel [[285 a.C.]]. Inoltre si dice che i tarantini e gli altri alleati avessero affermato di poter disporre di 350.000 uomini e 20.000 cavalieri<ref>Il numero di cavalieri è troppo sproporzionato (soprattutto per una regione in cui esistevano allevamenti equini) rispetto a quello dei fanti, che andrebbe quindi ridotto a 250.000 ammettendo un errore di trasmissione scritta (KE' e ΛE'). ({{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 340}})</ref> reclutati tra sanniti, lucani e bruzi.
Nel [[281 a.C.]], sotto il comando di [[Lucio Emilio Barbula]], le legioni romane entrarono in Taranto e la conquistarono, malgrado i rinforzi dei [[sanniti]] e dei [[messapi]]. All’indomani della battaglia i [[greci]] chiesero una breve tregua e la possibilità di intavolare delle trattative con i romani.
I negoziati vennero bruscamente interrotti con l'arrivo a Taranto dell'ambasciatore [[Cinea]] che precedeva o accompagnava 3.000 soldati, avanguardia di Pirro, sotto il comando del generale [[Milone di Taranto]]<ref name=Plutarque1>[[Plutarco]], ''Vita di Pirro'', 15.</ref><ref name=ParetiRussi340>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 340}}</ref>. Il console romano Barbula, che si era spinto nel metapontino, venne a contatto con le macchine da guerra delle navi nemiche che erano disposte lungo la costa a pattuglia del golfo<ref name=ParetiRussi340 />. Nella battaglia che ne scaturì, Barbula, grazie alla sua astuzia, riuscì a subire perdite minori del previsto poiché dispose sul lato destro della colonna, esposti ai colpi, i prigionieri di guerra<ref name=Zonara>[[Giovanni Zonara]], ''Epitome'', VIII, 2.</ref>.
Il progetto di Pirro era quello di aiutare Taranto per poi giungere in [[Sicilia]] e quindi attaccare [[Cartagine]]. Sperava nel successo contro questi ultimi per conquistare l'egemonia sul [[mar mediterraneo|Mediterraneo]].
===I preparativi===
Dopo aver lasciato l’Epiro, Pirro fece numerose richieste: ad [[Antioco I]] (re della [[Siria]]), ad [[Antigono II Gonata]] (figlio di [[Demetrio I Poliorcete]]) e al [[re di Macedonia]], [[Tolomeo Cerauno]] a cui chiese un aiuto finanziario e marittimo. Il re dell’[[Antico Egitto|Egitto]] [[Tolomeo II]] promise l'invio di 4.000 soldati, 5.000 cavalieri e 50 [[elefanti da guerra]]<ref>[[Marco Giuniano Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. [[Pompeo Trogo|Pompeii Trogi]]'', [http://www.sflt.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/Justin/hist_univ_17_fr.txt libro 17,2].</ref><ref>[[Pirro]] aveva trascorso alcuni anni ad [[Alessandria d'Egitto]] con il cognato [[Tolomeo II]], che gli promise aiuti militari.</ref>. Questa forza doveva servire a difendere l’Epiro durante la campagna d’Italia.
[[Immagine:Lucania da The Historical Atlas, by William R. Shepherd, 1911.png|300px|thumb|right|La battaglia si svolse a ridosso del fiume ''[[Sinni]]'' (antico ''Siris''), nei pressi di ''[[Pandosia (Lucania)|Pandosia]]'']]
Pirro reclutò altri mercenari, come i cavalieri di [[Tessaglia]] e i frombolieri di [[Rodi]], per affrontare la campagna d'Italia<ref>I democratici di molte città greche non erano favorevoli ad andare in guerra assieme all'[[Epiro]] e per questo decisero di non aiutarlo.</ref>.
Nel [[280 a.C.]] Pirro si imbarcò verso le coste italiane. Sorpreso da una tempesta durante la traversata, che arrecò danni alle navi, preferì sbarcare le truppe probabilmente nei pressi di [[Brindisi]]<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 341}}</ref>, per poi raggiungere Taranto via terra favorito dall'aiuto dei messapi<ref>[[Appiano di Alessandria]], ''Storia di Roma, le guerre sannitiche'', [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_samnite_1.html 8].</ref><ref name=Plutarque1 /><ref name=Zonara />.
Dopo aver atteso le restanti navi, lasciò a Taranto un presidio di 3.000 uomini con il suo fidato ambasciatore [[Cinea]]<ref name=ParetiRussi340 /> e si accampò nei pressi di Heraclea con un'armata di circa 25.500 uomini, composta da 20.000 [[opliti]], 3.000 [[cavalieri]], 20 [[elefanti da guerra]], 2.000 [[arcieri]] e 500 [[frombolieri]]<ref name=Plutarque1 />.
I romani, che avevano previsto l’arrivo imminente di Pirro, decisero di mobilitare 8 legioni. Queste legioni comprendevano circa 80.000 soldati<ref>Sulla una base teorica, una legione completa, conteneva al massimo 4.200 fanti più 300 cavalieri. Quindi circa 33.600 legionari e 2.400 cavalieri, a cui si dovevano aggiungere gli uomini forniti dalla città alleate, generalmente un numero equivalente o superiore.</ref> divisi in quattro armate:
* La prima armata, comandata da Barbula, si stanziò a [[Venosa]] con il compito di bloccare i [[sanniti]] e i [[lucani]] per non farli congiungere con le truppe di [[Pirro]].
* La seconda armata aveva come compito la protezione di [[Roma]] nel caso in cui Pirro tentasse di attaccarla.
* La terza armata, comandata dal console [[Tiberio Coruncanio]], aveva il compito di attaccare gli [[etruschi]], al fine di evitare un’alleanza con Pirro<ref>{{Cita|A. Carandini|pag. 95}}</ref>.
* La quarta armata, comandata da [[Publio Valerio Levino]], aveva il compito di attaccare la città di Taranto ed invadere la Lucania.
Valerio Levino decise, quindi, di recarsi ad [[Heraclea]], città alleata dei tarantini, con l’intenzione di bloccare la rotta di Pirro verso le colonie greche della [[Calabria]]. Questa manovra servì ad evitare che le colonie greche di Calabria si sollevassero contro Roma.
==Forze in campo==
I numeri dell'esercito romano sono approssimativi, poiché le fonti presentano lacune in quel periodo storico<ref>Dai libri di [[Tito Livio]] c'è un vuoto storico che va dal [[293 a.C.]], al [[219 a.C.]] Gli altri riassunti trovati riguardanti questo periodo non sono dettagliati, e quindi incerti.</ref>. I numeri dell'esercito greco, invece, risultano essere molto più precisi<ref>Gli scritti di [[Plutarco]], sono meno lacunosi e apprendiamo, con una certa precisione, i numeri dell'esercito greco.</ref>.
===Repubblica romana===
[[Immagine:3084 - Firenze - Palazzo Pitti - Portico - Pirro - Foto Giovanni Dall'Orto, 28-Oct-2007.jpg|200px|thumb|right|Busto marmoreo raffigurante il re Pirro (Palazzo Pitti - Firenze)]]
La disposizione teorica delle truppe della [[Repubblica romana]]<ref>Sulla base teorica di 4.200 legionari e 300 cavalieri romani par legione.</ref><ref name=JeffJonas>{{en}} Jeff Jonas, {{cita web|url=http://www.ancientbattles.com/WAB_Successors/EpiroteScenario1.htm|titolo=''The Initial Clash: Republican Rome vs. Pyrrhus of Epirus''|accesso=17-02-2009}}</ref>:
Comandante: [[Publio Valerio Levino]]
* ~16.800 legionari romani suddivisi in quattro [[legione romana|legioni]]
* ~20.000 [[truppe ausiliarie dell'esercito romano|truppe alleate]] suddivisi in quattro legioni
* ~1.200 [[equites|cavalieri romani]]
* molte migliaia di [[cavalleria|cavalieri]] alleati che avevano il compito di difendere il [[castrum|campo]] e non presero parte alle ostilità.
===Epiro e Taranto===
La disposizione delle truppe d'[[Epiro]] e di [[Taranto]]<ref name=Plutarque1/><ref name=JeffJonas />:
Comandante: [[Pirro]]
* 20.000 [[opliti]] disposti a [[falange]]
* 3.000 cavalieri, incluse le truppe di [[Tessaglia]]
* 3.000 [[hypaspistai]] sotto il comando di [[Milone di Taranto]]
* 2.000 [[arcieri]] greci
* 500 [[frombolieri]] rodensi
* [[opliti]] e cavalieri di Taranto
* 20 [[elefanti da guerra]]
==Fasi del conflitto==
Pirro decise di non marciare immediatamente verso Roma, probabilmente per attendere i rinforzi alleati, ma nel frattempo il console Levino invase la Lucania e bloccò le armate dei lucani e dei bruzi che cercavano di unirsi agli uomini di Pirro<ref name=Plutarque16 />.
Non potendo più contare sui rinforzi, Pirro decise di accamparsi e attendere i romani nella piana situata tra le città di [[Heraclea]] e di [[Pandosia (Lucania)|Pandosia]]<ref name=Plutarque16 />, non lontano dalla riva sinistra del Sinni. Avendo meno uomini del console Levino, sperava in una ritirata dei romani per le eventuali difficoltà nella traversata<ref>[[Strabone]] scrive che il Sinni era navigabile (Strabone, ''Geografia'', libro VI, 1, 14), vedi anche:
* C.D. Fonseca, ''Le vie dell'acqua in Calabria e Basilicata'', Catanzaro, 1995, pp. 239-277.</ref>.
[[Immagine:Battaglia Heraclea1.jpg|280px|thumb|right|Prima fase della battaglia]]
===Prima fase===
Poco prima l'inizio della battaglia, Pirro inviò dei diplomatici al cospetto del console romano Levino per proporgli la sua mediazione nel conflitto tra Roma e le colonie greche della [[Magna Grecia]]<ref name=Plutarque16/>. I romani rigettarono la proposta e si accamparono nella piana sulla riva destra del fiume Sinni. Non potendo più ritardare l'azione, per la scarsità di rifornimenti, Levino decise di attraversare il fiume<ref name=ParetiRussi343>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 343}}</ref>.
Da [[Dionigi di Alicarnasso]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''Antichità romane'', libro XIX,12</ref> e da [[Plutarco]]<ref>[[Plutarco]], ''Vita di Pirro'', 16 e 17</ref> apprendiamo:
All’alba del [[1 luglio]] [[280 a.C.]] i romani attraversarono il fiume Sinni. Pirro non giunse in tempo con la cavalleria sulle sponde per sorprendere le truppe romane durante il guado<ref name=ParetiRussi343 />, così i cavalieri romani attaccarono indisturbati il fianco della fanteria greca lasciata in copertura. Le truppe greche accerchiate dalla cavalleria romana furono costrette alla ritirata.
===Seconda fase===
Dopo l'attacco romano, Pirro ordinò alla cavalleria macedone e tessaglia di attaccare la cavalleria romana. Il resto della sua fanteria, composta da mercenari, arcieri e una fanteria leggera, si mise in marcia. La cavalleria greca attaccò quella romana facendola ripiegare.
Durante il confronto, Oblaco Volsinio<ref>Oblaco è nominato da Plutarco nel suo Oplax.</ref> capo di un distaccamento ausiliario della cavalleria romana, fermò Pirro e con un attacco a sorpresa lo ferì facendolo cadere da cavallo. Nel vano tentativo di assalire il re epirota fu però bloccato e ucciso dai soldati greci. Pirro decise allora di ritirarsi dalla battaglia e di affidare il comando delle truppe a Megacle, uno dei suoi fidati ufficiali<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''Antichità romane'', libro XVIII,2.</ref>.
Gli [[opliti]] in formazione a [[falange]], giunti nei pressi dello scontro, debuttarono nella battaglia effettuando ben sette cariche nel tentativo di sopraffare i legionari romani<ref name=ParetiRussi343 />. Riuscirono a penetrare le prime linee nemiche ma non poterono continuare a meno di non rompere la loro formazione<ref>[[Polibio]] scrive dopo la [[Battaglia di Cinocefale]] del [[197 a.C.]] di come sia essenziale, al fine della vittoria, mantenere la formazione a [[falange]] ben serrata e con i lati coperti. La falange è pressoché imbattibile se sfidata frontalmente, ma estremamente debole agli assalti dai fianchi e dalle spalle. ([[Polibio]], ''Storie'', libro XVIII, 26).</ref>.
[[Immagine:Battaglia Heraclea2.jpg|280px|thumb|right|Seconda fase della battaglia]]
I romani intuirono le indecisioni di Megacle e non vedendo più Pirro al comando delle unità esultarono pensandolo morto. Galvanizzati dalla presunta notizia, cominciarono una contro-offensiva<ref name=Pyrrhus17>[[Plutarco]], ''Vita di Pirro, 17.</ref>. Per riprendere in mano le sorti della battaglia Megacle mandò in campo gli [[elefanti da guerra]] che crearono subito panico tra le fila romane<ref name=Justin>[[Marco Giuniano Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. [[Pompeo Trogo|Pompeii Trogi]]'', [http://www.sflt.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/Justin/hist_univ_18_fr.txt libro XVIII,1].</ref>.
La cavalleria epirota concluse il lavoro sbaragliando la fanteria romana ormai in ritirata e permettendo ai greci di impadronirsi del campo di battaglia e dell'accampamento romano. Nelle battaglie dell’antichità, la presa dell'accampamento nemico rappresentava una grande disfatta per l'avversario. Si suppone che i romani abbandonarono, nell'accampamento, materiali da guerra e armi. I legionari superstiti, forse seguendo la via Nerulo-Potentia-Grumento<ref>[[Giovanni Zonara]], ''Epitome'', VIII, 3, p. 372 C.</ref> si ritirarono a [[Venosa]] probabilmente senza il loro equipaggiamento<ref name=Justin />.
===Le perdite===
Plutarco riporta le perdite della battaglia citando due fonti molto divergenti<ref name=Pyrrhus17/>:
* Secondo lo storico greco [[Geronimo di Cardia]], l’esercito romano perse circa 7.000 soldati mentre Pirro ne perse 4.000.
* Secondo [[Dionigi di Alicarnasso]], le perdite furono molto elevate, 15.000 morti romani e 13.000 per Pirro.
Inoltre secondo [[Eutropio]] 1.800 romani furono fatti prigionieri. Lo storico [[Paolo Orosio]] fornisce un bilancio delle perdite romane sorprendente: 14.880 morti e 1.310 prigionieri per la fanteria, 246 cavalieri uccisi e 502 prigionieri, oltre a 22 insegne perse<ref>{{la}} [[Paolo Orosio]], ''Historiae adversum paganos'', [http://www.attalus.org/latin/orosius4.html#1 libro 4,1].</ref>. I numeri di [[Paolo Orosio]] riprendono quelle di [[Dionigi di Alicarnasso|Dionigi]] ed [[Eutropio]] che le riportano in più racconti.
Pirro cercò di reclutare i prigionieri romani, come aveva fatto in [[Oriente]] con i contingenti mercenari, ma questi ultimi rifiutarono, rimanendo fedeli a Roma<ref>[[Eutropio]], ''Breviario dalla fondazione di Roma'', libro II,11.</ref>.
==Conseguenze==
===Reazioni immediate===
Dopo la battaglia, rinforzi provenienti dalla [[Lucania]] e dal [[Sanniti|Sannio]] si unirono all’esercito di Pirro. Le città greche d'Italia si allearono con Pirro e a [[Locri]] fu cacciata la guarnigione romana<ref name=Justin />. A [[Reggio Calabria]], ultima posizione della costa del sud Italia controllata da Roma, il pretore campano Decio Vibullio, che comandava la guarnigione, massacrò una parte degli abitanti, cacciò i restanti e si proclamò amministratore di Reggio Calabria, ribellandosi all’autorità di Roma<ref>[[Polibio]], ''Storie'', [http://remacle.org/bloodwolf/historiens/polybe/un.htm libro I,1].</ref><ref>[[Diodoro Siculo]], ''Biblioteca storica'', libro XXII, 2.</ref>.
[[Immagine:Pirro Roma 280aC.jpg|lefth|thumb|300px|L'avanzata di Pirro verso Roma (280 a.C. - 275 a.C.)]]
Pirro, sapeva che il console Levino era a Venosa dove curava i feriti, riorganizzava l'esercito e attendeva i rinforzi<ref>[[Agostino d'Ippona]], ''[[La città di Dio]]'', III, 17.</ref><ref>[[Quinto Ennio]], ''[[Annales (Ennio)|Annales]]'', VI, fr. 183, V.</ref> e che il console Coruncario era impegnato in [[Etruria]], progettò una manovra su Roma con l'intento di spingere gli alleati romani alla ribellione e di sorreggere gli etruschi contro Coruncario<ref>[[Eutropio]], ''Breviario dalla fondazione di Roma'', libro II, 12, 1.</ref>. Durante un tentativo di prendere [[Napoli]], si accorse ben presto che l'organizzazione romana era più salda di quanto credesse. Questo tentativo gli fece perdere tempo e quando giunse a [[Capua]] la trovò già presidiata da Levino. Proseguì verso Roma devastando la zona del [[Liri]] e di [[Fregelle]] giungendo così ad [[Anagni]] e forse a [[Preneste]]. Qui intuì di una manovra a tenaglia progettata dai romani: infatti Coruncario stava scendendo dal nord dell'Etruria contro di lui<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pp. 344-345}}</ref>. Pirro si rese conto di non disporre di abbastanza soldati per battersi con Levino e Barbula e di fronte a tali circostanze decise di ritirarsi.
In seguito, [[Gaio Fabricio Luscino]] venne inviato come ambasciatore presso Pirro per trattare lo scambio dei prigionieri fatti durante la battaglia di [[Heraclea]]. Quando incontrò Pirro<ref>[[Cinea]], ambasciatore di Pirro, offrì a [[Gaio Fabricio Luscino]] una grossa somma di monete d'argento, ma quest'ultimo la rifiutò dicendo di amare più coloro a cui questo argento appartiene, che l'argento stesso. ([[Sesto Giulio Frontino]], ''Stratagemmi'', libro IV, III).</ref>, questo fu attratto dalle sue virtù, affidandogli i prigionieri per portarli con sè a Roma, a condizione che il [[Senato romano]] stabilisse un pagamento per il riscatto. Il Senato respinse le richieste di Pirro e Fabricio Luscino rimandò i prigionieri rispettando la sua promessa.
===Impatto sulla storia===
Questa battaglia incarna, insieme alla [[battaglia di Ascoli Satriano]], le prime resistenze della [[Magna Grecia]] contro la neonata [[Repubblica romana]] che intendeva estendere l’egemonia all’intera penisola italica. Malgrado le vittorie di Heraclea e più tardi di Ascoli Satriano, Pirro fu battuto a [[Battaglia di Benevento (275 a.C.)|Malevento]] (poi ribattezzata Benevento)<ref>{{Cita|G. Cavallo, P. Fedeli, A. Giardina|pag. 26}}</ref>. Quest'ultima battaglia segnò l’inizio del declino militare del mondo greco a vantaggio del mondo romano<ref>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pag. 366}}</ref>.
==Proverbi, leggende e superstizioni==
Dopo la vittoria di Ascoli Satriano, vinta di misura, con estrema sofferenza e con perdite altissime, proprio come la precedente ad Heraclea, si dice che Pirro esclamò: "Un'altra vittoria come questa e torno a casa senza esercito!"<ref>{{cita|E. Talbot}}[http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k39967h pag. 69].</ref>.<br/>
Analogamente, queste due vittorie, valsero a Pirro il classico detto: ''[[vittoria di Pirro]]'' che, a tutt'oggi, è usato in molte lingue<ref>{{cita web|url=http://www.roth37.it/COINS/Pirro/storia.html|titolo=La storia di Pyrrhus|accesso=06-02-2009}}</ref>:
* ''Pyrrhic victory'', in [[lingua inglese|inglese]];
* ''Victoire à la Pyrrhus'', in [[lingua francese|francese]];
* ''Victoria pírrica'' o ''Victoria a lo Pirro'', in [[lingua spagnola|spagnolo]];
* ''Vitória de Pirro'', in [[lingua portoghese|portoghese]];
* ''Pyrrhusseger'', in [[lingua svedese|svedese]];
* ''Sieg des Pyrrhus'' o ''Pyrrhus-Sieg'', in [[lingua tedesca|tedesco]].
==Note==
{{references|2}}
==Bibliografia==
=== Fonti primarie ===
* [[Appiano di Alessandria]], ''Storia di Roma, le guerre sannite''.
* [[Dionigi di Alicarnasso]], ''Antichità romane'', libro XVIII e XIX.
* [[Cassio Dione Cocceiano]], ''Fragmenta'', libro IX, CV e successivi.
* [[Quinto Ennio]], ''[[Annales (Ennio)|Annales]]'', libro VI, fr.183, V.
* [[Eutropio]], ''Breviario dalla fondazione di Roma'', libro II.11.
* [[Floro]], ''Compendio di Tito Livio'', libro I.18.
* [[Sesto Giulio Frontino]], ''Stratagemmi'', libro IV.3.
* [[Marco Giuniano Giustino]], ''Historiarum Philippicarum T. [[Pompeo Trogo|Pompeii Trogi]]'', libro XVII e XVIII.
* [[Agostino d'Ippona]], ''[[La città di Dio]]'', libro III.17.
* [[Paolo Orosio]], ''Historiae adversum paganos'', libro IV.1.
* ''Periochae'' della ''[[Ab Urbe condita libri]]'' di [[Tito Livio]], libro XI.
* [[Plutarco]], ''Vita di Pirro''.
* [[Polibio]], ''Storie'', libro I.1.
* [[Diodoro Siculo]], ''Biblioteca storica'', libro XXII.2.
* [[Giovanni Zonara]], ''Epitome'', libro VIII.
=== Fonti secondarie ===
* {{cita libro|Christopher L. H.|Barnes|Images and insults: ancient historiography and the outbreak of the Tarentine War|2005|Franz Steiner Verlag||url=http://books.google.it/books?id=iJm92U3qmO4C&printsec=frontcover&source=gbs_summary_r&cad=0|lingua=inglese|id=ISBN 3515086897|cid=Christopher L.H. Barnes}}
* {{cita libro|Andrea|Carandini|La Romanizzazione dell'Etruria|1985|[[Regione Toscana]]||cid=A. Carandini}}
* {{cita libro||[[Jérôme Carcopino]]|Pyrrhus, conquérant ou aventurier?|1961 ristampato nel 1992|Flammarion|Paris|lingua=francese|id=ISBN 2080500899}}
* {{cita libro||Guglielmo Cavallo, Paolo Fedeli, Andrea Giardina|Lo spazio letterario di Roma antica|1991|Salerno||id=ISBN 8884020751|cid=G. Cavallo, P. Fedeli, A. Giardina}}
* {{cita libro|Peter|Connolly|Greece and Rome at War||Greenhill Books||lingua=inglese|id=ISBN 185367303X}}
* {{cita libro|Marta|Conventi|Città romane di fondazione|2005|L'Erma di Bretschneider||id=ISBN 8882652858|cid=M. Conventi}}
* {{cita libro|Petros E.|Garoufalias|Pyrrhus, King of Epirus||||lingua=inglese|id=ISBN 090574313X}}
* {{cita libro|Pierre|Grimal|La civiltà dell'antica Roma|2007|Newton Compton||altri=tradotto da T.M. Blasi|id=ISBN 9788854108509|cid=P. Grimal}}
* {{cita libro|Krzysztof|Kęciek|Benewent 275 p.n.e|2001||Bellona Warsaw|lingua=polacco}}
* {{cita libro|Marcel|Le Glay|Rome, Grandeur et Déclin de la République|1990 ristampato nel 2005|Ed Perrin||lingua=francese|id=ISBN 2262018979|cid=M. Le Glay}}
* {{cita libro||[[Alessio Simmaco Mazzocchi]]|Commentario sulle Tavole Eracleensi|1754||Napoli|cid=A.S. Mazzocchi}}
* {{cita libro||Arnaldo Momigliano, Aldo Schiavone, Guido Clemente, Filippo Coarelli|Storia di Roma|1990|[[Einaudi]]||id=ISBN 9788806117412|cid=A. Momigliano, A. Schiavone, G. Clemente, F. Coarelli}}
* {{cita libro||[[Theodor Mommsen]]|Storia di Roma|1856|||url=http://www.mediterranee-antique.info/Rome/Mommsen/Histoire/HR_000.htm|capitolo=capitolo VII, Le guerre tra Roma e il re Pirro, nel libro II}}
* {{cita libro|John Drogo|Montagu|Battles of the Greek and Roman worlds|2000|Greenhill Books|Londres|lingua=inglese|id=ISBN 1-85367-389-7}}
* {{cita libro|Antonio|Nigro|Memoria tipografica ed istorica sulla città di Tursi e sull'antica Pandosia di Eraclea oggi Anglona|1851|Tip. Miranda|Napoli}}
* {{cita libro|Ettore|Pais|Storia di Roma dalle origini all' inizio delle guerre puniche|1926|Optiman||cid=E. Pais}}
* {{cita libro||Luigi Pareti, Angelo Russi|Storia della regione lucano-bruzzia nell'antichità|1997|Ed. di Storia e Letteratura||url=http://books.google.it/books?id=omqiQr6QrjwC&printsec=frontcover|id=ISBN 9788887114232|cid=L. Pareti, A. Russi}}
* {{cita libro|Lorenzo|Quilici|Forma Italie, vol. I, Siris-Heraclea|1967|Istituto di topografia antica dell'[[università di Roma]]|Roma|cid=L. Quilici}}
* {{cita libro|Maria Teresa|Schettino|Tradizione annalistica e tradizione ellenistica su Pirro in Dionigi (A.R. XIX-XX)|1991|Latomus|}}
* {{cita libro|Eugène|Talbot|Histoire romaine|1875|||url=http://visualiseur.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k39967h|lingua=francese|cid=E. Talbot}}
==Voci correlate==
*[[Guerre pirriche]]
*[[Storia di Roma]]
*[[Storia di Taranto]]
*[[Magna Grecia]]
==Collegamenti esterni==
* {{cita web|url=http://www.sflt.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/FLORUS/florus_Ep_1.txt|titolo=Florus, ''Abrégé de l'Histoire Romaine, Libro I, XVIII''|accesso=04-03-2009|lingua=la}}
* {{cita web|url=http://www.sflt.ucl.ac.be/files/AClassFTP/TEXTES/Justin/hist_univ_18.txt|titolo=Marcus Junianus Justinus, ''Abrégé des Histoires Philippiques de Trogue Pompée'' - Libro XVIII|accesso=04-03-2009|lingua=la}}
* {{cita web|url=http://remacle.org/bloodwolf/historiens/polybe/un.htm|titolo=Polibio, ''Histoire générale'', libro I, I|accesso=04-03-2009|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://perso.orange.fr/miltiade/rome-italie.htm#D|titolo=La Guerre de Pyrrhus en Italie|accesso=04-03-2009|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.satrapa1.com/articulos/antiguedad/pirro/batalla_heraclea.htm|titolo=La Bataille d'Héraclée|accesso=04-03-2009|lingua=es}}
* {{cita web|url=http://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/eracle1.pdf|titolo=Piero Pastoretto, ''Campagna di Pirro in Italia (280 a.C.-274 a.C.)''|accesso=04-03-2009}}
* {{cita web|url=http://www.basilicatanet.it/pino/la_vittoria_di_pirro_ad_eraclea.htm|titolo=La vittoria di Pirro ad Heraclea|accesso=04-03-2009}}
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[[zh:赫拉克利亞戰役]]
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