Uso bellico della polvere da sparo e Dalmine: differenze tra le pagine

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{{nota disambigua|l'azienda siderurgica di questa città|Dalmine (azienda)}}
{{Avvisounicode}}
{{nota disambigua|l'azienda chimica di questa città|Dalmine Resine}}{{Organizzare|Da completare organizzazione secondo [[Wikipedia:Modello di voce/Centro abitato]]}}{{Divisione amministrativa
L<nowiki>'</nowiki>'''uso bellico della polvere da sparo''' è una tecnica militare comunemente associata allo sviluppo di [[arma da fuoco|armi da fuoco]] adatte all'uso sui campi di battaglia, anche se in realtà la scoperta e l'utilizzo della [[polvere nera]] in oriente è di diversi secoli precedente la diffusione di massa.
|Nome=Dalmine
|Panorama=St Joseph church dalmine.jpg
|Didascalia=Chiesa parrocchiale di San Giuseppe
|Bandiera=Dalmine-Gonfalone.png
|Voce bandiera=
|Stemma=Dalmine-Stemma.png
|Voce stemma=
|Stato=ITA
|Grado amministrativo=3
|Divisione amm grado 1=Lombardia
|Divisione amm grado 2=Bergamo
|Amministratore locale=Lorella Alessio<!--nome, cognome SENZA titoli-->
|Partito=[[Partito Democratico (Italia)|PD]]
|Data elezione=09/06/2014 <!--DATA DI ELEZIONE, usare il formato GG/MM/AAAA-->
|Data istituzione=
|Altitudine=207
|Superficie=11.81
|Note superficie=[http://www.istat.it/it/archivio/82599 ISTAT - Superficie dei comuni, province e regioni al Censimento 2011]
|Abitanti=23420
|Note abitanti=[http://demo.istat.it/bilmens2017gen/index.html Dato Istat] - Popolazione residente al 30 giugno 2017.
|Aggiornamento abitanti=30-6-2017
|Sottodivisioni= Brembo, Guzzanica, [[Mariano al Brembo]], Sabbio Bergamasco, [[Sforzatica|Sforzatica Sant'Andrea]], Sforzatica Santa Maria d'Oleno<ref>
[http://www.comune.dalmine.bg.it/Allegati/files/DatiStatistici/2013/PopolazioneStraniera13.pdf Comune di Dalmine - osservare il srcondo grafico a torta] </ref>
|Divisioni confinanti=[[Bonate Sotto]], [[Filago (Italia)|Filago]], [[Lallio]], [[Levate]], [[Osio Sopra]], [[Stezzano]], [[Treviolo]]
|Zona sismica=4
|Gradi giorno=
|Diffusività=
|Nome abitanti=dalminesi
|Patrono=[[san Giuseppe]]
|Festivo=19 marzo
|PIL=
|PIL procapite=
|Mappa=Map of comune of Dalmine (province of Bergamo, region Lombardy, Italy).svg
|Didascalia mappa=Posizione del comune di Dalmine nella provincia di Bergamo
}}
 
'''Dalmine''' (''Dàlmen'' in [[dialetto bergamasco]]<ref>Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario di {{cita libro|curatore=Carmelo Francia, Emanuele Gambarini |titolo=Dizionario italiano-bergamasco |anno=2001 |editore=Grafital |città=Torre Boldone |isbn=88-87353-12-3 }}</ref><ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|p= 247}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:23420}} abitanti della [[provincia di Bergamo]], in [[Lombardia]]. Inoltre questo ducato è stato scelto nel 2018 per ospitare la capitale d'Italia.
Inizialmente utilizzata a fini ricreativi, la polvere da sparo venne usata diffusamente sin dal [[XII secolo]], durante la [[Dinastia Song]], per la costruzione di armi in forma di primitivi [[razzo|protorazzi]] o frecce incendiarie ed esplosive.<ref>Wernher Von Braun, Frederick I. Ordway, ''History of rocketry and Space travel'', 1975, Intl Pub, ISBN 9780690005882<!-- verificato sulla prima edizione, del 1950 e spicci, di cui non trovo ISBN --></ref>
 
== Geografia fisica ==
Queste armi da fuoco, che inizialmente comprendevano frecce propulse a razzo, razzi con catene chiodate e pentole esplosive, ed in seguito arrivarono a comprendere veri e propri cannoni e pezzi di artiglieria, furono usate dai difensori cinesi durante le invasioni mongole, e contribuirono in modo determinante alla difesa dell'impero. In seguito, i mongoli acquisirono alcune rudimentali tecniche legate a queste armi, e le portarono con sé nella loro marcia verso l'[[Europa]] e il [[Medio Oriente]] durante il [[XIII secolo]].
Il comune di Dalmine si colloca a circa 8&nbsp;chilometri a sud-ovest di [[Bergamo]], sulla sponda orientale del [[Brembo (fiume)|fiume Brembo]].
 
Dalmine è il risultato dell'unione urbanistica di sas sette centri diversi: Dalmine vero e proprio, Brembo, Guzzanica, Mariano, Sabbio, Sforzatica Sant'Andrea e Sforzatica Santa Maria d'Oleno. Il comune è stato istituito nel 1927 unendo i comuni preesistenti di [[Sabbio Bergamasco]], [[Mariano al Brembo]] e [[Sforzatica]], oltre alla borgata di Dalmine, che non era sede comunale.
Questo primo contatto fu uno stimolo per lo sviluppo delle nuove armi da fuoco soprattutto in Europa, dove nel [[XV secolo]] l'uso della polvere da sparo cominciò a diventare significativo, gettando le basi per la fine della guerra di cavalleria.
 
Confina a nord con [[Treviolo]], a est con [[Lallio]] e [[Stezzano]], a sud con [[Levate]] e [[Osio Sopra]], a ovest con [[Filago (Italia)|Filago]] e [[Bonate Sotto]].
L'uso delle armi da fuoco personali fu via via più predominante durante l'[[Storia moderna|Età moderna]] e continuando fino a metà del [[XIX secolo]], con il proprio apice con le [[Napoleone Bonaparte|Guerre napoleoniche]], ossia tra il [[1792]] ed il [[1815]].
[[File:Musket and Arquebus Gheyn.jpg|right|thumb|200px| Moschettiere che ricarica l'arma]]
 
Importante è il reticolo idrografico che compone il territorio comunale: su tutti spicca il fiume Brembo che delimita il confine amministrativo ad ovest. Numerosi sono inoltre i canali artificiali, utilizzati già in epoca medievale per l'irrigazione delle campagne, tra i quali i rami terminali della [[Roggia Serio Grande|Roggia Serio]], della [[roggia Morlana]] e della [[roggia Colleonesca]], che attingono al corso del fiume [[Serio]] in [[val Seriana]].
== L'evoluzione degli armamenti ==
=== Prime applicazioni ===
==== La nascita in Cina ====
Le prime prove di armi simili a cannoni risalgono al [[XII secolo]], quando diversi stati dell'attuale [[Cina]] svilupparono in modo più o meno indipendente armi da fuoco derivate dai fuochi artificiali già diffusi già dal [[X secolo]].
 
== Storia ==
La Cina si trovava sotto pressione da parte di tribù nomadi dei territori limitrofi, che spesso sconfinavano con razzie o vere e proprie conquiste.<ref>, Jack Kelly, ''Gunpowder: Alchemy, Bombards, & Pyrotechnics: The History of the Explosive that Changed the World'' - Basic Books, [[2004]]</ref>. Tra queste popolazioni vi furono [[tangut]], [[khitan]], [[manciù]] e soprattutto i [[mongoli]].
Le prime notizie di insediamenti nel territorio di Dalmine risalgono al [[Impero romano|periodo romano]]. In particolare, il ritrovamento nel quartiere di ''Sforzatica d'Oleno'' dei resti di una costruzione sacra, di un'ara sepolcrale e di epigrafi fa supporre la presenza di un borgo romano di una certa importanza. Nel podere Cimaripa del quartiere ''Mariano'' venne rinvenuto un corredo tombale tardo-[[galli]]co, che faceva parte di un complesso più numeroso, distrutto nel corso di lavori agricoli alla fine dell'Ottocento, reperti databili alla prima metà del [[I secolo a.C.]]
 
In [[Medioevo|epoca medioevale]] troviamo memoria di queste terre in numerosi documenti. I due villaggi di Sforzatica e di Oleno sono menzionati in documenti dell'[[879]] (vicus ''Sportiadica'') e del [[909]] (''Aulene''). Allo stesso anno risale la prima citazione di Mariano (''Marelianus'', [[909]]), che insieme a Guzzanica (''Jusianica'', [[970]]), era una delle 15 terre bergamasche fortificate con un “castello” prima dell'anno mille. Di Sabbio (''Sabie'') si parla per la prima volta nel [[954]]. Dalmine (''Almene'') invece appare in documenti del [[975]].
La tecnologia cinese raggiunse un buon grado di avanzamento, sviluppando per prima la tecnica del cannone a mitraglia (caricato con piccoli oggetti, in funzione anti-fanteria) e dell'uso navale del cannone.
 
Negli statuti di Bergamo del 1263 i cinque abitati di Dalmine, Guzzanica, Mariano, Sabbio e Sforzatica sono nominati come [[Comune medievale|comuni]] a sé stanti ed ognuno era dotato di un suo sistema difensivo. La popolazione di Oleno, al tempo del secondo incastellamento, abbandonò il villaggio per rifugiarsi nella vicina e più protetta Sforzatica.
Nell'[[XII secolo]] la Cina attraversò un periodo di frazionamento politico e scontri, che causò una rapida evoluzione degli armamenti.<ref name="Chase, Kenneth 2003">Chase, Kenneth (2003), ''Firearms: A Global History to 1700'', Cambridge University Press</ref>.
Nella descrizione dei confini comunali del [[1392]], il territorio di Dalmine, corrispondente all'attuale centro abitato e al suolo occupato dall'azienda, appariva come una grande proprietà di Giovanni di Baldino [[Suardi (famiglia)|Suardi]], il più importante dei capi della fazione [[Ghibellini|ghibellina]] di Bergamo. Tra il [[XIII secolo|XIII]] ed il [[XV secolo]] la famiglia cittadina Brembati, [[Guelfi|guelfa]], aveva provveduto ad acquisire numerosi terreni in Mariano. Tra la fine del Duecento e l'inizio del Quattrocento gli scontri per il dominio della città di Bergamo tra le fazioni ghibellina e guelfa si trasferirono nel contado, interessando più volte Sforzatica, Dalmine e Mariano. Nel [[1440]] la [[Repubblica di Venezia|Repubblica veneta]] tolse ai Suardi le loro proprietà in quanto nemici di Venezia. I Canonici Lateranensi di S. Spirito il 19 ottobre [[1498]] acquistarono questi possedimenti dalla famiglia vicentina da [[Thiene]].
 
La chiesa di S. Maria d'Oleno dipendeva da Bergamo (Pieve di Lallio). Le tre chiese di S. Andrea, S. Lorenzo e S. Michele dal [[XII secolo]] appartenevano alla pieve di Pontirolo vecchio (poi [[Canonica d'Adda]]) e facevano parte della [[diocesi di Milano]]. Nel [[1567]] [[san Carlo Borromeo]], per affermare la sua autorità in questa parte della diocesi, istituì la ''Vicaria di Sforzatica'', a cui furono assoggettate le 17 parrocchie bergamasche dipendenti da Milano. Nel 1599 furono riunite sotto la nuova pieve di [[Verdello]]. Dal 1787 le parrocchie milanesi passarono tutte alla diocesi di Bergamo.
Già dal [[904]] sono documentati dei proietti incendiari, i ''(fei-huo)''<ref>Gernet, Jacques (1996). ''A History of Chinese Civilization'', Trans. J. R. Foster & Charles Hartman, 2nd, Cambridge University Press, p. 311. "La scoperta trasse origine dalle ricerche alchemiche condotte da circoli taoisti nell'era T'ang, ma fu presto tradotta nell'uso militare verso il 904-6. Possiamo datare a quell'epoca i proiettili incendiari chiamati 'fuochi volanti' (fei-huo)."</ref>.
 
Nel corso del [[XVIII secolo]] vennero costruite tre nuove chiese (S. Andrea e S. Michele, consacrate nel [[1754]], e S. Lorenzo, nel [[1832]]), mentre quella di S. Maria d'Oleno venne ampliata e decorata. L'abbellimento di queste chiese vide la presenza in loco di importanti artisti come il Quaglio della Val d'intelvi, i [[Camuzio]] da Lugano, i fratelli Galliari da Biella. In questo secolo furono attivi due importanti scultori: Pietro Paolo Pirovano (1665-1738), originario di Viganò Brianza, ma residente a Sforzatica dalla fine del Seicento, e il figlio Antonio Maria Pirovano (1704-1770), che fu considerato insieme a Giovanni Sanz uno dei più importanti scultori bergamaschi dell'epoca.
Secondo Needham<ref>Needham, Joseph (1986). ''Science and Civilization in China'', Volume 4, Part 3. Taipei: Caves Books, Ltd.</ref>, la polvere da sparo fu usata per la prima volta in Cina nel [[919]], come innesco per un'altra sostanza incendiaria, il [[fuoco greco]]. La prima rappresentazione di un'arma da fuoco è uno striscione di [[seta]] della metà del [[X secolo]] proveniente da [[Dunhuang]] che mostra una "[[lancia da fuoco]]", antenata del fucile<ref>Needham, op. cit.</ref>.
 
Alla fine del Settecento subentrarono nuovi proprietari terrieri. Le terre di Dalmine furono sequestrate ai Canonici Lateranensi dalla [[Repubblica di Venezia]], che le vendette all'asta ai Conti Camozzi. Illustre fu [[Gabriele Camozzi|Gabriele]], grande patriota del [[Risorgimento italiano]]. Nelle proprietà dei Cassotti subentrarono i Dall'Ovo. Nella loro villa si segnala la sala dove è affrescata l'epopea dei [[Garibaldini]]. Qui 200 camicie rosse giurarono fedeltà a Garibaldi. A Brembo nel 1840 i fratelli Pesenti comprarono terreni e realizzarono una loro villa con annesso oratorio.
==== Il Wujing Zongyao ====
Le più antiche formule per la polvere da sparo arrivate sino a noi si trovano nel ''[[Wujing Zongyao]]''<ref name="Chase, Kenneth 2003"/> del [[1044]], che ne contiene tre: due per bombe incendiarie da usare con le [[Armi da assedio medioevali|macchine da assedio]], ed una che doveva costituire il propellente per bombe fumogene-avvelenanti. Sperimentazioni con diverse quantità di salnitro portarono nel tempo alla produzione di bombe, granate e mine, oltre a migliori frecce incendiarie. Per la fine del XII secolo, esistevano granate fuse nel ferro riempite con miscele di polvere da sparo capaci di deflagrare attraverso i loro contenitori metallici, anticipatrici degli ''Shrapnel''.
 
Il Conte On.le Gualtiero Danieli, esperto in diritto commerciale internazionale e deputato al regio Parlamento, sposato con la figlia di [[Gabriele Camozzi]], nel 1907 convinse la tedesca [[Mannesmann]] ad insediarsi a Dalmine, vendendo loro i terreni e aiutandoli nel realizzare le infrastrutture necessarie (ferrovia di collegamento, albergo, ...).
==== Lo Huolongjing ====
A metà del [[XIV secolo]], [[Jiao Yu]], che era stato ufficiale d'artiglieria di [[Zhu Yuanzhang]] e ne era divenuto un consigliere di fiducia, redasse un trattato militare, lo ''[[Huolongjing]]'', in cui raccolse progetti di armi, formule e strategie: tra le armi citate vi erano lance da fuoco, cannoni e bombarde, bombe velenose, [[mina navale|mine navali]], [[mina terrestre|mine terrestri]] che impiegavano acciarini a ruota e meccanismi a botola/trabocchetto, [[lanciarazzi]] e perfino razzi multi[[Vettore (astronautica)|stadio]]. Needham<ref>Needham, op. cit.</ref>. ipotizza che gli arcaici [[bossolo|bossoli]] raffigurati nel ''Huolongjing'' possano essere tra i primi manufatti di tale tipo.
 
Nella storia del movimento sindacale italiano Dalmine viene ricordata anche per la battaglia per ottenere la giornata lavorativa di otto ore. e proprio a Dalmine, il 15 marzo [[1919]], ci fu la prima e singolare occupazione della fabbrica, perché la produzione continuò con l'autogestione da parte dei lavoratori.
Lo ''Huolongjing'' contiene formule con quote di nitrato comprese tra il 12% ed il 91%, contro il 27-50% del ''Wujing Zongyao''. Sei delle formule del ''Huolongjing'' si avvicinano alla composizione che teoricamente raggiunge la massima forza esplosiva. Zhang<ref>Zhang, Yunming , ''Ancient Chinese Sulfur Manufacturing Processes'', ([[1986]]) Isis 77 (3): 487–497</ref> sostiene che l'uso della polvere da sparo in artiglieria come esplosivo (e non già come mera sostanza incendiaria) fu resa possibile dai miglioramenti nella raffinazione della [[pirite]] di zolfo durante la [[Dinastia Song]].
Per sottolineare l'importanza storica del fatto, il 20 marzo [[1919]] venne a Dalmine per la prima volta [[Benito Mussolini]] ed una seconda volta nel [[1924]], quando era già capo del governo. L'episodio venne esaltato per rimarcarne le fondamenta della politica sociale del [[fascismo]], che voleva basarsi sull'alleanza tra capitale e lavoro, tra impresa e lavoratori.
 
Il 3 marzo 1920 l'azienda, diventata italiana durante la prima guerra mondiale, cambiò la sua denominazione in “Dalmine s. a.”, prendendo il nome dal territorio in cui era collocata. Un dirigente aziendale, Ciro Prearo, nella primavera 1926 fu nominato podestà dei tre comuni di Sabbio Bergamasco, Sforzatica e Mariano al Brembo. Nel gennaio del 1927 deliberò la soppressione di quegli antichi enti e l'istituzione del ''nuovo e unico comune di Dalmine'' (Regio Decreto 7 luglio [[1927]]). Il villaggio di Dalmine, fatto di una torre e di poche case coloniche, cominciò a cambiare volto. Negli [[anni 1920|anni venti]] e [[anni 1930|trenta]] l'azienda diede al centro di Dalmine un'articolazione di tipo cittadino (viali, scuole, monumenti, quartieri, velodromo e piscina). Il 19 marzo [[1931]] venne inaugurata la nuova chiesa, anch'essa opera dell'azienda, e prese avvio la Parrocchia di S. Giuseppe. Con la crisi economica degli anni trenta la proprietà della “Dalmine” diventò pubblica, con il passaggio del pacchetto azionario della società alla Finsider (finanziaria siderurgica dell'[[IRI]]).
==== Testimonianze storiche ====
Nelle battaglie di [[Tangdao]] e [[Caishi]], entrambe del [[1161]], i combattenti utilizzarono sia granate sia bombe in contenitori morbidi confezionate con [[calce]] e zolfo. Nel [[1221]] sono menzionate bombe metalliche lanciate a mano, con la [[fionda]] o la [[catapulta]], ed ancor prima ([[1161]]) i trabucchi erano usati dalla Dinastia Song nelle battaglie navali che la contrapponevano alla [[Dinastia Jīn]].
 
Nel [[1944]], nell'ambito della [[seconda guerra mondiale]], la fabbrica del paese subì un [[bombardamento]] aereo<ref>[http://digilander.libero.it/torredalmine/torreDalmine/bombardamento.html Notizie storiche sul bombardamento: 6 luglio ‘44]</ref> operato dalle truppe alleate, che causò ben 274 morti<ref>[http://digilander.libero.it/dalmenscuole/comune/storia_doc/2a_guerra/index_2a_gm.htm Dalmine-Operazione 614 ]</ref>. Questo a causa del fatto che la fabbrica stessa nel corso della guerra produceva materiale bellico anche per conto dei tedeschi.
Il ''Tê-An Shou Chhêng Lu'', una cronaca dell'assedio di [[De'an]] ([[1132]]), riferisce che i Song abbiano usato le lance da fuoco contro i manciù.
 
Negli [[anni 1950|anni cinquanta]], con la ripresa produttiva, Dalmine diventò un polo di attrazione non solo per l'occupazione, ma anche per nuovi insediamenti. Il Vescovo di Bergamo mons. Bernareggi nel [[1949]] volle creare nella zona verso il fiume, conosciuta come “Campagna di Sforzatica”, una nuova parrocchia. Il parroco don G. Piazzoli nel 1957 vi fondò il quartiere ''Brembo'' e nel 1974 realizzò il museo del Presepio<ref>[http://www.museodelpresepio.com/ Mueo del Presepio]</ref>. Su richiesta della popolazione, ''Guzzanica'' si staccò da Stezzano e il D.P.R. del 23 gennaio [[1963]] sancì l'annessione al comune di Dalmine.
La prima raffigurazione di arma da fuoco è una [[scultura]] proveniente da una caverna nello [[Sichuan]] risalente al 1100, rappresenta un uomo che porta una [[bombarda]] a forma di vaso, da cui escono fiamme ed una palla di cannone. La più antica arma da fuoco scoperta, risalente al [[1288]], aveva un [[calibro]] di 2,5 cm. La seconda per antichità raggiungeva i 10,5 cm.
 
Tra la fine degli [[anni 1960|anni sessanta]] e la metà dei [[anni 1970|settanta]] ci furono lotte sindacali non solo per i contratti, ma anche per la difesa della salute. Il consiglio comunale più volte si pronunciò in merito alle vertenze in corso. Per circa quattro anni, dal [[1976]] al [[1980]], la provincia di Bergamo fu colpita da oltre un centinaio di atti di terrorismo. Anche a Dalmine ci furono manifestazioni di questo tipo, non solo per la partecipazione di qualche giovane a quei movimenti, ma anche perché furono progettate e realizzate azioni contro persone e cose. In particolare il 18 ottobre 1977 la caserma dei carabinieri di Dalmine fu colpita con esplosivo e armi da fuoco.
Nel suo [[poema]] "L'affare del cannone di ferro" ([[1341]]), uno dei primi racconti dell'uso dell'artiglieria con la polvere da sparo, [[Zhang Xian]] scrisse che una palla di cannone sparata da un "eruttore" poteva "trapassare il cuore o lo stomaco quando colpisce un uomo o un cavallo, e può anche trafiggere più persone in una volta". In guerra, i cinesi usarono i primi cannoni per difendersi dai mongoli, e successivamente l'arma fu adottata dagli stessi mongoli conquistatori. Un racconto di una battaglia del [[1389]] presso [[Hangzhou]] annota che sia i cinesi [[Dinastia Ming|Ming]] sia i mongoli erano dotati di cannoni.
La crisi della siderurgia mondiale degli [[anni 1980|anni ottanta]] ebbe forti conseguenze sul piano occupazionale, con una diminuzione valutabile in migliaia di posti. L'insediamento di nuove aziende e lo sviluppo del terziario crearono però nuovi posti di lavoro.
 
Nel [[1991]] si è insediata in Dalmine la ''facoltà di [[ingegneria]]'' dell'università di Bergamo. Con il Decreto del Presidente della Repubblica del 24 marzo [[1994]] è stato attribuito a Dalmine il titolo di ''[[città]]'', mentre nel 1999 sono stati avviati i lavori per l'insediamento del Polo tecnologico.
==== Il mondo arabo: l'''Furūsiyya wa al-Manāsib al-Harbiyya'' ====
Nel 1996, in seguito alla privatizzazione di molte aziende pubbliche, anche la “[[Dalmine (azienda)|Dalmine SpA]] è tornata ai privati, entrando a far parte della Techint della famiglia italo-argentina Rocca. Nel 2002 l'azienda ha cambiato denominazione in “TenarisDalmine”, mentre il titolo della “Dalmine” è uscito di scena dalla [[Borsa Italiana|Borsa di Milano]] il 16 luglio 2003, dove era entrato nel 1924.
La cultura araba conosceva il nitrato di potassio (salnitro) fin dall'[[VIII secolo]]. La prima opera araba contenente un processo di purificazione del salnitro è la ''al-Muqaddima'' (Introduzione), un testo di [[medicina]] scritto da [[Ibn Bakhtawayh]] nel [[1029]]. Nelle opere successive il salnitro divenne conosciuto con il nome di "neve cinese" ''(thalj al-Sīn)'', ed in breve chimici ed ingegneri musulmani appresero della polvere da sparo dei fuochi d'artificio ("fiori cinesi") e dei razzi ("frecce cinesi").
 
Oggi Dalmine è il quarto comune della provincia per numero di abitanti, dopo Bergamo città, Treviglio e Seriate.
Il primo processo completo di purificazione del nitrato di potassio è descritto nel [[1270]] dal chimico-ingegnere arabo [[Hasan al-Rammah|Ḥasan al-Rammāḥ]], un [[siria]]no, nel suo libro '' al-Furūsiyya wa al-Manāsib al-Harbiyya'' ("Il libro dell'arte equestre militare e degli ingegnosi apparecchi bellici"), dove si spiega per la prima volta l'uso del [[carbonato di potassio]] (nella forma di ceneri di [[legno]]) per togliere il [[carbonato di calcio]] e i [[sale|sali]] di [[magnesio]] dal nitrato di potassio.<ref>[[Ahmad Yusuf al-Hassan]], [http://www.history-science-technology.com/Articles/articles%202.htm Potassium Nitrate in Arabic and Latin Sources], ''History of Science and Technology in Islam''.</ref><ref name=Gunpowder>[[Ahmad Yusuf al-Hassan]], [http://www.history-science-technology.com/Articles/articles%203.htm Gunpowder Composition for Rockets and Cannon in Arabic Military Treatises In Thirteenth and Fourteenth Centuries], ''History of Science and Technology in Islam''.</ref>.
 
==Monumenti e luoghi d'interesse==
Al-Rammāḥ riporta anche le più antiche formule conosciute per un effetto esplosivo con la polvere da sparo: alcune sono praticamente identiche alla composizione ideale impiegata in tempi recenti (75% salnitro, 10% zolfo, 15% carbonio), come nel "razzo" ''tayyār'' (75% salnitro, 8% zolfo, 15% carbonio) e nel "razzo illuminante", ''tayyār buruq'' (74% salnitro, 10% zolfo, 15% carbonio).
Numerosi sono i luoghi d'interesse presenti sul territorio comunale. Delle strutture difensive medievali vale la pena menzionare presso la Biblioteca Civica la [http://digilander.libero.it/torredalmine/torreDalmine/''Torre Suardi''], erroneamente chiamata "Camozzi", dal nome della famiglia che ne fu proprietaria tra il [[1787]] e il [[1936]]; la ''torre di Sforzatica'' e la torre di Guzzanica. Il toponimo di Piazza Castello e la forma della piazza omonima a Mariano ci ricordano l'esistenza appunto di un castello che, secondo lo Jarnut (1980), fu costruito in forma associata e quindi di proprietà comune. Come pure nel quartiere Sabbio (comune a sé fino al 1927), si suppone ci fosse intorno all'anno 1200 pure un ''castra'' che peraltro troviamo citato nella pergamena capitolare n°372 conservata nella [[Biblioteca civica Angelo Mai|biblioteca Angelo May]] a Bergamo, dove nell'elenco delle proprietà terriere dei [[Monastero di Astino|monaci di Astino]] così è scritto:''prima petia terra est in castro de Sabio ...''(1251); comunque non è il solo documento che ne cita l'esistenza.
 
[[File:Chiesa parrocchiale di Sforzatica Santa Maria d'Oleno.jpg|thumb|left|La parrocchiale di Santa Maria d'Oleno a Sforzatica]]
Secondo al-Rammāḥ, quelle formule sarebbero state note a suo padre e a suo nonno, così facendole risalire quanto meno alla fine del [[XII secolo]].
 
=== Architetture religiose ===
==== Le applicazioni militari delle formule arabe ====
In ambito religioso molti sono invece gli edifici sacri degni di nota: nel centro la ''chiesa parrocchiale di [[San Giuseppe]]'', consacrata nel [[1931]]. Custodisce opere pittoriche risalenti al [[XVI secolo]], tra cui spicca una [[pittura su tela|tela]] col ''[[Cristo Redentore]]''.
Le più antiche applicazioni militari di queste composizioni esplosive con la polvere da sparo sono i "cannoni a mano" usati per la prima volta dagli [[egiziani]] per respingere i mongoli alla [[battaglia di Ayn Jalut|battaglia di ʿAyn Jālūt]] nel [[1260]] ed ancora nel [[1304]]. C'erano quattro diverse composizioni di polvere da sparo usate nei cannoni in battaglia, e la più esplosiva (74% salnitro, 11% zolfo, 15% carbonio) era vicina alla composizione ideale. Composizioni di questo genere sarebbero rimaste ignote in Europa fino al [[XIV secolo]]<ref name="Gunpowder"/><ref>[[Ahmad Yusuf al-Hassan]], [http://www.history-science-technology.com/Articles/articles%2072.htm Technology Transfer in the Chemical Industries], ''History of Science and Technology in Islam''.</ref>.
 
Inoltre sono presenti anche:
Ḥasan al-Rammāḥ descrive anche il primo [[siluro]] ([[1270]]): è un sistema a razzo riempito di materiale esplodente e con tre punti di innesco.
*la ''chiesetta di [[San Giorgio]]''. Erroneamente viene ritenuta la cappelletta di un convento dei [[Canonici Lateranensi]] che invece avevano il convento in Santo Spirito in [[Bergamo]]. I Canonici ne entrarono in possesso nel [[1498]], quando riscattarono i possedimenti di Dalmine dalla famiglia da Thiene di [[Vicenza]].
*la ''chiesa parrocchiale di Sant'Andrea'' in Sforzatica, venne edificata in stile [[rococò]] e conserva opere dello scultore locale Antonio Maria Pirovano.
*la ''chiesa parrocchiale Santa Maria d'Oleno'' di Sforzatica<ref>[http://www.dalmenweb.it/Sforzatica%20s.maria.htm Sforzatica: Chiesa di Santa Maria d'Oleno.]</ref>, che può essere considerata l'edificio più antico e di maggior rilevanza artistica presente sul territorio comunale. Venne edificata in tempi remoti, tanto da essere citata già in documenti risalenti al [[909]], in luogo di un precedente edificio di culto pagano riconducibile all'epoca dell'insediamento romano in Val Padana, del quale si possono ancora intravedere alcune tracce; venne ufficialmente consacrata nel 1595 dal Vescovo Giambattista Milani.
* la ''chiesa antica di Sabbio dedicata a San Michele Arc.(1754)'', in cui è presente una bella pala di Gio' Paolo Cavagna (Madonna in trono con bambino tra San Michele e S.Alessandro 1590); un organo della famiglia Bossi (rifatto nel 1881), stucchi attribuiti ai [[Camuzio]] di Lugano (1751) e sulla torre campanaria in cotto un leone di San Marco in pietra (1770) opera dello scultore sforzatichese Antonio Maria Pirovano.
 
=== IIArchitetture cannonemilitari ===
==== I rifugi antiaerei ====
{{vedi anche|cannone}}
Già nel 1939 il territorio di Dalmine venne suddiviso in “settori di esodo”, in ognuno dei quali vennero costruite trincee di ricovero. Nel 1943, su un'area di 6.097&nbsp;km² c'erano ben 159 ricoveri antiaerei, con una cubatura di 14.385 m<sup>3</sup> ed una capienza massima di 12.000 persone.
In seguito agli scambi culturali e soprattutto alla migrazione delle popolazioni mongoliche, i cannoni fecero la loro comparsa nel [[Islam|mondo musulmano]] e da lì a poco in Europa, verso il [[1300]]. Lo [[storiografia|storico]] [[spagna|spagnolo]] [[Juan de Mariana]] ([[1536]]-[[1623]]) riporta l'uso di polvere da sparo e cannoni nella presa di [[Algeciras]] del 1344, identificando la battaglia con la prima menzione della polvere nera e delle palle di cannone in un assedio occidentale.
In gran parte questi erano dislocati all'interno dello stabilimento o nelle immediate vicinanze nei quartieri “Garbagni” (detto “Baggina”) e Leonardo da Vinci (detto “Ville). Si trattava di rinforzi con travi posti all'interno di ogni caseggiato.
 
Nel frattempo la Dalmine SpA diede avvio alla progettazione ed alla realizzazione di rifugi antiaerei, scavati nei due quartieri anzidetti.
De Mariana riferisce che all'assedio avrebbero partecipato i [[conte|conti]] [[regno Unito|inglesi]] di [[Conte di Derby|Derby]] e di [[Salisbury]]: di conseguenza, [[Richard Watson]] ritiene probabile che tramite loro le conoscenze appresa circa la polvere da sparo, il cannone e relativo uso, fossero giunte agli inglesi, che ne fecero applicazione per la prima volta alla [[battaglia di Crecy]] ([[26 agosto]] [[1346]])
Esternamente i due rifugi mantengono ancora oggi il loro aspetto originale anche se soltanto quello del quartiere “Leonardo da Vinci” conserva ancora i caratteristici camini di aerazione. I due rifugi risultano essere strutturalmente uguali.
 
Sono costituiti da due pozzi che contengono ciascuno una scala a chiocciola attraverso la quale si giunge ad una profondità di 20 metri. A questo punto i due pozzi sono collegati tra loro da una galleria lunga circa 40 metri, che costituisce il vero e proprio rifugio antiaereo. Alle due estremità sono ricavate delle stanze che costituivano la sala comunicazioni e l'infermeria. In altre stanze erano collocati i servizi igienici e i locali dove erano sistemati i macchinari per il ricircolo dell'aria. Tra le caratteristiche di questo impianto c'erano le cosiddette “biciclette”, cioè degli elettroventilatori a quattro pedaliere che dovevano produrre un ricircolo forzato dell'aria.
Inoltre, [[William H. Prescott]], nel suo libro ''Ferdinando ed Isabella'' pone in risalto il fatto che gli spagnoli avevano acquisito la loro conoscenza della polvere da sparo dagli [[arabi]] di [[Granada]].
Il pavimento è costituito da piastre in cemento di 1 x 0,45 m, posate in modo da creare un'intercapedine di circa 20&nbsp;cm tra il pavimento e il terreno. Grazie a questa caratteristica costruttiva, all'interno della struttura il livello di umidità risulta relativamente basso e non vi è traccia di infiltrazioni d'acqua.
 
Nel rifugio del quartiere “Leonardo da Vinci” si possono osservare alcuni tratti dell'impianto elettrico originale e i resti di due cartelli che imponevano il divieto di fumare. A metà galleria si può ammirare una stalattite filiforme, unico esempio di concrezione rilevata in queste strutture.
La [[metallurgia]] europea dell'epoca, per quanto sviluppata, non consentiva la costruzione di fusti di grande resistenza, cosa che limitava precisione, potenza e soprattutto sicurezza dell'arma, e implicava ingombri e pesi che ne rendevano l'uso poco pratico.
 
Il rifugio antiaereo del quartiere Garbagni venne riaperto al pubblico in occasione del 50º anniversario del bombardamento nel 1994.
Questi vincoli, in parte poi superati dall'uso di fasciature metalliche addizionali sul fusto e dal miglioramento delle tecniche fusorie, resero il cannone inadatto all'uso campale e lo relegarono agli assedi di [[castello (architettura)|castelli]] e [[fortificazione|fortificazioni]], affiancandolo alla già diffusa [[guerra di mina]] e dall'impiego di altre armi non-esplosive.
 
=== Altro ===
Lo sviluppo di cannoni da [[assedio]] rese in poco tempo obsolete le fortificazioni di molti castelli esistenti, che affidavano le proprie difese a fossati (utili contro la fanteria), laghi (contro armi da lancio a corto-medio raggio) e alla resistenza delle pietre, spesso sufficiente anche contro i più potenti [[trabucco (arma)|trabucchi]] e [[catapulta|catapulte]].
[[File:Dalmine monumento casello.jpg|thumb|Il monumento agli agenti di polizia uccisi]]
Presso il casello d'ingresso al tratto autostradale [[Milano]]-[[Venezia]], è stato posto un particolare monumento a memoria dell'omicidio di due agenti di polizia, [[Luigi D'Andrea]] e [[Renato Barborini]], da parte del bandito [[Renato Vallanzasca]]. Il monumento ha la forma di un grosso tubo, che richiama la principale produzione industriale di Dalmine, con alcuni fori di arma da fuoco a rappresentare il fatto delittuoso che commemora.
 
==Tempo libero==
Per alcuni [[decennio|decenni]] la guerra favorì grandemente gli attaccanti, finché non furono sviluppate nuove forme di [[fortificazione]], quali [[Fortezza|Fortezze]] con [[mura (architettura)|mura]] [[angolo|inclinate]] e altre soluzioni geometriche per frenare e deviare le palle di cannone
Per Dalmine passa il [[Brembo (fiume)|fiume Brembo]] (che denomina anche l'omonimo sobborgo), il quale viene simpaticamente chiamato "il mare di Dalmine".
Non è infrequente infatti, durante i weekend che vanno in genere da Pasqua (e il lunedì in Albis in particolare) sino ad ottobre, vedere moltitudine di persone che si ristorano sulle sponde del fiume, in aree appositamente attrezzate vicino al rifugio degli alpini.
 
== Società ==
=== Le armi portatili ===
=== Evoluzione demografica ===
L'avanzamento [[tecnologia|tecnologico]] permise di affinare le tecniche di produzione delle armi da fuoco, rendendole più piccole e leggere fino a renderle portatili.
{{Demografia/Dalmine}}
 
== Cultura ==
L'invenzione dell'[[archibugio]], intorno al [[1410]], rese rapidamente obsoleto l'uso degli [[arciere|arcieri]], e scatenò una corsa al riarmo. Il primo utilizzo dell'arma fu probabilmente nella [[battaglia di Agincourt]] ([[1415]]).
=== Istruzione ===
[[File:Faculty of Engineering Bergamo.jpg|thumb|left|L'ingresso della facoltà di Ingegneria, in viale Marconi]]
A Dalmine ha sede la facoltà di Ingegneria dell'[[Università degli Studi di Bergamo]] con i corsi di studio attivi di Ingegneria Meccanica, Edile, Informatica, Gestionale e delle Tecnologie per la salute.
 
A Dalmine ha anche sede il [[polo per l'innovazione tecnologica della provincia di Bergamo]], nel quale sono attive numerose aziende dell'[[Information Technology]].
L'archibugio, utile ma ancora poco pratico per via della necessità di un cavalletto, fu affinato e ridotto nelle [[dimensione|dimensioni]] attraverso svariati rapidi sviluppi, culminanti nel [[moschetto]] a [[Canna (armi)#Canna ad anima liscia|anima liscia]] intorno al [[1600]].
 
=== Musei ===
Inizialmente il moschetto era semplicemente un tipo di archibugio più pesante, capace di sparare un colpo che perforava le armature, anche se a breve distanza. Inizialmente, nel [[XVI secolo]], anch'esso necessitava di essere montato su un bastone di sostegno per mantenerlo saldamente in posizione d'uso.
A Brembo di Dalmine è operante l'interessante [[Museo Permanente del Presepio]] inaugurato nel 1974 e dedicato all'arte [[Presepe|presepiale]] italiana ed estera.
 
== Geografia antropica ==
Il [[caliver]] era il tipo più leggero di archibugio. Intorno al 1600, queste armi da fuoco furono rese obsolete da moschetti più maneggevoli. Per la maggior parte del Cinquecento e del Seicento i moschetti erano ancora muniti di [[acciarino a miccia]], rimpiazzato verso il [[1690]] dalla pietra focaia che lo rendeva più rapido da ricaricare e meno incline all'inceppamento.
=== Urbanistica ===
==== La città dell'azienda e del fascismo ====
 
[[File:City hall dalmine.JPG|thumb|left|Il palazzo comunale, in piazza della Libertà, di chiaro stile fascista]]Un primo sguardo al centro comunale consente di apprezzare le "nuove" costruzioni e di cogliere nell'aspetto urbanistico della città le gerarchie del potere presenti negli [[anni 1930|anni trenta]] del Novecento.
I fanti col moschetto potevano arrecare gran danno alla cavalleria da una moderata distanza, ma erano vulnerabili nel corpo a corpo: le armi della fanteria vennero quindi dotate di baionette, per renderle adatte ad un uso simile a quello della [[picca]]
 
Due le strade realizzate in quel periodo che immettevano a Dalmine: l'asse principale, il ''[[Cardine (storia romana)|cardo maximus]]'' nord-sud (viale Benedetti, oggi Betelli), incrociava quello secondario est-ovest (viale Locatelli / Marconi), il ''[[Decumano|decumanus]]'', dando origine alla ''Piazza Impero'' (oggi ''Piazza Libertà''), l'antico Forum, con al centro il monumento al tubo alto 60 metri, comunemente chiamato "antenna".
[[File:Bayonette-p1000740.jpg|right|thumb|200px| Baionetta]]
 
Su un lato della piazza era posto il ''Municipio'' a cui si contrapponeva la ''[[Casa del Fascio]]'' con la ''Torre littoria''. ''“Nel 1938 le torri littorie non erano più le torri campanarie del Comune. Non stava più lì il simbolo comunitario del potere e dello Stato. Quella era l'ideologia urbanistica del '32, che si rifaceva all'Italia dei comuni”.''
=== La cavalleria ===
 
Nel '38 invece l'ideologia urbanistica s'è radicalizzata: "il fascismo è lo Stato, il potere vero è là"<ref>[Antonio Pennacchi, Fascio e martello. Viaggio per le città del duce. Laterza, 2008]</ref>. Per cui la torre littoria, simbolo del potere politico, fu posta a completare la casa del fascio. [[File:Piazza caduti 6 luglio 1944.jpg|thumb|Piazza Caduti 6 luglio 1944, già piazza 20 marzo 1919]][[File:Old Dalmine Entrance.JPG|thumb|left|Il vecchio ingresso della Tubi Dalmine, anch'esso in stile fascista]]Ma per Dalmine la Piazza Impero non era il vero centro del potere, perché mentre a nord si apriva verso l'aperta campagna, a sud il cardo era sbarrato dal ''Palazzo della direzione'' dello stabilimento. Tra questi due estremi erano poste le abitazioni, i negozi, la chiesa e la scuola. L'effetto che l'architetto [[Giovanni Greppi (architetto)|Giovanni Greppi]] aveva ottenuto era quello di ''“monumentalizzare una via chiudendone la prospettiva sulla facciata di un edificio rappresentativo”'', quello della vera sede del potere: la sede della direzione dello stabilimento. La chiesa di S. Giuseppe era significativamente orientata verso l'azienda, invece che sul tradizionale asse est-ovest, ed era priva del campanile.
La diffusione di archibugieri prima, e moschettieri poi, segnò la fine della cavalleria: dopo un primo periodo in cui i cavalieri cercarono di rafforzare le corazze, appesantendosi e perdendo in mobilità, l'inferiorità delle difese disponibili rispetto alle più semplici armi da fuoco divenne evidente, e la cavalleria pesante arrivò praticamente ad estinguersi nel [[XIX secolo]], perdendo il ruolo decisivo mantenuto nel Medioevo.
 
Davanti allo stabilimento, a ricordo della venuta di [[Benito Mussolini|Mussolini]] a Dalmine, si apriva la ''Piazza 20 marzo 1919'', ancora oggi esistente ma chiamata ''Piazza Caduti del 6 luglio 1944'' (bombardamento di Dalmine), circondata dagli italici pini marittimi. La fontana era sovrastata da un grande pannello in marmo (abbattuto nel 1945) con riprodotto il discorso del [[Duce]] che enunciava l'accordo tra capitale e lavoro, alla base della politica corporativa fascista. Dalmine era così diventata il grande palcoscenico delle manifestazioni fasciste.
Nel [[XVII secolo]] solo le unità esploranti di cavalleria continuavano ad indossare piastre d'acciaio anteriori e posteriori per proteggersi da truppe col moschetto in avanguardia o comunque separate dal grosso del reparto.
 
Spazzando via il vecchio centro e la villa Camozzi ''(1840 circa), che ad inizio Novecento ospitava un museo di cimeli del risorgimento appartenuti a [[Gabriele Camozzi]]'', l'azienda aveva risparmiato due strutture medievali: la torre Suardi e la chiesetta di S. Giorgio. Quasi a significare che questo territorio, grazie al suo contributo, era passato direttamente dal Medioevo all'età moderna.
Alcuni eserciti cercarono di unire la potenza dell'arma da fuoco con la difesa e la mobilità del soldato a cavallo, sviluppando unità quali i [[corazzieri]]: queste unità, armate di pistole ed inizialmente molto simili alla cavalleria pesante, andarono via via dismettendo le corazze, consci della loro inutilità e dannosità, arrivando in era napoleonica ad un semplice elmetto e una pettorina metallica.
 
=== Frazioni ===
Nonostante la cavalleria pesante tradizionale fosse ormai obsoleta, nuove forme di cavalleria presero piede: tra questa la più importante fu la [[cavalleria leggera]], adatta alle schermaglie e all'esplorazione, che anticipava le future dottrine di mobilità.
 
Dalmine si divide in sette nuclei che ne costituiscono il comune<ref>
Un altro esempio di cavalleria ibrida è il [[Dragone]], cioè il fante a cavallo: mobile quanto la cavalleria leggera, ma non altrettanto vulnerabile grazie alle tattiche di combattimento a piedi, armato di [[carabina]], pistola e [[sciabola]] (o più raramente un'ascia).
[http://www.comune.dalmine.bg.it/Allegati/files/DatiStatistici/2013/PopolazioneStraniera13.pdf Comune di Dalmine - osservare il secondo grafico a torta] </ref>:
* Brembo;
* Dalmine centro;
* Guzzanica;
* [[Sforzatica|Sforzatica Sant'Andrea]];
* Sforzatica Santa Maria;
* [[Mariano al Brembo]];
* Sabbio Bergamasco.
 
== Economia ==
L'[[Impero ottomano]] fu tra quelli che mantennero i corpi di cavalleria in servizio più a lungo, nonostante fossero stati anche tra i primi ad adottare l'uso delle armi da fuoco tra i corpi di [[giannizzeri]]<ref name=Nicolle>{{Cita libro| cognome = Nicolle| nome = David| wkautore = David Nicolle| titolo = The Janissaries| editore = [[Osprey Publishing|Osprey]]| data = 1995| pagine = 22| id=ISBN 1-85532-413-X}}</ref>.
=== Industria ===
{{...||centri abitati}}
 
[[Tenaris]]
Sebbene cannone e moschetto fossero stati usati dagli ottomani già molto tempo prima, fu nel [[XVII secolo]] che apparve in tutta evidenza quanto fossero inefficaci le tradizionali cariche di cavalleria al confronto di salve concentrate di fucileria-artiglieria.
 
== Amministrazione ==
A partire dal XVIII secolo, la concezione ormai superata delle cariche di cavalleria portò a pesanti sconfitte, ad opera degli [[Asburgo d'Austria]] e di altri.<ref>Jonathan Grant, "Rethinking the Ottoman Decline: Military Technology Diffusion in the Ottoman Empire, Fifteenth to Eighteenth Centuries", ''Journal of World History'', Vol. 10, No. 1 (1999) 179-201 (182)</ref>
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec
|23 aprile [[1995]]
|14 giugno [[1999]]
|Antonio Bramani
|[[Lega Nord]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|14 giugno [[1999]]
|8 giugno [[2009]]
|Francesca Bruschi
|[[Democratici di Sinistra]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|8 giugno [[2009]]
|19 marzo [[2013]]
|Claudia Maria Terzi
|[[Lega Nord]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|<ref>Sospesa dopo essere diventata assessore regionale.</ref>
}}
{{ComuniAmminPrec
|19 marzo [[2013]]
|9 giugno 2014
|Alessandro Cividini
|[[Lega Nord]]
|[[Vicesindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|9 giugno [[2014]]
|'' in carica''
|Lorella Alessio
|[[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]]
|[[Sindaco (Italia)|Sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
 
== Infrastrutture e trasporti ==
=== L'artiglieria ===
La [[Stazione di Verdello-Dalmine|stazione ferroviaria di Verdello-Dalmine]], posta lungo la [[ferrovia Bergamo-Treviglio]] è servita da treni regionali svolti da [[Trenord]] nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la [[Regione Lombardia]].
[[Gustavo II Adolfo di Svezia]] fu il [[pioniere]] dell'uso dell'artiglieria campale leggera negli anni trenta del [[XVII secolo]].
 
Fra il [[1890]] e il [[1953]] la località era servita dalla [[tranvia Monza-Trezzo-Bergamo]], che proprio a Dalmine aveva una diramazione, attiva fino al [[1947]] lungo via Locatelli, a servizio delle maestranze operaie del vicino [[Dalmine (azienda)|stabilimento siderurgico]]<ref>{{cita libro|autore=Paolo Zanin|titolo=Monza e i suoi tram. Storia dei collegamenti tranviari da Monza a Milano e alla Brianza|ed=2|anno=2009|editore=Phasar|città=Firenze|cid=Zanin (2009)}} ISBN 978-88-6358-028-0.</ref>.
In occidente il cannone esordì nella guerra navale nel [[XVI secolo|XVI]]-[[XVII secolo]], e soppiantò rapidamente ogni altra arma imbarcata: le armi personali, invece, ottennero solo una limitata importanza legata all'uso durante gli abbordaggi, gli scontri ravvicinati e le escursioni a terra.
 
== Sport ==
[[File:Tipu Sultan BL.jpg|thumb|right| Il [[sultano]] [[Fateh Ali Tipu]]]]
Il 2 giugno [[1997]] la 16ª tappa del [[Giro d'Italia]] 1997 si è conclusa a Dalmine con la vittoria di [[Fabiano Fontanelli]].
Nel [[XVIII secolo]] comparvero anche dei razzi in ferro, usati dalle forze del [[sultano]] [[Fateh Ali Tipu]] del [[regno di Mysore]] ([[India meridionale]]) contro le forze più numerose della [[Compagnia Inglese delle Indie Orientali]] durante le [[guerre anglo-misore]].
 
Formazioni calcistiche dilettantistiche affiliate alla [[FIGC]] presenti in Dalmine:
I razzi mysore di questo periodo erano molto più avanzati di quanto gli inglesi avessero mai visto, principalmente per l'uso del ferro per contenere il propellente; ciò permetteva maggior spinta, ed un raggio più lungo per il missile, fino a 2 km.
Città di Dalmine, (Prima Categoria), la nuova compagine Dalminese "F.C.D. Dalmine 2012" e poi S.S.Brembo (2ªCategoria), US Sabbio e Mariano Dalmine (3ª Categoria)
 
La compagine del ''CRAL DALMINE'' milita dal 2005 nel campionato di C Silver di pallacanestro, ed ha squadre in sei campionati giovanili per un totale di 250 atleti.
Dopo la sconfitta di Tippu nella [[Quarta guerra anglo-mysore]] ([[1798]]–[[1799]]), i razzi di ferro catturati ai mysore vennero usati come ispirazione per i razzi britannici, prontamente impiegati nelle [[Guerre napoleoniche]]<ref>Roddam Narasimha (1985). [http://nal-ir.nal.res.in/2382/01/tr_pd_du_8503_R66305.pdf Rockets in Mysore and Britain, 1750-1850 A.D.] National Aeronautical Laboratory and Indian Institute of Science.</ref>.
 
Dal [[2008]], anche il rugby sarà presente a Dalmine con l'iscrizione al [[Campionato Italiano di Serie C]] della neonata [[Rugby Dalmine]], costola del [[Cus Bergamo Rugby]].
== L'evoluzione delle difese ==
=== Le fortificazioni poligonali ===
{{Vedi anche|Fortificazione alla moderna}}
Il periodo [[1500]]-[[1801]] vide un rapido progresso nella tecnica fortificatoria europea. Laddove i castelli medievali avevano fatto affidamento su alte mura per contrastare gli attaccanti, le prime fortificazioni ''alla moderna'' avevano la missione di resistere a bombardamenti di artiglieria.
 
==Note==
Per ottenere questo risultato, gli ingegneri italiani svilupparono una tecnica nota in Italia come ''fortificazione alla moderna'' e all'estero come ''trace italienne'' ovvero "tracciato all'italiana". Dette fortezze avevano mura basse, spesse e dal profilo angolato, concepite per assorbire o deviare il fuoco dei cannoni ostili. In aggiunta, erano spesso costruite a forma di [[stella]], con [[bastione|bastioni]] che si allungavano a formare angoli compresi fra i 60 e i 90 gradi.
<references/>
 
==Bibliografia==
Tale linea era studiata allo scopo di assicurare che ciascun bastione fosse coperto dal fuoco di un bastione adiacente, eliminando le "zone morte" che avrebbero favorito l'azione degli attaccanti. Queste fortificazioni di ultima generazione annullarono il vantaggio che il cannone aveva inizialmente assegnato agli assedianti dando inizio ad una corsa "cannone contro fortificazione" che sarebbe terminata con la vittoria definitiva dell'artiglieria e dei bombardamenti aerei solo dopo la [[prima guerra mondiale]].
* PAGNONI Luigi, ''Chiese parrocchiali bergamasche: appunti di storia e arte'', Bergamo 1992.
* LANGÉ S., PACCIAROTTI G., ''Barocco Alpino. Arte e architettura religiosa del Seicento: spazio e figuratività'', Milano 1994, 220.
* MAZZARIOL Paolo, ''I Camuzio di Montagnola. Stuccatori a Bergamo e nel Bergamasco'', in Giorgio Mollisi (a cura di), ''Svizzeri a Bergamo nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dal Cinquecento ad oggi. Campionesi a Bergamo nel Medioevo'', Arte&Storia, anno 10, numero 44, settembre-ottobre 2009, 236-245 (con ampia bibliografia).
* [http://digilander.libero.it/torredalmine/torreDalmine/Personale.html PESENTI Claudio], CORTESE Valerio, SUARDI Enzo, [http://digilander.libero.it/centenariolavoro/Ricerca%20storica.html ''Le campane e la sirena. Le comunità parrocchiali nelle trasformazioni del lavoro e del territorio: 1909-2009''], [http://www.centrograficostampa.it/ Edizioni Kolbe], 2010. ISBN 978-88-8142-063-6. ''Oltre alla descrizione riguardante il centro comunale durante il fascismo, un capitolo è dedicato alla istituzione del comune, alle vicende della guerra e della fine del fascismo, alla fondazione del nuovo villaggio del Brembo e al periodo del terrorismo.''
* MERLA Paolo, ''Da Garibaldi a D'Annunzio. Storia, libri e gesta di una famiglia lombarda'', Eurolito, Bergamo 2005.
* MERLA Paolo, ''Il generale De Chaurand e la dignità della memoria'', Grafica & Arte, Bergamo 2009.
* MERLA Paolo, Garibaldi, Un UOMO dimenticato, Sestante Edizioni, Bergamo 2007.
* PESENTI Claudio, SPERONI Vasco, SPREAFICO Edi, ''Dalmine: cenni di storia dalle origini al 1963'', Comune di Dalmine, 1982.
* NICOLI Dario, ''Dalmine: l'azienda, i lavoratori, il territorio. La pastorale di fronte alle nuove realtà del lavoro'', Edizioni Kolbe 2008 (pp.&nbsp;128). ISBN 978-88-8142-062-9
Tomaso Ghisetti ALLA RICERCA DELLE RADICI DI DALMINE (2 VOLUMI) Dalmine 1998 prima edizione vol. 1 480 pagine, vol. 2 286 pagine, con illustrazioni
 
==[http://dalmine-fonti-documenti.it/archivio-storico-comunale/ Video]==
L'evoluzione [[architettura|architettonico]]-militare di questo stile è strettamente legata all'affermazione dell'[[ogiva]] esplosiva nel [[XVIII secolo]]: i complessi e sofisticati progetti dei "forti a stella", tra le prime fortezze moderne, si dimostrarono efficaci nella protezione da attacchi di artiglieria della prima ora, ma non furono più in grado di competere con il tiro più preciso delle [[Canna (armi)#Canna ad anima rigata|armi rigate]], e con l'efficacia dirompente delle cariche esplosive.
* GANDIN Michele, ''Villaggio modello'', Incom, 1941.
* GANDIN Michele, ''Andando verso il popolo'', Incom, 1941.
* COMUNE DI DALMINE, ''Dalmine, Operazione 614'', Multimagine, Bergamo, 1994. Regia: Luigi Corsetti. Sceneggiatura: Luigi Corsetti, Mattia Rossi, Vasco Speroni. Ricerca storica: Claudio Pesenti.
* PARROCCHIA CUORE IMMACOLATO DI MARIA AL BREMBO, ''Brembo: Una parrocchia un quartiere'', Multimagine, Bergamo, 1995. Regia: Luigi Corsetti. Sceneggiatura: Luigi Corsetti, Claudio Pesenti.
* PARROCCHIA S. MARIA D'OLENO, ''S. Maria d'Oleno, Alle radici della storia di Dalmine'', Multimagine, Bergamo, 1995. Regia: Luigi Corsetti. Sceneggiatura: Luigi Corsetti, Claudio Pesenti.
* I RIFUGI ANTIAEREI DEI QUARTIERI LEONARDO DA VINCI E MARIO GARBAGNI DI DALMINE, AJP Studio, Dalmine, 2007. Regia: Alberto Nacci. Testi: Andrea Thum. Sceneggiatura: Alberto Nacci.
 
==Voci correlate==
In risposta alla vulnerabilità dei forti a stella, gli [[ingegnere militare|ingegneri militari]] svilupparono uno stile di fortificazione molto più semplice ma molto più robusto. Il nuovo stile fortificatorio, detto ''poligonale'' o ''senza fianchi'', introdotto da [[Marc René de Montalembert]] nel [[1788]] permise alle fortezze ammodernate di garantire una accettabile resistenza.
* [[Stazione di Verdello-Dalmine]]
 
==Altri progetti==
Nel [[Regno Unito]] e nell'[[Impero britannico]] furono costruiti molti forti di questo genere durante il governo di [[Henry John Temple|Lord Palmerston]], nel [[XIX secolo]]: queste opere presero il nome collettivo di "Forti Palmerston".
{{interprogetto|commons=Category:Dalmine}}
 
{{Comuni della provincia di Bergamo}}
Ritroviamo un esempio di questo stile anche nel [[Fort McHenry]] di [[Baltimora]] ([[Stati Uniti d'America|USA]]), teatro di battaglie nella [[Guerra del 1812]].
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Bergamo|Lombardia}}
 
[[Categoria:Dalmine| ]]
Le [[trincea|trincee]] largamente usate su tutti i fronti nella [[guerra Russo-Giapponese]] e nella [[prima guerra mondiale]] seguivano ancora i principi fondamentali della fortificazione poligonale.
 
=== L'armatura personale ===
{{vedi anche|Corazza#Armatura a piastre, 1400 - 1620|Moschetto}}
Per un intervallo di 250 anni ([[1400]]-[[1650]]), l'[[corazza|armatura]] a piastre completa fu indossata praticamente in ogni battaglia europea importante, sia da alcuni fanti (di solito picchieri), sia dai cavalieri.
 
L'armatura a piastre era concepita per neutralizzare le armi da punta/taglio ed in seguito venne adattata con piastre addizionali adatte a fermare una [[palla (proiettile)|palla]] sparata da distanza adeguata, non a bruciapelo.
 
A partire dal [[XVII secolo]], tuttavia, i miglioramenti nelle armi da fuoco resero le corazze sempre meno efficaci: i moschetti ad avancarica potevano perforare una di queste corazze anche a 100 metri di distanza, grazie a palle più pesanti e veloci per quanto imprecise.
 
Verso il [[1670]], l'armatura a piastre divenne del tutto obsoleta in caso di attacco frontale a grossi schieramenti di [[fuciliere|fucileria]], e iniziò così un lento [[Corazza#Il tramonto dell.27armatura a piastre|tramonto dell'armatura a piastre]].
 
== Effetti sociali ==
=== La decadenza della nobiltà ===
{{vedi anche|Guerra_medievale#L'equilibrio sovvertito: la fanteria prende il sopravvento sulla cavalleria}}
Il potere delle [[aristocrazia|aristocrazie]] nell'Europa Occidentale, già intaccato dall'emergente nuovo modello di [[Stato nazionale]], perse il suo ruolo anche in campo militare.
 
I castelli nobiliari, spesso centenari, non erano più una valida difesa di fronte alle artiglierie. La ricostruzione delle fortezze non era un'operazione semplice, e comportava la disponibilità di ingenti risorse [[economia|economiche]]. I piccoli [[stato|Stati]] e gli [[aristocrazia|aristocratici]] locali raramente possedevano il [[denaro]] necessario allo scopo, sicché tali gruppi persero progressivamente [[potere]] a vantaggio dei [[governo|governi]] centralizzati. Le [[città-stato]] [[Italia|italiane]], anticamente potenti, vennero fagocitate dalla [[Francia]], o dal [[Sacro Romano Impero]], mentre i piccoli Stati della [[Germania]] furono costretti al [[vassallo|vassallaggio]] di maggiori potenze o coalizioni.
 
La [[cavalleria medievale]] aveva perso il suo ruolo dominante: se nel Medioevo era minacciata solo da Tiratori di ''[[longbow]]'' inglesi e [[picca|picchieri]] [[svizzeri]], due unità che richiedevano lungo addestramento ed esperienza, ora erano rese vulnerabili anche verso soldati poco addestrati ed armati in massa con economici archibugi ad [[acciarino]] e miccia.
 
Con la perdita del primato sul campo della loro arma tipica, gli aristocratici acquisirono ruoli di rilievo tra gli [[ufficiale (forze armate)|ufficiali]].
 
=== Presa di coscienza del proletariato ===
La trasformazione negli eserciti europei ebbe un grande impatto sociale. [[John F.C. Fuller]] affermò che
{{quote|Il moschetto creò il fante, ed il fante creò il democratico.|}}
 
L'aumento dell'importanza del soldato "popolare" rispetto al nobile cavaliere, insieme al senso di unità e patriottismo dato dal servizio militare di massa e dal crescente ruolo economico della classe mercantile, rese il [[terzo stato]] conscio della propria importanza.
 
Questo cambiamento sociale divenne evidente con la [[Rivoluzione Francese]], soprattutto nella creazione delle prime [[Guardia Civile|guardie civili]] (come quella del generale [[Gilbert du Motier de La Fayette|Lafayette]]) e nella consapevolezza della forza popolare.
 
== Implicazioni nell'arte bellica ==
=== Aumento di scala ===
La diffusione delle armi da fuoco vide un grande aumento della dimensione e della scala della guerra.
 
Il numero di combattenti coinvolti s'impennò energicamente dalla metà del [[XVI secolo]] e si espanse vistosamente dopo gli [[anni 1660|anni sessanta del secolo successivo]].
 
Per esempio, il [[re di Francia]] poteva mettere in campo un totale di circa 20.000 uomini nelle sue guerre contro la Spagna negli [[anni 1550]], ma era in grado di mobilitarne fino a 500.000 nel [[1700]] in occasione della [[Guerra di successione spagnola]].
 
Le cause di questo cambiamento furono molteplici. Innanzitutto, si era persa la necessità di avere lunghi addestramenti per le unità più potenti, cosa che permetteva un reclutamento più rapido e massiccio. Le unità mercenarie specializzate e spesso raggruppate per nazionalità (come i picchieri e alabardieri svizzeri) divennero sempre più secondarie, poiché ogni esercito poteva mettere in campo le unità migliori semplicemente reclutando uomini tra le fasce più basse della popolazione e armandoli con un moschetto.
 
Inoltre, l'espansione pre-industriale e la diffusione di nuove tecniche metallurgiche, estrattive e produttive portò ad una sempre maggiore disponibilità delle armi: il reclutamento non era più limitato dal numero di spade e uniformi, e gli stati potevano rapidamente armare truppe numerose, perlomeno nelle prime fasi di una guerra.
 
Per la natura stessa del combattimento di fanteria, il numero era il fattore predominante: con l'appiattirsi delle peculiarità delle unità militari in poche categorie (fucilieri, cavalleria leggera, cannonieri eccetera), le opzioni tattiche passarono in secondo piano rispetto alla preponderanza numerica. Negli scontri di fucileria, avere più soldati del nemico permetteva un volume e una cadenza di fuoco maggiore, maggiore resistenza dell'unità, migliore flessibilità e copertura del campo.
 
L'aumento degli uomini schierati coincise con un aumento del tasso di mortalità, principalmente legato all'assenza di difese efficaci, ai progressi tecnologici nelle armi e nelle nuove, migliori, tecniche d'uso come le salve coordinate e gli sbarramenti di fucileria.
 
=== Il problema economico ===
L'aumento di durata delle guerre peggiorava ulteriormente i già drammatici problemi economici di molti monarchi, in quanto gli stati non potevano supportare a lungo eserciti di quelle dimensioni senza incorrere nei propri limiti finanziari: il tentativo spagnolo di riconquistare i [[Paesi Bassi]] dopo la [[Guerra degli ottanta anni|Rivolta olandese]] costrinse la Corona di Spagna a dichiarare [[bancarotta]] ripetutamente, a partire dal [[1577]].
 
I nuovi eserciti richiedevano numerosi amministratori e vasti apparati [[burocrazia|burocratici]] per la gestione delle [[struttura|strutture]] militari di cui si dotavano.
 
L'aumento della tassazione, derivante in parte da queste spese, fu una delle cause di malcontento popolare che portarono ad una serie di [[rivolta|rivolte]], di cui sono esempi la ''[[Fronda (movimento)|Fronde]]'' francese e la [[Rivoluzione inglese|Guerra Civile Inglese]].
 
A partire dal [[XVII secolo]], gli stati cominciarono a finanziare le guerre grazie a [[prestito (finanza)|prestiti]] — a [[Orizzonte temporale|lungo termine]] e bassi [[interesse|interessi]] — erogati da istituti [[banca]]ri nazionali quali la [[Banca d'Inghilterra]]. Il primo stato in grado di dominare un tale processo fu la [[Repubblica delle Sette Province Unite]] (attuali [[Paesi Bassi]], [[1581]]-[[1795]]).
 
=== Ricadute sulla logistica ===
L'allargamento dei reparti comportò tuttavia problemi dal punto di vista [[logistica militare|logistico]]. In assenza dei moderni mezzi di trasporto, era impossibile sostenere un grande esercito impegnato in una campagna, per cui spesso questo più che in passato si affidava al saccheggio per procurarsi i mezzi di sussistenza.
 
I conflitti divennero sempre più lunghi, quali la [[Guerra dei trent'anni]] e la [[guerra degli ottanta anni|Guerra degli ottant'anni]], e causavano la ripetuta devastazione delle aree funestate dalle [[operazione militare|operazioni]].
 
Una delle motivazioni dell'aumento di durata era l'assenza di [[infrastruttura|infrastrutture]] di comunicazione adeguate allo spostamento di eserciti così grandi, che disperdeva gli scontri in numerose battaglie più piccole e spesso irrilevanti, in quanto i punti decisivi erano rappresentati dalle fortificazioni [[bastione|bastionate]], che potevano essere prese solo tramite assedi lunghi e costosi, che si concludevano con saccheggi, come nel caso di [[Magdeburgo]] nel [[1631]] e di [[Drogheda]] nel [[1649]].
 
L'assenza di buoni rifornimenti, le condizioni igieniche e la durata prolungata acuivano i classici problemi dell'assedio: le [[epidemia|epidemie]] e le carenze igieniche.
 
=== L'abbandono delle forze mercenarie ===
Come già accennato, il ruolo delle forze mercenarie passò in secondo piano. Gli eserciti più grandi e meno specializzati, armati di moschetto e quasi privi di addestramento formale, resero obsoleto il ruolo delle compagnie di ventura che componevano la maggioranza degli eserciti al tempo della Guerra dei Trent'anni ([[1618]]-[[1648]]). Gli stati nazionali preferirono avere eserciti permanenti, dotati di miglior disciplina e [[politica]]mente più affidabili. I mercenari, dapprima relegati a capitani ed addestratori, scomparvero quasi del tutto.
 
=== La mobilità come virtù ===
Con la diffusione dei cannoni, e visti i già citati problemi logistici, la movimentazione delle armi da assedio divenne un serio problema strategico.
 
Gli Ottomani non affrontarono questo problema, e dalla metà del XVII secolo, i comandanti europei cominciarono a sfruttare come un punto debole l'eccessiva pesantezza dell'apparato militare turco. [[Raimondo Montecuccoli]], il condottiero che portò alla vittoria gli Asburgo contro gli ottomani nella [[battaglia del San Gottardo]] ([[1664]]), espresse questo commento sul cannone ottomano:
{{quote|Questa enorme artiglieria produce gran danno quando va a segno, ma è terribile da spostare, troppo lunga da ricaricare e mettere in posizione. Per di più, consuma gran quantità di polvere, oltre a spezzare o danneggiare le ruote, i carriaggi e perfino le fortificazioni su cui è collocato. La nostra artiglieria è più maneggevole e più efficiente, in questo risiede il nostro vantaggio sul cannone dei turchi<ref>Jonathan Grant, "Rethinking the Ottoman Decline: Military Technology Diffusion in the Ottoman Empire, Fifteenth to Eighteenth Centuries", ''Journal of World History'', Vol. 10, No. 1 (1999) 179-201 (191)</ref>.|}}
 
Il problema della mobilità venne invece affrontato da altri due imperi dell'area mediorientale, quello [[impero safavide|safavide]] in Persia e l'[[Gran Mogol|impero mogol]] in India. Entrambi esordirono al principio del XVI secolo, e tramontarono nel XVIII.
 
Inizialmente, i [[Qizilbash]] rifiutarono di adottare le armi da fuoco, fatto che contribuì alla rotta safavide nella [[battaglia di Cialdiran]]. In seguito, i persiani appresero l'arte di costruire ed usare armi da fuoco portatili. Un inviato veneziano, [[Vincenzo di Alessandri]], in un rapporto presentato al [[Consiglio dei Dieci]] il [[24 settembre]] [[1572]] osserva:
 
{{quote|Usavano come armi, spade, lance, archibugi, che ogni soldato porta ed usa; le loro armi sono anche superiori e meglio temperate che quelle di ogni altra nazione. Le canne degli archibugi di solito sono lunghe sei spanne, e contengono una palla che pesa poco meno di tre once. Le usano con tale facilità che non patiscono intralcio nel tendere gli archi, né nel maneggiare le spade, e tengono queste ultime agganciate alla sella finché non è il caso di usarle. L'archibugio è poi gettato dietro la schiena, così che un'arma non impedisca l'uso dell'altra.|}}
 
[[Babur]], il fondatore dell'impero mogul sul [[subcontinente indiano]], in battaglia impiegò armi da fuoco anche montate su carri ed artiglieria mobile. In particolare, li usò alla prima [[battaglia di Panipat (1526)]], per sconfiggere le preponderanti forze di [[Ibrahim Lodhi]], l'ultimo sovrano del [[sultanato di Delhi]]. Altre battaglie in cui fece uso delle armi da fuoco furono la [[battaglia di Khanwa]] nel [[1527]] contro [[Rana Sanga]] e la [[battaglia di Ghaghra]] nel [[1529]]. I suoi discendenti fecero altrettanto, impegnati nell'espansione dell'impero mogul: [[Akbar Imperatore dell'India|Akbar il Grande]] alla seconda [[battaglia di Panipat (1556)]] contro [[Adil Shah Suri]], e [[Hemu]] della [[Dinastia Sur]].
 
== Note ==
{{references|2}}
 
== Voci correlate ==
* [[Arma da fuoco]]
* [[Esplosivo]]
* [[Fortificazione alla moderna]]
* [[Guerra medievale]]
* [[Guerra moderna]]
* [[Michael Roberts]]
* [[Storia militare]]
 
== Bibliografia ==
* [[John Keegan|Keegan]], John. The face of battle: a study of Agincourt, Waterloo, and the Somme. London: Barrie & Jenkins, 1988.
* Paret, Peter. Gordon A. Craig. Felix Gilbert. ed. Makers of modern strategy: from Machiavelli to the nuclear age. Princeton, N.J. : Princeton University Press, c1986.
* Townsend, Charles. ''The Oxford History of Modern War'' Oxford: Oxford University Press, 2000.
* Parker Geoffrey, ''The Military Revoltion and the rise of the West'', 1988
* Parker Geoffrey, ''Empire War and Faith in Early Modern Europe'',Penguin Books, London 2003.
* Tallet, Frank, ''War and Society in Early Modern Europe 1495-1715, Routledge, London 1992.
* Sturdy, David, ''Fractured Europe, 1600-1721'', Blackwell, Oxford 2002.
* Gartz, Jochen. Vom griechischen Feuer zum Dynamit. Eine Kulturgeschichte der Explosivstoffe. E.S.Mittler& Sohn.Hamburg (Germany) 2007.ISBN 978-3-8132-0867-2
* Pepper-Adams, S.-N. : ''Armi da fuoco e fortificazioni. Architettura militare e guerre d'assedio nella Siena del XVI secolo''
* [[Pietro Del Negro]], '' Guerra ed eserciti da Machiavelli a Napoleone'', Bari, Laterza, 2001.
* [[John Keegan|Keegan]], John. ''[[Il volto della battaglia]]'', [[Il Saggiatore]] ISBN 88-428-1129-7
* Giuliana Mazzi, Adriano Verdi, Vittorio Dal Piaz, ''Le mura di Padova'', [[Il Poligrafo]] editore, [[Padova]] [[2002]] - ISBN 88-7115-135-6
* [[Charles Tilly]], ''L'oro e la spada. Capitale, guerra e potere nella formazione degli Stati europei, 990-1990'', Ponte alle Grazie, [[Firenze]] [[1991]] (ed. or. [[1990]])
* [[Arrigo Petacco]], ''La croce e la mezzaluna. Lepanto 7 ottobre 1571: quando la Cristianità respinse l'Islam'', [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], [[2005]] - EAN 9788804543978
 
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* {{en}} [http://www.drizzle.com/~celyn/jherek/16thMilSci.pdf Military Science in Western Europe in the Sixteenth Century. Prologue:The nature of armies in the 16th century]([[PDF]]).
 
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