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was common towards the end of the century.
 
==Informazioni sulla storia==
==Spirito di sistema==
Bailly was creating a model of history based on order, process and pattern, rather than enthusiasm for Christ's coming kingdom. His goal was the Newtonianization of history, the demonstration that historical processes followed a natural path; that astronomy could demonstrate the harmonization of human affairs with nature as a whole; and that history had one way forward - his way.<ref>Nicholas Campion, ''The New Age in the Modern West'',
Les systemes sont utiles; nous disons plus, ils sont necessaires. Les verites qui ne sont pas classees sont mal connues; ce sont des personnages illustres dont nous devons dire l'origine, la famille et la parente: en leur creant des genealogies et des alliances, nous soulageons la memoire. Sans un ordre quelconque, l'homme se perdrait dans la foule des faits; son intelligence succomberait sous la masse de ses connaissances. D'ailleurs cette reduction est conforme a 1'economie physique de l'univers. Les hommes, soit par raison ou par instinct, ont toujours senti qu'en faisant dependre plusieurs verites d'une seule, ils se rapprocheraient de la nature, qui avec un petit nombre de moyens, produit la variete infinie des choses. Bailly, Histoire de l'astronomie moderne.
2015.</ref>
 
==Letters sur l'Atlantide de Platon==
Bailly had practically abandoned astronomical ob- servation after his last work on the satellites of Jupiter.1 Now he was completely absorbed in historical composi- tion. We know that the history of modern astronomy was planned and perhaps begun even before the publica- tion of the ancient astronomy in 1775, for there are numerous references to it in that work. Like the earlier volume, the two which appeared in 1779 offer a fairly straightforward and factual account of events and dis- coveries based on documented, if not incontrovertible, arguments. They are written in a scholarly manner and make use of many of the same sources available to historians of science today. In some respects, Bailly's work is still without a serious rival.2 The ideas generated by his public debate with Vol- taire, however, seem to have produced some alterations in the original plan. An esprit de systeme pervades the work. Although Bailly himself refused to admit this, he seems constantly to be proving that systewme is the instrument of progress. An awareness of this new development in his thought is indicated by the appear- ance of a new and more philosophic "Discours pre- liminaire" at the head of volume one. The ostensible reason for this preface is Bailly's de- fense of the biographical system which he uses. He recognizes that the new history of the eighteenth century is the history of the human spirit, of the multitude and mass of humanity as well as its leaders and its principal milestones. But science, he feels, is somehow above- or apart from-this sceptred sway: "Les sciences, comme les evenements, sont les ouvrages des hommes, mais la multitude n'y a point de part; la multitude les ignore ou les regarde avec indifference: ceux qui les cultivent sont une classe isolee." 3
Dopo aver descritto dettagliatamente il rapporto di [[Platone]] su [[Atlantide]] nel [[Timeo (dialogo)|Timeo]], e dopo aver considerato quanto era stato detto su questo argomento da Sancuniatone, per quanto riguardava la storia dei [[Fenici]], e [[Diodoro Siculo]], per la storia greca, Bailly procedette nella sua indagine di dimostrare che questo antico popolo fondatore delle scienze non abitava né su un'isola immersa nell'[[Oceano Atlantico]] opposta alle [[colonne d'Ercole]] (di cui le [[isole Madeira]] si supponeva fossero i resti) — come voleva la tradizione — né le [[Canarie]] e nemmeno il continente [[America]]no. Questo popolo doveva invece abitare nelle regioni brulle e ghiacciate della [[Siberia]], che in epoche remotissime dovevano essere moderatamente temperate e abbastanza fertili, mentre il caldo torrido affliggeva il resto del globo, rendendolo praticamente inabitabile. Tutto questo era previsto dalle ipotesi paleoclimatiche di [[Jean Jacques Dortous de Mairan|Mairan]] e [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]], secondo cui in passato il clima era globalmente più caldo a causa della maggiore "incandescenza" che la Terra doveva avere primitivamente, e che poi era diminuita nel corso del tempo causando un lento e globale raffreddamento del pianeta. Bailly accettava questa teoria che, a suo giudizio, dava una prova infallibile alle sue ipotesi.
 
La Siberia, secondo l'ipotesi, anticamente doveva essere ben più calda e quindi abitabile, mentre le zone equatoriali dovevano essere praticamente ardenti, inabitabili e inabitate. Perciò non poteva che ricercarsi a Nord l'origine dell'umanità e dunque delle scienze.
--> RASOIO DI OCCAM che è un tratto tipico del pensiero di Bailly
 
Le remote [[Tatari|regioni tartariche]], o quelle [[artide|artiche]] furono di conseguenza la sede primitiva della [[scienza]], la dimora della più antica razza umana, i celebri [[Atlantide]]i che, nei secoli successivi, discendendo a sud dalle pianure della [[Scizia]], attraversarono le [[steppa|steppe]] [[Caucaso|caucasiche]] e portarono con loro nell'[[Asia meridionale]] i rudimenti delle arti e delle scienze e il culto del sole e del fuoco, che, come asseriva Bailly, poteva essersi originato soltanto in una zona dal clima freddo, e dunque nel «freddo impero della notte polare». Si capisce dunque perché Bailly individuava gli Atlandidei come la popolazione degli [[Sciti]] che abitava le zone settentrionali dell'[[Asia]]. Supporre altre possibilità, concepire ad esempio che questi culti si fossero originati in [[Persia]], in [[India]], o in altri regni orientali — dove il sole anticamente «bruciava le foglie e consumava i vegetali» e dove il sole stesso era raffigurato mentre «cavalcava un leone che nella sua furia divorava tutto ciò che gli capitava a tiro» — nell'opinione di Bailly era letteralmente «assurdo».
two tendencies in Bailly's thinking: devotion to the idea of progress and a preoccupation with systems.
 
---OSIRIDE---
Sebbene si sia sempre rifiutato di ammetterlo, Bailly sembra voler costantemente dimostrare che il ''système'' è lo strumento del progresso. La consapevolezza di questo nuovo sviluppo nel suo pensiero è indicata dalla comparsa di un nuovo e più filosofico ''Discours préliminaire'', rispetto a quello dell′''[[Histoire de l'astronomie ancienne]]'', alla testa del primo volume dell′''Histoire de l'astronomie moderne''. La ragione apparente di questa prefazione è la difesa che Bailly fa del sistema storico-biografico che egli utilizza. Egli, prefigurando [[Hegel]], riconosce che la nuova storia del [[XVIII secolo]] è la storia dello spirito umano, della moltitudine e della massa dell'umanità, ma allo stesso tempo dei suoi grandi leader e delle sue principali tappe. Ma la scienza, almeno secondo Bailly, è in qualche modo al di sopra - o almeno oltre - questo "dominio scettrato" della moltitdine: «La scienza, come gli eventi, sono le opere degli uomini, ma la moltitudine non ne ha alcuna parte; la moltitudine li ignora o li guarda con indifferenza: coloro che li coltivano sono una classe isolata».<ref>Bailly, ''Histoire de l'astronomie moderne'': p. XIII.</ref>
 
Ancora, la festività di [[Osiride]] in [[Egitto]], che durava quaranta giorni, durante i quali la divinità veniva persa e poi ritrovata, era esclusivamente appropriata — secondo Bailly — alla [[mitologia nordica]], poiché solo nei pressi della latitudine di 68° nord dove il sole era, come Osiride, perso per quaranta giorni.<ref>Bailly, ''Lettres sur l'Atlantide de Platon'', p. 105</ref>
L′''Histoire de l'astronomie moderne'' conferma le due tendenze fondamentali nel pensiero di Bailly, presenti nelle altre opere: la devozione all'idea di progresso e la sua preoccupazione verso i sistemi, e soprattutto verso uno speculativo ''esprit de système''. Questi due aspetti non si escludono a vicenda. In effetti continuano ad andare di pari passo in tutto il discorso di Bailly. Eppure il suo desiderio di applicare il [[rasoio di Occam]] ovunque, ovvero il suo desiderio di semplificare, conciliare e generalizzare fu la principale debolezza del suo lavoro, e applicando costantemente questo metodo in categorie di conoscenza dove esso era inapplicabile lo portò a fare delle conclusioni quantomai azzardate. Applicandolo infatti alla storia antica, ad esempio, Bailly dedusse l'esistenza di un'atavica filosofia «saggia e sublime» e di un elevato stato di civiltà proprio all'inizio della storia, l'esistenza di un antichissimo popolo civilizzato e scientificamente progredito. Questa nozione, in definitiva, era in contrasto con l'idea stessa di progresso che lo stesso Bailly vagheggiava. L'idea di progresso di Bailly allora si sublimava nella possibilità di un ritorno all'[[età dell'oro]], un'epoca di conoscenza e ordine (il cosiddetto ''grand ordre'') che lui vide arrivare attraverso la [[Rivoluzione francese]], anche se in seguito capì, sulla sua stessa pelle, di essere in torto.
 
===Il rapporto con la massoneria===
La massoneria in Francia nella metà del [[XVIII secolo]] comprendeva sia un gruppo attivo di logge "ortodosse", ovvero fondamentalmente basate sul modello inglese, che insegnavano la filosofia newtoniana sia un altro gruppo, altrettanto attivo, di logge aristocratiche e rituali sotto il patrocinio delle grandi famiglie nobili, di una famiglia reale neutrale e di un clero che, in assenza di ordini specifici, era libero di comportarsi come voleva.
 
Inizialmente le logge erano il terreno comune di incontro dei ''philosophes'', dei borghesi, degli uomini di chiesa, e dei nobili. Erano l'unico luogo in cui gli tutti i ''savant'', indipendentemente dal rango sociale, dalla ricchezza o dalla religione, potevano incontrarsi sullo stesso piano. Il catalizzatore era la civilizzazione razionalista, scientifica e commerciale dell'Inghilterra, e ovunque in tutto il mondo nel corso del [[XVIII secolo]] i massoni inglesi erano attivi nella diffusione della dottrina della pace, della fratellanza e del progresso, in altre parole di quello che alcuni studiosi chiamano ''grand ordre''. Questo fu senza dubbio l'aspetto della Massoneria che a cui facevano appello [[Montesquieu]], [[Voltaire]], [[Benjamin Franklin]], Condorcet e certamente anche Bailly.
 
Eppure, nonostante i suoi apprendimenti newtoniani, la loggia di cui faceva parte Bailly, ''Les Neuf Sœurs'' non era affatto esente dal [[Cabala (esoterismo)|cabalismo]] e dall'interesse per gli «spiriti che presiedono agli astri».<ref>Viatte 1: 105-106; ivi è presente una enumerazione degli elementi mistici della massoneria del [[XVIII secolo]].</ref>
 
Il poeta [[Évariste de Parny]] catturò lo spirito di questa loggia - lo stesso spirito speculativo ('''''esprit de systeme''''') che anima le opere speculative di Gèbelin e Bailly - quando scrisse la sua ''Cantate pour la Loge des Neuf Sœurs'':
 
{{citazione|Voi non sgriderete più, tempeste passeggere.</br>
Oltre che il riposo, sono necessarie le arti.</br>
Essi rinascono sempre cari,</br>
La Francia è ancora sensibile ai loro benefici;</br>
E le nostre mani fedeli del loro tempio pacifico</br>
Rilevano i nobili detriti.|Parny nella ''Cantate pour la Loge des Neuf Sœurs''.<ref>''Œuvres, élégies et poésies diverses'', Paris, Garnier, 1861.</ref>|Vous ne gronderez plus, tempêtes passagères.</br>
Ainsi que le repos, les arts sont nécessaires.</br>
Qu'ils renaissent toujours chéris,</br>
La France à leurs bienfaits est encore sensible;</br>
Et nos fidèles mains de leur temple paisible</br>
Relèvent les nobles débris.|lingua=fr}}
 
L'esistenza della loggia ''Les Neuf Sœurs'', era la giusta prova che gli ideali espressi del ''grand ordre'' esistevano sia tra i ''philosophes'' più razionalisti, sia tra i ''savant'' più speculativi. Questi ideali attiravano numerosi uomini illuminati, perché erano basati sia sulla scienza che sulla sulla storia ed affermavano di essere documenti autentici delle grandi leggi cosmiche, con dei titoli di legittimità che risalivano alla stessa origine del mondo. La storia non era più un semplice oggetto di curiosità puramente antiquaria, ma un deposito di verità e conoscenze che avrebbero potuto portare, nella loro visione, alla nuova [[età dell'oro]]. Lo stesso Bailly non trovò questo sistema come preconfezionato. Anzi, fu il suo stesso pensiero a portarlo ad accettare molti degli stessi principi che trovavano espressione nelle opere dei suoi amici massoni e che lo portarono, in ultima analisi, ad unire le sue forze con loro. La fiducia nella legge, nel ''grand ordre'', nel linguaggio universale, e nella filosofia sublime che pensava di aver trovato tra gli antichi corrispondeva bene con le idee utopiche dei suoi contemporanei e preparò la sua mente per l'idea utopistica del [[età dell'oro]] che sperava di aver trovato grazie alla [[Rivoluzione francese]], anche se poi si rese conto che questa speranza fu vana.
 
==//==
The following year (178...) the third and last volume of the modern astronomy appeared covering the years 1730-1782.107 This is the shortest of the four volumes which make up the history of astronomy. Only two of the six chapters are, in fact, devoted to the progress of astronomy during this period; the rest comprise a discourse on mathematics, general conjectures on the form of the universe, a refutation of Dupuis' article on the constellations, and a closing resume in which Bailly takes a backward look at the ground covered and hazards a few remarks on the future of astronomy. The point of departure for this volume is the terminal point of the earlier volumes-i.e. the preeminence of Newtonian doctrine.
 
Le phénomène de l'attraction doit donc être regardé comme la base constante de toutes nos recherches... Il faut considérer ce hardi système de Newton comme un magnifique tableau de la nature, où ce puissant génie à dessiné à grands traits les formes principales, en laissant à ses successeurs la gloire de détailler ces formes esquissées, de remplir les vides et d'ajouter la ressemblance de toutes les parties à la verité de l'ensemble.108
 
Accordingly Bailly is concerned with the perfection of Newtonian principles through better observations, better measurements, finer instruments and, above all, the broadening field of mathematics. Among the achievements of the century he lists the accurate determination of the earth's size and shape from measurements taken in Lapland, France, Peru, and South Africa; Bouguer's and Maskelyne's measurements of gravitation in small bodies; the confirmation of Halley's theory of comets; the enormous strides made in correctly determining the motions of planets and satellites; Bouguer's, Halley's and Mayer's studies in atmospheric refraction; the rapid development in England of aids to navigation, especially Harrison's clocks; the invention of achromatic lenses; etc. The greatest strides were made, according to Bailly, in the application of dynamics and integral calculus to astronomy.
 
Aujourd'hui ces deux sciences se touchent de si près qu'elles semblent se confondre. Un astronome, pour être habile, a besoin d'être géomètre; un géomètre pour s'exercer sur de grands objets, doit avoir les connaissances d'un astronome.109
 
The advances in mathematics made by such men as Euler, Clairaut and d'Alembert 110 hastened the solu- tion of some of the most difficult and delicate of astronomical problems, as, for instance, the problem of three bodies. Bailly's imagination was fired by the discovery in March of 1781 of what was to become the seventh planet, and he immediately saw its implications:
 
L'astre qui nous occupe maintenant, cet astre qui est peut-être une planète, semble nous indiquer que Saturne n'est pas la derniere de notre système; il y en a peut-être beaucoup d'autres, ou jusqu'à présent invisibles ou jusqu'à présent confondues avec les étoiles fixes. Il peut résulter de [la] perfection du télescope un agrandissement du système solaire, une confirmation des lois connues, peut-être de nouvelles lois et de nouveaux phenom enes, enfin des travaux et des succès pour l'esprit humain.111
 
Such a view inevitably leads to speculation on the ultimate nature of the universe. Bailly poses (but does not attempt to answer) some of the questions which have long disturbed thinking men and which continue to occupy a good many pages in contemporary literature. Why do the planets and their satellites revolve in the same direction in the same general plane? Why do the planets rotate in the direction of their revolu- tion? What is the cause of novae and nebulae? What is the motion of the solar system? What set it in motion? What is gravity? "Cette force, cette attraction est-elle en effet une cause primordiale ?" 112 Bailly believes that a certain number of nature's secrets will ultimately be learned:
 
A ces question hardies, dont quelques-unes resteront insolubles, quels que soient les progrès du temps, dont les autres ont plus ou moins besoin de sa lumière, le sage répondrait peut-être, "je ne sais": mais l'homme passionné, dévoré du désir de connaître, irrité par les barrières que la nature lui oppose, ne se contentera point de cette réponse; il osera imaginer, deviner; il jugera ce qu'il ne peut voir par ce qu'il a vu, et traçant un plan à son activité inquiète, il saura du moins où et comment il doit chercher. Si les hommes avaient toujours écouté cette raison circonspecte, ils n'auraient jamais devancé le temps. [...] La sagesse tranquille, qui n'a que des désirs modérés, est une vertu dans la nmorale; mais l'inquiétude est le principe du mouvement des esprits; les passions ont tout fait sur la terre. Le besoin de connaître et celui de la gloire ont précipité les pas des sciences; sans les passions, la société serait encore telle que dans l'état sauvage, et les sciences à leurs premiers commencements."113
 
This is a remarkable example of the eighteenth- century rehabilitation of the passions and one is all the more astonished to find such notions favorably reviewed in the ''Année littéraire'' where we read: "Rendons graces à M. Bailly de nous avoir ouvert les cieux en renversant le mur d'airain élevé par une morgue pédantesque." 114 The modern reader, like the eighteenth-century reviewer, however, is apt to see one flaw in the last volume of the modern astronomy. That is the lengthy rebuttal of Dupuis' "Mémoire sur l'origine des constellations et sur l'explication de la fable." Dupuis' system is as simple as it is unlikely. He finds in the rising and setting of the principal stars a key to the heroes and heroines of mythology, their genealogy, adventures, temperaments, etc. Bailly was still anxious to show that myth had a historical origin, but he was more particularly in disagreement with Dupuis' chronology based on the twelve-sign Zodiac. The fifth chapter of volume 3 is devoted to a restatement of his views from the an- cient astronomy and the letters on the origin of the sciences. This chapter caused considerable adverse criticism. The anonymous reviewer (who sounds like Royou) wrote: "On est fache de voir un ecrivain aussi estimable renouveller des opinions opposees 'a la tradition sacree et au sentiment des historiens profanes." 115 And from Lalande (i.e. from the philosophe quarter): Bailly ne donna point tout 'a fait dans le systeme alle- gorique des traditions anciennes que le citoyen Dupuis a etabli d'une maniere victorieuse . . .: ses idees etaient fixes, son parti etait pris; et malgre mes efforts, je ne pus le ramener a ce qui me semblait la verite. Au reste, comme enthousiaste de l'astronomie, je regrettais le temps qu'il employait a des recherches et 'a des discussions plus cu- rieuses qu'utiles, et qui ne contribuaient point au progres de l'astronomnie, oiu il etait si capable d'influer.116 Aside from this one chapter, Bailly scarcely spends more than two or three pages on the prehistoric golden age. In the concluding resume, discussing the prog- ress that astronomy has made, he reaffirms his belief in "une astronomie qui fut perfectionnee, puis detruite et oubliee" 117 and in the renascence which occurred in China and Babylon "au temps de la fondation des nou- veaux empires." 118 He does not suggest, however, that that first astronomy was "perfected" to the same degree as in eighteenth-century France. In fact, he says categorically that this was not the case: L'Europe a sur cette antiquite I'avantage du genie; elle s'est procure des moyens de progres en creant la geometrie. Cette science manquait absolument aux anciens; nous n'en trouvons nulles traces dans l'Asie; elle n'a paru que dans la Grece au temps de Platon. Nos moyens pour surpasser la science primitive ont donc ete le telescope, qui etend le domaine de nos sens; la geomletrie, qui permet de tout approfondir; et le genie, qui ose tout comparer et qui s'eleve 'a la science des causes. Cette science est notre veritable superiorit6. Tous les phenomenes sont enchaines: le systeme de nos connaissances est ordonne comme la nature; un seul principe nous sert 'a tout expliquer, comme un seul ressort lui suffit pour faire tout agir.119 Thus Bailly ends his monumental work on the opti- mistic note of progress and perfectibility. It is difficult to imagine that his influence would have been greater if he had composed differently, for this work is defi- nitely his genre. Here is perhaps the illustration of Buffon's favorite theory that "le style c'est l'homme meme." Bailly did exert considerable influence on his contemporaries-Joseph de Maistre, Andre Chenier, Mme de Stael, etc. A whole generation was to be familiar with:
 
...l'hiver ennemi pour envahir la terre Roi des antres du Nord: et de glaces armes, Ses pas usurpateurs sur nos monts imprimes; Et l'ceil percant du verre, en la vaste etendue, Allant chercher ces feux qui fuyaient notre vue; Aux changements predits, immuables, fixes, Que d'une plume d'or Bailly nous a traces, Aux lois de Cassini les cometes fideles.... 120
 
*107 The title page differs slightly from those of the two preceding volumes; it reads "...depuis l'Ecole d'Alexandrie jutsqu'à l'apoque de 1782." The privilege is dated April 17, 1782.
*108 ASTR MOD 3: 331.
*109 Ibid. 3: 208.
*110 It is difficult to say whether it was from political motives or from a fine sense of justice that Bailly refrains from in- dicating in his writings the lack of agreement between d'Alembert and himself. D'Alembert and Condorcet are both referred to frequently in this volume as important contributors to the advance of learning.
*111 ASTR MOD 3: 342.
*112 Ibid. 3: 215.
*113 Ibid.
*114 L'Annee litteraire 1782, 6: 252.
*115 Ibid. 6: 243.
*116 Eloge de Bailly, 325.
*117 ASTR MOD 3: 316.
*118 Ibid. 3: 318.
*119 Ibid. 3: 329-330.
*120 Chenier, L'Invention, in cEuvres
 
{{Elezioni
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1790
| paese = FRA 1492-1791
| precedente = [[Presa della Bastiglia#Conseguenze|1789]]
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1791|1791]]
| data = 2 agosto 1790
| immagine1 = [[File:Jean Sylvain Bailly, maire de Paris.jpg|130px]]
| colore1 = 0067A5
| candidato1 = [[Jean Sylvain Bailly]]
| partito1 = [[Società del 1789]]
| voti1 = 12.550
| %1 = 89,6
| elettori1 =
| immagine2 = [[File:Danton 001.jpg|139px]]
| colore2 = 008000
| candidato2 = [[Georges Jacques Danton]]
| partito2 = [[Club dei Cordiglieri]]
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| %2 = 10,4
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| mappa =
| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]]
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Società del 1789]])
}}
{{Elezioni
| nome = Elezioni municipali di Parigi del 1791
| paese = FRA
| precedente = [[Elezioni municipali di Parigi del 1790|1790]]
| successiva = [[Elezioni municipali di Parigi del 1792|1792]]
| data = 14 novembre 1791
| immagine1 = [[File:Jérôme Pétion de Villeneuve.jpg|137px]]
| colore1 = E4433E
| candidato1 = [[Jérôme Pétion de Villeneuve]]
| partito1 = [[Club dei Giacobini]]
| voti1 = 6.108
| %1 = 63,1
| elettori1 =
| immagine2 = [[File:Gilbert du Motier Marquis de Lafayette.PNG|120px]]
| colore2 = 0067A5
| candidato2 = [[Gilbert du Motier de La Fayette]]
| partito2 = [[Club dei Foglianti]]
| voti2 = 3.924
| %2 = 36,9
| elettori2 =
| mappa =
| carica = [[Sindaci di Parigi|Sindaco uscente]] <small>''(dimissionario)''</small>
| title = [[Jean Sylvain Bailly]] ([[Club dei Foglianti]])
}}
 
==Note==