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La ''Fête de la Fédération'' si tenne il [[14 luglio]] [[1790]], ad un anno esatto dalla [[Presa della Bastiglia]], e vi parteciparono i rappresentanti di tutte le province della [[Francia]] per assistere al solenne giuramento di fedeltà che sarebbe stato pronunciato dal generale [[Gilbert du Motier de La Fayette|La Fayette]], da [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]] e da [[Charles Maurice de Talleyrand-Périgord|Talleyrand]], [[Diocesi di Autun|vescovo di Autun]]. La cerimonia si svolse al [[Campo di Marte (Parigi)|Campo di Marte]], dove per l'occasione fu costruito un grande anfiteatro in grado di ospitare 400'000 persone.<ref>[http://www.filarmonicacapitanio.it/articolo%20N16P10.htm 14 luglio 1790: la Festa della Federazione] di [[Giovanni Ligasacchi]]</ref>
 
==Sulle disuguaglianze==
''Mémoire sur les inégalités de la lumière des satellites de Jupiter, sur la mesure de leur diamètre, et sur un moyen aussi simple que commode de rendre les observations comparables, en remédiant à la différence des vues et des lunettes''.
 
Forse era il ritmo di lavoro già in mano; forse era un disperato tentativo di ottenere; forse era la volontà di elevarsi al di sopra dei battibecchi politici che portò Bailly a produrre, nel [[1771]], uno dei suoi migliori lavori scientifici, la ''Mémoire sur les inégalités de la lumière des satellites de Jupiter''.<ref>''Mémoires de l'Académie royale des Sciences'', 1666-1790 (1771), Imprimerie Royale, 4<sup>th</sup> edition; pp. 580-667</ref>
 
L'astronomo [[Jérôme Lalande]], il matematico [[Pierre-Simon Laplace]], [[Jean-Baptiste Delambre]], [[François Arago]]: tutti gli scienziati e gli astronomi che hanno valutato il lavoro di Bailly sono d'accordo sull'eccellenza di questa ''mémoire''. Lalande, ad esempio scisse su di essa:
 
{{citazione||[[Jérôme Lalande|Lalande]] nell′''Éloge de Bailly''.<ref>Lalande, ''Éloge de Bailly'', 323.</ref>|Ce travail, plein de sagacité, ne pouvait être fait que par un de nos plus grands astronomes; et je lui disais, dans le temps de sa gloire, que j'aimerais mieux l'avoir fait que d'avoir été le premier sur la liste des présidents des Etats généraux et des maires de Paris, quoique son mérite l'y eût place.|lingua=fr}}
 
Il tempo di un'eclissi apparente di un satellite precede il tempo di un'eclissi reale, perché l'osservatore vede solo il segmento di satellite illuminato. La taglia apparente di questo segmento varia a seconda della luminosità del satellite, dall'intensità della luce di [[Giove (astronomia)|Giove]], dalla distanza del satellite dalla fascia di Giove, dall'altezza dell'eclissi rispetto all'orizzonte terrestre, dalla potenza del telescopio usato e dall'equazione personale usata dall'osservatore. Similarmente la fine apparente di un'eclissi segue la reale emersione. Già nel [[1732]] l'astronomo Grandjean de Fouchy, che sarebbe poi diventato segretario perpetuo dell'[[Accademia francese delle scienze]], aveva a lungo tentato di affrontare il problema in questione, offrendo una soluzione parziale in questi termini:
 
{{citazione||Grandjean de Fouchy spiega all'[[Accademia francese delle scienze|Académie des sciences]] i suoi risultati.<ref>''Mémoires de l'Académie royale des Sciences'', 1666-1790 (1732), Imprimerie Royale, 4<sup>th</sup> edition; p. 42</ref>|Si cette partie visible était toujours de même grandeur, elle ne troublerait en rien le calcul, puisque ce ne serait qu'une quantité constante à ajouter au temps de l'émersion, et a soustraire au temps de l'immersion; mais cette moindre partie visible doit varier suivant l'intensité de la lumière des satellites... Cette intensité doit varier 1° en raison inverse des carrés de la distance de Jupiter au soleil, 2° en raison inverse des carrés de la distance de Jupiter à la terre.|lingua=fr}}
 
Per costruire le tabelle degli errori per le eclissi dei satelliti, de Fouchy mise a punto un ingegnoso sistema per la determinazione, data la posizione, del termine entro il quale l'eclissi reale ritarda rispetto all'eclissi apparente. Usando due telescopi di uguale potere risolutivo, egli applicò all'obiettivo di uno un diaframma di dimensioni tali che le due aperture fossero nello stesso rapporto come la più grande e la più piccola distanza di Giove dalla Terra; l'intervallo di tempo tra le eclissi apparenti osservate con questi due telescopi, secondo de Fouchy, avrebbe dovuto dare la quantità dell'equazione per il segmento invisibile del satellite.
 
Per quarant'anni non fu fatto più alcun esperimento, perché, occupato con il segretariato dell'Accademia, de Fouchy non ebbe né il tempo né, forse, l'inclinazione di continuare. E la sua scoperta non fu messa in uso, perché anche se aveva indicato un metodo per stabilire un'equazione, non aveva determinato le quantità da utilizzare. Bailly disse che incominciò a lavorare sulle idee di de Fouchy nel [[1765]].<ref>''Mémoires de l'Académie royale des Sciences'', 1666-1790 (1771), Imprimerie Royale, 4<sup>th</sup> edition; p. 581.</ref>
 
Diversamente da de Fouchy, Bailly utilizzò un singolo telescopio per le sue osservazioni. Per mezzo di un diaframma applicato all'obiettivo dello strumento, egli diminuì l'apertura nella stessa proporzione tra la massima distanza di [[Giove (astronomia)|Giove]] dalla Terra e la sua distanza effettiva in quel momento. Quando ci sarebbe dovuta essere l'eclissi di un satellite, egli osservava il momento del contatto attraverso l'apertura ridotta, poi rimuoveva il diaframma e cronometrava l'intervallo di tempo fino al secondo, "vero", contatto. Queste osservazioni, condotte dal [[1768]] in poi, consentirono a Bailly di confermare la teoria della intensità della luce di Fouchy, ma non mostravano alcuna correlazione tra questa e l'equazione dell'errore per le eclissi.
 
{{citazione||Bailly nella ''Mémoire''.<ref>''Ibid.'', 588.</ref>|Comme toutes ces formules supposent que l'on connaisse le diamètre des satellites et la grandeur du segment éclairé, qui devient insensible, il s'agissait de chercher les moyens de déterminer ces deux inconnues. J'ai pensé qu'on pouvait imiter, dans tous les moments, ce qui arrive dans les éclipses où la lumière diminue par degrés, et qu'en diminuant de même l'ouverture de la lunette, on parviendrait peut-être à faire disparaître le satellite.|lingua=fr}}
 
Questa "eclisse a piacimento" era realizzata con una serie di diaframmi di dimensioni graduate rimossi in rapida successione dall'obiettivo del telescopio. La prima scoperta di Bailly come risultato di questa procedura fu che il punto di scomparsa del terzo satellite era a 1/64 della sua massima intensità; per gli altri tre, invece, a 1/16; tuttavia egli stimò il primo satellite come il più grande e motivando la sua minore luminosità a causa della vicinanza a Giove. La stima di Bailly era in accordo con ciò che [[Galileo Galilei]] aveva rilevato, ma non con le attuali conoscenze, secondo cui il terzo e il quarto satellite sono approssimativamente della stessa taglia e contemporaneamente più larghi del primo e del secondo.
 
Le misure dei diametri dei satelliti avvenivano in termini della loro apparizione dal centro di Giove, e furono determinate in base al tempo che ognuno dei satelliti impiegava per entrare completamente nell'ombra di Giove:
 
{{citazione||Bailly nella ''Mémoire''.<ref>''Mémoires de l'Académie royale des Sciences'', 1666-1790 (1771), Imprimerie Royale, 4<sup>th</sup> edition; p. 615.</ref>|Ayant trouvé par l'observation le diaphragme qui fait disparaître le satellite, je connais le rapport du segment invisible au disque entier, au moment où le satellite disparaîtra; je couvre ensuite l'objectif de ma lunette d'un diaphragme un peu plus grand, qui me laisse apercevoir le satellite, mais faible et très petit, de manière que ce satellite cesse d'être visible dès que sa lumière sera tant soit peu diminuée. Je suis ainsi averti du moment où il commence à toucher l'ombre et l'intervalle de temps écoulé entre cet instant et celui de la véritable immersion me donne la mesure d'une grande partie du diamètre, d'où il est aisé de conclure le diamètre entier.|lingua=fr}}24
 
Bailly supposed the area of the invisible portion of the satellite to be in inverse ratio to the square of the aperture, and he prepared a set of tables25 for computing the true diameter from the observed diameter. A by-product of this research was the discovery that the equation of error varied in conformity with Bouguer's tables of refraction,26 and Bailly computed his tables at two-degree intervals from the horizon to the zenith. It followed from Bailly's formula for the invisible portion of the satellite that, if the invisible segment had a fixed relation with the light-gathering power of a telescope, the relative errors of different telescopes could be precisely determined. With this idea in view, Bailly and Messier 27 together conducted a series of experiments with both refracting and reflecting telescopes. They further compared the results of their observations to determine the personal factor affecting their timing. Bailly concludes his ''mémoire'' with a number of suggestions for standard observing practice, designed to reduce errors of the instrument and of the observer. Although much of Bailly's work has been superseded and forgotten, there can be no doubt that it was extremely useful in its time. Bailly had not been able to make observations of the fourth satellite while working on this paper, and Lalande asked his permission to carry on his work in that field. Delambre and Maskelyne 28 continued the same line of investigation for a while, until it became apparent that basing the formula on the aperture of the diaphragm was not a sound procedure.29 We may note in passing that the summary of Bailly's long and painstaking paper which appeared in the history of the Academy for 1771 is unusually terse. The only word of praise is for Bailly's "recherches également ingénieuses et fines". The summary was written by Condorcet, who had officially become Secretaire Per- petuel in February 1773, when Fouchy went into re- tirement.30 The growing awareness of hostility in the Academy is apparent in Bailly's writings of this period. For one thing, he turned to a wider audience and, in due course, to a broader field of interest. Furthermore, he displays a new attitude of independence and self-justification bordering, in one case, on bitterness. Sometime during 1772, Bailly wrote a detailed letter to the Royal Society, outlining his methods for the study of the light of Jupiter's satellites. This letter was read before the Royal Society February 18 and 25, 1773, and published in the Philosophical Transactions for that year together with "Notes on the foregoing paper" by the Reverend Samuel Horsley,32 who, expressing certain reservations on matters of detail, nevertheless voices the highest opinion of Bailly's work.
 
*18 MEM AC SCI 1771: 580-667.
*19 Eloge, 323.
*20 MEM AC SCI 1732: 42
*21 MEM AC SCI 1771: 581.
*22 Ibid., 588.
*23 This is in accord with Galileo's findings, but contrary to modern knowledge, which makes the third and fourth satellites of approximately equal size and larger than the first and second.
*24 MEM AC SCI 1771: 615.
*25 Ibid., 612-613. 26 Pierre Bouguer (1698-1758), Traite de la gradation de la lumiere, Paris, 1760.
*27 Charles Messier (1730-1817), astronomer and fellow-academician.
*28 Nevil Maskelyne (1732-1811), F. R. S., Astronomer Royal.
*29 Delambre, Histoire de I'astronomie au 186 sie'cle, 745 ff.
*30 The volume for 1771 was published in 1774.
 
==Elogi==
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of the deterioration of systematic doubt which
was common towards the end of the century.
 
==Informazioni sulla storia==
Bailly was creating a model of history based on order, process and pattern, rather than enthusiasm for Christ's coming kingdom. His goal was the Newtonianization of history, the demonstration that historical processes followed a natural path; that astronomy could demonstrate the harmonization of human affairs with nature as a whole; and that history had one way forward - his way.<ref>Nicholas Campion, ''The New Age in the Modern West'',
2015.</ref>
 
==Letters sur l'Atlantide de Platon==
Dopo aver descritto dettagliatamente il rapporto di [[Platone]] su [[Atlantide]] nel [[Timeo (dialogo)|Timeo]], e dopo aver considerato quanto era stato detto su questo argomento da Sancuniatone, per quanto riguardava la storia dei [[Fenici]], e [[Diodoro Siculo]], per la storia greca, Bailly procedette nella sua indagine di dimostrare che questo antico popolo fondatore delle scienze non abitava né su un'isola immersa nell'[[Oceano Atlantico]] opposta alle [[colonne d'Ercole]] (di cui le [[isole Madeira]] si supponeva fossero i resti) — come voleva la tradizione — né le [[Canarie]] e nemmeno il continente [[America]]no. Questo popolo doveva invece abitare nelle regioni brulle e ghiacciate della [[Siberia]], che in epoche remotissime dovevano essere moderatamente temperate e abbastanza fertili, mentre il caldo torrido affliggeva il resto del globo, rendendolo praticamente inabitabile. Tutto questo era previsto dalle ipotesi paleoclimatiche di [[Jean Jacques Dortous de Mairan|Mairan]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]], secondo cui in passato il clima era globalmente più caldo a causa della maggiore "incandescenza" che la Terra doveva avere primitivamente, e che poi era diminuita nel corso del tempo causando un lento e globale raffreddamento del pianeta. Bailly accettava questa teoria che, a suo giudizio, dava una prova infallibile alle sue ipotesi.
 
La Siberia, secondo l'ipotesi, anticamente doveva essere ben più calda e quindi abitabile, mentre le zone equatoriali dovevano essere praticamente ardenti, inabitabili e inabitate. Perciò non poteva che ricercarsi a Nord l'origine dell'umanità e dunque delle scienze.
 
Le remote [[Tatari|regioni tartariche]], o quelle [[artide|artiche]] furono di conseguenza la sede primitiva della [[scienza]], la dimora della più antica razza umana, i celebri [[Atlantide]]i che, nei secoli successivi, discendendo a sud dalle pianure della [[Scizia]], attraversarono le [[steppa|steppe]] [[Caucaso|caucasiche]] e portarono con loro nell'[[Asia meridionale]] i rudimenti delle arti e delle scienze e il culto del sole e del fuoco, che, come asseriva Bailly, poteva essersi originato soltanto in una zona dal clima freddo, e dunque nel «freddo impero della notte polare». Si capisce dunque perché Bailly individuava gli Atlandidei come la popolazione degli [[Sciti]] che abitava le zone settentrionali dell'[[Asia]]. Supporre altre possibilità, concepire ad esempio che questi culti si fossero originati in [[Persia]], in [[India]], o in altri regni orientali — dove il sole anticamente «bruciava le foglie e consumava i vegetali» e dove il sole stesso era raffigurato mentre «cavalcava un leone che nella sua furia divorava tutto ciò che gli capitava a tiro» — nell'opinione di Bailly era letteralmente «assurdo».
 
---OSIRIDE---
 
Ancora, la festività di [[Osiride]] in [[Egitto]], che durava quaranta giorni, durante i quali la divinità veniva persa e poi ritrovata, era esclusivamente appropriata — secondo Bailly — alla [[mitologia nordica]], poiché solo nei pressi della latitudine di 68° nord dove il sole era, come Osiride, perso per quaranta giorni.<ref>Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon'', p. 105</ref>
 
{{Elezioni
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1790
| paese = FRA 1492-1791
| precedente = [[Presa della Bastiglia#Conseguenze|1789]]
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1791|1791]]
| data = 2 agosto 1790
| immagine1 = [[File:Jean Sylvain Bailly, maire de Paris.jpg|130px]]
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| candidato1 = [[Jean Sylvain Bailly]]
| partito1 = [[Società del 1789]]
| voti1 = 12.550
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| immagine2 = [[File:Danton 001.jpg|139px]]
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| candidato2 = [[Georges Jacques Danton]]
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| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]]
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Società del 1789]])
}}
{{Elezioni
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1791
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| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1792|1792]]
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| candidato1 = [[Jérôme Pétion de Villeneuve]]
| partito1 = [[Club dei Giacobini]]
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| candidato2 = [[Gilbert du Motier de La Fayette]]
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| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]] <small>''(dimissionario)''</small>
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Club dei Foglianti]])
}}
 
==Note==